Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 106 del 28/2/2002
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(Mancato riconoscimento dell'associazione Libera come ente di formazione - n. 2-00252)

PRESIDENTE. L'onorevole Lumia ha facoltà di illustrare l'interpellanza Violante n. 2-00252 (vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti sezione 3), di cui è cofirmatario.

GIUSEPPE LUMIA. Signor Presidente, sottosegretario di Stato, abbiamo chiesto di interpellare il ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca per via dell'incredibile, preoccupante e, per molti versi, vergognosa esclusione dell'associazione Libera come ente di formazione dei docenti nelle scuole pubbliche. Sottosegretario di Stato, come lei ben sa, la motivazione muove da un'espressione che dichiara che le finalità dell'associazione non sarebbero ben chiarite. Signor Presidente, abbiamo voluto raccogliere le firme: 180 parlamentari del centrosinistra hanno aderito, firmando questa interpellanza urgente.
Il sottosegretario di Stato, onorevole Aprea, non me ne voglia; capirà benissimo che non muovo a lei questo appunto. Di fronte a 180 parlamentari, di fronte ad una questione così delicata e importante per la vita del nostro paese, quale è la lotta alla mafia, di fronte all'associazione Libera, che è una grande risorsa per l'Italia, ci saremmo aspettati che oggi venisse a rispondere il ministro. Il ministro


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non c'è. Noi riteniamo che anche il Presidente possa valutare quest'assenza: il Parlamento, grazie ad un'interlocuzione alta con il ministro, dovrebbe essere messo nelle condizioni di capire cosa sia avvenuto, quali scelte si intendano adottare e come si voglia procedere di fronte a questo problema è gravissimo, preoccupante e, per molti versi, vergognoso. D'altra parte, in Italia, di questi tempi, di fatti strani ne succedono tanti. Come Governo, avreste dovuto risparmiare al paese questa ennesima farsa. Sì, avreste dovuto risparmiarla ai nostri cittadini perché si tratta del delicatissimo e drammatico problema delle lotte alle mafie.
Non credevamo alle nostre orecchie sabato scorso, a Roma, in Campidoglio, durante l'assemblea nazionale di Libera, quando Don Ciotti ha annunciato quest'esclusione. Sono state immediate le reazioni: l'ex Presidente della Repubblica ha fatto sentire alta ed autorevole la sua voce; l'onorevole Violante lì ha sollevato il problema; tanti parlamentari autorevoli si sono soffermati ed hanno avuto parole severe su questa esclusione. Lo stesso presidente della Commissione bicamerale antimafia, il senatore Centaro di Forza Italia, - devo dire con molto imbarazzo - ha dovuto ammettere lì per lì - e questo gli è stato riconosciuto - che ci trovavamo di fronte ad una scelta vergognosa. Il linguaggio mortifero della burocrazia non poteva fare meglio. Ricordo l'espressione della burocrazia ministeriale: finalità espresse con poca chiarezza. Il riferimento è al progetto che l'associazione Libera ha presentato lo scorso anno al Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca per ottenere l'intesa e poter così sottoporre la propria esperienza al servizio della formazione dei docenti nel campo dell'educazione alla legalità. Inoltre, quell'espressione mortifera della burocrazia si accompagnava con un'altra definizione: «difetto di documentazione».
Di fronte a ciò, sarebbe una beffa riprendere un'argomentazione burocratica. C'è una motivazione burocratica, perversa, squallida; sarebbe molto sbagliato rispondere qui, in Parlamento, con un'ulteriore motivazione burocratica: non c'entriamo niente, non siamo noi i responsabili, è una commissione che risale alla precedente legislatura. Questa dimensione ce la dovete risparmiare. Penso che questo Governo, che ha cancellato tra le priorità la lotta alla mafia, non sappia che Libera è guidata da uno straordinario sacerdote, Don Luigi Ciotti, e che è un network di ben 800 associazioni di volontariato, grandi e piccole, impegnate dal 25 marzo 1995 nella lotta alle mafie, con concretezza e, soprattutto, con continuità.
Me lo lasci dire, signor sottosegretario di Stato, e sarebbe stato interessante avere qui il ministro, il Governo delle rogatorie internazionali, del falso in bilancio, del rientro dei capitali illeciti, il Governo che ha saputo fare anche altro - come dopo ricorderò - non sa che Libera, ad esempio, organizza la giornata della memoria e dell'impegno: il 21 marzo di ogni anno, essa raccoglie, con iniziative progettuali ben preparate, nella scuola, nelle famiglie, nella vita del territorio, migliaia di cittadini. Si ricorda così, in modo intelligente, ciò che un paese non deve mai dimenticare: mi riferisco alle vittime che hanno dato il meglio di sé per servire il paese, per fare in modo che la nostra democrazia potesse confrontarsi e provare a combattere la presenza delle mafie.
Non solo sono presenti in queste iniziative migliaia di cittadini, insegnanti, docenti, operatori sociali, non solo sono presenti le famiglie, la realtà del territorio dove ogni anno si organizza la giornata della memoria e dell'impegno, ma anche altissime autorità, il Presidente della Repubblica, ministri, esponenti di primo piano della vita politica e parlamentare del nostro paese. Il ministero non lo sa.
Il Governo, che allontana Tano Grasso, non sa neanche che Libera è impegnata su un fronte delicatissimo e forse anche decisivo della lotta alla mafia: mi riferisco ai beni confiscati. Dal 1996, quando Libera promosse una petizione popolare raccogliendo ben un milione di firme, è entrata in vigore la legge n. 109 sull'uso sociale dei beni confiscati ai mafiosi. Questi ultimi impazziscono di fronte ad un'azione che


