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PRESIDENTE. L'onorevole Labate ha facoltà di GRAZIA LABATE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor sottosegretario, a nessuno di noi sfugge come la gravità delle vicende che sono accadute a Torino, relative alle valvole cardiache difettose, stiano ingenerando in questi ultimi tempi grandissima preoccupazione soprattutto nei cittadini italiani affetti da cardiopatie e da malformazioni valvolari.
San Camillo di Roma nel quale circa un centinaio di valvole erano state impiantate ma, una volta riscontrata la difettosità di questo sistema, erano state prontamente ritirate dal mercato proprio per il pericolo grave che potevano costituire in pazienti che avevano avuto questo tipo di impianto valvolare. Tanto è vero che l'associazione dei diritti dei cittadini - chiamata Codici - aveva investito, già da un anno, il Ministero della salute su questo tema, proprio perché assumesse delle iniziative affinché quel tipo di valvole difettose fossero ritirate dal mercato e si avviasse una congrua ispezione da parte dei NAS - compito che ha il Ministero della salute in tema di vigilanza e controllo dei presidi medico-chirurgici - per far sì che questi inconvenienti non avessero più a ripetersi.
queste tecniche che consentano al nostro paese di raggiungere un ottimo livello di efficacia nell'impianto valvolare.
PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la salute, il senatore Cursi, ha facoltà di CESARE CURSI, Sottosegretario di Stato per la salute. Signor Presidente, l'interpellanza in esame segnala i gravi episodi avvenuti a Roma e a Torino a seguito dell'impianto in pazienti di due modelli di dispositivi valvolari cardiaci. Si tratta di segnalazioni relative alle valvole cardiache della ditta Tri-technologies di Torino.
Inoltre, alla ditta Linea (Germania), mandatario europea della ditta produttrice brasiliana, è stato richiesto il fascicolo tecnico del prodotto.
e fugare, a conclusione del periodo di analisi, ogni dubbio in merito alla validità della protesi con rivestimento in «Silzone».
low-up dei pazienti. Per tali eventi, i centri interpellati escludono un malfunzionamento della valvola. In particolare, occorre rilevare che il chirurgo impiantatore dell'azienda ospedaliera San Camillo-Forlanini di Roma ha risposto all'indagine facendo presente di aver impiantato 234 protesi e che nessun paziente è ritornato per un eventuale reintervento, né è mai pervenuta allo stesso chirurgo alcuna segnalazione di problemi.
PRESIDENTE. L'onorevole Labate ha facoltà di GRAZIA LABATE. Grazie, signor Presidente, grazie, signor sottosegretario. Le risposte fornite dal sottosegretario Cursi a nome del Ministero della salute intorno a tutta questa materia ovviamente chiariscono il percorso che è stato affrontato in quest'ultimo anno, fino alle tristi vicende di Torino, sia dal punto di vista degli strumenti messi in atto sia dal punto di vista delle informative fornite agli assessorati e alle aziende sanitarie ed ospedaliere, richiamando l'importante compito del Consiglio superiore di sanità, con le sue sezioni specifiche di approfondimento, insieme ai compiti di cui a tutt'oggi, secondo la normativa vigente, è titolare invece l'Istituto superiore di sanità.
statistica di dati dell'ultimo anno su esiti infausti (questi sono i più tragici, come la morte) o patologie sorte a seguito di difettosità di un impianto valvorale, con riferimento ai casi citati nell'interpellanza e ai fatti accaduti nell'ultimo anno.
internazionale riguardanti dispositivi medici necessari all'impianto per certe patologie.
Ciò che mi ha indotto, insieme a molti altri colleghi del Piemonte e del Lazio, a presentare questa interpellanza urgente è che avevamo avuto notizia, già dall'anno scorso, che uno stesso fenomeno, senza ovviamente la parte che ascriviamo all'autonomia della magistratura e sulla quale essa sta indagando, era avvenuto all'ospedale
È evidente che le vicende di Torino ci hanno riportato alla mente quanto era accaduto nel Lazio l'anno scorso, ma con una aggravante data dal fatto che, in questo caso, vi è stata probabilmente una commistione tra pubblico e privato, un abuso d'ufficio, un caso di concussione.
