Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 220 dell'8/11/2002
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(Esame dell'articolo 33 - A.C. 3200-bis)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 33 e delle proposte emendative ad esso presentate (vedi l'allegato A - A.C. 3200-bis sezione 4).
Nessuno chiedendo di parlare sull'articolo 33 e sulle proposte emendative ad esso presentate, invito il relatore per la maggioranza ad esprimere il parere della Commissione.

ANGELINO ALFANO, Relatore per la maggioranza. Signor Presidente, il parere è contrario su tutte le proposte emendative presentate, mentre si raccomanda l'approvazione dell'emendamento 33.185 della Commissione.
Inoltre, esprimo un invito al ritiro degli emendamenti che si occupano esattamente della stessa materia indicata dall'articolo aggiuntivo che ho testé ritirato; non avendo in questo momento individuato nominativamente i firmatari di tali proposte, li invito comunque a ritirarli.

PRESIDENTE. Il Governo?

GIUSEPPE VEGAS, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il parere del Governo è contrario su tutte le proposte emendative all'articolo 33 ad eccezione dell'emendamento 33.185 della Commissione, sul quale il parere è favorevole. Inoltre insieme al relatore, rivolgo un invito ai presentatori al ritiro delle proposte emendative in materia analoga a quella contenuta nell'articolo aggiuntivo 24.020 della Commissione, tenendo presente che si


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tratta comunque di un problema che in qualche modo prima o poi andrà risolto.

AUGUSTO BATTAGLIA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

AUGUSTO BATTAGLIA. Signor Presidente, non ho il dono di vedere molto bene, ma nei banchi del Governo non vedo né il ministro Sirchia né il sottosegretario di Stato per la sanità.

TIZIANA VALPIANA. Prima c'era.

MAURA COSSUTTA. È scappato.

AUGUSTO BATTAGLIA. Ora, dovendo affrontare una materia importante, come la sanità, negli articoli 33, 34 e 35 del disegno di legge finanziaria, dove toccheremo problemi come gli investimenti nella sanità, l'innovazione tecnologica, la ricerca...

PRESIDENTE. Onorevole collega, ho capito il problema, mi sto attivando, visto che ho visto due minuti fa il ministro Sirchia, per cui è sicuramente qui.

ANTONIO BOCCIA. Eccolo (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo e della Margherita, DL-l'Ulivo)!

PRESIDENTE. Come vede, in questo caso il ministro non ha bisogno di richiami perché è presente in aula.
Onorevole Bindi, anche lei voleva richiamare il ministro ma visto che è già entrato ...
Passiamo alla votazione dell'emendamento Russo Spena 33.1.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bindi. Ne ha facoltà.

ROSY BINDI. Signor Presidente, volevo fare l'intervento sull'articolo e sul complesso degli emendamenti...

PRESIDENTE. No, onorevole Bindi, non le posso dare la parola sul complesso degli emendamenti perché sono già stati espressi i pareri.

ROSY BINDI. Va bene, signor Presidente.
Quelle che sto per pronunciare non sono parole mie, ma dei presidenti delle regioni e del coordinatore degli assessori regionali alla sanità. Come tutti sanno, il presidente della Conferenza Stato-regioni è il presidente Ghigo, presidente di una regione governata dal centrodestra. Il coordinatore degli assessori regionali alla sanità è l'assessore Gava del Veneto, regione del centrodestra. Il primo sulle agenzie di stampa e il secondo, ieri, rivolgendosi ai medici di famiglia - che, peraltro, hanno accolto con molta freddezza il ministro Sirchia - hanno dichiarato con grande serietà e senso di responsabilità che, se il disegno di legge finanziaria per il settore della sanità resterà così come è, dalla prossima primavera le regioni italiane saranno costrette a tagliare i servizi sanitari ai cittadini o ad introdurre sistemi di finanziamento alternativi alla fiscalità generale.
Credo che di fronte a queste dichiarazioni, alle quali oggi se ne sono aggiunte - da parte del presidente Storace e del presidente Formigoni - altre non meno dure e non meno chiare nei confronti del Governo, questa Assemblea debba svolgere una seria riflessione, debba porsi seriamente un problema. Signor Presidente, la prego, poiché in seguito non parlerò più.

PRESIDENTE. Stavo facendo un gesto all'onorevole Luigi Pepe che ha chiesto di parlare.

ROSY BINDI. Si vuol fare ciò che si è tentato di fare per la riforma dell'esclusività del rapporto dei medici, e cioè presentare un emendamento di notte, di nascosto, evitando di confrontarsi con i sindacati, con i cittadini, con l'opposizione? Si vuol fare così anche per ciò che concerne il servizio sanitario nazionale e cioè accompagnarlo ad una dolce morte,


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ad una dolce trasformazione senza un reale coinvolgimento dei cittadini, delle forze politiche, dell'opposizione e dei sindacati? Abbiate il coraggio di dirlo e se volete cambiare sistema promuovete nel paese un grande dibattito come abbiamo fatto noi quando abbiamo approvato la legge n. 833 del 1978 e quando l'abbiamo rafforzata con la riforma rappresentata dal decreto legislativo n. 229 del 1999 (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-l'Ulivo, dei Democratici di sinistra-l'Ulivo, di Rifondazione comunista e Misto-Comunisti italiani - Commenti dei deputati del gruppo di Alleanza nazionale)! Dovete continuate ad affermare - e noi siamo con voi - che volete garantire un futuro a questa grande opera pubblica nazionale (il servizio sanitario nazionale) e non passare, in maniera surrettizia, a sistemi assicurativi, a sistemi misti che mettono in ginocchio le parti più deboli del nostro paese, ma anche tutte le classi medie, i ceti medi, innestando così, anche per l'Italia, una profonda trasformazione del modello democratico. Infatti, sapete perfettamente che indebolendo i ceti medi si cambia il volto della democrazia di un paese e noi ci siamo fondati su questo modello.
Se voi non volete fare questo e volete dare un futuro al servizio sanitario nazionale, noi siamo con voi e siamo disposti a collaborare, però cambiate rotta perché, se andate avanti con questo disegno di legge finanziaria che, di fatto, fa mancare molte migliaia di miliardi di vecchie lire alle regioni, voi costringete queste ultime a portare a compimento ciò che hanno già annunciato, cioè tagliare i servizi, dimenticarsi del provvedimento appena approvato dal Governo sui livelli essenziali di assistenza: questo accadrà!
Nel disegno di legge finanziaria vi è scritto che per poter usufruire degli aumenti del fondo sanitario, peraltro insufficienti, previsti lo scorso anno nell'accordo dell'8 agosto con le regioni, tutte le regioni italiane dovranno fare una tale corsa ad ostacoli a spese loro, che neanche le più virtuose riusciranno a farcela ma, se anche ce la facessero, avrebbero quei finanziamenti nel dicembre del 2004. Il che significa che per il 2003 avremo il collasso del servizio sanitario nazionale, anche tenendo conto del fatto - e il Governo lo sa - che, ad oggi, si debbono ancora distribuire 30 mila miliardi del fondo sanitario dello scorso anno.
Questa è la situazione e voi sapete perfettamente che vi sono regioni (Lazio, Campania, Piemonte, Veneto) che già adesso sono al collasso, così come vi sono delle regioni virtuose, come l'Emilia-Romagna, la Toscana e l'Umbria, ma anche loro verranno coinvolte in questa spirale (Commenti dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza nazionale).

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, vi prego.

ROSY BINDI. Sì signori, perché i conti li ha certificati la Corte dei conti non l'opposizione, è scritto lì chi ha la maglia nera e chi ha la maglia rosa (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-l'Ulivo e dei Democratici di sinistra-l'Ulivo). Cari signori, è inutile che neghiate le cifre, è inutile che continuiate a fare su tutti i settori del paese contemplati dal disegno di legge finanziaria il gioco delle tre carte!
Questa è la situazione! Se volete preservare il futuro del servizio sanitario nazionale, abbiate il coraggio di fare ciò che ha fatto la Francia e ciò che sta facendo l'Inghilterra: maggiori risorse, più governo al sistema, applicazione vera del titolo V della Costituzione, valorizzazione vera delle risorse umane e professionali, non pizzi o elemosine per l'esercizio della libera professione, come avete tentato di introdurre di notte e di nascosto perché vi vergognavate (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-l'Ulivo, dei Democratici di sinistra-l'Ulivo e Misto-Comunisti italiani).
Fate davvero questo e noi saremo con voi. Vi aiuteremo e saremo disponibili nei confronti (Commenti dei deputati del gruppo di Alleanza nazionale)... sì, signori. Questa è la vera situazione.

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Bindi.


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ROSY BINDI. Questo vi chiediamo di fare, altrimenti abbiate il coraggio di dire che avete deciso di svendere la sanità pubblica...

IGNAZIO LA RUSSA. Brava!

ROSY BINDI. ...come già state facendo con riferimento ai beni pubblici di questo paese (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-l'Ulivo, dei Democratici di sinistra-l'Ulivo, di Rifondazione comunista, Misto-Comunisti italiani, Misto-Socialisti democratici italiani e Misto-Verdi-l'Ulivo - Commenti dei deputati del gruppo di Alleanza nazionale).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Luigi Pepe. Ne ha facoltà.

LUIGI PEPE. Signor Presidente, mi associo alle considerazioni testé svolte dall'onorevole Bindi.
Vorrei, inoltre, chiedere, signor Presidente, conferma del ritiro dell'emendamento Moroni 33.21 che prevede obblighi particolari per i medici di medicina generale. Gradirei, quindi, sapere se è stato effettivamente ritirato.

PRESIDENTE. Sì, onorevole Pepe, l'emendamento Moroni 33.21 è stato ritirato.

LUIGI PEPE. Grazie, signor Presidente.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Parodi. Ne ha facoltà.

EOLO GIOVANNI PARODI. Signor Presidente, credo sia giunto il momento di chiarire, con forza e senza sotterfugi, che non è nostra intenzione smantellare il servizio sanitario nazionale (lo abbiamo affermato, l'ho affermato io in tutte le sedi congressuali dei medici e lo riaffermo qui).
Nessuno ci può strumentalizzare, credendo che noi seguiamo delle vie distorte. Noi abbiamo l'intenzione di migliorare, se possibile, il servizio sanitario nazionale, attraverso una serie di condizioni, anche al fine di canalizzare i soldi che oggi gli italiani spendono privatamente affinché rientrino in un discorso complessivo relativo al servizio sanitario nazionale. Dirò di più. Voglio dire, a nome dei miei colleghi, che siamo molto, molto decisi anche ad inserire, all'interno del servizio, quella umanità di rapporti che la gente, nella quale crediamo, vuole.
Noi rispondiamo all'umanità sommersa che chiede aiuto. Non accetto da nessuno lezioni morali, umane e professionali su questo problema (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia e di deputati del gruppo di Alleanza nazionale). Siamo all'avanguardia e lo dimostreremo nella difesa della nostra gente. Non si scherzi su queste cose, caro Presidente.
Ho perso la moglie per un tumore. Quel tumore non era né di destra né di sinistra. Io difendo, insieme ai miei colleghi, la gente e non sarete voi a dare lezioni a noi su tale questione (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza nazionale).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Massidda. Ne ha facoltà.

PIERGIORGIO MASSIDDA. Signor Presidente, onorevole Bindi, lei in questo momento sta esaltando la sua riforma che è stata testé applaudita dalla sua maggioranza, dopo che, negli scorsi mesi e negli scorsi anni, è stata indicata come la causa della vostra sconfitta.
Se di incoerenza si vuole parlare, credo essa sia dalla sua parte e non dalla nostra. Le posso garantire che la parte della proposta emendativa che abbiamo messo in discussione, in relazione a quel voto negativo, che non soddisfaceva la maggioranza, era proprio quelle che manteneva quell'odio nei confronti dei medici ospedalieri introdotto da lei con la sua legge (Commenti dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo e della Margherita, DL-l'Ulivo - Applausi di deputati del gruppo di Alleanza nazionale). Noi volevamo introdurre la libertà per un professionista,


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come tanti altri in Italia, di poter decidere, dopo il proprio orario di lavoro, dove lavorare, quando lavorare e a chi fornire la prestazione. Rimane il fatto, e concludo signor Presidente, che nel 1997 il servizio sanitario italiano era identificato come il migliore del mondo, mentre oggi lei ci lascia in eredità lunghe file di attesa delle quali lei non può esser orgogliosa (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza nazionale - Commenti dei deputati del gruppo di Rifondazione comunista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Palumbo. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE PALUMBO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, a mio avviso le parole dell'onorevole Bindi paiono veramente fuori luogo. Noi abbiamo avuto una défaillance, per carità; sono cose che possono succedere nel corso dell'approvazione di un disegno di legge finanziaria. Tuttavia, la presentazione di questa proposta emendativa da parte della Commissione ha una sua finalità ben precisa, che abbiamo già dichiarato nel corso della campagna elettorale e nelle dichiarazioni alla stampa: ridare ai medici e alla sanità quella libertà che la riforma Bindi ha tolto. Questo è il punto principale! È evidente che vi è ancora il tempo per intervenire e correggere: nessuno vuole smantellare la sanità, ma occorre farla funzionare meglio.
Vorrei aggiungere una sola cosa: la Bindi si vanta tanto del fatto che la sanità italiana è al secondo posto nel mondo, fortunatamente; ebbene, questa posizione, secondo le statistiche, risale al 1997-1998, prima della riforma Bindi. Occorre vedere adesso, dopo la riforma Bindi, che ha causato l'aumento delle liste d'attesa in modo esorbitante, tantissimi danni alla sanità, con deficit sempre crescenti, cosa abbia guadagnato la sanità in Italia. Non è vero che è nostra intenzione favorire determinate categorie e i medici: vogliamo migliorare la sanità in Italia. Ce la faremo sicuramente nel corso di questa legislatura e, probabilmente, anche nell'ambito dell'approvazione di questa legge finanziaria.
Il problema del pizzo che sollevava l'onorevole Bindi...

PRESIDENTE. Onorevole Palumbo...

GIUSEPPE PALUMBO. Mi scusi, signor Presidente, vorrei concludere. Il pizzo lo ha introdotto proprio la riforma Bindi. Adesso succede che i medici nello svolgimento dell'attività intra moenia extramuraria pagano una percentuale all'ASL sulle visite che effettuano nei propri ambulatori. Questo pizzo è stato introdotto dalla riforma Bindi! Dalle audizioni che abbiamo svolto la scorsa settimana in Commissione risulta che l'attività intra moenia tanto decantata dall'ex ministro Bindi non è applicata in tutta Italia. Mi riferisco a quella intra moenia e al ricovero ospedaliero (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Lucchese. Ne ha facoltà.

FRANCESCO PAOLO LUCCHESE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, mi sembra che l'intervento dell'onorevole Bindi sia stato opportuno perché ritengo che a farla intervenire sia stato il complesso di colpa. Lei infatti è l'artefice della cosiddetta riforma-ter, la cosiddetta riforma Bindi. Quella riforma infatti le è costata l'espulsione dal Governo e sta ancora leccandosi le ferite (Applausi dei deputati del gruppo dell'UDC (CCD-CDU) e di deputati del gruppo di Alleanza nazionale)!
In effetti, in questo inizio di legislatura stiamo lottando per porre rimedio a tutto ciò che è stato fatto in maniera negativa attraverso quella riforma. È vero: lei ha riferito ciò che hanno detto gli assessori. È vero: esiste un debito enorme ed un aumento della spesa incontrollabile. Ma da cosa deriva questa spesa incontrollabile? Dalla riforma Bindi che è stata precedente, mi pare ovvio! Non c'è bisogno di spiegarlo ai bambini, che pure lo sanno.


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Quella riforma ha determinato un aumento di spese. In cinque anni di Governo di centrosinistra siamo passati da una spesa sanitaria di 90 mila miliardi ad una di 140 mila. Come sono stati spesi questi 60 mila miliardi? Hanno migliorato la sanità negli anni in cui siete stati al Governo, in cinque anni? Ebbene, non è migliorata, anzi l'abbiamo trovata in uno stato disastroso e ci stiamo impegnando per riparare il danno che è stato arrecato nei cinque anni precedenti. Continueremo a lottare, riusciremo a porre rimedio al danno e alle storture che sono state introdotte!
Mi sembra sia questo il senso del discorso: apprezzo la faccia tosta dell'ex ministro che ha l'ardire di intervenire e dire cose diverse rispetto alla realtà espressa dai numeri e dai fatti. Non c'è bisogno di arrampicarsi sugli specchi e di fare filosofia e demagogia (Applausi dei deputati del gruppo dell'UDC (CCD-CDU) e di deputati del gruppo di Alleanza nazionale - Commenti dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo)!

KATIA ZANOTTI. Cafone!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Baiamonte. Ne ha facoltà.

ALFONSO GIANNI. Fate intervenire qualche malato! È intervenuta tutta la corporazione dei medici!

GIACOMO BAIAMONTE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, con molta calma e serenità vorrei dire che nessuno ha intenzione di smantellare il servizio sanitario nazionale.
Al contrario, noi abbiamo intenzione di modificare le storture del decreto legislativo n. 229 del 1999 e, in particolare, due principi che sono illiberali. Innanzi tutto, vogliamo inserire la previsione della reversibilità dell'attività intra moenia, che la riforma attuata dal decreto legislativo n. 229 non prevede. In secondo luogo, quella riforma stabilisce che il medico che esercita la sua attività extra moenia, soltanto per il fatto che esercita la sua attività privata al di fuori della struttura ospedaliera, non può ricoprire cariche apicali, senza alcuna considerazione per i suoi meriti professionali, l'anzianità e le sue capacità. Noi vogliamo correggere queste storture, non distruggere il servizio sanitario nazionale, come sostiene l'onorevole Bindi!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Fioroni. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE FIORONI. Presidente, dal momento che tanti colleghi della maggioranza continuano a parlare in maniera così convinta di un articolo aggiuntivo che ormai è un caro estinto, forse sarebbe stato più utile se fossero stati in aula a votarlo e a sostenerlo, se ne erano convinti quanto i presidenti delle regioni che ieri lo hanno bocciato (e credo che il ministro Sirchia debba tenerne conto) (Applausi di deputati dei gruppi della Margherita, DL-l'Ulivo e dei Democratici di sinistra-l'Ulivo).
Vorrei dire che questo eccesso di amore e di rassicurazioni, riguardante il sistema sanitario nazionale, suscita in noi qualche preoccupazione, se si tiene presente che all'interno di questo articolo - mi rivolgo all'onorevole Parodi - noi, nell'ordine, approviamo il monitoraggio per i medici di famiglia, senza dire loro quali sono i punti di riferimento rispetto ai quali saranno multati o puniti (se cureranno in modo appropriato il malato, ma se questo comporterà un aumento di spesa rispetto all'accordo fatto l'8 agosto dalle regioni e dal Ministero della salute, li puniremo, senza aver spiegato loro se è giusto che curino il malato o se invece debbano rispettare i conti) e mandiamo a casa i direttori generali non nel caso in cui essi non prescrivano al malato cure appropriate, ma se non porteranno i conti in pareggio.
L'unica cosa che avete cercato di fare, per risparmiare quattro lire e razionalizzare la spesa - dopo aver votato insieme, in quest'aula, nella scorsa legislatura, addirittura il ripristino della specializzazione


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in medicina idrotermale - è stato stabilire un ticket per le cure termali, magari più alto di quanto effettivamente vale la prestazione, perché in questo modo recupererete soldi.
Credo vi sia la volontà, al di là delle vostre parole, di smantellare questo sistema e per fare ciò pensavate di avere come complici le regioni, che avrebbero dovuto farsi carico di questo smantellamento, dopo che in precedenza hanno dovuto aumentare le tasse e oggi devono chiudere i servizi. Il vostro gioco è stato scoperto: assumetevi la responsabilità di questo articolo che andate a votare, sapendo che costringerete i medici di famiglia a non curare i malati, non perché vi saranno i percorsi diagnostici e terapeutici, ma perché, se prescriveranno le cure che riterranno opportune, saranno puniti (Applausi dei deputati del gruppo della Margherita, DL-l'Ulivo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Valpiana. Ne ha facoltà.

