TESTO AGGIORNATO AL 20 OTTOBRE 2003
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non meglio identificato Fausto e tal Antonio Iglesias Lago, indagato di reati di terrorismo, risulterebbe fatto il nome del dottor Giovanni Salvi, sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Roma;
II Commissione:
non essendo dotati neppure della presenza di un medico ventiquattro ore su ventiquattro ore;
incaricato altre 600 lavorando in assenza completa di una presenza di un infermiere;
nel corso della XIII Legislatura, con tre distinti atti di sindacato ispettivo (2-01952; 2-02410; 3-04316), il Ministro della giustizia fu interpellato per conoscere lo stato delle indagini riguardanti il barbaro assassinio del professore Massimo D'Antona;
tra le altre cose, furono richieste al Ministro Diliberto, allora a capo del dicastero della giustizia, le sue valutazioni riguardo alla presenza, fra il pool di magistrati inquirenti, del giudice Giovanni Salvi, fratello dell'allora Ministro del Lavoro, che avrebbe potuto creare difficoltà per lo sviluppo delle indagini;
il 19 marzo 2002 è stato ucciso a Bologna, quasi tre anni dopo l'omicidio di Massimo D'Antona, il Professor Marco Biagi, anche lui consulente del Ministro del lavoro e anche lui giustiziato dalle nuove Brigate Rosse per la costruzione del partito comunista combattente con un pistola calibro 9 x 17;
il quotidiano Libero in un articolo del 7 giugno 2002, ha pubblicato uno stralcio di una intercettazione telefonica della Digos di Roma riguardante un colloquio tra tale Fausto (che secondo gli inquirenti potrebbe essere Fausto Marini, considerato un irriducibile delle Brigate Rosse -PCC) e Antonio Iglesias Lago, indagato con la moglie per l'appartenenza ai Carc (comitati di appoggio alla resistenza per il comunismo);
l'informativa della Digos sulla trascrizione telefonica, che risale al 10 aprile 2001, cita, inoltre, un passaggio della conversazione tra i due in cui il «Fausto» rassicura il suo interlocutore di non preoccuparsi in quanto l'attività condotta è posta in essere al solo fine di «omissis... tenervi buoni... omissis» e concludendo che «omissis... comunque io c'ho un patto scellerato con Salvi che mi avverte di qualsiasi novità o cose del genere... omissis»;
nella citata informativa della Digos il nome di Salvi compare più volte nel corso dei colloqui tra i due indagati;
sarebbe opportuno che fosse chiarita la posizione del giudice Giovanni Salvi relativamente alla conversazione telefonica citata -:
ove quanto pubblicato dal quotidiano Libero corrisponda al vero, quali iniziative di propria competenza ritenga di poter adottare in merito.
(2-00367)
«Ciro Alfano, Emerenzio Barbieri, Dorina Bianchi, Brusco, Riccardo Conti, Cozzi, D'Agrò, D'Alia, Degennaro, De Laurentiis, Di Giandomenico, Filippo Maria Drago, Follini, Giuseppe Gianni, Grillo, Anna Maria Leone, Liotta, Lucchese, Maninetti, Mazzoni, Mereu, Mongiello, Montecuollo, Naro, Peretti, Ranieli, Romano, Rotondi, Tabacci, Tanzilli, Tucci».
secondo i dati della Commissione antimafia, risalenti al 1999, in Italia verrebbero effettuate circa 100 mila intercettazioni all'anno, pari ad una media di un italiano su 500, dato superiore di 700 volte a quello degli Stati Uniti, paese in cui su 250 milioni di abitanti ne vengono ascoltati circa 175 mila;
nel corso dell'inaugurazione dell'anno giudiziario 2002, lo stesso procuratore generale della Cassazione ha denunciato questa pericolosa tendenza che risulterebbe, peraltro, al rialzo;
tra le vittime di tale fenomeno risulterebbero, altresì, giornalisti delle testate Il Giornale e la Repubblica, che hanno denunciato l'abuso di intercettazioni telefoniche da parte di alcune procure;
nel corso delle indagini svolte dalla procura di Potenza sono state effettuate alcune intercettazioni telefoniche «indirette» che hanno riguardato alcuni parlamentari;
l'intercettazione telefonica è disciplinata dall'articolo 266 e seguenti del codice di procedura penale, in base al quale può essere ammessa se sussistono gravi indizi di reato anche se gli autori non sono stati individuati. Dietro richiesta del pubblico ministero, titolare dell'indagine, l'autorizzazione può durare al massimo per venti giorni se trattasi di reati mafia. Le persone sospette devono aver commesso delitti non colposi per i quali è prevista la pena dell'ergastolo o della reclusione superiore nel massimo a cinque anni;
nel caso di parlamentari l'articolo 68 della Costituzione prevede che l'uso di intercettazioni, di qualsiasi forma, le conversazioni o comunicazioni debbono essere autorizzate dalla Camera di appartenenza -:
se risultino casi di abuso o di un uso troppo disinvolto dello strumento delle intercettazioni telefoniche o ambientali;
quale sia l'esatta entità del numero delle intercettazioni svolte dalle procure italiane riferite all'anno 2001;
a quanto ammonti il costo totale di queste intercettazioni e, soprattutto, il rapporto tra tale costo e l'utilità delle stesse in riferimento ai risultati ottenuti dalle indagini;
se ritenga giustificabile un così elevato numero di intercettazioni rispetto alla situazione del Paese.
