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La seduta, sospesa alle 9,50, è ripresa alle 10,40.
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo unico del disegno di legge di conversione (vedi l'allegato A - A.C. 3564 sezione 3), nel testo delle Commissioni (vedi l'allegato A - A.C. 3564 sezione 4).
Avverto che sono state presentate proposte emendative e che esse sono riferite agli articoli del decreto-legge, nel testo delle Commissioni (vedi l'allegato A - A.C. 3564 sezione 5).
Avverto altresì che è stata presentata una proposta emendativa riferita all'articolo unico del disegno di legge di conversione (vedi l'allegato A - A.C. 3564 sezione 6).
Avverto che la I Commissione (Affari costituzionali) ha espresso il prescritto parere sugli emendamenti, distribuito in fotocopia (vedi l'allegato A - A.C. 3564 sezione 1).
Avverto che la V Commissione (Bilancio) ha espresso il prescritto parere sugli emendamenti, distribuito in fotocopia (vedi l'allegato A - A.C. 3564 sezione 2).
ANTONIO BOCCIA. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANTONIO BOCCIA. Signor Presidente, devo sottoporre alla sua attenzione una questione, che definire ripetitiva è poco perché in qualche modo, a questo punto bisogna definirla recidiva da parte della Presidenza della Camera.
È dall'inizio della legislatura che l'Assemblea vota una serie di provvedimenti in contrasto con l'articolo 81, comma 4, della Costituzione. A colpi di maggioranza sono state respinte le questioni pregiudiziali che sollevavano questo problema. C'è stato un momento nel quale anche il Presidente della Repubblica si è rivolto alla Camera dei deputati per dire che bisognava stare attenti alle coperture finanziarie. Ci sono stati diversi dibattiti in aula e il Presidente Casini, anch'egli, ha segnalato la necessità che si rispettasse l'articolo 81, comma 4, della Costituzione.
Nel mese di ottobre il ministro dell'economia e delle finanze ha rivolto una rampogna ai presidenti delle Commissioni bilancio dicendo, nella buona sostanza, che, per la loro superficialità, la scarsa attenzione ed il poco rigore nel controllo dei provvedimenti, alla fine si era determinata una situazione difficile nei conti pubblici; inoltre, ha anche rimproverato i parlamentari della sua maggioranza che presentavano emendamenti che tendevano a sforare rispetto ai tetti di spesa. Il presidente della Commissione bilancio Giancarlo Giorgetti è intervenuto in quest'aula e ha precisato i termini della questione segnalando che lo stesso Governo si rendeva protagonista di alcuni comportamenti con emendamenti che non avevano corrette coperture e segnalava all'attenzione dell'Assemblea anche alcuni provvedimenti portati avanti dallo stesso Governo già all'origine privi di relazione tecnica e di quantificazione di corrette coperture. In altre parole, signor Presidente, è dall'inizio della legislatura che c'è un certo andazzo sulla questione della quantificazione degli oneri e della copertura che è intollerabile. La Presidenza della Camera continua a far finta di niente.
Noi ora ci troviamo a cominciare l'esame di un provvedimento che ricade esattamente in queste fattispecie e ci troviamo ad esaminare questo provvedimento il giorno dopo l'esame di un progetto di legge-delega sulla riforma della scuola o sulla pseudoriforma della scuola, dal momento che quello è un ordine del giorno che impegna il Governo a fare la riforma della scuola, non coperto e con una copertura
di fantasia che impegna il Parlamento a fare la legge di copertura quando, finalmente, si dovranno attuare i decreti delegati.
Signor Presidente, lei sa, perché la so attento a seguire le problematiche, che subito dopo, al prossimo punto all'ordine del giorno, c'è l'esame di una questione pregiudiziale che si compendia, sostanzialmente, nel fatto che anche quest'altro provvedimento non ha una copertura finanziaria e in questo nuovo provvedimento, anche qui, si dice che, quando successivamente sarà data attuazione alla legge di riforma, quindi, ai decreti legislativi, il Parlamento provvederà ad approvare la legge per reperire le risorse e provvedere alle coperture.
Sono tutte cose in contrasto con l'articolo 81, comma 4, della Costituzione, il quale, seccamente, afferma che ogni provvedimento deve avere una copertura.
Signor Presidente, sono intervenuto antecedentemente all'inizio dell'esame del provvedimento all'ordine del giorno, e richiamo la sua attenzione, perché so che lei è sensibile a queste problematiche ed anche perché quello che stiamo esaminando è un provvedimento che vedrà il voto favorevole del nostro gruppo parlamentare. Non si può chiedere il rispetto di una norma quando fa piacere e non chiederlo quando non fa piacere. Si tratta di una questione - dovrei dire di costume - di spirito pubblico sulla quale vi dovrebbe essere una rigorosa attenzione da parte della Presidenza della Camera, la quale però fa finta di niente.
La Corte dei conti alla copertura di queste spese ha dedicato ben tre relazioni quadrimestrali; è un anno che la Corte dei conti, in maniera ripetuta, dice alla Camera dei deputati ed all'intero Parlamento che non si può coprire con fondi imprevisti una spesa che non è più imprevista. Ormai, infatti, si tratta di una spesa nota, prevista e permanente. Noi continuiamo in una finzione irrispettosa delle stesse leggi che approviamo: si tratta, oggettivamente, di una colpevole recidiva, rispetto alla quale, signor Presidente, credo sia necessario che la Presidenza dalla Camera assuma un'iniziativa. Infatti, ne va anche del decorso delle istituzioni e del Parlamento. In caso contrario, questo provvedimento avrà una copertura impropria ed andremo avanti a colpi di maggioranza anche su emendamenti che risultano assolutamente non coperti, ai sensi della legge n. 468. A questo punto noi non possiamo essere ritenuti responsabili dello sfascio dei conti pubblici presente nel nostro paese.
Pertanto, signor Presidente, visto che abbiamo una comunanza meridionale, penso sia ora che questa «iacovella» finisca, quindi la prego di assumere qualche iniziativa.
LUCIANO VIOLANTE. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LUCIANO VIOLANTE. Signor Presidente, ringrazio il collega Boccia per aver posto questa questione. Chiedo un attimo di attenzione ai colleghi della Commissione, al Governo ed ai colleghi capigruppo. Mi pare che i colleghi sappiano che vi è stato il parere contrario della Commissione bilancio su alcuni emendamenti, in relazione alla mancata copertura. Non si tratta di una grande cifra: 37 milioni di euro, se non ho capito male, quindi meno di 80 miliardi.
Signor sottosegretario, noi siamo favorevoli a questo provvedimento, pur essendo contrari all'invio degli alpini - come sapete -, ma successivamente avremo modo di discutere anche questa questione. Stiamo parlando di un provvedimento sul quale vi è un parere contrario della Commissione bilancio e che contempla - se non vado errato - undici missioni di pace all'estero e la presenza militare italiana nel mondo. Bisogna discutere - magari martedì - sull'opportunità di trovare una copertura che consenta alla Commissione bilancio di esprimere un parere favorevole. Infatti, su una materia di questo genere credo sarebbe davvero grave varare un provvedimento che, in primo luogo, può trovare anche in altre sedi valutazioni critiche e che, comunque, non prevede un'adeguata copertura.
Approvare provvedimenti riguardanti l'invio di militari all'estero con il parere contrario della Commissione bilancio non credo corrisponda allo spirito di questa Assemblea.
Prego il Governo, i colleghi capigruppo della maggioranza ed i colleghi relatori di riflettere un attimo su questa questione. Signor Presidente, si tratta di 80 miliardi di lire, una cifra che si può reperire, basta avere a disposizione un po' di tempo. Quindi, se riflettessimo su questo aspetto, credo che ciò darebbe un migliore e maggiore senso al nostro lavoro.
MARCO BOATO. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MARCO BOATO. Signor Presidente, mi associo alle questioni sollevate dal collega Boccia ed alla richiesta avanzata poco fa dal collega Violante.
PRESIDENTE. Non vorrei fosse assunto come spirito di parte ritenere la questione posta non da oggi dall'onorevole Boccia non soltanto rilevante, ma anche corretta: lo stesso Presidente della Camera l'ha segnalata a più riprese. Debbo dire però, da questo punto di vista, che il Presidente della Camera, o chi presiede, può determinare le procedure, cioè rendere sensibile l'Assemblea rispetto a ciò che accade, ma poi è la stessa, nella sua sovranità, a decidere. Questo è il merito nel quale ci troviamo.
Ritengo, pertanto, fortemente giusto il problema segnalato e sollevato dall'onorevole Boccia, ma è altrettanto giusta la via che io indico dal punto di vista procedurale.
ANTONIO BOCCIA. Signor Presidente, chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Velocemente, onorevole Boccia. Ne ha facoltà.
ANTONIO BOCCIA. Signor Presidente, vorrei sottoporle un'altra questione: abbiamo posto un problema di ordine generale, ma ve ne è anche uno specifico. Vorrei chiedere a lei se ritenga di richiedere al presidente della Commissione di merito o della Commissione bilancio se non sia il caso di sospendere brevemente l'esame del provvedimento per provvedere a sistemarli al meglio, altrimenti predichiamo bene, ma razzoliamo male.
PRESIDENTE. Prendo atto che, per il presidente della III Commissione, onorevole Selva, si può proseguire nell'esame del provvedimento.
Passiamo agli interventi sulle proposte emendative riferite agli articoli del decreto-legge.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Cima. Ne ha facoltà.
LAURA CIMA. Signor Presidente, confermo anch'io quanto è stato affermato dagli onorevoli Boccia e Violante. Abbiamo iniziato con il provvedimento sulla scuola e adesso continuiamo con questo ultimo nell'esame di provvedimenti che non prevedono copertura di bilancio.
Credo che questo discorso, onorevoli Violante e Boato, più che in aula, vada affrontato in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo con molta serietà perché non possiamo continuare a trovarci in una situazione di questo genere in Assemblea. Chiedo, pertanto, che la Conferenza dei presidenti di gruppo - e lo chiedo ovviamente ai capigruppo della mia parte politica - affronti una volta per tutte questa questione fino in fondo.
Fatta questa premessa, vorrei ricordare che il dibattito sul provvedimento in esame è stato questa volta tutt'altro che rituale. Non è un caso che si sia intrecciato con il dibattito ed il voto espresso ieri e 15 giorni fa sulla minaccia della guerra in Iraq. Ho affermato che il dibattito non è stato rituale perché, per la prima volta, vi è stato, anche da parte del Governo, un conto un pochino più dettagliato delle nostre missioni e dei loro risultati all'estero.
Ricordo la posizione e la coerenza del gruppo dei Verdi in merito a questa tematica.
