Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 89 del 30/1/2002
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(Dichiarazioni di voto)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fioroni. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE FIORONI. Signor Presidente, ringrazio il Governo per aver accolto ben nove punti dei dieci che compongono la risoluzione presentata dall'Ulivo. Tuttavia, esprimo la mia profonda preoccupazione per il fatto che il Governo abbia espresso il suo dissenso relativamente al punto 1.
Dichiaro la nostra disponibilità ad accettare la richiesta del Governo, addivenendo ad una votazione per parti separate della risoluzione, cioè votando prima il punto 1 e poi gli altri nove punti che la costituiscono.
Perché dico questo? Perché noi attribuiamo una valenza particolare al primo punto: si tratta dell'invito rivolto al Governo ad intensificare la lotta allo spaccio ed al narcotraffico, conducendola con pari intensità all'interno del nostro paese ed a livello internazionale. Non sfugge a nessuno come non si possano ritenere estranee per materia le considerazioni da noi esposte all'interno del primo punto: una seria lotta, da parte del nostro paese, contro il narcotraffico comporta un'azione forte ed incisiva sui capitali che esso produce e, soprattutto, sul denaro che viene reinvestito e che deriva dalla produzione e dallo spaccio di sostanze stupefacenti.
Certamente, la nostra riflessione può sembrare amara: mi preoccupa che il sottosegretario di Stato Guidi dica che questo punto è estraneo per materia. È indiscusso che la lotta al narcotraffico non può essere seria se non rivediamo in questo paese le nostre posizioni sulle rogatorie. È sotto gli occhi di tutti che la nuova legislazione sulle rogatorie, voluta da questo Governo e approvata da questo Parlamento, determina favori, limitando l'efficacia e l'incisività della lotta contro chi investe nel traffico di droga. Lo stesso discorso vale per la nostra posizione sul mandato di cattura europeo; lo stesso discorso vale per il rientro dei capitali all'estero.
Un Governo che voglia affrontare con durezza il problema, tanto da proporre l'istituzione di un dipartimento unico per la lotta alla tossicodipendenza presso la Presidenza del Consiglio del ministri, non può minare alla base la nostra credibilità nazionale ed internazionale: è necessario rivedere le posizioni su una serie di norme che, di fatto, favoriscono coloro che nel narcotraffico investono; favoriscono la criminalità organizzata e il riciclaggio dei soldi; favoriscono il rientro dei capitali, impedendo indagini serie su coloro che


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con quei soldi trafficano in droga e minano alle basi la vita e la coscienza di tanti nostri giovani.
Il secondo punto, per noi molto importante, riguarda una visione diversa rispetto al dipartimento contro le tossicodipendenze proposto dal Governo. Chiediamo che venga istituito presso la Presidenza del Consiglio dei ministri un dipartimento per le politiche giovanili, perché ci sembra riduttivo affrontare il tema delle tossicodipendenze soltanto in termini di lotta e di repressione: si tratta di un modo negativo di impostare il problema, quasi volessimo semplicemente marchiare coloro che sono vittime della piaga della droga. In altri termini riteniamo che non ci si possa limitare a presentare cure o a ipotizzare di dover curare; credo, invece, che dobbiamo guardare alla base le ragioni del disagio giovanile e delle devianze e le cause che portano all'uso di sostanze stupefacenti. Per questo, un dipartimento per le politiche giovanili, che affronti nel suo complesso, in maniera seria e coerente, le varie tematiche poste dai giovani e che abbia a disposizione fondi necessari per un intervento su vasta scala, risponde in maniera diversa e più incisiva al problema che oggi sembra rappresentare un'emergenza nel nostro paese. Non si tratta soltanto di devianza o di uso di sostanze stupefacenti. Si tratta di un disagio giovanile che noi dobbiamo essere in grado di risolvere, incidendo sulla rimozione delle cause.
Con il terzo punto intendiamo invitare il Governo a creare una rete integrata di servizi che possa offrire ai soggetti tossicodipendenti una pluralità di forme per intraprendere la strada del reinserimento e del recupero; mi riferisco sia alla rete dei servizi pubblici e dei SERT sia alle comunità terapeutiche sia a tutte le iniziative che possano favorire progressivamente il reinserimento, il recupero e il miglioramento della qualità della vita dei giovani che si sono avviati sulla strada della tossicodipendenza, ribadendo, per altro, in questo ambito la centralità della famiglia dal punto di vista educativo.
Tuttavia, dare piena attuazione all'atto di intesa e migliorarlo riguarda anche la nostra posizione sulle comunità terapeutiche - nonché su quell'approccio multidisciplinare che vogliamo mantenere - rispetto alle quali c'è necessità di certezza circa il modo in cui i fondi vanno investiti e circa il modo in cui le comunità terapeutiche (il privato sociale e il volontariato) possono essere remunerate per il servizio che svolgono per la comunità. Per quanto concerne il personale, anche qui credo che l'aggiornamento permanente e gli standard sia degli operatori di servizi pubblici sia di coloro che lavorano nel privato sociale e nel volontariato - mi riferisco alla loro formazione professionale -, soprattutto sulle nuove droghe, rispetto alle quali tutti siamo oggi impreparati, debba rappresentare per il Governo un momento importante.
L'altro aspetto riguarda le politiche in favore del lavoro e dell'informazione e della formazione nelle scuole, perché giovani ben informati sono giovani formati che riusciranno da soli a capire il rischio di avvicinarsi alle sostanze stupefacenti. Inoltre, chiediamo al Governo di consolidare l'impegno nelle tecniche di riduzione del danno, ivi compresi i servizi a bassa soglia, perché abbiamo visto proprio dai dati di questi anni del Governo di centrosinistra come quella che era una semplice punta dell'iceberg dei tossicodipendenti, che si avvicinavano con la volontà di essere reinseriti o recuperati, hanno trovato con i servizi a bassa soglia e i meccanismi di riduzione del danno un modo di avvicinarsi, di essere avvicinati, di uscire dalla solitudine, di trovare una mano tesa che potesse aiutarli ad uscire dal tunnel, mantenendo in maniera concreta uno spiraglio aperto e serio per poterli vedere recuperati. Ritengo non si possa liquidare con una semplice battuta questa esperienza che ha dato e sta dando risultati positivi.
Un aspetto riguarda anche le vicende relative alle pene alternative, sulle quali credo vada fatta una attenta valutazione stabilendo le modalità, non solo della durata in anni, che può essere elevata a 4