TIZIANA VALPIANA. Signor Presidente, la ringrazio, anche perché dopo una lunga sequela di interventi da parte di medici, finalmente parlerà una cittadina che fruisce del servizio sanitario nazionale e che appartiene ad un partito che è attento non tanto ai diritti e (qualche volta) ai privilegi degli operatori, ma al sacrosanto diritto dei cittadini di usufruire di un servizio sanitario pubblico gratuito e universale.
Credo che con il voto espresso precedentemente abbiamo sottolineato, ancora una volta, l'importanza di questo tema. Vorrei dire al presidente Palumbo e al collega Massidda, i quali hanno detto che attraverso questo emendamento il Governo voleva restituire la libertà, che a me sembra che questa maggioranza moltissime volte, in molti campi - nella giustizia, ma anche nella sanità - confonda la libertà con l'arbitrio: si voleva dare ai medici dipendenti del servizio sanitario nazionale l'arbitrio di fare ciò che volevano, in ogni momento, potendo servire due padroni in contemporanea, facendo pagare loro una piccola elemosina; infatti, chiunque di noi ha avuto la sfortuna di doversi rivolgere ad un medico che lavora, oltre che nel pubblico, anche nel privato, sa quali siano gli emolumenti - quasi sempre in nero e senza fattura - che vengono richiesti ai cittadini, quali siano i redditi che questi medici percepiscono con l'attività privata e come 5 mila euro rappresentino quindi una mancia, una elemosina, attraverso la quale si sarebbe regalato loro l'arbitrio più assoluto.
Credo che aver sconfitto questa manovra del Governo sia un atto estremamente importante per dare certezza ai cittadini che gli operatori negli ospedali, nei ruoli apicali, sono persone che hanno scelto di lavorare per il servizio sanitario nazionale, perché credono in un servizio pubblico uguale per tutti e che hanno fatto di questa scelta una motivazione della propria vita.
Con l'approvazione del subemendamento presentato dalla collega Bindi, ma anche con l'emendamento che stiamo esaminando, l'emendamento Russo Spena 33.1, si affrontano due cardini su cui questo Governo sta lavorando: la destrutturazione assoluta in senso privatistico del servizio sanitario nazionale e la volontà di scaricare i costi sulle famiglie.
L'emendamento al nostro esame, che intende cancellare l'aumento del ticket sulle prestazioni termali, mira esattamente ad evidenziare che state cercando di scaricare sulle famiglie, sulle persone e sui pazienti i costi che il servizio sanitario nazionale non intende più coprire. Ciò con l'obiettivo di fondo di destrutturare il servizio sanitario pubblico e costringere la gente a rivolgersi altrove, creando l'alibi per distruggere completamente il servizio pubblico.
Ci stiamo opponendo in tutti i modi alla realizzazione di questo disegno, in Parlamento - lo abbiamo manifestato con il voto precedente - ed anche nel paese. Le regioni sono totalmente scontente; tutte le organizzazioni sindacali, ma anche tutte le associazioni dei cittadini, a cominciare dal Tribunale dei diritti del malato, si sono


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pronunciate contro questo disegno di legge finanziaria. Dovrete arrendervi all'evidenza (Applausi dei deputati del gruppo di Rifondazione comunista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Costa. Ne ha facoltà.

RAFFAELE COSTA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, credo che non sia il caso di «piangere» - mi rivolgo in particolar modo ai colleghi della maggioranza - per un voto che altrimenti avrebbe potuto avere conseguenze, a mio giudizio, complessivamente non positive sulla sanità italiana (Applausi di deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo e della Margherita, DL-l'Ulivo).
Dico ciò con grande serenità, come ho già affermato all'interno del gruppo, perché reputo che il problema vero non sia relativo alla questione dei 5.000 euro, che possiamo considerare una tassa un poco «stramba». Il problema è la possibilità che il «dirottamento» di pazienti dalle strutture pubbliche a quelle private possa continuare e forse aumentare (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo, della Margherita, DL-l'Ulivo e Misto-Comunisti italiani).
Questo è il «succo» della situazione. Non possiamo, pur essendo difensori della libertà e di coloro che svolgono attività professionale in modo coscienzioso, dimenticare che esiste un forte squilibrio. In questo settore esistono liste di attesa che potrebbero essere favorite da un ulteriore «dirottamento».
È preferibile fornire una disciplina più organica e completa della materia, come ha progettato il ministro Sirchia in più disegni di legge non approvati o in quelli non ancora approvati dal Consiglio dei ministri. Signor ministro, la invito a titolo personale - poiché non ho altro motivo per parlare in questa sede - a proseguire sul proprio progetto complessivo relativo all'attività dei medici e vedrà che avrà gran parte del Parlamento con sé.
Mi permetta la collega Bindi di ricordarle che la crescita della spesa sanitaria - ne ha già accennato il collega Lucchese poco fa - anche, anzi soprattutto negli anni di governo del centrosinistra, è stata tale da condurre all'attuale oggettiva situazione, che potrebbe comportare sacrifici per il domani: siamo passati da 95.000 a 153.000 miliardi.
È certamente necessario intervenire a difesa del servizio sanitario nazionale, migliorarlo, ma senza eccessivi cedimenti al settore privato, perché la concorrenza con questo settore non può verificarsi nel momento in cui lo Stato non spende bene ed il privato tende a lucrare sostituendosi ad esso, bensì in una corretta competizione tra il privato ed il pubblico che si potrà verificare, se spenderemo meglio i soldi del servizio sanitario nazionale.
Vorrei fare un'ultima considerazione: è vero che il Piemonte, il Lazio e il Veneto hanno ecceduto nella spesa, ma c'è qualcuno che, nel passato, dai vertici del Ministero ha dato di più a certe regioni, che oggi vengono definite «virtuose» solo perché, in passato, hanno beneficiato di maggiori risorse da parte dello Stato (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza nazionale e della Lega nord Padania).

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, da questo momento sarò un po' più fiscale nel richiamarvi al minuto di tempo a disposizione. Ho voluto lasciar parlare l'onorevole Costa perché ho fatto così anche con gli altri deputati, ma adesso vi è un lunghissimo elenco di parlamentari che hanno chiesto di intervenire.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Bolognesi. Ne ha facoltà.

MARIDA BOLOGNESI. Signor Presidente, nel minuto a disposizione vorrei solo fare un richiamo per affrontare, anche con serenità, l'articolo 33 del disegno di legge finanziaria, che riguarda importanti passaggi relativi al nostro servizio sanitario nazionale.
Credo l'Assemblea abbia saggiamente respinto l'articolo in questione e sono d'accordo anche con molte affermazioni


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dell'onorevole Costa: quella misura era sbagliata, non solo perché faceva pagare 5 mila euro - si trattava del male minore, tuttavia era sbagliato -, ma soprattutto perché faceva ritornare un meccanismo dannoso per il nostro sistema sanitario e per le migliaia di medici che, assieme a noi, credono nel servizio sanitario nazionale e che erano contrari a quel meccanismo. Vorrei sottolineare che esso portava - ecco la saggezza dell'Assemblea - anche chi sceglie di guadagnare fuori dall'ospedale a dirigere strutture complesse, vale a dire a fare il primario...

PRESIDENTE. Onorevole Bolognesi...

MARIDA BOLOGNESI. Chi crede nelle strutture complesse pubbliche non può dare - o stornare, peggio che mai! - pazienti al servizio privato.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Battaglia. Ne ha facoltà.

AUGUSTO BATTAGLIA. Onorevole Parodi e onorevole Baiamonte, voi dite che non è vostra intenzione smantellare il servizio sanitario nazionale, ma che intendete migliorarlo e canalizzare meglio le risorse. Vedete, non metto in discussione la vostra buona fede, tuttavia dovete riconoscere che non avete convinto nessuno. Non avete convinto le regioni - non avete convinto neanche le vostre regioni -, che ancora non hanno trovato un accordo per questa legge finanziaria, poiché è saltato il tavolo di confronto Stato-regioni sulla sanità. Non avete convinto i medici, ministro Sirchia: l'accoglienza che ha ricevuto ieri al congresso dei medici di famiglia non è stata entusiastica.
Il servizio sanitario nazionale si può smantellare in molti modi, per esempio facendo mancare le risorse. Voi dovete ancora dare alle regioni 15 miliardi di euro di arretrati ed in questo modo state strangolando il servizio sanitario nazionale: le regioni, infatti, stanno pagando 60 milioni di euro al mese per interessi passivi, ed una parte consistente del fondo finisce così per pagare tali interessi passivi! È questo il modo per strangolare ed uccidere un servizio!
Onorevole Massidda, un quarto d'ora fa avete subito una sonora sconfitta. Voi dite che avete presentato quell'emendamento in nome della libertà dei medici: ebbene noi, votando contro, abbiamo difeso la libertà dei malati di rivolgersi ad un servizio sanitario nazionale in cui non vi sia promiscuità di interessi pubblici e privati, e in cui sia bandito il mercato della salute sulla pelle dei malati e dei cittadini! Questo abbiamo difeso noi (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo)! Ed abbiamo difeso anche la professionalità dei medici, di quei medici che danno passione, dedizione, intelligenza e tempo al loro servizio, e solo al loro servizio ed ai loro malati, e solo ai loro malati: questo abbiamo fatto con quel voto!
Voi dite che volete migliorare il servizio sanitario nazionale, ma non si può farlo solamente a parole, colleghi della maggioranza e signor ministro! Abbiamo presentato emendamenti seri e realistici all'articolo 33 del disegno di legge finanziaria, per garantire un'adeguata copertura al fondo sanitario nazionale, per il rinnovo delle tecnologie, per gli investimenti nel settore della sanità - che voi avete bloccato -, per la ricerca e per il futuro della sanità e della salute dei cittadini.
Allora, se volete migliorare il servizio sanitario nazionale, non basta dirlo a parole ma lo vedremo con i voti che esprimerete sugli emendamenti in esame, dimostrando se siete per il rafforzamento o per lo smantellamento del Servizio sanitario nazionale perché, finora, quello che avete fatto ha prodotto tagli dei servizi, riduzione delle prestazioni, bassa qualità e ulteriori tasse e ticket per i cittadini (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo).

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, prima di dare la parola all'onorevole Petrella, desidero salutare a nome di tutta l'Assemblea un nostro collega, un autorevole uomo delle istituzioni europee, il


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Presidente del Parlamento europeo Patrick Cox, qui presente per assistere ai lavori della nostra legge finanziaria. Naturalmente, esprimo un augurio ad operare perché sia anche salvaguardata la centralità dei Parlamenti nelle riforme istituzionali europee (Generali applausi a cui si associano i membri del Governo).
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Petrella. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE PETRELLA. Signor Presidente, vorrei riportare serenamente il confronto nel merito della questione e non con attacchi personali, come è successo finora. Mi dispiace molto delle parole del presidente Palumbo e del collega Massidda perché il presidente Palumbo ha offeso l'intero sistema del servizio sanitario nazionale dicendo che in Italia non funziona: questa è una bugia e un'offesa grave a tutti i medici! Invece, ho ascoltato con grande interesse le parole del presidente Parodi che sono le stesse, anche se formulate in maniera diversa rispetto a quelle pronunciate dall'onorevole Bindi che ha aperto un dialogo con la maggioranza quando ha affermato di essere pronta a discutere nel merito. Credo che dovremmo farlo invece di lanciarci accuse da una parte e dall'altra.
Ministro Sirchia, entriamo nelle sedi istituzionali, nella Commissione, nella Conferenza Stato-regioni e in quelle sedi analizziamo ciò che va migliorato nella legge Bindi; tuttavia, se non vogliamo smantellare il sistema pubblico nazionale che funziona bene, dobbiamo fare in modo di non accentuare questo scontro su una materia così difficile e sensibile.
Mi auguro che il ministro Sirchia e l'intero Governo vogliano accettare il consiglio dell'onorevole Bindi e il mio personale: andiamo nelle sedi istituzionali e li confrontiamoci serenamente nel merito della questione (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Giulio Conti. Ne ha facoltà.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PUBLIO FIORI (ore 17,15)

GIULIO CONTI. L'articolo aggiuntivo al quale era riferito il subemendamento Bindi, poc'anzi approvato, attiene ad una vecchia questione: quella della sanità per tutti se si risparmia e se non si fanno spese inutili. Credo questo sia il problema centrale anche perché l'articolo aggiuntivo 24.020 non era poi così lontano da una normalizzazione della legge Bindi. Vorrei citare i punti che non erano così scandalosi per poi individuarne altri che, invece, avrebbero dovuto essere rivisti. Innanzitutto, l'articolo aggiuntivo 24.020 prevedeva che il dirigente del reparto della struttura complessa dovesse lavorare a tempo pieno e che l'esercizio della libera professione gli fosse consentito solo dopo l'orario di lavoro normale e dopo aver svolto i servizi che l'azienda gli avrebbe richiesto per il suo lavoro a tempo pieno. La libera professione avrebbe potuto essere esercitata soltanto intra moenia. Dobbiamo chiarire questo problema perché ritengo che alcuni non abbiano letto bene l'articolo aggiuntivo. Sussiste il problema della reversibilità che abbiamo reintrodotto sperando di riconquistare al servizio pubblico alcune professionalità, cioè migliaia di primari, di docenti universitari, di operatori del settore sanità e di ricercatori che se ne erano andati.
Questa è la parte buona dell'articolo aggiuntivo, ma mi rendo conto che vi erano alcuni punti insufficienti e poco chiari che voglio enumerare. Il primo era che non si sapeva quando questa reversibilità potesse essere esercitata, quante volte nel tempo, quante volte in un anno; si poteva fare questa scelta e questo era un grande motivo di contraddittorietà e di pericolosità che, però, nessuno di voi ha citato.
Per quanto riguarda la spesa, è vero ciò che ha detto prima l'onorevole Battaglia: gli interessi passivi rovinano le ASL ma interessi passivi così gravi non possono essere stati prodotti da un Governo in carica da poco più di un anno. Mi pare


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che essi siano da imputare a chi ha permesso che le spese della sanità venissero sanate a piè di lista, cioè a tutti i vostri governi, ai quali non ha partecipato il gruppo di Alleanza nazionale (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza nazionale).
L'onorevole Costa è stato così modesto da dire che quando era ministro la spesa sanitaria è stata ridotta di 14.000 miliardi ponendo la nostra sanità al secondo posto nel mondo. In una sola notte furono ridotti 14 mila miliardi di spese che considerammo inutili e nessuno protestò. Sto parlando del primo Governo Berlusconi. Non credo che questo possa essere considerato un discorso finalizzato a distruggere la sanità pubblica; semmai a sanarla, a mandarla avanti ed a garantirla.
Per tornare all'argomento.

PRESIDENTE. Onorevole Conti, la invito a concludere.

GIULIO CONTI. Presidente, credo di avere ancora qualche minuto perché parlo a nome del mio gruppo.
Ritengo che la questione della spesa possa essere focalizzata su due argomenti: il primo riguardante gli interessi, le ASL e così via; il secondo la spesa sanitaria che sta diventando incomprimibile (dopo questa legge finanziaria non credo potrà essere ridotta più di tanto).
Qual è, allora, il problema? L'ho detto tante volte in Commissione ed ho avuto anche l'approvazione di tutta la sinistra come degli altri rappresentanti dei partiti del centrodestra; il problema riguarda il settore che spende di più, cioè il personale cui è destinato il 60 per cento del fondo sanitario nazionale. Dobbiamo approvare una legge quadro. Propongo al ministro - al quale ne ho già parlato altre volte - la riforma delle piante organiche affinché, per ridurre le spese e le liste di attesa, si utilizzino al massimo le tecnologie. Non è possibile che un reparto di chirurgia abbia il triplo del personale rispetto a 10 anni fa, a fronte di un numero di interventi notevolmente minore. Oggi si opera in endoscopia, si opera di ernia in un giorno o di cistoscopia in un giorno. Questi aspetti tecnico-medico-sanitari impongono una riduzione del personale in certi reparti. Lo stesso non accade nei reparti di malattie infettive dove, invece, il personale dovrebbe essere raddoppiato visto che nessuno vuole più ricoverare e curare i malati di AIDS. Gli ammalati vengono mandati nelle RSA o nei ricoveri pubblici perché gli ospedali non li vogliono. Spesso i carcerati romani ammalati di AIDS vogliono tornare a Regina Coeli perché lì, almeno, hanno un reparto, mentre l'ospedalità, sia pubblica sia privata, non li riceve più.
Questi sono discorsi di fondo. Non possiamo pensare di riformare e sanare la sanità senza fare una riforma delle piante organiche. Mi rendo conto che una riforma delle piante organiche non si fa dal vertice, cioè dal ministero o dagli assessori regionali, si fa assieme ai sindacati, con i lavoratori, perché per difendere la sanità pubblica bisogna equilibrare le spese. Bisogna spendere al meglio, il che vuol dire che un macchinario per una TAC, o per la risonanza non possono lavorare 2 ore al giorno, ma devono lavorare a tempo pieno! È così che si riducono le liste di attesa e le visite specialistiche: non si ricorre alle visite esterne, se il primario lavora a tempo pieno e non un'ora o mezz'ora al giorno. Questi sono i discorsi che dobbiamo portare avanti e che Alleanza nazionale porta avanti. È un discorso scomodo. Mi rendo conto che rivedere gli orari di lavoro di tutti i reparti significa rivedere ...

PRESIDENTE. Onorevole Conti, la prego di concludere.

GIULIO CONTI. È un discorso serio e difficile che prevede una nuova legge quadro. Mi riferisco anche all'onorevole Costa con il quale di queste cose abbiamo parlato infinite volte e mi pare evidente che una riforma della legislazione sulla sanità non debba essere discussa nell'ambito della legge finanziaria. Su questo punto mi trovo d'accordo. Non ero nemmeno d'accordo sul pagamento di 5 mila euro ma non perché un primario non possa pagarli! Perché molti giovani che avrebbero


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potuto intraprendere la libera professione sarebbero stati ostacolati dal dover versare anticipatamente 10 milioni l'anno. Questo è un discorso serio che, però, voi non fate. Per noi libera professione vuol dire permetterla a tutti e non soltanto ad alcuni, ovvero, vietarla a tutti. Su questo punto ci differenziamo.
Ritengo si tratti di una questione seria, da affrontare senza paraocchi, accettando le tesi di ognuno quando costruttive ed al servizio di tutti.

PRESIDENTE. Onorevole Giulio Conti, la invito a concludere...

GIULIO CONTI. Signor Presidente, le chiedo ancora un attimo...

PRESIDENTE. Onorevole Giulio Conti, la prego! Ha già superato il tempo a sua disposizione di due minuti! La prego gentilmente di concludere.

