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PRESIDENTE. L'onorevole Boato ha facoltà di MARCO BOATO. Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, sul quotidiano Corriere della Sera di oggi, giovedì 11 aprile, a pagina 6 sono riportate le seguenti dichiarazioni del ministro degli esteri tedesco e vice cancelliere Joschka Fischer: chi vuole la pace deve essere in grado di parlare ad ambedue le parti, trovare porte aperte sia dagli israeliani che dai palestinesi. Atteggiamenti unilaterali non servono a nulla. Ecco perché nell'Unione europea ci battiamo per una posizione che soddisfi entrambi i contendenti
e che ci renda interlocutori agli occhi di tutti e due. È il brano, riportato dal quotidiano Corriere della Sera, di un'intervista pubblicata oggi dal giornale tedesco Die Zeit e che ho voluto citare perché si tratta del ministro degli esteri tedesco. Tale brano esprime pienamente le posizioni dei Verdi in relazione alla terribile e tragica vicenda medio orientale, alla situazione lacerante e spaventosa che si è creata sia in Israele sia nei territori dell'autonomia palestinese. Joschka Fisher, come tutti sanno, è un esponente dei Grünen, i Verdi tedeschi. Mi fa piacere poter citare queste sue frasi anche perché egli è stato incaricato di predisporre un'ipotesi di piano di pace che esprima l'iniziativa dell'intera Unione europea.
ieri a Haifa. Dal che, purtroppo, si desume che ciò che sta attuando nei territori palestinesi il Governo israeliano - ahimé, purtroppo - non ha impedito ulteriori atti di terrorismo omicida-suicida.
riguardo - una mancata assistenza da parte dell'autorità diplomatica italiana in Israele, pur interpellata insistentemente in quella situazione di emergenza - lo si può immaginare - affinché potesse intervenire.
PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per i rapporti con il Parlamento, senatore Ventucci, ha facoltà di COSIMO VENTUCCI, Sottosegretario di Stato per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, prima di darle una tecnica risposta, che non fa altro che essere ripetitiva circa i fatti bene illustrati dall'interpellante, mi consenta di premettere che condivido con l'onorevole Boato la frase di Fischer: «chi vuole la pace deve essere in grado di parlare ad ambedue le parti», anche perché la politica estera italiana è improntata proprio su quell'assunto, inerente alla validità del dialogo fra le parti in contesa.
parlamentari il 3 aprile ultimo scorso e cosa il Governo italiano abbia fatto per tutelare i buoni rapporti intercorrenti con il Governo israeliano.
norme consolari e delle prassi amministrative nei confronti dei cittadini dell'Unione europea.
PRESIDENTE. L'onorevole Boato, cofirmatario dell'interpellanza, ha facoltà di MARCO BOATO. Signor Presidente, pur conservando una certa amarezza per la vicenda verificatasi, credo, per quanto riguarda i quesiti da noi posti al Governo e la risposta che il sottosegretario mi ha fornito, di potermi dichiarare soddisfatto. Sono totalmente insoddisfatto invece di quanto è avvenuto e che continuo a ritenere grave ed inaccettabile.