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anni, ma anche individuando un albo presso il Ministero della giustizia che riporti l'elenco di case che possano accogliere coloro che hanno subito queste condanne, in modo da prevedere un metodo alternativo di recupero; va affrontato inoltre il tema dell'applicabilità dei processi di depenalizzazione.
In tema di sperimentazione, noi prevediamo un canone preciso, per cui questa deve svolgersi sulla base di dati certi e, anche sulla scorta delle esperienze europee, tenendo sempre presente la necessità di un recupero socio-sanitario e di un reinserimento che sono gli elementi indispensabili perché non si vada verso la cronicizzazione.
Mi sia consentita un'ultima battuta. Il contenuto della nostra risoluzione ha trovato già accoglienza in alcune dichiarazioni del Governo: mi riferisco ad alcune prese di posizione del ministro Giovanardi, ma soprattutto del ministro Sirchia; mentre mi sembra che la risoluzione presentata dal centrodestra vada in controtendenza rispetto a quello che il ministro Sirchia ha già dichiarato sul tema della riduzione del danno, sulla distinzione un po' sofistica tra droghe leggere e droghe pesanti, e soprattutto sulla possibilità di applicare alcune sperimentazioni di fonte certa che siano legate al recupero.
Per questo, signor Presidente, nel ribadire il voto favorevole sulla nostra risoluzione, a nome del mio gruppo - ma credo che sia condiviso da tutti i gruppi dell'Ulivo - ritengo che la proposta di votazione per parti separate non sia accettabile da parte nostra, perché a fronte del primo punto della stessa il Governo dimostra un imbarazzo che non ci aspettavamo, perché non pensiamo che si possa barattare la sicurezza di pochi con i rischi che le nostre normative presentano, indebolendo una lotta seria alle tossicodipendenze nel nostro paese e a livello internazionale.

PRESIDENTE. Colleghi, provo una certa naturale difficoltà ad interrompere chi sta parlando, perché anche a me dà fastidio essere interrotto. Tuttavia, ci sono i tempi da rispettare. Pertanto, pregherei i colleghi di avere quella capacità di sintesi finale che si addice ad ogni buon oratore.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Maura Cossutta. Ne ha facoltà.

MAURA COSSUTTA. Signor Presidente, in primo luogo, la tolleranza zero non ha funzionato. È un'illusione pensare che vietare sia uguale impedire e, come purtroppo si è visto, il proibizionismo e le politiche di criminalizzazione punitive non hanno bloccato il business e hanno soltanto aumentato il numero dei detenuti.
Neppure la semplicistica legalizzazione può funzionare, perché può eliminare il mercato illecito, ma non considera il possibile allargamento del consumo. Non funziona neppure il modello medico - magari attuato attraverso il ricovero coatto - l'unica risposta della comunità segregante, ove le comunità vengono trasformate in carceri.
Credo che la politica di riduzione del danno sia, a tutt'oggi, l'unica politica seria, che non significa indifferenza, rassegnazione, ignoranza nei confronti del dramma umano e sociale della droga, ma rappresenta una strategia complessa che mette in campo, su vari piani, misure complesse: l'informazione, la prevenzione, il continuo coinvolgimento dei soggetti, compresa quell'utenza che non usufruisce volontariamente dei servizi. Si tratta di una rete di servizi e di un modello culturale di inclusione e reinserimento sociale delle persone che consumano (i tossicodipendenti). Per questo serve più welfare attuato attraverso l'integrazione, il volontariato ed il privato sociale. È una sperimentazione seria rispetto ai risultati, alle evidenze scientifiche di tutte le esperienze che in questi anni sono state portate avanti nel nostro come negli altri paesi europei.
Bisogna insistere su misure alternative al carcere e di depenalizzazione, lasciando - ovviamente - la sanzione penale per lo spaccio e per il traffico di droga.
Credo che queste politiche di riduzione del danno abbiano concretamente costruito risultati ed hanno messo in moto


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una solidarietà vera fatta di operatori, associazioni, organizzazioni di volontariato. Una vera solidarietà che, non dichiara di voler salvare il tossicodipendente, ma lavora concretamente, da subito, per aiutarlo.
Noi abbiamo presentato una mozione e su questa si è discusso nell'ambito della discussione sulle linee generali; ora voteremo la risoluzione unitaria dell'Ulivo per sottolineare che è possibile trovare in un confronto serio, senza pregiudiziali, con una sincera ricerca di confronto, dei punti comuni e condivisi, i quali rappresentano un impegno concreto che noi proponiamo al Governo. Si tratta di una risoluzione che rappresenta un segnale importante di un qualcosa che si muove, un'apertura che noi raccogliamo positivamente, considerandola come un cambiamento delle politiche sinora adottate.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Russo Spena. Ne ha facoltà.