Comunque, non voglio entrare nella parte relativa al giudizio in corso ed agli accertamenti che la magistratura torinese sta effettuando. In ogni caso, quando ci rendiamo conto che questi fatti accadono in campo sanitario e mettono a rischio, a repentaglio, la salute dei cittadini, per di più affetti da cardiopatie tali da dover ricorrere ad impianti valvolari, è chiaro che l'indignazione e lo sdegno avvolgono i nostri animi e le nostre menti. Per questi motivi vogliamo sapere dal Governo quali misure siano state poste in essere - a partire dai fatti, non così clamorosi, accaduti all'ospedale San Camillo un anno fa - nei confronti di tutte le regioni italiane al fine di ottenere un'adeguata informativa su quel tipo di dispositivi che, già da un anno, erano stati dichiarati difettosi e quali iniziative, in concomitanza dei fatti di Torino, il Ministero della salute ha messo in campo; ciò, al fine di informare tutti gli assessori regionali alla sanità e, per loro tramite, la catena delle aziende sanitarie ospedaliere e delle aziende sanitarie locali. Questi, dal punto di vista dell'informazione e della richiesta di notizie da parte della Ministero della salute, ci paiono essere compiti normali.
Vogliamo inoltre sapere se il ministero abbia stabilito, assieme a tutte le autorità regionali, le modalità attraverso le quali si potrebbe individuare un protocollo unitario, tecnico e scientifico per le cardiopatie che hanno bisogno di un impianto di tipo valvolare. A tale protocollo, inoltre, dovrebbero adeguarsi tutte le strutture sanitarie, ovviamente previa informativa sulla difettosità di questi presidi medico-chirurgici realizzati da alcune case produttrici.
Da ultimo, visto che abbiamo appreso dai giornali proprio in questi giorni che lo stesso ospedale Molinette di Torino sta richiamando uno alla volta tutti i malati impiantati di valvole in quest'ultimo anno, vogliamo sapere se il Ministero della salute intenda - visto che, in questo periodo, l'azienda ospedaliera delle Molinette lo sta facendo autonomamente - predisporsi a livello nazionale, con una congrua ed efficace azione congiunta di protocollo di intesa con tutte le regioni italiane, affinché tutti cittadini italiani affetti da quelle patologie (che sono già stati impiantati o che attendono un impianto valvolare) possano avere la necessaria garanzia e sicurezza che, non solo quei dispositivi difettosi siano ritirati dal commercio una volta per tutte nel nostro paese, ma che, addirittura, venga messa in atto una procedura di controllo della sicurezza, sul versante della salute, di coloro che sono già stati impiantati e di tutti coloro - che come il sottosegretario Cursi sa, essendo lo scompenso mitralico una delle cause delle cardiopatie nel nostro paese - che attendono un impianto valvolare.
Signor Presidente, rileviamo tutto ciò innanzitutto perché nel nostro paese la classe medica, in materia di impianto cardiovalvolare, è competente e molto capace dal punto di vista delle tecniche chirurgiche e, quindi, non vogliamo, anche ricordando i fatti di Torino, colpevolizzare la professionalità di centinaia di migliaia di medici che, in Italia, hanno appreso
Tuttavia, atteso che siamo tutti responsabili e consapevoli dell'andamento della spesa pubblica nel nostro paese, attraverso la presentazione della suddetta interpellanza vogliamo richiamare anche il Ministero della salute ad una verifica attenta dei presidi medico-chirurgici perché il rapporto costo-beneficio della produzione in questo campo non può essere certamente a scapito della sicurezza e della qualità della salute dei cittadini italiani.
