Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 89 del 30/1/2002
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(Attuazione della legge recante norme a tutela della minoranza linguistica slovena in Friuli-Venezia Giulia - n. 3-00613)

PRESIDENTE. L'onorevole Brugger ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00613 (vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 2).

SIEGFRIED BRUGGER. La ringrazio, signor Presidente. Signor ministro, le questioni che sottopongo alla sua attenzione riguardano la mancata attuazione della legge 23 febbraio 2001, n. 38, sulla tutela della minoranza linguistica slovena in Friuli-Venezia Giulia. Chiedo, innanzitutto, perché, a distanza di un anno, il Governo ed anche la regione Friuli-Venezia Giulia non abbiano ancora provveduto alla nomina dei membri di spettanza del comitato paritetico che deve attuare questa legge. Chiedo, inoltre - per fare esempi molto concreti - quali siano i motivi del mancato ripristino dei cognomi sloveni e del rilascio difforme dalle norme di tutela delle carte di identità dei diversi comuni della provincia di Trieste.
Le sottopongo, infine, un altro problema: la situazione drammatica del quartiere di Sant'Andrea, nel comune di Gorizia e, in particolare, del borgo rurale Jeremitisce che, in base alle previsioni urbanistiche, dovrebbe essere demolito e per il mantenimento del quale si è interessato anche il Presidente della Repubblica Ciampi.

PRESIDENTE. Il ministro per i rapporti con il Parlamento, onorevole Giovanardi, ha facoltà di rispondere.

CARLO GIOVANARDI, Ministro per i rapporti con il Parlamento. La ringrazio, signor Presidente. Per quanto attiene al primo punto, onorevole Brugger, riguardante la nomina dei membri del comitato istituzionale paritetico, previsto dall'articolo 3 della legge n. 38 del 2001, si fa presente che lo schema di regolamento istitutivo del suddetto comitato è stato tempestivamente predisposto e sottoposto al parere del Consiglio di Stato, ma si è dovuto successivamente modificarlo per venire incontro alle richieste della regione di collocare la sede dello stesso presso la giunta regionale e non presso il commissariato di Governo. Lo schema è stato, quindi, trasmesso, in data 8 gennaio 2002, alla regione per il definitivo assenso di questa, come suggerito nel suo parere dal Consiglio di Stato. Appena perfezionato l'atto, potrà procedersi alle relative nomine. I nominativi di competenza del Governo sono stati già designati dalle amministrazioni competenti e sono pronti ad essere sottoposti all'esame del Consiglio dei ministri. Si ha notizia che la regione è in procinto di trasmettere l'elenco dei componenti di propria competenza.
Per quanto attiene al secondo punto, la posizione della prefettura di Trieste - secondo cui la norma dell'articolo 7 della citata legge che consente la modifica dei cognomi è collegata alla determinazione dell'ambito territoriale - trova la sua base nella suddetta norma che a tal fine rimanda alle procedure dell'articolo 11 della legge n. 482 del 1989 sulle minoranze linguistiche storiche. Questa disposizione prevede una procedura semplificata per i cittadini residenti nei comuni delimitati, ai sensi dell'articolo 3. Pertanto, non può condividersi l'osservazione secondo cui trattasi di un diritto individuale indipendente dal luogo di residenza del richiedente (per ottenere questa certificazione).
Per quanto riguarda il terzo punto, non sembra che il decreto 19 dicembre 2001 del Ministero dell'interno, che prevede l'emissione, nei comuni della provincia di Trieste, della carta di identità nella sola lingua italiana o nella forma bilingue, a richiesta del cittadino interessato, sia in contrasto con la normativa in vigore. Infatti, il comma 3 dell'articolo 8 della più volte citata legge n. 38 del 2001 prevede tale possibilità per i cittadini residenti in comuni ove è insediata la minoranza slovena. Il provvedimento del Ministero dell'interno non contrasta nemmeno con la normativa richiamata dall'articolo 27, riguardante la permanenza in vigore delle misure prese in attuazione del memorandum


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di Londra del 1954, poiché tale norma fa espressamente salve le disposizioni della legge stessa, e il rilascio della carta d'identità in lingua italiana, non essendo autoritativo ma subordinato alla richiesta dell'interessato, non pregiudica, quindi, il livello di protezione per la minoranza slovena, prevista dalla normativa connessa a detto memorandum.
Infine, relativamente al quartiere di Sant'Andrea, nel comune di Gorizia, per quanto si è potuto accertare, si fa presente che effettivamente l'esproprio in corso interessa la minoranza slovena poiché riguarda anche la Casa dell'eremita, località ai margini del quartiere, nonché i resti di un antico edificio sacro attualmente inglobato nell'abitazione a fianco. Tutto questo per la realizzazione della prima fase del terzo lotto della stazione aeroportuale. Risulta che i proprietari, sia in forma individuale sia collettiva, hanno presentato opposizione a termini di legge. In proposito è da evidenziare che il Governo, non avendo un potere diretto d'intervento, trattandosi di materia rientrata nella competenza di un comune ubicato in una regione a statuto speciale, ha invitato il prefetto del luogo a seguire, con particolare attenzione, la vicenda che si auspica possa trovare una soddisfacente soluzione per tutti gli interessati.

PRESIDENTE. L'onorevole Brugger ha facoltà di replicare.

SIEGFRIED BRUGGER. Signor Presidente, signor ministro, prendo atto delle risposte da lei fornite. Vorrei, comunque, ricordare che, dopo quasi un anno dalla sua approvazione, la legge concernente la tutela della minoranza slovena appare sostanzialmente lettera morta, pur avendo il Governo anticipato informalmente, in questa sede, le nomine di sua spettanza nel comitato paritetico. Ad oggi, il relativo decreto, come abbiamo visto, non è stato ancora pubblicato. E purtroppo anche la giunta della regione Friuli Venezia Giulia, pur avendo ricevuto ormai da mesi le designazioni delle organizzazioni della società civile più rappresentative della minoranza slovena, non ha provveduto alle nomine. Peraltro, sappiamo che il comitato paritetico è il vero motore di applicazione delle disposizioni previste dalla legge, dovendo il medesimo procedere all'individuazione dei comuni o frazioni degli stessi in cui le sue norme più significative troveranno applicazione, come ad esempio il diritto all'uso della lingua slovena nei rapporti con la pubblica amministrazione o nelle assemblee elettive. La minoranza slovena del Friuli-Venezia Giulia continua così a rimanere in una pericolosa situazione di incertezza.
A ciò si aggiunge il fatto - e qualche delucidazione l'ha fornita il ministro - che purtroppo prefettura e commissariato del Governo, agenzia delle entrate, non si sono ancora attrezzati neanche per il rilascio degli atti con i segni diacritici propri - ad esempio, dei nomi e cognomi sloveni dei loro utenti locali - trincerandosi dietro la mancanza di delimitazione territoriale della sua applicazione. Da questo punto di vista, non concordo pienamente con il ministro perché credo non sia una questione di residenza del richiedente quando si parla di diritti individuali come cognomi o carte di identità. L'altro drammatico problema sul quale vorrei soffermarmi...

PRESIDENTE. Onorevole Brugger...

SIEGFRIED BRUGGER. ...riguarda il quartiere Sant'Andrea. Sono sicuro che, con il Presidente della Repubblica e con l'interessamento del ministro, sarà fatto il possibile per tutelare questa zona bellissima.

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