GIOVANNI RUSSO SPENA. Signor Presidente, noi voteremo a favore della mozione Valpiana ed altri n. 1-00045, voteremo contro la risoluzione Volontè ed altri n. 6-00015 e ci asterremo sulla risoluzione Fioroni ed altri n. 6-00014; inoltre, mi spiace di non poter accogliere la richiesta del sottosegretario, tesa ad eliminare il primo punto dei nostri impegni al Governo. Questo perché il primo punto dell'impegno riguarda ed allude ad una questione per noi estremamente rilevante, anzi centrale, relativa alla depenalizzazione, cioè il rapporto dicotomico fra droghe e carcere. Ci pare, infatti, che il deficit politico e culturale sia altissimo, perché il carcere non cura, non previene e rende ogni situazione ossessiva e disastrosa anche sul piano personale. In effetti, il carcere allude ad un serbatoio nel quale scaricare i tossicodipendenti. Pensiamo invece che occorra mettere da parte le certezze assolute ed ideologiche del proibizionismo; ciò significa sperimentare nuovi percorsi nell'ottica delle politiche di riduzione del danno. Siamo, peraltro, confortati da sperimentazioni che avvengono ormai largamente in Europa ed in altri paesi; sto pensando all'esperienza più nota relativa all'abbattimento di reati concernenti la cosiddetta microcriminalità - che tanto preoccupa - collegata all'acquisizione della dose. In Svizzera ed in Olanda sono state attuate delle sperimentazioni, relative a politiche di riduzione del danno, che hanno abbattuto dell'80 per cento il numero dei reati. Nel carcere di Zurigo, ad esempio (leggo da un ultimo studio), è interessantissima la sperimentazione controllata di somministrazione di eroina su un insieme ben individuato e selezionato di soggetti. Pertanto, dobbiamo prendere atto, anche alla luce delle esperienze europee e, ripeto, senza populismo e ideologismi, della bancarotta del proibizionismo. La bancarotta del proibizionismo sul piano della tossicodipendenza è totale.
Non posso accogliere, quindi, la richiesta del Governo perché la nostra mozione ed anche gli interventi di tanti colleghi e colleghe che mi hanno preceduto si basano proprio sul rapporto tra depenalizzazione e percorsi molto determinati, seri e ricchi di riduzione del danno, con misure alternative alla detenzione; misure alternative che, peraltro, come recenti studi dell'Associazione nazionale dei magistrati e degli avvocati democratici dimostrano, o sono sempre meno applicate o sono inapplicabili. Pensiamo all'inapplicabilità, ad esempio, delle misure alternative per gli immigrati che costituiscono una possibilità remota, non esistendo nemmeno un domicilio dove possa essere ovviamente scontata tale misura alternativa. Ciò in un contesto in cui le statistiche ufficiali del Governo, non quelle di Rifondazione comunista, ci dicono che l'offerta di droghe è in aumento, mentre la repressione del fenomeno assorbe l'80 per cento dell'impegno finanziario del Governo. È qui che non ci siamo. Pertanto, chiediamo politiche di depenalizzazione, politiche e percorsi di riduzione del danno ed il finanziamento dei servizi e delle strutture: crediamo che questa sia la strada, il percorso per sconfiggere le pulsioni «securitarie» e penalistiche che devono ritirarsi,


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lasciando il campo a politiche di socializzazione, a politiche serie che si basino anche sul sacrificio, sulla scientificità, sulla cultura, sul sapere di tante operatrici e di tanti operatori (sia pubblici, sia del privato sociale) e su soggettività che riguardano anche il mondo della cooperazione e della socializzazione.
Il nostro è un punto di vista molto attento, certamente in un percorso graduale ma che richiede una determinazione, un impegno alternativo al protagonismo populista che, ancora una volta, il Governo ed il centrodestra assumono in questa discussione che si basa sull'ossessione «securitaria», sulla pulsione di paura che la microcriminalità genera e, quindi, sulla riedizione forte del proibizionismo. Il nostro punto di vista è assolutamente alternativo: vogliamo partire dalla bancarotta del proibizionismo, ormai accertato scientificamente secondo i dati acquisiti a livello europeo ed immettere il nostro paese nella sperimentazione europea, come in Olanda, a Zurigo, come addirittura in Portogallo ed in Spagna (dove, peraltro, non esistono governi bolscevichi ma governi, come quello di Aznar, di centrodestra); chiediamo, quindi, la depenalizzazione, la riduzione del danno e politiche di sperimentazione. Questa è la strada maestra che crediamo occorra percorrere (Applausi dei deputati del gruppo di Rifondazione comunista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ercole. Ne ha facoltà.

CESARE ERCOLE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, in sede di dichiarazione di voto riteniamo utile ricordare la nostra posizione in materia di tossicodipendenza. Pensiamo, infatti, che non si possa non partire dal binomio prevenzione-repressione che deve riportare nella giusta considerazione quei valori fondamentali della società che sembrano essere stati offuscati nel corso di questi anni di dibattito parlamentare e di progetti sperimentali e non, messi in atto non solo in Italia, ma anche in Europa.
I principi cui facciamo riferimento sono, da un lato, il diritto di ciascun cittadino alla salute psichica e fisica, il diritto alla libertà, ma anche il senso di responsabilità e di appartenenza ad una collettività sociale.
Di prevenzione si è molto parlato, ma quanto è stato fatto dimostra proprio il contrario: un fallimento generalizzato che investe tutti i livelli della società, da quello personale a quello delle istituzioni che si vedono quasi indotte ad alzare bandiera bianca davanti alla diffusione crescente, ed in fasce di età sempre più basse, dell'uso di droghe di ogni genere, non solo leggere o pesanti, secondo un dualismo che, tuttavia, è verbale, non sostanziale, ma anche di sostanze psicoattive come le famigerate pasticche di ecstasy.
Ma, se si vuole fermare la diffusione di tali sostanze, occorre intervenire sul traffico e sugli spacciatori ad ogni livello, non certo depenalizzando i reati di spaccio e gli altri reati connessi al mondo della droga. Al contrario, occorre tenere alto il livello di guardia e provvedere ad applicare con rigorosità la normativa attualmente in vigore.
Dai dati emerge un incremento del numero dei tossicodipendenti e dei decessi per overdose e AIDS. Ebbene, come si può anche soltanto pensare di accettare l'idea della depenalizzazione e, di conseguenza, della liberalizzazione delle droghe, che rappresenta lo stadio successivo in questo processo verso l'insensibilità nei confronti della droga? Il trend negativo dell'incremento dei morti per overdose e AIDS si è verificato, infatti, successivamente al 1993, con una maggiore liceità e deresponsabilizzazione nell'uso della droga, generate dall'esito di quel referendum tanto caro alle sinistre che sono state capaci di ottenere, in questo modo, una equazione che era evidente a tutti, tranne che a loro: maggiore libertà nell'uso delle droghe, maggiore diffusione del mercato, maggiori conseguenze a danno della società. Ora stiamo verificando, numeri alla mano, gli esiti di quella stessa politica che aveva dato il proprio benestare anche all'uso del metadone, nell'ambito di una strategia di


