Resoconto stenografico dell'Assemblea

TESTO AGGIORNATO AL 29 NOVEMBRE 2005

Seduta n. 709 del 22/11/2005


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PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE FABIO MUSSI

La seduta comincia alle 10.

FRANCESCO PAOLO LUCCHESE, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 17 novembre 2005.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del regolamento, i deputati Adornato, Armani, Ballaman, Biondi, Boato, Bonaiuti, Bono, Brancher, Bricolo, Calzolaio, Castagnetti, Colucci, Gianfranco Conte, Cusumano, Gentiloni Silveri, Giordano, Giancarlo Giorgetti, Mantovani, Martinelli, Martino, Mazzuca Poggiolini, Molgora, Moroni, Pecoraro Scanio, Pescante, Pisanu, Romani, Ruggeri, Sgobio, Stucchi, Tabacci, Tortoli, Trupia, Valpiana, Viespoli, Violante e Zacchera sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati complessivamente in missione sono novantuno, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Svolgimento di interrogazioni.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni.

(Normativa sull'attività dell'Alto Commissario per la prevenzione e il contrasto della corruzione e delle altre forme di illecito all'interno della pubblica amministrazione - n. 3-04277)

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri, senatore Ventucci, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Delmastro Delle Vedove n. 3-04277 (vedi l'allegato A - Interrogazioni sezione 1).

COSIMO VENTUCCI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, in merito ai quesiti posti dall'onorevole Delmastro Delle Vedove, ricordiamo che l'Alto Commissario esercita la propria attività avvalendosi degli uffici e degli organi ispettivi e di verifica delle amministrazioni pubbliche e dei servizi di controllo interno che sono, quindi, a pieno titolo, coinvolti nell'attività (articolo 2, comma 3 del decreto del Presidente del Repubblica n. 258 del 2004 - regolamento concernente le funzioni dell'Alto Commissario) e, anche quando gli accertamenti sono diretti, l'attività deve essere svolta in osservanza del principio della trasparenza di cui all'articolo 1, comma 4, lettera a) della legge n. 3 del 2003.
L'ente, nello svolgimento delle sue funzioni, si avvale, ai sensi dell'articolo 6, comma 1, del citato regolamento, del supporto di un vice commissario; di un dirigente di 1o fascia delle amministrazioni dello Stato equiparate, con l'incarico di direttore dell'ufficio dell'Alto Commissario; di personale dipendente delle amministrazioni pubbliche di cui all'articolo 1, comma 2, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, in posizione di comando,


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secondo i rispettivi ordinamenti, con particolare riferimento ai portatori di una specifica qualificazione professionale, informatica ed amministrativa.
Successivamente, con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 25 gennaio 2005, n. 271, la dotazione dell'organico, a regime, è stata fissata in un dirigente attributario di incarico di 1a fascia nell'ambito delle dotazioni di staff fissate dall'articolo 5 del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 23 luglio 2002 e di tre dirigenti di 2a fascia, provenienti da altre amministrazioni pubbliche o dalla Presidenza del Consiglio dei ministri (articolo 3, comma 3); nonché, come da allegata tabella A al citato decreto, di 6 funzionari ed ufficiali della Guardia di finanza, della Polizia di Stato e dei Carabinieri; di 29 funzionari dell'area C; di 29 impiegati dell'area B e di 2 dipendenti dell'area A, per un totale di 66 unità.
Inoltre, è stato previsto un contingente di 10 consulenti e 5 esperti come da tabella B. Quanto alle risorse finanziarie, l'articolo 1 della legge n. 3 del 2003 ha previsto un finanziamento a favore dell'Alto Commissario di euro 582.000,00 - a decorrere dall'anno 2002 - integrato da un'ulteriore previsione di stanziamento, ai sensi dell'articolo 1, comma 242, della legge n. 30 dicembre 2004, n. 311, pari a euro 5.418.000,00 per ciascuno degli anni 2005, 2006 e 2007.
Per quanto attiene alle modalità di svolgimento dell'attività ai sensi dell'articolo 2 del citato decreto presidenziale n. 258 del 2004, l'Alto Commissario esercita le sue funzioni nell'ambito della pubblica amministrazione, anche disponendo indagini, di natura conoscitiva, di iniziativa propria o per fatti denunciati, con esclusione di quelle oggetto di segnalazioni anonime o su richiesta motivata delle amministrazioni, tese ad accertare l'esistenza, le cause e le concause di fenomeni di corruzione e di illecito o di pericoli di condizionamento da parte di organizzazioni criminali all'interno della pubblica amministrazione.
Le modalità per esercitare le funzioni nei confronti delle regioni, delle province autonome e degli enti locali saranno definite successivamente, previa intesa, in sede di conferenza unificata, di cui all'articolo 8 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281.
Tutte le indagini svolte dall'Alto Commissario hanno ovviamente natura esclusivamente amministrativa, non essendo al nuovo organismo conferito alcuno dei poteri propri della polizia giudiziaria.
Allo stato non si ravvisano rischi di sovrapposizione con competenze di altri organismi, essendo quelle dell'Alto Commissario dirette alla esclusiva finalità di prevenire eventuali illeciti e non di reprimerli.
Comunque, qualora si constatassero rischi nel senso indicato, l'Alto Commissario potrà dirimerli attraverso intese con le amministrazioni interessate, in un quadro di collaborazione sinergica.

PRESIDENTE. L'onorevole Delmastro Delle Vedove ha facoltà di replicare.

SANDRO DELMASTRO DELLE VEDOVE. Signor Presidente, signor sottosegretario, come sempre, sono lieto di poter esprimere la mia soddisfazione per una risposta - come è sua abitudine, senatore Ventucci - cortese ed articolata.
Debbo peraltro confessare che, mentre mi ritengo soddisfatto della sua risposta per quanto concerne il pericolo di interferenze con altre funzioni tipiche della polizia giudiziaria e con funzioni che appartengono già al bagaglio di istituzioni ordinarie, quali l'Ispettorato della funzione pubblica, la Ragioneria generale dello Stato e la Corte dei conti, residua un minimo di perplessità, proprio in considerazione dell'alto profilo dell'Alto Commissario per la prevenzione e il contrasto della corruzione e delle altre forme di illecito all'interno della pubblica amministrazione, in quanto, benché «rimpolpato» ai sensi del decreto 25 gennaio 2005 n. 171, si ha la sensazione che l'organico non sia esattamente adeguato alla rilevanza delle indagini che devono essere


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compiute e all'estensione su tutto il territorio nazionale di tale organismo.
Dunque, appare evidente che, per far sì che tale figura non debba restare un organismo retorico rispetto all'esigenza del popolo italiano di veder contrastato il fenomeno della corruzione, occorre che sia adeguatamente strutturato sotto il profilo delle risorse strumentali, finanziarie e, soprattutto, umane.
Signor sottosegretario, ribadendo la mia soddisfazione per la sua risposta, mi permetto dunque di invitare il Governo ad assumere i necessari provvedimenti, d'intesa con le regioni, - attraverso la Conferenza Stato-regioni - per far sì che tale organismo riesca finalmente a dispiegare quell'efficacia e quella rilevanza che tutti ci attendiamo per contrastare le forme di illecito all'interno della pubblica amministrazione.

(Tipologie di onorificenze che il Presidente della Repubblica può concedere - n. 3-04514)

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri, senatore Ventucci, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Perrotta n. 3-04514 (vedi l'allegato A - Interrogazioni sezione 2).

COSIMO VENTUCCI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, prendiamo atto della solerzia dell'onorevole Perrotta nello svolgere azione informativa nei confronti dei cittadini italiani. Sappiamo della sua conoscenza della materia e di ciò lo ringraziamo perché ci ha dato l'opportunità di comunicare i dettagli sull'argomento.
Il Dipartimento del cerimoniale di Stato della Presidenza del Consiglio dei ministri ha comunicato che la Repubblica italiana premia le benemerenze individuali e collettive con distinzioni cavalleresche tra gli ordini cavallereschi nazionali e con distinzioni onorifiche come decorazioni, ricompense e medaglie.
Fanno parte degli ordini cavallereschi nazionali: l'Ordine militare d'Italia, l'Ordine della stella della solidarietà italiana, l'Ordine al merito della Repubblica italiana, l'Ordine cavalleresco al merito del lavoro e l'Ordine di Vittorio Veneto.
Le distinzioni onorifiche civili della Repubblica, comprese anche le distinzioni di natura militare che possono essere conferite a civili, enti civili, enti locali, associazioni ed istituti, sono: le decorazioni al valor militare di cui al regio decreto 4 novembre 1932, n. 1423, e la stella al merito del lavoro, di cui alla legge 1o maggio 1967, n. 316.
Per quanto attiene all'attribuzione delle ricompense, queste riguardano i benemeriti della salute pubblica; il merito della sanità pubblica; i benemeriti della scuola; i benemeriti della cultura e dell'arte; i benemeriti della scienza e della cultura; i benemeriti della pubblica finanza; i benemeriti dell'istruzione elementare e materna; i benemeriti per otto lustri di lodevole servizio nelle scuole elementari; il merito civile; il valor civile; il valore e il merito di Marina; il merito dell'esercito; il valore aeronautico; l'attestato di pubblica benemerenza del Dipartimento della protezione civile.
Infine, le medaglie assegnate riguardano la medaglia al merito della redenzione sociale; la medaglia d'onore per lunga navigazione; la medaglia militare al merito di lungo comando; la medaglia militare aeronautica di lunga navigazione aerea e la medaglia mauriziana al merito di dieci lustri di carriera militare.
Inoltre, con la legge 3 marzo 1951, n. 178, è stato istituito l'Ordine al merito della Repubblica italiana e disciplinato il conferimento e l'uso delle onorificenze, e con successivo decreto del Presidente della Repubblica 3 maggio 1952, n. 458, sono state dettate le norme di attuazione della predetta legge. L'Ordine al merito della Repubblica italiana è destinato a ricompensare «benemerenze acquistate verso la Nazione nel campo delle scienze, delle lettere, delle arti, dell'economia e nel disimpegno di pubbliche cariche e di attività svolte ai fini sociali, filantropici ed umanitari,


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nonché per lunghi e segnalati servizi nelle carriere civili e militari», ai sensi dell'articolo 1 del decreto del Presidente della Repubblica 31 ottobre 1952. Tali onorificenze sono conferite con decreto del Presidente della Repubblica, su proposta del Presidente del Consiglio dei ministri, sentita la giunta dell'Ordine.
Per l'anno 2004, il Presidente della Repubblica, su proposta del Presidente del Consiglio dei ministri, sentito il Consiglio dei ministri e il consiglio dell'Ordine, ha determinato, con proprio decreto in data 25 novembre 2004, in 10 mila unità il numero massimo delle onorificenze conferibili nei vari gradi (Cavaliere di Gran Croce, Grande Ufficiale, Commendatore, Ufficiale e Cavaliere), cui vanno aggiunte le concessioni previste dal secondo comma dell'articolo 4 della legge 3 marzo 1951, n. 178.
Nelle ricorrenze del 2 giugno 2004 e del 27 dicembre 2004 sono state conferite complessivamente 4.911 onorificenze dell'Ordine al merito della Repubblica italiana. Nel corso dell'anno, sono state altresì conferite 924 distinzioni onorifiche per le particolari forme di conferimento di cui al citato articolo 4, secondo comma. Si segnala che con la Presidenza Ciampi il numero massimo delle onorificenze dell'Ordine al merito della Repubblica italiana è passato gradualmente da 13.730 a 10 mila unità.
Si precisa, infine, che dette onorificenze hanno lo scopo puramente morale di attestare pubblicamente le benemerenze sociali legate a meriti personali senza attribuire alcuno specifico status soggettivo o una posizione di privilegio.
Signor Presidente, se lei lo consente, vorrei omettere di dare lettura della parte della risposta in cui si dà conto della normativa sugli ordini cavallereschi nazionali, sulle ricompense e sulle medaglie, che chiedo sia pubblicata in calce al resoconto della seduta odierna.

PRESIDENTE. Senatore Ventucci, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
L'onorevole Perrotta ha facoltà di replicare.

ALDO PERROTTA. Signor Presidente, ringrazio il sottosegretario Ventucci, sempre puntuale e preciso nelle sue risposte. Tuttavia, l'interrogazione a mia firma si basa sul fatto che, dall'entrata in vigore della Costituzione ad oggi, sono state conferite circa 300 mila onorificenze e che per il conferimento di tali onorificenze lavorano complessivamente 1.036 persone, che non svolgono altre mansioni. Mi sembra, a dire la verità, un grande spreco, per cui suggerisco al sottosegretario - questo è il motivo dell'interrogazione da me presentata - di farsi portatore, purtroppo ormai per la prossima legislatura, di una proposta volta a limitare a due le onorificenze e il tipo di medaglie, utilizzando parte di queste 1.036 persone per svolgere un lavoro più utile. L'assurdo è infatti che tali onorificenze non danno alcuna soddisfazione economica, ma ci costano un occhio della testa.

(Misure a favore del territorio della provincia di Pesaro colpito da una tempesta il 24 settembre 2004 - n. 3-05184)

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri, senatore Ventucci, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Lusetti n. 3-05184 (vedi l'allegato A - Interrogazioni sezione 3).

COSIMO VENTUCCI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, il 24 settembre 2004, nella regione Marche e sul versante orientale dell'Italia centro-settentrionale, si è verificata un'ondata di maltempo. Il Dipartimento della protezione civile aveva già diramato un bollettino di avverse condizioni meteorologiche in cui si segnalavano temporali di forte intensità, con raffiche di vento ad elevata attività elettrica e venti di bora sul golfo di Trieste e sulle coste venete, romagnole e marchigiane. Infatti, dal tardo pomeriggio, le


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Marche sono state interessate da un rapido ed improvviso rinforzo del vento, proveniente da nord, che ha causato forti mareggiate. La tempesta di vento, considerata la più intensa e persistente registrata negli ultimi 104 anni, è stata classificata, dall'osservatorio meteorologico «Valerio» di Pesaro e dalla stazione meteorologica di Ancona Falconara, come eccezionale. Infatti, la velocità media del vento ha raggiunto, per quattro ore consecutive, oltre i 50 km/h mentre, a Pesaro, si è verificata una raffica di vento di circa 148 km/h.
L'evento atmosferico ha provocato l'interruzione dell'energia elettrica ed ha danneggiato le strutture pubbliche e private, le infrastrutture ed i settori produttivi. Al fine di procedere con ogni urgenza alla realizzazione dei primi interventi, con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 18 novembre 2004, è stato dichiarato lo stato di emergenza nella fascia costiera della regione Marche fino al 30 novembre 2005.
Per quanto riguarda i fondi stanziati dall'articolo 1, comma 203, della legge n. 311 del 30 dicembre 2004, così come integrato dall'articolo 6 del decreto-legge n. 90 del 31 maggio 2005, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 152 del 26 luglio 2005, con ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri n. 3464 del 29 settembre 2005, alla regione Marche sono stati assegnati contributi pari a 300 mila euro. Infatti, il predetto articolo 1, comma 203, ha autorizzato il Dipartimento della protezione civile ad erogare ai soggetti competenti contributi per la prosecuzione degli interventi e per opere di ricostruzione nei territori colpiti da calamità naturali per i quali è intervenuta la dichiarazione dello stato di emergenza.
Con la medesima disposizione è stata autorizzata la spesa annua di 58, 5 milioni di euro per quindici anni, a decorrere dall'anno 2005, alla cui ripartizione si provvederà con apposite ordinanze del Presidente del Consiglio adottate ai sensi dell'articolo 5 della legge n. 225 del 24 febbraio 1992. Il disposto dell'articolo 6 del decreto-legge n. 90 del 2005, infatti, richiamando quanto previsto dall'articolo 4, comma 91, della legge n. 350 del 24 dicembre 2003, stabilisce che il Dipartimento della protezione civile provveda con contributi quindicennali ai mutui che i soggetti competenti possono stipulare allo scopo, sulla base dei contributi a ciascuno spettanti.