ha ricevuto questa versione dalle autorità israeliane) - al fatto che questo gruppo di italiani, parlamentari e non, avrebbero messo in atto segni di resistenza, questo è un termine improprio. Secondo quanto mi ha raccontato la collega Zanella - con la quale, informalmente, poco fa anche lei ha parlato e che è persona attendibile, responsabile, equilibrata e che si è data da fare per superare le tensioni e non per aggravarle -, di fronte ad una vera e propria aggressione che hanno subito (qualcuno è stato malmenato), si sono tutti seduti per terra per cercare, con questo comportamento - che è un tipico comportamento pacifico, non dico pacifista, ma pacifico e non violento - di attenuare i momenti di tensione e di stemperare il clima di forte confronto che si era creato. Quindi, se il sedersi per terra, nel momento in cui si veniva aggrediti, può essere tradotto - nelle sue parole, che riferiscono quelle che il Ministero degli affari esteri italiano ha ricevuto dall'autorità israeliana -, in un'azione di resistenza alla quale si risponde in modo non pacifico e non «non violento», allora, ovviamente, il termine resistenza ha un significato che si potrebbe dire «semanticamente ambivalente» e, in questo caso, questa ambivalenza sarebbe meglio appurarla e chiarificarla subito. Di fronte ad un'aggressione che stavano subendo - ovviamente, aggressione nei termini in cui parlavo prima: non si trattava di un'aggressione militare o armata, ma di una forte aggressione fisica - hanno risposto con gli strumenti della non violenza, sedendosi per terra per cercare di attenuare l'impatto. Volevo che rimanesse traccia anche di queste chiarificazioni, in questo nostro cortese dibattito che fa riferimento a fatti non cortesi, e comunque la ringrazio della sua risposta e della sua attenzione.
D'altra parte, posizioni analoghe sono state sostenute anche dal Presidente del Consiglio dei ministri italiano, martedì scorso, durante la riunione congiunta delle Commissioni esteri di Camera e Senato, cui ho avuto anch'io l'onore di partecipare. Oggi stesso apprendo dalle agenzie che posizioni di questo tipo sono state riproposte dal Presidente del Consiglio dei ministri nel suo discorso alla Conferenza di Palermo sull'e-government per lo sviluppo. È un fatto positivo che ci sia convergenza sui temi di politica estera in un paese come il nostro, dove ci si sta scontrando, in Parlamento e fuori, pressoché su tutto, o quasi, anche se io cerco di mantenere sempre aperto il filo del dialogo. Ne abbiamo dato una dimostrazione il 19 dicembre scorso, con la mozione approvata all'unanimità, che ho contribuito a costruire: e mi riferisco sia al testo sia all'unanimità; anche nel dibattito di martedì scorso al Senato si è verificata un'amplissima convergenza, al di là delle diverse accentuazioni delle varie forze politiche.
Ho voluto premettere tutto ciò, perché la vicenda che abbiamo sollevato con l'interpellanza urgente n. 2-00293, presentata il 9 aprile, ci ha molto amareggiato. Un gruppo di appartenenti a diverse associazioni, movimenti e ONG di ispirazione pacifista e tre parlamentari italiani sono andati con un volo in Israele, in una situazione di emergenza terribile e drammatica; ugualmente avevano fatto, nei giorni e nelle settimane precedenti, molti altri appartenenti a organizzazioni, movimenti e associazioni e numerosi altri parlamentari italiani anche della componente dei Verdi, mettendo a rischio, in alcuni casi, la propria vita.
Alcuni parlamentari si sono trovati in situazioni di terribile emergenza, ma l'hanno fatto in modo pacifico e non violento, cercando di impegnarsi in prima persona ed esponendo anche la propria persona a rischi molto gravi, e questo a tutela dei diritti umani. Come ho già detto prima, si è trattato non soltanto di parlamentari ma anche di appartenenti ad associazioni, movimenti o gruppi.
La mattina del 3 aprile giorno in cui sono avvenuti, alla sera, i fatti citati nella nostra interpellanza, i verdi della Camera e del Senato si sono riuniti, in una saletta della Camera, presso il gruppo misto, per discutere della situazione israeliana, dell'esperienza fatta dai parlamentari verdi e da altri che erano già stati in Israele e nei territori palestinesi nonché della (dico tra virgolette, senza enfatizzare troppo il termine) «missione» da affidare agli altri parlamentari che si accingevano a partire nel pomeriggio. Mi riferisco all'onorevole Luana Zanella della Camera e al senatore Francesco Martone del Senato, ai quali si è associato, in quel viaggio del 3 aprile, anche il senatore Gianfranco Pagliarulo, appartenente ai Comunisti italiani.