I Verdi si sono sempre impegnati in Assemblea affinché fosse espresso un voto a favore della pace, riconoscendo l'importanza dell'articolo 11 della Costituzione, e contro interventi che si stanno rivelando sempre più pericolosi. La nostra posizione è stata premiata perché, man mano, ha raggiunto sempre più consenso fino alla votazione di ieri. In quel contesto, l'Ulivo è riuscito a presentare, finalmente, una mozione unitaria che presentava indubbiamente caratteri molto simili alla posizione di cui noi siamo da sempre portatori.
Per quanto riguarda le operazioni internazionali dei nostri militari, abbiamo sempre distinto quelle di pace, che abbiamo sempre appoggiato, da quelle di guerra, che abbiamo sempre contrastato. In questo senso, abbiamo contrastato dall'inizio l'operazione Enduring freedom dimostrando la nostra coerenza, espressa nel voto in aula sull'intervento italiano in quella missione, e abbiamo, ovviamente, contrastato l'invio degli alpini.
Soprattutto abbiamo affermato che è incoerente che il Governo continui a farci esprimere un voto ogni sei mesi su provvedimenti così pasticciati. Abbiamo chiesto che il Governo operasse una distinzione fra le diverse missioni, quelle di pace da quelle di guerra e che ponesse in essere un provvedimento che non ci costringa tutti ogni sei mesi a riconfermare l'aspetto monetario della questione. È svilente: noi, infatti, vogliamo svolgere un dibattito molto più serio con il Governo, per esempio, su cosa significhino la PESC e la PESD e come queste missioni si intreccino con il modello di PESD che si sta delineando a livello europeo.
Non mi pare che nel provvedimento vi sia lo spazio per svolgere un dibattito del genere, onorevole sottosegretario.
Ci rifiutiamo, però, di considerare un tal provvedimento, per i problemi che pone, come un atto burocratico, in cui basta solamente verificare le coperture finanziarie che, peraltro, non ci sono, come denunciato dai colleghi che mi hanno preceduto.
Siamo, assolutamente, d'accordo con la missione ISAF a Kabul, per la quale Karzai è ancora lì: senza, infatti, la missione ISAF e senza l'egida dell'ONU, non saremmo, probabilmente, riusciti a stabilizzare il Governo del paese. Ma non siamo assolutamente d'accordo che i nostri alpini corrano dei rischi ai confini del Pakistan, per stanare i signori della guerra locali. Ciò, infatti, non è un loro compito, ma della diplomazia e di un'Europa più forte, come quando il ministro Fischer individuò Karzai, quale personaggio politico, in grado di guidare la fase di transizione che stava vivendo il suo paese.
Siamo d'accordo per la missione dei nostri carabinieri ad Hebron, che hanno il compito di mantenere la possibilità di contrastare l'invadenza dei coloni israeliani. Tutti coloro che, continuamente, inneggiano alla politica di Israele, e sono contro il dramma vissuto dal popolo palestinese, sanno che il provvedimento in esame rafforza i nostri carabinieri ad Hebron, al fine di contenere l'aggressione israeliana contro il popolo palestinese.
Non possiamo, allora, essere così schematici, come la mia amica Deiana, tutte le volte che si esaminano tali provvedimenti: è necessario ragionare politicamente sull'uso della forza, mirato a ridurre il tasso di violenza mondiale, al fine di portare la pace.
Ma chiedo al Governo: che cosa sta facendo la nostra intelligence? che cosa stiamo facendo rispetto ai modelli PESC e PESD europei? che cosa sta facendo la nostra intelligence per evitare di inviare al macello i nostri militari?
Stanare o fermare le residue presenze di Al Qaeda al confine del Pakistan, come affermato dal ministro Martino, non è un compito degli alpini, ma credo si tratti di una operazione di tipo internazionale, di intelligence europea.
Esistono buoni motivi stavolta, ricordando fino in fondo il rispetto che abbiamo per il lavoro dei nostri militari all'estero, per essere costretti, nostro malgrado, a votare contro il provvedimento in esame, contrariamente a quanto fatto le volte precedenti, quando ci siamo astenuti,
per la mancanza di chiarezza distintiva tra le missioni di pace e quelle di guerra.
In primo luogo, il Governo continua a non fare chiarezza su tali impegni internazionali; in secondo luogo, la situazione si è aggravata, mentre in Parlamento le posizioni si sono maggiormente distinte, per la posizione espressa dall'Ulivo, sul modo di essere gregari del nostro Governo, ed in particolare del ministro Martino, nei confronti degli Stati Uniti d'America, e nell'incapacità di essere onesti e abili nel compiere un lavoro con l'Europa, per giungere ad un livello maggiore di gestione delle contraddizioni e delle controversie internazionali, secondo modalità pacifiche.
Il terzo - ma non ultimo - punto riguarda il fatto che noi non vogliamo più avallare provvedimenti che non hanno copertura. Mi rivolgo ai colleghi e all'onorevole Violante: come facciamo a sostenere coerentemente, con tutte le contraddizioni che ho evidenziato, che dobbiamo votare a favore di questo provvedimento, quando nessuno dei nostri emendamenti significativi è stato accolto? Allora, su questo punto, dopo il voto di ieri, chiedo all'Ulivo un po' più di coerenza!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Tonino Loddo. Ne ha facoltà.
TONINO LODDO. Signor Presidente, questo Parlamento si trova, ancora una volta, ad affrontare il delicato argomento della proroga di missioni internazionali in cui sono impegnate le nostre Forze armate ed ancora una volta lo fa attraverso lo strumento del decreto-legge. Poiché queste missioni sono finalizzate a costruire nel mondo più forti, stabili e durature condizioni di pace, a nome della Margherita voglio innanzitutto rinnovare alle donne e agli uomini che rappresentano l'Italia in situazioni così difficili ogni possibile sentimento di gratitudine per l'impegno personale e professionale che continuamente profondono, unito alla più ampia solidarietà per il rischio che corrono nell'unico intento di garantire ad altri uomini e donne migliori condizioni di vita.
Ciò che oggi può essere messo in discussione non è la partecipazione dell'Italia a queste missioni, in cui il centrosinistra si è lealmente speso nella sicurezza di offrire alla causa del mantenimento della pace un fattivo contributo. Ciò che oggi possiamo e dobbiamo mettere in discussione è il modo attraverso il quale il Governo giunge alla proroga di tale missione.
Due sono le questioni che vorrei sottoporre all'attenzione di quest'Assemblea. La prima è di carattere formale e tecnico. Il provvedimento che stiamo esaminando si presenta come una sorta di decreto omnibus, in cui sono contenute disposizioni varie e molteplici che vanno dalla Macedonia all'Albania, dal Kosovo a Hebron, dall'Etiopia all'Eritrea, dalla Bosnia-Erzegovina all'Afghanistan. Ciò che fatichiamo a comprendere è la ragione per cui il Governo continui ad insistere sulla decretazione d'urgenza, anziché scegliere la più ragionevole via della procedura di pianificazione organica ed ordinata della materia delle missioni internazionali di pace delle nostre Forze armate. Da mesi è fermo in Commissione il disegno di legge che si propone di organizzare tale materia. Si tratta, come è noto, di un provvedimento che raccoglie il consenso pressoché unanime delle forze politiche e dei diversi schieramenti presenti in questo Parlamento e il cui iter si è arenato perché, nel corso di tutti questi mesi, il Governo non è stato in grado di indicare un'adeguata copertura finanziaria (Governo che, tra l'altro, è assente dai banchi e non so se sia ancora presente in quest'aula). Eppure si tratta di un disegno di legge che esamina una materia delicata, che ha bisogno di linee guida molto chiare.
TONINO LODDO. Un tale disegno di legge non solo eviterebbe il ricorso sistematico alla decretazione d'urgenza, ma darebbe anche certezza al quadro legislativo ed economico delle nostre Forze armate operanti in missioni poste sotto l'egida di organismi internazionali e contribuirebbe
efficacemente alla credibilità dell'impegno del nostro paese in tali missioni.
La seconda questione concerne invece maggiormente il merito delle vicende di cui ci stiamo occupando. Su queste missioni internazionali - ed in particolare su quella operante in Afghanistan - crediamo sia giunto il momento di fare definitivamente chiarezza. Ad oggi, questo Parlamento non è stato ancora posto in condizione di valutare appieno i risultati ottenuti nell'ambito di tali missioni né è stato pienamente informato circa l'eventuale cambiamento della loro natura e funzione. Ad esempio, sarebbe importante, oltre che doveroso da parte del Governo, spiegare perché due missioni nei Balcani siano passate sotto l'egida dell'Unione europea, mentre prima erano sotto l'egida della NATO.
Sarebbe interessante capire se corrisponda a verità quanto affermato da fonti autorevoli secondo cui la missione in Bosnia, lungi dal pacificare quelle popolazioni, starebbe scatenando un clima di radicalizzazione tra etnie. Ma le questioni complessivamente più gravi riguardano l'Afghanistan.
Recentemente, il portavoce delle Forze armate degli Stati Uniti ed il portavoce della Casa bianca si sono espressi, in un modo abbastanza discutibile e problematico, sulle regole di ingaggio del nostro contingente militare di stanza in quel tribolato paese, affermando, senza mezzi termini, che alla guerra si va per fare la guerra e che non vi sarebbe stato nulla di anomalo se le nostre donne e i nostri uomini fossero stati impegnati in missioni di combattimento e di guerra combattuta.
Ma ancora più perplessi e preoccupati ci lascia la totale indeterminatezza delle regole di ingaggio del contingente rinviate al momento del completamento dell'invio dei militari in territorio afgano. Queste cose ci preoccupano, Presidente, perché in quel paese stanno andando le nostre figlie e i nostri figli e adesso noi abbiamo il dovere di dire interamente e responsabilmente la verità e dobbiamo garantirne, con tutti i mezzi, la sicurezza e l'incolumità.
Per senso di responsabilità, convinti che la lotta al terrorismo sia un impegno della comunità internazionale, abbiamo votato «sì» alla missione in Afghanistan ma avremmo preferito dal Governo meno ambiguità e meno indeterminatezza rispetto a quella che sta apparendo sempre più, in questo come in altri campi, come una sorta di sudditanza psicologica nei confronti degli Stati Uniti, di cui vogliamo restare alleati fin quando è in gioco la comune prospettiva democratica e pacificatrice, ma che non siamo disposti a seguire qualora essi pensassero di renderci complici di una strategia volta alla costituzione, peraltro assai improbabile, di un nuovo ordine mondiale basato sul controllo militare delle risorse del mondo da parte di alcuni grandi paesi.