PRESIDENTE. L'onorevole Lusetti ha facoltà di replicare.

RENZO LUSETTI. Signor Presidente, mi ritengo parzialmente soddisfatto della risposta fornita dal Governo, per il semplice fatto che l'impegno nei confronti di questa calamità ovviamente vi è stato, ma non mi sembra ancora sufficiente sia sul piano della quantità delle risorse finanziarie erogate sia sul piano del modello istituzionale e politico utilizzato.
È ormai da qualche anno che ci ritroviamo in quest'aula a parlare dei temi più vari con il sottosegretario Ventucci, che puntualmente esprime la posizione del Governo, come ha fatto anche questa mattina. Tramite il sottosegretario, vorrei chiedere al Governo se non sia il caso di ripensare al modello di protezione civile che esiste nel nostro paese. Non ho capito bene quale membro del Governo abbia la delega per la protezione civile, ma non credo sia il sottosegretario Ventucci; forse, al di là del lavoro svolto dal dipartimento in questione, sempre encomiabile, occorrerebbe un'autorità politicamente responsabile di quello che fa la Protezione civile. Naturalmente, ci sono vari modi per ottenere un risultato di questo tipo.
Si tratta di un tema che pongo all'attenzione del Governo e che sarà anche oggetto del dibattito politico che si svolgerà in occasione delle prossime elezioni politiche. Un vertice politico che si occupasse specificatamente della responsabilità del Dipartimento della protezione civile di fronte al Parlamento sarebbe, a mio avviso, opportuno al fine di affrontare in maniera organica tutta la delicatissima questione che riguarda la protezione civile.
Il sottosegretario Ventucci, nella sua risposta alla mia interrogazione, ha riproposto


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le cifre e le linee guida della norma approvata dal Parlamento per far fronte a quella emergenza. Ricordo, inoltre, che la provincia di Pesaro è stata investita nuovamente (domenica 21 agosto 2005) da un altro nubifragio, sia pure un po' meno grave di quello del settembre 2004. Anche tale nubifragio è stato oggetto di una mia interrogazione, cui ancora oggi il Governo non ha risposto (forse, è ancora un po' presto per farlo).
Noto con soddisfazione che lo stato di calamità naturale nel territorio della provincia di Pesaro è stato prorogato fino al 30 novembre 2005; immagino, quindi, che in questa misura sia stato ricompreso anche il nubifragio del 21 agosto 2005. Conseguentemente, mi sembrano, a maggior ragione, un po' pochi i 300 mila euro stanziati dal Governo. Mi auguro, pertanto, che vi sia da parte del Governo stesso una maggiore sensibilità e un maggiore impegno nei confronti delle tante province e dei tanti territori oggetto di eventi calamitosi. Si tratta di territori che presentano difficoltà dal punto di vista idrogeologico a seguito della loro conformazione geografica.
Nell'interrogazione in esame ho quantificato, sulla base dei dati raccolti dalla provincia di Pesaro, in 400 mila euro i danni conseguenti alla tempesta del settembre 2004. Non si può pensare, se la risposta del Governo è di stanziare solo 300 mila euro, che le restanti risorse siano stanziate, sia pure con la possibilità di contrarre mutui, dalla provincia di Pesaro. Come lei sa, sottosegretario Ventucci, le leggi finanziarie che ci hanno accompagnato in questi anni hanno inferto un colpo notevole all'autonomia finanziaria delle province e dei comuni, riducendo drasticamente per tali enti le risorse e i trasferimenti, fino al punto che la Corte costituzionale ha recentemente dichiarato illegittimo il taglio dei trasferimenti agli enti locali. Ciò denota, evidentemente, una contraddizione nell'azione del Governo. In questi casi, le risorse finanziarie non sono mai sufficienti, soprattutto quando le leggi finanziarie, in modo particolare quella in corso di esame, «bastonano» gli enti locali.

(Tasso di soccombenza degli enti impositori nei giudizi tributari - n. 3-04161)

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze, onorevole Molgora, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Meroi n. 3-04161 (vedi l'allegato A - Interrogazioni sezione 4).

DANIELE MOLGORA, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, in ordine al numero delle liti che vedono l'amministrazione finanziaria soccombente, quale risulta dalla relazione annuale per l'anno 2003 del consiglio di presidenza della giustizia tributaria, le singole agenzie fiscali hanno riferito quanto segue.
L'Agenzia delle entrate, sulla questione, ha osservato che l'indicatore relativo alla sua soccombenza non può, in assoluto, essere proponibile come indice di efficacia dell'attività contenziosa. Gli esiti del giudizio risentono, infatti, di molteplici fattori, molti dei quali non dipendono dall'efficienza ed efficacia dell'azione difensiva. Ad esempio, la recente chiusura delle liti, che ha interessato un elevatissimo numero di controversie, sta influenzando e continuerà ad influenzare per lungo tempo gli indici di soccombenza, essendo evidente che le probabilità di soccombenza per il contribuente costituivano un fattore determinante ai fini della scelta di adesione alla definizione agevolata.
L'individuazione dei motivi da cui dipende l'ampia forbice nei tassi di soccombenza si presenta assai difficoltosa in quanto la stessa richiederebbe un'attività di analisi molto complessa ed onerosa, che presuppone la lettura e la catalogazione di centinaia di migliaia di sentenze.
L'Agenzia delle entrate rileva, altresì, che gli orientamenti dei collegi tributari risultano spesso disomogenei anche all'interno di una stessa commissione. Per cercare di limitare questi ricorrenti contrasti


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- a volte «inconsapevoli» - tra pronunce di merito, sarebbe auspicabile, a parere dell'Agenzia, una maggiore efficacia ed efficienza dell'ufficio del massimario istituito presso ciascuna commissione tributaria regionale, nonché prevedere normativamente pronunce a sezioni unite per comporre le diverse posizioni su medesime questioni interpretative eventualmente formatesi all'interno della stessa commissione tributaria.
L'Agenzia delle dogane ha riferito per ciascuna direzione regionale, predisponendo un'apposita tabella, la situazione del contenzioso in materia tributaria per l'anno 2003, suddivisa in contenzioso presso il giudice tributario e contenzioso presso il giudice ordinario, con l'indicazione dei rispettivi tassi di soccombenza.
Confrontando i dati relativi alla percentuale di soccombenza riguardante il contenzioso patrocinato dall'Avvocatura dello Stato presso il giudice ordinario con quelli concernenti le cause difese in proprio dall'Agenzia delle dogane presso le commissioni tributarie provinciali (il dato si riferisce essenzialmente a cause definite nel primo grado del giudizio), a seguito della riforma legislativa recata dalla legge finanziaria per il 2002, emerge che, davanti al giudice tributario, vi è una soccombenza dell'Agenzia delle dogane del 39 per cento, mentre davanti al giudice ordinario, dove è previsto il patrocinio dell'Avvocatura dello Stato, il tasso di soccombenza è pari al 47 per cento. In ogni caso, le percentuali di soccombenza, avendo riguardo alle singole regioni, variano da 0 al 100 per cento, sebbene non vi siano numeri elevatissimi sui quali effettuare il calcolo, venendo in considerazione, sostanzialmente, poco più di 300 sentenze complessivamente.
Inoltre, ai fini di una valutazione obiettiva dei dati (che, nella predetta tabella, sono comunque riportati in dettaglio), occorre considerare che, nell'anno 2003, il tasso di soccombenza rilevato risulta fortemente condizionato dalla legge finanziaria per il 2003, che ha disciplinato la definizione agevolata delle liti pendenti.
A seguito di tale normativa, i contribuenti che avevano instaurato una lite tributaria per modici importi, fondata su motivazioni più o meno consistenti o, in taluni casi, accesa a fini anche soltanto dilatori, hanno preferito, dinanzi all'esito incerto della causa, definire il contenzioso mediante il pagamento agevolato previsto.
Tale scelta strategica ha determinato la cessazione di una miriade di cause in materia tributaria per le quali poteva essere ragionevolmente ipotizzata la soccombenza del contribuente, mentre è proseguito l'iter processuale di quelle cause in cui lo stesso contribuente ha ritenuto che le proprie ragioni fossero fondate su concreti elementi di fatto e di diritto. Motivo per cui l'indice di soccombenza delle case superstiti, giunte a sentenza nell'anno 2003 e divenute poi definitive, risulta fortemente condizionato ed alterato da tale situazione di fatto.
L'Agenzia del territorio, in base ai dati in suo possesso relativi alle sentenze delle commissioni tributarie provinciali, ha rilevato una percentuale di soccombenza media su base nazionale pari a circa il 22 per cento, con una forbice compresa, per la quasi totalità degli uffici dipendenti, tra circa il 12 e il 36 per cento. Sono stati esclusi da tale range alcuni uffici provinciali che presentano uno scarso numero di sentenze depositate, il che non consente di omogeneizzare in termini percentuali il dato di soccombenza con quello relativo alle altre strutture dipendenti.
Nel caso specifico dell'ufficio provinciale di Imperia, le sentenze sfavorevoli di primo grado (commissione tributaria provinciale) sono state, nell'anno in esame, in numero pari a 16 su 65 depositate, con una percentuale del 24 per cento circa, non lontana, pertanto, dalla media su base nazionale.
In ogni caso, sarà impegno di questo ministero effettuare una verifica, al fine di evitare eventuali comportamenti omissivi o poco professionali da parte di alcuni uffici locali.


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PRESIDENTE. L'onorevole Delmastro Delle Vedove, cofirmatario dell'interrogazione, ha facoltà di replicare.

SANDRO DELMASTRO DELLE VEDOVE. Signor Presidente, ringrazio l'onorevole sottosegretario per la risposta estremamente articolata, che preferisco leggere con cautela e con calma, per fare, poi, ulteriori considerazioni più approfondite.
Rimangono, tuttavia, alcune perplessità. Infatti, a fronte delle medie nazionali, se alcune commissioni tributarie registrano un tasso di soccombenza del 17-20 per cento e altre del 70-75 per cento, il dato, facilmente rilevabile attraverso le strumentazioni informatiche di cui oggi il ministero dispone, deve indurre evidentemente a qualche riflessione.
Bene ha fatto, dunque, onorevole sottosegretario, ad evidenziare, nella parte finale della sua risposta, l'impegno del Governo ad intervenire rispetto ai casi che appaiono palesemente contrastanti con la ragionevolezza del dato medio di soccombenza nelle commissioni tributarie, al fine di valutare se siano in atto comportamenti poco professionali.
Sempre attraverso gli strumenti informatici, credo si possano mettere in rete le commissioni tributarie, per far sì che la giurisprudenza di natura tributaria diventi un bene comune. Lo dico dal punto di vista dei contribuenti e dei loro consulenti. Questi ultimi, infatti, attraverso l'esame delle documentazioni che i contribuenti sottopongono loro, in ragione della facilità con cui si può accedere a questo iuris data giurisprudenziale, possono consigliare i contribuenti stessi, soprattutto per i piccoli importi, a non affrontare il giudizio, che comunque comporta determinate spese, anche soltanto quelle per il professionista, in ragione di una giurisprudenza che, invece, deve portare alla desistenza del contribuente medesimo.
È chiaro, quindi, che dobbiamo ammodernare, le strutture utilizzando gli strumenti che ci offrono la tecnologia e la scienza, in modo che non vi siano, da una parte, aree fortunate, nelle quali si può contare su un'altissima soccombenza della pubblica amministrazione, specie della commissione tributaria, e, dall'altra, zone in cui appare ragionevole immaginare che ci si trovi di fronte ad una maggiore severità nella valutazione delle argomentazioni dedotte dai contribuenti a sostegno dei loro ricorsi. Credo che anche questo sia un elemento di giustizia
Se da una parte, quindi, esprimo la mia più completa soddisfazione per la risposta fornita dal sottosegretario, dall'altra mantengo alcune perplessità, che peraltro il sottosegretario medesimo ha saggiamente fugato, ribadendo l'impegno del Governo a compiere una verifica per i più clamorosi casi di scostamento rispetto alle medie nazionali. È un modo come un altro, ma significativo, importante e tecnicamente serio, per arrivare ad una giustizia autentica dal punto di vista tributario, che passi anche attraverso l'uniformità delle pronunce.
Onorevole sottosegretario, mi dichiaro soddisfatto, con le riserve che ho ritenuto di dover sottolineate, e la ringrazio per la risposta.

(Accordo tra il fisco e la società sportiva Lazio - n. 3-04423)

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze, onorevole Molgora, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Delmastro Delle Vedove n. 3-04423 (vedi l'allegato A - Interrogazioni sezione 5).

