Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 239 del 12/12/2002
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(Esplosione verificatasi presso lo stabilimento della Dow poliuretani di Porto Marghera - n. 2-00582)

PRESIDENTE. L'onorevole Zanella ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00582 (vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti sezione 4).


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LUANA ZANELLA. Signor Presidente, con la presente interpellanza si chiede di fare chiarezza sulla vicenda che, la scorsa settimana, si è verificata a Porto Marghera nello stabilimento della Dow Chemical e di incentrare l'attenzione sulla delicata situazione del polo chimico di Marghera, affinché si realizzi definitivamente un'inversione di rotta rispetto ad un modello di sviluppo e ad un assetto produttivo che hanno causato disastri ambientali in gran parte irreversibili. Si tratta di danni, ancora non valutati, per la salute dei lavoratori e degli abitanti nonché di morti e malattie incurabili.
Giovedì 28 novembre 2002, intorno alle 19,40, nei serbatoi di stoccaggio di peci clorurate (reparto Td5) dello stabilimento della Dow Chemical di Porto Marghera, subentrata all'Enichem nella gestione dell'impianto di Tdi, si è verificata un'esplosione, che ha sviluppato un incendio, in seguito al quale si è formata una densa nube di sostanze chimiche con emissione di toluene, biclorobenzene e idrocarburi, mentre è in fase di accertamento se siano state emesse anche diossine e furani.
I materiali bruciati nell'incendio sono il toluendiisocianato e le peci clorurate, rifiuti tossico-nocivi che vengono conservati in serbatoi a 150 gradi di temperatura, prima di essere inviati agli inceneritori dei rifiuti tossico-nocivi. Ciò che appare molto grave, e che è emerso in seguito, è che, già molte ore prima dell'esplosione, intorno alle 14 circa, al reparto Td5 era scattata l'emergenza per un anomalo aumento di temperatura nel serbatoio di raccolta delle peci e che, nonostante l'impossibilità di riparare il guasto, l'intero impianto ha continuato a funzionare a pieno regime per non pregiudicare la produzione.
L'allarme e la richiesta di aiuto per domare l'incendio sarebbero partiti dalla direzione dello stabilimento intorno alle 20, come testimonia il fax ricevuto dal sindaco di Venezia alle 20,08. Qualche minuto più tardi, lo stesso sindaco di Venezia, in seguito alla segnalazione della possibile tossicità delle sostanze sprigionatesi nell'incendio, ha ordinato di attivare le sirene di allarme per allertare la popolazione. I punti di segnalazione acustica bitonale sono localizzati nelle aree di Marghera, di Malcontenta e di Catene, zone dichiarate a rischio elevato dall'ARPAV. Il rapporto di sicurezza, previsto dal recepimento della direttiva cosiddetta Seveso 2 n. 96/82, rivela che, nel territorio della provincia di Venezia, gli stabilimenti a rischio di incidente rilevante, di cui al decreto legislativo n. 334 del 1999, sono in numero di 36, di cui 24 nel comune di Venezia, concentrati nella zona industriale di Porto Marghera.
Nello studio del Ministero dell'ambiente del marzo 1998, preliminare all'accordo di programma sulla chimica, nell'area di Marghera sono stati censiti 13 stabilimenti, con 54 impianti a rischio di incidente rilevante, nei quali sono trattate e stoccate circa 1 milione 200 mila tonnellate di prodotti pericolosi e le cui aree, potenzialmente interessate dagli eventi incidentali, sono comprese in un raggio di azione che va da 1.000 metri (rischio di morte) a 8 mila metri (ferimenti e danni permanenti). In normali condizioni di vento, i centri abitati di Marghera, Mestre, Malcontenta, Oriago e Mira, distanti da 1 a 4 chilometri dall'epicentro della zona a rischio, sarebbero raggiunti in pochi minuti dalla nube di sostanze tossiche sprigionatasi da qualche impianto.
Subito dopo il verificarsi dei fatti in oggetto, il sindaco di Venezia Paolo Costa ha richiesto la piena attuazione dell'accordo sulla chimica e ha chiesto chiarimenti sul mancato finanziamento del Simage, il sistema integrato per il monitoraggio e la gestione delle emergenze, che consentirebbe la segnalazione simultanea di un incidente alle autorità competenti, annullando così gli attuali lunghi tempi per l'avvio delle procedure di allertamento della popolazione.
Per quanto riguarda i mezzi di soccorso operanti nella zona, ricordo che esiste un nucleo operativo di vigile del fuoco elicotteristi, con sede presso l'aeroporto di Tessera, composto principalmente da personale in grado di svolgere operazioni a rischio, anche in situazioni analoghe a quelle in oggetto, ma i cui mezzi attualmente