GIULIO CONTI. Signor Presidente, mi avvio a concludere. Cito solamente un episodio che mi riguarda direttamente: pochi giorni fa mio figlio ha avuto un gravissimo incidente d'auto ed è stato ricoverato in una struttura pubblica. Per i controlli necessari mi sono rivolto ad una struttura pubblica! Ieri ha risolto il suo grave problema grazie ad una visita compiuta al policlinico di Perugia. Ritengo che questa sia la volontà non singola di una persona - medico - con un figlio che versa in determinate condizioni, bensì quella di tutti gli esponenti del mio partito, che si rivolgono alla struttura pubblica, che vogliono salvare la struttura pubblica con l'aiuto di tutti, nessuno escluso, senza paraocchi e senza ideologismi, onorevole Bindi! Lo abbiamo fatto tante volte! Questo è un modo per costruire (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza nazionale)!

PRESIDENTE. Prima di dare la parola all'onorevole Moroni vorrei rivolgere un saluto ai bambini della scuola elementare del terzo circolo di Battipaglia ed ai loro insegnanti (Applausi).
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Moroni. Ne ha facoltà.

CHIARA MORONI. Signor Presidente, l'onorevole Bindi ci accusa quasi quotidianamente di voler smantellare il sistema sanitario nazionale e di voler svendere la sanità pubblica alle strutture private; ebbene, credo che sia importante ricordare in questa sede che proprio la cosiddetta riforma Bindi ha aperto, per prima ed in larga parte, alle strutture private. La Casa delle libertà non vuole svendere la sanità pubblica, ma vuole certamente introdurre criteri di libertà per i professionisti della sanità, per la classe medica e la dirigenza sanitaria, ridotti dalla riforma Bindi al ruolo di burocrati, avendoli obbligati - quella sì - ad una tangente sulle visite professionali svolte nei propri studi (visite svolte in quanto la sanità pubblica non è in grado di fornire strutture adeguate alle visite professionali), oltre ad aver caricato la libera professione dei medici di giudizi morali.
Vogliamo rendere equa e corretta la risposta sanitaria ai pazienti, evitando l'odierna promiscuità di trattamento tra quei pazienti che, pur pagando, ricevono lo stesso servizio di chi non paga, e quei pazienti che, giustamente, non pagano e si vedono continuamente sorpassati nelle liste di attesa da quei pazienti che pagano e per i quali non sono riservate né liste di attesa diversificate né strutture diverse (come sarebbe opportuno). Vogliamo introdurre principi di libertà per i professionisti della sanità!
Concludendo, vorrei ricordare all'onorevole Bindi - anche se ora non è presente in aula - ed anche a tutti coloro che sostengono questo tipo di riforma, che la nostra proposta emendativa tendeva, innanzitutto, a rivedere la irreversibilità di una scelta che dovrebbe durare per tutta la vita professionale di un medico! Ebbene, colleghi, ritengo che nella vita di una persona solo la morte abbia carattere irreversibile! Ritengo, quindi, che tanto meno lo possa avere una scelta professionale. Mi auguro che ciò che non è stato approvato oggi in aula sia reintrodotto, se


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non in questa legge finanziaria, in una nuova legge quadro che riqualifichi il rapporto giuridico dei medici, nonché la struttura pubblica, dando risposte eque e corrette e valorizzando l'attività professionale di molti medici che, certamente, lavorano non per allungare le liste di attesa nelle strutture pubbliche per portare i pazienti in quelle private, ma perché credono nella struttura pubblica e vogliono, pertanto, una struttura pubblica di qualità (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Liberal-democratici, Repubblicani, Nuovo PSI).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Labate. Ne ha facoltà.

GRAZIA LABATE. Signor Presidente, credo che il tema che stiamo trattando non debba vedere gli animi scaldati in accuse reciproche, gli uni contro gli altri, perché, come tutti sappiamo, la materia è molto complessa e complicata. Non è facile rispondere in termini di risorse ai bisogni dei cittadini che, in questo campo, sappiano essere molto crescenti. Ciò non è facile in un paese come il nostro in cui la speranza di vita media si è allungata, portando con sé un onere di necessità, di cure e di servizi di cui tutti dobbiamo farci carico, essendo orgogliosi di avere un servizio sanitario nazionale.
Colleghi, quando trattiamo questa materia, rischiamo di dividerci su opposti schieramenti, non volendo affrontare nel merito una questione centrale. Tuttavia, per amore della verità, dobbiamo dire come stanno le cose: ognuno, infatti, ricorre a considerazioni che non corrispondono a un principio razionale e reale.
Vi sono tanti modi per smantellare un servizio sanitario nazionale. In questo disegno di legge finanziaria (mi riferisco agli articoli sulla razionalizzazione della spesa) il pericolo, è che attraverso una serie di prescrizioni tariffarie, attraverso l'imposizione di regole improprie, attraverso mancati investimenti in questo settore, attraverso un «tira e molla» con le regioni sulla vicenda del fondo, si renda residuale il servizio sanitario nazionale.
Pertanto, è evidente che quando, nella foga del ragionamento politico, alla fine ci si accusa reciprocamente di scontrarsi su un tema fondamentale per la vita dei cittadini, se non si sta al merito degli argomenti, si conclude il nostro confronto e si finisce per non affrontare sul serio la questione di come si possa razionalizzare questa spesa e renderla più qualificata. Signor ministro, mi rivolgo a lei: occorre avere chiara una strategia per cui nell'arco del triennio cui si riferisce la manovra finanziaria si capisca quanta più efficienza e quanta qualità in più vi sia in questo paese con riferimento al diritto alla salute. Questo è il tema e per questo motivo quella norma era sbagliata (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zanella. Ne ha facoltà.

LUANA ZANELLA. Signor Presidente, mi rivolgo al ministro Sirchia: ho letto la sua intervista rilasciata al Corriere della Sera e pubblicata oggi, in cui afferma che lo scopo del provvedimento è quello di restituire libertà ai medici e ai dirigenti che sono stati obbligati dalla riforma Bindi ad una condizione di schiavitù. Il prezzo dell'emancipazione sarebbero i 5 mila euro. Perché i 5 mila euro? Lei afferma in questa intervista che essi occorrono proprio per evitare che vi sia un qualsiasi vulnus ai danni del servizio sanitario pubblico, dovuto al fatto che un suo dirigente svolge un'attività privata ed aggiunge - lo sottolineo - che si tratta di una perdita da compensare.
Pertanto, lei ammette apertis verbis che si tratta di una perdita che va compensata. Non è, quindi, una misura tesa a valorizzare il servizio sanitario nel suo complesso, ma una perdita da indennizzare.
Signor ministro, mi chiedo a quali dirigenti faccia riferimento. Inoltre, perché solo i dirigenti sanitari avrebbero diritto a svolgere questa attività professionale sia nel pubblico sia nel privato? Perché non i veterinari, perché non altre figure? E


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perché, soprattutto, il pubblico dovrebbe farsi carico di un dirigente in posizioni apicali che poi si impegna anche in altre strutture? Quali aziende private ammetterebbero questa convivenza?
Non credo, quindi, che parliamo dello stesso sistema sanitario pubblico, ma nemmeno dello stesso sistema sanitario privato. Su questo vorrei brevemente soffermarmi: il nostro sistema sanitario privato, che abbiamo sempre ritenuto necessario integrare in un sistema sanitario complessivo, senza la spesa garantita dal pubblico non riuscirebbe a stare sul mercato. Inoltre, questo si avvale di personale spesso sottopagato e sovrautilizzato, per non dire sfruttato. Il personale in posizioni di grande responsabilità si avvale della possibilità di essere garantito dal denaro pubblico. È questo il privato che vuole la Casa delle libertà? È un privato che non si assume la responsabilità di essere veramente sul mercato, ma che vuole assorbire il più possibile le risorse dal sistema pubblico (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Verdi-l'Ulivo)?

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Villetti. Ne ha facoltà.

ROBERTO VILLETTI. Signor Presidente, le preoccupazioni dei socialisti sul modo in cui il Governo sta trattando tutta la vicenda della sanità sono veramente gravi. Abbiamo sempre considerato, come tutto l'Ulivo, fondamentale la sanità pubblica. Sappiamo bene come un sistema sanitario di tipo americano, cioè un sistema misto pubblico-privato, abbia sostanzialmente avuto la necessità di risorse immense per soddisfare le esigenze dei cittadini, non riuscendo, comunque, a dare una copertura universale.
Comprendiamo l'esigenza di monitoraggio della spesa sanitaria perché, essendo in corso una rivoluzione demografica con la crescita delle attese di vita, è evidente che da quel punto di vista si chiederanno sempre maggiori risorse. Del resto, i Governi di centrosinistra hanno svolto questo ruolo di controllo della spesa sanitaria. Ci meravigliamo, invece, del modo del tutto pasticciato in cui va avanti il Governo. Forse l'esempio più cospicuo di pasticcio è stata la proposta emendativa respinta che conteneva misure assolutamente contraddittorie che avrebbero reso sicuramente più complesso il funzionamento della sanità pubblica.
Vi è un problema riguardante le risorse che ha allarmato non solo i presidenti delle regioni del centrosinistra, ma anche quelli del centrodestra. La nostra critica è su questa impostazione che vediamo assolutamente incerta ed ondivaga. Non vedo un chiaro disegno di costruire una sanità mista, ma neanche un chiaro disegno di difendere la sanità pubblica. Vedo, invece, un modo assolutamente incerto di procedere senza una linea e senza un orientamento: ciò è molto preoccupante.
Proprio sull'aspetto della sanità il Governo ha avuto un incidente di percorso molto grave. Ieri il ministro dell'economia Tremonti, in un confronto a Porta a porta con il nostro collega Bersani che gli poneva alcuni problemi con cifre alla mano, ha in qualche modo risposto dicendo che la finanziaria andava come un treno.
Se si tratta di un treno, sappiamo - per chi ha vissuto queste giornate parlamentari - che sicuramente fino a questa mattina era un accelerato, mentre oggi pomeriggio questo treno è invece deragliato.
Ci troviamo quindi di fronte ad una situazione nella quale Governo e maggioranza non riescono a gestire la finanziaria, per citare l'elemento più importante. Ma questo nasce dal fatto che in questa finanziaria il Governo non ha fatto bene i conti e quindi non ha in qualche modo distribuito le risorse dal proprio punto di vista, cioè in modo efficace per mantenere sotto controllo i conti pubblici. Uno dei punti rilevanti - concludo, Presidente - è costituito proprio dal rapporto che esiste tra le promesse elettorali e i conti pubblici. Voi avete detto che attuate una serie di sgravi fiscali e che così facendo mantenete la vostra promessa elettorale. Ma il fatto è che non avete le risorse o comunque non siete stati in grado di reperirle.


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PRESIDENTE. Onorevole Villetti, la invito a concludere.

ROBERTO VILLETTI. Mi scusi, Presidente, ma pensavo che il gruppo al quale appartengo avesse a disposizione tempo a sufficienza.

PRESIDENTE. Onorevole Villetti, il tempo a sua disposizione è scaduto. Cosa posso fare? Lei mi chiede forse di darle un supplemento o un piccolo privilegio? Purtroppo il tempo a sua disposizione è scaduto.

ROBERTO VILLETTI. Pensavo ci fosse un tempo di gruppo, invece mi rendo conto che c'è un tempo limitato. In tal caso le chiedo scusa, signor Presidente.

PRESIDENTE. Lei ha parlato per oltre cinque minuti. Mi dispiace.

ROBERTO VILLETTI. Termino immediatamente, Presidente, se lei mi dà la possibilità di concludere.

PRESIDENTE. Certamente.

ROBERTO VILLETTI. Allora, dicevo che mancavano le risorse. Questo è l'aspetto fondamentale: cioè si fanno dei provvedimenti e mancano le risorse, laddove una delle ricadute più gravi avviene proprio sul versante della sanità.
Quindi, questi sono i problemi che occorrerebbe cominciare a discutere in quest'aula in modo aperto. Il discorso che facciamo al Governo è quello di arrivare all'ora della verità, perché quando arriveremo all'ora della verità il confronto parlamentare avrà un'intensità e un'efficacia molto maggiore di quanto non sia avvenuto fino ad oggi (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Socialisti democratici italiani, della Margherita, DL-l'Ulivo e Misto-Verdi-l'Ulivo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Savo. Ne ha facoltà.

BENITO SAVO. Vorrei far presente al Presidente della Camera che è la terza volta che il mio microfono non funziona. Mi raccomando quindi, signor Presidente: vorrei che lei provvedesse al riguardo.

PRESIDENTE. Invito gli uffici a prendere atto di questa inefficienza.

BENITO SAVO. Signor Presidente, l'onorevole Bindi ha detto che a primavera sarà l'inferno per la sanità pubblica. Certo, perché i presidenti delle regioni si trovano ad operare con il suo strumento. Infatti, la cosiddetta riforma Bindi esalta la burocrazia nella sanità e deprime la professione medica. Si esaltano i burocrati negli ospedali e non si promuove l'arte medica, laddove le liste di attesa si prolungano per chi soffre. Per questi motivi si attuano duplicazioni clientelari di servizi inutili e non si incrementano quelli invece richiesti dalla gente.
Signor ministro, chiediamo le riforme nella sanità, la qualificazione della spesa e la liberazione dell'arte medica, per diminuire le spese e incrementare un servizio umano e decente, che definiamo nazionale, nei confronti dei nostri concittadini.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Maura Cossutta. Ne ha facoltà.

MAURA COSSUTTA. Colleghi, più andiamo avanti e più questa finanziaria si dimostra sbagliata e pericolosa. Non tornano i conti, ogni previsione del Governo, sulla crescita, sul disavanzo, sull'inflazione è saltata, non sapete come continuare. Ogni previsione è sbagliata, ma anche pericolosa.
Per la prima volta da decenni - ed è questo il senso della nostra straordinaria opposizione parlamentare (oggi eravamo tutti presenti per poter esprimere un voto contrario sull'emendamento blitz del Governo) -, è messa in discussione l'esistenza del servizio sanitario nazionale. E l'allarme delle regioni è grande, in quanto sono stati bloccati i trasferimenti, non hanno la possibilità dell'addizionale IRPEF,


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non è stato rispettato l'accordo Stato-regioni e, dunque, saranno costrette o ad aumentare le tariffe o a tagliare i servizi. State per trasformare gli enti locali in esattori o in liquidatori della sanità pubblica. È il grande allarme degli operatori di tutte le categorie (medici ospedalieri, medici di famiglia) e dei cittadini.
Voglio ricordare ai colleghi della maggioranza che le prime forti proteste poste in essere nel paese contro i tagli nella sanità pubblica sono cominciate proprio in Puglia. Il presidente Fitto sa bene a cosa mi riferisco.
Voi non dite che volete affossare il servizio sanitario nazionale, perché non avete il coraggio, non potete permettervelo. Ma, di fatto, la conseguenza di questa finanziaria sarà proprio l'affossamento del servizio sanitario nazionale.
L'obiettivo è far saltare il sistema: da una parte il modello istituzionale, dall'altra il sistema di finanziamento. Il modello istituzionale, in quanto non volete attribuire autonomia e responsabilità alle regioni, ma intendete realizzare la devolution, cioè volete che ogni regione operi per sé e che vi siano 21 modelli sanitari diversi; altro che libertà di scelta! I cittadini non saranno liberi, ma saranno lasciati soli e diseguali rispetto ai loro bisogni di salute.
Inoltre, volete far saltare il sistema di finanziamento, infatti l'equazione è presto fatta: non ci sono e non ci saranno le risorse e, quindi, nella sanità, sarà necessario l'intervento dei capitali privati, vale a dire dei sistemi assicurativi. I primi a pagare saranno i più bisognosi, quelli della sanità pubblica pagata dalla fiscalità generale, dunque sempre più dequalificata e con minori risorse a disposizione. Ma, poi, tutti pagheranno, anche quelli con le assicurazioni private, in quanto non ci sarà nessuna assicurazione privata che potrà, con poco più di 2 milioni di lire a persona, - come fa, invece, il servizio sanitario nazionale - coprire tutti i bisogni. Accadrà come in America, dove i cittadini non possono essere curati se non hanno la carta di credito in tasca.
Giustamente - onorevole Costa -, il servizio sanitario nazionale è patrimonio di tutti, è una conquista di tutti, costituisce un patrimonio storico all'interno del modello dello Stato sociale del nostro paese ma, più in generale, di quello europeo. Sappiamo che deve essere innanzitutto difeso e poi migliorato, ma sappiamo anche che questa è una battaglia che non riguarda solo una conquista del passato, ma è strategica soprattutto per il futuro.
Oggi, siamo qui a svolgere questa straordinaria battaglia parlamentare contro questa finanziaria che, attraverso i suoi articoli, mette in discussione la sanità pubblica ma, idealmente, siamo Firenze con i giovani che, nel Social forum, discuteranno esattamente di questi problemi. Infatti, nella critica a questa globalizzazione che produce disuguaglianze e povertà, all'ideologia di un mercato del liberismo, l'obiettivo strategico dell'esistenza di sistemi pubblici di protezione sociale e, quindi, di una sanità pubblica, costituisce un obiettivo comune.
Tutte le opposizioni sono qui presenti per fare questa battaglia che è comune a quella di tutti giovani che si battono democraticamente a Firenze nel Social forum (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Comunisti italiani).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Cialente. Ne ha facoltà.

MASSIMO CIALENTE. Signor Presidente, vorrei innanzitutto precisare che, quando ho fatto la scelta del tempo pieno dopo la riforma Bindi, non mi sono mai sentito - come ha detto qualcuno - medico schiavizzato, anzi molti colleghi devono sapere che questa scelta, fatta dal 95 per cento dei medici ospedalieri, ci ha gratificati professionalmente e anche finanziariamente.
Approfitto della presenza del ministro perché credo che, soprattutto da medico quale egli è, dovrebbe sapere come è cambiato l'ospedale italiano negli ultimi dieci anni. Innanzitutto, oggi gli ospedali sono per malati acuti. Impongono alta


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tecnologia e un impegno continuo: pochi giorni di degenza e soltanto per malati acuti. In secondo luogo, quanto tempo dedica un'ASL o quante risorse impiega un ente ospedaliero per formare il medico che quotidianamente è costretto - forse per sua fortuna - ad utilizzare al massimo le nuove tecnologie? Chi lo forma e con quali risorse, se non una struttura pubblica? In terzo luogo, qual è, oggi, l'impegno del capo di un'unità operativa o di un capo dipartimento? Ecco perché la scelta del tempo pieno, del tempo definito era obbligata per motivi funzionali e non, come fate pensare voi, ideologici. Colleghi, chiunque di voi voglia verificare vada negli ospedali del proprio collegio, parli con i medici ospedalieri e capirà cos'è oggi l'ospedale.
Comunque, vi voglio tranquillizzare. E concludo, signor Presidente. Ho ascoltato accorati appelli, in base ai quali la destra appare felice e contenta di salvare la struttura pubblica. Vi invito, dunque, a ringraziare il tribunale amministrativo della regione Abruzzi. Nonostante l'interrogazione da me rivolta al ministro, c'è voluto il tribunale amministrativo della regione Abruzzi, che ha annullato una delibera di giunta, con la quale in quella regione per mesi, malati cronici, bambini di età inferiore ai 6 anni e pazienti trapiantati hanno pagato il ticket per i farmaci in fascia A. Una cosa vergognosa ed immorale (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Castagnetti. Ne ha facoltà.