Discutendo tra di noi, abbiamo deciso che il primo atto che avrebbero dovuto compiere i nostri parlamentari - penso insieme ad altre persone non parlamentari, ma noi davamo mandato ai nostri parlamentari - una volta arrivati in Israele (il giorno dopo, perché sarebbero giunti la sera), sarebbe stato quello di recarsi a rendere omaggio nei luoghi delle stragi alle vittime israeliane degli attentati omicidi-suicidi messi in atto da fondamentalisti palestinesi. Questo è quanto avrebbero dovuto fare i nostri parlamentari una volta arrivati in Israele: in primo luogo, rendere omaggio alle vittime delle spaventosi stragi e una se ne è verificata anche
In secondo luogo, i nostri parlamentari, e penso anche i molti altri non parlamentari, avrebbero dovuto dialogare, interloquire e operare, nei limiti in cui lo può fare un parlamentare o un non parlamentare che non è comunque autorità di Governo, per difendere i diritti umani anche della popolazione civile palestinese, che è sottoposta, non ad uno sterminio, come ha ingiustamente detto l'Osservatore romano, usando un'espressione che non avrebbe dovuto usare, ma a un massacro in questi giorni ad opera dei militari lì mandati dal Governo israeliano, i quali, ovviamente, non vanno in quei luoghi per massacrare i civili, ma con il compito di stroncare il terrorismo; tuttavia, operano in modo tale che anche centinaia di civili, palestinesi in questo caso, restano sul terreno come vittime innocenti e non credo che siano vittime che abbiano meno valore umano dello straordinario valore umano che hanno le vittime israeliane degli attentati omicidi-suicidi messi in atto dal fondamentalismo palestinese, dai settori e dai gruppi terroristici fondamentalisti palestinesi.
Partiti dall'Italia nel pomeriggio del 3 aprile, all'arrivo all'aeroporto di Tel Aviv la situazione che si è verificata - non riesco e non riusciamo ancora a capire il perché e speriamo che il Governo possa darci qualche chiarificazione al riguardo - non aveva avuto precedenti e non credo che abbia avuto altri analoghi episodi successivi, forse anche per lo scandalo che ha suscitato, perché queste persone (grosso modo, una ventina di persone, non so quante fossero precisamente), questi tre parlamentari e queste altre persone non parlamentari, sono state sottoposte a un trattamento, per usare un eufemismo, assai duro. È stato loro impedito di uscire dall'aeroporto e qualcuno di questi è stato anche malmenato: cerco di usare espressioni non eccessive in relazione alla tragedia che si sta verificando in Israele e nei territori palestinesi, dove persone rischiano la vita tutti i giorni. Sta di fatto che sono stati malmenati ed erano cittadini italiani, in possesso di regolare passaporto, (tre parlamentari erano in possesso di passaporto di servizio).
Dopo questo inusuale e grave trattamento gli sono stati «sequestrati i passaporti» - ripeto che i tre parlamentari erano in possesso di un regolare passaporto di servizio - e sono stati coattivamente imbarcati sul primo volo in partenza da Tel Aviv. Inoltre, credo su ordine delle autorità di polizia israeliane (non saprei dare un'altra spiegazione), i loro passaporti sono stati trattenuti dal comandante dell'aereo, aereo che dopo aver fatto scalo ad Atene - se non sbaglio -, da lì ripartì per l'Italia.