Per quanto riguarda le valvole cardiache denominate tri-prosthetic heart valve, prodotti dalla ditta Tri-technologies di Belo Horizonte in Brasile, impiantate a Torino, sono state segnalate al Ministero della salute tre incidenti similari, dovuti a malfunzionamento delle valvole (dislocazione di un emidisco).
In due casi è stato coinvolto il modello aortico ed in un caso il modello mitralico. La prima segnalazione di incidente è del primo marzo 2002: il paziente è deceduto dopo intervento chirurgico di sostituzione della valvola aortica. La seconda segnalazione è del 26 agosto 2002 e riguarda un paziente sottoposto a sostituzione della protesi mitralica divenuta malfunzionante. Nel terzo caso, avvenuto il 10 settembre 2002, il paziente è stato espiantato per il malfunzionamento della valvola mitralica.
A seguito del primo caso, il Ministro della salute, in data 5 marzo 2002, aveva provveduto a far ritirare dal mercato italiano tutte le valvole prodotte dalla ditta Tri-technologies (qualsiasi modello), richiedendo ai carabinieri NAS di vigilare sulla puntuale ottemperanza a quanto disposto ed aveva trasmesso, altresì, una nota informativa agli altri paesi europei, in data 13 marzo 2002, invitandoli anche a fornire notizie in merito ad eventuali incidenti similari ed ai provvedimenti intrapresi.
Il ministero ha inviato, il 23 aprile 2002, una nota a tutti gli assessorati regionali e provinciali alla sanità, invitandoli a diramare opportuna informativa alle strutture sanitarie di competenza e ad esortare i medici ad eseguire il follow-up dei pazienti impiantati, a tutela della salute pubblica.
Detta nota è stata inviata anche alla Federazione nazionale degli ordini dei medici e alla Federfarma. Il device in Europa risulta venduto in Italia, Spagna, Francia, Germania, Grecia, Turchia ed Albania.
In data 10 settembre 2002, il Portogallo ha risposto, comunicando di non avere in commercio la valvole in questione. Il 15 ottobre 2002, la Danimarca ha segnalato di non aver osservato malfunzionamenti. La Germania ha disposto il ritiro della valvola, richiedendo ulteriori dati a questo ministero. Non risulta che Francia, Grecia, Turchia ed Albania abbiano disposto alcun provvedimento in merito a tale valvola cardiaca.
Il Ministero della salute ha disposto un campionamento a cura dei NAS, per la richiesta di un parere all'Istituto superiore di sanità il quale, in attesa di poter esaminare il fascicolo tecnico del prodotto in questione, aveva espresso un parere interlocutorio in merito alle cause che potevano aver determinato il decesso del paziente.
Dopo le due ulteriori segnalazioni, questo ministero ha inoltrato una nuova nota, il 6 settembre 2002 (si tratta, quindi, della seconda) agli assessorati ed agli altri paesi europei e ha richiesto ai due centri impiantatori (Padova e Torino) maggiori notizie, in particolare sul numero di valvole impiantate e sul follow-up dei pazienti.
In risposta alla richiesta, la ditta Linea trasmetteva il fascicolo tecnico del prodotto, le cui copie venivano inviate per un esame sia al Consiglio superiore di sanità (alla cui attenzione è stata portata l'intera problematica già in data 12 settembre 2002, per un parere riguardo al tipo più idoneo di controlli a cui sottoporre i pazienti impiantati) sia all'Istituto superiore di sanità.
Nel frattempo, l'Istituto di chirurgia cardiovascolare di Padova segnalava un intervento di sostituzione di protesi mitralica, in quanto al controllo ecocardiografico la valvola presentava un ritardo di apertura. La valvola rimossa, sia ad un esame intracardiaco sia all'ispezione macroscopica mostrava di essere integra e ben funzionante.
I due centri impiantatori - San Giovanni Battista di Torino e l'Istituto di chirurgia cardiovascolare di Padova hanno trasmesso i dati richiesti su valvole impiantate.