PIERLUIGI CASTAGNETTI. Signor Presidente, sarò molto rapido. Vorrei semplicemente chiedere al ministro Sirchia, che è presente, la cortesia di un intervento in questo Parlamento non soltanto perché oggi è successo qualche cosa, ma per quello che è successo oggi e per quello che è successo ieri. Mi riferisco alla bocciatura da parte delle regioni del progetto di riforma del sistema sanitario che è inserito nell'emendamento del Governo alla finanziaria. Ripeto che quello che è successo oggi ha consentito a questo Parlamento di sviluppare, sia pure rapidamente, un dibattito interessante, in cui abbiamo sentito anche osservazioni che non sono appropriate per il luogo, perché attengono ad interventi che ormai sono di competenza delle regioni. Non dobbiamo essere noi ad intervenire direttamente sulle code. Ma non interessa: abbiamo avuto occasione di scambiare opinioni in ordine all'importanza del sistema sanitario pubblico. Signor Presidente, in questo dibattito ho avvertito, da parte di alcuni autorevoli rappresentanti dei gruppi di maggioranza intervenuti - ripeto: i responsabili del settore sanità dei gruppi della maggioranza -, preoccupazioni molto vicine alle nostre, in ordine al rischio dello smantellamento del sistema sanitario pubblico.
Il voto di oggi pomeriggio ha consentito - abbiamo così compreso - anche a molti colleghi della maggioranza di non veder approvata una modifica che non era condivisa. Signor ministro, non avendo mai avuto la possibilità di illustrare in sede politica il suo progetto di riforma del sistema sanitario, a questo punto ha un'opportunità straordinaria. Ce lo dica oggi pomeriggio (Applausi dei deputati del gruppo della Margherita, DL-l'Ulivo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mario Pepe. Ne ha facoltà.

MARIO PEPE. Signor Presidente, quando parliamo di sanità dimentichiamo che i veri protagonisti non sono i medici, i farmacisti e le case farmaceutiche ma sono gli ammalati. Onorevole Battaglia, lei ha parlato della libertà del malato. Ma libertà del malato significa che l'ammalato deve avere la stessa opportunità che ha lei di scegliere fra una struttura pubblica, che non funziona, ed un'altra struttura. Questo significa difendere la libertà del malato, perché - diciamolo - nelle strutture pubbliche con la riforma Bindi la qualità dell'assistenza è peggiorata. L'allora ministro Bindi ha fatto un unico errore: appiattire


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la professionalità dei medici verso il basso e dare gli stessi quattro soldi all'anestesista che assiste per dieci ore un malato trapiantato e al medico che passa le giornate al bar.
Allora, il futuro vedrà, come diceva Villetti, sempre più risorse impegnate nella sanità. Pertanto, noi dobbiamo fare una scelta. Quali prestazioni deve dare lo Stato agli assistiti? Noi dobbiamo fare in modo che lo Stato concentri le sue prestazioni sui grandi rischi e che il resto possa essere affidato a un sistema alternativo, altrimenti il sistema pubblico sarà smantellato, ma dalla realtà futura, che vede una nazione sempre più vecchia e sempre più bisognosa di prestazioni (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Russo Spena 33.1, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 425
Votanti 423
Astenuti 2
Maggioranza 212
Hanno votato
178
Hanno votato
no 245).

Prendo atto che l'onorevole Buontempo non è riuscito a votare.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Russo Spena 33.2.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Valpiana. Ne ha facoltà.

TIZIANA VALPIANA. Signor Presidente, intanto vorrei ricordare che, ancora una volta, con il voto contrario al nostro emendamento Russo Spena 33.1 - strettamente legato all'emendamento Russo Spena 33.2 -, questa maggioranza si è comportata nel modo consueto, che è quello di fare promesse mirabolanti - ricordiamoci le dentiera per tutti, per fare un esempio qualsiasi - e poi nella pratica, invece, continuare a taglieggiare il cittadino.
Chi c'era nella scorsa legislatura sa che abbiamo approvato una importantissima legge sul settore termale, riordinando le modalità di fruizione di tale diritto, non solo per i malati, ma tenendo presente anche la professionalità dei medici che lavorano in questo settore, nonché le peculiarità dei comuni che, essendo comuni termali, vivono su questa loro particolare risorsa. Con la mancata approvazione di questo emendamento, vi siete ancora una volta palesati per quello che siete. Avete detto ai cittadini che riconoscete e favorite questo diritto, visto che avete approvato una legge per il riordino del settore termale ed ora quel settore lo avete distrutto. Infatti, aumentando il ticket (50 euro per ogni ciclo di terapia è una cifra considerevole), sicuramente il numero dei cittadini che potranno adire a questo tipo di cure, la cui efficacia è certificata, saranno sicuramente molto meno, il che manderà in crisi il settore sia dal punto di vista sanitario, sia dal punto di vista dei comuni termali.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE PIER FERDINANDO CASINI (ore 17,54)

TIZIANA VALPIANA. In ogni caso, con il nostro emendamento Russo Spena 33.2 ora in votazione, noi vi proponiamo una sostituzione dell'articolo con un'altra disposizione attinente ad un tema - qui mi piacerebbe che il ministro ascoltasse, ma non ascolta - su cui il ministro ci ha fatto più e più volte grandissime promesse. Egli ha promesso in molti campi - direi più su articoli di giornale che in Parlamento e nelle Commissioni - che si sarebbe occupato della non autosufficienza con una legge in materia. Noi non abbiamo visto mai nulla provenire dal Governo su questo tema e abbiamo visto, invece, le persone non autosufficienti ricacciate dal sistema della sanità, in cui la cura viene data per diritto, a quello dell'assistenza: e quando


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dico «assistenza» mi riferisco ai diritti soggettivi non garantiti, ma soprattutto a una situazione in cui il peso delle persone non autosufficienti grava in particolare sulle famiglie; e quando dico «delle famiglie» dico lavoro gratuito delle donne che si devono accollare ciò che il vostro Stato, questo Stato, non vuole più fornire: il diritto alle cure senza limiti di tempo e senza limiti di età anche per i non autosufficienti.
Il ministro ci ha più volte promesso di presentare una legge e non l'ha fatto. Con questo emendamento noi vogliamo ribadire i diritti dei non autosufficienti e garantire i livelli essenziali che in tutte le regioni devono essere loro garantiti. Pertanto, invito tutti i colleghi a votare a favore.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Luigi Pepe. Ne ha facoltà.

LUIGI PEPE. Signor Presidente, intervengo brevemente per apporre anche la mia firma a questo emendamento.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Russo Spena 33.2, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 435
Votanti 433
Astenuti 2
Maggioranza 217
Hanno votato
183
Hanno votato
no 250).

Passiamo alla votazione degli emendamenti Sabattini 33.7, Bindi 33.4 e Pappaterra 33.6, di analogo contenuto normativo.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sabattini. Ne ha facoltà.

SERGIO SABATTINI. Signor Presidente, intervengo molto rapidamente per dire che questo ed altri emendamenti cercano di correggere un serio errore che viene introdotto con il primo comma dell'articolo 33. Se l'Assemblea, il ministro ed il Governo avessero la benevolenza di ascoltare, sentirebbero che, poiché siamo in una congiuntura economica piuttosto negativa, l'aumento del ticket per le prestazioni termali è un fatto che attacca direttamente la situazione economica e sociale di moltissime realtà del nostro paese; vi sono realtà la cui economia è collegata alle attività termali. A me pare - come abbiamo detto e come si è dimostrato in questi giorni - che voi non siete in grado di elaborare un progetto di legge finanziaria che rilanci lo sviluppo nel nostro paese, anzi non sapete neanche fare i conti perché non siete in grado di coprire gli emendamenti che, ogni tanto, vengono approvati da questa Assemblea. In seguito a ciò signor Presidente, signor ministro, colleghi, suggerirei almeno di non taglieggiare le attività termali in questo paese. Questo taglieggiamento, dopo l'emendamento che ha corretto il primo tentativo di 70 euro, va a raschiare circa 31 milioni di euro, cioè una cifra non esagerata. Non si tiene conto che questo taglieggiamento produrrà, in modo esponenziale, una ricaduta pesante nell'economia delle realtà termali: dal punto di vista turistico, dal punto vista dell'indotto, dal punto di vista del commercio e dal punto di vista dell'esistenza di questa attività.
È questa una misura - contenuta nel disegno di legge finanziaria - di un Governo che afferma di voler sostenere lo sviluppo e le attività imprenditoriali? Io ritengo, invece, che questa misura vada a dimostrare come voi non abbiate in testa cosa sia lo sviluppo nel nostro paese. Non avete in testa una politica del termalismo, una delle politiche più strategiche che si possano avere.


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Questo emendamento, come altri, propone di sopprimere il comma 1, quello che aumenta il ticket - tuttora esistente - per una serie di fasce di utenti delle attività termali.
Mi rendo conto che, forse, non vi è una predisposizione ad intervenire e ad ascoltare su questo punto, ma badate che questo ticket produrrà dei danni ben più grandi dei 31 milioni di euro che voi ritenete di recuperare e procurerà dei danni alle economie di molte realtà che non sono né di destra né di sinistra, ma realtà italiane che avrebbero bisogno di un Governo più consapevole di sé e delle sue responsabilità (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pappaterra. Ne ha facoltà.

DOMENICO PAPPATERRA. Signor Presidente, qualche settimana fa su questa materia a nome del mio gruppo abbiamo svolto un question time con il ministro della salute Sirchia. Debbo dire che in quell'occasione abbiamo preso atto che questa disposizione, più che essere frutto di una volontà del ministro della salute, come al solito era un'altra delle trovate del ministro dell'economia per rastrellare qualche quattrino.
La norma era molto penalizzante, al punto tale che la Commissione bilancio - anche per la determinante volontà di parecchi colleghi, non solo dell'opposizione, ma anche dalla maggioranza - ha corretto un'impostazione che nella prima fase era assolutamente penalizzante e drammatica.
Come diceva poco fa il collega Sabattini, un intero settore rischiava di essere messo in gravi difficoltà. Veniva soprattutto negato il libero diritto alla salute delle fasce più deboli (gli anziani ed i bambini). Non siamo ancora soddisfatti della correzione operata dalla Commissione bilancio, signor Presidente, onorevoli colleghi, perché riteniamo che il Governo possa reperire questi 31 milioni di euro da altre parti.
Se il Governo non toccasse questo settore, uno dei settori vitali del sistema sanitario del nostro paese, attorno al quale ruota l'industria turistica e alberghiera (molti centri termali, infatti, sono localizzati in aree ad altissima vocazione turistica) farebbe cosa buona e giusta. Questo è il motivo per cui al ministro Tremonti, che si sforza di essere molto creativo, chiediamo di toccare settori che non creino nello sviluppo del paese condizioni di enorme difficoltà. Noi di questo siamo consapevoli, per cui riteniamo che questo ticket debba essere assolutamente eliminato, che vadano ripristinate le norme finanziarie e legislative degli anni precedenti. Inoltre, al settore che ha protestato, fortemente e vibratamente (dalla Federterme a tutte le altre associazioni, ai sindaci) va restituita una giusta e sacrosanta tranquillità per continuare ad operare.
Chiedo anche a nome di tutti i componenti del mio gruppo che il comma 1 dell'articolo 33 del disegno di legge finanziaria venga soppresso.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Bielli. Ne ha facoltà.

VALTER BIELLI. Signor Presidente, colleghi, il ministro dell'economia, a più riprese, ci dice che se le tasse sono inferiori si determina più sviluppo. Siamo di fronte all'introduzione di ticket, quindi, di fatto, di tasse. Questo significa che, sicuramente, vi sarà meno sviluppo.
Pertanto, chiedo alle forze della maggioranza: se si considera il settore termale importante e come una risorsa del paese, vogliamo fare in modo che vi sia sviluppo o che cresca la disoccupazione anche in questo settore? Tutti i sindacati hanno tenuto incontri con il ministro e con le forze politiche che hanno fornito assicurazioni per tutelare questa grande risorsa.
Per questa ragione, credo che si debbano approvare gli emendamenti in esame, in ragione anche di un altro principio. In molti casi, il ticket che viene introdotto è superiore alla stessa prestazione. È un fatto grave e pericoloso. Con riferimento a quei parlamentari che sul territorio hanno


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rassicurato sul fatto che avremmo condotto una battaglia unitaria, è il momento in cui...

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mosella. Ne ha facoltà.

DONATO RENATO MOSELLA. Signor Presidente, vorrei intervenire sugli emendamenti in esame perché, successivamente, saranno esaminati altri emendamenti di nostra iniziativa. Pertanto, vorrei intervenire una volta sola e chiarire la nostra posizione in merito, per non attardarci.
Vorrei spiegare ai colleghi un poco disattenti su questo tema che oggi il servizio sanitario nazionale assicura la fruizione di un ciclo di cura all'anno per patologie che possono trovare un certo beneficio nelle cure termali, con il solo pagamento del ticket sanitario in uno degli oltre 350 stabilimenti termali situati su tutto il territorio nazionale. I colleghi che mi hanno preceduto hanno chiaramente illustrato le difficoltà che possono subentrare soprattutto sotto il profilo dello sviluppo e del lavoro che questi centri producono.
L'attuale disciplina sulle cure termali prevede l'esenzione totale per gli invalidi di guerra con pensione diretta vitalizia, per i grandi invalidi, nonché l'esenzione, con il pagamento di una quota fissa di 3,10 euro per i bambini sotto i 6 anni, per chi percepisce un reddito familiare fino a 70 milioni, per gli anziani sopra i 65 anni con reddito familiare fino a 70 milioni, per i titolari di pensioni sociali, per i ciechi non totali e i sordomuti. In sostanza, l'articolo in questione, oltre a restringere il numero di beneficiari delle esenzioni, intende anche aumentare in maniera notevole il ticket portandolo da 36,15 euro a ben 50 euro.
In sostanza, vorremmo sostenere questo, accodandoci agli interventi che ci hanno preceduto: le cure termali costituiscono da millenni una cura naturale e molto efficace, riconosciute in ogni ambiente scientifico per la terapia di numerose e diffuse patologie. Si tratta di patologie reumatiche, delle vie respiratorie, normali che implicano problemi per gran parte della nostra popolazione. Le cure hanno innegabili effetti positivi sul benessere psicofisico delle persone, nelle fasi di prevenzione, di terapia e di riabilitazione di molte malattie. Innalzare il ticket, da un lato, risolve nell'immediato problemi di cassa, - che noi comprendiamo: sono problemi reali rispetto ai quali sostanzialmente non avete altra soluzione, - ma, d'altra parte, ciò causerà la rinuncia, da parte di milioni di italiani, ad alcuni preziosi benefici derivanti dalle cure termali. Di conseguenza, tale rinuncia, pur costituendo, come ho già ricordato, un momentaneo risparmio per le casse del servizio sanitario nazionale, nel giro di poco tempo, a nostro giudizio, rischia di moltiplicare in maniera esponenziale la spesa sanitaria. Per esempio: una modesta patologia delle vie respiratorie, se curata immediatamente e a dovere, non si complica; se invece si complica, implica una serie di spese assai più consistenti, ovvero a costi più alti per curare i pazienti interessati; di qui, l'inevitabile incremento della spesa sanitaria.
La maggioranza in questi giorni non ha fatto altro che sbandierare la riduzione delle imposte, soprattutto a vantaggio dei redditi bassi; successivamente, essa non soltanto ha reintrodotto il ticket con la legge finanziaria dello scorso anno, ma adesso intende, per così dire, adeguarlo al rialzo.
Mi sembra che questo, per i cittadini meno abbienti in particolare, a cui in questi giorni vi state rivolgendo, non sia stato sufficientemente spiegato (Applausi dei deputati del gruppo della Margherita, DL-l'Ulivo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Innocenti. Ne ha facoltà.

RENZO INNOCENTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, in primo luogo vorrei sottoscrivere l'emendamento presentato dal collega Sabattini e quindi ricordare


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al Governo che in questo caso siamo di fronte a qualcosa di esattamente opposto rispetto a quanto era stato promesso. Il Governo, infatti, aveva promesso meno tasse e qui ci si trova di fronte ad un aumento del ticket, un aumento in sostanza di una tassa, che agisce, come altri colleghi hanno spiegato, su una prestazione sanitaria, molte volte utilizzata nelle fasi di prevenzione e di riabilitazione.
Mi sembra quindi che si abbia un concetto distorto di come si devono utilizzare gli strumenti di politica sanitaria: si sostiene di far pagare sempre meno tasse, mentre nella realtà avviene il contrario, come in questo caso.
Si tratta di pochi soldi: 60 miliardi, che voi mettete in preventivo, creando un danno incalcolabile ai centri nei quali sono presenti gli stabilimenti termali, sotto il profilo delle attività economiche collegate e delle ricadute occupazionali. Veramente, per una miseria mettete in crisi quello che oggi è un importante settore! Francamente non se ne capiscono le ragioni. Invito, in particolare i colleghi della maggioranza, ad approvare l'emendamento soppressivo (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo e Misto-Comunisti italiani).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Di Serio D'Antona. Ne ha facoltà.

OLGA DI SERIO D'ANTONA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, comprendo che le giornate dedicate all'esame del disegno di legge finanziaria siano particolarmente faticose per tutti, ma il tema della sanità è tema importante e credo che questa sia la ragione dei numerosi interventi che ci vedono impegnati.
Sottoscrivo l'emendamento presentato dal collega Sabattini e credo che l'articolo del disegno di legge finanziaria al nostro esame rappresenti il segno tangibile del fatto che la politica sanitaria sia stata fortemente, se non completamente, indirizzata dall'azione del ministro dell'economia e delle finanze.
Credo che questo comma 1 sia veramente una norma miope, perché un apparente iniziale risparmio porterà sicuramente ad una notevole crisi dell'economia che ruota intorno alle terapie termali e, soprattutto, nel medio e lungo periodo, ad un aggravio della spesa sanitaria. Credo che una sanità che non si basa sulla prevenzione - e questa è una legge finanziaria che non punta sulla ricerca né sulla prevenzione, che non ha cura della salute né dell'assistenza dei cittadini - non soltanto provocherà un grave danno alla salute degli italiani, ma, in un'ottica di lungo periodo, porterà sicuramente un aggravio economico. Mi auguro, quindi, che questi emendamenti soppressivi vengano approvati.
In quest'aula, oggi, sono state usate parole forti nei confronti del nostro sistema sanitario nazionale: si è detto che è un sistema sanitario al disastro, inadeguato, insufficiente. Credo bisognerebbe avere maggiore responsabilità prima di creare un allarme di questo genere tra i cittadini. I problemi ci sono, è una sanità che senz'altro deve essere migliorata, ma non credo si possano usare parole di questo genere. Né ho apprezzato i toni offensivi usati nei confronti dell'onorevole Bindi, perché mi sembra si sia ecceduto nell'utilizzo di espressioni quali: il ministro è stato cacciato. Attenzione, perché anche questo Governo perde pezzi. L'onorevole Bindi non è stata cacciata; semplicemente, quando un Governo succede ad un altro, il nuovo Presidente del Consiglio si circonda delle persone che ritiene più vicine alla propria linea politica. Quindi, io starei bene attenta, perché questo Governo, pur mantenendo lo stesso Presidente del Consiglio, perde di volta in volta pezzi determinanti e significativi della sua compagine (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo).