DANIELE MOLGORA, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, con l'atto di sindacato ispettivo in esame, si chiedono notizie in merito all'intesa siglata il 22 e 23 marzo 2005 tra la società sportiva Lazio società per azioni e l'Agenzia delle entrate per debiti tributari, nonché notizie relative allo stato di insolvenza di detta società.
In proposito, l'Agenzia delle entrate ha precisato che la vicenda tributaria in questione riguarda l'accordo transattivo sottoscritto, in via definitiva, in data 20 maggio 2005, tra la società sportiva Lazio


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società per azioni e l'Agenzia delle entrate, ai sensi dell'articolo 3, comma 3, del decreto-legge 8 luglio 2002, n. 138, convertito in legge, con modificazioni, dall'articolo 1 della legge 8 agosto 2002, n. 178.
In via preliminare, l'Agenzia delle entrate ha osservato che, per il compimento di tale attività, l'Agenzia medesima ha dato incarico ad una sola società di consulenza e, precisamente, alla Roland Berger Strategy Consultants, società a responsabilità limitata.
Per quanto concerne la richiesta di notizie su «quale sia stato l'orientamento formulato dall'Avvocatura dello Stato, che ha espresso un parere in data 29 marzo 2005, sull'ipotesi di accordo tra fisco e società sportiva Lazio, sul tema dello stato d'insolvenza della parte debitrice e sull'obbligo, in questo caso, di pronunciare da parte del tribunale competente la dichiarazione di fallimento», l'Agenzia delle entrate ha rappresentato che non risulta agli atti che l' Avvocatura dello Stato abbia espresso un parere in data 29 marzo 2005 e che, inoltre, nei pareri resi dal suddetto organo legale in data 21 marzo 2005 e 25 marzo 2005 non è stato espresso alcun orientamento sull'argomento sopra prospettato, e cioè non sull'ipotesi di fallimento, ma soltanto sull'accordo. Il fatto che l'Avvocatura dello Stato abbia rilasciato pareri nel giro di pochi giorni indica un'attenzione che spesso non è tale in altre situazioni.
Peraltro, l'Agenzia stessa ha fatto presente che lo stato di insolvenza, nel concetto definito dall'articolo 5 del regio decreto n. 267 del 16 marzo 1942, assunto dall'Agenzia quale esclusivo parametro di riferimento, costituisce uno dei presupposti soggettivi per il ricorso alla transazione prevista dall'articolo 3, comma 3, del decreto-legge n. 138 dell'8 luglio 2002, di cui l'Agenzia delle entrate ha l'onere di verificare la sussistenza.
L'Agenzia delle entrate ha osservato che, a carico della società sportiva Lazio spa, pendeva presso il competente tribunale di Tivoli un procedimento prefallimentare la cui prima udienza era fissata per il 24 marzo 2005, che, ad avviso dell'Agenzia medesima, risulterebbe essere stato archiviato, secondo quanto emerge anche dalle notizie di stampa del tempo, anche per effetto della produzione da parte della società del parere reso dalla commissione consultiva per la riscossione, in data 29 marzo 2005, in ordine all'istanza di transazione dei tributi iscritti a ruolo presentata dalla società.
Con riferimento al quesito relativo alla ragione per la quale «sia stata iscritta dal fisco ipoteca sul centro sportivo di Formello soltanto in data 31 marzo 2004, sì da consentire al debitore, oggi, di agitare lo spauracchio della dichiarazione di fallimento come momento di invalidazione dell'ipoteca», l'Agenzia delle entrate ha rappresentato che, ai sensi dell'articolo 77 del decreto del Presidente della Repubblica n. 602 del 29 settembre 1973, il concessionario della riscossione può procedere all'iscrizione di ipoteca soltanto decorso il termine di cui all'articolo 50, comma 1, del decreto n. 602 del 1973, nel termine di sessanta giorni dalla data di notifica della cartella.
Per quanto riguarda la società di cui trattasi, il ruolo di 85.453.892,72 euro, in forza del quale è stata iscritta la richiamata ipoteca sul centro sportivo di Formello, è stato reso esecutivo in data 25 novembre 2003 ed è stato consegnato al concessionario il 25 dicembre 2003: quest'ultimo ha proceduto alla notifica della cartella di pagamento il 22 gennaio 2004 e, di conseguenza, ad avviso della medesima Agenzia, l'ipoteca che lo stesso concessionario ha iscritto il 31 marzo 2004 non avrebbe potuto essere iscritta prima del 24 marzo 2004.
Relativamente alla richiesta di notizie sulle altre società che, negli ultimi cinque anni, avrebbero avuto la possibilità di dilazionare i debiti tributari, l'Agenzia delle entrate ha osservato che, alla stessa, non risulta che siano state consentite dilazioni di pagamento in un arco di tempo pari a 23 anni, non essendovi in passato disposizioni normative, quali quella prevista dall'articolo 3, comma 3, del decreto-legge n. 138 della 2002, convertito con modificazioni dalla legge n. 178 del 2002


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che, al verificarsi di determinate condizioni, consente di prescindere dalle condizioni previste dall'articolo 19 del decreto del Presidente della Repubblica n. 602 del 29 settembre 1973, in tema di dilazione di pagamento delle imposte iscritte a ruolo.
Quindi, se è vero che l'Agenzia delle entrate ha applicato una norma esistente, è anche vero che interventi di questo tipo suscitano sentimenti di costernazione da parte delle altre imprese in difficoltà, soprattutto se si pensa che il problema Lazio è legato al crack Cirio e che non è stato determinato dalla necessità di salvaguardare posti di lavoro, che costituiscono comunque un elemento da tutelare.

PRESIDENTE. L'onorevole Delmastro Delle Vedove ha facoltà di replicare.

SANDRO DELMASTRO DELLE VEDOVE. Onorevole sottosegretario, ritengo si renda conto anche da solo di come non possa dichiararmi soddisfatto della risposta fornita, anche se debbo riconoscere di avere apprezzato il suo senso istituzionale, in quanto non è semplice essere chiamato, in qualità di sottosegretario, a rispondere a questo tipo di atto di sindacato ispettivo e, nel contempo, essere di provenienza leghista, con tutto ciò che questo comporta.
Notavo anche un interesse particolare - forse, con una sorta di malignità non espressa - nel Presidente, che la osservava attentamente, quasi a dire: sentiamo un po' cosa dice il sottosegretario.
Onorevole sottosegretario, lei sa che non possiamo essere d'accordo; non possiamo, anzitutto, perché, qualunque sia la normativa contenuta nel regio decreto n. 267 del 1942 ancora in vigore, essa stabilisce, non già la facoltatività della dichiarazione di fallimento ma, al contrario, la obbligatorietà della stessa qualora vi sia uno stato di insolvenza. Quest'ultimo risulta in modo esplicito, non tanto per la procedura prefallimentare dinanzi al tribunale di Tivoli - che, per le più svariate ragioni, può essere stata archiviata e può essere decaduta -, quanto in ragione del fatto che l'impresa ha la necessità, ammesso che poi vi riesca, di pagare il proprio debito nei confronti dell'erario in un arco di tempo di 23 anni: non si può non considerare tale circostanza uno stato di insolvenza. Vorrei sapere, infatti, quali aziende manifatturiere del nord, onorevole sottosegretario, non sarebbero in grado di pagare in 23 anni i loro debiti; debiti che, in ipotesi, derivano - e lei lo sa perfettamente - da condizioni e precondizioni molto più serie, in quanto noi assistiamo, nelle regioni del nord, al fallimento di imprese che, pur essendo, in ipotesi, strutturalmente sane, sono state sottoposte a dichiarazioni di fallimento per 100, 200, 300 milioni. Si tratta spesso di imprese che hanno quaranta, cinquanta, cento, duecento dipendenti, e che non sono nelle condizioni di saldare il loro debito nei confronti dello Stato solo perché lo Stato non consente loro di pagare in 23 anni. E queste imprese - badi bene, onorevole sottosegretario, anche ciò le è ben noto - accumulano debiti non perché pagano stipendi di miliardi di vecchie lire a ragazzi di 25 anni che tirano calci al pallone, ma per colpa di terzi, pagando stipendi abbastanza miseri (o, comunque, semplicemente contrattuali) ai loro dipendenti: 1000, 1.300 o 1.500 euro. Vi è, quindi, anche una valutazione di natura morale che non consente di ritenere lecito quanto è stato compiuto dall'Agenzia delle entrate.
Termino, onorevole sottosegretario, da deputato piemontese - che, quindi, non può neppure essere accusato di conflitto di interessi, essendo un accesso tifoso della Juventus -, ricordando che la squadra altrettanto nobile, anche se mia avversaria, del Torino calcio non ha avuto l'opportunità che invece ha avuto la squadra capitolina della Lazio.
Dunque, anche sotto questo profilo, mi domando quali possano essere le ragioni di un atto di preferenza esercitato nei confronti di una società calcistica rispetto ad altre (forse ancora più blasonate della Lazio); e mi domando, altresì, quale requisito morale codesta società debba avere nei confronti di tutte quelle imprese, onorevole sottosegretario, che si sono rivolte a


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chi, come me, esercita una libera professione proprio dichiarando: caro avvocato, sono in tali condizioni e vorrei avere dall'Agenzia delle entrate 23 anni di tempo per ripianare i debiti contratti, tenuto conto che non pago miliardi a chi dà due calci al pallone.
Questa è la ragione, onorevole sottosegretario, per la quale non posso assolutamente dichiararmi soddisfatto della sua risposta, anche se, come ripeto, ho apprezzato fortemente il suo impegno, impegno che si vedeva sofferto: se vi fosse stato un misuratore della pressione sanguigna, credo che avremmo riscontrato dati preoccupanti anche per la sua salute.
La ringrazio, onorevole sottosegretario.

PRESIDENTE. Speriamo che la salute del sottosegretario sia perfetta...

(Fenomeno della violazione della disciplina dei prezzi - n. 3-04645)

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze, onorevole Molgora, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Perrotta n. 3-04645 (vedi l'allegato A - Interrogazioni sezione 6).

DANIELE MOLGORA, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, in riferimento alla problematica prospettata con il documento di sindacato ispettivo in discussione, concernente le misure da adottare al fine di contrastare il fenomeno della violazione della disciplina dei prezzi, si fa presente che l'articolo 23 del decreto-legge 30 settembre 2003, n. 269, attribuisce alla Guardia di finanza specifiche incombenze finalizzate al rilevamento dei prezzi al consumo.
Il controllo della Guardia di finanza sui prezzi al consumo, esercitato ai sensi del predetto articolo, oltre che rispondere all'esigenza di coinvolgere l'Istituzione nella lotta al carovita, al fine di garantire il corretto andamento del mercato - funzione, questa, tipica della polizia economica -, comporta anche implicazioni di carattere fiscale.
In proposito, il comando generale della Guardia di finanza ha fatto presente che l'attività operativa, che vede coinvolti tutti i comandi territoriali del Corpo, è svolta in concomitanza dei controlli strumentali (scontrini e ricevute fiscali) e di quelli diretti a verificare la puntuale applicazione dei principi normativi afferenti alle vendite straordinarie ed alla pubblicità dei prezzi esposti.
Le operazioni di monitoraggio, oltre ad interessare i prezzi al consumo dei prodotti più significativi delle attività economiche oggetto di attenzione, sono dirette anche a rilevare i relativi costi di acquisto. Ciò al fine di stabilire, attraverso la successiva analisi dei dati, l'eventuale incremento della percentuale di ricarico praticata dal commerciante, determinando, se è il caso, una revisione dei meccanismi di calcolo dei ricavi relativi agli studi di settore, e verificare, inoltre, se l'aumento dei prezzi sia da attribuire ad altri soggetti, posti più a monte della filiera produttiva e distributiva (fornitori, grossisti e produttori).
Il comando generale della Guardia di finanza ha segnalato, infine, che sulla base dei dati comunicati dal Ministero delle attività produttive sono state impartite specifiche direttive ai reparti, i quali hanno avviato, nel corso del 2004, una capillare azione di monitoraggio dei prezzi al consumo nei settori del commercio al dettaglio di frutta, verdura, pesce, ristorazione, bar e gelaterie, estendendo, nel periodo estivo, tali controlli anche agli stabilimenti balneari.
Nello scorso anno, come peraltro rilevato dall'onorevole interrogante, sono stati effettuati 35.815 interventi, che hanno portato alla verbalizzazione di 2.361 soggetti ed alla contestazione di 2.349 violazioni alla normativa concernente la pubblicità dei prezzi (mancata e/o non corretta esposizione al pubblico dei prezzi di vendita).
Per l'anno in corso, l'attività di monitoraggio è rivolta al settore del commercio all'ingrosso di frutta, verdura e pesce e a quello del commercio al dettaglio di calzature e prodotti alimentari. Nei primi sei


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mesi del corrente anno, infine, sono stati eseguiti 15.126 interventi e contestate 860 violazioni.

PRESIDENTE. L'onorevole Perrotta ha facoltà di replicare.

ALDO PERROTTA. Signor Presidente, mi ritengo parzialmente soddisfatto della risposta fornita, poiché resta il fatto che, per qualsiasi prodotto, nel passaggio dalla produzione al commercio al dettaglio i prezzi aumentano a dismisura. Ritengo, a tale riguardo, che soprattutto i fornitori ed i grossisti rappresentino l'anello della catena da controllare maggiormente. Invito pertanto il signor sottosegretario ad intervenire presso il ministro competente al fine di procedere ad un'eventuale revisione dei parametri degli studi di settore per i grossisti ed i fornitori operanti in tutte le categorie merceologiche (alimentari e non).
Resta il fatto che, indipendentemente da tutto, non si riesce a controllare l'aumento dei prezzi che, ogni tanto, si verifica in qualche settore. Vorrei infatti segnalare che, precedentemente, ciò era avvenuto per la frutta e la verdura (mercato oggi sicuramente calmierato) e che, in futuro, aumenti improvvisi potrebbero interessare altri settori, come, ad esempio, l'abbigliamento o le calzature.
Credo infine che, al fine di controllare tali sbalzi di prezzo, la Guardia di finanza dovrebbe impiegare un numero maggiore di unità operative.

(Iniziative per calmierare il prezzo dei prodotti petroliferi - n. 3-04982)

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze, onorevole Molgora, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Spina Diana n. 3-04982 (vedi l'allegato A - Interrogazioni sezione 7).

DANIELE MOLGORA, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, con l'interrogazione in esame, nel rilevare che nelle principali città italiane si registrerebbe il «caro benzina», a fronte del rincaro del costo dei prodotti petroliferi, e che, in particolare, a Napoli il costo della benzina risulterebbe il più alto d'Europa, si chiede quali interventi il Governo intenda adottare al fine di calmierare i prezzi di detti prodotti petroliferi.
Al riguardo, il dipartimento per le politiche fiscali ha preliminarmente rappresentato che gli oli minerali (categoria che include i prodotti petroliferi impiegati per autotrazione) sono sottoposti, ovviamente, ad accisa.
Le aliquote di accisa sulla benzina e sul gasolio sono stabilite dal decreto-legge 21 febbraio 2005, n. 16, nella misura rispettivamente di 564 euro e di 413 euro per mille litri, mentre per il GPL per autotrazione, tale aliquota è prevista nella misura di 284,77227 euro per mille chilogrammi dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 15 gennaio 1999.
L'articolo 17, comma 1, del decreto legislativo 21 dicembre 1990, n. 398, attribuisce alle regioni a statuto ordinario la facoltà di applicare un'imposta regionale sulla benzina per autotrazione erogata dagli impianti di distribuzione ubicati nello stesso territorio regionale. Il limite di applicazione della suddetta imposta è stato dapprima fissato, dallo stesso articolo 17, in 0,01549 euro al litro ed è stato successivamente elevato a 0,02532 euro al litro dall'articolo 1, comma 154, della legge 23 dicembre 1996, n. 662.
A seguito di tale attribuzione, la regione Campania ha istituito, con l'articolo 3 della legge regionale 24 dicembre 2003, n. 28, un'imposta regionale sulla benzina, nella misura di 0,02582 euro al litro.
La normativa comunitaria ha stabilito, con la direttiva del Consiglio 2003/96, inerente la tassazione dei prodotti energetici, in vigore dal 1o gennaio 2004, un'aliquota minima comunitaria per i citati prodotti, impiegati come carburanti per motori. In particolare, tale direttiva indica un'aliquota minima pari a 421 euro per mille litri per la benzina con piombo, 359 euro per mille litri per la benzina


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senza piombo, 302 euro per mille litri per il gasolio e 125 euro per mille chilogrammi per il GPL.
Ciò premesso, si ritiene che l'eventuale riduzione delle aliquote di accisa sui prodotti menzionati non potrebbe prescindere dalla valutazione delle ingenti minori entrate che deriverebbero dall'introduzione di tale previsione.
Ed invero, il dipartimento per le politiche fiscali ha fatto presente che una riduzione dell'accisa di un centesimo per litro comporta una perdita per l'erario pari a circa 236 milioni di euro per la benzina, a circa 343 milioni di euro per il gasolio per auto ed a circa 13 milioni di euro per il GPL per auto.
Peraltro, una diminuzione dell'accisa sui carburanti potrebbe non garantire una pari diminuzione di costo per gli utenti finali, in quanto il prezzo di vendita dei prodotti petroliferi è comunque determinato in via autonoma dalle compagnie petrolifere: dunque, lo strumento fiscale non garantirebbe l'obiettivo proposto dall'onorevole interrogante, in particolar modo se le riduzioni di aliquota fossero di modesta entità. Le esperienze passate dimostrano come, a fronte di riduzioni di accise, le compagnie petrolifere abbiano, in buona parte, fagocitato la riduzione del carico fiscale con aumenti dei prezzi di mercato.
L'Agenzia delle dogane ha, infine, rappresentato che la tematica relativa ai prezzi dei carburanti è, da tempo, all'attenzione del Governo ed è stata istituita un'apposita commissione sui prezzi dei carburanti e sulle tariffe del gas presso il Ministero delle attività produttive.