L'Istituto di chirurgia cardiovascolare di Padova ha dichiarato di aver impiantato 36 protesi in 34 pazienti, tra il novembre 2000 ed il febbraio 2002, inviando i dati sul follow-up dei pazienti impiantati. L'azienda ospedaliera San Giovanni Battista di Torino ha segnalato l'impianto di 137 protesi su un totale di 124 persone, (alcune hanno ricevuto doppi impianti), fra il dicembre 2000 ed il febbraio 2002.
I dati trasmessi dai due centri sono stati inviati all'attenzione del Consiglio superiore di sanità, che si riunirà alla fine di novembre per esprimere un parere sulla gestione dei pazienti impiantati.
In vista della discussione in adunanza generale, la sezione II del Consiglio superiore di sanità, nella seduta del 24 ottobre 2002, ha già cominciato ad affrontare l'argomento, con particolare riferimento al tipo di controlli e di esami ai quali sottoporre i pazienti impiantati.
Per quanto riguarda le valvole cardiache denominate «Silzone», prodotte dalla ditta statunitense St. Jude Medical, impiantate presso l'azienda ospedaliera San Camillo-Forlanini di Roma, il Ministero della salute ha da tempo predisposto un programma di controllo e sta tuttora svolgendo (così come previsto dalla direttiva comunitaria sui dispositivi medici, ed in linea con le azioni condotte dagli altri paesi della comunità europea) un'azione di sorveglianza nei riguardi della ditta statunitense St. Jude Medical, produttrice dei dispositivi medici.
In particolare, è stata acquisita tutta la documentazione inviata dalla stessa ditta ai centri utilizzatori, concernente il ritiro dei dispositivi medici «Silzone» dal mercato e comprendente le indicazioni sul follow-up dei pazienti impiantati, nonché i dati di commercializzazione delle protesi in questione.
La ditta St. Jude Medical comunicava, in data 21 gennaio 2000, il ritiro della valvola cardiaca «Silzone» dal mercato, e questo ministero pertanto ha provveduto a seguire l'andamento del ritiro della valvola dal mercato, chiedendo alla ditta, in data 17 febbraio 2002, la conferma del completamento del ritiro ed i dati sull'andamento dei pazienti, informando nel contempo anche il comando Carabinieri NAS.
Il 24 febbraio 2000, la ditta St. Jude Medical ha confermato il completamento del ritiro, inviando al ministero tutta la documentazione trasmessa ai centri ospedalieri utilizzatori. Il 21 marzo 2000 anche il NAS ha segnalato l'avvenuto completamento del ritiro della valvola dal commercio.
Relativamente ai dati del follow-up è stato raccomandato ai medici di seguire tutte le normali procedure di controllo e di follow-up idonee ad identificare eventuali complicanze.
Questo dicastero ha ricevuto dalla St. Jude Medical due note, rispettivamente in data 20 dicembre 1999 e 20 gennaio 2000, sull'andamento del monitoraggio dei pazienti impiantati con valvola «Silzone», nelle quali veniva riportato che gli utenti nazionali della valvola cardiaca «Silzone» sono stati informati allo scopo di monitorare con particolare scrupolo i pazienti
Successivamente, la ditta St. Jude Medical comunicava che, per ottemperare alla direttiva 93/42 ed agli accordi intercorsi col Ministero della sanità aveva distribuito a tutti i centri italiani utilizzatori della valvola meccanica cardiaca con rivestimento in «Silzone» una lettera, allegando copia della nota di avviso emessa dal Medical device agency (MDA) inglese.
Nella nota del MDA sono chiaramente indicate le modalità di effettuazione del follow-up dei pazienti impiantati.
Per quanto riguarda in particolare la situazione denunciata dall'interpellante relativa all'azienda ospedaliera San Camillo- Forlanini di Roma, segnalata nell'atto parlamentare in esame, l'assessorato alla sanità della regione Lazio ha comunicato al ministero, per il tramite dell'ufficio territoriale del Governo di Roma, di aver richiesto, a seguito delle istanze del centro per i diritti del cittadino (CODICI), al direttore generale dell'azienda gli opportuni chiarimenti in merito all'impianto delle valvole cardiache artificiali «Silzone».