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in dotazione sono obsoleti e inidonei. Esiste, infatti, una previsione molto precisa per quanto riguarda il sorvolo di città densamente popolate; ci sono normative europee stringenti; esistono mezzi specifici, dotati anche di strumenti per poter attraversare le nubi tossiche e per volare anche in condizioni di buio e di nebbia. Questi mezzi non sono in dotazione dei nostri vigili del fuoco.
Molti dubbi permangono sia per quanto riguarda le procedure adottate dallo stabilimento per intervenire durante l'emergenza, sia rispetto all'azione del Governo che sull'area di Porto Marghera avrebbe dovuto impegnarsi in modo più efficace e con più convinzione. Intanto, non è stato rispettato l'accordo sulla chimica: su questo non posso dilungarmi, ma la prossima settimana ci sarà un incontro tra Governo e sindaco; speriamo che vengano chiariti anche tutte le contraddizioni e gli ostacoli all'applicazione di un accordo che risulta essere ormai superato.
Noi ci chiediamo e chiediamo al Governo di verificare le responsabilità dello stabilimento, che ha lasciato trascorrere troppo tempo dall'inizio dell'incendio prima di allertare gli organi preposti, e di indagare sui motivi per cui la direzione abbia indugiato ritardando l'attivazione della procedura. Chiediamo anche di intervenire per verificare se sia vero quanto affermato da un ingegnere dei vigili del fuoco del comando di Mestre, esperto in incidenti chimici - ho allegato anche l'articolo di stampa che lo documenta -, secondo il quale sarebbe stato più saggio e responsabile da parte della direzione dello stabilimento mettere al minimo l'impianto tecnico nel momento in cui si è verificato il primo allarme per l'alta temperatura, cioè intorno alle ore 14 del 28 novembre 2002.
Poi chiediamo se non sia necessario accertare, riguardo ai punti di segnalazione acustica, se siano presenti o debba essere predisposta la loro presenza non soltanto nelle zone di Marghera, Malcontenta e Catene, ma anche a Mestre, Oriago e Mira, indicate nel piano di emergenza esterna relativa ai rischi industriali, redatto dalla prefettura nel febbraio 1998, come località raggiungibili in pochi minuti da una nube tossica. Quindi, deve essere precisata tutta questa parte.
Chiediamo anche come si intenda indurre gli enti locali, che in base alle direttive Seveso sono tenuti ad informare la popolazione, a strutturare sistemi adeguati per allertare in maniera tempestiva la popolazione in caso di incidenti rilevanti per l'incolumità pubblica. Inoltre, vi è anche l'adozione di misure più efficaci, quali una opportuna convenzione con il sistema radiotelevisivo pubblico nazionale e soprattutto le sedi regionali della RAI. Infatti giovedì scorso, nonostante sia stata in parte applicata tutta la procedura prevista dal piano di emergenza, la popolazione di Mestre è rimasta ignara e soltanto attraverso l'utilizzo di megafoni è stata avvertita del pericolo. Quindi, occorre prevedere misure più efficaci.
Inoltre, per quanto riguarda il problema del nucleo elicotteristi dei vigili del fuoco, è necessario che vengano dotati di almeno due elicotteri del tipo A109E Power equipaggiati con FLIR, già in dotazione, oppure in via di acquisizione, presso il corpo dell'Arma dei carabinieri e della Marina militare: questi avrebbero, infatti, potuto consentire di monitorare al buio la nube tossica. Infine, chiediamo quali siano le misure che si intende adottare a tutela dei lavoratori primariamente esposti ad eventi pericolosi per la salute e se non venga alla fine ritenuto indispensabile accelerare il processo di riconversione dell'area industriale di Porto Marghera, nel senso di uno sviluppo sostenibile, socialmente ed ecologicamente compatibile, che nel contempo sia in grado, attraverso strumenti ed un piano preciso, di garantire la piena occupazione e la valorizzazione delle tante e grandi professionalità attualmente operanti nell'ambito della chimica.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per le attività produttive, onorevole Dell'Elce, ha facoltà di rispondere.

