![]() |
![]() |
![]() |
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di un'informativa urgente del Governo sull'irruzione verificatasi nella sala del consiglio comunale di Vicenza.
Dopo l'intervento del sottosegretario di Stato per i rapporti con il Parlamento, senatore Cosimo Ventucci, avranno luogo gli interventi dei rappresentanti dei gruppi.
Ha facoltà di parlare il sottosegretario di Stato per i rapporti con il Parlamento, senatore Ventucci.
COSIMO VENTUCCI, Sottosegretario di Stato per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il Governo ha accolto immediatamente la richiesta pervenuta da questa Assemblea di riferire sui fatti avvenuti nella serata del 4 giugno scorso durante lo svolgimento del consiglio comunale di Vicenza per testimoniare non solo la solidarietà del Governo nei confronti della città e dei suoi rappresentanti profondamente offesi dai comportamenti di alcuni appartenenti ai centri sociali, ma anche per dare un segnale fermo e deciso a chiunque ritenga di poter impunemente disturbare la regolarità della vita democratica.
Fatti come quelli accaduti, e giustamente evidenziati dai colleghi, non possono e non devono ripetersi. Essi vanno fermamente condannati, come avvenuto, del resto, da parte di tutte le forze politiche presenti in quest'aula. Ritengo che una puntuale ricostruzione della dinamica degli eventi verificata attraverso gli organi territoriali di Governo possa chiarire l'accaduto.
I prodromi della situazione che si è poi verificata si erano già avvertiti nel corso di uno sgombero effettuato nella mattinata del 4 giugno allorché personale della locale questura procedeva a liberare l'ex opificio Lanerossi posto sotto sequestro dall'autorità giudiziaria ed occupato da elementi della sinistra antagonista locale sin dal 1o giugno. Nel corso di quell'operazione venivano identificati e denunciati cinque giovani occupanti per deterioramento di cose poste sotto sequestro e violazione di sigilli, nonché veniva sequestrato ingente materiale che, successivamente verificato, portava al rinvenimento di un volantino in cui si invitava a presenziare alla seduta del consiglio comunale prevista per le ore 18 della stessa giornata. L'ordine del giorno della seduta era di particolare interesse in quanto riguardava l'inquinamento batterico di una zona dell'acquedotto comunale, problema molto sentito dall'opinione pubblica.
Del ritrovamento del volantino veniva immediatamente avvertito il comando della polizia municipale e, fin dalle ore 14, veniva deciso di predisporre un servizio di polizia a presidio della piazza antistante il municipio al fine di garantire un pacifico e regolare svolgimento dei lavori del consiglio comunale. Verso le ore 18,45 una trentina di elementi appartenenti all'area antagonista dei centri sociali, suddivisi in piccoli gruppi, accedevano al settore della sala consiliare riservata al pubblico, come del resto avvenuto in numerose altre circostanze, mentre un piccolo gruppo di questi, circa dieci persone, si fermava davanti all'ingresso della sala consiliare riservato ai consiglieri.
All'esterno dell'edificio rimanevano circa una ventina di giovani appartenenti alla stessa area. Le forze dell'ordine non hanno potuto impedire ai citati appartenenti ai centri sociali di accedere al settore della sala consiliare riservata al pubblico in quanto, come è noto, le sedute del consiglio comunale sono pubbliche e può essere disposto l'allontanamento dal presidente dell'assemblea solo nel caso di azione di disturbo al regolare svolgimento dei lavori.
Durante la seduta del consiglio alcuni dei giovani presenti nella sala scandivano slogan di dissenso contro l'amministrazione comunale, accusata di non prevedere appositi spazi per i centri sociali e con ciò provocando l'immediata reazione di alcuni consiglieri. Contemporaneamente, gli altri
giovani rimasti davanti all'ingresso, riservato ai consiglieri e presidiato dai vigili urbani, tentavano di accedere nella sala consiliare; i vigili urbani riuscivano a contenere il tentativo d'irruzione unitamente con il personale della Digos in abiti civili.
A questo punto il funzionario di pubblica sicurezza presente, per evitare che la situazione degenerasse, chiedeva ed otteneva dal presidente dell'assemblea di poter procedere all'allontanamento dei disturbatori.
Entro l'arco di mezz'ora la situazione tornava alla normalità anche grazie all'arrivo di altro personale di polizia che veniva fatto accedere nella sala consiliare attraverso l'ingresso secondario. Durante l'azione di contenimento del tentativo d'irruzione quattro operatori della polizia municipale riportavano lievi ferite; nessun consigliere comunale ricorreva alle cure mediche e non veniva registrato alcun danno. Il disagio venutosi a creare induceva in un primo tempo a sospendere verso le ore 19,15 la seduta del consiglio e successivamente, dopo un'accesa discussione tra i consiglieri - alcuni dei quali, quelli dell'opposizione, ritenevano possibile continuare poiché non erano più presenti i giovani antagonisti -, ad annullare la seduta alle ore 20,15.