PRESIDENTE. L'onorevole Perrotta, cofirmatario dell'interrogazione, ha facoltà di replicare.

ALDO PERROTTA. Signor Presidente, da cittadino faccio fatica a comprendere questioni che non si possono spiegare; e non è sicuramente un controsenso.
Quando il costo della benzina aumenta sul piano internazionale, le società aumentano i prezzi: esse si giustificano affermando che si reggono sulle scorte e che, quindi, devono rinnovarle man mano, a sei mesi. Ma quando il costo diminuisce e si torna a quello originario, antecedente all'aumento, il prezzo della benzina per lo stesso motivo non scende al prezzo precedente. Sicuramente, si tratta di una spirale che dobbiamo bloccare: non so come, e non tocca a me dirlo. A me spetta segnalare ciò che dicono i cittadini e denunciare tali fatti, qualsiasi Governo vi sia stato o vi sarà.
Peraltro, in verità, con questo Governo, malgrado il costo del petrolio sia passato dai 20 dollari al barile del 2001 ai 60 di oggi, i prezzi non sono triplicati. Anzi, credo che gli aumenti siano stati notevolmente contenuti.
Allora, nell'evidenziare che questo Governo è riuscito finalmente ad imbrigliare i petrolieri e, quindi, a metterli in condizione di effettuare aumenti contenuti, auguro al Governo stesso di continuare su questa strada.
Vorrei svolgere solo una considerazione sulla mia città. Credo vi sia anche un'accisa comunale o regionale per la benzina...

DANIELE MOLGORA, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. C'è un'accisa regionale.

ALDO PERROTTA. Mi chiedo, alla luce degli sprechi che si registrano nella regione Campania, se i milioni di euro ottenuti dalle tasse regionali siano serviti per il bene dei cittadini oppure (mi auguro che non sia così, ma dai fatti risulta evidente) siano serviti soltanto a consulenze, incarichi e così via.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni all'ordine del giorno.

Modifica nella composizione di gruppi parlamentari (ore 10,58).

PRESIDENTE. In data 17 novembre 2005, l'onorevole Pier Ferdinando Casini, con lettera al presidente del gruppo Misto,


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ha comunicato le sue dimissioni da tale gruppo. In pari data ha aderito al gruppo parlamentare UDC (Unione dei democratici cristiani e dei democratici di centro), avendo il presidente del gruppo medesimo accolto la relativa richiesta.
Sospendo la seduta, che riprenderà alle 15.

La seduta, sospesa alle 11, è ripresa alle 15.

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del regolamento, i deputati Enzo Bianco, Giovanardi, Mantovano, Palumbo e Pistone sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
Pertanto i deputati complessivamente in missione sono novantasei, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Discussione di documenti in materia di insindacabilità ai sensi dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione di documenti in materia di insindacabilità, ai sensi dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione.
Ricordo che a ciascun gruppo, per l'esame di ogni documento, è assegnato un tempo di cinque minuti (dieci minuti per il gruppo di appartenenza del deputato interessato). A questo tempo si aggiungono cinque minuti per il relatore, cinque minuti per i richiami al regolamento e dieci minuti per interventi a titolo personale.

(Discussione - Doc. IV-quater, n. 115)

PRESIDENTE. Passiamo alla discussione del seguente documento:
Relazione della Giunta per le autorizzazioni sull'applicabilità dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione, nell'ambito di un procedimento civile nei confronti di Umberto Bossi, deputato all'epoca dei fatti (Doc. IV-quater, n. 115).
La Giunta propone di dichiarare che i fatti per i quali è in corso il procedimento concernono opinioni espresse da Umberto Bossi, deputato all'epoca dei fatti, nell'esercizio delle sue funzioni, ai sensi del primo comma dell'articolo 68 della Costituzione.
Dichiaro aperta la discussione.
Ha facoltà di parlare il presidente della Giunta per le autorizzazioni, onorevole Siniscalchi, in sostituzione del relatore, onorevole Mazzoni.

VINCENZO SINISCALCHI, Presidente della Giunta per le autorizzazioni. Onorevoli colleghi, in sostituzione della relatrice onorevole Mazzoni, riferisco sul parere espresso dalla Giunta in relazione alla richiesta di deliberazione avanzata dal difensore dell'onorevole Bossi, deputato all'epoca dei fatti, relativamente a un processo civile pendente innanzi al tribunale di Padova. L'azione è stata intentata dall'onorevole Bossi per frasi asseritamene offensive rivoltegli da Fabrizio Comencini, il quale poi, costituendosi nel giudizio, ha proposto contestuale domanda riconvenzionale.
Il procedimento inerisce alla controversia nata in ragione delle affermazioni dell'ex segretario della «Liga Veneta» Fabrizio Comencini, il quale avrebbe offeso, con una serie di dichiarazioni, l'onorevole Bossi a causa delle sue scelte politico-parlamentari e di alleanza elettorale. Come accennato, per tali affermazioni l'onorevole Bossi ha citato in giudizio il Comencini, il quale lo ha riconvenuto per le sue reazioni polemiche mosse dalla sede del congresso della Lega Nord di Bassano del Grappa nell'ottobre 1998 e riportate su vari quotidiani (Giornale di Venezia, Padania e Gazzettino).
Il Comencini sostanzialmente si duole di ingiurie legate ai suoi rapporti politici con l'onorevole Berlusconi e con il presidente della giunta regionale veneta, Galan. Il Bossi, infatti, avrebbe affermato: «Sputategli


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in un occhio... traditori, moscerini, pagnottari, poltronisti: uno che ha spaccato prima il MSI e poi la Lega: la rottura ce l'ha nel dna... siamo uomini, non siamo Comencini, ...ombra cinese del puparo di Arcore... passategli sopra».
La Giunta ha esaminato il caso nelle sedute dell'11 e 17 novembre, 14 dicembre 2004 e 16 febbraio 2005. Nel corso dell'esame, la Giunta ha acquisito anche una lettera di Fabrizio Comencini, il quale ha fatto presente che, a seguito delle frasi pronunciate nei suoi confronti, la Digos di Verona aveva disposto misure di «vigilanza e protezione generica». Egli si riferisce alla frase: «passategli addosso».
Ad avviso della maggioranza dei componenti della Giunta, le espressioni adoperate da Umberto Bossi non sono certamente commendevoli per un parlamentare, il quale dovrebbe, invece, attenersi a canoni lessicali più appropriati, come sostiene la relatrice nella sua relazione scritta.
Nondimeno, è apparso difficile negare la natura squisitamente politico-parlamentare della vicenda: per un verso, il Comencini ha attribuito al Bossi, in varie interviste giornalistiche, comportamenti e strategie parlamentari non coerenti, e, per l'altro, il Bossi gli ha replicato invitando la platea del congresso del suo partito a diffidare di lui a motivo della sua scarsa rettitudine e affidabilità politica.
In buona sostanza, la controversia consiste in una delle numerose polemiche politiche di cui la Giunta si è occupata in questi anni ed è emersa ancora una volta la difficoltà di ricondurre al concetto di esercizio della funzione parlamentare in termini chiari la polemica di carattere politico. Tuttavia, non si è ritenuto di potercisi discostare dall'orientamento consolidato per cui le esigenze della comunicazione contemporanea portano persone impegnate nell'agone politico ad avere un'esposizione mediatica alta e a confrontarsi pertanto con toni anche molto aspri. Se tutto ciò non fosse ricompresso nelle facoltà connesse con l'esercizio del mandato parlamentare - questa è stata l'opinione della maggioranza dei componenti della Giunta -, ben scarsa e recessiva sarebbe la portata l'istituto dell'insindacabilità parlamentare.
Per questi motivi, la Giunta, a maggioranza, ha deliberato di proporre all'Assemblea di dichiarare che questi fatti concernono opinioni espresse da un membro del Parlamento nell'esercizio delle sue funzioni.

PRESIDENTE. Non vi sono iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione.

(Dichiarazioni di voto - Doc. IV-quater n. 115)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fanfani. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE FANFANI. Signor Presidente, quanto tempo ho a disposizione?

PRESIDENTE. Cinque minuti, onorevole Fanfani.

GIUSEPPE FANFANI. Non so se la Lega ha già capito quello che vorrò dire; credo che i commenti siano sintomatici di una capacità di preveggenza.
Ho ascoltato la relazione, ho letto gli atti e vi devo dire che, innanzitutto, non trovo particolarmente elegante il fatto che in un'azione civile ci si confronti ad armi diseguali. Infatti, in questo caso, abbiamo, da un lato, un atto di citazione promosso dallo stesso onorevole Bossi, con il quale si lamenta di comportamenti ritenuti non corretti nei confronti di Fabrizio Comencini, che è l'ex segretario della Liga Veneta e se ne lamenta con un atto di citazione con il quale lo conviene in giudizio, chiedendo nei suoi confronti di dichiarare l'illegittimità di alcune frasi da lui asseritamente pronunciate, nonché il risarcimento dei danni. Nel costituirsi in giudizio il Comencini Fabrizio svolge, a sua volta, una domanda riconvenzionale, con la quale chiede di esser risarcito di frasi


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contro di lui pronunciate dall'onorevole Bossi e ritenute non conformi né all'etica che si addice ad un parlamentare, né alla correttezza dei rapporti che sono o dovrebbero essere propri anche della polemica politica.
Di cosa si lamenta il Comencini? Devo dire che, leggendo questo atto, un po' mi veniva da ridere, riflettendo su come è mutevole l'animo umano e, soprattutto, su come si fa presto, camminando per le strade d'Italia, a rimaner folgorati. Infatti, è vero che i fatti sono del 1998, ma ci si lamenta, in questo atto, che nel Giornale di Venezia, il 9 ottobre 1998, riferendo del congresso della Lega Nord svolto a Bassano del Grappa, al quale aveva partecipato l'onorevole Bossi, si scriveva che dalle 21,35 alle 22 era andato in crescendo e che Bossi - riferisco le sue parole - aveva detto che nel mirino di Berlusconi, «il mafioso di Arcore», detto tra virgolette, e del Governo, buttati lì come premessa... Aveva definito la Fininvest come impero del male.
Sull'argomento non si era risparmiato, perché aveva attribuito alla Fininvest la figura di collettore dei soldi della mafia, del traffico di droga; egli si riferì al capo dell'opposizione, che aveva fondato Forza Italia e prima ancora la Fininvest, e parlò della tessera P2 n. 1816 (siamo documentatissimi sul numero di iscrizione). Bossi proseguì ricordando il Progetto Italia di Licio Gelli dalle 22 alle 22,10, mentre, alle 22,40, l'argomento era cambiato.
Dopo essersela presa violentemente - come abbiamo detto - con l'attuale Presidente del Consiglio, con le parole che sono state riferite - per chi non avesse ascoltato, le cito nuovamente: «mafioso di Arcore, impero del male, titolare dei soldi della mafia e del traffico di droga, aver fondato Forza Italia, titolare della tessera P2 n. 1816» - , se l'era presa con lui stesso, avendo detto: «sputategli in un occhio..., traditori, moscerini, pagnottari, poltronisti: uno che ha spaccato prima l'MSI e poi la Lega: la rottura ce l'ha dentro - di questo si lamenta il convenuto - ...siamo uomini, non siamo Comencini, ...ombra cinese del puparo di Arcore(...)». Poi egli aveva concluso incitando i leghisti a passargli sopra.
Ora, nella stessa relazione si dice che queste espressioni rappresentano un linguaggio disdicevole per la funzione parlamentare e, ciononostante, si sostiene, in conclusione, che si tratta di una delle numerose polemiche politiche di cui la Giunta si è occupata in questi anni.
Ritengo che bisognerebbe avere prima di tutto nel linguaggio la consapevolezza del ruolo e della nobiltà della funzione che siamo chiamati a svolgere. Infatti, quando si sostiene che questa è una polemica politica, di converso si sostiene che questo è un linguaggio utilizzato all'interno di tale polemica. Poiché questo è un linguaggio che non si addice ad un parlamentare, un linguaggio volutamente offensivo, che non rientra nelle sue prerogative, il nostro giudizio rimane contrario.

PRESIDENTE. Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 15,14).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta avranno luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del regolamento.
Per consentire il decorso del termine regolamentare di preavviso, sospendo la seduta.

La seduta, sospesa alle 15,15, è ripresa alle 15,35.

Si riprende la discussione.

(Ripresa delle dichiarazioni di voto - Doc. IV-quater, n. 115)

RENZO INNOCENTI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.


