Atto Camera
Interrogazione a risposta orale 3-03225
presentata da SANDRO DELMASTRO DELLE VEDOVE
mercoledì 24 marzo 2004 nella seduta n.444
DELMASTRO DELLE VEDOVE. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
le condizioni in cui versano le tre principali banche degli Stati Uniti d'America offrono la misura della bolla dei prodotti derivati che continua a percorrere pericolosamente il mondo;
la J.P. Morgan Chase (JPMC) ha contratti derivati aperti che ammontano a 37.400 miliardi di dollari alla fine dell'anno 2003, mentre l'anno precedente ammontavano a 28.500 miliardi ed a fine 2001 a 24.000;
vale la pena di sottolineare che il portafoglio derivati dalla Morgan Chase ha una dimensione di tre volte maggiore dell'intero Prodotto Interno Lordo degli Stati Uniti d'America e maggiore del debito complessivo USA (e cioè del debito che assomma il debito pubblico, il debito privato ed il debito delle imprese);
vale altresì la pena di rilevare che il dottor Stefano Balsamo, managing director per l'Italia di J.P. Morgan Chase è stato iscritto nel registro degli indagati per associazione a delinquere finalizzata alla truffa nell'ambito del filone dell'inchiesta milanese sui bond Cirio (cfr. Agenzia ANSA 10 marzo 2004 delle ore 20,56);
la Bank of America detiene 15.200 miliardi di dollari di derivati, con un aumento di 2.800 miliardi rispetto al 2002;
è bene ricordare che la Bank of America ha un ruolo di rilievo nell'indagine della magistratura italiana in relazione al caso Parmalat ed è stata multata dalla SEC per il rifiuto di presentare i documenti relativi ad un' indagine su transazioni ritenute irregolari;
Citigroup ha 12.700 miliardi di dollari di derivati, con attivi per 1.300 miliardi di dollari, mentre i suoi derivati sul credito ammontano a 192 miliardi di dollari;
la SEC, inoltre, organo di vigilanza sul mercato azionario statunitense, avrebbe avviato indagini sul conto di Citigroup, di J.P. Morgan Chase e di Bank of America in relazione ad un maxi-collocamento di bond «WorldCom» del valore di 10 miliardi di dollari, ed in particolare in relazione al sospetto che gli istituti ricordati abbiano collocato le obbligazioni dell'azienda leader della telefonia statunitense attualmente in condizioni di autentica bancarotta pur essendo a conoscenza delle difficoltà in cui versava il gruppo (cfr. Agenzia Ansa 18 marzo 2004 alle ore 11,12);
il meccanismo criminale, ipotizzato dalla autorità statunitensi, è chiaramente in linea con quanto accaduto nel nostro Paese ed apre scenari veramente inquietanti sia per la dimensione della bolla dei derivati che le tre banche americane esprimono, sia per la ... «formazione professionale» che appare essere stata fatta nei confronti dei sistemi creditizi di altri paesi, in ragione di una globalizzazione che ha abbattuto non solo le frontiere delle operatività, ma, purtroppo, anche quelle della affidabilità, della correttezza e del rispetto della legge e del risparmio -:
se le dimensioni straordinarie ed imponenti della bolla dei derivati delle tre maggiori banche statunitensi possono rappresentare un pericolo reale e concreto per l'economia mondiale, e segnatamente per l'economia del nostro continente e dell'Italia;
se vi siano strumenti efficaci per controllare i rapporti del sistema bancario nazionale con banche che, come si evince dalle notizie ricordate in premessa, sembrano operare al di fuori di ogni regola e con una inaccettabile disinvoltura in danno dei risparmiatori;
se non si ritenga, in ragione dei disastri che un tal modo di operare può produrre nell'economia nazionale, sia con riferimento al mondo della produzione sia, e soprattutto, con riferimento al mondo dei risparmiatori, di intervenire presso l'omologa autorità di governo degli Stati Uniti d'America per sollecitare un più rigoroso controllo sul rispetto delle normative da parte delle banche statunitensi, atteso che la globalizzazione non può essere organizzazione planetaria della sociètà per l'esportazione senza frontiere di attività economiche criminose.(3-03225)