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PRESIDENTE. Il Sottosegretario di Stato per la difesa ha facoltà di FILIPPO BERSELLI, Sottosegretario di Stato per la difesa. I militari impiegati nel teatro balcanico sono sottoposti alle vaccinazioni previste dal decreto ministeriale 19 febbraio 1997, che prevede: un modulo A, a cui sono sottoposti tutti i militari all'atto dell'incorporamento, che comprende l'antitetanica, l'antidifterica, l'antitifoidea, l'antimeningococcica, l'antimorbillo, rosolia, parotite; un modulo B, in aggiunta a quello A, per il solo personale non di leva, che comprende l'antiepatite A e B; un modulo C specifico per l'impiego all'estero che, in base allo stato vaccinale dei singoli soggetti, prescrive anche la vaccinazione contro la poliomielite, il tifo addominale e la febbre gialla.
causate da un possibile sovraccarico del sistema immunitario e conseguente immunodepressione.
PRESIDENTE. L'onorevole Delmastro Delle Vedove ha facoltà di SANDRO DELMASTRO DELLE VEDOVE. Signor Presidente, onorevole sottosegretario, non sono medico ma avvocato. Non posso fare altro che prendere atto, dunque, della sua tranquillizzante risposta che doverosamente provvederò a trasmettere al maresciallo dei Cocer Domenico Leggiero - che, da anni, con tenacia, tenta di difendere, nel modo migliore, la salute dei nostri soldati impegnati nelle operazioni di pace - per un'approfondita valutazione che a me non è dato di fare
proprio per la carenza assoluta di cognizioni in questa materia. Sono lieto di apprendere che i protocolli sanitari sono stati compiutamente rispettati.
Tale profilassi è stata sottoposta al vaglio del consiglio superiore di sanità, che ha espresso parere favorevole, indicando la necessità di aggiungere anche la vaccinazione contro l'encefalite giapponese, in caso di impiego in zone in cui sia presente il rischio di tale patologia. In linea generale, la maggior parte del personale impiegato in missione è già stato sottoposto a molte delle vaccinazioni previste, sia al momento dell'incorporamento, sia in età pediatrica, per effetto delle vigenti disposizioni di legge. In tali casi, pertanto, è sufficiente praticare una sola dose di richiamo (questa è la regola, ad esempio, per la vaccinazione antitetano-difterite e antipolio).
Per quanto concerne i tempi di intervallo tra le somministrazioni, anch'essi sono previsti dalle vigenti direttive sulla base delle conoscenze scientifiche che attualmente si sono consolidate su un arco temporale non inferiore a 30 giorni. Al riguardo, tenuto conto che il Ministero della salute aveva diramato schedule di somministrazione più accelerate, ritenendole pienamente sicure, è evidente che la sanità militare opera entro un margine di ragionevole precauzione e cautela. Il Ministero della salute, inoltre, ritiene priva di qualsiasi fondamento scientifico l'affermazione secondo la quale la somministrazione contemporanea di più vaccini potrebbe sovraccaricare il sistema immunitario, rendendo così l'organismo del vaccinato maggiormente suscettibile all'attacco di agenti patogeni o all'azione di fattori di rischio chimico e/o fisico.
Peraltro, i vaccini moderni sono estremamente tollerabili e rimangono i mezzi di medicina preventiva più efficaci, sicuri ed economici per controllare le malattie infettive e prevenire i loro effetti invalidanti. Inoltre, la somministrazione anche contemporanea di più vaccini non è stata mai messa in relazione con un aumentato rischio di reazioni indesiderate ad insorgenza immediata o di eventi a distanza di tempo, né con insorgenza di neoplasie
La stessa relazione finale della commissione Mandelli, esaminata la storia vaccinale di paziente affetto da linfoma di Hodgkin, conclude affermando che non risultano incongruità qualitative e quantitative rispetto ai programmi vaccinali adottati dalla forza armata e, in tutti i casi, i tempi di effettuazione delle vaccinazioni sono in linea con quelli stabiliti dalle disposizioni.
