...
dello Stato (ramo artistico-storico-archeologico) con verbale di immissione in possesso dal 23 giugno 1998 -:
la vicenda relativa ai Bronzi da Cartoceto, assegnati sin dal ritrovamento al museo archeologico nazionale delle Marche, è stata oggetto di una lunga diatriba che ha coinvolto varie istituzioni nazionali, regionali e locali;
a seguito del grave sisma che nel 1972 ha colpito il capoluogo delle Marche, rendendo inagibile la sede del museo nazionale archeologico, il complesso bronzeo è stato trasferito al centro di restauro a Firenze;
a restauro ultimato, i bronzi sono stati restituiti al museo nazionale archeologico delle Marche di Ancona, nuovamente agibile dopo i lavori di riparazione dei danni del sisma;
lo Stato ha inoltre finanziato con centinaia di milioni di lire la predisposizione di una sala specificatamente attrezzata ad ospitare il complesso bronzeo, installandovi una teca climatizzata per un'ottimale conservazione dell'importante reperto;
il Ministero dei beni culturali allo scopo di venire incontro alle richieste del comune di Pergola (Pesaro-Urbino) territorio nel quale vennero rinvenuti i reperti, dispose un'esposizione temporanea dei bronzi;
alla scadenza del periodo concordato, il complesso bronzeo non fu restituito, anzi venne sequestrato; le porte di ingresso della sala espositiva vennero murate i funzionari del ministero e la soprintendente dell'epoca, Architetto Lollini, vennero fatti segno di gravi minacce;
di detto episodio, a tutt'oggi, sia il Governo che le Autorità competenti devono chiedere conto ai responsabili di quanto è avvenuto, considerato che il lungo periodo di sequestro provocò un danneggiamento dei bronzi, che necessitarono quindi di un ulteriore, lungo restauro;
allo scopo di consentire la fruizione del bene e perdurando la tensione sulla collocazione dei bronzi, il Ministero dei beni culturali, la regione Marche, le province di Ancona e Pesaro-Urbino, i comuni di Ancona, e Pergola, in data 1o luglio 1999, presso la sede del Ministero dei beni culturali sottoscrissero un protocollo d'intesa, il cui articolo 2 indica la volontà di rendere possibile la fruizione la promozione e la valorizzazione integrata del bene archeologico, nonché del patrimonio archeologico marchigiano nei siti interessati, museo nazionale archeologico delle Marche di Ancona e museo di Pergola;
in data 31 gennaio 2001 presso il Ministero dei beni culturali i medesimi soggetti firmatari del protocollo d'intesa del luglio 1999 firmavano un aggiornamento dello stesso, prolungandone la durata a tutto il 2004;
nel protocollo è previsto anche lo strumento per regolare la collocazione dei bronzi, il comitato consultivo al quale spetta elaborare un apposito programma per la valorizzazione culturale nonché la gestione dei beni storici;
recentemente il sottosegretario ai beni culturali onorevole Vittorio Sgarbi, con atto unilaterale, ha inviato una lettera al soprintendente archeologico delle Marche, a seguito della quale è stato da quest'ultimo emanato un decreto di deposito a tempo indeterminato del gruppo bronzeo alla piccola struttura museale di Pergola, in contrasto con il protocollo sottoscritto da tutti i soggetti istituzionali coinvolti;
lo stesso sottosegretario, il 6 febbraio 2002 rilasciava al quotidiano Il Messaggero la seguente dichiarazione: «Non è una cosa che deve risolvere il sindaco o il presidente della regione. Urbani gli dirà (al Presidente della regione Marche, Vito D'Ambrosio ndr) quello che ho detto io. Non mi sono posto neanche il problema dello scandalo che sarebbe nato, nessuno mi ha ricordato o ha evocato il protocollo. Io ho avuto la sensazione che fosse un accordo da bar»;
il consiglio comunale di Ancona ha approvato il 18 febbraio 2002 un documento molto critico di condanna dell'operato del sottosegretario Sgarbi e ha dato mandato al sindaco di adire a vie legali, di concerto con la provincia di Ancona, affinché venga ripristinata la legalità sull'intera vicenda -:
se condivida, come sostenuto pubblicamente dal sottosegretario Sgarbi, l'azione da lui intrapresa per giungere all'emanazione del decreto di deposito a tempo indeterminato del gruppo bronzeo alla struttura museale di Pergola, così come da decreto della soprintendenza archeologica delle Marche;
se condivida il giudizio espresso da un esponente del Governo della Repubblica quando definisce «un accordo da bar» il protocollo d'intesa siglato in accordo con lo stesso Ministero per i beni e le attività culturali, dalla regione Marche, dalle province di Ancona e Pesaro-Urbino, dai comuni di Ancona e Pergola;
se non ritenga corretto, invece, valorizzare il sistema delle autonomie locali, garantendo il rispetto degli accordi sottoscritti da tutte le parti interessate (ministero compreso), provvedendo a ripristinare i contenuti dei protocolli firmati in data 1o luglio 1999 e 31 gennaio 2001.