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riduzione del danno, al quale era seguito il programma di distribuzione delle siringhe: un fallimento dopo l'altro!
È ora di cambiare rotta, è ora di controllare la realtà così com'è e di procedere ad una svolta netta ed energica che non lasci spazio ad indecisioni che, ormai, non possono più avere quartiere. Dobbiamo operare concretamente per prevenire, informare e formare. Occorre prevenire a tutti i livelli, partendo dai più bassi, dai bambini delle scuole elementari, i più esposti ad ogni forma di bieco ricatto, come le cronache dei giornali, in alcuni casi, hanno riportato. Occorre informare, anche tramite i mass media e le associazioni che operano sul territorio; occorre educare e formare personale preparato affinché il recupero dei tossicodipendenti permetta loro di tornare in seno alla società. Ecco la ragione per cui la strategia della riduzione del danno deve essere rivista allo scopo di ridurre al massimo, e solo in casi davvero estremi, l'impiego di metadone come droga di Stato e come alternativa.
Quindi, siamo contrari ad un suo uso indiscriminato, come attualmente accade e come propongono le mozioni di cui sono primi firmatari, rispettivamente, gli onorevoli Valpiana, Maura Cossutta e Turco. Purtuttavia, siamo consapevoli della necessità di percorrere e sostenere strade nuove di prevenzione e di lotta alla droga più adeguate alle realtà del mondo della tossicodipendenza che, nel frattempo si sono evolute, comprendendo un'utenza più ampia e di più giovane età.
Confermiamo, inoltre, quanto già affermato, ovvero il nostro sostegno alla valorizzazione delle strutture del volontariato, del privato sociale e delle comunità terapeutiche che, insieme alle famiglie, svolgono il più importante ruolo per il completo recupero del tossicodipendente. Si tratta di un'opera che deve essere sostenuta anche da un maggiore impegno economico perché si possano ottenere risultati più ampi di quanti non siano stati quasi raggiunti sinora. Un'attenzione più di comoda facciata che di fatto, come si evince dalla lettura delle mozioni di cui sono primi firmatari, rispettivamente, gli onorevoli Turco e Fioroni, che ripropongono, in toni e modi diversi, le stesse considerazioni da sempre proprie delle forze del centro sinistra. Nonostante le reiterate affermazioni di principio, però, le risposte si fanno ancora attendere e sono gli stessi colleghi, onorevoli Turco, Fioroni, Valpiana e Maura Cossutta ad ammettere, anche se quasi sommessamente, i dati negativi dell'incremento dell'uso delle droghe, in particolare tra i giovani, segno inequivocabile del fallimento proprio di quel programma di comunicazione che torna sistematicamente ad essere riproposto, nonostante tutto, dagli esponenti del centrosinistra.
La Lega nord è sempre stata contraria a qualsiasi forma di depenalizzazione in tema di reati, anche minori, collegati al mondo della droga. Si instaura infatti un precedente pericoloso di presunta liceità dei comportamenti che, invece, sono a priori inaccettabili. Netto è il nostro rifiuto nei confronti delle mozioni presentate dai deputati del centrosinistra le quali, inevitabilmente, porterebbero come risultato all'ampliamento delle maglie della depenalizzazione, auspicando che sia applicata a tutte le condotte connesse al consumo di droga.
Non è lasciando campo libero al mercato della droga che si combatte il narcotraffico, non è lasciando impunito l'acquisto di sostanze illegali che ci si oppone ai grandi spacciatori e non è nemmeno potenziando lo sviluppo del metadone che si risolve il rapporto di dipendenza dalla droga. Se davvero, come sostengono le onorevoli Valpiana e Turco, si sono verificati risultati così entusiasmanti in Europa, in quei paesi che hanno adottato un atteggiamento più spregiudicato nei confronti dell'uso della droga, come mai proprio lì, come altrove, dobbiamo registrare un incremento della diffusione dell'uso delle droghe e un aumento del fatturato del mondo del narcotraffico? È dunque chiara la necessità che lo spaccio, come gli altri reati, vengano perseguiti penalmente o amministrativamente con maggiore severità, senza indulgenze che vanno a discapito