(2-00368)
«Volontè, Tanzilli».
il Ministro della giustizia ha, a suo tempo, ipotizzato l'apertura di nuove sedi decentrate del ministero, una in una città del Nord ed una in una città del Sud, sulla base della condivisibile convinzione che alcune funzioni possano essere meglio espletate se più vicine al territorio;
il Ministro della giustizia, affermato tale principio, si è impegnato a verificare la possibilità di reperire le necessarie risorse finanziarie -:
quali iniziative siano già state assunte o siano allo studio per avviare il decentramento di taluni uffici ministeriali;
se siano già state individuate le due città (una al Nord e una al Sud) destinate ad essere sedi degli uffici decentrati del ministero della giustizia;
se siano state reperite le risorse finanziarie destinate alla realizzazione di tale progetto.
(3-01051)
il quotidiano Libero, in data 7 giugno 2002, ha riportato il testo di un'intercettazione - fatta dalla Digos di Roma e trasmessa, in data 10 aprile 2001, al procuratore capo della Repubblica, dottor Vecchione - di un dialogo fra il signor Antonio Lago Iglesias, indagato in un'inchiesta sui Carc, e tale «Fausto», nel corso del quale si parla dell'esistenza di un «patto scellerato» fra il medesimo Fausto e il sostituto procuratore dottor Giovanni Salvi;
nel corso dell'inchiesta sull'assassinio del dottor D'Antona si sono verificate gravissime fughe di notizie che hanno pregiudicato l'indagine e che potevano derivare solo da inquirenti;
evidentemente, in via di principio, una singola intercettazione, così come le parole di un singolo pentito, non dovrebbero costituire prova di alcun reato, anche se, nel passato, secondo quanto risulta all'interrogante, nel caso di magistrati non appartenenti alle correnti di sinistra della magistratura è bastato molto meno per provocare richieste di rinvio a giudizio o dichiarazioni di incompatibilità ambientale da parte del Consiglio superiore della magistratura;
risulta incomprensibile, ad avviso dell'interrogante, la ragione per cui gli atti dell'intercettazione non sono stati comunque trasferiti dalla procura di Roma alla procura di Perugia, competente per questa fattispecie -:
quali iniziative, di propria competenza, ritenga di poter adottare in merito.
(3-01063)
è stata resa nota nei giorni scorsi da diversi organi di stampa, in particolar modo da Il Giornale, la vicende delle sistematiche e continuate per più mesi intercettazioni delle utenze private e professionali, di alcuni redattori del quotidiano milanese, nell'ambito dell'inchiesta condotta dalla procura di Roma per la fuga di Licio Gelli;
inoltre notizie di agenzia e di stampa riferiscono che il medesimo quotidiano sarebbe stato messo sotto controllo dagli apparati investigativi, anche nell'ambito di altre inchieste giudiziarie, riguardanti ad esempio, il caso «Lady Dini» violando sistematicamente, ad avviso dell'interrogante, il diritto sancito dalla legge sulla privacy e il segreto professionale, inserendo nelle trascrizioni e nei verbali dell'inchiesta fatti, e nomi di terzi, assolutamente estranei al contesto investigativo -:
se, in ordine alle indagini sull'uccisione del professor Marco Biagi ad opera delle brigate rosse, nell'ambito di eventuali intercettazioni siano state trascritte conversazioni con membri del Parlamento e se, in caso affermativo, non intenda assumere le iniziative disciplinari di propria competenza.