In data 5 dicembre 2001, con nota trasmessa anche al CODICI, il direttore generale della azienda ospedaliera San Camillo-Forlanini ha riferito che durante il periodo in cui le protesi di cui trattasi sono state utilizzate dall'azienda, non si erano ancora verificate le complicanze notificate dalla stessa compagnia produttrice che determinarono poi l'immediata sospensione del loro impiego in azienda, come provato dai registri in sala operatoria.
Le protesi in questione vennero infatti ritirate dal mercato in quanto a seguito di uno studio prospettico randomizzato su 807 pazienti impiantati con valvole cardiache con o senza rivestimento in «Silzone», condotto in 19 centri di cardiochirurgia europei e nordamericani, venne riscontrata una più alta incidenza di distacchi periprotesici negli appartenenti alla prima categoria. Tra i due gruppi inoltre non venne riscontrata alcuna differenza per quanto riguarda la mortalità ad un anno.
I successivi studi prospettici randomizzati pubblicati in tal senso non sono concordi sull'argomento, avendo alcuni confermato gli esiti sopra riportati, mentre altri non hanno messo in evidenza alcuna differenza tra le due categorie di pazienti presi come campione.
Relativamente alle misure di vigilanza e di controllo poste in essere a seguito dei gravi episodi verificatisi, si segnala che il Ministero della salute, come già ricordato, ha monitorato l'azione informativa svolta dalla ditta St. Jude Medical, acquisendo la documentazione inviata dalla stessa ditta e le indicazioni sul follow-up dei pazienti sui dati di commercializzazione delle valvole.
È opportuno precisare, altresì, che dalla data del ritiro della valvola cardiaca denominata «Silzone» alla data dell'informativa pervenuta dal CODICI, in cui si riferiva di presunti decessi attribuiti alla valvola, il Ministero della salute non ha effettuato azioni correttive specifiche, in quanto nessuna segnalazione ad esito infausto era pervenuta da alcun ospedale italiano. Ad oggi, non risultano segnalati incidenti ad esito infausto, attribuibili a malfunzionamento della valvola «Silzone» avvenuti in Italia.
Il ministero, stante l'urgenza e la delicatezza della problematica e al fine di tutelare la salute pubblica, ha ritenuto opportuno contattare ed informare direttamente i centri impiantatori (aziende ospedaliere, policlinici universitari e strutture accreditate in tutta Italia) che avevano impiantato la valvola «Silzone» ed ha richiesto direttamente a tali centri i dati sul numero delle valvole impiantate e sul follow-up dei pazienti. A seguito delle richieste, sono pervenute risposte da tutti i centri ma, da un primo esame delle risposte, non sembrano emergere particolari problemi derivanti dall'applicazione della valvole in questione. Il ministero ha sollecitato ulteriori informazioni dai centri, con particolare riferimento a quelli che avevano riportato eventi fatali nel fol
In merito alla costante tutela della salute dei pazienti impiantati con le valvole cardiache che hanno avuto i problemi ora ricordati, questo ministero ritiene utile un ulteriore coinvolgimento degli assessorati regionali alla sanità, sia perché sollecitino la trasmissione dei dati richiesti e notizie e programmi sulle modalità del follow-up eseguito sui pazienti, sia per una specifica informativa agli specialisti in cardiologia e ai medici di base.
Il Ministero della salute sta valutando la possibilità di allestire un registro nazionale delle protesi (comprese le protesi valvolari cardiache) al fine di conseguire la rintracciabilità certa delle protesi impiantate e di poter celermente individuare i pazienti per un idoneo controllo e follow-up.