Tra le ore 19,15 e le 20,15 i consiglieri di minoranza progressivamente lasciavano la sede comunale. Dopo le ore 20,15 gli assessori e i consiglieri di maggioranza restavano nella sala continuando a discutere fino alle ore 22 circa, dopodiché si avviavano verso l'uscita ma non ritenevano di farlo di fronte ad un centinaio di manifestanti che alle ore 21 si erano riuniti nella piazza antistante il municipio per denunciare i problemi della carenza di spazi sociali. Gli stessi consiglieri manifestavano al funzionario di polizia presente sul posto la preoccupazione a lasciare la sede del comune, ma venivano rassicurati sull'esistenza di un dispositivo da parte delle forze di polizia finalizzato a garantire l'ordine pubblico e la loro sicurezza. Lasciavano, quindi, la sede e alle ore 22,40 circa l'ultimo consigliere usciva dal comune. I consiglieri di maggioranza si allontanavano dall'edificio raggiungendo a piedi i parcheggi loro riservati nella vicina piazza Biade, sotto la vigilanza del personale di polizia.
Alla luce di quanto esposto, sembra evidente che non vi è stata alcuna sottovalutazione e che la manifestazione da parte degli appartenenti ai centri sociali, pur non prevedibile nelle modalità, è stata seguita in tutte le sue fasi. Il prefetto di Vicenza ha, infatti, dato sin dalle ore 14 precise indicazioni per la predisposizione di uno specifico servizio di vigilanza che veniva attuato dalle ore 16,30, affidando la gestione tecnico-operativa dei servizi sul posto alla competenza del funzionario di pubblica sicurezza. La decisione del prefetto veniva assunta a prescindere da un'esplicita richiesta da parte dell'autorità comunale di assistenza delle forze di polizia, come era avvenuto in occasione di altri consigli comunali ritenuti di particolare delicatezza; della decisione, peraltro, il prefetto informava il sindaco.
Circa le dichiarazioni di un assessore riportate dall'onorevole Zanettin risulta confermata la circostanza di un colloquio, invero concitato, avvenuto alle ore 18,45 tra l'assessore comunale che richiedeva l'intervento della polizia e l'operatore del 113 della locale questura. Su questa specifica vicenda, come sulle modalità della gestione tecnico-operativa dei servizi di ordine pubblico, il ministro dell'interno ha, comunque, richiesto i necessari accertamenti al fine di verificare eventuali responsabilità da parte degli organi di polizia. Per quello che riguarda il più generale problema della presenza dei centri sociali a Vicenza, devo sottolineare il fatto che la locale autorità di governo è sempre stata sensibile ed attiva rispetto a tale presenza, tanto che dal 21 settembre ad oggi sono stati attuati sette sgomberi ed attualmente non esiste alcun centro sociale che occupi abusivamente stabili privati o pubblici.
Quanto, infine, alla situazione relativa all'ordine ed alla sicurezza pubblica, nel corso delle frequenti riunioni del comitato provinciale, svoltesi con la partecipazione dei sindaci e dei rappresentanti dell'associazione
delle categorie produttive e, recentemente, anche dei vertici del dipartimento della pubblica sicurezza, è stata riconosciuta una positiva ed efficace azione sul fronte del mantenimento dell'ordine pubblico, del controllo del territorio e del contrasto alla criminalità, registrandosi una diminuzione complessiva di circa il 20 per cento dei reati rispetto al 2001.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Zanettin. Ne ha facoltà.
PIERANTONIO ZANETTIN. Signor Presidente, onorevole rappresentante del Governo, la ringrazio innanzitutto per la sollecitudine con la quale ha voluto dare riscontro alla mia richiesta di informativa urgente.
I fatti che hanno avuto luogo a Vicenza martedì 4 giugno scorso sono stati, peraltro, di inaudita gravità, come lei ha ricordato in precedenza. Un consiglio comunale è stato interrotto a seguito dell'irruzione nell'emiciclo di alcuni esponenti del centro sociale «Ya Basta»! che hanno malmenato vigili urbani incaricati di presidiare l'ingresso destinato ai consiglieri, usando violenza anche contro consiglieri comunali.
In tal modo, è stata gettata un'onta sulle tradizioni civili della nobile città di Vicenza ed è stata lesa in modo intollerabile la dignità delle locali istituzioni democratiche, avvilite a palcoscenico della violenza politica. Nelle concitate fasi dell'aggressione, le forze di polizia - pur presenti in gran numero nella piazza sottostante - non sono tuttavia intervenute a reprimere con la necessaria fermezza la violenza gratuita, nonostante - abbiamo appreso e lei ce lo conferma - fossero già state allertate dal prefetto circa possibili provocazioni da parte degli esponenti dei centri sociali.
Risulta, inoltre, che l'assessore Magaddino, non una ma ben due volte, abbia chiesto telefonicamente un intervento della questura, la quale lo ha negato nonostante la gravità della situazione venutasi a creare. Abbiamo appreso che il vicequestore avrebbe giustificato l'inerzia adducendo la mancanza di una richiesta proveniente direttamente dal presidente del consiglio comunale, unica autorità - a suo giudizio - legittimata ad invocare l'intervento delle forze dell'ordine. Trattasi di giustificazione del tutto risibile e formalistica poiché, a fronte di fatti che costituivano a tutti gli effetti reato, l'autorità di pubblica sicurezza doveva comunque intervenire d'ufficio ovvero sulla base della segnalazione di un cittadino qualsiasi, al fine di evitare che il reato fosse portato a definitivo compimento. A cosa serve, allora, il 113?
Peraltro, le invocazioni di aiuto provenienti da un assessore comunale delegato - si badi bene - agli affari legali giustificavano, comunque, a tutti gli effetti, anche sul piano formale, un intervento delle forze dell'ordine. Solo dopo decine di interminabili minuti, di fronte al pubblico ed agli amministratori esterrefatti, le forze dell'ordine sono entrate nella sala del consiglio comunale ripristinando l'ordine.
