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PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la salute, senatore Cursi, ha facoltà di CESARE CURSI, Sottosegretario di Stato per la salute. Con riferimento all'interrogazione parlamentare dell'onorevole Gianni Mancuso ed altri si forniscono i seguenti elementi di risposta. Le importazioni di fauna selvatica sono state regolamentate con la legge n. 157 del 1992 che all'articolo 20 prevede che i permessi di importazione, relativi al campo di applicazione della citata normativa, devono essere rilasciati dal Ministero delle politiche agricole su parere dell'Istituto nazionale per la fauna selvatica.
PRESIDENTE. L'onorevole Gianni Mancuso ha facoltà di GIANNI MANCUSO. Grazie Presidente. La situazione registratasi in provincia di Novara, signor sottosegretario, è sovrapponibile a quella di altre zone d'Italia. La preoccupazione espressa dagli interroganti è relativa all'evidenza di capi di selvaggina leporina, affetti da patologie proprie, che sono anche delle zooantroponosi, cioè trasmissibili dagli animali all'uomo (mi riferisco alla leptospirosi, alla tularemia e alla brucellosi).
PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento della interpellanza e delle interrogazioni all'ordine del giorno.
Per quanto attiene agli aspetti sanitari, le importazioni di lagomorfi (conigli e lepri) sono state regolamentate dalla direttiva 92/65/CE del Consiglio (recepita nell'ordinamento giuridico nazionale con il decreto legislativo n. 633 del 1996). Tenuto conto che tale direttiva non prevede garanzie sanitarie per le patologie specifiche delle lepri, ad eccezione della mixomatosi, si è ritenuto opportuno regolamentare, sin dal 1993, le importazioni di tale specie animale con una norma nazionale (decreto dirigenziale del 14 settembre 1993).
La norma sopra richiamata è stata in seguito sostituita con il decreto del Ministero della sanità del 7 dicembre 2000, recante norme sanitarie per l'importazione di lepri destinate al ripopolamento venatorio, che ha tenuto in debita considerazione i pareri richiesti e formulati da istituti zooprofilattici sperimentali sedi di centri di referenza nazionale per alcune patologie proprie della lepre.
In merito a quanto richiesto dagli interroganti circa i provvedimenti da adottare, si informa che questi sono già stati adottati nei confronti delle importazioni di lepri dall'Ungheria. Infatti, in data 25 gennaio 2002, a seguito delle segnalazioni effettuate dai servizi veterinari delle aziende sanitarie locali e relative al riscontro positivo per tularemia accertata su lepri importate dall'Ungheria, i competenti servizi del Ministero della salute hanno sospeso tutte le autorizzazioni ministeriali per le importazioni di lepri da tale paese, dandone informazione alle competenti autorità ungheresi. A tali autorità sono stati inoltre richiesti i necessari chiarimenti relativi alla accertata positività per tularemia, nonostante le dichiarazioni sanitarie riportate nelle certificazioni.
Inoltre, a seguito di ulteriori segnalazioni relative ad accertate positività per tularemia, brucellosi, leptospirosi e sindrome emorragica della lepre bruna europea, dovranno essere effettuate delle attente verifiche prima di consentire, eventualmente, le ulteriori importazioni di lepri dall'Ungheria.
In particolare, vorrei dare atto del tempestivo intervento del servizio veterinario della azienda sanitaria locale ASL 13 di Novara, competente per territorio, che ha coordinato misure di prevenzione e di controllo; aggiungo che, per contro, non sono sicuramente affidabili le certificazioni sanitarie che accompagnano le partite di animali importati dai paesi di origine. Esiste poi un aspetto economico non indifferente ed infatti solo una lepre su tre arriva viva alla stagione venatoria a causa sia delle patologie tipiche dei paesi d'origine sia di quelle endemiche italiane ed inoltre anche a causa dell'attività dei predatori naturali.
Per queste ed altre motivazioni mi sembrerebbe logico incentivare l'acquisto di lepri dagli allevamenti nazionali (dal momento che ve ne sono e producono lepri in quantità verosimilmente sufficiente); in subordine, elaborare un protocollo di procedure sanitarie, ancora più rigido, mirante a diminuire i rischi per la salute del nostro patrimonio faunistico ma anche per la salute delle persone, visto che parliamo di zoonosi.
La legge n. 157 del 1992, il decreto legislativo n. 663 del 1996, così come le altre norme richiamate dal sottosegretario, presupporrebbero di fare routinariamente una quarantena, per poter prelevare il sangue e altri tessuti, utili a stabilire lo stato di salubrità delle partite di selvaggina importata; tuttavia ciò fino ad oggi non è stato mai fatto di routine. Occorrerebbe quindi probabilmente elaborare un protocollo. In ogni caso ringrazio il sottosegretario Cursi per la risposta fornita.
Ricordo che alle ore 11 la seduta riprenderà con il seguito della discussione del disegno di legge n. 2427, recante norme di delega al Governo per il recepimento di direttive comunitarie.