Infine, per quanto riguarda la richiesta di costituire una commissione di inchiesta ministeriale per avviare un accertamento congruo dei dispositivi valvolari acquistati in tutte le aziende sanitarie ed ospedaliere, occorre segnalare che nel testo di legge concernente disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge finanziaria per il 2003), approvato dalla Camera dei deputati ed attualmente all'esame del Senato, nel capo IV (Interventi nel settore sanitario) è stato inserito l'articolo 38, che istituisce presso il Ministero della salute la commissione unica sui dispositivi medici.
Detta commissione, nominata con decreto del ministro della salute, sentite le competenti Commissioni parlamentari, è composta da cinque membri nominati dal ministro della salute, uno dal ministro dell'economia e delle finanze e sette dalla conferenza dei presidenti delle regioni e province autonome. Sono componenti di diritto, inoltre, il direttore generale della valutazione dei medicinali e della farmacovigilanza di questo ministero ed il presidente dell'Istituto superiore di sanità o un suo direttore di laboratorio. La commissione, che può invitare a partecipare alle sue riunioni esperti nazionali e stranieri, costituisce un organo consultivo tecnico del Ministero della salute di elevata competenza, con il compito di definire ed aggiornare il repertorio dei dispositivi medici utilizzati nel nostro paese, classificando tutti i prodotti in classi e sottoclassi specifiche, con l'indicazione del prezzo di riferimento.
Debbo dire che apprezzo l'idea della costituzione di un registro nazionale degli impiantati valvolari, perché, esso, non solo costituirà uno strumento valido di monitoraggio della situazione nel nostro paese, ma ci consentirà di osservare (è qui la nota dolente) ciò che accade, nel tempo, ad un paziente cardiopatico impiantato.
Per questo motivo - al di là dell'enfasi e della velocità con cui il sottosegretario Cursi ha riferito circa le disposizioni adottate negli ultimi mesi -, ovviamente, non mi sento affatto tranquillizzata. Credo che, né il mondo scientifico né i cittadini impiantati, potrebbero sentirsi tranquillizzati, allorquando si riferisce una serie
Il sottosegretario e tutta la comunità scientifica sono a conoscenza che per l'osservazione delle difettosità, secondo trial randomizzati (mi auguro che venga istituito un registro nazionale e che il Ministero della salute, insieme all'Istituto superiore di sanità, voglia preparare la scheda del trial randomizzato, in modo che vi sia un'omogeneità di comportamento all'interno delle strutture), occorrono ovviamente cinque anni, in rapporto allo stato generale di salute del paziente, per poter affermare se si è registrato un esito positivo o un intervento.
Sottosegretario Cursi, con riferimento a queste vicende dolorose e con spirito non strumentale, ma collaborativo, mentre dichiaro la mia soddisfazione nei confronti di questo strumento nazionale da mettere in atto tempestivamente (mi auguro che non passino molti mesi per la sua costituzione), contemporaneamente, dichiaro di trovare tardivo l'operato della sezione speciale del Consiglio superiore di sanità. Credo che il ministro della salute Sirchia, di fronte ad un'emergenza e ad una preoccupazione di questa natura - riportata oramai, ogni giorno, sui maggiori quotidiani nazionali - da parte dei cittadini portatori di quelle patologie (soprattutto di coloro che sono in attesa di un impianto), potrebbe fare in modo che la sezione del Consiglio superiore di sanità lavorasse con urgenza per poter verificare i dati arrivati e costituire questo trial comportamentale a cui tutte le strutture sanitarie del nostro paese dovrebbero celermente uniformarsi.