Gli stessi facinorosi, che erano stati protagonisti dell'aggressione, hanno presidiato fino a tarda ora la sede municipale, dalla quale sindaco ed amministratori si sono allontanati solo sotto scorta, per evitare ulteriori atti di violenza.
Credo - onorevole sottosegretario - sia necessario accertare a quale livello della catena di comando vadano individuate le responsabilità di quanto accaduto e chi abbia trascurato il dovere di garantire comunque la corretta funzionalità del consiglio comunale di Vicenza. E chi ha sbagliato, a qualunque livello, deve essere chiamato a rispondere delle proprie inadempienze. Non si può affermare, nel caso specifico, che nessuno ha sbagliato!
Insomma, onorevole sottosegretario, questa volta non può finire «all'italiana», in quanto troppo grave è stato lo sfregio recato alle istituzioni. Lascio, ovviamente, al prudente apprezzamento del Governo ogni decisione in ordine ai tempi e alla natura dei provvedimenti da adottare nei confronti dei responsabili di omissioni o ritardi.
Sul piano politico, tuttavia, mi sento di aggiungere alcune ulteriori considerazioni. Non vorrei che quanto accaduto a Vicenza fosse il sintomo di un malessere che agita all'interno le forze dell'ordine. Di fronte alle recenti iniziative giudiziarie della magistratura di Napoli o Genova, non vorrei che le forze dell'ordine finiscano colpite da una sorta di sindrome - che vorrei definire G8 - e risultino, di conseguenza, quasi riottose od eccessivamente preoccupate di agire nei confronti degli esponenti dei centri sociali temendo, in caso di scontri, di trovarsi coinvolte in inchieste penali nello sgradito ruolo di imputati, quando invece i giovani che si battono con ideali per un mondo migliore vengono assolti a priori, passano sempre per vittime e, quando sbagliano, trovano una messe di giornalisti, di intellettuali e talvolta anche di magistrati disposti a comprenderli e a scusarli.
Guai se ciò accade! È necessario che la classe politica scongiuri questo rischio. Le forze dell'ordine, per l'opera meritoria svolta al servizio del paese e per i rischi ai quali quotidianamente si espongono, devono avere la consapevolezza di godere della massima fiducia e del massimo sostegno da parte di politici e di cittadini che sono e rimarranno al loro fianco.
Mi resta, infine, l'amarezza di constatare che non tutte le forze politiche locali hanno dimostrato un atteggiamento di unanime ed incondizionata condanna di quanto accaduto. Ringrazio l'onorevole Ruzzante del gruppo dei Democratici di sinistra il quale, non appena chi parla ha presentato la richiesta di informativa urgente, si è immediatamente associato esprimendo la condanna del suo gruppo per l'aggressione alle istituzioni democratiche. Viceversa, a livello locale, alcune forze politiche hanno voluto operare distinguo a tutti costi e hanno cercato addirittura di concordare un documento politico con il signor Olol Jackson, candidato alle recenti elezioni provinciali nello schieramento dell'Ulivo, inserito nella lista dei Verdi, leader e portavoce del centro sociale «Ya Basta!» che, pure, figura tra gli indagati per l'aggressione al consiglio comunale, secondo indiscrezioni della locale procura della Repubblica. Le più recenti dichiarazioni della dirigenza locale dei Verdi sono un'eloquente testimonianza.
Si deve avere, viceversa, la consapevolezza che le istituzioni democratiche sono un patrimonio di tutti e sono state conquistate con indicibili sacrifici di intere generazioni e vanno difese sempre e comunque. Signor sottosegretario, su questo versante non ci devono essere distinzioni: quando vi sono, sconfitta è la democrazia (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza nazionale).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Giorgio Conte. Ne ha facoltà.
GIORGIO CONTE. Signor Presidente, signor sottosegretario di Stato, mi associo ai ringraziamenti del collega che mi ha preceduto per l'informativa resa all'Assemblea. Ho ascoltato con molta attenzione le indicazioni fornite in merito agli inqualificabili episodi verificatisi a Vicenza, peraltro mentre era in corso una seduta del locale consiglio comunale. È il caso di dirlo: si è trattato di un vero e proprio raid teppistico, peraltro preannunciato e minacciato come misura di ritorsione per un'azione di sgombero - l'ennesima, come lo stesso sottosegretario di Stato ha ricordato - di un edificio occupato abusivamente, avvenuta alcune ore prima. Si è trattato di uno spettacolo poco edificante che coinvolge, purtroppo e non per causa loro, anche le forze dell'ordine: un certo numero di agenti che stazionavano in una piazza limitrofa, preallertati di possibili disordini, non sono intervenuti. È questo, a mio giudizio, il fatto più inquietante dell'intera vicenda: la città si sta sottoponendo ad un dibattito al quale, signor sottosegretario, deve essere possibile dare una risposta.