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PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

RENZO INNOCENTI. Signor Presidente, desidero sottolineare che oggi pomeriggio riprendiamo i nostri lavori qui alla Camera, dopo che per due settimane, nonostante il fatto che i lavori con votazioni fossero stati programmati per la mattina del martedì, in pratica le sedute antimeridiane del martedì non sono state utilizzate per le votazioni, per mancanza del numero legale, dato che la maggioranza non era presente in aula in numero sufficiente.
Oggi riprendiamo i lavori con un ordine del giorno impegnativo, che prevede molte votazioni e l'esame di argomenti sicuramente di rilievo, come quelli riguardanti le questioni dell'insindacabilità, sulla quale peraltro il nostro gruppo ha atteggiamenti che non sono di contrarietà, rispetto a quanto proposto a nome della Giunta da parte del presidente in qualità di relatore, tant'è che ci asterremo nella relativa votazione.
Vorremmo però che vi fosse una collaborazione fattiva anche da parte della maggioranza per quanto attiene alla presenza in aula. Vi è infatti un rilievo importante da fare. Oggi leggiamo apertamente che il percorso della legge finanziaria - la legge di bilancio, importantissima e fondamentale per le scelte da adottare nel corso dell'anno - si svolgerà con due voti di fiducia, e questo lo si dice senza falsi pudori. Il primo voto di fiducia il Governo si accinge a chiederlo nella giornata di domani, l'altro la settimana prossima. Il Parlamento dunque se ne rimarrà zitto, dopo che le Commissioni di merito sono rimaste zitte, non avendo avuto neanche il tempo di poter discutere le proposte emendative, presentate al fine di modificare le norme della manovra finanziaria, che noi non condividiamo, ritenendole ulteriormente dannose per i cittadini, per i lavoratori e per il paese.
Vorremo quindi che qualcuno percepisse questa nostra disponibilità, questo nostro senso di responsabilità istituzionale a stare in aula, per votare su alcuni temi di rilievo, come questi all'ordine del giorno. Perché, dell'opposizione, poi non se ne cura niente e nessuno, nel momento in cui c'è da discutere le questioni riguardanti le scelte di politica economica e sociale: perché, insomma, questi dell'opposizione sono dei fomentatori quasi di guerre civili, di lotte che portano all'insubordinazione nei confronti dello Stato, inaffidabili, come il Capo del Governo ci ha appena detto! Saremmo, insomma, tutti ormai quasi da sospettare e da indagare, perché protettori di terroristi, qualcosa di illiberale!
Insomma, non è che si possono tirare gli schiaffi e poi pretendere continuamente senso istituzionale! Equilibrio e saggezza consiglierebbero a tutti un atteggiamento di partecipazione ai nostri lavori che sia di equilibrio, di confronto nel merito e poi ovviamente anche di scelte, su questo non c'è dubbio. Ecco, vorremmo che non mancasse mai questo senso di presenza nelle istituzioni e questo senso di equilibrio da parte di tutti. Noi come opposizioni lo abbiamo sempre espresso e continueremo ad esprimerlo. Mi auguro che ciò continui anche nella parte della maggioranza presente in aula, che mi auguro continuerà ad esserlo in modo fattivo anche per il prosieguo dei nostri lavori. Se così non fosse, ovviamente le opposizioni rivedrebbero anche il proprio atteggiamento (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).

PRESIDENTE. Onorevole Innocenti, la sua è una critica ed un'esortazione rivolte alla maggioranza, sulle quali immagino lei non mi chieda un commento politico. Per quanto riguarda le procedure e la posizione di eventuali questioni di fiducia, si vedrà in corso d'opera.
Riprendiamo le dichiarazioni di voto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bielli. Ne ha facoltà.

VALTER BIELLI. Signor Presidente, il nostro gruppo terrà un atteggiamento di grande responsabilità - come ha sempre fatto - e si asterrà nella votazione del documento in materia di insindacabilità in esame per una serie di motivazioni, in


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ordine alle quali vorrei che da parte dei membri della Camera vi fosse una certa attenzione e riflessione.
Stiamo discutendo in ordine a determinate posizioni, a certi atteggiamenti e dichiarazioni dell'onorevole Bossi, mentre non discutiamo di altre decisioni, posizioni o atteggiamenti dello stesso; non discutiamo di quanto è stato affermato in un certo contesto o comizio, perché, con riferimento alle dichiarazioni espresse da Bossi nei confronti di Berlusconi, i due personaggi in questione si sono messi d'accordo e hanno deciso di bloccare la querela presentata in quel momento. Ben più gravi erano le dichiarazioni di Bossi nei confronti dell'attuale Presidente del Consiglio (il gruppo della Lega fa parte della sua maggioranza e lo sostiene)! Si è trattato di dichiarazioni pesantissime, perché sono stati utilizzati i termini «mafioso» e «uomo della P2». Tuttavia, quella partita si è chiusa con l'adozione di un certo atteggiamento fra i due personaggi in questione.
Adesso, si vuole infierire su un esponente del gruppo della Lega; credo sia giusto prendere atto che Bossi è andato ben oltre le righe, ma, in tale occasione, sicuramente lo ha fatto in un certo contesto politico. È per tale motivo che ci asterremo.

CESARE RIZZI. Ma se non c'è nessuno, come fai ad astenerti?

PRESIDENTE. Si asterrà chi è presente, onorevole Rizzi!
Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.

(Votazione - Doc. IV-quater, n. 115)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla proposta della Giunta di dichiarare che i fatti per i quali è in corso il procedimento di cui al Doc. IV-quater, n. 115, concernono opinioni espresse da Umberto Bossi nell'esercizio delle sue funzioni, ai sensi del primo comma dell'articolo 68 della Costituzione.
(Segue la votazione).

RENZO INNOCENTI. Doppi voti!

PIERO RUZZANTE. Tripli voti! Cinque voti in due!

PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 214
Votanti 207
Astenuti 7
Maggioranza 104
Hanno votato
206
Hanno votato
no 1
Sono in missione 86 deputati).

Prendo atto che l'onorevole Campa ha erroneamente espresso il proprio voto e che avrebbe voluto esprimere voto favorevole.

ANTONIO BOCCIA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO BOCCIA. Signor Presidente, vorrei chiederle un chiarimento in ordine al risultato della votazione sotto il profilo del numero legale.
Atteso che i voti favorevoli sono risultati 206, vorrei sapere per quanti voti è stato raggiunto il numero legale.

PRESIDENTE. Onorevole Boccia, per 11 voti!

(Discussione - Doc. IV-quater, n. 118)

PRESIDENTE. Passiamo alla discussione del seguente documento:
Relazione della Giunta per le autorizzazioni sull'applicabilità dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione, nell'ambito


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di un procedimento penale nei confronti del deputato Di Luca (Doc. IV-quater, n. 118).
La Giunta propone di dichiarare che i fatti per i quali è in corso il procedimento concernono opinioni espresse dal deputato Di Luca nell'esercizio delle sue funzioni, ai sensi del primo comma dell'articolo 68 della Costituzione.
Dichiaro aperta la discussione.
Ha facoltà di parlare il presidente della Giunta per le autorizzazioni, onorevole Siniscalchi, in sostituzione del relatore, onorevole Mazzoni.

VINCENZO SINISCALCHI, Presidente della Giunta per le autorizzazioni. Signor Presidente, invito i colleghi a prestare attenzione a questa fattispecie, che è completamente diversa da quella precedente. In sostituzione della relatrice, onorevole Mazzoni, illustro all'Assemblea i punti fondamentali sui quali si è soffermata l'attenzione della Giunta.
La querela che dà origine al procedimento è stata sporta dalla dottoressa Mariaclementina Forleo, magistrato addetto alle funzioni di giudice per le indagini preliminari presso il tribunale di Milano. La dottoressa Forleo si è resa nota alle cronache nazionali per avere, in data 24 gennaio 2005, emanato una sentenza nella quale - all'esito del giudizio abbreviato celebrato a carico di 5 imputati, accusati di violazione del testo unico delle leggi sull'immigrazione e dei reati di ricettazione e di associazione con finalità di terrorismo - ha ritenuto di non ravvisare la sussistenza di quest'ultimo reato.
I motivi che hanno portato la dottoressa Forleo ad escludere nei confronti di alcuni degli imputati l'ipotesi di associazione con finalità di terrorismo, pronunciando la sentenza di assoluzione, stavano nell'aver costei distinto la nozione di «terrorismo» da quella di «resistenza» o di «guerriglia» e nell'aver ritenuto sussistere unicamente la seconda e la terza nel caso di specie. Successivamente, il ministro dell'interno ha disposto l'espulsione di uno degli imputati, Mohamed Daki, ai sensi dell'articolo 13 del decreto legislativo n. 286 del 1998. Peraltro, essendo il Daki sottoposto a procedimento penale, per l'esecuzione dell'espulsione occorreva il «nulla osta», che però la dottoressa Forleo non ha concesso.
L'onorevole Di Luca è intervenuto a commento sia della pronuncia conclusiva del giudizio abbreviato sia del mancato rilascio del «nulla-osta» con una dichiarazione all'ANSA, il 4 febbraio 2005, nella quale testualmente affermava che la decisione di negare il «nulla osta» all'espulsione «appariva di tipo politico e anteponeva astratte ragioni procedurali, certamente più formali che sostanziali, alla difesa della sicurezza di tutti gli italiani e dello Stato e che tale decisione, unitamente a (quella) inerente anche il Daki adottata dal medesimo magistrato qualche giorno prima, metteva in crisi l'istituto dell'espulsione per gravi motivi di ordine pubblico e pericolo per la sicurezza dello Stato e privava le forze dell'ordine dell'unico strumento, già debole, in grado di combattere il terrorismo».
In data 13 giugno 2005, il Presidente della Camera comunicava all'autorità giudiziaria di Roma la pendenza del procedimento parlamentare di insindacabilità. Con nota del 26 settembre 2005, il presidente del tribunale di Roma faceva pervenire copia di una nota del sostituto procuratore designato, dottor Giancarlo Amato, nella quale si dava comunicazione della conclusione delle indagini preliminari e del parere contrario del pubblico ministero all'applicazione dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione.
L'onorevole Di Luca è stato ascoltato il 5 ottobre 2005 e ha esposto di essere rimasto assai sorpreso della querela della dottoressa Forleo, in quanto non avvezzo ad aggredire alcuno né verbalmente né altrimenti. Nel caso in questione, ha precisato di essersi limitato, tra l'altro, a commentare una sentenza, che gli era parsa bizzarra, ispirata a suo avviso più a un credo politico che non alla constatazione dei fatti. Peraltro, successivi gradi di giudizio hanno convalidato la sua opinione, se è vero, come è vero, che in seguito la Corte di cassazione (come risulta


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dalla stampa) - osserva la relatrice - avrebbe confermato la sussistenza degli indizi di colpevolezza a carico del cittadino marocchino, nei confronti del quale invece si era ritenuto che non potessero configurarsi gli estremi del reato.
L'onorevole Di Luca ha aggiunto che egli, quale presidente del Comitato Schengen-Europol, ha promosso un'indagine conoscitiva sui flussi migratori e che in tale contesto sicuramente il predetto magistrato sarebbe stato ascoltato, ove la sua pronuncia fosse stata resa pochi mesi prima, contestualmente all'indagine conoscitiva stessa. Ha precisato al riguardo di aver comunque, successivamente alla pronuncia, convocato l'ufficio di presidenza del Comitato per affrontare i temi connessi al provvedimento, e la Giunta ha acquisito copia del verbale di tale riunione.
È importante osservare, in via conclusiva, la scansione temporale degli atti parlamentari citati, dal momento che sia l'interrogazione dell'onorevole Paniz sia la riunione dell'ufficio di presidenza del Comitato Schengen-Europol sono antecedenti alla dichiarazione all'ANSA, in quanto risalgono rispettivamente al 26 gennaio e al 2 febbraio. Si è ravvisato, quindi, un nesso funzionale fra le dichiarazioni oggi oggetto di querela e il mandato elettivo. Tale nesso è apparso alla maggioranza dei componenti della Giunta chiaramente sussistente dal punto di vista funzionale, sicché, a maggioranza, la Giunta stessa ha proposto, in applicazione dell'articolo 68 della Costituzione, la dichiarazione di insindacabilità.

PRESIDENTE. Non vi sono iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione.

(Dichiarazioni di voto - Doc. IV-quater, n. 118)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fanfani. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE FANFANI. Signor Presidente, dirò subito che, per esigenze di approfondimento personale, ho letto integralmente il provvedimento della dottoressa Forleo. Esso, infatti, mi incuriosiva, anche in relazione alla disposizione positiva del nostro codice ed alla necessità, da più parti prospettata e di cui abbiamo ripetutamente discusso, della modifica della disposizione in materia di terrorismo e della definizione di terrorismo, sì da addivenire ad una qualificazione maggiormente congrua in relazione alle notevoli sfaccettature in cui il fenomeno può manifestarsi. Ho dunque letto tale provvedimento non solo con l'attenzione che meritano provvedimenti che hanno dato luogo a differenti valutazioni e a differenti prospettazioni da parte dei cultori del diritto, ma anche con la curiosità intellettuale propria di tutti coloro che si trovano di fronte a fenomeni nuovi.
Ho riscontrato nella decisione in esame rigore intellettuale, rispetto profondo della normativa giuridica, difficoltà, espresse e motivate, in ordine all'insufficienza normativa, che non consentiva a quel magistrato, che pur riteneva presente nel comportamento di quei soggetti tutta la pericolosità alla quale successivamente ha fatto riferimento l'onorevole Di Luca, di considerare riscontrabili i presupposti per far rientrare il loro comportamento nella definizione di terrorismo prevista dal codice. Ne è sortita una decisione che, per quanto possa essere oggetto di censure e di critiche sotto il profilo della tutela della sicurezza, si presta malamente ad essere impugnata, a parere di chi vi parla, sotto il profilo del rigore giuridico.
Mi rendo peraltro conto di quanto sia difficile, soprattutto nel contesto storico e sociale successivo agli eventi drammatici delle Twin towers, della Spagna, di Londra e alla constatabile quotidiana manifestazione, in tutto il mondo, di fenomeni terroristici, affrontare il problema con un'ottica limitata all'aspetto giuridico, senza essere trascinati dalla sensibilità che


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ciascuno di noi ha verso il problema stesso. Mi rendo anche conto che la conseguenzialità logica che ha condotto la dottoressa Forleo a negare il nulla osta alla richiesta espulsione in via amministrativa sia strettamente coerente con le premesse sotto il profilo tecnico-giuridico, malamente accettabile sotto il profilo della tutela della sicurezza.
Ciò premesso, credo sia doveroso analizzare il contenuto della dichiarazione del collega Di Luca.
Egli ha affrontato il problema in maniera assolutamente atecnica, partendo da un'ottica certamente non giuridica, parlamentare, direi piuttosto, molto più politica: l'ottica dell'esigenza di tutela dei cittadini. Egli dice che l'avere negato il nulla osta all'espulsione appare un provvedimento di tipo politico, che antepone astratte ragioni procedurali, certamente più formali che sostanziali, alla difesa della sicurezza. L'onorevole Di Luca propone l'eterno contrasto tra legalità e sicurezza che quotidianamente noi vediamo rappresentato tutte le volte che nelle aule giudiziarie si discute di fenomeni di questo tipo.
Concludo dicendo che l'atteggiamento del collega Di Luca, per quanto non corretto sotto il profilo tecnico-giuridico, presenta elementi di apprezzabilità sotto il profilo del rapporto del parlamentare con i problemi esterni e, comunque, presenta profili che rientrano nel doveroso giudizio che un parlamentare esprime in relazione a fenomeni sociali o anche a fenomeni giuridici sui quali ci si confronta. Credo pertanto che l'astensione sulla proposta della Giunta, che dichiaro fin da adesso, sia una decisione corretta che rappresenta le due esigenze che ho illustrato.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cola. Ne ha facoltà.