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degli stessi tossicodipendenti, oltre che della collettività, ma, soprattutto, per proporre un modello di Stato presente anche tra la popolazione più giovane (in questa fascia di età risultano, infatti, in crescita altri aspetti inquietanti, da affrontare con decisione e severità).
Non è istituzionalizzando la droga, non è inglobandola nella logica del quotidiano che la si combatte e la si sconfigge, ma ostacolandone con ogni mezzo la diffusione e sostenendo coloro che la contrastano, come le comunità di recupero.
Per concludere il mio intervento, vorrei però sottolineare un'ultima considerazione. Nonostante l'intenzione espressa da più parti di dare una risposta al problema droga, con le normative finora adottate nel nostro paese si è verificato quello che sembrava, purtroppo, facilmente prevedibile: uno scollamento tra la riflessione teorica, l'enunciazione di principio e la prassi operativa nel campo della prevenzione, il che ha prodotto danni seri, fisici e morali, all'individuo, alla famiglia, come primo nucleo sociale, e alla collettività tutta. Quello che si ricava dall'esame della situazione attuale è una facile arrendevolezza dello Stato, che non è in grado di opporsi alle spinte disgreganti provenienti dal mondo della droga. Pare di leggere, quindi, una volontà di assistenzialismo, volto solo a tacitare il problema. Nessun rumore, nessun problema, con il risultato però, da parte dello Stato, di perdere il controllo della vita politica e sociale e di essere incapace, inoltre, di tutelare i cittadini più onesti e responsabili.
La prevenzione, dunque, si deve coniugare inevitabilmente, anche perché sia efficace, con il senso della responsabilità civile, morale e sociale, con il diritto alla libertà ma, nello stesso tempo, con il rispetto del diritto alla salute fisica e psichica.
In conclusione, noi voteremo contro la risoluzione Fioroni ed altri n. 6-00014, presentata dall'Ulivo: il primo punto per noi è inaccettabile. Un secondo aspetto da rilevare è che, in questa risoluzione, si vuole potenziare la riduzione del danno (che si è dimostrata, come ho detto poc'anzi, fallimentare), si vuole aumentare la quantità di droga detenibile per uso personale (e questo non ci va bene) e, in modo artato, si vuole introdurre la possibilità - allucinante - sperimentale dell'uso dell'eroina per i drogati. Pertanto, noi voteremo contro la risoluzione Fioroni n. 6-00014 (Applausi dei deputati del gruppo della Lega nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zanella. Ne ha facoltà.

LUANA ZANELLA. La ringrazio, signor Presidente. I deputati Verdi hanno sottoscritto la mozione Valpiana ed altri n. 1-00045, perché si riconoscono fino in fondo nel suo contenuto e nelle sue proposte. I Verdi, tuttavia, hanno sottoscritto la risoluzione Fioroni ed altri n. 6-00014, presentata dall'Ulivo - su cui esprimeranno voto favorevole - perché in essa viene riproposto un terreno di confronto avanzato e, da quello che oggi constato, con l'accoglimento, da parte del Governo, della maggioranza dei contenuti proposti, credo che il lavoro fatto, che è stato anche un lavoro di mediazione all'interno delle varie forze politiche, abbia dato risultati positivi.
Le mozioni presentate dalla maggioranza, invece, pongono lo stesso terreno di confronto in modo inaccettabile e ci fanno scivolare verso derive ideologiche e culturalmente arretrate. Tutte le mozioni, infatti, pongono le premesse politiche e culturali per destrutturare e depotenziare - invece che consolidare ed implementare - la rete di servizi che tiene insieme soggetti, pubblici e del privato sociale, interventi, azioni che solo all'interno di un'integrazione possono rappresentare quel ventaglio di proposte necessarie per affrontare la complessa strategia di lotta alla droga.
Non vanno assolutamente contrapposti servizi territoriali - quali SERT, le unità di strada - alle comunità terapeutiche, alle strutture residenziali e semiresidenziali. Soffermiamoci sui dati presentati nella relazione a firma del ministro Maroni:


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su 145.897 mila utenti seguiti dai SERT, 19.057 mila sono accolti nelle comunità; quanti di loro, tuttavia, riusciranno ad avere la possibilità di una vera riabilitazione sociale, lavorativa e personale all'interno del percorso? Non molti. Nei casi migliori - si afferma - il 25 per cento; e degli altri, cosa vogliamo fare?
Riguardo ai SERT, inoltre, è inaudito che si preveda, addirittura, all'interno di una mozione, di una risoluzione, il tipo d'intervento terapeutico. Forse, non ci rendiamo conto del tipo d'invasione da parte del legislatore in un ambito che compete, fine in fondo, alla libertà terapeutica e alla responsabilità del personale medico. Inoltre, anche rispetto alla riduzione del danno, si chiede la valutazione. Concordo sul fatto che tutti i programmi, tutte le politiche sociali, debbano essere sottoposti alla valutazione. Tuttavia, bisogna fare chiarezza su cosa siano la pratica e gli interventi di riduzione del danno. Occorre misurare gli standard, aver chiari i parametri, sapere che le linee guida relative alla riduzione del danno sono state emanate dal Ministero della salute soltanto alla fine del 2000. Con esse, con gli obiettivi da raggiungere, con gli standard, con i parametri posti bisogna misurare anche risultati.
Quanto alle esperienze straniere, anche qui notiamo, da parte della maggioranza, addirittura una falsificazione dei dati. Il rapporto dell'osservatorio europeo sulle droghe e sul tossicodipendente, che relaziona sullo stato delle strategie e degli interventi a livello europeo, mostra che, sia in Olanda sia nella stessa Spagna di Aznar, si segue la via della sperimentazione, della somministrazione controllata di eroina su un target selezionato di utenti, che il Portogallo non sanziona più il consumo individuale, e che in Belgio si è depenalizzato il consumo di canapa. Anche l'indagine conoscitiva della Commissione igiene e sanità del Senato della Repubblica, nella scorsa legislatura, riporta ben altre valutazioni. Dunque, non possiamo assolutamente chiedere che il Governo s'impegni, senza che si tengano in considerazione i dati della realtà, partendo da una conoscenza molto precisa e da un'analisi onesta, sobria e serena.
Il piano d'azione dell'Unione europea, inoltre, raccomanda - qui cito - che per combattere la droga vanno migliorati programmi di cura metadonica e di sperimentazione di sostanze sostitutive che riducano il tasso di dipendenza, e di predisporre strategie globali, complessive, che comprendano la prevenzione primaria, secondaria, la cura, la riabilitazione, la riduzione delle conseguenze negative dell'abuso di droghe, sia a livello sanitario sia sociale.
Allora, mi auguro che questa mozione, corretta, come auspico, dall'approvazione della proposta dell'Ulivo, sostanzialmente accolta dal Governo, riproponga, in modo laico, produttivo, propositivo e non ideologico, un confronto trasversale che ci faccia davvero rispondere ai bisogni fondamentali non soltanto di una parte della nostra comunità, ma della società italiana nel suo insieme.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Giulio Conti. Ne ha facoltà.