L'episodio avvenuto il 4 giugno scorso è solo l'ultimo di una escalation di atti di violenza che una città tranquilla come Vicenza non può più tollerare, pena la perdita di dignità e di credibilità delle istituzioni. Come il sottosegretario ha ricordato, nel settembre 2001 è stato sgomberato
il centro sociale «Ya Basta!» con l'isolato intervento degli agenti di polizia municipale; il sostegno e l'assistenza della forza pubblica, benché richiesti, non sono stati forniti con inspiegabili motivazioni. E un agente di polizia municipale, ovviamente, è finito all'ospedale. Pochi mesi dopo, con il disappunto delle amministrazioni comunale e provinciale e di commercianti ed operatori, viene autorizzata, in pieno centro storico, una manifestazione di protesta dei centri sociali, sfociata in atti di violenza che indignano l'intera opinione pubblica. Il vicequestore finisce all'ospedale e, per premiare i giovani autonomi, il sabato successivo viene autorizzata analoga manifestazione. Alcuni mesi prima era stato autorizzato un corteo che prevedeva il passaggio davanti ai gazebi, precedentemente autorizzati, di Alleanza nazionale, di Forza Italia e della Lega nord. Vi lascio soltanto immaginare cosa sia successo alle strutture, tralasciando completamente ciò che è successo al sindaco della città, presente assieme ad alcuni parlamentari. Tutto è avvenuto sotto lo sguardo incredulo delle forze dell'ordine che - lo ribadisco - non credo abbiano una diretta responsabilità. Questi episodi si sono verificati fino al 4 giugno quando, ancora una volta, soltanto la polizia municipale, ormai definita impropriamente l'esercito del comune, ha operato a difesa delle istituzioni e del pubblico presente.
Signor sottosegretario, tutto lascia credere, salvo diversa spiegazione, che attendo con una certa attenzione, ad una tesi ormai largamente diffusa in città, nell'opinione pubblica; la porto in quest'aula ma le assicuro che è largamente diffusa nell'opinione pubblica. In altre parole, si tratta della tesi per cui il signor prefetto, non avendo condiviso lo sgombero del centro sociale nel settembre del 2001, affinché il comune potesse tornare in possesso di un immobile di sua proprietà, e, quindi, non essendosi adoperato per questo, vorrebbe in qualche modo dimostrare che questi giovani, poveretti e disagiati, dovevano essere lasciati, indisturbati attori di un'occupazione abusiva, a gestire un centro sociale dedito ad attività illecite, offensive ed oltraggiose nei confronti delle istituzioni e della Chiesa, e a sfruttare una certa immigrazione clandestina imponendo il pagamento di un affitto per l'ospitalità.
La città di Vicenza, offesa, ora attende una risposta chiara: dalle istituzioni? Dal Governo? Dalla magistratura? Non so. Ma è indispensabile erigersi a difesa della credibilità delle istituzioni, individuando le precise responsabilità. Auguriamo di non dover mai fare i conti con alcuni scalmanati per poi verificare che nessuno ha colpe e che tutti hanno fatto il loro preciso dovere. Qualcuno deve pagare e non può essere il presidente del consiglio comunale il capro espiatorio in quanto l'unico legittimato a richiedere l'intervento della questura, come qualcuno - veramente ridicolo - avrebbe indicato. Lo ha fatto un assessore e sappiamo com'è andata a finire.
La sinistra, dopo averli coccolati, ospitati e compresi, ora, nei luoghi istituzionali, si dissocia, ma continua a flirtare nelle sezioni di partito. Se poi l'aggressione fosse stata opera di estremisti di destra, apriti cielo! Avrebbe conquistato le prime pagine di tutti i giornali nazionali ed anche internazionali. Basta rileggersi le cronache vicentine di qualche anno fa: onorevole sottosegretario, otto anni fa per molto, ma molto meno, a Vicenza hanno pagato questore e prefetto. Comunque la ringrazio per l'interessamento (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza nazionale).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Trupia. Ne ha facoltà.
LALLA TRUPIA. Signor Presidente, onorevole sottosegretario, sulla gravità inaudita dei fatti accaduti a Vicenza ha già espresso la sua più ferma e netta condanna, a nome dei Democratici di sinistra, l'onorevole Ruzzante la scorsa settimana. L'interruzione della riunione del consiglio comunale a causa dell'irruzione incontrollata, qui ricordata anche da lei, onorevole sottosegretario, da parte di esponenti del
centro sociale «Ya Basta!», seguita da tafferugli che hanno visto attivamente impegnati anche consiglieri comunali e amministratori della maggioranza - d'altra parte, il fatto che la videocassetta, prima trafugata (perché siamo in presenza di un giallo) e poi anonimamente riconsegnata, parlerà chiaro - è, comunque, un atto di aggressione inaccettabile e grave contro un'istituzione democratica, quindi contro tutte le forze politiche in essa rappresentate, e contro l'intera città di Vicenza. La magistratura appurerà la dinamica dei fatti e perseguirà i responsabili degli eventuali reati riscontrati.
Tuttavia, ritengo la frettolosa richiesta, avanzata in quest'aula dai colleghi del Polo la settimana scorsa, di dimissioni del prefetto e del questore strumentale e poco fondata (d'altronde ricavo questo giudizio anche dalla sua relazione) e che la loro denuncia di una condotta - così dicevano - connivente, lassista e tollerante, prolungatasi nel tempo nei confronti del centro sociale «Ya Basta!», sia ingiusta e non rispondente al vero.