(3-01065)
nei verbali di alcune intercettazioni effettuate dalla Digos di Roma, con riferimento ad un colloquio intercorso tra un
il citato Fausto, riferendosi alle indagini in corso, affermerebbe, tra l'altro, che l'attività investigativa disposta, non deve preoccupare l'Iglesias perché serve solo «a tenerli buoni»;
riferirebbe, altresì, di avere un «patto scellerato» con il dottor Salvi, che lo avvertirebbe di qualsiasi attività connessa alle indagini;
è anche probabile che il contenuto delle intercettazioni possa essere il frutto di una mera millanteria. Ciò non esclude che ci si potrebbe trovare di fronte ad una notitia criminis, determinando la necessità di assumere conseguenti e doverose iniziative per l'autorità giudiziaria che ne fosse venuta a conoscenza;
risulterebbe che il Capo della procura della Repubblica presso il tribunale di Roma, a cui sarebbero stati trasmessi i verbali di intercettazione, non abbia inviato gli atti al competente collega di Perugia -:
se quanto esposto in premessa risponda al vero;
se, nel caso in cui non sia stata assunta l'iniziativa di invio degli atti alla procura competente, quali iniziative di propria competenza intenda adottare.
(3-01066)
l'esame per conseguire il titolo e la relativa abilitazione a svolgere la professione di avvocato è, da lustri, al centro di discriminazioni e polemiche;
al di là dei gravi episodi che hanno generato addirittura procedimenti penali, da sempre si sottolinea l'inadeguatezza dell'attuale disciplina dell'esame, con esiti macroscopicamente disomogenei fra talune sedi ed altre sedi e con vere e proprie «migrazioni» di centinaia di giovani laureati dalla propria sede «naturale» in sedi ritenute più «facili» sulla scorta delle percentuali di promossi degli anni precedenti;
l'afflusso massiccio di laureati in sedi del Sud è consentito grazie al semplice trasferimento della residenza anagrafica nelle località delle sedi prescelte e grazie a compiacenti certificazioni di avvenuta pratica ottenute dai candidati;
non è più possibile sottacere che questa prassi consolidatissima evidenzia lacune così gravi da esigere una politica di omogeneizzazione fra i criteri di giudizio e di valutazione dei candidati fra le diverse commissioni giudicatrici ed una diversa organizzazione dei requisiti di ammissibilità all'esame medesimo;
è da ritenersi verificabile la possibilità di essere ammessi all'esame non soltanto attraverso l'effettivo svolgimento del periodo di praticantato, ma anche attraverso una istituenda figura di ausiliario del giudice, fra l'altro ipotizzata dal Ministro della giustizia nel suo intervento programmatico indirizzato al Parlamento;
il Ministro della giustizia ha testualmente affermato: «Al fine di snellire il lavoro dei magistrati occorre prevedere una nuova figura di ausiliari dei giudici. Gli assistenti dovrebbero essere delegati all'attività di ricerca, elaborazione del materiale, esame della giurisprudenza»;
il Ministro della giustizia ha affermato che tale figura «dovrebbe essere introdotta anche mediante distacco di personale idoneo della pubblica amministrazione»;
il fatto stesso che il Ministro della giustizia abbia utilizzato la parola «anche» introduce la possibilità di individuare nuovi criteri di reclutamento degli ausiliari del giudice;
l'ipotesi di reclutare gli ausiliari del giudice fra i giovani laureati (prevedendo che il biennio trascorso accanto al giudice costituisca valido titolo per essere ammessi all'esame d'avvocato) consentirebbe, fra l'altro, di conseguire l'importantissimo risultato di organizzare gli uffici giudiziari in modo più serio e moderno e proporrebbe una figura di avvocato che, per competenza di preparazione, ha acquisito buona conoscenza delle problematiche giuridiche esaminate con l'ottica dell'inquirente o del giudicante -:
se il Ministro della giustizia abbia allo studio, o comunque non ritenga di porre allo studio, una riorganizzazione complessiva degli esami per conseguire il titolo di avvocato;
quali accorgimenti intenda assumere o quali circolari intenda emanare per favorire una dignitosa omogeneizzazione dei criteri di giudizio e di valutazione dei candidati al fine di eliminare il radicato convincimento che vi siano sedi «facili» ed altre sedi «impraticabili», convincimento alla base delle decisioni... migratorie di plotoni di candidati verso tradizionali sedi nel mezzogiorno d'Italia;
se non ritenga opportuno, nell'ambito della istituzione della figura dell'ausiliario del giudice, prevedere la possibilità di reclutare l'ausiliario medesimo fra giovani laureati che, prestata attività per un biennio, possano utilizzare tale periodo di praticantato per partecipare all'esame d'avvocato.