GIULIO CONTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, a nome del gruppo di Alleanza nazionale, debbo ribadire alcune tesi già espresse in precedenti dibattiti sull'argomento, documentando con molta attenzione i risultati di quella sperimentazione, di quella strategia di lotta alla droga che va sotto il nome di «riduzione del danno».
Credo che tentare di ridurre il danno attraverso l'uso (cronicizzante) di sostanze che provocano tossicodipendenza sia una sconfitta. Si utilizza una sostanza che, dal punto di vista farmacologico, medico, della socializzazione ed anche dal punto di vista istituzionale - la legge n. 309 contiene un chiaro divieto - è, per noi, una sconfitta istituzionale, ideologica, psicologica e sociale. Dal punto di vista medico-sanitario, poi, vorrei appellarmi all'onorevole Fioroni: su questo piano, la sconfitta è evidente perché sostenere che si riduce il


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danno utilizzando sostanze che nuocciono gravemente alla salute mentale dell'individuo e ne modificano i comportamenti, oltre che un clamoroso errore, è una contraddizione in termini.
Mi spiego. Si può ridurre il danno usando in maniera costante il metadone? Ricordo che tale sostanza è stata adoperata dai SERT per somministrare dosaggi a scalare, ma poi è stato dimostrato che il metadone dà assuefazione e che, di conseguenza, il dosaggio a scalare è inapplicabile. Il centrosinistra e, in generale, coloro i quali credono nella teoria della riduzione del danno dovrebbero dare una risposta, ma si guardano bene dal farlo.
Come si fa a ridurre il danno usando l'eroina - mi riferisco, in particolare, al caso Zurigo o a quello di altre nazioni in cui sono stati tentati esperimenti analoghi - quando questa sostanza «aggancia» e, fisicamente e psicologicamente, costringe il consumatore ad aumentare il dosaggio quotidianamente o, comunque, periodicamente? Questa non è riduzione, ma aumento del danno!
Come si fa a non riconoscere che vi è la grande realtà di nuove sostanze? Anche i più sprovveduti dovrebbero rendersi conto che le sostanze stupefacenti mutano, perché vengono alterate chimicamente (e parlo delle droghe cosiddette leggere come i cannabinoidi). In Albania o in Marocco, ad esempio, vengono usati concimi che permettono l'aumento della percentuale di tetraidrocannabinolo nella sostanza che, pur continuando ad essere denominata leggera, è invece pesante, anzi pesantissima. Quindi, anche da questo punto di vista, la mozione del centrosinistra non fornisce alcuna risposta.
Venendo, infine, alla teoria secondo la quale ridurre il danno è obbligatorio perché, se non c'è la droga, si commettono reati - e io non ritengo che, se uno non ha soldi, possa andare a rubare - si tratta di un modo per indurre il giovane comunque a fare uso di stupefacenti. Dobbiamo stare attenti a questo tipo di teorie che, mentre vorrebbero predicare un'incentivazione alla riduzione del danno, quindi alla riduzione dell'uso delle droghe, che comunque il danno lo provocano, ottengono, invece, l'effetto opposto.
Quindi, io ritengo che queste valutazioni, che la mozione non contiene, debbano essere fatte, non tanto perché si tratta di un fatto diventato ormai di natura politica, ma perché siamo di fronte a un danno medico e sanitario che non viene considerato affatto da coloro i quali hanno presentato la mozione (che appartengono all'Ulivo). Ritengo invece che questo debba essere fatto.
Non voglio intrattenermi sull'epatite C, sui vari tipi di epatite, non voglio nemmeno soffermarmi sull'HIV, sul ritorno alla grande della tubercolosi, delle malattie mentali, delle quali pure si parla a sproposito senza mai dare il giusto peso al peggioramento dello stato di salute mentale, all'uso di droghe e anche all'uso di psicofarmaci, che pure droghe sono. Ecco, ritengo che queste valutazioni debbano essere fatte insieme ad una rivalutazione del danno che produce l'alcol, nei confronti del quale sembra che la liberalizzazione sia assoluta.
Il centrosinistra, anche attraverso una lunga campagna dei radicali e di altri gruppi che si sono impegnati in questo campo, raccontarono che nel 1993, attraverso il referendum, si sarebbe potuto ottenere una riduzione dell'uso delle sostanze. Vediamo come è andata a finire. L'obbligo del medico di prescrivere qualsiasi farmaco sia nel prontuario - questo ha stabilito il referendum del 1993 - ha indotto i giovani tossicodipendenti a studiarsi un po' meglio la farmacologia e a costringere il medico a prescrivere qualsiasi tipo di sostanza sia presente nel prontuario. Così abbiamo visto come i giovani mescolano oggi l'alcol con il sonnifero, mescolano psicofarmaci potenti ad antidepressivi e ne fanno delle bombe pericolosissime, con l'aggiunta di ecstasy. Voi dovete dirmi perché l'esperienza referendaria, della quale la sinistra che l'ha proposta non vuole più parlare, sia un argomento del quale noi non dobbiamo tenere conto, visto che i risultati del referendum hanno indotto a modificare una