La mattina antecedente ai fatti di cui ci occupiamo oggi, per la seconda volta - ma era il settimo sgombero di centri sociali, come lei ha ricordato, onorevole sottosegretario -, a seguito dell'occupazione abusiva dello stabile privato dell'ex Lanerossi, il prefetto e le forze dell'ordine facevano sgomberare i locali. Lo hanno fatto in entrambi i casi - e le sette volte - evitando che ciò provocasse tensioni in città, ma ripristinando e garantendo sempre la legalità. Non ravviso, dunque, alcuna tolleranza - collega Giorgio Conte - né connivenza nei confronti del centro sociale. Ricordo invece al Governo una mia interrogazione del 6 novembre 2001, rimasta fino ad oggi senza risposta, in cui chiedevo chiarimenti in merito alla brutale carica messa in atto da alcuni settori delle forze dell'ordine contro una manifestazione dei giovani del centro sociale. In quell'occasione vi furono feriti tra i giovani e tra le forze dell'ordine (il vicequestore), si effettuarono arresti e su tutto ciò è in atto un'inchiesta della magistratura vicentina. Allora si usò, secondo me, in modo ingiustificato e grave, la mano pesante, ma i colleghi che oggi parlano di connivenza si affrettarono a fare i loro elogi al prefetto e al questore. Devo pensare che abbiano all'improvviso e strumentalmente cambiato il loro giudizio su questore e prefetto, persone, a mio modo di vedere, competenti ed equilibrate.
Tornando ai fatti, il prefetto, non smentito da nessuno, neanche dal sindaco, dichiara che già dalle 14 aveva preavvisato il sindaco circa le misure ed i rinforzi adottati con un reparto speciale della celere schierato a presidio davanti al comune: il Governo lo conferma. D'altronde, il procuratore di Vicenza afferma che non era nel potere delle forze dell'ordine che presidiavano il municipio vietare l'accesso di un gruppo di persone al palazzo municipale, a meno che all'interno dell'assemblea il presidente del consiglio comunale, che - come lei ricordava poco fa - dispone della polizia municipale, non chiedesse esplicitamente (non l'assessore, ma il presidente del consiglio comunale) per ragioni di ordine pubblico che ne fosse vietata l'entrata. Il presidente del consiglio comunale - sono le sue parole - ha dichiarato, in quelle ore, di non saperne nulla, di non essere stato avvisato dei fatti dal sindaco.
Cari colleghi della Casa delle libertà, io vi domando se l'incapacità sia del questore e del prefetto che hanno prevenuto i fatti o se non vi sia un'incapacità anche da parte dell'amministrazione comunale di gestire l'emergenza: comunque, si accerteranno i fatti. Ciò che va comunque ricordato - e che i colleghi della Casa delle libertà si guardano bene dal dire - è che a questi fatti gravissimi ed ingiustificati si arriva dopo molti mesi di vera latitanza e colpevole assenza di iniziativa e di proposta politica concreta da parte dell'amministrazione comunale, prima con la distruzione materiale della struttura del centro sociale con cui era in atto una convenzione con l'amministrazione precedente che non si è voluta rinnovare e poi con la completa assenza di una politica per la creazione di spazi giovanili, ivi compreso quello per il centro sociale, a differenza di quanto si è fatto in
altre città d'Italia, anch'esse amministrate dalla Casa delle libertà come Bologna e Milano o dal centrosinistra come Venezia. Anziché depotenziare, si è alimentato un clima di tensione, il cui grave esito dal punto di vista democratico come quello che si è purtroppo verificato la settimana scorsa, decidendo di affidare solo alle forze dell'ordine una questione di competenza amministrativa.
Concludendo, senza nulla togliere alla responsabilità di chi interrompe il libero svolgimento di una riunione del consiglio comunale sull'acqua inquinata - fra l'altro così partecipato e importante -, senza «se» e «ma» nella nostra condanna, denunciamo l'irresponsabilità di chi, come l'amministrazione comunale, chiamata a prevenire politicamente le tensioni e a risolvere i problemi - caro Giorgio Conte, allora era lei il vicesindaco della mia città ed è lei che ha voluto alimentare queste tensioni -, anziché risolvere i problemi nulla ha colpevolmente fatto, facendo così degenerare la situazione e dando adito alle forze più irresponsabili e violente di quei giovani di fare ciò che hanno fatto.
PRESIDENTE. Onorevole Trupia, si avvii a concludere.
LALLA TRUPIA. Ho finito, signor Presidente. Cari colleghi della Casa delle libertà, oggi sui giornali ho visto che cercate un po' di fare marcia indietro sulla richiesta di dimissioni di questore e prefetto; vi chiedo, per la lealtà che dovete ai vostri colleghi e soprattutto a questa Assemblea, di ammettere lealmente di avere sbagliato (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo, della Margherita, DL-l'Ulivo e di Rifondazione comunista).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Colasio. Ne ha facoltà.
ANDREA COLASIO. Signor Presidente, ringrazio il sottosegretario per la puntualità e la correttezza con la quale sono stati presentati i fatti. Credo sia politicamente doveroso - una sorta di atto dovuto - chiarire che come gruppo della Margherita esprimiamo - e non poteva essere diversamente - con grande fermezza il nostro più assoluto disappunto (lo ripeto, il più assoluto disappunto) e la nostra più chiara e ferma condanna per quanto è avvenuto a Vicenza. L'interruzione dei lavori di un consiglio comunale, da chiunque perpetrata e quali possano esserne le motivazioni addotte, più o meno sensate sul piano ideologico-culturale poco importa, è e resta un fatto grave, un fatto gravissimo che mina quel sistema di regole, di valori e comportamenti condivisi da parte di una comunità locale, che si esprime attraverso il suo consiglio comunale, che - appunto - si rappresenta con l'autogoverno locale che è la base, il fondamento costituzionale e culturale del nostro sistema democratico che oggi è sempre più innervato da cultura e comportamenti di tipo federalistico.