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tende a colpire i loro patrimoni; vanno fuori di testa quando sanno che i loro beni possono essere utilizzati nel territorio a fini sociali, culturali e produttivi. Libera ha avuto il coraggio di farsi promotrice di una grandissima iniziativa popolare e il Parlamento ha accolto la sua istanza, trasformando la vecchia legge e dotando il nostro sistema istituzionale di una nuova legge.
In questi sei anni, secondo stime aggiornate recentemente, la legge ha permesso di utilizzare a fini sociali ben 1200 beni immobili, per un valore di oltre 320 miliardi di lire. Si tratta di poca cosa, perché ancora più grande è la quantità dei beni che dovrebbero essere utilizzati: loro hanno avuto il coraggio di promuovere la gestione e la valorizzazione di questi beni. Ad esempio, attraverso la collaborazione con una scuola, l'istituto tecnico per l'agricoltura di Corleone, la villa sfarzosa di Totò Riina è diventata un istituto scolastico. Si sono impegnati nei terreni dell'attuale capo di «cosa nostra», che da 38 anni - ahimé - è latitante, Bernardo Provenzano. Oggi, in un terreno a lui confiscato, grazie all'organizzazione Libera, si produce l'olio, un olio di grande qualità, che ha anche un mercato e nell'etichetta sulla bottiglia si riporta proprio il nome di Libera; in più, su quest'etichetta si richiama anche il fatto che è prodotto da un terreno confiscato alla mafia e recuperato alla legalità dallo Stato e dal mondo del volontariato.
Ricordo ancora a questo Governo che Libera è impegnata in un progetto sempre su beni confiscati denominato «Libera terra», che ha il fine di creare cooperative sociali nel settore agrobiologico in 200 ettari di terreni confiscati sempre ai capi delle mafie. Altri esempi di beni confiscati si potrebbero fare in Calabria, con la 'ndrangheta, in Campania, con la camorra, ed in Puglia, per quanto riguarda la sacra corona unita. Purtroppo, questa dimensione è stata messa da parte.
Chi, come il Governo, ha cancellato tra le proprie priorità la lotta alla mafia, non sa ancora che Libera è impegnata anche in una dimensione più direttamente formativa, sì, propriamente formativa. Ma qui bisogna fare un distinguo, perché il Governo non sa che Libera è impegnata in un'intensa attività formativa, ma il ministro dell'istruzione dovrebbe saperlo.
Infatti, nel 1999, durante quello che voi considerate un Governo rovinoso ed è invece stato un esecutivo molto interessante per la vita del nostro paese, tra il Ministero della pubblica istruzione e Libera fu firmata un'intesa che legittimava quest'ultima ad entrare nelle scuole per proporre itinerari formativi. È avvenuto che ben 8000 insegnanti abbiano accolto la proposta di Libera e ben 800 mila studenti siano stati coinvolti non in iniziative sporadiche, in qualche testimonianza fugace di educazione alla legalità, ma in percorsi educativi, didattici e pedagogici ben strutturati, di crescita della motivazione dei comportamenti verso la legalità, verso la conoscenza delle mafie.
Ancora nel campo formativo, Libera ha organizzato addirittura una università per la legalità e lo sviluppo e sa dove? Nel casertano, una terra spesso abbandonata, dove insiste uno dei clan camorristici più feroci, quello dei casalesi. In quella zona ha saputo organizzare una testimonianza di alta formazione, di ricerca per far maturare, in quel territorio e in tutto il Mezzogiorno, la necessità di mettere insieme la cultura della legalità con quella dello sviluppo. Inoltre, organizza campi di formazione antimafia e sono stato testimone - come allora presidente della Commissione parlamentare antimafia - di diverse iniziative. Su tutte voglio ricordare un'iniziativa antimafia in Aspromonte, presso una realtà che tutti dovremmo ricordare: mi riferisco al santuario della Madonna di Polsi in Aspromonte; un posto dove si riunivano i clan della 'ndrangheta e dove, a quanto pare, ancora oggi, si riuniscono clan ferocissimi della 'ndrangheta. Ebbene, in questo luogo Libera ha saputo attivare un campo di formazione, ha saputo coinvolgere il territorio e, ancora, ha saputo seguire, attraverso iniziative sociali, l'educazione alla legalità dei ragazzi di quel territorio.