Per quanto riguarda poi la presunta nocività di sostanze contenute nei vaccini, si fa presente che la quota di mercurio tossico ad attività neurologica contenuta in alcuni prodotti come stabilizzante - il tiomersale - assorbita da un militare sottoposto fino all'anno 2000 all'intero ciclo vaccinale, non ha superato i 250 microgrammi per anno. L'assorbimento perciò risulta essere notevolmente inferiore agli standard limite fissati dalle agenzie internazionali, variabili per gli adulti (60 chilogrammi di peso) tra i 126 e i 198 microgrammi per settimana. Peraltro, già dal 2001 la gran parte dei vaccini approvvigionati non contiene il tiomersale. Inoltre, per gli effetti del decreto ministeriale della sanità del 13 novembre 2001, a partire dal 31 dicembre 2002 le aziende produttrici dovranno modificare la composizione di ogni loro preparato eliminando il tiomersale o altri conservanti mercuriali. Va sottolineato che, al momento, manca assolutamente qualsiasi evidenza documentata scientificamente attestante la tossicità del mercurio introdotto nell'organismo per tale via. Il pur remoto rischio comunque interessa prevalentemente l'infanzia e non l'età adulta.
Fatte queste considerazioni di carattere generale sul sistema di profilassi, si possono affrontare nel merito le questioni poste dall'interrogante.
Relativamente al personale impiegato in Bosnia, non risulta che siano stati somministrati i vaccini in unica soluzione, anche per evidente impossibilità fisica di ricorrere a tale procedura. Occorre considerare, tuttavia, che la località e le condizioni ambientali in cui vengono effettuate le vaccinazioni sono assolutamente ininfluenti sull'efficacia e la sicurezza delle stesse.
Pertanto, l'eventuale somministrazione di dosi di vaccini in teatro, ancorché, di norma, non prevista ed emendabile sotto il profilo organizzativo e logistico e della tempestività della protezione, risponde, in ogni caso, alla logica di proteggere sempre ed ovunque personale, completando i cicli già intrapresi o effettuando i prescritti richiami periodici.
In conclusione, si può affermare che la difesa ha sempre seguito e segue con particolare attenzione la problematica relativa alla salute dei militari ed in particolare di quelli impiegati all'estero. Per questi ultimi, infatti, sono stati individuati univocamente una serie di accertamenti e controlli a cui gli stessi sono sottoposti.
In particolare, il protocollo per il personale inviato nei Balcani, esteso anche a quelli in congedo, ai sensi della legge n. 27 del 2001, definisce un ciclo di accertamenti da effettuarsi con cadenza quadrimestrale, nel primo triennio di monitoraggio ed una sola volta nel quarto e quinto anno successivi alla fine dell'impiego, fermo restando la possibilità di integrare tali accertamenti secondo le necessità cliniche di ogni singolo caso specifico.
Alla luce di quanto illustrato, si ritiene non sussista la necessità delle disposizioni invocate dall'onorevole interrogante.
Se mi consente, onorevole sottosegretario, la sua risposta mi ha fatto salire, pur se in modo impercettibile, la pressione quando ho sentito evocare la Commissione Mandelli che, a mio parere, sulla questione relativa all'uranio impoverito, ha svolto un lavoro metodologicamente forse discutibile, giungendo a conclusioni, a mio avviso, del tutto insoddisfacenti, per ottenere il risultato di improbabili intenti rassicurativi dei nostri militari e soprattutto delle loro famiglie. Ma questa è soltanto una mia personalissima valutazione che, peraltro, onorevole sottosegretario, deriva dalle diverse risultanze cui mi pare siano pervenute le analoghe commissioni mediche inglesi e statunitensi. Esse hanno lavorato su un target molto più ampio - e con un criterio metodologico forse più accettabile - di militari impegnati nella guerra del Golfo del 1991.
Per ora, dunque, prendo atto, comunque, della sua risposta per la quale mi dichiaro soddisfatto, ferma restando la verifica clinica e medico-legale di taluni passaggi squisitamente scientifici delle sue dichiarazioni. Comunque, la ringrazio onorevole sottosegretario.