Dopo l'11 settembre, il nostro paese è stato vicino agli Stati Uniti nel modo e nelle forme opportune, partecipando coerentemente alla vasta coalizione internazionale posta sotto l'egida dell'ONU, ma non ci piace - e l'hanno detto ieri con chiarezza i colleghi Rutelli e Pistelli - il progressivo cambio di rotta dell'Amministrazione Bush che giunge ormai alla teorizzazione della guerra preventiva. Non ci piace e ci preoccupa. Noi riteniamo quest'atteggiamento, non solo non utile, ma anche molto pericoloso e pensiamo, comunque, che non giovi alla lotta contro il terrorismo ma che perfino lo alimenti e lo estenda.
Vorrei dire al Governo che il gruppo della Margherita sarà sicuramente e decisamente consequenziale rispetto al voto, o meglio, ai voti parlamentari precedenti sulle missioni internazionali. Ma è proprio questo senso di responsabilità che ci autorizza ad esprimere riserve ed osservazioni rispetto al modo di agire del Governo. Continuiamo - come ho detto in apertura - a non comprendere le ragioni di tutto questo assembramento disordinato, estemporaneo e disomogeneo di misure e disposizioni normative che rendono il decreto-legge eterogeneo. Per questo
abbiamo presentato proposte emendative che pensiamo siano migliorative del testo e che, in ogni caso, siamo certi rispondano alle reali esigenze delle nostre Forze armate, del loro trattamento economico in missione, della determinazione dei parametri e delle entità delle indennità che altrimenti corrono il rischio di restare aleatorie.
Ma chiediamo certezze anche e soprattutto sull'applicazione del codice penale militare di guerra e gli emendamenti che abbiamo presentato vogliono aiutare il processo di riforma messo in atto dalla commissione ministeriale per accelerare i tempi, considerata anche la particolare situazione internazionale.
Questo comportamento, unitamente agli altri cui ho accennato, accresce le nostre perplessità e i nostri timori. Per questo, chiediamo al Governo di prestare attenzione alle nostre proposte emendative. Siamo stati e continueremo ad essere responsabili. Attendiamo altrettanta responsabilità da parte del Governo (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-l'Ulivo e dei Democratici di sinistra-l'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Pinotti. Ne ha facoltà.
ROBERTA PINOTTI. Signor Presidente, dopo sei mesi siamo puntualmente a reiterare un decreto-legge di cui abbiamo già discusso a giugno e in precedenza e che nonostante ciò mantiene tutti i difetti che avevamo evidenziato.
Il primo, gravissimo dal punto di vista della correttezza istituzionale, oltre che di quella politica, consiste nel fatto che, nel medesimo decreto-legge, che abbiamo, appunto, definito omnibus, mettiamo insieme missioni completamente diverse. Vengono anzitutto in considerazione quelle in Macedonia, in Albania, nell'ex Jugoslavia, in Kosovo, ad Hebron, in Etiopia e in Eritrea, tutte missioni di peacekeeping, molte delle quali decise dal Governo di centrosinistra. Ho avuto anche modo di verificare, in occasione di una trasferta della Commissione difesa in Etiopia ed in Eritrea, come operino i nostri soldati all'interno di una missione ONU e di come il loro lavoro sia stato fondamentale per creare, là dove si svolgeva una guerra sanguinosissima, la possibilità di quelle condizioni politiche che effettivamente stanno portando, oggi, ad una risoluzione del conflitto.
D'altra parte, insieme a tutte queste missioni, che condividiamo e che vogliamo appoggiare, trovano posto nel provvedimento anche le due missioni in Afghanistan: una è la missione ISAF, che è una forza di intervento internazionale decisa dall'ONU, avente il compito di garantire un ambiente sicuro a tutela dell'autorità afgana ed insediatasi a Kabul nel dicembre 2001. Non ho partecipato personalmente, ma altri componenti della Commissione difesa sono andati a verificare come funzioni la missione ed il loro giudizio, da quel che ho sentito, è estremamente positivo. Tale missione, infatti, è essenziale per pacificare e stabilizzare il territorio; è una missione che lo stesso presidente Karzai chiede di estendere ad altre grandi città afgane perché, oltre che a Kabul, il controllo del territorio possa diventare più ampio.
Abbiamo già avuto modo, a giugno, di proporre un'estensione temporale della missione ISAF, che è stata accolta, così come ne abbiamo proposto un'estensione territoriale. Sappiamo che, trattandosi di missione ONU, non sta a noi di deciderne l'ampliamento territoriale; ma riproponiamo, oggi come allora, un ruolo dell'Italia che, nelle crisi internazionali, non sia di mero vassallaggio o di assoggettamento a decisioni di altri, ma propositivo. Crediamo, dunque, che dall'Italia debba venire un invito ad allargare la missione. Chiediamo un impegno diplomatico in tal senso. Nella proposta di estensione temporale, contenuta nel mio emendamento 1.3, è contenuta, appunto, quest'idea politica, che vorremmo consegnare a chi in questo momento ci governa, di un lavoro all'interno dell'ONU affinché venga presa una decisione di ampliamento della missione. Non è stata questa, però, finora, la linea adottata dal Governo italiano.
Quando, a giugno, ci siamo occupati del precedente decreto-legge, con un emendamento, che oggi riproponiamo, abbiamo proposto di sopprimere il comma 3 dell'articolo 1, relativo alla missione Enduring freedom. Alla base di questa nostra iniziativa, di allora e di oggi, sta il dubbio che Enduring freedom, partita per essere una coalizione per combattere il terrorismo internazionale, sia inficiata da un vizio di origine: non si è trattato, infatti, della decisione di un'alleanza, ma degli Stati Uniti. Questi ultimi hanno creato la coalizione; ecco perché il comando è americano e non ONU o NATO.
Il dubbio era che, in realtà, Enduring freedom e l'idea di pace, di libertà duratura o infinita ad essa sottesa, contenesse, invece, l'idea di una guerra infinita, in grado di aprire, tra gli scenari possibili, quello che oggi è sotto i nostri occhi: la guerra all'Iraq! Allora, non si tratta di avere dubbi sulla necessità di combattere il terrorismo internazionale, ma si tratta di capire quali siano le operazioni che effettivamente possono servire a combatterlo. Avere accettato Enduring freedom ha aperto il varco - in ordine al quale, lo sapete, i Democratici di sinistra-l'Ulivo hanno espresso voto contrario - dell'invio di mille alpini in condizioni diverse da quelle che il Parlamento aveva deciso dovessero configurarsi per una missione relativamente alla quale non sono precise le regole di ingaggio e non si capisce bene come sia strutturata la catena di comando: attraverso dichiarazioni del comando americano, interviste, smentite, interviste e nuove smentite, ciò è apparso del tutto evidente. Ci si è giustificati dicendo: è una missione di peacekeeping, forse sì, forse no, forse è combat.
Però, da questo punto di vista, mi pare che non ci sia stata nessuna chiarezza e il Parlamento non sia stato messo in grado di conoscere esattamente quali sono i termini di questa missione. Tra l'altro, già a febbraio, era stato proposto un ordine del giorno per delimitare il teatro dell'operazione di Enduring freedom e quindi scongiurare un allargamento del conflitto. Questo ordine del giorno già a febbraio non era stato accolto, quindi forse già allora stava maturando la decisione di lasciare aperte le strade ad ogni richiesta (e, quindi, a quello che poi è avvenuto con gli alpini). Perché c'è stato bisogno di lasciare aperto questo spiraglio? Perché non avere un impegno molto più forte sulla missione ISAF?
Allora, noi siamo in grave imbarazzo oggi a votare un decreto che ha, come grande novità, che riguarda gli uomini e quindi anche la politica, la previsione dei mille alpini, cioè quelli che oggi non sono ancora partiti (ne è partita una piccola parte) e che si stanno per recare in Afghanistan. Per favore, evitiamo la propaganda di chi dice che gli imbarazzi sono determinati dal fatto che le forze di opposizione non stanno vicine ai militari, non stanno vicine ai nostri soldati; per favore, non è questo; si tratta di un giudizio politico: noi riteniamo sbagliato l'invio di questi alpini e siamo invece vicini ed attenti alle esigenze dei militari. Ciò è dimostrato dal fatto che moltissimi degli emendamenti che abbiamo proposto chiedono che il trattamento economico sia equo, che non ci siano decurtazioni, che ci sia almeno una paga ed uno stipendio decente per questi militari che si troveranno ad affrontare situazioni di grave pericolo. Inoltre, abbiamo riproposto - e da mesi lo stiamo proponendo nella discussione in Commissione - al Governo di emanare una normativa sulle missioni internazionali, perché sia per la missione ISAF sia per quella Enduring freedom vige il codice militare di guerra, che non è quello appropriato per missioni che noi diciamo debbano essere missioni di pace. Sono quattro mesi che abbiamo depositato una proposta di legge in tal senso, ma la cosa non è ancora andata avanti.
Chi ha parlato prima di me ha detto che in tutti questi mesi si poteva immaginare di presentare una normativa senza arrivare al decreto e, quindi, a questa situazione di urgenza e di emergenza. È vero, è giusto, lo chiede l'opposizione, anche se, a volte, si può capire che, governando, ci sia necessità di far fronte a situazioni di emergenza con provvedimenti
urgenti. Quello che invece non era necessario e quello che, quindi, condanniamo con forza è l'inserimento in uno stesso decreto di missioni di natura così diverse.
Non so se questo sia stato fatto per volontà negativa o se sia stato fatto per quell'insipienza che porta il nostro Governo e il nostro ministro della difesa a dire: sì, è il comando americano, forse, forse è peacekeeping, forse no. No, la missione degli alpini credo sia stata molto più correttamente descritta dalle interviste del portavoce americano, dal colonnello King: si tratta di una missione nella quale si andrà a combattere; una missione pericolosa; una missione di cui non sono chiari i termini. Avere inserito ciò credo sia stata una forzatura molto grave. E non è corretto, l'ho detto prima e lo ripeto, né da un punto di vista istituzionale né da un punto di vista politico (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Pisicchio. Ne ha facoltà.
PINO PISICCHIO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, questo dibattito oggi giunge, con una contiguità temporale assolutamente importante per i modi, le forme, i contenuti del dibattito stesso, a ridosso di un voto, quello che è stato preso ieri da quest'Assemblea, che ha riguardato un evento assai significativo ed importante, che impegna e scuote l'intera pubblica opinione, non solo italiana, ma mondiale. Ma il contenuto del dibattito di questa mattina presenta una peculiarità, una specificità tutta sua e assolutamente significativa ed importante perché riveste un insieme di decisioni, una scelta che questo Parlamento ha già compiuto, convintamente, con riferimento ad un'opera generale di polizia internazionale, di intervento nella direzione del mantenimento della pace, nella direzione del contrasto al terrorismo da parte delle Forze armate italiane.