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Insomma, esistono tutte le condizioni per poter conoscere il lavoro che ha fatto, basta vederlo, basta ricordarsi delle iniziative che Libera ha promosso a Napoli con tutti i presidi d'Italia, basta ricordarsi tanti corsi di formazione, di coinvolgimento dei docenti in giro per il nostro paese.
Ecco perché non è legittimo rispondere ad un fatto burocratico con un'altrettanta valutazione burocratica: il tema non ci riguarda, riguarda l'altra legislatura, riguarda una commissione tecnica che ha il compito di svolgere valutazioni tecniche su cui il Governo, come Ponzio Pilato, si lava le mani. Non è così! Le lenti burocratiche nascondono la realtà e umiliano la coscienza del nostro paese perché non sono in grado di presentare i reali e gravissimi problemi della presenza mafiosa e non sono neanche in grado di presentare le vere risorse come Libera che abbiamo nel nostro paese, per dare loro fiducia e per fare in modo che tutti, a partire dalle istituzioni, si possa portare avanti un'azione incessante e strutturata di prevenzione e di contrasto nei confronti del fenomeno mafioso.
Tra l'altro, debbo anche ricordare che, mesi fa, questo Governo ha fatto un'ulteriore azione contro una delle realtà portanti di Libera - mi riferisco al gruppo Abele - che gestiva per conto del ministero - allora per gli affari sociali, ora del welfare - un osservatorio importantissimo sulle droghe, un osservatorio qualificato, competente, molto a servizio degli operatori, delle istituzioni locali, delle famiglie che vivono questo drammatico problema.
Il Governo appena si è insediato ha immediatamente disdetto la convenzione per gestire questo osservatorio, mentre gli osservatori d'Europa invitano Libera ad assumersi la responsabilità di guidare un osservatorio europeo a servizio di tutti gli osservatori che lavorano sul tema - difficilissimo anche questo e collegato con la lotta alla mafia - delle tossicodipendenze.
Inoltre, ricordo che dal settembre 2001 - quindi da molti mesi - Libera ha chiesto un incontro diretto con il ministro, il quale non ha ancora ricevuto i suoi rappresentanti.
Anche dopo questa vicenda abbiamo ascoltato parole molto, molto burocratiche e non è stato promosso nessun incontro per apprezzare, per valutare, anche per sindacare il lavoro che, fino adesso, ha svolto Libera. Questo non c'è stato; ecco perché ci dobbiamo chiedere il motivo per cui Libera venga colpita. Forse per appartenenza politica? No, perché Libera è una associazione trasversale che ha saputo far sentire alta la propria voce, anche quando era al Governo una maggioranza di centrosinistra; no, perché Libera lavora in tanti comuni, anche con amministrazioni che non sono di centrosinistra; no, perché Libera ha nel suo DNA, cioè, nella sua motivazione e nei soci che la compongono, fra i quali vi sono tante realtà culturali ed associative del mondo cattolico dall'Agesci, all'Azione cattolica, all'ARCI, alle ACLI, al MOVI, a piccole associazioni radicate sul territorio che fanno lavoro straordinario di promozione della cultura della legalità, collegata alla promozione dei diritti di cittadinanza e alla lotta all'emarginazione. Allora perché? Perché forse questo Governo vuole l'approvazione di alcune leggi (falso in bilancio, rogatorie, rientro dei capitali illeciti). Tano Grasso viene cacciato via dall'associazionismo e dalla carica di Commissario antiracket, vengono ridimensionate le scorte.
Forse, nel nostro paese non c'è più un Governo che considera la lotta alla mafia come una priorità. Questo è il motivo per cui questa vicenda viene vissuta, letta e giudicata come un mero fatto burocratico. Per noi, invece, l'associazione Libera è una risorsa e deve essere tale per tutta la società italiana (Applausi dei deputati del gruppo della Margherita, DL-l'Ulivo).