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, scusate, ho grande rispetto per tutti e, soprattutto, per il dibattito che si sta svolgendo oggi in quest'aula, ma oggi abbiamo fatto 23 votazioni: se continuiamo così, non so veramente quando riusciremo a


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finire. Prego i gruppi, se è possibile, di operare al fine di concentrare gli interventi, anche perché, per rispettare i tempi che abbiamo stabilito - lo dico per correttezza nei confronti dei gruppi -, la Presidenza non potrà concedere tempi aggiuntivi per gli interventi (Applausi). Se tutti utilizzano il tempo a loro disposizione per parlare, il più delle volte, francamente... Adesso non voglio entrare nel merito delle ragioni per le quali intervenite, vi ricordo però che abbiamo ancora molto da fare.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mazzuca Poggiolini. Ne ha facoltà.

CARLA MAZZUCA POGGIOLINI. Signor Presidente, innanzi tutto, vorrei chiedere di sottoscrivere, insieme ai colleghi Potenza e Luigi Pepe, questi emendamenti. In secondo luogo, vorrei esprimere il nostro sconcerto rispetto alla misura prevista nel comma 1 e la nostra solidarietà nei confronti di tutte quelle persone che si avvalgono delle cure termali, soprattutto anziani, che generalmente vivono in condizioni economiche non eccelse, per i quali questo rappresenta uno dei pochi momenti di cura della salute, in particolare per le donne, che lavorano duramente tutto l'anno e che, in quei momenti, non soltanto possono dedicarsi alla cura del proprio corpo, ma possono anche trovare un momento per riprendersi da una vita di lavoro.
Crediamo che attraverso queste misure, frammentarie, ma sicuramente volte allo smantellamento del servizio sanitario nazionale, si voglia realizzare un'inversione di rotta che è stata più volte preannunciata, ma mai realmente spiegata, definita, disegnata in una completezza che potesse quanto meno essere intelligibile.
%Credo sia dovere del ministro Sirchia non evitare sempre le spiegazioni, recandosi in televisione dove, con aria serafica, grazie alla sua grande competenza professionale, trasmette messaggi a cui non corrispondono misure logiche e conseguenti. Sarebbe invece opportuno che in Parlamento, in Assemblea o finalmente in Commissione, il ministro spiegasse quale sia il disegno del centrodestra per la sanità italiana.
Si tratta sicuramente di un disegno che intende castigare la sanità pubblica a danno dei più deboli, dei malati e liberalizzare ciò che non deve essere liberalizzato, cioè l'impegno che un medico assume rispetto alla propria vita ed ai propri malati nel momento in cui compie una scelta di vita, che non è dovuta, ma è una libera scelta appunto e, come tale, richiede che se ne affrontino le conseguenze (questo riguarda il subemendamento precedentemente approvato).
Annuncio a nome del mio gruppo che voteremo a favore degli emendamenti di analogo contenuto al nostro esame.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pistone. Ne ha facoltà.

GABRIELLA PISTONE. Signor Presidente, intervengo non per una questione di lobby, ma perché ritengo che il settore termale sia importante per l'economia del nostro paese. L'atteggiamento del Governo avrà pesanti ricadute negative sulle economie locali, con effetti devastanti nella maggior parte dei casi, poiché le industrie termali - situate su tutto il territorio nazionale - rappresentano attività produttive determinanti.
La nostra preoccupazione è contenere la spesa per le cure termali, al tempo stesso evitando la palese discriminazione delle fasce deboli della popolazione nella fruizione delle stesse, la perdita di migliaia di posti di lavoro ed il possibile danno per lo Stato determinato dal mancato gettito fiscale diretto ed indiretto, come l'IVA. Poiché in questo settore erano già stati preventivati nuovi investimenti, l'atteggiamento del Governo può portare un «colpo mortale» al settore.
Il ticket inizialmente proposto di 70 euro, inoltre, era abnorme e - come quello attuale di 50 - decisamente superiore al costo reale di molte prestazioni offerte nelle terme: ciò significa che lo Stato lucra a spese del cittadino. Si tratta


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di un atteggiamento totalmente inaccettabile. Abbiamo presentato, quindi, più di 10 emendamenti, anche da parte di altri gruppi dell'Ulivo, in cui si propongono abbassamenti del ticket.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Fioroni.

GIUSEPPE FIORONI. Signor Presidente, intervengo per ribadire che con questa norma il recupero finanziario che il Ministero della salute ipotizza sia di gran lunga inferiore al minor gettito dell'IRPEG, determinato dalla diminuzione dei pagamenti delle strutture alberghiere e ricettive termali penalizzate dalla norma.
L'altro aspetto mi sembra veramente «schizofrenico»: al riguardo vorrei ricordare ai colleghi che assieme a me, nella precedente legislatura, hanno scritto la legge quadro per il rilancio del settore termale, che tale provvedimento, oltre ad aver previsto figure mediche specialistiche in tale ambito, prevedeva addirittura i marchi termali, ribadendo proprio la specificità, l'importanza e appropriatezza delle cure termali per una serie di patologie che dovevano essere specificate da un elenco, predisposto dal Ministero della salute.
Questo è l'esatto contrario di quanto si vuole accogliere con questo emendamento, che considera, ancora una volta, le cure termali non prestazioni appropriate ed efficaci per la cura del malato...

PRESIDENTE. Onorevole Fioroni...

GIUSEPPE FIORONI. ...ma, semplicemente, prestazioni marginali ed inutili.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli emendamenti Sabattini 33.7, Bindi 33.4 e Pappaterra 33.6, di analogo contenuto normativo, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 422
Votanti 419
Astenuti 3
Maggioranza 210
Hanno votato
181
Hanno votato
no 238).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Russo Spena 33.11, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e Votanti 422
Maggioranza 212
Hanno votato
183
Hanno votato
no 239).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Maurandi 33.75.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Maurandi. Ne ha facoltà.

PIETRO MAURANDI. Signor Presidente, questo emendamento muove da due considerazioni. La prima è che l'aumento del ticket sulle cure termali da 36 a 50 euro comporta un incremento del 40 per cento, come se le cure termali non fossero, per l'appunto, cure, ma spese voluttuarie, da poter «saccheggiare» come si vuole.
La seconda considerazione è che il comma 2 dell'attuale versione dell'articolo 33 del disegno di legge finanziaria rimanda la definizione del ticket ad un accordo tra la Conferenza Stato-regioni e le aziende termali non a partire dal 2003, ma a futura memoria, vale a dire dal 2004. In questo modo, allora, i 50 euro di ticket proposti per il 2003 diventeranno, per il 2004, il livello di partenza per nuovi aumenti.


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L'emendamento che proponiamo, invece, considera i 50 euro come tetto massimo, e demanda da subito alle regioni la determinazione del ticket effettivo. Ciò significa dare realmente un ruolo alla Conferenza Stato-regioni e alle aziende termali su questo tema, e ci sembra importante non solo per un Governo e per una maggioranza che si considerano federalisti, ma anche perché le condizioni dei settori termali cambiano da una zona all'altra. Il peso che le terme hanno in certi comuni, infatti, spesso è determinante e fondamentale, ed il legame esistente in certe aree tra il settore termale ed altri settori economici è rilevante.
Pertanto credo che, così come hanno affermato altri colleghi su altri emendamenti, si potranno determinare per la finanza pubblica, in termini di gettito, danni più grandi del recupero che si ipotizza. L'emendamento in questione ci sembra ragionevole, poiché stabilisce che i 50 euro non siano il livello prefissato del ticket , ma il tetto massimo all'interno del quale regioni ed aziende termali possono stabilire, da subito, il ticket effettivo.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Maurandi 33.75, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e Votanti 433
Maggioranza 217
Hanno votato
187
Hanno votato
no 246).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Sabattini 33.74, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 440
Votanti 439
Astenuti 1
Maggioranza 220
Hanno votato
186
Hanno votato
no 253).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli emendamenti Manzini 33.20 e 33.73, Burtone 33.12 e Pappaterra 33.16, di analogo contenuto normativo, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e Votanti 437
Maggioranza 219
Hanno votato
187
Hanno votato
no 250).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bindi 33.151, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e Votanti 442
Maggioranza 222
Hanno votato
188
Hanno votato
no 254).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Bindi 33.23.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Turco. Ne ha facoltà.

LIVIA TURCO. Signor ministro, onorevoli colleghi, vi chiediamo attenzione su un emendamento che raccoglie la volontà espressa da tutte le regioni.


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Abrogate il comma 4, una norma vessatoria che mortifica le regioni e che ha come unico obiettivo quello di disattendere l'adeguamento delle risorse pattuite nell'accordo dell'8 agosto 2002. In molti interventi avete detto che volete difendere il Servizio sanitario nazionale e che bisogna essere dalla parte dei cittadini. Ovviamente, siamo d'accordo su tutto ciò ma ricordiamo che il primo modo per difendere il Servizio sanitario nazionale è quello di avere risorse adeguate per garantire i livelli essenziali di assistenza. Vorrei ricordarvi che nel documento di programmazione economico-finanziaria avete pubblicato una tabella contenente una proiezione della Ragioneria generale dello Stato che prevede un aumento della spesa sanitaria, da qui al 2050, dell'1,7 per cento: dunque, il deficit è dovuto ad una sottostima del fabbisogno e ai deficit di molte regioni.
L'onorevole Costa ha detto che l'adeguamento delle risorse non basta e noi siamo d'accordo perché bisogna puntare sulla riconversione della spesa, sulla qualità, sull'efficienza, sull'efficacia. A questo proposito, vorrei ricordare che un punto importante dell'esperienza dei Governi di centrosinistra è stato non soltanto quello di adeguare le risorse, ma anche di attivare strumenti di monitoraggio sulla spesa sanitaria per garantire efficienza ed efficacia, strumenti che avete abbandonato.
Inoltre, voglio ricordare che sono state le regioni del centrosinistra ad avviare da un decennio quell'azione di riconversione della spesa sanitaria dagli ospedali al territorio. Il ministro Sirchia tante volte ha sollevato un problema che ci vede molto consenzienti, cioè il potenziamento dell'integrazione socio-sanitaria. Ministro, lei ha fatto anche molte promesse agli italiani (gli ospedali a domicilio, la dentiera agli anziani, l'aiuto agli anziani non autosufficienti) ma di esse non c'è traccia nella legge finanziaria in esame e, siccome avete detto di voler difendere i cittadini, la loro prima difesa è quella di evitare che il Ministero della salute diventi un Ministero della propaganda e degli spot come, invece, lo state riducendo.
Avete detto di voler difendere il sistema sanitario nazionale, ma un modo per colpirlo è applicare ed attivare una strategia dell'abbandono. Nel comma 4 in esame e in questa legge finanziaria state attivando la strategia dell'abbandono della sanità pubblica e lo state facendo nel modo più cinico: quello di mettere in ginocchio le regioni, non riconoscendo loro non soltanto un adeguamento del fondo, ma neppure le risorse che avete già pattuito. Quindi, non parlate di difesa del servizio sanitario pubblico, se fate scelte che hanno l'effetto di una pesante mortificazione delle regioni e degli enti locali e di riduzione di risorse già sottostimate e, peraltro, pattuite con tutte le regioni, comprese le vostre (Applausi dei deputati del gruppo Democratici di sinistra-l'Ulivo).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bindi 33.23, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e Votanti 419
Maggioranza 210
Hanno votato
176
Hanno votato
no 243).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Bindi 33.25.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Battaglia. Ne ha facoltà.

AUGUSTO BATTAGLIA. Signor Presidente, l'emendamento Bindi 33.25 potrebbe essere preso in considerazione dalla maggioranza perché, rispetto ad una situazione di grave difficoltà e di grave crisi finanziaria che stanno attraversando le regioni, il problema non è quello di bloccare ulteriormente i trasferimenti alle stesse, così come recita il comma 4; al contrario, credo che sia importante trasferire


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alle regioni le competenze concordate nell'accordo dell'8 agosto e dare un indirizzo positivo.
Con il nostro emendamento Bindi 33.25 proponiamo che le regioni siano indirizzate verso l'istituzione di fondi integrativi, ai sensi dell'articolo 9 del decreto legislativo n. 229 del 1999, attuino un monitoraggio delle prestazioni libero-professionali dei medici e, soprattutto, definiscano criteri per l'accreditamento e l'autorizzazione.
Sono tutti strumenti finalizzati al controllo della spesa ed alla razionalizzazione degli interventi dei servizi. Ritengo, quindi, saggio tradurre questo comma in una proposta positiva alle regioni mettendole in condizioni di poter operare e non, come accade con l'attuale formulazione del comma 4, creando ulteriori problemi perché chiediamo loro altre spese per potere ottenere i soldi tra un anno.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Valpiana. Ne ha facoltà.

TIZIANA VALPIANA. Signor Presidente, intervengo su questo emendamento anche se avrei preferito intervenire sull'emendamento soppressivo del comma 4. Credo, tuttavia, che le cose che si possono dire sono sempre le stesse e cioè che con questo articolo state distruggendo e privatizzando la sanità per via regionale. Se, infatti, alle regioni vengono dati sempre meno soldi del fondo sanitario nazionale, si danno loro sempre maggiori oneri e sempre maggiori carichi burocratici i cui effetti economici sono tutti da verificare. Ci sono due esempi preclari del meccanismo che state introducendo con questo articolo 4. In primo luogo, l'idea di utilizzare gli ospedali pubblici per gli accertamenti diagnostici 24 ore su 24, sette giorni alla settimana è sacrosanta, ma pensate di farlo senza oneri per lo Stato, cioè sfruttando ancora di più il personale? Sappiamo quanto lavori il personale del servizio sanitario pubblico, quanto lavorino gli infermieri, quanto i loro turni di lavoro siano massacranti e noi chiediamo loro di aumentare la turnazione del lavoro straordinario della pronta disponibilità, senza oneri aggiuntivi? Credo che questo sia assolutamente impossibile.
L'altro aspetto riguarda la decadenza automatica dei direttori generali. Noi non abbiamo alcuna simpatia per questa figura monocratica, ma non possiamo accettare che il loro licenziamento in tronco - sono comunque lavoratori, un po' privilegiati, ma lavoratori - avvenga per motivi di tipo aziendalistico. Un direttore generale deve essere provato sul servizio sanitario che fornisce, sul rendimento in campo sanitario, e non certo su un bilancio in rosso o un bilancio in pareggio. È chiaro che è molto facile ottenere un bilancio in pareggio non fornendo più servizi ai cittadini. Vorremmo una sanità che funzioni, che dia servizi, che aumenti la qualità dei servizi forniti ai cittadini anche attraverso il riconoscimento della professionalità delle figure che operano nel servizio sanitario. Voi state umiliando le regioni e i professionisti della salute; anche questo va a scapito della qualità (Applausi dei deputati del gruppo di Rifondazione comunista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Massidda. Ne ha facoltà.

PIERGIORGIO MASSIDDA. Signor Presidente, sebbene ritenga giusto che l'opposizione faccia anche questa battaglia, vorrei tuttavia che avesse almeno un po' di pudore. Stiamo per votare l'emendamento Bindi 33.25 nel quale si fa riferimento alla realizzazione di ciò che è stato chiesto con la legge n. 229 del 1999. Ci chiedete di fare ciò che voi non siete stati in grado di fare dal 1999 ad oggi e che, lo sapete benissimo, non rientra nel nostro programma.
Dunque pensate a voi, noi andiamo avanti con la nostra strategia (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bindi 33.25, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).


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Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e Votanti 417
Maggioranza 209
Hanno votato
177
Hanno votato
no 240).

Prendo atto che l'onorevole Buontempo non è riuscito a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bindi 33.26, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e Votanti 420
Maggioranza 211
Hanno votato
174
Hanno votato
no 246).

Prendo atto che l'onorevole Buontempo non è riuscito a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Michele Ventura 33.27, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e Votanti 423
Maggioranza 212
Hanno votato
176
Hanno votato
no 247).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bindi 33.30, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e Votanti 414
Maggioranza 208
Hanno votato
169
Hanno votato
no 245).

Prendo atto che l'onorevole Bottino non è riuscito a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Russo Spena 33.31, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 425
Votanti 422
Astenuti 3
Maggioranza 212
Hanno votato
27
Hanno votato
no 395).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Ercole 33.95, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 427
Votanti 424
Astenuti 3
Maggioranza 213
Hanno votato
31
Hanno votato
no 393).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Russo Spena 33.33, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).


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(Presenti e votanti 427
Maggioranza 214
Hanno votato
173
Hanno votato
no 254).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Mosella 33.97, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 418
Votanti 417
Astenuti 1
Maggioranza 209
Hanno votato
170
Hanno votato
no 247).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bindi 33.34, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 423
Votanti 422
Astenuti 1
Maggioranza 212
Hanno votato
177
Hanno votato
no 245).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli emendamenti Maura Cossutta 33.36 e Russo Spena 33.37 di analogo contenuto normativo, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

MARIDA BOLOGNESI. Signor Presidente...

PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e Votanti 427
Maggioranza 214
Hanno votato
178
Hanno votato
no 249).

Prendo atto che l'onorevole Pistone non è riuscita a votare.
Indico...

MARIDA BOLOGNESI. Signor Presidente...

PRESIDENTE. Onorevole Bolognesi, vuole intervenire sull'emendamento Luigi Pepe 33.39?

MARIDA BOLOGNESI. Signor Presidente, avevo chiesto di parlare sull'emendamento Maura Cossutta 33.36!

PRESIDENTE. Onorevole Bolognesi, ormai siamo alla votazione dell'emendamento Luigi Pepe 33.39! Non posso tornare indietro!
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Luigi Pepe 33.39, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 421
Votanti 420
Astenuti 1
Maggioranza 211
Hanno votato
175
Hanno votato
no 245).

Prendo atto che l'onorevole Parodi non è riuscito a votare e che l'onorevole Pistone ha espresso un voto contrario mentre avrebbe voluto esprimere un voto favorevole.


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Passiamo alla votazione dell'emendamento Moroni 33.22.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bolognesi. Ne ha facoltà.

MARIDA BOLOGNESI. Signor Presidente, per evitare che nella fretta si saltasse un punto per noi importante ero venuta proprio al banco della Presidenza per chiedere di parlare sull'emendamento Maura Cossutta 33.36. Ritengo comunque che si possa fare anche un minimo di riflessione a ritroso, perché l'emendamento Mauro Cossutta 33.36 era molto importante. Esso chiedeva di sopprimere il comma 5, il quale, sostanzialmente, abolisce la norma della legge finanziaria del 2000 che progressivamente riduceva e poi aboliva i ticket sulla diagnostica e sulla specialistica. Siccome questo era un fatto di qualità importante su cui noi avevamo investito, vorrei richiamare i colleghi a riflettere sulla questione. Ministro Sirchia, in questa finanziaria è presente un nuovo ticket, perché si abroga la norma che, dal primo gennaio 2003, avrebbe permesso agli italiani di non pagare più i ticket sulla diagnostica. Ciò, innanzitutto, ci avrebbe consentito un notevole risparmio, perché è chiaro che chi non ha soldi si fa ricoverare: infatti i ricoveri impropri utilizzati per fare accertamenti diagnostici generano un costo rilevante; in secondo luogo, la prevenzione attuata grazie alla diagnostica serve a persone che hanno problemi: ebbene, con questo nuovo balzello, andate a colpire proprio chi versa in condizioni di bisogno. Potete anche dire che avete ridotto le tasse, ma se si fa poi pagare il ticket sulla diagnostica e sulla specialistica...
Questo ticket, lo ribadisco, sarebbe stato già abrogato; voi, però, nella scorsa legge finanziaria avevate rimandato l'applicazione di tale previsione promettendo agli italiani che, appunto in questa legge finanziaria, esso sarebbe stato abolito. Invece, reintroducete il ticket sulla diagnostica e sulla specialistica! Esso, sommato a ciò che farete pagare come ticket, trasferirà a carico delle famiglie italiane ben 1.115 milioni di euro di spesa sanitaria, che si aggiungono ai 250 milioni di euro che le famiglie italiane già pagano - lo hanno fatto per tutto il 2002 - per i ticket sui farmaci. Ciò per dire che è veramente una presa in giro affermare che si riducono le tasse, perché queste si fanno pagare con i ticket sulla diagnostica e la specialistica, tra l'altro proprio alle persone che hanno bisogno, perché nessuno si sottopone ad indagini specialistiche e diagnostiche per divertimento. Sono, pertanto, i soggetti più fragili che pagheranno questa reintroduzione del ticket, mentre voi continuate a far finta di tagliare le tasse (vedremo poi anche a chi).
Vorrei che questo fosse chiaro a tutta l'Assemblea che, chiamata a votare, purtroppo si è già espressa, sul reinserimento dei ticket sulla diagnostica e sulla specialistica. Inoltre, vorrei che fosse chiaro agli italiani che voi, con il voto sull'emendamento Maura Cossutta 33.36, avete già istituito ulteriori tasse (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo).