SERGIO COLA. Signor Presidente, pur apprezzando sul piano sostanziale e sul piano politico l'intervento dell'onorevole Fanfani, non capisco come poi questo intervento si sia concluso con una pronuncia di astensione. Se dovessimo fare un discorso di carattere politico in tema di insindacabilità, le sue argomentazioni sarebbero perfettamente aderenti al tema, ma noi dobbiamo partire da un presupposto più diretto, che non mi pare sia stato affrontato dall'onorevole Fanfani nel caso che ci occupa.
La decisione della dottoressa Forleo potrebbe essere massimamente rigorosa e ligia alle disposizioni di legge richiamate, ma a noi questo non interessa, ciò che ci interessa è verificare se nel caso che ci occupa esistano o meno i presupposti certi di un collegamento con l'esercizio dell'attività parlamentare. È questo il discorso che bisogna affrontare, tutto il resto non c'entra. Tra l'altro, mi meraviglio non solo dell'astensione dichiarata, ma anche che la proposta di insindacabilità sia stata approvata in Giunta a maggioranza. In questo caso ci troviamo di fronte al caso scolastico di insindacabilità, per ragioni molto semplici.
Non entro assolutamente nel merito della sentenza stessa, delle decisioni della Cassazione e dell'orientamento minoritario della decisione della dottoressa Forleo, mi attengo solo ai presupposti di insindacabilità. La sentenza è del 24 gennaio 2005; in data 26 gennaio, lo ha detto il presidente in modo chiarissimo, vi è stata un'interrogazione proposta dall'onorevole Paniz nell'ambito del question time in cui si criticava la sentenza. Nell'elaborazione di questa interrogazione vi è stato anche il contributo dell'onorevole Di Luca, ma vi è un altro aspetto secondo me più importante, oserei dire dirimente sotto il profilo tecnico, che dobbiamo affrontare e che prescinde da valutazioni di carattere politico. Infatti, se noi operassimo un giudizio di insindacabilità su valutazioni di carattere politico, verremmo meno al dovere di verificare la sussistenza del nesso tra l'esercizio dell'attività parlamentare e le frasi pronunciate. In data 2 febbraio 2005, a distanza di otto o nove giorni dalla pronuncia, il Comitato Schengen-Europol, presieduto dall'onorevole Di Luca, ha programmato l'audizione della dottoressa


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Forleo, anche a seguito di un dibattito che non può non avere avuto ad oggetto la sentenza. Solo in data 4 febbraio 2005 il collega Di Luca ha reso quella dichiarazione che è stata censurata sotto il profilo politico dall'onorevole Fanfani. Dichiarazione che può anche trovare una diversa valutazione, così come trova diversa valutazione da parte nostra.
Ma se il collega Di Luca ha reso quella dichiarazione solo in data 4 febbraio 2005, dopo che lo stesso ha sia contribuito alla stesura di un'interrogazione a risposta immediata sia convocato il Comitato Schengen-Europol per discutere proprio del caso Forleo, allora questo, me lo consenta, onorevole Fanfani, è proprio il caso scolastico di stretto collegamento con l'attività parlamentare.
Il fatto che un deputato come l'onorevole Fanfani, così garantista, attento e accorto a determinate problematiche, annunci un voto di astensione, a dire la verità, mi ha completamente meravigliato. Mi sarei aspettato un discorso diverso da quello politico; un discorso cioè tecnico-giuridico sulla sussistenza del nesso funzionale. Nel caso di specie, non v'è dubbio alcuno che questo nesso funzionale sussista.
Per queste ragioni, dichiaro, a nome del gruppo di Alleanza Nazionale, il voto favorevole sulla proposta formulata dalla Giunta per le autorizzazioni a procedere.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bielli. Ne ha facoltà.

VALTER BIELLI. Signor Presidente, al pari dei colleghi ho letto con attenzione la relazione della Giunta per le autorizzazioni. Una relazione che ha dei meriti e che sottolinea anche altri aspetti che il collega Cola non ha voluto affrontare per polemizzare - credo in modo arbitrario e sbagliato - con le posizioni espresse dall'onorevole Fanfani.
Tale relazione si divide in due parti. Al fine di dimostrare il cosiddetto nesso funzionale fra le dichiarazioni rilasciate dall'onorevole Di Luca e il suo ruolo di presidente del Comitato Schengen-Europol, la relazione cita una serie di episodi non menzionati dal collega Cola. Essa cita, in particolare, il dibattito svoltosi all'interno del gruppo di Forza Italia e le interrogazioni presentate sull'argomento (mai presentate però dal collega citato). La relazione cerca, quindi, di affrontare il problema ricercando un nesso funzionale vero. Cosa, questa, che ritengo emerga in maniera un po' maldestra e non così scontata.
Desidero riprendere la prima argomentazione di cui stiamo discutendo. Cosa ha in mente un parlamentare che esercita funzioni importanti, come è quella di presidente del Comitato Schengen-Europol, che si occupa dei problemi dell'immigrazione? Innanzitutto, il bisogno di interventi rigorosi per l'espulsione di coloro che non sono in regola e la tutela di prerogative e di principi a cui ci si deve attenere nel momento stesso in cui si parla di espulsione. Si tratta di un Comitato, quindi, in cui quello che dovrebbe contare di più è la serenità del giudizio e l'obiettività della decisione da assumere. Qui siamo di fronte al fatto che il presidente del Comitato in questione, rispetto ad un pronunciamento, espresso in questo caso dal giudice Mariaclementina Forleo, dice cose che è bene leggere proprio perché non so se le stesse si collochino nell'alveo di una pura espressione di denuncia politica.
Capisco che si può intervenire politicamente e criticare - è d'obbligo che si abbiano queste prerogative -, ma in questo caso, collega Cola, si dice altro. Si dice, in particolare, che questo giudice fa un qualcosa di più. Si dice, in particolare, che ha messo in pericolo la sicurezza dello Stato e che ha privato le Forze dell'ordine dell'unico strumento in grado di combattere il terrorismo. Che cosa c'è di più grave di un'affermazione di questo tipo? Dove sta più il giudizio politico in un'affermazione di questo genere? Questo non è più un giudizio politico, ma è un qualcosa di assai pericoloso e grave! Noi


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dovremmo, pertanto, dire a tutti parlamentari: non è giusto che si usi un linguaggio di questo tipo!
Questo non è un linguaggio consono ad un parlamentare che voglia svolgere in maniera seria e rigorosa la propria funzione.
Ecco perché, collega Cola, avrebbe dovuto apprezzare il fatto che il centrosinistra abbia dichiarato di volersi astenere. Avrebbe dovuto apprezzarlo perché il nostro comportamento è diverso da quello che voi avete tenuto in altre occasioni: il vostro garantismo è a senso unico su tutto!
Permettetemi una battuta per rendere manifesto a che punto siamo arrivati. Di fronte al fatto che la Camera, esaminando la domanda di autorizzazione ad eseguire la misura cautelare nei confronti dell'onorevole Previti, aveva ritenuto, non di assolverlo dalle imputazioni di cui ai procedimenti a suo carico, sulle quali si esprimeranno i competenti organi giurisdizionali, ma che non sussistessero le condizioni per concedere l'autorizzazione, avete applaudito, quasi ad affermare che l'Assemblea aveva già assolto il predetto collega. No, saranno i tribunali a dover assolvere Previti! La Camera ha soltanto ritenuto che non sussistessero le ragioni per autorizzare la custodia cautelare.
Rispetto a tale situazione, cosa dimostriamo oggi? Che il nostro non è un garantismo «peloso», ma serio e responsabile. Ed è anche...

PRESIDENTE. Onorevole Bielli...

VALTER BIELLI. ...per questa ragione che il nostro sarà un voto di astensione.

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.

(Votazione - Doc. IV-quater, n. 118)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla proposta della Giunta di dichiarare che i fatti per i quali è in corso il procedimento di cui al Doc. IV-quater, n. 118, concernono opinioni espresse dal deputato Di Luca nell'esercizio delle sue funzioni, ai sensi del primo comma dell'articolo 68 della Costituzione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 396
Votanti 223
Astenuti 173
Maggioranza 112
Hanno votato
223).

Seguito della discussione del disegno di legge: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo fra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo del Regno hascemita di Giordania di cooperazione culturale, scientifica e tecnologica, fatto ad Amman il 23 settembre 1999, con annesso Scambio di Note integrativo, effettuato ad Amman il 12 novembre 2002 ed il 4 febbraio 2003 (A.C. 5336) (ore 16,10).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo fra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo del Regno hascemita di Giordania di cooperazione culturale, scientifica e tecnologica, fatto ad Amman il 23 settembre 1999, con annesso Scambio di Note integrativo, effettuato ad Amman il 12 novembre 2002 ed il 4 febbraio 2003.
Ricordo che nella seduta di ieri si è conclusa la discussione sulle linee generali.

(Esame degli articoli - A.C. 5336)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge di ratifica.


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Avverto che la V Commissione (Bilancio) ha espresso il prescritto parere (vedi l'allegato A - A.C. 5336 sezione 1).
Passiamo all'esame dell'articolo 1 (vedi l'allegato A - A.C. 5336 sezione 2), al quale non sono riferiti emendamenti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Frigato. Ne ha facoltà.

GABRIELE FRIGATO. Signor Presidente, desidero intervenire in merito alla ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo del Regno hascemita di Giordania in termini di cooperazione culturale, scientifica e tecnologica per esprimere, sostanzialmente, la serenità con la quale il gruppo della Margherita, DL-L'Ulivo affronta le tematiche della cooperazione internazionale.
Siamo convinti che anche questi «piccoli» atti dimostrano che il lavoro del Parlamento italiano, ed il relativo confronto al suo interno, si svolge nel segno della ricerca di quegli equilibri, di quella crescita e di quella prospettiva di serenità che hanno a che fare con la pace e la civile convivenza.
Ma, oltre a questa serenità e a questa convinzione, signor Presidente, vorrei porre l'accento su alcuni elementi contenuti nell'Accordo in oggetto.
Certamente, siamo convinti dell'importanza della cooperazione culturale, scientifica e tecnologica (mi riferisco in particolare all'arte e al recupero della storia e dell'archeologia) prevista nell'Accordo ed il nostro voto sicuramente sarà favorevole rispetto a queste intenzioni. Tuttavia, signor Presidente, la preoccupazione che vi sia realmente un seguito a tutto ciò ed il fatto che, in più parti dell'Accordo, si faccia riferimento ad una più forte e proficua collaborazione tra le università italiane e quelle del Regno di Giordania ci inducono a porre una domanda.
Vorremmo chiedere al Governo se questo Accordo - come gli altri successivi riguardanti la stessa materia - sia stato sottoposto all'attenzione del ministro dell'economia, onorevole Tremonti. Infatti, riteniamo che fare degli accordi con gli altri paesi significhi indicare determinate prospettive ed offrire ai soggetti in essi indicati - almeno quelli di parte italiana - i fondi e gli strumenti finanziari indispensabili per rendere concreti gli accordi medesimi.
Non poniamo questa domanda in maniera provocatoria; nutriamo realmente una preoccupazione proprio con riferimento al prossimo disegno di legge finanziaria che, tra qualche giorno, ci vedrà impegnati.
Nel momento in cui approveremo, credo a larghissima maggioranza (insieme maggioranza ed opposizione), la ratifica e l'esecuzione di questi accordi, affideremo determinati compiti che incontreranno una difficoltà reale nella loro applicazione pratica. Infatti, i tagli agli istituti universitari ed alla ricerca universitaria previsti nella prossima legge finanziaria purtroppo sono un fatto concreto rispetto al quale, anche in questa occasione, esprimiamo grande preoccupazione.
Signor Presidente, la nostra disponibilità è certa, ma vorremmo sapere dal Governo se sia in grado di garantire che si tratta non solo di buone intenzioni, ma anche di iniziative corroborate da un aspetto di natura finanziaria e, quindi, concrete e reali.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Spini. Ne ha facoltà.

VALDO SPINI. Signor Presidente, rappresentante del Governo, onorevoli colleghi, notavo che i disegni di legge di ratifica al nostro esame, se si eccettua quello riguardante la sicurezza alimentare, che fa un po' parte a sè, concernono Accordi che risalgono tutti al 2002-2003. Quindi, il succedersi nel Governo Berlusconi di ben quattro ministri degli esteri (l'ambasciatore Ruggiero, Berlusconi ad interim, Frattini, che è poi «asceso» alla Commissione europea e, attualmente, l'onorevole Fini) ha forse rallentato un po' il ritmo dell'esame dei disegni di legge di ratifica. Certo, anche questo si presta ad una notazione. È stata rappresentata la necessità


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di cambiare la Costituzione, affinché il Presidente del Consiglio fosse veramente libero di cambiare ministri. Ebbene, per quanto riguarda il Ministero degli esteri, ha cambiato ben quattro ministri con la vigente Costituzione: non mi sembra che vi sia un particolare bisogno di novità!
Tuttavia, come opposizione, collaboriamo volentieri a tirar fuori dalla naftalina questi Accordi del 2002 e del 2003 per ratificarli, anche perché siamo alla fine della legislatura.
Sarebbe veramente incongruo e negativo che tali Accordi non trovassero la loro sanzione e ratifica, e dunque per questo motivo collaboreremo. Non vorrei mancare però di sottolineare come, essendo ormai a novembre 2005, sottoporre alla nostra attenzione Accordi firmati nel 2002 e nel 2003 non sia stato un atto particolarmente sollecito.
Per quanto riguarda l'Accordo con il regno hascemita di Giordania di cui all'esame, credo che, anche se potrà sembrare ripetitivo, non possa mancare da parte mia un ulteriore segnale di solidarietà nei confronti dell'attacco terroristico che tale paese ha subito, tra l'altro un attacco terroristico crudele e indirizzato alle strutture turistiche per cercare di indebolirne le possibilità economiche.
Dico questo perché ho fatto parte con altri colleghi della delegazione della Commissione esteri che ha visitato la Giordania all'inizio del 2002, e i colloqui politici che avemmo in quella occasione furono significativi.
Si tratta di un Accordo che riguarda molti campi di applicazione importanti, dall'università alla ricerca, alla formazione: sono consapevole che in questi accordi non si può scrivere quanto intendo sottolineare al Governo che ci sta attentamente seguendo, e cioè la necessità di prestare, all'interno della promozione culturale in questione, una particolare attenzione al ruolo della donna ed alla sua crescita. Oggettivamente la regina di Giordania sta ponendo in essere atti simbolici positivi in tale direzione, ma non vi è dubbio che l'impegno volto a favorire la crescita del ruolo della donna in questi paesi del Medioriente è assolutamente importante, come pure lo è quello volto a favorire la crescita della democrazia politica.
L'Accordo in questione risulta essere molto impegnativo e condivido ciò che ha detto l'oratore che ha parlato prima a proposito di una azione decisa per implementarlo al meglio.
Ricordo che, mentre parliamo, è in corso a Barcellona la Conferenza euromediterranea, alla quale sono presenti alcuni nostri colleghi; ritengo che un contributo italiano al dialogo euromediterraneo possa essere costituito anche dall'Accordo oggi in discussione in quest'aula.
È con tale animo che annuncio il voto favorevole sull'articolo 1, pur prendendo atto che, dal punto di vista della coerenza complessiva degli stanziamenti, il disegno di legge di ratifica al nostro esame dovrà essere integrato da un opportuno emendamento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rizzi. Ne ha facoltà.