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legge che provoca questi danni. Altro che riduzione del danno! Quindi, dobbiamo fare un discorso molto serio e molto attento su quello che oggi è l'uso di certe sostanze e sulle teorie che il centrosinistra vorrebbe sostenere per bloccarlo.
Ma io voglio trattare anche un altro argomento: la riduzione del danno nei confronti di alcune sostanze, che sono in diffusione. A proposito di mutazione dell'uso delle sostanze, prima ho parlato di tetraidrocannabinolo, adesso voglio parlare della cocaina e dell'ecstasy, che sono sostanze nuove, se rapportate al tempo in cui fu fatto il referendum (1993). L'aumento dell'uso progressivamente e geometricamente prodotto da quel referendum ha indotto il consumatore a cambiare sostanza. Oggi si usa la cocaina; vorrei sapere da Russo Spena, da Fioroni o da quelli che hanno firmato queste mozioni come si fa a ridurre il danno nei casi di uso della cocaina oppure a ridurre il danno liberalizzando l'uso dell'ecstasy, che sono anfetamine lavorate - ne esistono ormai più di un centinaio - che producono danni (soprattutto se mescolate) irreparabili, a livello psichico, a livello psicologico, a livello di comportamento sociale, costringendo gli Stati Uniti d'America, Washington, a dichiarare lo stato di assedio ogni venerdì sera.
Ritengo che queste valutazioni voi dobbiate pure farle, perché sono dei fenomeni che capitano anche a casa vostra; capitano anche ai ragazzi che a scuola vengono a conoscenza ed imparano teorie che li danneggiano; gli si dice che un bicchiere di whisky è uguale ad una pillola di ecstasy. Ma dove è scritto questo! Quale testo farmacologico lo attesta! Se vogliamo riferirci alla ricerca scientifica - come sempre fa il centrosinistra - dobbiamo tenere conto dei danni che provoca l'uso delle sostanze stupefacenti e dei risultati che scientificamente vengono ribaditi al riguardo; si parla di danni irreparabili a certi organi del nostro organismo!
Io ritengo che queste siano valutazioni da fare, soprattutto in Parlamento; non possono essere nascoste abilmente o abilmente non più rilevate. Per concludere, signor Presidente, ritengo che la repressione - come ho detto poc'anzi l'onorevole Ercole - sia una cosa che non possiamo trascurare.
Non credo che il permissivismo sia la soluzione del problema; possiamo discutere quanto volete sul proibizionismo ma certamente il permissivismo deve essere escluso come tecnica per bloccare l'espansione dell'uso delle sostanze stupefacenti. Il permissivismo non risolve mai il problema dell'uso e della diffusione della droga, questo è un punto che dovrebbe essere sottolineato e valutato.
Posto che tutto quello che si può fare per il recupero e la prevenzione deve essere fatto, vorrei ricordare che l'esperienza Svizzera, citata da più di uno, è stata un clamoroso fallimento tant'è che lo stesso comune di Zurigo è stato costretto ad intervenire con mezzi pesanti per sbaraccare quanto accadeva in una parte della città e l'esperimento è stato abbandonato.
Ancora, vorrei parlare di un altro fenomeno: in estate i nostri ragazzi, tanto per educarsi di più all'uso della droga, vanno in vacanza in Olanda. Non ritengo che diventare un centro di attrazione di questo genere possa essere un buon esempio e tanto meno penso che andare in vacanza per drogarsi invece di andare a divertirsi ed a fare un uso sano del proprio corpo, della propria mente e della propria cultura debba essere citato da noi come soluzione del problema.
Sono perversioni culturali che debbono essere sottolineate pesantemente dal nostro Governo ma soprattutto da una cultura di massa che anche la sinistra deve accogliere ed accettare. Non credo che il figlio dell'operaio, del professore o del grande professionista abbiano diversi diritti e doveri nei confronti del proprio corpo, nei tentativi di vizio o di peccato: sono tutti uguali.
Ritengo che anche le impostazioni culturali ed ideologiche di alcuni gruppi e di alcuni partiti debbano valutare l'effetto che viene provocato anche a casa loro. Non si può raccontare che usando cocaina si può ridurre il danno, che usando l'ecstasy,


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tre o quattro pasticche la sera in discoteca, si riduca il danno. Poi si cerca di fare una legge per risolvere i problemi dei morti del sabato sera, quando i ragazzi, carichi di ecstasy e di alcool, se ne vanno per l'autostrada sbagliando addirittura il verso di marcia. Questi sono i danni della teoria della cosiddetta riduzione del danno. Chi viene trovato con pillole di ecstasy non deve essere penalizzato. Ma perché? Io capisco che possa essere depenalizzato colui che prende le pasticca ma lo spacciatore deve essere represso con grande forza e con una legislazione che deve mutare, signor ministro, perché nei confronti di coloro che diffondo la droga - e ce ne sono - non può esserci pietà, non può esserci scusante alcuna: è questo il messaggio che dobbiamo dare ai giovani perché è dal messaggio positivo che si parte per risolvere i problemi e non viceversa (Applausi dei deputati dei gruppi di Alleanza nazionale, di Forza Italia e della Lega nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Michelini. Ne ha facoltà.