Quanto è avvenuto ci appare tanto più grave per il fatto che tale interruzione delle regole democratiche si è verificata in un momento di particolare confronto politico - insisto su questo confronto politico - tra l'amministrazione locale di Vicenza ed i numerosi cittadini residenti in zona stadio che, democraticamente, attendevano risposte precise in merito ai numerosi casi di intossicazione (circa 800) avvenuti a causa dell'assunzione di acqua del locale acquedotto.
Questa è la democrazia locale: il confronto, anche serrato, tra la comunità locale e le sue rappresentanze, il suo governo locale. In tal caso, la comunità locale si attende risposte chiare e precise in merito alle responsabilità ed alle inadempienze. Questo è il dovere di chi governa, mentre, colleghi, l'opposizione deve canalizzare le tensioni e dare loro forma politica e istituzionale. Chi ha interrotto i lavori del consiglio comunale, il centro sociale «Ya Basta!» ed altri padovani e veneziani di altri centri sociali veneti a Vicenza, ha - ahimè - impedito che tutto ciò avvenisse, pregiudicando la capacità di risposta dell'amministrazione sul tema, quello della salute pubblica, che è strategico; ha impedito alle opposizioni di esercitare la loro funzione e di dare
voce ai problemi e non è certo vero, come erroneamente il sindaco Hüllweck ha dichiarato, che le opposizioni hanno posto le basi per un momento di confusione (cosa significa tutto ciò?); quel che è più grave è che ha impedito ai cittadini della zona stadio di essere adeguatamente informati sui loro problemi, di dare sostanza, in definitiva, all'autogoverno locale.
Entrando nel merito della questione, trovo molto corretta l'argomentazione del sottosegretario e rilevo un aspetto: per il modo in cui è stato ricostruito l'insieme dei fatti, mi pare evidente che abbia sbagliato chi, in modo inopinato ed un po' irresponsabile, ha dichiarato che le nostre istituzioni locali, la prefettura e la questura hanno mostrato una sorta di tolleranza, poiché hanno utilizzato un termine che trovo grave in un sistema democratico. Non si può parlare di connivenza dello Stato con comportamenti e culture che nulla hanno a che spartire e a che vedere con la cultura democratica.
Colleghi, credo che qualcuno sbagli; vi è qualcuno che usa, strumentalizza, evoca situazioni di conflitto, le crea, le genera e utilizza spesso e volentieri le istituzioni come una clava: chi fa ciò sbaglia! Il procuratore capo Foiadelli è stato molto chiaro in proposito: ha affermato con chiarezza che qualcosa non ha funzionato; è «cortocircuitato» qualcosa nel flusso comunicativo.
Il collega Zanettin, persona equilibrata, ha affermato che qualcosa non ha funzionato nella catena del comando, ma è evidente che qualcosa non ha funzionato anche nella capacità o nella volontà politica di governare questo processo e non di esacerbarlo. Credo vada riconosciuto alle forze dell'ordine ed al prefetto un comportamento corretto e democratico. Giustamente il prefetto Tranfaglia ricorda che negli ultimi mesi ha compiuto ben 7 sgomberi e lo ha fatto con intelligenza perché ha saputo coniugare il ripristino della legalità con altri valori fondamentali, quali la sicurezza e l'ordine pubblico. Non si devono generare situazioni di conflitto a fini strumentali e chi fa ciò dimostra ancora una volta di non avere una cultura completamente democratica e di non aver acquisito quella centralità di valori che - ahimè - è importante.
Concludo con una considerazione: il nostro plauso va alle forze dell'ordine perché la relazione del sottosegretario denota una capacità di intervenire con intelligenza. È evidente che qualcosa non ha funzionato e lo dovremo appurare. Ritengo, comunque, che bisogna dare atto alle forze dell'ordine locali ed alla prefettura di aver operato con grande intelligenza e senso dello Stato; senso dello Stato che - ahimè - alcuni colleghi della maggioranza che governano Vicenza non hanno saputo dimostrare (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-l'Ulivo e dei Democratici di sinistra-l'Ulivo)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Valpiana. Ne ha facoltà.
TIZIANA VALPIANA. Signor Presidente, vorrei innanzitutto ringraziare il sottosegretario per la tempestività con cui è si recato in Assemblea per fornirci le risposte che gli sono state chieste, nonché per la chiarezza e l'equilibrio dimostrato nella risposta. Da parte del gruppo di Rifondazione comunista non vi è alcuna difficoltà a giudicare l'episodio avvenuto. Si tratta di un episodio estremamente grave, tanto più che è avvenuto all'interno di un consiglio comunale, luogo della democrazia che rappresenta - tutti noi lo crediamo - il momento massimo della gestione della cosa pubblica.
Pensiamo che questo grave episodio rechi danno non soltanto alla capacità di funzionamento del consiglio comunale di Vicenza, ma anche alla possibilità stessa dei cittadini di Vicenza di esercitare le prerogative democratiche, nonché, infine, a tutte le forze politiche presenti in quel consiglio comunale.
Consideriamo pertanto assolutamente non rispettoso nei confronti delle istituzioni ciò che è accaduto, anche perché l'occupazione che vi è stata ha di fatto impedito, con prepotenza e scorrettezza
politica, che si svolgessero due discussioni democratiche assolutamente importanti. La prima riguardava il diritto dei cittadini ad avere acqua pulita e la seconda era relativa al diritto dei giovani ad avere spazi fruibili e non mercificati.