CESARE RIZZI. Signor Presidente, a proposito dell'onorevole Spini, occorre ad un certo punto capire come ragionano questi personaggi!

PRESIDENTE. È un collega, non un personaggio!

CESARE RIZZI. È un collega, Valdo Spini!

PRESIDENTE. È anche un personaggio, una personalità!

CESARE RIZZI. L'«amico» Spini - diciamo così - dice trattarsi di Accordi fatti nel 2002 e nel 2003 (siamo nel 2005 e sono passati soltanto due anni!) e dice anche di meravigliarsi perché nel frattempo il Governo ha cambiato quattro ministri degli esteri.
Mi ricordo che nella passata legislatura vi fu la stessa situazione: avevamo in esame sempre ratifiche di Accordi che


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risalivano a due o tre anni prima, e inoltre, allora erano stati cambiati quattro Governi, non quattro ministri degli esteri! E perciò la questione era ben diversa!
Vi ricordo anche che, a proposito dell'ostruzionanismo attualmente posto in essere dal centrosinistra, l'allora Presidente della Camera Violante faceva votare tutte le ratifiche per alzata di mano! Guarda caso, allora valeva quella regola e la maggioranza interveniva in quel modo su tutte le ratifiche; oggi si deve ancora intervenire su tutte le ratifiche, criticando il fatto che sono stati cambiati quattro ministri degli esteri e che le ratifiche si riferiscono ad accordi che risalgono a due o tre anni prima... Presidente, è inutile che mi guarda, perché lei faceva, anzi, fa parte di quel «giro» e non riesco...

PRESIDENTE. Io qui sono Presidente di tutta la Camera, non faccio parte di quel «giro», onorevole Rizzi!

RENZO INNOCENTI. Che giro abbiamo noi?

CESARE RIZZI. Ho capito... Sì, sì, lei è Presidente della Camera... Pertanto, signor Presidente, sarebbe bene non intervenire su determinate questioni: è il solito discorso per cui «si predica bene e si razzola male».

PRESIDENTE. Mi permetto solo di ricordarle che il modo in cui si vota non è a discrezione del Presidente: si può votare per alzata di mano se nessuno richiede la votazione nominale; qualora invece vi sia la richiesta di votazione nominale, non si può votare per alzata di mano, e ciò non dipende dal Presidente!
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Ruzzante. Ne ha facoltà.

PIERO RUZZANTE. Signor Presidente, a prescindere dal contenuto dell'intervento del collega Rizzi, è evidente a tutti che i colleghi dell'opposizione stanno intervenendo secondo il regolamento e secondo gli spazi loro concessi; devo peraltro aggiungere, onorevole Rizzi, che non sono molti gli spazi concessi all'opposizione nel corso di questa legislatura, atteso che ormai, da tre anni, quando si discute il disegno di legge finanziaria si ricorre al voto di fiducia e considerato, altresì, che in molteplici occasioni ci è stata tolta la possibilità di intervenire - anche su leggi importanti; penso alla modifica del sistema elettorale o a quella della nostra Costituzione - nel corso del dibattito in Assemblea.
Ovviamente non condivido il merito dell'intervento; in particolar modo, onorevole Rizzi, quando si è rivolto al Presidente di turno, che deve essere rispettato da parte di tutti i colleghi in ogni momento, chiunque presieda i lavori; ciò, infatti, costituisce un elemento di garanzia per tutta l'Assemblea.
Nel merito, onorevole Rizzi, l'opposizione non si limita solo ad intervenire sui diversi punti, come è legittimo ed è previsto dal nostro regolamento - al riguardo, non credo che lei possa «tapparci» la bocca: fino a prova contraria, non ne ha né titolo né possibilità alcuna secondo quanto previsto dal nostro regolamento...

PRESIDENTE. Onorevole...

PIERO RUZZANTE. Ebbene, l'opposizione non si è limitata solo ad avanzare il suo punto di vista; ha predisposto e presentato una proposta di legge, a prima firma dell'onorevole Calzolaio - attualmente in discussione, onorevole Rizzi, nella Commissione affari esteri, di cui lei fa parte -, per chiedere una diversa forma di calendarizzazione dei provvedimenti di ratifica dei trattati internazionali. Vi è una disponibilità da parte dell'opposizione verso l'istituzione di sessioni annuali (o semestrali, se lo si ritiene opportuno) nelle quali inserire tutto il «pacchetto» delle proposte di ratifica. Attendiamo che la Commissione affari esteri licenzi quel provvedimento proposto appunto dall'opposizione proprio per favorire una discussione più attenta e sensibile della politica estera del nostro paese e tale che non condizioni i lavori dell'Assemblea.


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PRESIDENTE. Onorevole...

PIERO RUZZANTE. Quindi, riteniamo di avere compiuto qualcosa di più che svolgere il ruolo di opposizione; siamo stati anche propositivi. Mi dispiace che la Commissione affari esteri non abbia licenziato in tempo utile questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Landi di Chiavenna. Ne ha facoltà.

GIAN PAOLO LANDI di CHIAVENNA. Presidente, abbiamo cominciato a trattare di temi molto importanti; il complesso di ratifiche che voteremo da qui alla prossima mezz'ora, coinvolge - è pleonastico sottolinearlo, ma è importante comunque ribadirlo - tutta l'azione forte, precisa e puntuale in politica estera del nostro Governo.
Questo è un provvedimento particolarmente significativo ed importante, al di là della specificità dell'accordo bilaterale. Come ha già ricordato correttamente il collega Spini, anche a nome di Alleanza nazionale voglio ribadire l'importanza delle relazioni politiche intergovernative tra il nostro paese ed il Regno di Giordania, recentemente colpito da un drammatico evento terroristico. Ciò spinge ancor più a sollecitare l'interesse e a sottolineare l'importanza delle relazioni politiche internazionali, non solo nel nostro paese ma in tutta l'Unione europea, per rafforzare quei sistemi politici islamici moderati che vogliono contrastare fermamente, nel nome della libertà e dei principi della democrazia, ogni forma di intolleranza, qualsiasi forma di terrorismo che potrebbe determinare conseguenze gravissime per tutta la comunità internazionale.
La Giordania, in una situazione politica delicatissima, ha bisogno della grande solidarietà della comunità internazionale; l'Italia, con questo provvedimento, assume un ruolo importante come partner di collaborazione nel settore scientifico e culturale. Quindi, noi auspichiamo che queste relazioni, non solo dell'Italia ma di tutta la comunità internazionale, con la Giordania e con gli altri paesi moderati del bacino mediorientale - e, comunque, dell'Islam moderato - possano continuare ad implementarsi e a rafforzarsi perché sono segnali importanti che servono a cementare ancor più queste relazioni in nome della pace, della libertà e della democrazia.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 375
Votanti 374
Astenuti 1
Maggioranza 188
Hanno votato
373
Hanno votato
no 1).

Prendo atto che gli onorevoli Campa, Zanetta e Santori non sono riusciti ad esprimere il proprio voto.
Passiamo all'esame dell'articolo 2 (vedi l'allegato A - A.C. 5336 sezione 3), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Giachetti. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, innanzitutto la pregherei di intervenire sul sistema audio perché è difficile riuscire a seguire le considerazioni svolte dai colleghi. Infatti, si sente bene l'audio della Presidenza, ma quando intervengono i colleghi non si riesce ad ascoltarli, e pertanto vorrei capire se sia possibile fare qualcosa in tal senso.
Ciò perché stiamo affrontando argomenti che, ancorché spesso considerati di scarso interesse, ritengo siano molto rilevanti: è molto importante, dunque, ascoltare


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anche le considerazioni svolte dai colleghi intervenuti; in particolare, sono lieto di poter ascoltare, ad esempio, le dichiarazioni del collega Landi di Chiavenna.
Infatti, durante la discussione sulle linee generali dei disegni di legge di ratifica all'ordine del giorno, svolta nel corso della seduta di ieri, spesso è capitato che il relatore di turno, l'onorevole Paoletti Tangheroni (la quale, ovviamente, non poteva conoscere tutti i progetti in discussione, in quanto sostituiva i relatori assenti), abbia fatto riferimento alle relazioni già svolte in sede di Commissione; pertanto, per conoscere quali fossero le reali considerazioni sulla materia, abbiamo dovuto rintracciarle nel testo di questo e di altri provvedimenti
Nella fattispecie, signor Presidente, credo che alcune riflessioni di carattere generale, formulate, in particolare, dai colleghi Frigato e Spini, ci debbano indurre a prestare maggiore attenzione a questi temi, il cui esame, spesso e volentieri, viene inserito nell'ordine del giorno dell'Assemblea tra un provvedimento importante ed un altro. Ritengo infatti che, nonostante tale trattamento, essi rivestano invece una particolare valenza e rappresentino un aspetto particolarmente rilevante in ordine al ruolo del nostro paese sia all'interno dell'Unione europea, sia nell'ambito dei rapporti, bilaterali o multilaterali, che intercorrono con i numerosi paesi con i quali realizziamo operazioni di scambio e di cooperazione culturale.
Affermo ciò perché condivido la considerazione svolta dall'onorevole Spini riguardo al fatto che oggi, alla fine del 2005, ci troviamo a ratificare Accordi stipulati nel 1999: infatti, anche se hanno avuto uno sviluppo nel 2002 e nel 2003, si tratta comunque di trattati che risalgono, ormai, a quasi tre anni fa. Non so se ciò testimoni disattenzione, tuttavia credo che dia l'idea di una scarsa capacità di seguire gli eventi nell'ambito dei rapporti tra diversi paesi.
Non a caso, signor Presidente, vorrei fare riferimento al parere espresso dalla V Commissione permanente della Camera dei deputati (Bilancio, tesoro e programmazione) sul provvedimento in esame. Detta Commissione, infatti, ha espresso, sì, un parere favorevole, ma con alcune condizioni volte a garantire il rispetto dell'articolo 81, quarto comma, della Costituzione; in altri termini, si tratta di una condizione che riguarda le imputazioni di spesa e la copertura finanziaria.
Infatti, signor Presidente, se esaminiamo l'articolo 3 del disegno di legge in esame, possiamo constatare come, per quanto concerne la copertura finanziaria, il Governo abbia dovuto soddisfare l'esigenza di modificare le annualità nelle quali prevedere la copertura finanziaria del presente provvedimento. Ciò perché, ovviamente, tale articolo faceva riferimento ad anni passati, dal momento che, come ho affermato precedentemente, l'Accordo è stato firmato negli anni 2002 e 2003. Naturalmente, è stato necessario rimodulare nel triennio 2005-2007, anziché in quello 2004-2006, le necessarie coperture finanziarie.
Affermo ciò, signor Presidente, perché se consideriamo esclusivamente la copertura finanziaria e le cifre relative ad un rapporto bilaterale, è sicuramente facile correggere dei numeri. È vero che, con i bilanci e le finanziarie che da anni ci propina questo Governo, la parola «facile» è un po' un eufemismo, tuttavia, chi sa leggere i provvedimenti può facilmente comprendere i cambiamenti avvenuti.
Signor Presidente, se invece si prendono in considerazione i temi di fondo alla base di questi provvedimenti, è più difficile capire quale sia stato - se vi è stato - un mutamento anche nel merito delle questioni che affrontiamo.
Signor Presidente, non voglio utilizzare altro tempo, anche perché credo che avremo modo di soffermarci a lungo su questi provvedimenti.

PRESIDENTE. Onorevole Giachetti, non so quanto a lungo: dipenderà dalle intenzioni degli oratori e dai limiti imposti dal regolamento...
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cima. Ne ha facoltà.


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LAURA CIMA. Signor Presidente, vogliamo anche noi intervenire e dare il nostro contributo all'esame del disegno di legge di ratifica dell'Accordo con il Governo hascemita di Giordania. Riteniamo che, in questo momento, anche a seguito dell'attentato terroristico che ha subito proprio la Giordania, sia importantissimo che finalmente un Accordo - che, peraltro, era stato fatto ad Amman nel 1999, ossia tempo fa, ancora sotto il Governo di centrosinistra, seppur integrato da scambio di Note integrative nel 2002 e nel 2003 - venga ratificato dal nostro Parlamento. Ciò anche quale segno di privilegio per i nostri rapporti culturali, scientifici e tecnologici con la Giordania.
Ovviamente, noi Verdi siamo assolutamente favorevoli ad ogni tipo di accordo che verta nei campi culturali - quale quello in discussione, relativo all'università - ed anche nella ricerca scientifica e tecnologica, nelle arti e nell'informazione.
È importante potenziare rapporti e accordi del nostro paese con governi-chiave, quale quello della Giordania, che garantiscono un equilibrio e che riescono a mantenere una posizione - difficile - di moderazione. Sappiamo, infatti che molti cittadini giordani - come ad esempio, la stessa regina - sono di origine palestinese e, pertanto, sono molto attenti alle scelte compiute dal nostro paese, che nel periodo del Governo Berlusconi ha tradito l'attenzione che l'Italia ha sempre avuto, in politica estera, con i governi arabi.
In questo momento sembra che, con la scelta di Sharon di uscire dal partito del Likud e fondare una nuova formazione politica che favorisca il processo di pace in Israele ed in Palestina, si apra un'interessante fase, in cui il nostro Governo dovrebbe svolgere un ruolo molto importante. Chiaramente ciò dovrebbe avvenire nel quadro della citata capacità politica che mi auguro si ritrovi quanto prima possibile, seguendo con attenzione questi eventi, aiutando il riavvio del processo di pace, della road-map ed arrestando una situazione di tensione intollerabile, di guerra, di distruzioni e di terrorismo, che dura, di fatto, da quando è stato imposto lo stato di Israele «a tavolino», dopo la seconda guerra mondiale.
Noi riteniamo che intrattenere approfonditi rapporti culturali, scientifici e tecnologici con i paesi arabi - e non stipulare trattati, quali quelli che abbiamo visto proporre in altre occasioni, sugli armamenti e sugli scambi militari - rappresenti la via migliore per fare in modo che anche il processo di pace...

PRESIDENTE. Concluda, onorevole Cima.

LAURA CIMA. Concludo, signor Presidente.
Dicevo che inttrattenere rapporti culturali con i paesi arabi rappresenta la via migliore per far sì che anche il processo di pace vada avanti nel martoriato Medio Oriente. Se non sarà risolta la questione palestinese, infatti, non sarà possibile la pacificazione di nessun'altra area del Medio Oriente (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Verdi-l'Unione).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 394
Maggioranza 198
Hanno votato
394).

Prendo atto che gli onorevoli Perrotta e Santori non sono riusciti ad esprimere il proprio voto.
Passiamo all'esame dell'articolo 3 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (vedi l'allegato A - A.C. 5336 sezione 4).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il presidente della III Commissione ad esprimere il parere della Commissione.


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GUSTAVO SELVA, Presidente della III Commissione. Signor Presidente, la Commissione esprime parere favorevole sull'emendamento 3.1, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del regolamento.

PRESIDENTE. Il Governo?

GIAMPAOLO BETTAMIO, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Signor Presidente, il Governo concorda.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.1, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis del regolamento, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 408
Maggioranza 205
Hanno votato
408).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3, nel testo emendato.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 395
Maggioranza 198
Hanno votato
395).