PRESIDENTE. Onorevole Bolognesi, l'ho lasciata parlare per cortesia; però, da ora in avanti, pregherei i colleghi di prendere la parola sugli emendamenti che sono in votazione. Ricordo che ora stiamo discutendo dell'emendamento Moroni 33.22.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Valpiana. Ne ha facoltà.

TIZIANA VALPIANA. Signor Presidente, parlerò anche su questo emendamento. Lei ha ragione sul fatto che non riusciamo a chiedere la parola in tempo ma, cosa vuole, o non ci guardate, o siamo troppo basse o altro ancora. Fatto sta che abbiamo saltato, per una serie di problematiche, la discussione sul comma 5, comma che rappresenta il principale attacco alla salute portato con questa legge finanziaria.
Come tutti ricorderanno, nella legge finanziaria per il 2001, grazie ad un emendamento di Rifondazione comunista, il prezzo dei ticket dal 2002 era stato ridotto da 70 a 23 mila lire ed essi sarebbero stati


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aboliti completamente a partire dal primo gennaio 2003.
Questa maggioranza con la legge finanziaria dello scorso anno ha fatto slittare il provvedimento di un anno, mentre con questo disegno di legge finanziaria lo si cancella del tutto. Non è una cosa che non conta niente, ma che, secondo dati che ci sono stati forniti, dal 2004, quindi a regime, avrà una ricaduta nelle tasche dei cittadini di circa 2 miliardi e 170 milioni di euro (quindi 4 mila miliardi di lire). Allora, smettetela, per favore, di dire che non avete aumentato le tasse ai cittadini. Avete tolto 4 mila miliardi nel modo più odioso possibile, facendo pagare chi è malato o, peggio ancora, chi vuole fare prevenzione attraverso la diagnostica.
Credo che con questo provvedimento stiate scardinando uno dei principi fondamentali del nostro sistema sanitario nazionale che è quello della prevenzione. Ritengo anche che stiate scardinando per sempre anche il principio solidaristico del nostro sistema nazionale.
Nel momento in cui il cittadino è malato lo abbandoniamo. Egli deve pagare i ticket e si deve arrangiare: se ha i soldi lo farà, altrimenti succederà qualcosa d'altro. Credo che sia fondamentale capire la gravità di questo passaggio.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Luigi Pepe. Ne ha facoltà.

LUIGI PEPE. Signor Presidente, intervengo per sostenere ed apporre la mia firma all'emendamento Moroni 33.22.

PRESIDENTE. Sta bene. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Moroni 33.22, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 421
Votanti 420
Astenuti 1
Maggioranza 211
Hanno votato
175
Hanno votato
no 245).

Ricordo che l'emendamento Moroni 33.63 è stato ritirato.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Russo Spena 0.33.185.1, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 415
Votanti 411
Astenuti 4
Maggioranza 206
Hanno votato
166
Hanno votato
no 245).

Prendo atto che l'onorevole Strano non è riuscito a votare e che avrebbe voluto esprimere un voto contrario.
Passiamo alla votazione del subemendamento Labate 0.33.185.5.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Labate. Ne ha facoltà.

GRAZIA LABATE. Signor Presidente, come i colleghi potranno vedere, il relatore ha presentato un emendamento in relazione a tutta questa materia volta a razionalizzare le modalità con cui le farmacie partecipano al sistema di sconti per la determinazione dei prezzi del farmaco nel servizio sanitario nazionale.
Ringrazio il relatore di aver accolto gran parte degli emendamenti, non solo dell'opposizione ma anche di alcuni colleghi della maggioranza, che si riferiscono a questa materia. Concordo sulle prime parti dell'emendamento presentato, salvo che sull'ultima relativa alla modificazione del comma 9, in cui il relatore propone un aumento della percentuale al 6,80 per cento (ovviamente, ora al 7 per cento).


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Dico ciò non perché, come opposizione, ci si vuole differenziare, volendo rimanere pervicacemente ancorati a una percentuale del 5,80, ma perché come sanno il relatore ed il sottosegretario Vegas, questo emendamento determina un riequilibrio, spalmando su diversi soggetti le modalità con cui affrontare la tormentata questione della spesa farmaceutica.
Vi è un decreto appena approvato a settembre che in riferimento al prezzo fissava la percentuale del 5 per cento; e ora la eleviamo al 7 per cento. Allora, dobbiamo essere molto onesti e, visto che la nostra industria nazionale (per quanto si possa avere opinioni politiche diverse) subisce sei provvedimenti nell'arco di un anno sulla materia dei farmaci e tenuto conto che quel premio di prezzo che voi le date per la ricerca è assolutamente risibile (mi riferisco allo 0,1 per cento) con quello che costa investire in ricerca di principi attivi, pregherei il relatore e il sottosegretario Vegas di voler riconsiderare questo aumento di due punti. Infatti, secondo una logica di sistema e nel medio periodo, il nostro sistema industriale non lo regge perché ha già subito sei interventi da questo punto di vista. Non lo regge, inoltre, perché non è affiancato da una grande politica di investimenti in innovazione e ricerca (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Moroni. Ne ha facoltà.

CHIARA MORONI. Signor Presidente, intervengo brevemente per ringraziare il relatore per la maggioranza per avere assorbito nell'emendamento della Commissione gran parte degli emendamenti presentati da molti colleghi della maggioranza, tra cui anche i miei. Questi tendevano a «spalmare» su tutti gli operatori del settore il necessario risparmio sulla spesa farmaceutica. Tale risparmio, infatti, nella versione originaria pesava gravemente solo sulla categoria dei farmacisti mentre oggi appare più equilibrato e meglio distribuito su tutta la filiera del farmaco e su tutti gli operatori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lucchese (Commenti). Ne ha facoltà.

FRANCESCO PAOLO LUCCHESE. Signor Presidente, vorrei manifestare il nostro consenso all'emendamento della Commissione che accoglie anche una nostra iniziativa. Vorrei far presente che in altra sede era stato espresso il suggerimento di adeguare le medicine che devono essere tenute in considerazione ai fini della durata del brevetto. Si trattava di un suggerimento che facevo al ministro: ormai accettiamo questo emendamento della Commissione e ringraziamo.

GIANCARLO GIORGETTI, Presidente della V Commissione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIANCARLO GIORGETTI, Presidente della V Commissione. Signor Presidente, vorrei puntualizzare che in Commissione, nella valutazione del proprio emendamento 33.185, anche ai fini di una quadratura sotto il profilo della compensazione, è stato precisato che alla lettera b) la misura percentuale del 6,80 per cento dovrebbe intendersi del 7 per cento. Credo che il Governo in questa sede debba puntualizzarlo ulteriormente a beneficio di tutti i colleghi che si apprestano a votare l'emendamento.

GIUSEPPE VEGAS, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE VEGAS, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, ad avviso del Governo l'emendamento 33.185 della Commissione era costituito correttamente sotto il profilo della sua copertura perché l'innalzamento dello sconto al 6,8 per cento era ritenuto congruo in base ai presumibili dati dei consumi secondo un approccio statico, non secondo un approccio degli effetti


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riflessi, come è prassi di questa Camera valutare le coperture di tutti i tipi di provvedimento. A fronte di alcune obiezioni tecniche da parte degli uffici che quantificano anche gli effetti riflessi, per evitare ogni dubbio sulla questione, il Governo ritiene si possa modificare, alla lettera b), la cifra del 6,80 per cento in quella del 7 per cento, fermo restando che, se con un successivo approfondimento si verificherà che tale cifra del 7 per cento sia eccedente rispetto alla necessità di copertura dell'emendamento, probabilmente, nell'altro ramo del Parlamento essa potrà essere agevolmente corretta al fine di ripristinare l'equilibrio finanziario.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Labate 0.33.185.5, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e Votanti 418
Maggioranza 210
Hanno votato
182
Hanno votato
no 236).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 33.185 della Commissione, nel testo modificato nel senso che, all'ultima riga, la misura del 6,8 per cento è sostituita dalla misura del 7 per cento.

GRAZIA LABATE. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GRAZIA LABATE. Signor Presidente, vorrei chiedere se sia possibile votare questo emendamento della Commissione per parti separate.

PRESIDENTE. No, non è possibile perché l'emendamento va inteso nella sua globalità e non può essere diviso per un problema di copertura.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gianni Mancuso. Ne ha facoltà.

GIANNI MANCUSO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, essendo firmatario di alcuni emendamenti sulla materia vorrei in modo sintetico sottolineare gli aspetti negativi del vecchio comma 6 di questo articolo, riguardante le aliquote percentuali di sconto sui farmaci divise in scaglioni.
Innanzi tutto dobbiamo pensare che la categoria dei farmacisti è composita, dal momento che vi sono le farmacie di città, delle aree metropolitane, le tante farmacie dei piccoli centri, quelle comunali, quelle di montagna e quelle sulle isole. Insomma, le 16 mila 500 farmacie italiane sono presenti capillarmente su tutto il territorio nazionale, garantiscono un servizio pubblico e sono per molti cittadini italiani il più vicino, quando non l'unico, punto di contatto con il servizio sanitario nazionale.
Le farmacie sono aziende familiari, per la stragrande maggioranza con pochi collaboratori esterni; quindi una diminuzione sensibile dei margini di guadagno costringerà ad una riduzione dei costi, che fatalmente si ripercuoterà anche sugli organici del personale dipendente. Vi sono poi fattori regionali da considerare. Conosco ad esempio molto bene la realtà piemontese dove le aziende sanitarie garantiscono la distribuzione diretta di alcuni farmaci costosi e dove alcuni ospedali forniscono il primo ciclo di terapie dopo la dismissione. Peraltro, ulteriori manovre sul prontuario terapeutico che a breve entreranno in vigore incideranno sul fatturato del servizio sanitario nazionale e conseguentemente sul fatturato delle farmacie.
Se vogliamo un servizio di alto livello, che significa laureati aggiornati, farmaci disponibili 24 ore su 24 e magazzini riforniti con alta immobilizzazione di capitale, non possiamo rendere le farmacie antieconomiche, perché così rischiamo di costringere la categoria dei farmacisti a ridurre i servizi offerti. Il vecchio comma 7 prevedeva la seconda misura che riguardava questo comparto, cioè la conferma


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della riduzione dei prezzi dei medicinali, prevista dall'articolo 3 del decreto-legge n. 63 del 2002 convertito con legge n. 112 del 2002. Questo provvedimento, ancorché gravoso, penalizzerebbe pro quota tutte e tre le componenti della filiera del farmaco. L'applicazione della disposizione normativa prevista dal vecchio comma 6 avrebbe tra i suoi effetti più deleteri quello di azzerare il margine delle farmacie, quando non di vedere in perdita farmaci quali il fattore ottavo per la coagulazione del sangue (che è indispensabile per gli emofiliaci) o gli interferoni destinati ai malati di sclerosi multipla. Il meccanismo degli sconti progressivi per fasce di prezzo ha determinato nel tempo un effetto, il cosiddetto nodo scorsoio. Infatti i medici, sotto la spinta degli informatori scientifici prescrivono farmaci nuovi sempre più costosi. I medicinali erogati si spostano verso le fasce di prezzo più alte, sottoposte alle aliquote di sconto più pesanti. Così le farmacie vedono il proprio margine progressivamente eroso. Peraltro mi pare apprezzabile l'atteggiamento di questa categoria che da alcuni anni ha avviato un'intensa attività di collaborazione con l'amministrazione della sanità, sia a livello nazionale sia a livello regionale. A titolo di esempio giova ricordare che i farmacisti hanno spiegato ai cittadini utenti del servizio sanitario nazionale che esistono farmaci uguali a quelli di marca, che costano meno e in molti casi gli stessi consumatori sono stati convinti a farsi sostituire il medicinale prescritto dal medico con uno uguale, caratterizzato dal prezzo più basso. Non possiamo neanche dimenticare che le farmacie si occupano della riscossione dei ticket disposti dalle regioni ed erogano ulteriori servizi quali la consegna dei farmaci a domicilio (a persone anziane e disabili) o il collegamento telematico con l'ASL per la prenotazione di visite specialistiche e di esami di laboratorio.
In conclusione ritengo, oltre che a titolo personale, anche a nome del gruppo di Alleanza nazionale al quale appartengo, che si debba riconoscere da un lato il ruolo sociale per le argomentazioni che ho richiamato, dall'altro il senso di responsabilità dei farmacisti che hanno compreso la necessità di tenere sotto controllo la spesa farmaceutica, nell'ambito della razionalizzazione della spesa sanitaria. L'emendamento 33.185 della Commissione migliora il testo originale, grazie al relatore per la maggioranza e alla Commissione, e riconosce tale doppio ruolo (sociale e responsabile), di cui ho appena detto (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza nazionale).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 33.185 della Commissione, nel testo modificato, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 409
Votanti 400
Astenuti 9
Maggioranza 201
Hanno votato
395
Hanno votato
no 5).

Sono conseguentemente preclusi gli emendamenti fino a Giacco 33.72.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Zanella 33.43.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zanella. Ne ha facoltà.

LUANA ZANELLA. Con questo e con gli emendamenti che seguono, presentati insieme da maggioranza e da opposizione, intendiamo porre all'attenzione dell'Assemblea il problema dei medicinali omeopatici.
Questi emendamenti non presentano costi aggiuntivi per lo Stato, anzi produrrebbero un certo introito, in particolare da 625 mila a 750 mila euro. Tra l'altro, essendo crescente il numero degli italiani che si curano con medicine omeopatiche - 9 milioni, secondo un calcolo dell'ISTAT di circa due anni fa -, è chiaro che non sono a carico del servizio sanitario nazionale, in


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quanto non c'è la richiesta del corrispondente medicinale non omeopatico. È immaginabile, dunque, anche un risparmio di spesa.
La proroga serve a mantenere in commercio i medicinali omeopatici; infatti, il Ministero della salute non ha ancora provveduto ad impartire istruzioni sulla tipologia delle documentazioni tecniche, previste dall'articolo 5 del decreto legislativo n. 185 del 1995, da predisporre per la registrazione coincidente con il primo rinnovo - che, ricordo, riguarda circa 30 mila prodotti -, che dovrebbe scadere il 31 dicembre 2003.
Quindi, si tratta di spostare la data per consentire, da una parte, al Ministero della salute di emanare le direttive necessarie e, dall'altra, alle imprese di predisporre la documentazione richiesta. Di fronte ad un problema analogo sia la Francia sia il Belgio hanno agito in questo senso, prevedendo una proroga fino al 2008.
Intervengo anche sul successivo emendamento a mia firma per spiegare che tutti i medicinali attualmente presenti sul mercato italiano risultano autorizzati ai sensi dell'articolo 7 del suddetto decreto legislativo, con una sorta di sanatoria temporanea, in attesa che il Ministero approvi una specifica normativa. Conseguentemente, l'intero settore è rimasto cristallizzato al tipo e alla varietà di medicinali disponibili nel mercato nel 1995 con l'aggravante che, secondo un orientamento ufficioso del Ministero, per i nuovi medicinali in attesa di conferma non sarebbero consentite neppure richieste di nuove confezioni, ampliamenti di forma farmaceutica, variazioni in genere.
Quindi, gli emendamenti proposti tendono a riattivare un processo di aggiornamento dei prodotti in commercio, per favorire da una parte gli utenti e dall'altra le imprese, alle quali in tal modo si consentirebbe di mantenere i posti di lavoro e il fatturato derivante da questa attività molto importante per il nostro paese.

ANGELINO ALFANO, Relatore per la maggioranza. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANGELINO ALFANO, Relatore per la maggioranza. Signor Presidente, modificando il parere precedentemente espresso, la Commissione esprime parere favorevole sull'emendamento Zanella 33.43 e sugli identici emendamenti Zanella 33.60 e Peretti 33.70.

PRESIDENTE. Il Governo?

GIUSEPPE VEGAS, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il Governo, per quanto concerne i suddetti emendamenti, si rimette all'Assemblea.
Faccio presente, comunque, che su tali proposte emendative non è necessaria la compensazione.

PRESIDENTE. Mi scusi, senatore Vegas, non è necessaria la compensazione?

GIUSEPPE VEGAS, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Sì, siccome l'emendamento Zanella 33.43 non è un emendamento di spesa, ma di regolamentazione di un fenomeno e, anzi, comporta un'entrata, la compensazione - che probabilmente è stata predisposta per eccesso di scrupolo - mi sembra superflua.

ANTONIO BOCCIA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO BOCCIA. Signor Presidente, mi scusi. Sulla quantificazione degli oneri si pronuncia il Comitato dei nove, con tutto il rispetto per il parere del sottosegretario Vegas. Non spetta soltanto al Governo decidere se ci sia bisogno o meno di una copertura. Chiedo che almeno il presidente della Commissione ci dia un minimo di garanzia.
Poi, signor Presidente, ci consenta trenta secondi perché anche noi possiamo valutare se sia vero o meno che la compensazione non è necessaria.


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GIANCARLO GIORGETTI, Presidente della V Commissione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIANCARLO GIORGETTI, Presidente della V Commissione. Signor Presidente, di questi emendamenti la Commissione ha già discusso in sede referente; in quell'occasione, era già stata manifestata la disponibilità ad accoglierli sia da parte del Governo sia da parte del relatore. L'onorevole Zanella ricorderà questo atteggiamento.
Sicuramente l'emendamento Zanella 33.60 non presenta problemi di onerosità. Quanto all'emendamento Zanella 33.43, esso è stato presentato da parte della componente dei Verdi con le compensazioni che sono assolutamente non necessarie; di più, probabilmente questo emendamento comporterà, addirittura, un maggior introito per le casse dello Stato. Mi sento di rassicurare ulteriormente, rispetto a quanto ha fatto il sottosegretario Vegas, in merito alla non onerosità dell'emendamento Zanella 33.43, che può essere votato tranquillamente senza le compensazioni previste dalla componente dei Verdi.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Giacco. Ne ha facoltà.