Di fronte alle proteste dei partecipanti alla delegazione poiché non riuscivano ad ottenere i loro passaporti neppure ripartendo immediatamente da Tel Aviv, si è verificata una strana situazione: tutti i passeggeri israeliani e di altri paesi presenti in quell'aereo furono fatti scendere e l'aereo fu circondato da forze di polizia tanto che, proprio per non esasperare la situazione, la collega Luana Zanella - una parlamentare seria e responsabile - si è fatta carico di convincere gli altri a non insistere nella giusta richiesta di rientrare in possesso dei propri passaporti e di aspettare l'arrivo ad Atene per poterli riottenere, come poi è avvenuto. Insomma, bisognava cercare di non esasperare la situazione e farsi carico coscientemente di un fatto che, evidentemente, risultava inedito. La vicenda si è conclusa con alcuni di questi partecipanti - credo quasi tutti, eccetto i parlamentari (ma forse anche un parlamentare) - che si sono visti apporre un timbro di persona non gradita sul proprio passaporto. Gli appartenenti alla delegazione arrivati a Fiumicino, con un'improvvisata conferenza stampa hanno in primo luogo attribuito alle autorità di polizia israeliane questo inaccettabile trattamento, hanno denunciato ciò che era avvenuto ed hanno lamentato - ovviamente io non c'ero, riferisco solo ciò che è stato detto, il Governo ora riferirà al
Qualcuno riferisce - lo ripeto, non sono un testimone oculare quindi mi limito a riportare le notizie che ho appreso - che uno dei due funzionari o diplomatici italiani che si sarebbero attivati dinanzi ad una situazione di emergenza che vedeva molti parlamentari e non parlamentari italiani andare e venire da Israele e dai territori palestinesi, pur interpellato tramite l'unità di crisi del Ministero degli affari esteri, si sarebbe allontanato - o si era già allontanato - dall'aeroporto e che, l'altro funzionario - di cui non faccio il nome poiché non mi pare un atto corretto e simpatico, anche perché quelle che io faccio non sono accuse, cerco solamente di registrare con serenità i fatti, sia pure nei confronti di vicende non serene - sarebbe stato a sua volta e in malo modo allontanato dalle autorità di polizia israeliane all'aeroporto. Tutto ciò è avvenuto pur essendo egli un funzionario, un diplomatico che ha delle responsabilità, dei ruoli, ed essendo Israele un paese amico, uno Stato associato all'Unione europea, ed essendo Israele - come tutti riconoscono, anche in questa tragedia che sta vivendo ed anche con le gravi responsabilità che si sta assumendo - comunque un paese libero e democratico.
Ciò, al di là delle critiche pesanti che rivolgiamo, dopo aver condannato, con il massimo di fermezza e di lacerazione interiore, la tragedia e la criminalità del terrorismo omicida e suicida dei gruppi fondamentalisti e denunciato l'inaccettabilità di una risposta che non ha - per usare anche in questo caso un eufemismo quasi diplomatico - alcun livello di proporzionalità, rispetto all'offesa gravissima ricevuta.
Ammazzare, infatti, cittadini civili (decine, forse, centinaia, ma lo sapremo meglio nei prossimi giorni e nelle prossime settimane) non è giustificabile, nella pur doverosa e condivisibile lotta contro il terrorismo.
Una cosa è la lotta al terrorismo, un'altra è la guerra contro le popolazioni civili!
Nel concludere, signor Presidente, chiedo al rappresentante del Governo - che ringrazio - un chiarimento, vale a dire se il Governo sia stato informato dei fatti in questione, quali siano le sue valutazioni anche rispetto a ciò che è accaduto, con riferimento, cioè, ai rappresentanti diplomatici italiani e alla mancata tutela dei diritti dei parlamentari e dei cittadini italiani (mi riferisco all'episodio, che ho ricordato, avvenuto nell'aeroporto di Tel Aviv il 3 aprile scorso) ed, eventualmente, quali iniziative esso intenda assumere, in relazione a questi fatti, la cui specificità - lo ripeto - mi è molto chiara.
Rispetto a tutto ciò che sta avvenendo in quello scenario allucinante, sarò l'ultimo a mettere in primo piano questa pur grave vicenda; quanto sta accadendo ha ben altra portata. Ho il senso delle proporzioni nel sottolineare la vicenda in questione.
Credo, tuttavia, che tale episodio sia stato grave e che sia giusto che vi sia una risposta adeguata da parte del Governo.