Credo sia assolutamente importante da parte del Parlamento - e noi come gruppo parlamentare dell'UDEUR Popolari per l'Europa intendiamo farlo e ribadirlo - manifestare un gesto di coerenza con gli impegni internazionali già assunti. Questo decreto-legge intanto riceve una considerazione positiva con le sottolineature in senso migliorativo che saranno apportate con l'accoglimento di ordini del giorno volti anche a migliorare le condizioni e le regole di ingaggio dei nostri militari nelle zone operative, in quanto trova il suo fondamento in una ragione assolutamente importante per noi, che ribadisce la nostra scelta, la nostra vocazione di paese libero, di paese che tende a garantire condizioni di pace e di libertà nel mondo, di paese che compie una scelta di solidarietà con gli organismi che sono fonte della legittimazione giuridica internazionale.
Dunque, la nostra presenza in Macedonia, in Albania, nella ex Jugoslavia, nel Kosovo, in Etiopia, in Eritrea, nei confini della Romania, in Afghanistan, nella Bosnia-Erzegovina è una presenza che si radica all'interno di questa fondamentale considerazione: noi siamo costruttori di regole di convivenza internazionali ed è questa la ragione per cui alle nostre Forze armate, ai nostri alpini, ai nostri carabinieri va, io credo, senza distinzioni e senza considerazioni, senza «se» e senza «ma» (come negli ultimi tempi in qualche parte del nostro paese si usa dire) la piena considerazione e la piena gratitudine di tutto il Parlamento italiano.
Dunque, esprimiamo una considerazione favorevole a una scelta di coerenza con posizioni già assunte da questo Parlamento perché crediamo che vi sia una fondamentale diversità tra le ragioni che ci hanno spinto a sostenere questa importante e significativa presenza, e le ragioni che hanno animato l'intero dibattito che, soltanto ieri, si è tenuto in quest'aula.
Certo, sarà opportuno che il Governo rifletta sulla necessità di negoziare, nella misura possibile, le regole di ingaggio, affinché esse siano le più idonee a valorizzare le capacità del militare italiano, che sono capacità importanti, notevoli, ampiamente riconosciute sul piano internazionale anche per la propensione ad interagire, ad instaurare un rapporto positivo
con la popolazione indigena. Questa, infatti, è la caratteristica specifica del militare italiano, lo stigma identitario della nostra presenza nelle missioni internazionali.
Tuttavia, il senso politico della nostra adesione a questo tipo di missioni, che sarà ribadito anche con le dichiarazione di voto, va dichiarato con forza. È questa la ragione per la quale, fin da questo momento, con le specificazioni e con gli elementi migliorativi che saranno apportati, noi dichiariamo la nostra adesione agli articoli che formano il presente decreto-legge (Applausi dei deputati del gruppo Misto-UDEUR-Popolari per l'Europa).
PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, vorrei svolgere un'osservazione. A seguito del parere della Commissione bilancio è stata sollevata la questione della copertura finanziaria di alcune norme del presente provvedimento. A tale riguardo, ribadisco che, ovviamente, la Presidenza ha il compito di vigilare sul rispetto delle procedure che il regolamento prevede affinché l'Assemblea deliberi avendo piena conoscenza delle conseguenze finanziarie delle norme che approva.
Ciò premesso, la Presidenza della Camera non può non esprimere viva preoccupazione per il fatto che un provvedimento di questa importanza risulti, secondo quanto prospettato dalla Commissione bilancio, privo di copertura. Riterrei pertanto opportuno che il presidente di tale Commissione, l'onorevole Giancarlo Giorgetti, facesse conoscere all'Assemblea il suo parere al riguardo. Si potrebbe così trovare, magari, una soluzione.
GIANCARLO GIORGETTI, Presidente della V Commissione. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIANCARLO GIORGETTI, Presidente della V Commissione. Signor Presidente, purtroppo la Commissione bilancio, in questi ultimi tempi, si trova a lavorare in condizioni oggettivamente difficili, e deve rendere i pareri date le conoscenze e le informazioni che il Governo, in particolare il Ministero delle finanze e dell'economia, rende in Commissione. Con particolare riferimento a questo provvedimento, la Commissione bilancio, in particolare il Comitato pareri, ha reso, appunto, i pareri prescritti conformemente all'indirizzo dato dal Ministero dell'economia e dalla Ragioneria generale dello Stato. Peraltro osservo che, rispetto al momento in cui questi pareri sono stati resi, le informazioni a disposizione del Ministero dell'economia e delle finanze dovrebbero essere in qualche modo migliorate, divenendo più sofisticate.
Ai fini della celerità dei nostri lavori, credo quindi sia opportuno convocare nuovamente la Commissione bilancio per acquisire tali ulteriori elementi e, se sarà il caso, per modificare il parere già espresso. Tutto questo ai fini dell'intelligenza dei lavori della Commissione, ma anche per l'intelligenza dei lavori dell'Assemblea.
PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, l'idea del presidente Giancarlo Giorgetti è condivisa dalla Presidenza.
Onorevole Giancarlo Giorgetti, per quanto tempo pensa sia necessario sospendere i nostri lavori? Ritengo che dopo sarà comunque possibile procedere più celermente se si riesce a svolgere un buon lavoro in Commissione.
GIANCARLO GIORGETTI, Presidente della V Commissione. Signor Presidente, se le dicessi dieci minuti, non sarebbe serio. Penso che mezz'ora possa comunque essere sufficiente.
PRESIDENTE. Sta bene. Riprenderemo quindi i nostri lavori alle 12, cercando di stringere i tempi...
RAMON MANTOVANI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
RAMON MANTOVANI. Signor Presidente, si sta dibattendo della missione
Enduring freedom in Afghanistan e di altre missioni sulle quali non stringeremo i tempi e sulle quali è necessario che l'Assemblea approfondisca la discussione ed esprima il proprio voto in modo consapevole.
PRESIDENTE. Onorevole Mantovani, sicuramente ciascun deputato potrà richiedere la parola. Quella di accelerare i tempi era semplicemente un'opinione, non certo un'imposizione.
Sospendo la seduta.
La seduta, sospesa alle 11,30, è ripresa alle 12,20.
PRESIDENTE. Avverto che la Commissione bilancio ha espresso un ulteriore parere (vedi l'allegato A - A.C. 3564 sezione 2).
GIANCARLO GIORGETTI, Presidente della V Commissione. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIANCARLO GIORGETTI, Presidente della V Commissione. Signor Presidente, credo sia necessario dare il tempo ai colleghi della Commissione di giungere in aula. In ogni caso, la Commissione bilancio, in particolare il Comitato permanente per i pareri, ha rivisto i pareri, in seguito ai nuovi calcoli ed alle nuove elaborazioni presentati dai Ministeri dell'economia e delle finanze e della difesa. In particolare, si è potuto superare il parere contrario sull'emendamento 2.1 delle Commissioni e, in particolare, sugli emendamenti che elevano l'indennità presentati dai colleghi parlamentari Gamba e Minniti. La soluzione trovata è quella di un'elevazione dell'indennità al 98 per cento. Credo che sul contenuto di questa proposta possano convenire anche i presentatori degli emendamenti stessi.
Naturalmente, il tutto si concretizza in un parere condizionato ai sensi dell'articolo 81 della Costituzione che credo i competenti uffici stiano trasmettendo alla Presidenza della Camera. Ciò significa che vi saranno emendamenti da parte della Commissione bilancio che, con riferimento agli emendamenti senza copertura, imputeranno la relativa copertura al fondo di riserva, in particolare elevando i relativi oneri di cui all'articolo 10.
In questo senso, credo che tutte le obiezioni di profilo tecnico, di merito e anche di tipo politico possano essere superate ed il provvedimento, quindi, essere approvato dall'Assemblea. In ogni caso, credo che i colleghi del Comitato permanente per i pareri siano in prossimità di arrivare e che il relativo parere sia debitamente e formalmente trasmesso alla Presidenza della Camera.
PRESIDENTE. Nessuno altro chiedendo di parlare sulle proposte emendative riferite agli articoli del decreto-legge e all'articolo unico del disegno di conversione, invito il relatore per la IV Commissione ad esprimere il parere delle Commissioni.
FILIPPO ASCIERTO, Relatore per la IV Commissione. Signor Presidente, le Commissioni esprimono parere contrario sugli identici emendamenti Pisa 1.1, Deiana 1.4 e Cima 1.6, nonché sugli emendamenti Minniti 1.2, Deiana 1.5, Pinotti 1.3. Il parere è contrario anche sull'articolo aggiuntivo Minniti 1.01, mentre è favorevole sull'emendamento 2.1 delle Commissioni, nonché sull'articolo aggiuntivo 2.01 del Governo, a condizione che sia riformulato in corrispondenza del parere della V Commissione (Bilancio).
Le Commissioni esprimono parere favorevole sull'emendamento Gamba 3.4, a condizione che sia riformulato, sostituendo le parole «nella misura intera», con le seguenti: «nella misura del 98 per cento». Il parere è favorevole anche nei confronti dell'emendamento Minniti 3.5, a condizione che sia riformulato come l'emendamento Gamba 3.4. Le Commissioni esprimono parere contrario sugli emendamenti Deiana 3.3 e Minniti 3.1 e 3.2. Il parere è favorevole sull'emendamento 10.1 delle Commissioni mentre è contrario sull'articolo aggiuntivo Minniti Dis.1.01.
PRESIDENTE. Il Governo?
SALVATORE CICU, Sottosegretario di Stato per la difesa. Signor Presidente, il Governo esprime parere conforme a quello del relatore per la IV Commissione.
PRESIDENTE. Vorrei sapere come è riformulato l'articolo aggiuntivo 2.01 del Governo.
SALVATORE CICU, Sottosegretario di Stato per la difesa. Con riferimento all'anno 2003, signor Presidente.
PRESIDENTE. Sta bene. Pertanto, la condizione formulata dalla Commissione bilancio è la seguente: dopo la cifra: «141.319», ovunque ricorra, siano aggiunte le parole: «per l'anno 2003».
Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Pisa 1.1, Deiana 1.4 e Cima 1.6.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Spini. Ne ha facoltà.