LUIGI GIACCO. Signor Presidente, vorrei rivolgere un ringraziamento perché c'è anche un emendamento presentato da me e che non è stato richiamato precedentemente. Vorrei sottolineare come questo emendamento non soltanto non comporti oneri per lo Stato ma, addirittura, essendo i prodotti omeopatici 30 mila e dovendo la ditta produttrice pagare 25 euro a prodotto per la ratifica, ci sarebbe un introito per le casse dello Stato. Quindi, da questo punto di vista non soltanto non c'è una spesa ma ci sarà un introito per lo Stato, permettendo, inoltre, ai cittadini italiani di non essere discriminati, perché a dicembre 2003 non avremmo in commercio farmaci che sono già previsti in base al decreto legislativo 17 marzo 1995, n. 185. Con questo emendamento, consentiremo la proroga del termine di scadenza e, quindi, la vendita di questi farmaci a cui cittadini italiani possono fare riferimento come negli altri paesi europei. In compenso, lo Stato guadagnerebbe perché le ditte produttrici dovrebbero versare 25 euro per ogni farmaco.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Moroni. Ne ha facoltà.

CHIARA MORONI. Signor Presidente, intervengo soltanto per chiedere di aggiungere la mia firma all'emendamento Zanella 33.43.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lucchese. Ne ha facoltà.

FRANCESCO PAOLO LUCCHESE. Signor Presidente, intervengo brevemente per ringraziare la Commissione per aver accettato questo emendamento. Vorrei far presente che è in discussione presso la Commissione affari sociali un provvedimento sulla medicina non convenzionale; quindi, era opportuno mettere mano a questa modifica sui farmaci omeopatici. Faccio presente che, identico all'emendamento Zanella 33.43, vi è l'emendamento Peretti 33.69, presentato dal gruppo cui appartengo, che abbiamo ritirato e che, comunque, viene assorbito da questo. Ringrazio per questo ed anticipo un voto favorevole.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Massidda. Ne ha facoltà.

PIERGIORGIO MASSIDDA. Signor Presidente, non ripeto le considerazioni svolte dall'onorevole Lucchese. Mi associo e chiedo di apporre la mia firma a entrambi gli emendamenti, ringraziando il Governo per la grande attenzione che ha prestato all'omeopatia.


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MARCO BOATO. Ringrazia chi ha presentato l'emendamento!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Luigi Pepe. Ne ha facoltà.

LUIGI PEPE. Signor Presidente, intervengo anch'io brevemente per chiedere di apporre la mia firma.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Francesca Martini. Ne ha facoltà.

FRANCESCA MARTINI. Signor Presidente, intervengo per chiedere di aggiungere anche la mia firma.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Visco. Ne ha facoltà.
Onorevole Visco, vuole aggiungere anche la sua?

VINCENZO VISCO. No, signor Presidente. Vorrei fare due osservazioni. Innanzitutto, è la prima volta che vedo che un aumento di spesa non ha bisogno di copertura. Naturalmente, ciò può valere per il primo anno ma per gli anni successivi ci sarà una spesa.
In secondo luogo, dato che quella dell'omeopatia è una vexata quaestio, perché tutta la comunità scientifica, a quanto mi risulta, sostiene che questi farmaci sono inefficaci, vorrei chiedere al ministro Sirchia quale sia la sua convinzione di scienziato, di professore e di tecnico su questo argomento.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Zanella 33.43, senza la parte compensativa, accettato dalla Commissione e sul quale il Governo si rimette all'Assemblea.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 411
Votanti 405
Astenuti 6
Maggioranza 203
Hanno votato
400
Hanno votato
no 5).

Prendo atto che il sottosegretario Tortoli, che ha erroneamente espresso un voto contrario, avrebbe voluto esprimere un voto favorevole.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Zanella 33.60 e Peretti 33.70, accettati dalla Commissione e sui quali il Governo si rimette all'Assemblea.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 403
Votanti 400
Astenuti 3
Maggioranza 201
Hanno votato
397
Hanno votato
no 3).

Pertanto, l'emendamento Giacco 33.102 è precluso dall'approvazione degli identici emendamenti testé votati.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Zanella 33.49, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge Vedi votazioni).
(Presenti 411
Votanti 408
Astenuti 3
Maggioranza 205
Hanno votato
174
Hanno votato
no 234).


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Passiamo alla votazione dell'emendamento Di Virgilio 33.278.

ANGELINO ALFANO, Relatore per la maggioranza. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANGELINO ALFANO, Relatore per la maggioranza. Signor Presidente, modificando il parere precedentemente espresso, invito l'onorevole Di Virgilio e gli onorevoli colleghi che insieme a lui hanno presentato questo emendamento di ritirarlo.

PRESIDENTE. Prendo atto che anche il Governo invita al ritiro dell'emendamento Di Virgilio 33.278.
Chiedo, pertanto, all'onorevole Di Virgilio se intende accedere all'invito al ritiro.

DOMENICO DI VIRGILIO. Signor Presidente, una breve considerazione me la deve concedere.
Con il mio emendamento 33.278, siamo di fronte a quello che è conosciuto come il problema degli specializzandi. C'è una legge approvata nel 1999, la n. 368 - che ha recepito la direttiva europea 93/16/CEE - con la quale l'Italia avrebbe dovuto trasformare per i 30 mila medici specializzandi la borsa di studio in contratto di lavoro di tipo subordinato, con tutte le conseguenze di tipo previdenziale ed il riconoscimento dei titoli di carriera. Questa è un'anomalia, lo ripeto, in quanto questi professionisti che hanno avuto una laurea, l'abilitazione professionale, hanno vinto un concorso per la specializzazione, sono considerati studenti, ma lavorano, perché fanno le visite, vanno in camera operatoria e fanno le guardie mediche vicino a un tutor ma vengono pagati come borsisti, con tutte le conseguenze negative che ho prima ricordato.
Il Governo ha mostrato la sua grande attenzione perché nel DPEF del luglio scorso ha recepito questa esigenza. Tuttavia, sappiamo che ci sono attualmente difficoltà di copertura finanziaria per una cifra non indifferente, che si aggira, mi sembra, attorno ai 500 miliardi di lire.
Nell'accedere all'invito al ritiro del mio emendamento 33.278, mi rivolgo al ministro della sanità e a quello dell'economia e delle finanze: noi vogliamo chiedere un impegno assolutamente concreto al Governo, da qui nel prosieguo dell'iter di approvazione della legge finanziaria al Senato, a trovare fondi per questa rivendicazione giusta di questi colleghi nei confronti dei quali esprimiamo tutta la nostra comprensione, solidarietà ed appoggio, considerando anche il fatto che le regioni, le quali avevano mostrato in precedenza un interesse per una compartecipazione alla spesa, negli ultimi giorni mi sembra che abbiano fatto un passo indietro.

PRESIDENTE. Prendo atto che l'onorevole Ruzzante, a nome del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo, fa proprio l'emendamento Di Virgilio 33.278.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Valpiana. Ne ha facoltà.

TIZIANA VALPIANA. Signor Presidente, avevo chiesto di intervenire esattamente per fare mio questo emendamento e per una breve comunicazione ai colleghi. In tutte le facoltà di medicina e chirurgia in questo momento si stanno facendo delle manifestazioni con la sospensione dei lavori. In tutte le città ci sono stati cortei perché questi specializzandi - sappiamo che molti reparti ospedalieri si sostengono grazie al loro lavoro - sono assolutamente stupefatti del fatto che nella legge finanziaria, nonostante nel DPEF fosse stato annunciato, il Governo non abbia stanziato i fondi per la copertura dei loro contratti di formazione e lavoro. Anzi, è stato bloccato l'importo della borsa di studio che percepiscono fino al 2006: la borsa e di 800 euro mensili. Quindi, dei medici che lavorano - e sappiamo che lavorano proprio perché sono in formazione per 12, 14 ore al giorno - percepiscono 800 euro mensili.
Ho qui un ordine del giorno, approvato nel consiglio di facoltà di medicina dell'università di Padova (e molti consigli di facoltà hanno fatto lo stesso), in cui esattamente


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si chiede al Governo di trovare questa copertura e di garantire quello che si era proposto di fare nel DPEF per arrivare alla stipula dei nuovi contratti di formazione lavoro. In esso si dice che le facoltà dichiarano di condividere gli obiettivi dei medici in formazioni specialistiche e si impegnano ad intervenire nelle sedi istituzionali idonee per una positiva e rapida soluzione della vertenza. Passiamo risolverla adesso.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ruzzante. Ne ha facoltà.

PIERO RUZZANTE. Signor Presidente, intervengo soltanto per 1 minuto, a titolo personale, perché poi su questo emendamento parlerà il collega Battaglia.
Voglio solo spiegare ai colleghi della maggioranza perché ho voluto fare mio questo emendamento. Ritengo che questa questione degli specializzandi sia centrale. Sappiamo tutti che per i prossimi giorni, a partire da lunedì, è annunciato uno sciopero degli specializzandi che rischia di paralizzare la nostra sanità pubblica.
Quindi, non è con spirito di polemica - lo dico ai colleghi - che ho fatto mio questo emendamento, ovviamente, infatti, ve ne sono altri presentati dai gruppi dell'opposizione. Ho fatto mio questo emendamento per dare la possibilità ai colleghi della maggioranza - che, in questi giorni, si sono assunti impegni nei confronti degli specializzandi - di poter votare a favore di un emendamento che, originariamente, era stato presentato proprio da loro.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Maura Cossutta. Ne ha facoltà.

MAURA COSSUTTA. Signor Presidente, comprendo l'imbarazzo dei tanti colleghi della maggioranza - soprattutto quelli appartenenti alla Commissione affari sociali - ed anche dell'onorevole Di Virgilio, perché il problema l'avevamo affrontato insieme, all'unanimità, anche nella passata legislatura. Insieme avevamo convenuto che badare a questi giovani rappresentasse una risposta concreta, doverosa.
Considero ancora più indecente la decisione del Governo dopo la presentazione dell'emendamento che concede, invece, le regalie ai medici che lucrano nel privato utilizzando il loro ruolo nelle strutture pubbliche. Credo, quindi, che questo sia il momento, non delle promesse, ma dei fatti. Questi giovani medici ci stanno guardando; essi ricoprono un ruolo importantissimo e voi colleghi, che esercitate la stessa professione, sapete che sto dicendo l'esatta verità. Essi svolgono un importantissimo ruolo per portare avanti l'attività nelle nostre strutture ospedaliere. Credo vada dato un messaggio chiaro e dovuto: un messaggio di speranza.
Chiedo ai colleghi della maggioranza di dissociarsi e di votare con noi a favore di questo emendamento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fioroni. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE FIORONI. Signor Presidente, credo che l'onorevole Di Virgilio quando è intervenuto, escluse le parole di cortesia con le quali ha ringraziato il Governo di non so che cosa, abbia provato lo stesso enorme imbarazzo che provano i due terzi della maggioranza nel negare - bocciando questo emendamento - un diritto precedentemente stabilito, fortemente voluto ed anche promesso in campagna elettorale.
Il Presidente Berlusconi dopo aver pronunciato le tre famose «i» in campagna elettorale e aver spiegato assieme al ministro Sirchia in giro per il paese l'importanza della ricerca e della formazione per migliorare la qualità dell'assistenza data ai cittadini e l'utilità di avere degli operatori sanitari formati ed in grado di operare, non solo non sta rispettando nulla di tutto questo, ma toglie ai medici specializzandi che, vorrei non lo dimenticaste, rappresentano una risorsa per l'intero sistema sanitario nazionale. Avete creato un combinato disposto per il quale le vacanze di


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organico all'interno delle strutture sanitarie ospedaliere - anche quelle di alta specializzazione, i policlinici universitari e le aziende miste - si reggono ed hanno la possibilità di garantire quel famigerato abbattimento delle liste di attesa vagheggiato in sogno, in delirio onirico dall'onorevole Massidda. Egli mi deve spiegare come riuscirà a farlo se agli specializzandi - che fino ad oggi lavoravano facendo turni, creando servizi, dando risposte efficaci ed efficienti alle attese dei cittadini sotto la supervisione dei tutor all'interno del loro corso di formazione - si dice sostanzialmente che, a differenza di quello che è successo fino ad oggi, saranno costretti a non svolgere più le loro funzioni. Anzi, essi dovranno continuare a svolgerle gratuitamente, poi, se vi sarà il tempo, la bontà e l'atteggiamento caritatevole di questo Governo, forse qualcuno si ricorderà che, ancora una volta, un loro diritto è stato negato, e ciò darà a questi ultimi la possibilità di avere un terzo di quello che gli spetta, che gli è stato dato oggi.
Credo non sfuggano a nessuno le tante risoluzioni presentate nella precedente legislatura dove, addirittura, si sosteneva il trattamento previsto per i medici specializzandi, con tanto di esclusività totale di rapporto di lavoro. Questa gente di cui noi stiamo parlando sono colleghi medici a cui noi diciamo che non possono andare a fare, per mantenere la propria famiglia o loro stessi, neanche un prelievo di sangue la mattina in nessuna struttura né pubblica né privata. Non possono esercitare nessuna attività, neanche libero-professionale e ciò nel momento in cui avete provato fino all'ultimo momento a fare un favore a pochi «baroni» per permettergli di continuare a guadagnare miliardi fuori dalle strutture ospedaliere.
A questi ultimi dite che devono lavorare in maniera esclusiva, tappare le falle, i buchi presenti all'interno delle strutture sanitarie di questo paese, gratuitamente, senza chiedere una lira e vi aspettate anche che vi ringrazino. Credo che questo sia il contrario del buonsenso, oltre che un'offesa. Un minimo di decenza vorrebbe che voi approvaste l'emendamento in esame non per riparare ad una ingiustizia; e non dite che, anche in tal caso, le colpe sono da attribuire a non si sa bene quale Governo.
Si tratta, ancora una volta, di usare due pesi e due misure. Avevate trovato il modo di fare un favore ai capi dipartimento universitari, permettendogli di continuare a fare miliardi fuori, rimanendo primari, e di prendere le indennità all'interno delle strutture. Abbiate la decenza di prevedere un minimo di retribuzione a favore di coloro che private del diritto di lavorare e di mantenere la propria famiglia, obbligandoli ad essere mantenuti a 35 anni. Credo che questa sia una vergogna! Pensateci!
Con riferimento al disegno di legge finanziaria in esame, in cui non votate niente di giusto, abbiate almeno la bontà di mantenere le promesse che, nei nostri collegi, avete fatto a chi lavora e non ha una lira (non è pagato) per mantenere la propria famiglia, non potendo svolgere nemmeno un'attività di libero professionista. Fino a poco tempo fa riceveva almeno quel misero milione e 600 mila lire per andare avanti.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Luigi Pepe. Ne ha facoltà.

LUIGI PEPE. Signor Presidente, a nome del gruppo dell'UDEUR-Popolari per l'Europa, sottoscrivo l'emendamento in esame e vorrei svolgere alcune considerazione personali.
Lei sa, signor Presidente, che per quindici anni ho rappresentato i medici della provincia di Lecce da presidente dell'ordine e, pertanto, ho rappresentato anche i medici specializzandi. Conosco molto bene quindi lo stato di sofferenza di queste persone ed il duro lavoro che svolgono dalla mattina alla sera, oltretutto, senza essere adeguatamente compensate dal punto di vista economico.
Ritengo, pertanto, che sia indispensabile approvare l'emendamento in esame e, pertanto, invito i colleghi della maggioranza, che sicuramente lo condividono e


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che soffrono per aver dovuto ritirare l'emendamento, ad approvarlo perché risponde a criteri di giustizia e di ragionevolezza. In tal modo, renderemo giustizia a questi professionisti che lavorano davvero tanto, senza ricevere quasi nulla, e che non possono fare null'altro al di fuori di questo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Burtone. Ne ha facoltà. Ricordo che ha un minuto di tempo a disposizione.

GIOVANNI MARIO SALVINO BURTONE. Signor Presidente, si tratta di allineare - lo già affermato il collega Di Virgilio - la posizione del nostro paese a quella degli altri paesi europei.
In Europa, gli specializzandi svolgono il loro ruolo, ma sulla base di un contratto ben diverso dal nostro. Il ministro sa che i policlinici universitari sono basati in primo luogo sul lavoro degli specializzandi che si sovraccaricano di turni pesantissimi. Inoltre, una delle poche novità del documento di programmazione economico-finanziaria è stata proprio l'indicazione della soluzione ai problemi degli specializzandi.
Il Governo, ma anche esponenti della maggioranza, hanno dichiarato con enfasi la soluzione al problema ed ingenerato grandi aspettative. Vi sono state audizioni ed anche incontri al riguardo. Chiediamo ai nostri colleghi del Polo di essere coerenti e di approvare il nostro emendamento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Massidda. Ne ha facoltà.

PIERGIORGIO MASSIDDA. Signor Presidente, colleghi, credo che, invece, la sinistra dovrebbe ritirare gli emendamenti se non vuole strumentalizzare una sofferenza. Voi tutti, nel vostro emendamento, avete indicato la metà della cifra che è richiesta perché sapete bene che l'altra metà dovranno pagarla le regioni. In questo momento, il Governo ci chiede di ritirare gli emendamenti per avere tempo di trattare con le regioni il reperimento di questa cifra.
Io credo che nessuno di noi si debba vergognare perché stiamo tentando tutti di offrire una risposta reale, senza operare strumentalizzazioni. Se volessimo strumentalizzare, basterebbe ricordare che la legge è stata approvata nel 1999. Il motivo per cui ci troviamo a questo punto è perché voi non l'avete finanziata. Non potete contrarre mutui e poi insegnare a noi come pagare.
Quindi se non vogliamo strumentalizzare, dimentichiamo il passato ed uniti reperiamo realmente questa cifra. Questo vuol dire che se noi oggi dovessimo approvare l'emendamento, precludereste anche la possibilità di chi richiede, con l'ordine del giorno, un pieno impegno al Governo per risolvere il problema al Senato, come testè è già stato promesso al momento della richiesta di ritirare gli emendamenti.
Se voi tenete a risolvere il problema, e non all'obiettivo politico di metterci contro gli specializzandi usando uno strumento che dovrebbe andare contro di voi, riflettete: ritirate l'emendamento ed andiamo uniti con il Governo a reperire il finanziamento insieme alle regioni. (Applausi polemici dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo, di Rifondazione comunista e Misto-Comunisti italiani).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Battaglia. Ne ha facoltà.