ALBERTO MICHELINI. Signor Presidente, l'altra sera qui in aula si è svolto un dibattito che ha dimostrato, sia per il contenuto delle diverse mozioni presentate, sia per gli interventi, che le cose che possono unire la maggioranza e l'opposizione sono molte rispetto a quelle che possono dividerle. Quella della droga è una piaga che coinvolge migliaia di giovani, ormai sempre più giovani, che hanno il diritto di essere aiutati assieme alle loro famiglie, per non parlare dell'aspetto globale del fenomeno su cui si può incidere solo unendo l'impegno dei governi e delle polizie di tutto il mondo, data la sempre più sofisticata capacità criminale dei narcotrafficanti che si sono insinuati nel sistema economico e finanziario della globalizzazione con il riciclaggio e nell'anonimato dei paradisi fiscali.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE PIER FERDINANDO CASINI (ore 10,40)

ALBERTO MICHELINI. Devo ricordare che l'Italia, con una legge del 1975, modificata nel 1990, ha una legislazione molto avanzata e i nostri corpi speciali, i ROS in particolare, dedicano l'80 per cento delle loro forze alla lotta al narcotraffico. Anche per questo non possiamo accettare strumentalizzazioni che mettono in discussione - mi riferisco al punto 1 della mozione dell'opposizione - quanto ha fatto il Governo in questi primi mesi di legislatura e che c'entrano poco, tra l'altro, con l'efficacia della lotta al narcotraffico. Mi dispiace che non si possa arrivare ad un riconoscimento reciproco di quanto c'è di positivo nelle nostre mozioni anche se capisco l'atteggiamento dell'opposizione. Ritengo comunque sia necessario, per evitare ideologiche e inutili conflittualità tra servizi pubblici e comunità terapeutiche, il coordinamento degli interventi di queste due realtà con una effettiva collaborazione che faccia superare un antagonismo inutile oltre che esasperante.
Non vogliamo demonizzare i SERT, come diceva l'onorevole Battaglia; sappiamo che questi svolgono il lavoro più duro, ma è importante capire fino in fondo quale sia il modo migliore per verificare i risultati della strategia della riduzione del danno. Nessuno può negare che spesso i SERT, sguarniti di personale o con personale non adeguato, si sono limitati a somministrare metadone senza fornire quel sostegno psicologico di cui il tossicodipendente ha un bisogno fondamentale. Limitarsi a ridurre o a contenere il danno significa, in qualche modo, ammettere la propria sconfitta. Certo, non è facile, l'emergenza esiste e va affrontata, e quindi valorizziamo pure l'azione di questo sistema di servizio pubblico, definiamo i profili degli operatori, ma facciamolo con la consapevolezza che «il meglio di niente», quando sono in gioco vite umane o comunque il futuro di migliaia di giovani, non è accettabile, rappresenta una politica perdente, sul piano umano e sul piano


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giuridico (dobbiamo sempre considerare che prima viene la vita e poi viene la norma).
Sono comunque d'accordo sul fatto che l'intesa Stato-regioni del 1999 debba essere attuata fino in fondo. Non è vero, come ha detto l'onorevole Battaglia, che abbiamo una fobia distruttrice verso tutto ciò che ha fatto il centrosinistra; siamo sempre pronti ad accettare le idee buone degli altri ed a riconoscere i nostri errori: ad esempio, ho sempre dato atto all'onorevole Turco di quanto ha fatto di positivo nella politica sociale durante la scorsa legislatura, pur non condividendone per alcuni aspetti il retaggio dirigistico e statalista.
È vero che c'è da registrare un'inversione di tendenza nel fenomeno del consumo di droga, è vero che ci sono meno vittime per eroina, ma è anche vero che è aumentato il numero dei consumatori di cocaina e delle nuove droghe, anche tra i giovanissimi; nuove droghe che, tra l'altro, non sono neanche elencate nella lista allegata alla legge che ho prima citato. Muoiono quindi meno persone, ma molte sono travolte dagli effetti di una droga, leggera o pesante che sia, che stronca alla radice l'essere. Sappiamo che il fenomeno delle nuove droghe è più subdolo e spesso banalizzato, mentre l'Europa è diventato il più grande mercato di questo tipo di stupefacenti ed il numero di detenuti per reati legati al consumo e allo spaccio di droga sono aumentati.
Quanto al carcere, vanno trovate soluzioni alternative per i tossicodipendenti; la repressione non serve, il carcere non risolve il problema, ma, pur attenti alla depenalizzazione per il consumo di droga, non possiamo non continuare a ritenerlo un illecito, facendo bene attenzione a punire con il carcere quei reati che - in qualche modo connessi all'uso di droga - implichino un grave danno per gli altri e per la società (lo scippo, il furto, la rapina), con conseguenze anche gravi per le vittime. Del resto, già oggi è previsto un trattamento di recupero per pene fino ai quattro anni.
La società deve potersi difendere e, nello stesso tempo, ha il dovere di aiutare il giovane tossicodipendente ad uscire dalla sua disperata condizione. Il problema della pena va approfondito, vanno fissati degli standard, vanno previste pene alternative, fissando però bene i limiti ed i confini tra comunità terapeutica e carcere. Dobbiamo comunque puntare, soprattutto, sulla prevenzione, sull'informazione sul fenomeno, in sinergia tra scuola e famiglia, coinvolgendo i media, presentando testimonial credibili che valorizzino il positivo, nella convinzione che la tossicodipendenza non sia un problema esclusivamente sanitario, terapeutico e giuridico, ma rappresenti, soprattutto, un fenomeno sociale, umano, personale, educativo ed antropologico; parimenti, siamo convinti che il consumo di sostanze stupefacenti non sia mai un atto di libertà, né espressione dell'autodeterminazione della persona.
Per questi motivi voteremo a favore della risoluzione presentata dalla maggioranza, mentre voteremo contro, anche se in qualche modo mi dispiace, quella presentata dall'opposizione (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia).

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