VALDO SPINI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il gruppo dei Democratici di sinistra - l'Assemblea lo ricorderà senz'altro dato che vi è stato un forte dibattito politico - si espresse a suo tempo in senso contrario all'invio dei 1.000 alpini in Afghanistan per motivi, credo, noti a tutti. Il gruppo dei Democratici di sinistra si espresse unitariamente e riproduce ora la stessa esigenza nel successivo emendamento 1.2, di cui l'onorevole Angioni illustrerà gli aspetti tecnico-operativi e, naturalmente, anche quelli politici. Però, il nostro gruppo non può accettare l'emendamento 1.1 perché la soppressione totale del comma 3 significherebbe, sostanzialmente, il ritiro complessivo dell'Italia dall'operazione Enduring freedom e, quindi, anche da quella parte dell'operazione - penso, ad esempio, al pattugliamento delle navi - approvata dal nostro gruppo in sede di conversione del decreto-legge dell'aprile scorso.
Esprimo il più grande rispetto nei confronti dei presentatori, coerenti con una posizione di dissenso che ebbero anche allora. Tuttavia, credo che i presentatori abbiano a loro volta presente che il gruppo non può non essere coerente con i suoi atteggiamenti e le sue previsioni. In particolare, non può non essere coerente con il voto di ieri che ha visto l'Ulivo ribadire con molta precisione e molta chiarezza la sua posizione contro l'intervento in Iraq ed a favore della legalità internazionale, ma anche ribadire l'impegno e la solidarietà nella lotta contro il terrorismo.
Pertanto, accettando l'emendamento in esame verremmo meno a tale coerenza ed a tale impegno di tutto l'Ulivo. L'ideale sarebbe che i presentatori ritirassero l'emendamento in esame e si impegnassero nell'emendamento di stralcio presentato dall'onorevole Minniti. Se ciò non dovesse avvenire, per i motivi suddetti di coerenza e di impegno politico, non possiamo votare a favore dell'emendamento in esame.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mantovani. Ne ha facoltà.
RAMON MANTOVANI. Signor Presidente, siamo ad un passaggio cruciale perché si tratta, come già l'onorevole Spini ha ricordato, della missione degli alpini inquadrati nell'operazione di guerra che passa sotto il nome di Enduring freedom.
A suo tempo vi fu una forte discussione in quest'aula sulla natura della guerra in Afghanistan che allora veniva presentata dal Governo e da un accordo bipartisan come una guerra contro il terrorismo. Come è noto, a meno di non volersi mettere fette di salame davanti agli occhi, l'organizzazione terroristica Al-Qaeda è stata, forse, appena scalfita da Enduring freedom. Osama bin Laden continua a lanciare i suoi proclami e, secondo i servizi di intelligenza degli stessi Stati Uniti della Gran Bretagna, l'organizzazione si è, come si dice con un gergo forse improprio, spalmata su una decina o su una ventina di paesi.
Quindi, la guerra in Afghanistan a tutto è servita tranne che a combattere l'organizzazione Al-Qaeda. Al contrario, è servita moltissimo per destabilizzare l'area, e
le vicende Indo-pakistane dovrebbero essere di fronte a tutti per ricordarlo. È servita per installare una presenza militare che, probabilmente, durerà anni, se non decenni, che io non esito a definire di natura coloniale.
Certo, il regime dei talebani è caduto, ma contro il regime dei talebani noi abbiamo sempre militato e non si può certo pensare che la situazione sia del tutto risolta neanche da questo punto di vista. Infatti, il contingente di alpini viene mandato a continuare una guerra i cui contorni umanitari sono disastrosi visto quanto è successo subito dopo l'inizio della guerra in Afghanistan. Mi riferisco alle decine di migliaia di morti, alle fosse comune, ai prigionieri uccisi e torturati da parte delle forze anglo-americane e dei loro alleati.
Dunque, stiamo operando in un contesto nel quale non si può parlare altro che di una guerra che ha un sapore e uno stampo che non esito a definire di natura neocoloniale. Noi votammo contro la guerra in Afghanistan. Noi abbiamo votato contro Enduring freedom, così come abbiamo votato contro, e votiamo contro, la partecipazione diretta di un contingente militare italiano nell'operazione di Enduring freedom. Vogliamo ricordare a tutti che vi è uno strettissimo collegamento tra questa operazione e la guerra che si annuncia in Iraq: per stessa ammissione dei dirigenti nordamericani c'era bisogno di distogliere forze militari da quell'area, per concentrarle nelle operazioni che si prevedono per l'Iraq e il nostro paese è chiamato in questo contesto a partecipare per una via in questo caso indiretta, e comunque per una via inequivocabilmente collegata alla guerra che si sta preparando nei confronti dell'Iraq.
Quindi - non so se l'invito dell'onorevole Spini era rivolto anche a noi che siamo presentatori di un emendamento identico a quello presentato dalle colleghe Pisa dei democratici di sinistra e Cima dei Verdi -, noi non ritiriamo certo il nostro andamento ed anzi, in ragione delle proclamate intenzioni di battersi contro la guerra, siamo noi che invitiamo il gruppo dei Democratici di sinistra ad approvare questi emendamenti, cercando di ristabilire una qualche coerenza con le manifestazioni alle quali si partecipa (Applausi dei deputati del gruppo di Rifondazione comunista).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto a titolo personale l'onorevole Pisa. Ne ha facoltà.
SILVANA PISA. Non a titolo personale, signor Presidente, ho cinque minuti di tempo a disposizione.
PRESIDENTE. Ha già parlato l'onorevole Spini. Comunque se... Ormai qui ognuno fa le sue regole!
SILVANA PISA. Ma l'onorevole Spini non è firmatario dell'emendamento!
PRESIDENTE. Va bene, va bene. Faccia come vuole, tanto... Dopo 17 minuti si lamenterà che l'ho interrotta, come è successo ieri.
SILVANA PISA. No, cinque minuti.
PRESIDENTE. Va bene, onorevole Pisa.
SILVANA PISA. Con questo emendamento chiediamo l'abrogazione del comma 3 dell'articolo 1, esprimendo una critica di metodo e di merito. Di metodo, perché questo provvedimento, furbescamente amministrativo, in realtà è pesantemente politico. Poiché si parla delle questioni della guerra e della pace, ciò avrebbe richiesto a ben vedere misure diverse e diversi provvedimenti. Di merito, per tre ordini di motivi: perché è una missione di guerra; perché è cambiato il contesto afgano; infine perché è cambiato lo scenario internazionale. Enduring freedom è una missione di guerra: lo è sempre stata, anche se fin ad ora la partecipazione italiana è stata limitata a navi e ad aerei con funzioni non direttamente belliche. Adesso con l'invio di «Nibbio» anche le funzioni sono cambiate. Che fosse una missione di guerra è confermato dall'adozione del codice
militare di guerra (in data 28 gennaio 2001), di dubbia costituzionalità. Ed è su questo punto, signor sottosegretario - ne abbiamo parlato anche in sede di discussione sulle linee generali -, la difficoltà del Governo di tirare fuori un documento sul codice di guerra, perché viene in diretta linea di collisione con il dettato dell'articolo 11 della Costituzione, secondo cui l'Italia ripudia la guerra. La fattispecie afgana non potrebbe mai essere compresa come fattispecie non di guerra. Ciò metterebbe in difficoltà il Governo anche di fronte a quel popolo della pace che ha manifestato in questi giorni.
Enduring freedom è nata in seguito agli attentati tragici dell'11 settembre 2001, come operazione di grande coalizione. Non è nata come ONU, ma come grande coalizione denominata GWAT, Global War Against Terrorism, con sede a Tampa, al fine di ristabilire la democrazia nell'Afghanistan e di lottare contro il terrorismo. Alcuni di noi hanno espresso dissenso perché non si sconfigge il terrorismo bombardando popolazioni innocenti: in tre giorni (lo ripeto: in tre giorni) all'inizio della guerra, tra il 7 e il 10 ottobre - e sono fonti americane - sono stati uccisi 3.700 civili, solo allora, senza contare i feriti, i prigionieri morti a Mazar-i-Sharif (al di là delle convenzioni internazionali)!
Sono d'accordo con quanto espresso allora, durante il dibattito, dal presidente del mio partito, nel senso che occorre prosciugare i giacimenti di odio, di fanatismo e di povertà che creano un combinato disposto micidiale.
Occorre prevenire le cause, sottraendo intere popolazioni alla fame e isolando i fanatismi. Non solo, la sicurezza non è divisibile, non si crea sicurezza politica, economica e sociale nell'insicurezza altrui e credo che l'esempio di Israele e della Palestina lo dimostrino. Né i bombardieri costituiscono lo strumento per esportare democrazia e libertà.
Infatti - e questo è il secondo motivo -, oggi la situazione in Afghanistan è di guerra civile. È vero, i talebani sono stati sconfitti, tuttavia - come ricordava ieri il presidente Andreotti al Senato -, finché c'erano i talebani, il commercio dell'oppio era fuori legge ed era completamente estirpato, mentre oggi sta rifiorendo e i soldi dell'oppio sono diretti alle armi, lo sappiamo bene (Commenti dei deputati del gruppo della Lega nord Padania)!
PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, per cortesia, consentiamo alla collega di concludere in assoluta tranquillità il suo intervento.
SILVANA PISA. Ritengo che i signori della guerra abbiano rialzato la testa - lo dicono le cronache -, spadroneggiando su ampi territori e radunando guerriglieri contro Karzai. Quindi, la situazione non è assolutamente pacificata.
Dunque, chiedo: è la vera democrazia del XXI secolo quella di trasformare tutti i paesi non democratici in protettorati, tutele (una volta si diceva colonie)?
Inoltre, è cambiato lo scenario internazionale. Le vicende irachene - e lo abbiamo visto perfettamente durante il dibattito di ieri - fanno rileggere tutta la vicenda afgana sotto altra luce. L'Afghanistan diventa la prima tappa della guerra infinita di Bush per il controllo politico, geostrategico ed economico della zona che va dal Caspio al Golfo persico; l'Iraq è la seconda tappa!
Presidente, credo ci si debba chiedere perché i nostri alpini vanno in missione in quei luoghi. Si tratta di volontari, giovani generosi e noi tutti esprimiamo nei loro confronti grande solidarietà umana. Tuttavia, spetta a noi la responsabilità di decidere cosa fare, dunque mandiamoli in una missione che sia veramente di pace. Infatti, il patriottismo non è neutrale e nessuno ne ha l'esclusiva. Per tali motivi con il nostro emendamento chiediamo la soppressione del comma 3 (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo e di Rifondazione comunista).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Grandi. Ne ha facoltà.
ALFIERO GRANDI. Signor Presidente, chiedo l'autorizzazione a sottoscrivere
l'emendamento in esame che condivido in quanto, coerentemente con il parere contrario all'invio degli alpini in Afghanistan, ritengo che questo comma dell'articolo 1 debba essere soppresso.
Condivido, dunque, le argomentazioni della collega Pisa e preannuncio che esprimerò un voto favorevole su tale emendamento.