GIOVANNI DELL'ELCE, Sottosegretario di Stato per le attività produttive. Signor


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Presidente, l'interpellanza in esame verte, per ampia parte, su problematiche inerenti alla sicurezza, le situazioni di emergenza e la delocalizzazione di alcuni impianti dello stabilimento della Dow Poliuretani di Porto Marghera, classificato a rischio di incidente rilevante, ai sensi della cosiddetta direttiva Seveso, recepita con il decreto legislativo n. 334 del 17 agosto 1999.
Per quanto riguarda le procedure relative ai piani di emergenza esterni, si prevede, anche in caso di incidente rilevante, che le informazioni in merito debbano essere fornite al prefetto, al sindaco, al comando provinciale dei vigili del fuoco ed ai presidenti di regione e provincia. Il prefetto informa direttamente i Ministeri dell'ambiente e dell'interno ed il dipartimento della Protezione civile.
Risulta che un piano di emergenza esterna, relativo all'intero polo industriale, sia stato redatto e che l'ultima versione risalga al 1988. Risulta inoltre che, a seguito delle verifiche ispettive che stanno interessando i vari stabilimenti dell'area, a partire dal febbraio 2002, sia stato raccomandato al prefetto di procedere all'aggiornamento di un piano di emergenza esterna, anche alla luce della menzionata normativa.
Nel caso dell'incidente del 28 novembre 2002, nello stabilimento della Dow Poliuretani Italia Spa, il Ministero delle attività produttive dispone delle informazioni relative alle ipotesi avanzate dai vigili del fuoco quali possibili cause dell'incidente, nonché delle notizie risultanti dal rapporto sull'incidente medesimo redatto dall'ARPAV, Agenzia regionale per la prevenzione e protezione ambientale del Veneto, nel quale si afferma che le indagini sulle possibili cause dello stesso e sulle eventuali responsabilità sono in corso e che un primo rapporto è già stato redatto.
Per quanto concerne la sicurezza della popolazione, si è a conoscenza che, in attuazione dell'accordo di programma sulla chimica e nell'ambito delle competenze attribuite alla regione veneta, con la convenzione stipulata con l'ARPAV il 18 maggio 1998, spetta al servizio prevenzione industriale della stessa ARPAV la predisposizione del piano per l'informazione della popolazione interessata al rischio industriale.
Circa le misure da adottare a tutela dei lavoratori prioritariamente esposti ad eventi pericolosi per la salute, si fa presente che la competenza è attribuita alla Protezione civile della regione Veneto.
Per quanto riguarda gli aspetti connessi con la bonifica del sito industriale di Venezia-Porto Marghera e gli interventi in corso ed in progetto, si fa presente che il sito da bonificare di interesse nazionale di Venezia-Porto Marghera ricomprende un'area perimetrata più vasta di quella oggetto dell'accordo di programma sulla chimica, in quanto comprende non solo l'area del petrolchimico, ma anche altre aree industriali e residenziali, potenzialmente inquinate.
Si precisa poi che: l'installazione di punti di segnalazione acustica nel comune di Mira rientra nell'ambito delle competenze del sindaco del comune medesimo; è stato recentemente completato, ad opera delle autorità comunali competenti, un piano di informazione della popolazione interessata, in caso di incidenti rilevanti per l'incolumità pubblica; l'utilizzo in caso di emergenza chimica dei dispositivi FLIR su elicotteri necessita di ulteriori sperimentazioni volte a testarne la stabilità, anche in confronto con i dispositivi di rilevazione in campo assiale, previsti dal sistema Simage ed in corso di sperimentazione; la concessionaria RAI ha comunicato che, in relazione all'evento di cui trattasi, ha fornito una completa informazione con servizi trasmessi non solo nelle varie edizioni dei telegiornali, ma anche nei contenitori di rete.
Il 15 dicembre del 2000 è stato siglato dagli stessi firmatari dell'accordo di programma un atto integrativo, approvato con decreto del Presidente del Consigli dei ministri del 15 novembre 2001, che ha individuato una strategia di intervento che prevede, in particolare, l'adozione di un master plan per le bonifiche che consentirà di procedere, con tempi certi e procedure omogenee e condivise, alla realizzazione