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca, onorevole Aprea, ha facoltà di rispondere.

VALENTINA APREA, Sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca.


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Signor Presidente, ringrazio gli onorevoli interpellanti (sono tanti), perché ci danno la possibilità di chiarire anche in quest'aula che il ministero non ha voluto colpire l'associazione Libera per le sue attività (meritorie) che sono state ricordate in questa sede.
Intendiamo confermare - lo vorrei specificare - quanto è stato espresso in questi giorni direttamente dal ministro Letizia Moratti e dagli organismi del ministero (ancora con il primo comunicato del 25 febbraio) in merito alla richiesta di accreditamento, presentata il 19 settembre 2001 dall'associazione Libera, ai fini dell'attività formativa. Stiamo parlando, quindi, di qualcosa di diverso dalle attività di educazione alla legalità e specificherò anche questa differenza.
Quanto il tema dell'educazione alla legalità rivesta un ruolo di assoluta priorità è testimoniato dal richiamo alla necessità di educare ai principi fondamentali della convivenza civile e alla cittadinanza, contenuta nel disegno di legge di riforma della scuola (approvato il 1o febbraio 2002 dal Consiglio dei ministri), nonché da accordi con istituzioni ed enti. Tra di essi figura un protocollo di intesa, richiamato correttamente dall'onorevole Lumia (in vigore dal giugno 1999), con l'associazione Libera, ma anche con la Commissione parlamentare antimafia, il Ministero dell'interno, l'UNICEF, il coordinamento nazionale enti locali, l'unione sportiva ACLI, con l'Agesci, la federazione italiana gioco calcio, la federazione sport disabili. Vi è, quindi, una rete di associazioni e una serie interventi che, messi in atto nel 1999, perdurano perché cominciano a dare risultati.
Il protocollo di intesa tra l'amministrazione scolastica e l'associazione Libera prevede l'attivazione di iniziative finalizzate alla formazione alla cittadinanza, alla democrazia e alla legalità. Noi confermiamo questo giudizio altamente positivo nei confronti di tutta questa attività.
Tuttavia, tutto ciò non ha alcuna attinenza con la domanda di accreditamento presentata dall'associazione medesima presentata al Ministero, in qualità di ente di formazione e vorrei spiegarne le motivazioni.
Il protocollo, infatti, si riferisce ad attività legate sostanzialmente alle politiche giovanili e agli interventi a sostegno della legalità, mentre l'accreditamento riguarda il possesso di competenze tecniche necessarie per l'esercizio di attività formative ad alto profilo destinate al personale docente. È tutta un'altra materia! Per intenderci, vi è l'associazione dei matematici, l'accademia della Crusca, vi sono enti disciplinari che chiedono e si propongono per la formazione degli insegnanti; è tutto un altro campo. In ogni caso, questa procedura di accreditamento è stata presentata al Ministero, come tutte le altre, ed è stata esaminata da un comitato tecnico nazionale, nominato il 