PIERLUIGI CASTAGNETTI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
PIERLUIGI CASTAGNETTI. Signor Presidente, intervengo molto brevemente solo per protestare - uso proprio questa espressione - perché lei, poco fa, nel dare la parola all'onorevole Pisa, ha voluto richiamare con una battuta assolutamente inopportuna, oltre che ingiusta, quanto è accaduto ieri in Parlamento.
È bene che si sappia che l'onorevole Rutelli non ha abusato del tempo, è stato disturbato intenzionalmente da un gruppo del Parlamento... (Commenti dei deputati del gruppo di Alleanza nazionale)..., è stato disturbato anche dopo che lei ha richiamato ufficialmente il presidente di quel gruppo e ha continuato il suo intervento nel brusio intenzionalmente organizzato e nel silenzio della Presidenza. Dunque, l'onorevole Rutelli meriterebbe, almeno da parte del Presidente, un rispetto maggiore e di non essere citato con una battuta. Infatti, lei - signor Presidente - si rende conto che anche queste battute contribuiscono a creare un clima che rende difficile anche a lei governare i lavori dell'Assemblea.
Quindi, Presidente, le chiedo di non ripetere più quanto è accaduto questa mattina (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-l'Ulivo e dei Democratici di sinistra-l'Ulivo)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Angioni. Ne ha facoltà.
FRANCO ANGIONI. Signor Presidente, intervengo a titolo personale per un minuto. Voteremo contro questi emendamenti, perché Enduring freedom nasce dopo l'applicazione dell'articolo 51 alle Nazioni Unite e dopo l'applicazione dell'articolo 5 nel Consiglio atlantico. Quest'ultimo articolo prevede la richiesta del paese offeso e la risposta dei paesi membri alleati, sulla base delle proprie disponibilità.
Quindi, abbiamo aderito a questa procedura lealmente e abbiamo sollevato obiezioni circa il confronto tra richieste e rischio. Su questo aspetto ci siamo già espressi in termini politici. Ma, passare da questa obiezione politica alla cancellazione totale della missione Enduring freedom significa rinnegare la necessità della guerra al terrorismo.
Pertanto, esprimeremo un voto contrario.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zacchera. Ne ha facoltà.
MARCO ZACCHERA. Signor Presidente, alcune polemiche richiamate poco fa anche dall'onorevole Castagnetti sottolineano, secondo me, la differenza tra qualche nostro atteggiamento in quest'aula, forse non consono all'importanza della nostra Assemblea, e il lavoro che i nostri alpini stanno svolgendo, silenziosamente, in Afghanistan (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza nazionale).
Il mese scorso ho avuto la fortuna di andare a trovarli e vi posso garantire che i soldi, che, in qualche maniera, siamo riusciti a trovare oggi, sono ampiamente meritati. Lo sono da un anno, per il lavoro che gli alpini stanno svolgendo a Kabul, apprezzati da tutte le parti delle quali assicurano la sicurezza. E da pochi giorni stanno operando nella zona, forse, più difficile dell'Afghanistan, al confine con il Pakistan.
Ritengo che nei loro confronti abbiamo un grosso debito di attenzione e di interesse, perché - lo ripeto - stanno lavorando silenziosamente e seriamente, anche in collaborazione con la popolazione locale, per costruire un rapporto che vada al
di là della guerra. C'è un paese da ricostruire che ha bisogno di crescere, oltre che di essere difeso con le armi. E lo stiamo facendo - direi - con positività non soltanto con le Forze armate ma anche attraverso ingenti investimenti che l'Italia sta facendo in Afghanistan, a cominciare da un tentativo di sistemazione del sistema giuridico e giudiziario.
Penso che l'Italia possa esserne fiera e in cuor mio li ringrazio (Applausi dei deputati dei gruppi di Alleanza nazionale e di Forza Italia).
PRESIDENTE. Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Pisa 1.1, Deiana 1.4 e Cima 1.6, non accettati dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 412
Votanti 403
Astenuti 9
Maggioranza 202
Hanno votato sì 40
Hanno votato no 363).
Prendo atto che l'onorevole Panattoni, che ha erroneamente espresso un voto contrario, avrebbe voluto esprimere un voto favorevole e che l'onorevole Stradiotto ha votato a favore ma avrebbe voluto esprimere voto contrario.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Minniti 1.2.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Angioni. Ne ha facoltà.
FRANCO ANGIONI. Signor Presidente, in coerenza con quanto precedentemente dichiarato, si vuole evidenziare che le operazioni navali di pattugliamento nel golfo Persico e nel mar Arabico, a scanso di qualsiasi equivoco, devono continuare, specialmente in questo momento quando, da fonti autorevoli di carattere informativo, risulta che probabilmente le armi di distruzione di massa sono imbarcate su tre navi che da due mesi si trovano nell'area.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco...
RAMON MANTOVANI. Presidente!
PRESIDENTE. Onorevole Mantovani, per questa volta annullo la votazione per darle la parola. La prossima volta, se non me la chiede in tempo...
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mantovani. Ne ha facoltà.
RAMON MANTOVANI. Signor Presidente, le chiedo scusa. Credevo che altri prima di me avessero chiesto la parola, perciò ho atteso l'ultimo istante.
Voteremo a favore di questo emendamento, nella logica della riduzione del danno, nel senso che, almeno, non si partecipi a Enduring freedom con questo corpo di spedizione militare, pur rimanendo assolutamente contrari anche all'operazione di pattugliamento del golfo Persico da parte di navi italiane.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Minniti 1.2, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 426
Votanti 394
Astenuti 32
Maggioranza 198
Hanno votato sì 171
Hanno votato no 223).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Deiana 1.5.
Ha chiesto di parlare dichiarazione di voto l'onorevole Pinotti. Ne ha facoltà.
ROBERTA PINOTTI. Signor Presidente, voterò contro l'emendamento Deiana 1.5 perché propone di sopprimere la missione ISAF. Ho già avuto modo di dire nell'intervento sul complesso degli emendamenti quanto, invece, ritenga importante questa missione. Anche la testimonianza appena fornita dall'onorevole Zacchera dimostra come l'intervento dei nostri militari e, comunque, delle forze ONU nel territorio di Kabul abbia ristabilito una vita quotidiana per le popolazioni che erano martoriate da scenari di guerra. Anzi, proponiamo un emendamento per estendere temporalmente la missione ISAF e, come Parlamento - e vorremmo che tutti sostenessimo questa proposta -, chiediamo al Governo di attivarsi perché la missione ISAF possa ampliarsi territorialmente.
È una missione ONU, è davvero una missione di peacekeeping e, quindi, per questo motivo non si capisce perché essere contro la guerra - e io sono contro la guerra - non debba voler dire, però, che nel momento in cui pensiamo a una responsabilità internazionale, laddove è necessario l'invio di soldati per riportare le condizioni di pace, su questa responsabilità noi dobbiamo esserci (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mantovani. Ne ha facoltà.
RAMON MANTOVANI. Signor Presidente, difendo il nostro emendamento perché credo che sia difficile sostenere che la missione ISAF esisterebbe senza la missione di guerra di Enduring freedom. In ogni guerra ci sono dei seguiti che attengono al genio, all'intendenza, alla Croce rossa, alle infrastrutture, alla sussistenza e alla sicurezza dei territori che già sono stati, lo dico tra virgolette, liberati attraverso l'azione di guerra: l'ISAF svolge esattamente queste funzioni o parte di queste funzioni.
Noi fummo d'accordo in una battaglia contro la guerra in Afghanistan; l'abbiamo considerata e continuiamo a considerarla sbagliata. I fatti ci dicono che la guerra non è stata fatta per i motivi che sono stati addotti, che erano semplicemente pretesti. Siamo contrari anche ad una presenza militare che assomiglia molto ad una occupazione militare. Quindi, votiamo a favore di questo emendamento e - faccio risparmiare del tempo alla Presidenza - contro la norma che vorrebbe addirittura prorogare l'ISAF fino al 31 dicembre del 2003 oltre i limiti indicati da questo decreto-legge.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Deiana 1.5, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 426
Votanti 422
Astenuti 4
Maggioranza 212
Hanno votato sì 15
Hanno votato no 407).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Pinotti 1.3.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Calzolaio. Ne ha facoltà.
VALERIO CALZOLAIO. Signor Presidente, colleghe e colleghi, questo emendamento ha l'obiettivo di mettere in sincronia le scadenze che decidiamo in Italia con quelle decise in sede ONU nella particolare e delicata situazione afgana. Il gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo è contrario all'invio degli alpini a Khost con la task force Nibbio all'interno di Enduring freedom.
Il nostro gruppo era e resta favorevole alla missione dell'ONU denominata ISAF che, anzi, ha accentuato in questo anno la propria funzione di garanzia e di pace da quando c'è un Governo che, faticosamente, contraddittoriamente, ovviamente, in modo complesso, cerca di garantire la convivenza pacifica in un'area martoriata da conflitti e morti. Ricordo che l'ISAF è stata costituita a seguito di una risoluzione dell'ONU e che il mandato iniziale era di sei mesi, come era inizialmente di sei mesi il mandato conferito dal Parlamento italiano. Tuttavia, nella risoluzione approvata dall'ONU nel dicembre dello scorso anno, meno di due mesi fa, si è deciso di prorogarla per un intero anno. Infatti, la risoluzione dell'ONU proroga la missione ISAF al 20 dicembre del 2003 e proprio in questi giorni vi è stato un cambio del comando dell'operazione che, sulla base della risoluzione dell'ONU, dopo essere stato inizialmente assegnato all'Inghilterra e poi alla Turchia, ora è passato alla Germania e ai Paesi Bassi, mentre la guida politica della missione è affidata all'organismo ONU espressione di tutti i paesi che ne fanno parte e quindi anche dell'Italia. Il contingente per la missione ISAF ha il compito di provvedere all'attività di bonifica da ordigni esplosivi o da armi chimiche: questo è il compito del contingente italiano: è un obiettivo che vede interessata l'ONU non solo con la missione ISAF ma con le missioni del PAM, della FAO e di tante organizzazioni non governative che sono impegnate da anni su quel territorio, che è nel mondo quello in assoluto con la più alta concentrazione di mine, le quali producono quotidianamente migliaia di incidenti e morti.