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delle iniziative da assumere nel sito e la possibilità di attivare programmi di ricerca applicata per il sito in questione.
Per quanto concerne le procedure amministrative è stato previsto il coordinamento tra il procedimento autorizzativo dei progetti di messa in sicurezza, di bonifica e di ripristino ambientale di cui al decreto ministeriale n. 471 del 1999 con le procedure previste dal citato accordo. Al riguardo si fa presente che tutte le autorizzazioni necessarie per l'attuazione degli interventi oggetto dell'accordo di programma sono acquisite in sede della prevista conferenza di servizi, mentre le modifiche impiantistiche od impianti nuovi sono comunque soggetti a valutazione di impatto ambientale (VIA) a norma delle vigenti disposizioni.
Quanto al sistema integrato per il monitoraggio ambientale e la gestione del rischio industriale e delle emergenze (SIMAGE), il ministro dell'ambiente ha sottoscritto il 28 dicembre 1998 un accordo programmatico con il CCR - centro comune di ricerca della Commissione europea di Ispra ed il CCR, in esecuzione di tale accordo, ha predisposto la progettazione esecutiva del SIMAGE, ivi compresa la definizione delle specifiche tecniche. I risultati del lavoro svolto sono stati messi a disposizione delle autorità locali.
Per quanto riguarda la messa in opera del SIMAGE, risulta che a seguito di riunioni a livello locale e dei lavori del comitato di sorveglianza, si è convenuto di focalizzare le attività derivanti dal contributo statale di più di un milione di euro principalmente alla realizzazione del sistema di base per il controllo del trasporto di merci pericolose, per il quale è stata bandita dal CCR apposita gara europea, la cui aggiudicazione è prevista per il febbraio 2003. Altra importante linea di attività è quella che prevede l'integrazione delle reti di monitoraggio pubbliche con quelle private. Risulta, inoltre, che per gli altri segmenti del sistema SIMAGE la regione Veneto ha attivato le proprie risorse economiche.
Si fa presente, infine, che per lunedì 16 dicembre prossimo è stato convocato presso la Presidenza del Consiglio dei ministri un incontro tra Governo, enti locali, aziende ed organizzazioni sindacali avente per oggetto la verifica dell'accordo di programma di Porto Marghera. Relativamente a tale accordo il Ministero delle attività produttive considera prioritario: accelerare l'attuazione di impegni già assunti nell'accordo senza ritardare ulteriormente l'emanazione delle valutazioni di impatto ambientale necessarie a realizzare i nuovi investimenti previsti su alcuni impianti; fare chiarezza sulle prospettive per la continuità produttiva degli impianti del caprolattame e del clorosoda, in assenza dei quali si innescherebbe una spirale negativa con gravi conseguenze produttive ed occupazionali; non escludere la questione ambientale ed assumerla come questione centrale per lo sviluppo della chimica italiana, stanziando massicce e ben più adeguate risorse, non soltanto per mettere in sicurezza ma anche per bonificare i siti industriali, dando corpo ad una scelta definitiva: risanamento e reindustrializzazione.

PRESIDENTE. L'onorevole Zanella ha facoltà di replicare.

LUANA ZANELLA. Signor Presidente, non posso ritenermi soddisfatta, perché le risposte fornite rappresentano un elenco già conosciuto; si riferiscono ad accordi, documenti, noti a tutti noi.
Evidentemente, il Governo non ha ancora consapevolezza di ciò che sta avvenendo nelle zone interessate; il che viene molto ben espresso da due ordini del giorno, uno della maggioranza di centrosinistra e l'altro dell'opposizione di centrodestra, presentati nel corso di un consiglio comunale che lunedì scorso ha affrontato la problematica riguardante il polo petrolchimico di Porto Marghera.
Si tratta di una zona a ridosso della città di Venezia, popolata e caratterizzata anche dall'essere un bene, per la normativa vigente, indisponibile ed appartenente all'intera umanità.
Ricordiamo che il primo piano regolatore di Venezia prevedeva addirittura la