27 ottobre 2000 e composto da esperti assolutamente indipendenti (ispettori, professori universitari, docenti, dirigenti), che è pienamente autonomo nelle sue valutazioni; esso ha applicato i criteri stabiliti per accertare il possesso dei requisiti e la qualità delle azioni formative svolte e da svolgere. Pertanto, si tratta di un'azione assolutamente autonoma che - lo ripeto - si indirizzava a ben altre finalità e proprio perché doveva raggiungerle richiedeva requisiti certi.
D'altra parte, è un rispetto della legalità anche questo. Sono state escluse 150 associazioni, non soltanto l'associazione Libera, che sia chiaro! Insieme a Libera, tante altre associazioni (che pure si erano candidate come enti formatori), non hanno superato il vaglio dell'accreditamento.
Dopo aver verificato la completezza della documentazione presentata, l'ente o l'associazione vengono inclusi in un elenco provvisorio e successivamente, con riferimento alle iniziative previste dai piani di attività dei singoli enti, sono predisposti specifici interventi di analisi e di verifica, volti ad accertare il possesso dei requisiti e la qualità delle azioni di formazione svolte, per poi provvedere all'inclusione definitiva nell'elenco degli enti accreditati.
È successo anche questo: ci sono state alcune associazioni che hanno barato, ovvero che hanno dichiarato di avere determinati


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requisiti e, quando l'amministrazione ha proceduto con l'accertamento, questi requisiti non c'erano e sono state così depennate anche in una seconda e successiva fase. L'inclusione in detto elenco è finalizzata a garantire il possesso di specifici e documentati requisiti di qualità nella formazione del personale scolastico. Come è noto, il comitato si è pronunciato negativamente in ordine all'inclusione dell'associazione Libera nell'elenco provvisorio, non per mancanza di chiarezza delle finalità della stessa, ma per la carenza di alcuni requisiti e l'incompletezza della documentazione relativa alle attività realizzate, pur richieste in un secondo momento.
Ribadendo ancora una volta che il ministro dell'istruzione non esercita alcun potere di intervento sul comitato, si conferma che, al pari di altre associazioni, quella in parola potrà riproporre la propria richiesta corredata della necessaria documentazione. Confermiamo quindi piena fiducia all'associazione Libera per le politiche giovanili, per le politiche legate all'educazione alla legalità. Tuttavia, dobbiamo constatare che questa non ha ancora, al momento, i requisiti - potrebbe averli in un secondo momento - e si tratta di requisiti noti. Se l'associazione Libera vuole meritoriamente offrirsi per formare i docenti, ovviamente rispetto a temi specifici, potrà dotarsi dei requisiti necessari, ripresentare la domanda e nulla osterà rispetto anche a questo ulteriore impegno dell'associazione Libera a favore della scuola italiana e delle giovani generazioni.

PRESIDENTE. L'onorevole Monaco cofirmatario dell'interpellanza ha facoltà di replicare.