È importante che dal Parlamento italiano provenga un segnale di assenso alla proroga di questa missione fino a quando l'ONU l'ha già prorogata, cioè fino al 20 dicembre di quest'anno. Quindi, inviterei i deputati dei vari gruppi - che hanno anche diverse opinioni su singoli emendamenti o su singoli commi del decreto-legge da convertire - a valutare questo emendamento e ad approvarlo, recependo, fin da subito, una cosa che, comunque, dovremmo fare. È del tutto ovvio, infatti, - mi rivolgo anche al collega Mantovani - che la missione ISAF esiste ed esisterà, anche ammesso che passi, o passasse in futuro, l'opinione di chi - come alcuni di noi - è contrario ad Enduring freedom. Si tratta di una attività decisiva di garanzia alla pacifica convivenza di un governo che, faticosamente, si è ricostruito. Garantisce sicurezza, stabilità a tanti italiani che, trovandosi ad operare nell'ambito delle organizzazioni non governative, sono impegnati in quei luoghi e svolgono una faticosa attività umanitaria; molti di essi, inoltre, scrivono su quotidiani italiani e periodicamente relazionano sulla loro attività.
In questo senso, invitiamo l'Assemblea a votare a favore di questo emendamento.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pinotti 1.3, non accettato dalle Commissioni né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 426
Votanti 413
Astenuti 13
Maggioranza 207
Hanno votato sì 183
Hanno votato no 230).
Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo Minniti 1.01.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ruzzante. Ne ha facoltà.
PIERO RUZZANTE. Signor Presidente, con questo articolo aggiuntivo vorremmo ricordare all'Assemblea il tema dell'applicazione del codice penale militare di guerra. Soprattutto, vorremmo ricordare un ordine del giorno che è stato accolto e
votato dall'Assemblea, il quale impegnava il Governo a predisporre entro sei mesi - stante la transitorietà dell'applicazione del codice penale militare di guerra - un testo strettamente conforme alla Costituzione e specificatamente applicabile ad operazioni fuori area, nelle quali il personale militare italiano è impegnato a contrastare situazioni di conflitti armati.
Il testo relativo all'ordine del giorno è stato votato il 29 gennaio del 2002: da quella data è passato ormai più di un anno. Questo impegno, che il Governo si era assunto, rappresentava la condizione per l'approvazione del decreto-legge; esso trae origine e spunto da quello che possiamo leggere persino nei fascicoli predisposti dal servizio studi della Camera. In tali documenti si chiarisce che alcuni articoli del codice penale militare di guerra - noi, in seguito, ne proporremo la soppressione - sono palesemente in contrasto con i principi costituzionali. Questo è il problema che abbiamo posto in occasione della prima applicazione di questo decreto-legge e che continueremo a porre.
La cosa grave è che il Governo, a dodici mesi di distanza, non ha assolutamente mantenuto fede all'impegno di presentare una modificazione del codice penale militare di guerra che, ormai, risale ad oltre mezzo secolo fa; per fare un esempio le nuove missioni ed operazioni di peacekeaping non sono assolutamente contemplate. Quello a cui noi ci stiamo riferendo è un ordine del giorno fortemente impegnativo nei confronti del Governo, quindi noi crediamo sia estremamente grave - mi rivolgo anche al Presidente - che quanto viene votato non debba poi trovare applicazione.
Voglio anche ricordare che il gruppo parlamentare dei Democratici di sinistra ha presentato una proposta di legge di riforma del codice penale militare di guerra; l'ha presentata l'onorevole Minniti a nome di tutto il nostro gruppo. Quello che è riuscita a fare l'opposizione non è riuscito a fare il Governo.
Attraverso questo ordine del giorno poniamo semplicemente un limite temporale e cogente, secondo cui, entro 60 giorni dalla conversione del presente decreto-legge, cessi di applicarsi il codice penale militare di guerra.
Con gli ordini del giorno non si ottiene alcun risultato politico che era comunque condiviso da tutta l'Assemblea: l'Assemblea si rende, infatti, perfettamente conto che non possiamo inviare i nostri militari all'estero, applicando un codice palesemente anticostituzionale (anche dai fascicoli del servizio studi della Camera emerge che si tratta di una materia anticostituzionale).
Approvando l'articolo aggiuntivo in esame, abbiamo la certezza che entro 60 giorni o si dà vita ad un nuovo codice che tenga conto del nuovo contesto internazionale, del nuovo senso e del nuovo significato che rivestono le nostre missioni di pace all'estero oppure corriamo veramente il rischio di cadere nel ridicolo oltre che di andare oltre le disposizioni del testo costituzionale.
Pertanto, invitiamo tutta l'Assemblea ad esprimere un voto favorevole sul nostro articolo aggiuntivo in modo da avere la certezza che, entro 60 giorni, si approverà una modifica del codice penale militare di guerra.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Boato. Ne ha facoltà.
MARCO BOATO. Signor Presidente, si tratta di una materia particolarmente importante e delicata e, per tale motivo, sottoscrivo anch'io l'articolo aggiuntivo, Minniti 1.01, in esame.
Condivido le considerazioni svolte poco fa dal collega Ruzzante che mettono in evidenza l'importanza dell'approvazione di tale articolo aggiuntivo, prevedendo due mesi di tempo per far cessare l'applicazione, in riferimento all'operazione Enduring freedom, del codice penale militare di guerra. Vorrei, a tale proposito, richiamarmi a ciò che il Governo, non l'opposizione - certo su sollecitazione della medesima - si era assunto all'epoca come impegno, quando fu deciso - fu una decisione assolutamente inedita nella storia
delle missioni militari italiane all'estero - di far applicare il codice penale militare di guerra solo a questa missione. Pertanto, nello stesso territorio afgano, vi sono militari italiani che sono sottoposti al codice militare di pace, mentre altri sono soggetti al codice militare di guerra.
Era una discrasia grave rispetto alla quale il Governo si era assunto l'impegno di intraprendere un'iniziativa tempestiva sul piano legislativo che sarebbe stata condivisa ampiamente, credo, da tutta la Camera e dal Senato. Questo impegno, tuttavia, è stato clamorosamente smentito. Concludo, signor Presidente, con una nota di preoccupazione ulteriore. Non è una critica che rivolgo a questa Camera: molti mesi fa questa Camera ha approvato all'unanimità - con un voto contrario e due astensioni, quindi pressoché all'unanimità - la legge di revisione costituzionale dell'articolo 27, ultimo comma, della Costituzione.
Lei stesso, signor Presidente ha assunto un impegno (che ho apprezzato pubblicamente, come relatore in quest'aula) condiviso da altri Presidenti di assemblee parlamentari, molti mesi fa ormai (lei era entrato in carica credo da uno o due mesi) perché anche nella Costituzione italiana vi fosse la definitiva e totale abrogazione di qualunque ipotesi di pena di morte.
Oggi all'articolo 27, ultimo comma, della Costituzione si afferma che non è ammessa la pena di morte, se non nei casi previsti dalle leggi militari di guerra. Noi, pressoché all'unanimità, abbiamo approvato l'abrogazione. Il Senato, dieci giorni fa (si tratta di mezza riga da eliminare), in adempimento agli impegni internazionali che stiamo assumendo (mi riferisco alla firma dei protocolli aggiuntivi in questa materia), ha bloccato, per iniziativa di una parte, non di tutta, della maggioranza, il voto che si sarebbe dovuto esprimere, rinviando per ulteriori approfondimenti in Commissione affari costituzionale l'esame del suddetto provvedimento di revisione costituzionale che - ripeto - la Camera aveva approvato con atto di civiltà giuridica e costituzionale all'unanimità, salvo un voto contrario.
La mia preoccupazione - non succederà Presidente, sono contrario agli allarmismi - è che, paradossalmente, basterebbe un decreto-legge governativo che reintroducesse nel codice penale militare di guerra, dal quale è stata espunta, all'epoca del Governo Berlusconi nel 1994, definitivamente, la pena di morte, la pena di morte stessa (sarebbe compatibile con il testo vigente della Costituzione, articolo 27, ultimo comma). Così, nell'operazione Enduring freedom, ai nostri militari si applica oggi il codice penale militare di guerra.
Questa ipotesi astratta, che ho fatto, non si verificherà, e sono il primo a dirlo. Ma ciò fa emergere la delicatezza e la gravità della questione.
Getto perciò l'allarme al Senato, e non alla Camera che il suo dovere l'ha compiuto, per tale inaudito blocco della proposta di revisione costituzionale, che aveva avuto il consenso unanime delle forze politiche e che aveva avuto il suo autorevolissimo avallo sul piano internazionale.
Per tali motivazioni ho sottoscritto l'articolo aggiuntivo in questione, ed invito alla sua approvazione.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mantovani. Ne ha facoltà.
RAMON MANTOVANI. Signor Presidente, abbiamo fortissimi dubbi su tale articolo aggiuntivo; e non certo perché abbiamo una qualsiasi simpatia nei confronti del codice penale militare di guerra, che è una aberrazione.
Ricordo, in particolare, l'insistenza e le battaglie della deputata Maria Celeste Nardini in Commissione difesa nella scorsa legislatura, sempre inascoltata durante i cinque anni dai governi di centrosinistra. Tuttavia, sostenere che una missione di guerra, alla quale si applica il codice penale militare di guerra, con una scadenza temporale cessa di essere - perché così diventerebbe attraverso tale artificio - una missione di guerra, noi non lo condividiamo.
Condivideremo, invece, se sarà mantenuto, l'articolo aggiuntivo dell'onorevole
Minniti, che in tale provvedimento abroga alcuni articoli particolarmente aberranti del codice penale militare di guerra come, ad esempio, quelli che si riferiscono alla punibilità di chi fornisce notizie diverse da quelle del Governo ed altre amenità di tale genere.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Minniti 1.01, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 426
Votanti 422
Astenuti 4
Maggioranza 212
Hanno votato sì 192
Hanno votato no 230).
Passiamo alla votazione dell'emendamento 2.1 delle Commissioni.
FILIPPO ASCIERTO, Relatore per la IV Commissione. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
FILIPPO ASCIERTO, Relatore per la IV Commissione. Signor Presidente, volevo illustrare la proposta emendativa delle Commissioni.
Abbiamo alcune missioni, come quella di cooperazione delle forze di polizia italiana in Albania e nei paesi dell'area balcanica, che sono prettamente di contrasto alla criminalità organizzata, ai flussi migratori clandestini, ai traffici illeciti, ed altre missioni, come quella recente denominata EUPM, riguardante, soprattutto, l'impegno nella ricostruzione dell'attività delle forze di polizia nella Bosnia-Erzegovina.
Le forze di polizia impiegate non usufruiscono di infrastrutture militari, di vitto e di alloggio, per cui sostengono spese ulteriori per vivere sul territorio.
Pertanto, abbiamo incrementato la loro missione del 30 per cento, per dare loro la possibilità di reperire idonei alloggi.
È una proposta emendativa importante, che dà un segnale positivo del Parlamento verso i nostri militari e verso gli appartenenti alle forze di polizia, impegnati in un compito così difficile.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ruzzante. Ne ha facoltà.