Sottosegretario Cursi, a differenza sua e del suo Governo, non annetto un'importanza salvifica alla nuova commissione sui dispositivi medici prevista nel disegno di legge finanziaria. Ho avuto occasione di intervenire su questo argomento già durante il dibattito in Commissione di merito ed in aula. Infatti, come lei sa (lei stesso ha recitato, in maniera assolutamente precisa, la proposta emendativa al disegno di legge finanziaria all'esame del Senato), la stessa formulazione dell'articolo relativo a quella commissione si conclude con l'indicazione del prezzo di riferimento. Quindi, non annetto un salvifico potere a quella commissione. È noto, infatti, che, in base allo spirito di quell'articolo ed alle finalità che tale strumento si propone, si tratta solo di raggiungere una certa analisi dal punto di vista economico, perché in un periodo di forti ristrettezze della spesa pubblica nell'ambito della sanità, ovviamente, una commissione del genere potrà lavorare ed individuare, in tutta Italia, la marea esistente di prodotti, mezzi, strumenti e presidi con prezzi differentissimi che suscitano preoccupazione e determinano la necessità di una razionalizzazione della spesa in questo campo.
Quindi, essendo questa la finalità della commissione unica sui dispositivi medici, non attribuirei ad essa alcun compito dal punto di vista medico-scientifico. Infatti, come ella sa, signor sottosegretario (perché ha citato, in maniera congrua, alcune riviste scientifiche di riferimento), per quanto concerne determinati prodotti, ancorché abbiano fretta di immettere sul mercato il prodotto frutto della loro innovazione tecnologica, le aziende produttrici - in questo caso, tutte multinazionali straniere - non sempre mettono in campo, ahinoi (parliamo di salute!), una sperimentazione in vivo e in vitro che indichi se lo strumento sia effettivamente efficace (altrimenti, quei riscontri sulle aziende implicate a Padova e a Roma, al San Camillo non li avremmo avuti).
Perciò, ripeto, mi spiace, ma non annetto una grande importanza alla suddetta commissione. Piuttosto, avrei preferito sentire dal Governo in quale modo stia lavorando per predisporre schede di qualità di alcuni dispositivi medici (in questo caso, impianti valvolari cardiaci, ma anche quelli di altra natura) alle quali le regioni e, in modo particolare, le aziende ospedaliere, dovrebbero attenersi allorquando giungono, sui tavoli degli economati, le offerte del mondo produttivo nazionale ed
Questo occorreva fare! Ma il sottosegretario sa che, dietro questa vicenda (i fatti di Torino sono lì a testimoniarlo), si nasconde il groviglio dell'illegalità o, per lo meno, dei rapporti non corretti, sul piano delle disposizioni normative, allorquando vengono indette le gare d'appalto per l'acquisto di materiali così delicati come quelli utilizzati per impianti e trapianti.
Mi sarei aspettata la messa in campo di una scheda di qualità uniforme per tutto il sistema, anche a livello regionale e, considerato che il ministro per l'innovazione tecnologica è così attento ai temi dell' e-government, dell'e-commerce e dell'uso delle tecnologie informatiche, mi sarei anche aspettata che nel sito del Ministero della sanità si cominciasse a costruire un portale serio al quale fare riferimento per conoscere qualità e prezzo dei dispositivi medici, nonché la loro validità.
In questo modo, forse, la commissione unica sui dispositivi medici potrebbe anche avere un senso, altrimenti rischierà solo di produrre una lista statistica con i diversi prezzi (e, naturalmente, essendo magre le risorse, ci si atterrà, anche nei casi in questione, al prezzo più basso). Credo, però, che il Governo debba fare molta attenzione perché il prezzo più basso (si veda la produzione del Brasile) ha innescato non solo il meccanismo dei casi infausti, ma anche enormi difettosità, tant'è che l'ospedale Molinette sta richiamando, uno ad uno, tutti i pazienti impiantati.
Quindi, signor sottosegretario, mi auguro che la fretta non sia cattiva consigliera e che il Ministero della salute, anche avvalendosi della collaborazione dei ministeri delle attività produttive e dell'innovazione tecnologica, agisca affinché le strutture attive in ambito nazionale possano conoscere qualità, economicità e congruità dei dispositivi adoperati in patologie così rilevanti e si eviti, in tal modo, che sia minacciato il diritto alla salute dei cittadini.