FRANCESCO MONACO. Signor Presidente, non posso dichiararmi soddisfatto e non me ne voglia il rappresentante del Governo. Anch'io in via preliminare, vorrei esprimere un certo disappunto per l'assenza del ministro. Ringrazio tuttavia il rappresentante del Governo per la presenza e la risposta: ripeto - non me ne voglia - ma registro tuttavia con disappunto l'assenza del ministro, a fronte di un'interpellanza che recava in calce la firma di 180 deputati, tra i quali figurano tutti i presidenti dei gruppi parlamentari dell'opposizione. Perciò, probabilmente questa meritava maggiore sensibilità ed attenzione.
Devo ribadire la mia insoddisfazione perché accedo con difficoltà, come posso dire, alla tesi della distinzione o separazione sulla quale il rappresentante del Governo ha fondato la propria risposta. L'idea che dispongano di competenze tecniche appropriate, e rispondano quindi a requisiti di qualità atti ad abilitare ad una formazione nei confronti dei docenti soltanto coloro che dispongono di competenze disciplinari in senso stretto, mi sembra alquanto azzardata. Dovremmo accedere all'idea che l'educazione alla legalità è appannaggio dei giuristi. Con tutta l'ammirazione per questi ultimi, l'educazione alla legalità comporta il contributo multidisciplinare di sociologi, psicologi, pedagogisti ed anche, perché no, di educatori e di operatori sociali. Credo che questi ultimi abbiano una parola da dire, tanto più in un caso come questo, dell'educazione alla legalità, con particolare riguardo al fenomeno della criminalità organizzata. Non mi ritengo inoltre soddisfatto perché, considerato il rapporto, che non risale ad oggi, tra il Ministero e l'associazione Libera, il Ministero avrebbe potuto prendere, nella sua autonoma responsabilità politica, l'iniziativa di un supplemento di verifica e non limitarsi, in forma notarile, a registrare questo deficit di carattere burocratico riscontrato dalla commissione tecnica.
Ma, al di là di questo, faccio osservare che la messa a punto, che oggi ci propone il sottosegretario, è venuta dopo che il ministro e il ministero sono stati sommersi dalle proteste di tante associazioni - le ACLI, l'Agesci, la Legambiente, il coordinamento delle comunità di accoglienza - ed anche di eminenti istituzioni.
Il collega Lumia ha già rammentato la considerazione a margine svolta dal presidente, suo successore, della Commissione parlamentare antimafia, che mi pare sia un collega di partito dell'onorevole Aprea, onorevole Centaro: mi vergogno della risposta del ministero. E aggiunge che quella del ministero è una risposta burocratica nell'accezione più deteriore del termine.


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Credo che potremmo riproporre, allineandoci al suo collega di partito, questa chiosa, questo commento all'episodio.
Resta, peraltro, l'episodio come tale, che io giudico comunque eloquente e un po' allarmante. Le motivazioni di carattere burocratico sono francamente deboli, forse anche un po' risibili. Quando ci si dice che non sono chiare le finalità, ebbene, è un po' sorprendente.

VALENTINA APREA, Sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca. Le finalità erano chiare!