(3-01067)
il potenziamento del ricorso a strumenti di giustizia alternativa nel campo civilistico, quali l'arbitrato e la conciliazione, costituiscono certamente uno dei mezzi più efficaci per rendere più europea, nei tempi, la nostra giustizia civile, sì da evitare la vergogna delle continue condanne della Corte di Strasburgo e sì da restituire fiducia ai cittadini incapaci di comprendere una tempistica assurda qual è quella del processo civile, pur dopo le importanti e strutturali riforme degli anni '90;
le previsioni contenute nella legge 29 dicembre 1993, n. 580, avente ad oggetto il riordinamento delle camere di commercio, industria, artigianato ed agricoltura, segnatamente all'articolo 2, quarto comma lettera a), attribuiscano a questi organismi la facoltà di «promuovere la costituzione di commissioni arbitrali e conciliative per la risoluzione delle controversie tra imprese e tra imprese e consumatori»;
l'esperienza sin qui compiuta, ancorché, forse, meno diffusa di quanto fosse lecito prevedere, è da considerarsi comunque positiva sia per la qualità del lavoro svolto sia per la grande potenzialità manifestata dal punto di vista della riduzione del carico di lavoro degli uffici giudiziari;
l'onorevole Ministro della giustizia ha ufficialmente affermato di ritenere che si debba dare ulteriore sviluppo a quanto previsti dalla legge 29 dicembre 1993, n. 580 -:
in concreto, quali iniziative abbia assunto o intenda assumere per favorire il ricorso, non solo nelle controversie che abbiano come parte le imprese, a procedure arbitrali e conciliative.
(3-01068)
il Ministro della giustizia, presentandosi al Parlamento, ebbe a dichiarare in uno dei passaggi più significativi del proprio intervento: «È mia intenzione promuovere una sorta di "devoluzione" anche nel campo penitenziario, svincolando le carceri da un centralismo che partendo da una difficile comprensione delle diverse situazioni locali non riesce a dare risposte puntuali ai problemi. Il carcere non è la stessa cosa ovunque e non ha senso continuare ad ignorare le specificità territoriali»;
l'affermazione del Ministro della giustizia ha creato una legittima e fondata aspettativa in tutti gli operatori del mondo penitenziario, che da sempre lamentano che le decisioni assunte a livello centrale scarseggiano di tempestività, di precisione, di efficienza e di efficacia proprio in quanto governate da scarsa e/o incompleta conoscenza delle specificità territoriali;
a distanza di un anno dall'insediamento del nuovo Governo e del nuovo Ministro della giustizia è doveroso fare un primo consuntivo svolto nella direzione auspicata dal titolare del Dicastero e consacrata nel programma annunciato al Parlamento -:
quali concrete iniziative siano già state assunte o siano in procinto di essere assunte per la concreta applicazione dell'annunciato programma di «\udevoluzione» del sistema penitenziario italiano.
(3-01069)
presso la sezione distaccata del tribunale di Vercelli è riscontrabile l'assoluta mancanza dell'intero organico tabellare del personale di cancelleria (ad eccezione del previsto operatore giudiziario B2); un tale deficit di organico risulta evidente anche nella sede principale di Vercelli il cui presidente si trova, di conseguenza, di fatto impossibilitato a richiedere il distacco in via continuativa presso la sezione di Varallo di unità lavorative di un livello tale da poter dirigere gli uffici di cancelleria; il quadro così delineato è reso ancor più grave da quelle che si sono rivelate essere delle inutili richieste avanzate dal Presidente del tribunale di Vercelli affinché alla sede di Varallo fosse assegnato il personale amministrativo necessario; il perdurare della situazione così come è stata descritta, ha indotto il presidente del tribunale di Vercelli a trasferire nei fatti l'attività penale nel suo complesso (dibattimento e attività successiva, campione penale e dei corpi del reato) nonché i procedimenti civili di volontaria giurisdizione che richiedono l'intervento immediato del giudice (trattamenti sanitari obbligatori, interruzione della gravidanza, eredità giacenti) dalla sezione di Varallo, territorialmente competente, alla sede di Vercelli; un tale storno di competenze, seppur temporaneo, ha privato di un servizio essenziale una località montana di vasta area (la Val Sesia), i cui cittadini sono andati incontro ad evidenti disagi soprattutto nello svolgimento di attività proprie quali, ad esempio, il pagamento di sanzioni pecuniarie presso il campione penale -:
se intenda rimuovere questa grave carenza di personale riscontrabile peraltro, come già evidenziato, non solo al livello della sede distaccata di Varallo ma anche al livello della sede principale di Vercelli, e quali provvedimenti intenda adottare per risolvere al più presto questo stato di cose (o quella che è una chiara deficienza del sistema giudiziario).