Vorrei pertanto affrontare questi due temi, dal momento che non possiamo fermarci a considerare il singolo episodio, dovendo invece valutare, dopo aver fermamente condannato la violenza e chi la adopera quale strumento di lotta politica, da cosa scaturiscano tali fatti.
È evidente che l'amministrazione comunale di Vicenza, come è stato evidenziato nel corso degli interventi precedenti, non è in grado di dialogare con i giovani e con chi esprime un disagio molto grande per il fatto che in quella città, come in molte altre del Veneto, non esistono spazi fruibili per i giovani. I continui sgomberi, - abbiamo parlato di sette - non possono essere la risposta che opera soltanto sul piano dell'ordine pubblico, dovendo svolgersi questa sul piano dei bisogni che i ragazzi avevano mostrato.
Vorrei brevemente riassumere quanto è successo con il centro sociale «Ya Basta!» che, come ricordava l'ex vice sindaco di Venezia, ora deputato di Alleanza nazionale, è stato sgomberato nel 2001 ed immediatamente raso al suolo, dopo quella che io chiamerei una guerra senza quartiere dichiarata dall'ex vicesindaco a questi ragazzi.
Dopo sette tentativi, il sabato precedente il consiglio comunale, i ragazzi avevano occupato un'area dell'ex stabilimento Lanerossi, dichiarando sin dall'inizio che avrebbero svolto, per sottolineare proprio il problema della mancanza di spazi in città, una «cinque giorni» di spettacoli e di dibatti.
Vorrei ricordare, signor rappresentante del Governo, quale fosse il calendario delle attività previste per quei giorni: una festa studentesca, la proiezione delle partite dei mondiali di calcio su un megavideo, un torneo di calcetto, un'assemblea sul vertice della FAO in corso in questi giorni a Roma, l'assemblea provinciale del movimento studentesco e la presentazione di un libro, Cartoline dal Chiapas, con la presenza dei 99 Posse: un evento, quindi, del tutto politico che i ragazzi avevano organizzato e che si accingevano a svolgere per attirare l'attenzione delle istituzioni sul problema della mancanza degli spazi giovanili. I ragazzi avevano ripulito quella zona, falciando l'erba e montando un palco; avevano poi lanciato la proposta di aprire questo spazio, attualmente chiuso e sotto sequestro, alla città quale spazio verde. Avevano altresì dichiarato che, al termine dei cinque giorni di attività - ovvero il giovedì sera -, avrebbero abbandonato l'area e, dopo avere ripulito tutto, avrebbero riconsegnato alla città quell'area. Il quarto giorno, alle ore 10,30 del mattino, è arrivato lo sgombero. Vi erano all'interno della zona occupata cinque ragazzi che sono stati immediatamente identificati e portati in questura ed è stato successivamente sequestrato del materiale. Si trattava di attrezzature musicali, un gruppo elettrogeno, materiale elettrico, amplificatori e casse.
Le operazioni di verbalizzazione del materiale sequestrato, considerata la grande quantità dello stesso, sono durate fino alle 16. Terminata l'operazione, i ragazzi hanno dichiarato di volersi recare alle ore 18 in consiglio comunale per protestare contro lo sgombero. La questione era quindi ampiamente annunciata ed ampiamente prevedibile. Si sarebbe pertanto potuto fare qualcosa. Vorrei brevemente ricordare inoltre cosa stava avvenendo in quel momento in consiglio comunale, considerato che era in atto una riunione del consiglio comunale estremamente importante, la cui convocazione le forze di opposizione avevano ottenuto con grande fatica.
Per questa ragione, ci dispiace ancor di più che lo svolgimento del consiglio comunale sia stato interrotto, proprio nel momento in cui si trattava il tema del gravissimo inquinamento dell'acquedotto di Vicenza che è costato ad oltre 800 cittadini vicentini danni seri alla salute.
Nel momento in cui i ragazzi - sbagliando - sono intervenuti nel consiglio comunale, hanno interrotto le proteste dei
quasi cento cittadini presenti, i quali stavano protestando rumorosamente poiché ritenevano la relazione del sindaco offensiva nei loro confronti (quindi, secondo me, hanno anche interrotto un processo democratico che si stava dimostrando particolarmente interessante).
Il nostro collega, senatore Andreotti - maestro di tutti, credo, nel fare politica -, dice che a pensar male si fa peccato, ma che spesso poco si sbaglia. Io non vorrei che questi ingenui ragazzi, ingenui e...
PRESIDENTE. Onorevole Valpiana, la prego di concludere.
TIZIANA VALPIANA. Ho concluso, signor Presidente. ...sicuramente privi delle più elementari categorie del fare politica, siano caduti in un tranello (Commenti del deputato Selva), tranello che io la inviterei ad osservare...
GUSTAVO SELVA. Li ha mandati Scajola!
TIZIANA VALPIANA. ...anche guardando le cassette registrate dalla rete televisiva TVA ed Il giornale di Vicenza, che, ancora prima che i ragazzi aprissero la porta, nel momento in cui il primo ragazzo ha varcato la soglia del consiglio comunale, mostrano qualcuno pronto, dietro la porta, a sferrare il primo pugno.