(3-00720)
in Gioia del Colle, in località Monte Sannace, sottoposta a vincolo archeologico, esiste una grossa cava di prestito di materiale calcareo, che ha deturpato per 30 anni il patrimonio boschivo e paesaggistico locale, con la copertura di enti conniventi che ne hanno consentito l'attività in assenza di autorizzazione, attualmente sotto sequestro giudiziario in quanto dopo la condanna penale dei proprietari si attende il pronunciamento del giudice sulle modalità di ripristino ambientale al quale gli stessi sono stati condannati;
in tale sito è stato presentato nel 1998 un progetto per la realizzazione di una discarica di 2a categoria tipo B (rifiuti speciali);
in data 13 luglio 1998 il Ministro dei beni culturali ed ambientali - Sovrintendenza Archeologica della Puglia - Taranto, nella persona del Soprintendente dottor Andreassi, ha rilasciato un nulla-osta sul progetto, nonostante lo stesso insista su una vasta area sottoposta a vincolo archeologico, in quanto interessante la cinta muraria esterna dell'insediamento pre-cristiano, ed addirittura due particelle (Fg. 18 ptc 65 e 122) fossero appena state acquisite al patrimonio indisponibile del Demanio
se siano a conoscenza che: il progetto in questione è stato infine autorizzato con decreto n. 89 del 10 agosto 2001 del Commissario Delegato per l'emergenza rifiuti in Puglia, onorevole Raffaele Fitto, in assenza della «Attestazione di compatibilità paesaggistica», prevista dall'articolo 2.01 del Piano Urbanistico Territoriale Tematico «Paesaggio» della Puglia (P.u.t.t. approvato con delibera di giunta regionale n. 1748 del 15 dicembre 2000 pubblicata sul B.u.r. regione Puglia n. 6 dell'11 gennaio 2001) in quanto l'area ricade in «Ambito territoriale esteso di valore distinguibile C»; che lo stesso decreto 2001 è stato rilasciato in violazione del disposto del P.u.t.t. «Paesaggio», ed in particolare degli articoli 3.10.3a e 3.10.4.1.3 e 3.10.4.1.5, in quanto l'intervento ricade in zona sottoposta a vincolo boschivo, nonché degli articoli 3.15.3a e 3.15.4.1.3, in quanto l'intervento ricade in zona sottoposta a vincolo archeologico, e pertanto in tali aree è fatto espresso divieto di realizzare «discariche di rifiuti e materiali di ogni tipo»; e che nella stessa zona di Monte Sannace ha origine la Lama San Giorgio, che percorre ilterritorio verso valle fino alla foce posta nell'abitato di Bari, tutelata ai sensi della legge regionale Puglia n. 19 del 1997, che la individua come area protetta ai sensi della legge n. 395 del 1991, e che pare destinata a rientrare nelle aree da tutelare anche dai recenti studi per la costituzione del «Parco dell'Alta Murgia», commissionati dalla provincia di Bari;
se ritengano compatibile la presenza della discarica in progetto con gli interventi di valorizzazione e promozione della zona archeologica previsti dalla competente Soprintendenza (Progetto esecutivo per la valorizzazione e fruizione del Parco Archeologico di Monte Sannace redatto dalla Soprintendenza Archeologica della Puglia e presentato alla stessa regione - Assessorato Turismo e Cultura - per l'ammissione a finanziamento P.o.r. 2000-2006 Misura 2.1), nonché dalla provincia di Bari, che di recente ha presentato l'iniziativa di valorizzazione dei «Percorsi archeologici» alla Borsa del Turismo di Paestum (8-11 novembre 2001);
se non ritengano necessario intervenire, con i propri poteri e competenze, per evitare tale sciagurato evento che, oltre a bloccare per almeno trenta-quaranta anni ogni ipotesi di sviluppo dell'area archeologica, apporterebbe un indelebile sfregio alla storia ed alla cultura del nostro territorio.
(4-02210)