PIERO RUZZANTE. Signor Presidente, dichiaro il voto favorevole su tale proposta emendativa del gruppo dei Democratici di sinistra; ma vorrei anche chiarire un aspetto.
Dall'inizio della legislatura, poniamo il problema di un'altra missione; infatti, l'EUPM comincia dal 2003; mentre l'EUMM, invece, è una missione senza copertura da due anni, per il 2001 ed il 2002.
Noi voteremo sicuramente a favore di questo emendamento.
Per quanto riguarda il successivo emendamento Minniti 3.1, vi è invece il problema relativo all'altra missione, la EUMM, che più volte abbiamo posto. Siamo contenti di vedere che in questo decreto-legge si inizi finalmente a pagare per quella missione, i cui militari si sono dovuti sobbarcare anche le spese di vitto e alloggio; si pone però il problema di sanare la situazione per gli anni 2001 e 2002 e, quindi, successivamente, affronteremo anche questo aspetto. Vorrei però cogliere l'occasione per preannunciare il voto favorevole del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo su questo emendamento.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.1 delle Commissioni, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 427
Votanti 418
Astenuti 9
Maggioranza 210
Hanno votato sì 407
Hanno votato no 11).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 2.01 del Governo, nel testo riformulato, accettato dalle Commissioni.
(Segue la votazione).
GUSTAVO SELVA. Presidente!
PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la votazione.
Le chiedo scusa, onorevole Selva, non l'avevo vista.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 424
Votanti 420
Astenuti 4
Maggioranza 211
Hanno votato sì 412
Hanno votato no 8).
Passiamo agli emendamenti Gamba 3.4 e Minniti 3.5. Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione dei loro emendamenti nel senso richiesto dal relatore, secondo le condizioni poste dalla V Commissione (Bilancio). A seguito della riformulazione, gli emendamenti Gamba 3.4 e Minniti 3.5 risultano di analogo contenuto normativo e, pertanto, verranno posti in votazione congiuntamente.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli emendamenti Gamba 3.4 e Minniti 3.5, nel testo riformulato di analogo contenuto normativo, accettati dalle Commissioni e dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 430
Votanti 427
Astenuti 3
Maggioranza 214
Hanno votato sì 415
Hanno votato no 12).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Deiana 3.3, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 424
Votanti 418
Astenuti 6
Maggioranza 210
Hanno votato sì 21
Hanno votato no 397).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Minniti 3.1.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ruzzante. Ne ha facoltà.
PIERO RUZZANTE. Signor Presidente, questo è il punto che avevo in qualche modo preannunciato precedentemente. Dopo che più volte avevamo presentato emendamenti a decreti-legge precedenti, relativi alle missioni militari, finalmente, con questo decreto-legge, viene sanata la situazione relativa a questi militari, impegnati in una missione in Bosnia-Erzegovina. È evidente, quindi, che accogliamo positivamente questo fatto, nonostante siano stati reiteratamente bocciati gli emendamenti presentati dall'opposizione che miravano a sanare la situazione di questi militari, i quali, fino ad oggi, sono stati costretti a spendere soldi di tasca propria per pagarsi vitto e alloggio.
Ora però si pone il problema di sanare anche la situazione dei due anni precedenti,
il 2001 e il 2002. Con questo emendamento, il cui costo è assolutamente irrisorio - mi pare si tratti di 600 mila euro, una cifra quindi assolutamente ridicola - daremmo una volta per tutte a questi militari, che sono stati costretti a pagarsi le spese di vitto e alloggio, la possibilità di veder sanata una situazione in cui sono stati costretti a permanere nel corso degli anni 2001 e 2002.
Chiediamo quindi ai parlamentari della maggioranza di risolvere questo problema, che riguarda poche decine di militari, ma che costituisce un aspetto assolutamente fondamentale. Se si risolve da adesso in avanti, risolviamolo anche per i due anni precedenti in cui questi militari sono stati costretti a pagarsi di tasca propria le spese di vitto e alloggio.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Minniti 3.1, non accettato dalle Commissioni né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 421
Votanti 411
Astenuti 10
Maggioranza 206
Hanno votato sì 189
Hanno votato no 222).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Minniti 3.2, non accettato dalle Commissioni né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 429
Votanti 421
Astenuti 8
Maggioranza 211
Hanno votato sì 189
Hanno votato no 232).
Prendo atto che l'onorevole Pistone avrebbe voluto esprimere un voto favorevole, mentre si è erroneamente astenuta.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 10.1 delle Commissioni, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 425
Votanti 414
Astenuti 11
Maggioranza 208
Hanno votato sì 402
Hanno votato no 12).
Dobbiamo ora votare l'articolo unico del disegno di legge, poiché è stato presentato un articolo aggiuntivo che dobbiamo porre in votazione successivamente.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo unico del disegno di legge di conversione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 426
Votanti 420
Astenuti 6
Maggioranza 211
Hanno votato sì 403
Hanno votato no 17).
Prendo atto che gli onorevoli Mussi, Bielli, Folena e Fumagalli non sono riusciti a votare, ma avrebbero voluto astenersi. Prendo altresì atto che l'onorevole Pisa non è riuscita a votare e avrebbe voluto esprimere un voto contrario. Prendo atto che gli onorevoli Trupia, Zanotti, Crucianelli, Carboni e Sasso hanno erroneamente espresso un voto favorevole, mentre avrebbero voluto astenersi.
Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo Minniti Dis. 1.01.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Minniti. Ne ha facoltà.
MARCO MINNITI. Signor Presidente, il collega Ruzzante ha già spiegato le ragioni per cui ci troviamo di fronte ad un'inadempienza molto seria e molto grave da parte del Governo in relazione all'applicazione del codice penale militare di guerra. Presidente, la pregherei di seguire un momento perché la questione è molto delicata.
Con l'applicazione del codice penale militare di guerra, stiamo applicando articoli risalenti al 1941. Mi permetto di leggerli molto brevemente, facendo un appello al Governo e alla maggioranza affinché ascoltino e valutino con attenzione se non sia possibile abrogare questi articoli.
Articolo 76: Divulgazione di notizie diverse da quelle ufficiali. Chiunque, comunicando con più persone riunite o anche separate, dà notizie diverse da quelle che sono portate a conoscenza del pubblico dal Governo o dai comandi militari, è punito con la reclusione militare da sei mesi a tre anni.
Articolo 80: Chiunque, durante lo stato di guerra, pubblica critiche o scritti polemici sulle operazioni militari o sull'andamento della guerra, è punito con la reclusione militare da sei mesi a due anni.
Articolo 86: Chiunque commette un fatto diretto ad indurre il Governo italiano alla sospensione delle ostilità o alla cessazione della guerra è punito, se il fatto non costituisce un più grave reato, con la reclusione non inferiore ad anni dieci.
Comprendo la necessità di applicare il codice di guerra in una situazione particolarmente delicata come quella dell'Afghanistan (c'è una responsabilità grave del Governo e del Parlamento per non aver, per tempo, predisposto un disegno di legge riguardante il codice per le missioni all'estero dei nostri militari). Tuttavia, chiedo - rivolgo un appello accorato alla maggioranza - se, pur mantenendo l'applicazione del codice penale militare di guerra (e di fronte ad una inadempienza del Governo e del Parlamento), non sia possibile cancellare questi articoli che rappresentano un obbrobrio e sono anticostituzionali. Presidente, la prego con sincerità di poter affrontare questo tema di particolare delicatezza. Non si tratta di un ragionamento generale, ma di un lavoro con il bisturi per eliminare le norme più apertamente incostituzionali e pericolose.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Boato. Ne ha facoltà.
MARCO BOATO. Signor Presidente, vorrei aggiungere la mia firma e anche quella della collega Laura Cima all'articolo aggiuntivo al disegno di legge di conversione, Minniti Dis. 1.01. Ovviamente, questa è una subordinata, avendo l'Assemblea, la maggioranza, respinto il precedente emendamento che chiedeva di far cessare, dopo due mesi, l'applicazione del codice penale militare di guerra; questa è una subordinata che porta, comunque, all'abrogazione degli articoli del codice penale militare di guerra palesemente incompatibili con il nostro ordinamento.
Oltre che aggiungere la firma - lo ripeto - vorrei dire che ritengo assolutamente doveroso ed opportuno quest'articolo aggiuntivo. Mi augurerei che la maggioranza lo votasse. Comunque, noi annunciamo il nostro voto favorevole.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mattarella. Ne ha facoltà.
SERGIO MATTARELLA. Signor Presidente, vorrei rivolgermi ai colleghi della maggioranza affinché ascoltino le ragioni che, poc'anzi, l'onorevole Minniti ha illustrato. Si tratta di norme del tutto incostituzionali; è assolutamente irragionevole mantenerle ancora in vigore, irragionevole mantenerle e applicarle nei confronti dei nostri militari in Afghanistan. Vorrei aggiungere un altro elemento, Presidente, all'attenzione dei colleghi.
Già è inconcepibile che si applichino queste norme nei confronti dei nostri militari che sono in Afghanistan o sono impegnati nell'operazione Enduring freedom; tanto più è irragionevole applicarle nei confronti di militari che sono in Italia ad occuparsi di compiti strumentali ad Enduring freedom!
Vi sono militari, nel nostro paese, che si occupano delle comunicazioni con le varie missioni nel mondo e, quindi, passano dal regime del codice penale militare di pace a quello del codice penale militare di guerra più volte nell'arco della giornata! È irrazionale e schizofrenica una condizione di questo genere; ma, colleghi, applicare a questi militari queste norme è ancora più impensabile!
Pertanto, chiedo ai colleghi di maggioranza di votare a favore dell'articolo aggiuntivo Minniti Dis. 1.01.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Minniti Dis. 1.01, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni - Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo, della Margherita, DL-l'Ulivo, di Rifondazione comunista, Misto-Comunisti italiani, Misto-Socialisti democratici italiani, Misto-UDEUR-Popolari per l'Europa, Misto-Verdi-l'Ulivo e Misto-Minoranze linguistiche).
(Presenti 408
Votanti 404
Astenuti 4
Maggioranza 203
Hanno votato sì 205
Hanno votato no 199).
Prendo atto delle seguenti segnalazioni pervenute alla Presidenza con riferimento all'ultima votazione: l'onorevole Raffaella Mariani non è riuscita a votare; l'onorevole Fioroni si è erroneamente astenuto, mentre avrebbe voluto esprimere voto favorevole; l'onorevole Bellotti non è riuscito a votare, ma avrebbe voluto esprimere voto contrario; gli onorevoli Marras e Mazzocchi non sono riusciti a votare, ma avrebbero voluto esprimere voto contrario.
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