(5-00999)
in riferimento all'approvazione del programma di spesa cap. 1764 della Finanziaria 2002 l'amministrazione penitenziaria ha determinato una serie di tagli ai danni della medicina penitenziaria pari al 25 per cento del servizio SIAS e al 30 per cento del servizio Infermieristico;
in particolare questo si ripercuote negativamente su tutto il sistema penitenziario;
in Basilicata i tre istituti penitenziari di Potenza, Matera e Melfi, riconosciuti come istituti di II livello, di cui Melfi è catalogato persino come struttura di Alta Sicurezza, versano in uno stato disastroso
lo stesso budget sanitario pro-capite vede una netta discriminazione ai danni dei detenuti ospitati in suddette strutture;
il servizio medico viene ridotto alle sole ore notturne mentre il medico incaricato è presente di giorno per sole tre ore;
il medico non può lavorare senza la contemporanea presenza di un infermiere sia per gli adempimenti burocratici sia soprattutto per gli aspetti medico-sanitari;
a testimonianza di ciò basti pensare che nella sola struttura carceraria di Melfi il medico SIAS ha già effettuato circa 2000 visite e il medico incaricato altre 600;
tale situazione rischia di innescare un crescendo di tensioni sia tra gli operatori sia tra gli stessi detenuti con gravi rischi per la sicurezza all'interno degli istituti penitenziari -:
quali iniziative intenda mettere in atto il Governo affinché venga data adeguata copertura finanziaria per la medicina penitenziaria rispondendo alle richieste sollevate dalle organizzazioni sindacali nonché dando concreta e corretta applicazione a quanto previsto dal decreto legislativo 230 del 1999.
(5-01000)
nei giorni scorsi, sulla stampa locale trentina, è comparsa una lettera firmata da una quarantina di detenuti nella casa circondariale a Trento, che riferiva all'opinione pubblica un pestaggio ai danni di un recluso di origine marocchina che sarebbe avvenuto nella notte di domenica 12 maggio;
a tale lettera ha fatto seguito, venerdì 24 maggio 2002, un esposto alla magistratura firmato da oltre settanta detenuti, nel quale, oltre a denunciare quanto sarebbe accaduto domenica 12 maggio, si evidenzia come «vi sono episodi frequenti da parte del personale di custodia, di istigazioni, provocazioni e abusi di potere nei nostri confronti»;
sabato 25 maggio 2002 si è appreso dell'improvviso cambio al vertice della casa circondariale di Trento, ove Gaetano Sarrubbo ha preso il posto di Cristina Piantoni in qualità di direttore, apparentemente in connessione con gli eventi denunciati -:
quali iniziative il Ministro intenda assumere di fronte a quanto denunciato dai detenuti del carcere di Trento e sulla base delle informazioni in suo possesso.
(5-01001)
in riferimento al Protocollo n. 6940/AP del 20 maggio 2002 avente in oggetto «approvazione programma di spesa» cap. 1764 sono stati predisposti una serie di tagli per la medicina penitenziaria pari al 25 per cento del servizio SIAS e del 30 per cento del servizio infermieristico;
per quanto riguarda la Basilicata i tre istituti penitenziari di Potenza, Matera, Melfi, di cui quest'ultimo riconosciuto come Alta Sicurezza, la situazione è estremamente drammatica;
detti istituti penitenziari sono sprovvisti di servizio medico 24 ore su 24;
gli stessi detenuti presenti nelle strutture lucane subiscono una pesante discriminazione con l'attribuzione di un budget sanitario pro-capite nettamente inferiore a quello devoluto in favore degli altri istituti;
il servizio medico SIAS viene compreso alle sole ore notturne mentre il medico incaricato è presente di giorno per sole tre ore;
nella casa circondariale di Melfi, per fare un esempio, il medico SIAS ha già effettuato circa 2000 visite e il medico
ciò rischia di determinare una situazione di grave tensione tra i detenuti e tra gli stessi operatori all'interno degli istituti penitenziari -:
quali iniziative intenda promuovere il Governo al fine di promuovere maggiori trasferimenti finanziari alla Amministrazione Penitenziaria per garantire il funzionamento delle strutture sanitarie all'interno delle carceri, in particolar modo in quelle lucane, ed evitare che vengano posti in essere i tagli previsti dalla legge finanziaria.
(4-03162)