L'interpellanza, che reca la prima firma dell'onorevole Pecoraro Scanio, chiede di conoscere se sia vero che non vi era alcun funzionario all'ambasciata italiana all'aeroporto di Tel Aviv a ricevere i nostri
A tale proposito, occorre preliminarmente far presente che, da notizie acquisite, risulta che dal 29 marzo l'ambasciata ha distaccato un proprio funzionario presso l'aeroporto di Tel Aviv ed un secondo funzionario è costantemente in contatto con le autorità israeliane, assicurando, in tal modo, in questo periodo di eccezionale tensione, un servizio operativo nell'arco delle ventiquattr'ore.
Per quanto riguarda il caso evocato dagli onorevoli interpellanti, la notte del 3 aprile, con volo Alitalia AZ810, proveniente da Fiumicino, giungevano a Tel Aviv gli onorevoli Sereni, Minniti, Crucianelli, Pinotti, Fumagalli, Fava (parlamentare europeo), il senatore Villone ed i signori Rasinelli, Seghezzo e Ontanetti.
Ad attenderli all'aeroporto Ben Gurion vi era un funzionario della nostra ambasciata per facilitare l'ingresso dei sette parlamentari che avevano segnalato preventivamente il loro arrivo in Israele.
Mentre venivano espletate le pratiche relative ai membri del gruppo, sopraggiungevano al punto di controllo circa cento attivisti di «Action for Peace», arrivati con un volo successivo proveniente da Milano (atterrato intorno alle tre e mezzo di notte), di cui l'ambasciata non aveva avuto informazione.
All'arrivo di tale gruppo la polizia di frontiera ha reagito isolando in una zona dell'area degli arrivi internazionali tutti gli italiani - tra i quali anche i parlamentari onorevole Zanella, senatore Pagliarulo e Luciana Castellina nonché, tre membri del gruppo precedente che non avevano ancora completato le pratiche doganali.
È stata quindi operata una perquisizione dei bagagli a mano e annunciata l'intenzione di espellere tutto il gruppo con immediato reimbarco. Alcuni connazionali, tra cui il dottor Vittorio Agnoletto, hanno opposto resistenza e si è originato un confronto con gli addetti israeliani. Durante le varie fasi della vicenda, il funzionario dell'ambasciata presente in aeroporto è ripetutamente intervenuto in favore dei connazionali, nel tentativo di calmare la situazione, venendo però allontanato dalla polizia israeliana, come supposto dall'onorevole Boato.
I funzionari della polizia di frontiera hanno quindi confermato che le loro autorità avevano deciso l'espulsione di tutto il gruppo. Il gruppo veniva comunque fatto ripartire su un aereo della compagnia greca Olympic Airlines diretto ad Atene e, dopo alcuni tentativi di resistenza da parte di diversi membri del gruppo, è decollato alle ore 8,50 locali. Nella capitale ellenica al gruppo è stata prestata immediata assistenza da parte della nostra ambasciata ad Atene che ha consentito loro il rientro con i primi voli in partenza per l'Italia.
Occorre rilevare che l'arrivo in Israele di numerosi gruppi pacifisti internazionali diretti nei territori ha fatto emergere un forte nervosismo tra i funzionari israeliani addetti alla sicurezza all'aeroporto di Tel Aviv.
Come in questo caso e in casi simili, avvenuti nelle giornate precedenti, dove si è avuto un flusso consistente di pacifisti diretti nei territori palestinesi, l'ambasciata d'Italia a Tel Aviv e il consolato generale d'Italia a Gerusalemme hanno prestato la massima assistenza sia ai connazionali sia ai rappresentanti politici, nonché ai rappresentanti delle organizzazioni non governative.
Nel corso della vicenda è anche intervenuto personalmente con il locale ministero degli esteri il nostro ambasciatore a Tel Aviv, al quale è stato risposto che il provvedimento di espulsione era stato deciso a seguito di alcune dichiarazioni raccolte presso i nostri connazionali in arrivo a Tel Aviv, secondo le quali la finalità della loro visita era quella di recarsi a Ramallah.