FRANCESCO MONACO. Infatti, non solo c'è quel protocollo di intesa con il ministero (datato giugno 1999), non solo questa non è una associazione clandestina, bensì è una associazione notissima, le cui attività sono pubbliche e, lo ripeto, sono note, apprezzate e - come rammentava Lumia - hanno coinvolto e coinvolgono 700 associazioni, mentre le attività di formazione hanno coinvolto 8 mila insegnanti e centinaia di milioni di studenti. Volevate dei chiarimenti! Sottosegretario, lei non ha risposto: perché ancora non avete dato risposta ad una richiesta di incontro, che mi risulta sia stata avanzata dall'associazione Libera, datata ancora prima (se le mie informazioni sono precise, il 10 settembre scorso, quindi molto più di due mesi, come ha detto il collega Lumia)?
Ve la cavate addossando la responsabilità ad un comitato tecnico.
Ora, data la rilevanza della questione e dell'attività formativa e la notorietà e l'apprezzamento da cui è circondata - e mi pare confermata, in questa circostanza, dal sottosegretario -, perché non convocare chi di dovere, per vedere se fosse possibile sanare questa - prendiamola per buona - svista burocratica? Non è il vostro il Governo che deve rimuovere lacci, lacciuoli e intralci burocratici?
Vedete, è difficile non mettere in connessione questo episodio, questa discriminazione - mi sentirei di esprimermi così - o diciamo almeno questa distrazione, con l'infelice battuta del ministro del vostro Governo, quando disse si deve convivere con la mafia. Ciò quantomeno rivela - diciamolo in forma minimalista - che questa non è tra le più eminenti priorità nell'agenda politica di questo Governo. Non voglio evocare i provvedimenti che abbiamo alle nostre spalle, ma diciamo che non veicolano precisamente un messaggio che promuova il senso della legalità. Ultimo e più clamoroso mi pare il caso di oggi, che li ricapitola un po' tutti.
Come non bastasse, questo episodio fa il paio con un altro, riferito, guarda caso, a don Ciotti. Anche questa è una coincidenza che merita di essere rimarcata. Si tratta della revoca della convenzione - questo non riguarda le competenze del sottosegretario, ma è un'osservazione che in sede politica e parlamentare possiamo e dobbiamo fare - per la banca dati sulle tossicodipendenze, straordinaria, ricchissima, mi dicono unica in Italia e forse anche oltre, che fa capo al gruppo Abele, ad opera del ministro Maroni. Ho appreso che dentro quella banca dati vi sono 26 anni di lavoro e di accumulo di informazioni. Questa coincidenza è davvero singolare: una specie di guerra dichiarata ad un prete scomodo, non allineato (non è un cappellano di corte, ne conosciamo altri) che, mettendo a rischio se stesso - perché questo sappiamo dalla biografia di don Ciotti - con grande sacrificio personale, ha maturato straordinari meriti, non solo sul versante, che qui ci compete, della promozione della cultura e della legalità, ma anche e soprattutto della solidarietà sociale nei confronti dei soggetti più deboli, nelle più diverse accezioni.
Fa impressione, al confronto, la sollecitudine, vorrei dire, corale del Governo per le comunità di recupero considerate, invece, amiche dell'esecutivo, di Berlusconi, della stessa Moratti, del ministro Maroni. Penso alla comunità di San Patrignano. Ponti d'oro agli uni e guerra sorda, se non aperta, agli altri. È una curiosa interpretazione alla rovescia del tanto declamato e mistificato principio di sussidiarietà. Un'interpretazione alla rovescia: sostegno solo a chi sostiene il Governo - ecco il rovesciamento del principio - a chi si asserve, diciamo pure, al Governo. Anche in questo caso, si rivela la differenza che passa tra una visione liberale, democratica e pluralista


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dei rapporti tra società e Stato ed una visione autoritaria o, quanto meno, paternalistica del rapporto tra formazione sociali e istituzioni pubbliche, o addirittura, Governo. Non è casuale che questo profilo del Governo si manifesti anche - dico anche, non me ne voglia il sottosegretario - in atti del ministro che si occupa di scuola, università, ricerca, cultura ed educazione, ossia un Ministero singolarmente espressivo della cultura di Governo.
Sto concludendo, signor Presidente. Vorrei fare solo una chiosa di carattere politico più generale. Ho appreso dai notiziari che il primo commento del Presidente del Consiglio al voto di oggi alla Camera - diciamo pure, al non voto dell'opposizione, credo, motivato ed argomentato politicamente, è stato il seguente: il Presidente del Consiglio si ripropone di dare all'opposizione lezioni di democrazia parlamentare. Abbiamo fatto esperienza, in questi primi mesi, di quale sia la considerazione del Governo, e segnatamente del Presidente del Consiglio, nei confronti di questo Parlamento e devo dire che questa è l'ultima, più piccola, estrema testimonianza di quale sia la considerazione di questo Governo e dei suoi ministri nei confronti dei deputati - lo ripeto, sono 180 - che presentano un'interpellanza urgente su una questione di questa portata ed il ministro risponde con l'assenza (Applausi dei deputati del gruppo della Margherita, DL-l'Ulivo).

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze urgenti all'ordine del giorno.

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