AUGUSTO BATTAGLIA. Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, onorevoli colleghi, siamo sinceramente sorpresi perché nel corso di queste settimane si era parlato molto di questi giovani medici e li abbiamo ascoltati ed incontrati.
Avevamo tutti preso conoscenza del fatto che siamo di fronte ad un grande problema per la nostra sanità. Stiamo parlando di 30 mila giovani medici che è, sì, vero che stanno studiando per la loro specializzazione, ma sono anche quei medici


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senza i quali tanti reparti ospedalieri e policlinici non funzionerebbero. Noi ce ne accorgeremo lunedì quando questi medici, se noi non approviamo un provvedimento concreto, proclameranno lo sciopero; allora ci accorgeremo di quanto sia importante la loro presenza nel servizio sanitario nazionale.
Il collega Massidda ricordava il 1999: in quell'anno si recepiva la direttiva comunitaria e, nonostante una situazione di grande difficoltà economica, si fece uno sforzo per attribuire quelle borse di studio, che oggi rappresentano comunque una risposta che noi abbiamo fornito a quei medici e che sappiamo essere ormai insufficiente. Esse furono riconosciute in un periodo di grande difficoltà e di risanamento della finanza pubblica.
Quei giovani hanno continuato a lavorare e oggi si assumono nel servizio sanitario nazionale pesanti responsabilità civili e penali. Essi non hanno alcuna copertura assicurativa.
Noi dobbiamo dar loro una risposta: cari colleghi, ci eravamo illusi che questa risposta sarebbe arrivata, perché una settimana fa avevamo votato unitariamente, in Commissione affari sociali, i nostri emendamenti. Ci saremmo quindi augurati uno sforzo comune della maggioranza e dell'opposizione, con il Governo, per trovare una soluzione.
Eravamo anche convinti che il Governo avrebbe mantenuto l'impegno assunto a maggio con questi giovani medici, nonché ciò che aveva previsto nel documento di programmazione economico-finanziaria, ovvero di affrontare tale questione. Siamo di fronte, oggi, ad un voltafaccia che non riusciamo a spiegarci. Non riusciamo a spiegarlo anche perché, mi consenta signor ministro, lei ha avuto ed ha in questa vicenda un grande sostegno da parte delle regioni, le quali si sono dichiarate disponibili ad assumersi una parte consistente del carico di questa spesa.
Ed allora: le regioni, che già sono nella difficoltà che lei conosce e non sanno come finanziare i servizi, sono disponibili a compiere uno sforzo enorme ma noi, con la legge finanziaria, non siamo in grado di reperire i 100 milioni di euro che darebbero la possibilità di risolvere definitivamente questo problema, dando tranquillità a 30 mila medici giovani lavoratori e a 30 mila famiglie. Questi medici rappresentano il futuro della nostra sanità.
Credo che questo sia sbagliato ed allora chiediamo al Governo di ripensarci: lo chiediamo al ministro Sirchia e al sottosegretario Vegas, auspicando che si voti su questo emendamento, ognuno assumendosi la propria responsabilità. Chiediamo anche al ministro di rompere il silenzio e di dirci qualcosa (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Bimbi. Ne ha facoltà.

FRANCA BIMBI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, a titolo personale sottoscrivo anch'io l'emendamento in questione. Ieri il commissario europeo alla ricerca Bousquin, presentando il rapporto sulla ricerca europea, ha posto in luce come l'Italia sia all'ultimo posto nello sviluppo del post-laurea. Si tratta di un post-laurea del quale, in questo caso, non possiamo fare a meno: è assolutamente necessario.
Ho anche il sospetto che, in questa legge finanziaria, non vi sia nemmeno la copertura per le borse di studio. Vorrei esserne sicura. I giovani tra i 26 e i 35 anni, che sono in agitazione da mesi, hanno l'appoggio di tutti i presidi delle loro facoltà di medicina; non è cioè una lotta contro i diritti dei pazienti, ma a sostegno del funzionamento degli ospedali e della formazione dei medici! Se non investiamo nemmeno in questo tipo di formazione, che è assolutamente necessaria, davvero dobbiamo vergognarsi di come ci stiamo allontanando dall'Europa anche da questo punto di vista (Applausi dei deputati del gruppo della Margherita, DL-l'Ulivo)!

CARLA CASTELLANI. Chiedo di parlare.


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PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CARLA CASTELLANI. Signor Presidente, vorrei sollecitare il ministro e il sottosegretario Vegas a dichiarare la loro personale opinione in merito all'emendamento Di Virgilio 33.278, fatto proprio dall'onorevole Ruzzante. Signor sottosegretario, nel merito non mi sembra che esso possa essere confutato; se però in quest'aula vi sono difficoltà ad approvarlo, siamo disposti a trasfonderne il contenuto in un ordine del giorno, con la consapevolezza che il Governo, nell'altro ramo del Parlamento, darà una risposta a questo problema che è sentito dall'intera Assemblea.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Burani Procaccini. Ne ha facoltà.

MARIA BURANI PROCACCINI. Signor Presidente, è vero che in politica la faccia di bronzo è infinita! Nel 1995 io presentai una proposta di legge, nel 1996 venne ripresentata e l'allora sottosegretario Mangiacavallo ne presentò un'altra di contenuto identico. Essa incontrò l'opposizione netta del ministro Bindi, la quale lavorò in ogni modo contro queste due proposte di legge, che furono unificate in un testo unico dall'onorevole Petrella. E il collega Petrella è venuto a piangere sulla nostra spalla, perché questi soldi non si trovavano e perché la legge non doveva andare avanti! Questi fatti sono realmente accaduti e si possono ritrovare negli atti delle Commissioni! Non si possono rimangiare cose che sono state abbondantemente spiegate, conosciute e dimostrate!
Noi stiamo cercando di far trovare al nostro Governo le risorse necessarie, perché sappiamo quanto sia giusta una legge che si muove nella direzione del riconoscimento europeo. È per questa ragione che ci stiamo muovendo in questa direzione, ma è veramente assurdo che si rivendichi una dignità politica da parte di forze che hanno lottato contro un provvedimento di questo genere, come ben sa l'AMSCE, il principale sindacato...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Burani Procaccini.

GIUSEPPE VEGAS, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE VEGAS, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Questo è uno dei tanti problemi che abbiamo gentilmente ereditato dal passato (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia - Commenti dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo). Si tratta di un problema per il quale il Governo, pur rendendosi conto che non si tratta soltanto di questioni economiche, ma di complicate questioni giuridiche - vi è una serie di ricorsi in atto - si impegna a definire una soluzione. Ovviamente, tale soluzione non può essere immediata, ma l'impegno del Governo esiste e, per questa ragione, invito i presentatori a ritirare l'emendamento che, tra l'altro, non riuscirebbe a definire compiutamente la questione.

PRESIDENTE. Allora, colleghi, c'è un reiterato invito al ritiro...

LUCIANO VIOLANTE. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUCIANO VIOLANTE. Signor Presidente, vorrei rivolgermi al relatore, oltre che al Governo. Poc'anzi il sottosegretario ha detto che il Governo vuole risolvere questo problema, ma sta vedendo in che modo risolverlo. Poco fa il collega Massidda ha detto che il «no» del relatore era determinato dalla necessità di trovare un punto d'intesa con le regioni. Credo che oggi vi sia stato l'incontro tra il Governo e le regioni.
Se i temi sono questi e davvero vi è la volontà di risolvere la situazione di 30.000 persone che fanno funzionare la sanità in Italia, sarebbe preferibile accantonare l'emendamento in esame, prendere nota


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del contenuto dell'intesa conseguente all'incontro tra Governo e regioni e riesaminarlo domani. Altrimenti, sottosegretario Vegas, non si vuole risolvere il problema: vuol dire che è una bugia (Applausi di deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo e Misto-Comunisti italiani). Oggi, come lei sa, è previsto l'incontro tra Governo e regioni che definirà la situazione e domani potremmo esaminarlo. Se lei è contrario vuol dire - mi scusi - che non è vero ciò che lei ha detto.

PRESIDENTE. Prendo atto che il Governo ed il relatore per la maggioranza non sono favorevoli alla proposta di accantonamento.

TIZIANA VALPIANA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

TIZIANA VALPIANA. Signor Presidente vorrei fare il punto della situazione. L'onorevole Di Virgilio ha ritirato il proprio emendamento 33.278, che è stato fatto proprio dall'opposizione. Adesso la collega Castellani afferma di essere disponibile a ritirarlo per presentare un ordine del giorno: non è più possibile perché è stato fatto proprio dall'opposizione.

PRESIDENTE. È evidente che l'onorevole Castellani ha invitato l'onorevole Ruzzante a ritirare l'emendamento.

TIZIANA VALPIANA. Mi riferivo alle parole dette dall'onorevole Castellani che ha affermato di presentare l'ordine del giorno in luogo dell'emendamento.

PRESIDENTE. L'onorevole Castellani ha spiegato le motivazioni per cui l'onorevole Di Virgilio ha ritirato l'emendamento, che è stato fatto proprio dall'onorevole Ruzzante.
Onorevoli colleghi, lo dico con chiarezza: concedo la facoltà di parlare perché, se richiesta a titolo personale, non è possibile negarla, però vi faccio notare che (come risulta da una verifica effettuata ora dagli uffici) dall'inizio dell'esame del disegno di legge finanziaria sono stati posti in votazione circa 260 emendamenti e ne dobbiamo ancora esaminare 1.400.
Se non facciamo attenzione e su ogni emendamento intervengono 30 deputati, non possiamo rispettare i tempi.

PIERO RUZZANTE. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PIERO RUZZANTE. Penso che la questione sia chiara a tutti.
In riferimento al tema che stiamo esaminando, lunedì inizierà uno sciopero degli specializzandi. È evidente che, se fosse possibile risolvere la situazione, in Parlamento, sarebbe preferibile per tutti.
Riprendo la proposta avanzata dall'onorevole Violante ed invito ad accantonare l'emendamento 33.278 di cui sono primo firmatario, in modo da lasciare aperta la possibilità di risolvere la situazione alla Camera prima che si avvii uno sciopero che interesserebbe tutte le città italiane e gli ospedali di tutte le province. Sarebbe utile accantonare l'emendamento.

PRESIDENTE. Pongo in votazione la proposta di accantonamento.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, senza registrazione dei nomi, sulla proposta avanzata dall'onorevole Ruzzante di accantonamento dell'emendamento Di Virgilio 33.278.
(È respinta).

Prendo atto che l'onorevole Giuseppe Gianni non è riuscito a votare.

FABIO CIANI. Chiedo di intervenire sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FABIO CIANI. Signor Presidente, lei giustamente ha detto che stiamo andando a rilento, ma vorrei sottolineare che la


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seduta di oggi pomeriggio non è stata sinora una seduta normale, essendo iniziata con l'approvazione di un subemendamento fondamentale per la manovra.

PRESIDENTE. Onorevole Ciani, siamo nella fase di dichiarazione di voto e lei può parlare a titolo personale. Parli tranquillamente, ma ha a disposizione un minuto di tempo.

FABIO CIANI. Signor Presidente, vorrei parlare sull'ordine dei lavori per avere più tranquillità.
Ripeto: la seduta di oggi pomeriggio è iniziata con l'approvazione di un subemendamento fondamentale per come ha inciso sull'entità dell'intera manovra finanziaria relativa alla sanità.
È proseguita con una serie di interrogativi e di dibattiti che hanno interessato sia la maggioranza, sia l'opposizione. Sono intervenuti decine di colleghi dell'opposizione per spiegarci che la prospettiva del Governo nel campo della sanità era quella o quest'altra, ed il collega Massidda ci ha riferito di richieste del Governo. L'unica persona che non ha parlato in questa Assemblea è il ministro della salute. Allora, credo che se il ministro della salute - il quale è già stato invitato sia dalla maggioranza, sia dall'opposizione a prendere posizione sui nodi vitali della sanità italiana - ci avesse spiegato qual è il progetto che hanno in mente la maggioranza ed il Governo, e ci avesse tranquillizzato su alcuni punti, probabilmente questo dibattito sarebbe già terminato.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Detomas. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE DETOMAS. Signor Presidente, sottoscrivo anch'io l'emendamento in questione. Tutto sommato, sono contento che sia stata respinta l'ipotesi di accantonamento, poiché è giusto che questo Governo si assuma le sue responsabilità. Troppe volte ci siamo sentiti proporre di accantonare le proposte emendative presentate, al fine di risolvere tale problema, perché tutti condividono l'esigenza di dare soluzioni.
Allora, se vi è tale esigenza, si faccia chiarezza, e questa maggioranza dica davvero di volerlo risolvere, ed approvare questo emendamento servirà sicuramente, da un lato, a fornire risposte ad una categoria che, giustamente, protesta e rivendica dei diritti, e, dall'altro, a riconoscere che questo Governo è finalmente disponibile ad assumersi le sue responsabilità (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Minoranze linguistiche).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Savo. Ne ha facoltà.

BENITO SAVO. Signor Presidente, intervengo per esprimere il mio punto di vista favorevole a tutti i contenuti espressi dall'onorevole Massidda. Tuttavia, devo aggiungere anche un'altra osservazione: non sarà utile riconsiderare, in questo intervallo, l'accesso alle specializzazioni? A mio avviso, è utile liberalizzare l'accesso alle specializzazioni da parte dei giovani medici, ma in base alle richieste del territorio, e non secondo l'esterno potere dei «baroni»: infatti, oggi nella sanità si verifica che, a fronte della carenza di anestesisti rianimatori, crescono le specialità con le quali i giovani medici, che intendono prestare il loro intelletto, restano disoccupati.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Petrella. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE PETRELLA. Signor Presidente, innanzitutto vorrei aggiungere anch'io la mia firma all'emendamento in questione.
Inoltre, poiché sono stato chiamato in causa dall'onorevole Burani Procaccini, vorrei dirle che è una persona estremamente incoerente, perché mentre io ho fatto le battaglie per questa proposta di legge anche quando la mia parte politica era al Governo, lei, cara onorevole Burani


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Procaccini, oggi dovrebbe votare a favore di questo emendamento, altrimenti significa che ha fatto solo demagogia (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo e Misto-Comunisti italiani)!
Quanto poi a piangere sulle sue spalle, mi consenta, ma penso sia proprio impossibile, glielo assicuro: ho altre spalle sulle quali piangere (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo e Misto-Comunisti italiani)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Fioroni. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE FIORONI. Signor Presidente, visto che il Governo ha deciso di bocciare l'emendamento in questione, pregherei il sottosegretario Vegas - per non disturbare il ministro Sirchia, che credo abbia delegato il ministro Tremonti ad occuparsi di questo argomento a tempo pieno - di farci sapere, se fosse possibile, in che modo il Governo intenda risolvere tale problema.
Siccome questa sera verrà bocciato l'emendamento in esame, vorrei conoscere le intenzioni dell'esecutivo: se ne parlerà domani, avete idea di fare qualcosa stanotte, avete concordato con le regioni un'altra cosa? Oppure dobbiamo ipotizzare, come è vero, che si tratti solamente di un modo per perdere tempo e passare la nottata: peccato che la nottata per gli specializzandi si concluderà con il lavorare gratis e non portare i soldi a casa, quando avete tentato di fare per i «baroni» non posti di scuole di specializzazione, ma «marchette» fuori dagli ospedali!
Credo dovrebbe dircelo, signor sottosegretario, visto che avete studiato la questione sia lei, sia le regioni, anziché farci aspettare domani per leggerlo sui quotidiani! In altri termini, mentre bocciate questo emendamento, fateci tuttavia conoscere qual è la soluzione: non a noi, ma a questi 30 mila che aspettano!

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Di Virgilio 33.278, ritirato dai presentatori e fatto proprio dall'onorevole Ruzzante a nome del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 434
Votanti 430
Astenuti 4
Maggioranza 216
Hanno votato
196
Hanno votato
no 234).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Turco 33.52.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Battaglia. Ne ha facoltà.

AUGUSTO BATTAGLIA. Ministro Sirchia, sottosegretario Vegas, l'emendamento Turco 33.52 cerca di venire incontro ad una difficoltà reale del servizio sanitario nazionale. Non so come si sia concluso l'incontro di oggi tra il Governo e le regioni per la definizione della spesa sanitaria, però credo che, se non operiamo in direzione di un incremento del fondo sanitario nazionale, l'anno prossimo metteremo le regioni in condizione di grande difficoltà. Per poter far quadrare i bilanci le regioni saranno costrette ad imporre ulteriori ticket e ad effettuare dei tagli sui servizi e sulle prestazioni, continuando quell'azione di «sfarinamento» del servizio sanitario nazionale che poco fa avete dichiarato di non voler perseguire; tuttavia, per raggiungere quegli obiettivi credo sia necessario portare il fondo ad un livello che consenta di garantire quanto meno i livelli essenziali di assistenza.
Mi auguro che da parte del Governo ci sia un po' di ascolto perché, nonostante i nostri sforzi, vedo che non c'è alcuna reazione: vorrei capire se intenda o meno affrontare tali problemi. Noi cerchiamo di fare un lavoro costruttivo e vorremmo avere da parte dell'esecutivo un minimo di corrispondenza.


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PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fioroni. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE FIORONI. Signor Presidente, l'emendamento Turco 33.52 dovrebbe aggiungere qualche lira al fondo sanitario nazionale per mantenere la possibilità di dare risposte sui livelli essenziali di assistenza che avete approvato, con i relativi livelli socio-sanitari. Se non ricordo male, avete parlato prima di mutue, poi di tasse di scopo per anziani, disabili gravi e gravissimi, tossicodipendenti, psichiatrici e malati di AIDS: questi non sono coperti dall'attuale fondo sanitario nazionale nelle ripartizioni con le regioni e sapete che queste cinque fasce necessiteranno almeno di 12 mila miliardi.
La cifra proposta nell'emendamento in esame consente, almeno, di dare una boccata d'ossigeno affinché non si generi un circolo vizioso per cui le ASL e i comuni, se non taglieranno i servizi o non aumenteranno le spese, saranno costretti a certificare bilanci falsi di reciproche partite di giro (i comuni dovrebbero dare alle aziende, e viceversa, soldi che non ci sono), tagliando ulteriormente dei servizi. Questa è una delle tante dichiarazioni alla Pinocchio che avete fatto: non solo non avete dato il milione al mese e le dentiere agli anziani ma, non incrementando il fondo, vi apprestate anche a togliere il minimo di assistenza domiciliare. Ieri è uscita una statistica in cui si evidenzia che 3 anziani su 100 hanno l'assistenza domiciliare da parte del territorio nei vari comuni e nelle ASL: con questo fondo sanitario non solo non si incrementerà di una sola unità quella percentuale ma essa sarà anche definitivamente persa.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Turco 33.52, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e Votanti 419
Maggioranza 210
Hanno votato
179
Hanno votato
no 240).

Passiamo alla votazione degli emendamenti Bindi 33.59 e 33.53, di analogo contenuto normativo.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ruggeri. Ne ha facoltà.

RUGGERO RUGGERI. Signor Presidente, vorrei aggiungere la mia firma agli emendamenti Bindi 33.59 e 33.53. Penso ci siano delle categorie che, purtroppo, la legge finanziaria, così come le proposte emendative, hanno letteralmente dimenticato. Mi riferisco all'assistenza sanitaria nel sistema carcerario italiano. Abbiamo una realtà che, purtroppo, vede l'assistenza farmaceutica ridotta del 30 per cento, le visite specialistiche del 50 per cento e le spese per le guardie mediche del 60 per cento.
Ritengo che l'aumento del fondo sanitario nazionale proposto da questo emendamento possa andare incontro a questa esigenza.
Ci sono circa 18 mila persone malate di AIDS nelle nostre carceri, circa duemila donne detenute che presentano patologie particolari proprio a causa della detenzione. Mi parrebbero opportune un minimo di attenzione e di dignità umana anche rispetto ad altri emendamenti, forse superflui (Applausi dei deputati del gruppo della Margherita, DL-l'Ulivo).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli emendamenti Bindi 33.59 e 33.53, di analogo contenuto normativo, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).


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(Presenti e Votanti 426
Maggioranza 214
Hanno votato
181
Hanno votato
no 245).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pecoraro Scanio 33.54, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 423
Votanti 422
Astenuti 1
Maggioranza 212
Hanno votato
179
Hanno votato
no 243).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bindi 33.55, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e Votanti 422
Maggioranza 212
Hanno votato
181
Hanno votato
no 241).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Labate 33.71, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e Votanti 429
Maggioranza 215
Hanno votato
185
Hanno votato
no 244).

Prendo atto che l'onorevole Pinto non è riuscito a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 33, nel testo emendato.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti e Votanti 429
Maggioranza 215
Hanno votato
253
Hanno votato
no 176).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Pecoraro Scanio 33.02, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e Votanti 428
Maggioranza 215
Hanno votato
182
Hanno votato
no 246).

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