Poiché, del resto, analogo trattamento era stato riservato lo stesso giorno anche a 35 visitatori provenienti dal Belgio, nonché ad alcuni cittadini francesi, sono state effettuate proteste ufficiali da parte non solo dell'ambasciata d'Italia a Tel Aviv, ma anche dalle altre ambasciate interessate e ciò al fine del rispetto delle
Tali proteste hanno trovato il Ministero degli esteri israeliano disponibile nel merito, ma il più delle volte inefficace nell'ottenere correzioni di rotta circa le decisioni di stretta competenza del ministero dell'interno locale.
Mi dichiaro soddisfatto perché il rappresentante del Governo ha ricordato la protesta formale - di cui non avevo notizia e che è stata ufficializzata agli atti parlamentari, - da parte dell'Italia nei confronti dell'autorità israeliana e anche, - di questo caso non avevo notizia -, da parte del Belgio e della Francia. Due episodi che si sono verificati - mi sembra - nelle stesse ore e nella stessa giornata.
Ero stato molto cauto nel parlare del modo in cui si erano comportati i diplomatici e i funzionari italiani, perché avevo avuto notizie di lamentele da parte dei nostri colleghi sul fatto di non aver avuto un'assistenza adeguata, ma anche del fatto, riferito in modo ipotetico, non essendo personalmente presente, secondo cui addirittura uno dei due funzionari italiani fosse stato allontanato con forza.
Lei mi ha confermato che questo funzionario era intervenuto, e che è stato allontanato. È un fatto grave, è una mancanza di rispetto, in questo caso, nei confronti di un rappresentante ufficiale dell'Italia, tuttavia corrisponde a ciò che avevo saputo.
Colgo anche questa occasione per dire - poiché non vorrei che rimanessero ombre al riguardo - che noi abbiamo il massimo rispetto e la massima stima nei confronti dell'ambasciatore italiano, dei diplomatici e dei funzionari della nostra ambasciata a Tel Aviv, i quali stanno operando in situazioni di grave emergenza, vorrei dire di più del console italiano a Gerusalemme, che ha competenza per i territori dell'Autorità palestinese, soltanto per i rischi maggiori che corrono. Debbo anche dire che, insieme ad altri nove colleghi di tutti i gruppi parlamentari, ho sperimentato personalmente queste capacità, quest'iniziativa, quest'attenzione, quando, il 13 e il 14 gennaio scorso, siamo andati con una missione ufficiale - in questo caso della Camera dei deputati - prima in Egitto, poi in Giordania, in Siria, in Libano e, infine, in Israele e nel territorio dell'Autorità palestinese: abbiamo ricevuto assoluta tutela e collaborazione, abbiamo sperimentato la capacità della nostra rappresentanza diplomatica e di tutti i collaboratori sia per quanto riguarda l'ambasciata che per quanto riguarda il consolato. Non volevo, quindi, che rimanessero ombre a questo riguardo. Lei ha fatto bene a ricordarlo ed io condivido quanto è stato detto.
L'unico rammarico è nel suo riferimento agli italiani presenti. Nel citare i parlamentari o gli ex parlamentari, lei, o meglio gli uffici che hanno preparato l'aspetto tecnico della sua risposta - ho colto anche l'aspetto politico che lei ha voluto premettere - hanno nominato l'onorevole Zanella, il senatore Pagliarulo e l'ex parlamentare europea Luciana Castellina; c'era anche il senatore Francesco Martone che ha subito lo stesso trattamento, e che io avevo citato nella mia illustrazione.
L'altro aspetto che vorrei precisare - mi avvio a concludere, anche perché l'ora è molto tarda e, comunque, il tempo a mia disposizione si sta esaurendo - riguarda il fatto che, quando lei ha fatto riferimento - forse questo è l'unico elemento se non di insoddisfazione, di ambiguità, che potrebbe esservi nella sua risposta e vorrei che restasse agli atti una chiarificazione al riguardo (ovviamente, è quanto le sarà stato detto dal Ministero degli esteri italiani, che