Il fatto poi che la cassetta ufficiale del consiglio comunale sia stata trafugata, poi ritrovata e che ora sia sotto sequestro la dice lunga. Sarebbe interessante che lei, signor sottosegretario, potesse vedere queste immagini, per sapere chi ha sferrato i primi pugni ed ha innescato, quindi, una rissa che noi condanniamo e che non possiamo tollerare, ma che probabilmente è stato un modo con cui questi ingenui ragazzi hanno servito su un piatto d'argento all'amministrazione comunale la possibilità, da una parte, di interrompere un consiglio comunale importante - che continuerà domani, vedremo cosa ci si inventerà questa volta per bloccarlo - e, dall'altra, di accusare il prefetto per una gestione che invece noi troviamo estremamente corretta e rispettosa dei diritti di tutti, forse in virtù del fatto che il prefetto precedente era stato rimosso nel 1994 per aver autorizzato un corteo di skinhead (probabilmente, qualcuno non glielo lo ha perdonato e vorrebbe ora rifarsi contro il prefetto attuale).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Luciano Dussin. Ne ha facoltà.
LUCIANO DUSSIN. Signor Presidente, non entro nel merito del problema perché, per quanto riguarda la gravità di quanto è successo, chi voleva capire ha ben capito. Vorrei però fare alcune considerazioni per far capire qual è il clima che c'è nel paese, perché quello che è successo nel consiglio comunale a Vicenza è il chiaro esempio di come, in Italia, le leggi non siano uguali per tutti. Abbiamo un Parlamento che approva leggi uguali per tutti i cittadini, ma poi abbiamo una serie di funzionari, dipendenti pubblici senza mandato popolare, che molto spesso le interpretano a seconda della loro appartenenza politica. Quando parlo di dipendenti pubblici che snaturano il lavoro che esce da questo Parlamento, mi riferisco soprattutto a quello che succede in magistratura.
In mezzo a queste dinamiche poco chiare, ci sono le forze dell'ordine che si trovano costantemente fra l'incudine e il martello, a seconda degli umori politici dei giudici di turno che sono sempre pronti a sindacare i loro comportamenti (Napoli insegna di recente cosa è successo).
Quei delinquenti scalmanati - che per me non sono ragazzi di buona famiglia -, che a Vicenza hanno osato tanto, erano conosciuti dalla magistratura da molto tempo ma, guarda caso, continuavano ad essere liberi di fare i loro comodi. Sono sicuro che, se ci sono state mancanze per impedire quello che è successo a Vicenza, gli errori si possono anche rimediare, perché i colpevoli sono stati individuati, ma sono altrettanto sicuro, purtroppo, che, per volontà politica di certa magistratura, nessuno alla fine pagherà, perché siamo abituati così, non solo noi, ma i cittadini in primis; o meglio, continueranno
magari a pagare i nostri artigiani, che, se vengono trovati con un sacchetto di cemento in più nel loro camioncino, pagano una multa di 5 milioni di vecchie lire, mentre questa gente va in giro con le spranghe - non per lavorare - e, guarda caso, non viene mai punita.
Allora pagheranno sempre i soliti. Non pagheranno mai, ad esempio, quelli che convivono, in qualche modo, anche con alcuni centri sociali, che vivono in certi campi nomadi non lontano dal vicentino, che mettono in evidenza parchi di macchine ultramiliardarie fuori dai loro campi; nessuno va mai là a mettere il naso.
Francamente sono stanco; mi auguro - e sono sicuro - che questo Governo cercherà di cambiare questo stato di cose e mi auguro anche che venga fatto un preciso monitoraggio di quello che succede in questo paese perché non è possibile che, in determinate aree, le cose funzionino ed in altre aree geografiche del paese le cose non funzionino.
Ci sono delle oggettive responsabilità, secondo me, non tanto di questori o prefetti e tanto meno delle forze dell'ordine, ma della magistratura. Ciò perché ci siamo abituati a non avere più fiducia e perché anche le forze dell'ordine temono le conseguenze nell'applicare i dettami della legge. Le faccio un esempio per capire quanta poca fiducia possiamo continuare ad avere in un certo tipo di magistratura: l'altro ieri, vicino Vicenza, sono stati presi tre giostrai responsabili di 54 assalti a mano armata, rapine a mano armata in supermercati, che hanno terrorizzato Veneto e Friuli; nelle loro case, le forze dell'ordine, magari le stesse che dovevano controllare l'andamento dei lavori nel consiglio comunale di Vicenza, hanno trovato 70 bombe a mano, 12 kalashnikov e 4 lance termiche: roba da fare impallidire l'armiere di una base NATO. Ebbene, dopo otto mesi questi personaggi sono stati ritrovati a rubare dentro un altro supermercato; allora, mi chiedo con quale forza le nostre forze dell'ordine continuano a tutelare e gestire il territorio, compreso il consiglio comunale di Vicenza.
La richiesta che rivolgo è di monitorare - finalmente - e di verificare come mai in certe zone le cose non funzionino e in altre funzionino, perché le leggi devono essere uguali per tutti e non devono essere interpretate da nessuno. Se qualcuno non vuol capire questa cosa, cambi lavoro, se non ha il coraggio di cambiarlo, venga accusato di alto tradimento nei confronti delle aspettative dei cittadini e venga cacciato dalle funzioni di cui si sta occupando.
PRESIDENTE. La ringrazio.
È così esaurito lo svolgimento dell'informativa urgente del Governo sull'irruzione verificatasi nella sala del consiglio comunale di Vicenza.
![]() |
![]() |
![]() |