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collocazione, a porto Marghera, delle attività industriali inquinanti e che la seconda zona industriale è stata realizzata su aree lagunari imbonite con i rifiuti tossici conseguenti a lavorazioni effettuate nella prima zona industriale.
Al centro delle considerazioni del consiglio comunale vi è la questione di quali saranno le misure che il Governo intenderà adottare, rispetto ad uno dei siti non soltanto più inquinati, ma, al presente, più pericolosi d'Italia, dove le lavorazioni industriali producono ed usano sostanze pericolosissime (tra le quali il cloro, il gas, il fosgene, il cianuro, il cloruro di vinile monomero, l'acido cloridrico) la cui dannosità - leggo da uno dei due ordini del giorno presentati in consiglio comunale - si esprime sia in forma acuta nel tempo sia sotto forma letale. Non solo. Il sistema integrato di produzione della filiera del cloro è caratterizzato da uno stato di obsolescenza degli impianti. Non solo. Bisogna considerare anche la proprietà, che è andata progressivamente frammentandosi; da qui anche la difficoltà di operare nel senso del monitoraggio e del controllo.
Ma vorrei fare anche altre considerazioni, innanzitutto, su quanto emerge dalle dichiarazioni dei carabinieri. Saranno necessari due mesi per completare le analisi sulle acque scaricate in laguna dall'impianto Td5 del petrolchimico, dove appunto scoppiò l'incendio. I primi responsi analitici, secondo la dichiarazione del nucleo specializzato dei carabinieri (il NOE), rivelano il superamento da parte di alcuni inquinanti della soglia limite stabilita dalla legge riferita alla salvaguardia della laguna. Il magistrato alle acque ha affermato che le analisi condotte sui campioni d'acqua prelevati la mattina del 29 novembre rivelano la presenza di inquinanti con una concentrazione circa dieci volte superiore ai limiti di legge. Il superamento dei parametri riguarda i solidi sospesi, il PH, gli idrocarburi totali (toluene), gli idrocarburi clorurati (diossina), e via dicendo.
Un altro punto che vorrei venisse preso in considerazione dal Governo è quanto affermato dall'autorità sanitaria, l'ASL locale, nella persona del proprio direttore generale. Desidero rappresentare alla vostra attenzione - scrive Padoan - che, per effetto di varie disposizioni e norme, i recenti eventi di Porto Marghera hanno messo in luce che la struttura sanitaria veneziana viene esclusa dal momento informativo (a proposito, quindi, della necessità di raccordare meglio tutti i soggetti che possono essere non dico utili, ma che devono essere allertati, in quanto indispensabili per l'opera di soccorso).
Arriviamo al discorso dell'Agenzia regionale per la prevenzione e la protezione ambientale del Veneto. L'ARPAV, in realtà, non può operare come dovrebbe, in quanto mancano finanziamenti e risorse, manca un'adeguata struttura, in una situazione in cui invece sarebbe indispensabile che l'ARPAV operasse al meglio.
I due assessori all'ambiente, Paolo Cacciari del comune ed Ezio Da Villa della provincia, ritengono che l'ARPAV debba essere dotata velocemente di un laboratorio mobile. In caso di incidente, non c'è nemmeno un laboratorio mobile in grado di monitorare e di prelevare campioni d'aria, non a casaccio, ma laddove è indispensabile.
Per quanto riguarda il Simage, ho con me una lettera, a firma del ministro Matteoli, indirizzata al sindaco di Venezia; in essa, il ministro, con riferimento al sistema Simage afferma: colgo l'occasione per richiamare la sua attenzione sulle più complesse ed impegnative responsabilità ed iniziative che devono essere assunte per garantire la sicurezza delle lavorazioni di Porto Marghera e la protezione della popolazione e dell'ambiente.
Quindi, implicitamente, il ministro afferma che, anche qualora venisse applicato completamente e pienamente il sistema Simage, tuttavia, sarebbe ancora necessario prevedere altro (ben altro) per proteggere la popolazione, i lavoratori nonché l'ambiente.
Il sistema Simage - conclude il ministro - è un utile strumento di monitoraggio ma la prevenzione e la sicurezza richiedono ben altri, decisivi e conseguenti strumenti operativi. Quindi, anche il sistema


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Simage, ovviamente (ma noi lo sapevamo già), non può essere il deus ex machina per risolvere questi problemi.
Mi avvio a conclusione, rivolgendo al Governo un appello affinché, la prossima settimana, venga espressa una parola in grado di dare speranza per il futuro di una delle zone sicuramente più travagliate e a rischio in Italia e che venga previsto finalmente, con la consapevolezza di tutte le parti, un progetto concreto che faccia di Marghera, Mestre e di un'area di sviluppo industriale, un possibile laboratorio per un modello di produzione, di sviluppo, di lavoro effettivamente compatibile con i bisogni, le aspettative e le necessità, sia di lavoratori sia della popolazione che abita in quelle zone.

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