Passiamo all'esame dell'articolo 4 (vedi l'allegato A - A.C. 5336 sezione 5), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 237
Maggioranza 119
Hanno votato
237.

Sono in missione 83 deputati).

Prendo atto che l'onorevole Baldi avrebbe voluto esprimere un voto favorevole.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 5336)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto sul complesso del provvedimento.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mattarella. Ne ha facoltà.

SERGIO MATTARELLA. Signor Presidente, il gruppo della Margherita, Democrazia e Libertà, esprimerà un voto favorevole sul provvedimento in esame, che autorizza la ratifica dell'Accordo con il Governo del Regno di Giordania, perché ne condividiamo gli scopi ed il contenuto.
Questo accordo tra Giordania ed Italia attiene all'ambito della collaborazione culturale in settori importanti, dall'educazione alla ricerca, dal patrimonio culturale alla gioventù, con un'ampia gamma di formule, di iniziative e di ipotesi di collaborazione.
L'Accordo intende sviluppare, favorire e promuovere i rapporti tra associazioni, fondazioni ed enti culturali italiani e giordani; promuovere le attività culturali comuni e le attività di carattere artistico tra i due paesi; promuovere mostre, attività editoriali, scambi di artisti ed intende promuovere la ricerca comune e, in generale, la ricerca scientifica in chiave di cooperazione fra i due paesi. In particolare, tale Accordo si riferisce alla collaborazione in materia archeologica e di restauro, ma concerne anche altri settori importanti per la vita civile dei due


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paesi: ad esempio, le scienze matematiche, le strutture e l'organizzazione sanitaria. Si tratta di iniziative d'interscambio culturale, di una collaborazione ad ampio raggio di grande rilievo.
Nell'ambito della collaborazione tra Italia e Giordania che l'Accordo intende promuovere, sottolineo quanto previsto dall'articolo 12, in ordine alla lotta comune che i due paesi intendono svolgere contro ogni forma di razzismo ed intolleranza. È rilevante avere inserito tale argomento nell'intesa in questione, perché in questo momento storico tale intendimento collaborativo è particolarmente importante. La Giordania è stata colpita di recente da attentati terroristici, e ciò dimostra che il mondo islamico è vittima anch'esso del terrorismo internazionale e che vi è un'esigenza di collaborazione - e non di contrapposizione - tra paesi che hanno culture diverse, in cui si professano diverse religioni e in cui si hanno diverse forme di storia e di condizioni.
Questa collaborazione è ciò che l'intesa promuove e per questo la sosteniamo. Si tratta di capire, signor Presidente, onorevoli colleghi, che questo Accordo è volto - e per questo va appoggiato - a promuovere una collaborazione tra culture, confessioni religiose e paesi che hanno posizioni culturali e convinzioni diverse. Questo strumento può sviluppare efficacemente la cooperazione internazionale e contrastare il terrorismo internazionale: una collaborazione tra paesi appartenenti a mondi diversi ma che possono collaborare utilmente, con pieno rispetto e reciproca convenienza e convinzione.
Si tratta di capire che è un errore quello che a volte viene evocato, ossia lo scontro di civiltà. È un errore immaginare di poter brandire le differenze per approfondire i solchi che esse possono provocare, se brandite in maniera dura, come scontro e contrapposizione.
È un errore ancor più grave brandire, come elemento di differenza, ad esempio, una confessione religiosa o una religione, quale quella cristiana, per sua natura universale; al riguardo, va ricordato che questo vuol dire «cattolica»: universale, non confinata a qualche parte del mondo, a qualche Stato o popolo.
Si tratta di capire che, al contrario, la collaborazione e il rispetto vicendevole significano poter sviluppare insieme un comune impegno per perseguire i valori di tolleranza, di pace, di cooperazione internazionale. Questo fa crescere insieme, elimina le contrapposizioni e rende più forti, in sede internazionale, collaborazione, pace e senso di comune appartenenza al genere umano (Applausi dei deputati del gruppo della Margherita, DL-L'Ulivo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Spini. Ne ha facoltà.

VALDO SPINI. Vorrei esprimere poche considerazioni per motivare il nostro voto favorevole.
Siamo stati collaborativi rispetto all'idea di dedicare una sessione specifica all'esame dei disegni di legge di ratifica, ma questa non basterà. Purtroppo, saranno necessarie altre sessioni per esaurire gli atti di ratifica all'esame della Camera. Ciò è dovuto anche al fatto che vogliamo misurarci su di esse dando un contributo positivo e senza considerarle come atti burocratici.
Per quanto riguarda la ratifica in oggetto, credo che essa debba legarsi ad un vero rilancio della partnership euro-mediterranea. Al riguardo, speriamo che da Barcellona emergano dei risultati veramente importanti. In questa partnership, la Giordania può essere davvero significativa, perché si tratta di un paese arabo confinante con Israele, che ha cercato di giocare un ruolo positivo per la risoluzione del problema israelo-palestinese.
La situazione verrà a maturazione l'anno prossimo, perché a gennaio si terranno le elezioni in Palestina e a marzo quelle in Israele. In queste elezioni parallele maturerà - oppure no - la possibilità di fare del ritiro da Gaza un vero passo in avanti nella Road map. So che - lo vorrei sottolineare - da parte del partito laburista israeliano guidato da Perez e del


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partito del presidente dell'unità palestinese si potrebbero predisporre parti di programma comuni, in vista di queste elezioni, seppur diverse. Ciò sarebbe di grande rilievo.
Accolgo con favore anche il fatto che la Giordania ha attivamente contribuito al successo della riunione della Lega araba di ieri, della quale oggi si può leggere sui giornali il comunicato congiunto, che sembra, almeno teoricamente, aver messo miracolosamente d'accordo i gruppi sciiti, i sunniti, i curdi e i cristiani in Iraq. Sono tutte questioni rispetto alle quali la Giordania cerca di avere sempre un atteggiamento positivo.
Per queste ragioni, molto volentieri esprimeremo un voto favorevole su questa ratifica, proprio perché per noi essa costituisce un tassello di una più generale politica seria e sincera di approccio nei confronti della soluzione del problema mediorientale.
Se la Camera dei deputati ogni tanto parla di politica estera, onorevole Rizzi, non fa male alla salute. Credo che, se ogni tanto si parla della politica estera dell'Italia, ciò fa ancora più bene alla salute. Visto che, grazie al cielo, non si parla di politica estera della Padania, l'onorevole Rizzi ci sopporterà se abbiamo svolto questa breve dichiarazione per motivare il nostro voto favorevole.

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto sul complesso del provvedimento.

(Coordinamento formale - A.C. 5336)

PRESIDENTE. Prima di passare alla votazione finale, chiedo che la Presidenza sia autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
Se non vi sono obiezioni, rimane così stabilito.
(Così rimane stabilito).

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 5336)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di ratifica n. 5336, di cui si è testé concluso l'esame.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Ratifica ed esecuzione dell'Accordo fra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo del Regno hascemita di Giordania di cooperazione culturale, scientifica e tecnologica, fatto ad Amman il 23 settembre 1999, con annesso Scambio di Note integrativo, effettuato ad Amman il 12 novembre 2002 ed il 4 febbraio 2003) (5336):

(Presenti e votanti 406
Maggioranza 204
Hanno votato
404
Hanno votato
no 2).

Seguito della discussione del disegno di legge: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di cooperazione culturale e scientifica tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica del Guatemala, fatto a Roma il 27 ottobre 2003 (A.C. 5518) (ore 16,45).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di cooperazione culturale e scientifica tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica del Guatemala, fatto a Roma il 27 ottobre 2003.
Ricordo che nella seduta di ieri si è conclusa la discussione sulle linee generali.

(Esame degli articoli - A.C. 5518)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge di ratifica.


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Passiamo all'esame dell'articolo 1 (vedi l'allegato A - A.C. 5518 sezione 1), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bottino. Ne ha facoltà

ANGELO BOTTINO. Signor Presidente, esprimo l'orientamento favorevole del mio gruppo su tutti i disegni di legge di ratifica concernenti accordi di cooperazione culturale, scientifica e tecnologica iscritti all'ordine del giorno. La nostra Nazione e l'Unione europea - anche attraverso la ratifica dell'Accordo con la Repubblica del Guatemala - hanno sempre posto un'attenzione particolare al Centro America, sia sotto l'aspetto politico sia sotto quello commerciale. Diversi sono stati i progetti intrapresi, che riguardano la cooperazione finanziaria, tecnica ed economica, l'ambiente, la lotta alla povertà e alla droga.
È importante ratificare accordi e intervenire il più velocemente possibile per consentire una pronta definizione di tali progetti. C'è una certa preoccupazione per il troppo tempo trascorso per ratificare l'Accordo e per alcuni suoi limiti, soprattutto a livello finanziario, ma è importante comunque procedere per avviare queste relazioni, rilevanti sia per quanto riguarda l'aspetto culturale, sia per ciò che concerne le nostre imprese, anche nella prospettiva di attivare associazioni comuni. Si tratta di elementi importanti per il miglioramento della vita civile di questo paese, che ha vissuto anni poco felici, violenti e di indebolimento sociale.
Ora, grazie a questa intesa sarà promossa al più presto una collaborazione culturale e scientifica, che porterà a migliorare i sistemi di difesa e della sicurezza, promuovendo solidarietà e rispetto. Credo che questi accordi fra Stati debbano impegnarci tutti ad attivarli al più presto, per fare in modo che il nostro lavoro possa dare il risultato positivo di rafforzare il sistema di cooperazione e di aiutare a mantenere la pace e la difesa dei diritti civili, soprattutto in quei paesi che necessitano di tali aiuti.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Spini. Ne ha facoltà.

VALDO SPINI. Vorrei informare i colleghi, ai quali fosse per caso sfuggito, che oggi l'Herald Tribune dedica mezza pagina alla scoperta degli archivi segreti della Polizia guatemalteca; pare si tratti di 75 milioni di pagine, che documentano rapimenti, omicidi, rapimenti di bambini e quant'altro. Qualcuno commenta che lo stesso fatto che non siano stati distrutti dimostri un senso di impunità estremamente pericoloso. L'Accordo al nostro esame vorrebbe appunto contribuire a quella normalizzazione e a quella pacificazione, iniziata nel 1996, dopo 36 anni di guerra civile; a dire il vero, si potrebbe anche tornare più indietro, perché forse ricorderete che il Guatemala fu il primo paese ad essere investito da operazioni coperte della CIA; vi fu allora la guerra tra Jacobo Arbenz e Carlos Castillo Armas, ma non voglio ritornare troppo indietro.
Rilevo soltanto che l'Accordo in esame vorrebbe dare una mano, culturalmente parlando, ad una normalizzazione che metta fine a 36 anni di guerra civile, e - se sono vere le notizie che ci dà oggi, con un'ampia fotografia, l'Herald Tribune -, che guerra civile! Si tratta di situazioni del tipo di quelle verificatesi, per esempio, in Argentina, dove vi sono stati rapimenti, mancato rispetto di diritti umani ed operazioni coperte.
Va dunque benissimo l'Accordo - del resto, esso è stato stipulato addirittura nel 1999, seppure con delle integrazioni negli anni 2002 e 2003 (si tratta dunque di un Accordo piuttosto antico) -, ma purché vi sia l'attenzione ai fatti emersi oggi, cioè purché l'Accordo rispetti veramente i diritti umani (e non si tratti soltanto di dichiarazioni di copertura), purché vi sia, in sostanza, un reale processo di riconduzione nella normale dialettica politica di chi si è sentito in dovere di insorgere e purché vi sia una normalizzazione nell'ambito dei diritti politici e democratici veramente significativa.


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Il Guatemala è un paese importante per l'Italia: su questo non c'è dubbio, anche perché esso è la sede degli organismi di cooperazione del Centro America; molti organismi internazionali fra vari paesi del Centro America hanno sede proprio in Guatemala. Dunque, tale paese è veramente molto importante. L'augurio che mi sento di formulare è che sia finita un'epoca e che la dura e crudele guerra civile sia veramente al termine. In questo senso, auspico che il nostro apporto culturale, scientifico e tecnologico possa servire per una crescita civile e democratica di questo paese, al servizio del rispetto dei diritti umani anche nel Centro America e in America latina.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 382
Maggioranza 192
Hanno votato
382).

Prendo atto che gli onorevoli Buontempo, Perrotta e Santori non sono riusciti ad esprimere il proprio voto.
Passiamo all'esame dell'articolo 2 (vedi l'allegato A - A.C. 5518 sezione 2), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Giachetti. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, colgo l'occasione per esprimere alcune valutazioni, che non mutano la posizione del nostro gruppo riguardo al voto finale ed al voto sui singoli articoli di queste ratifiche, ma che certamente è necessario esprimere, proprio perché, come dicevo all'inizio, stiamo trattando questioni importanti, anche per il ruolo che il nostro paese deve avere come leader nei rapporti culturali con tanti altri paesi che affidano al rapporto con l'Italia il miglioramento della propria qualità in alcuni settori.
Stiamo discutendo, signor Presidente, del disegno di legge di ratifica ed esecuzione dell'Accordo di cooperazione culturale e scientifica tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica del Guatemala, fatto a Roma il 27 ottobre 2003. Conosciamo bene la storia - lo hanno ricordato i colleghi che mi hanno preceduto - che è all'origine della necessità di un Accordo del genere.
Signor Presidente, anche in questa occasione, vorrei entrare nel merito della questione, in particolare dell'articolo 2 al nostro esame, sul quale la nostra posizione è favorevole, anche se vi sono alcune questioni che vorrei sottoporre alla sua attenzione, a quella del Governo e dei colleghi perché, a mio avviso, rappresentano delle stonature in un possibile accordo.
Alcune problematiche potevano essere espresse - non è una critica, per carità, è una constatazione - in modo diverso. Infatti, all'articolo 2 si afferma che, allo scopo di migliorare la collaborazione tra le istituzioni accademiche dei rispettivi paesi, viene previsto lo scambio di docenti e ricercatori, nonché la realizzazione di ricerche congiunte; fin qui non c'è problema. La frase successiva è, invece, un po' contorta e sembra più uno scioglilingua, perché si afferma, per gli scambi suddetti, il principio secondo il quale le spese di viaggio sono a carico della parte inviante e quelle di soggiorno sono sostenute dal paese ricevente.
Seguire il filo del discorso non è propriamente semplice. Entrando nel merito, con riferimento agli impegni, alle spese previste, vorrei sottolineare che tutti i fondi previsti per questo Accordo sono imputati al Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca che, come sappiamo, è già sufficientemente tartassato. Pertanto, anche se è stato affermato che si tratta di un accordo culturale (è il tema fondante), mi domando se non sia predominante,


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per quanto riguarda l'imputazione dei fondi, il fatto che si tratta di un rapporto bilaterale tra i paesi; ciò implicherebbe l'imputazione di tali fondi al Ministero degli affari esteri piuttosto che a quello dell'istruzione, dell'università e della ricerca.
Vorrei, inoltre, segnalare altre questioni particolari. Si dice, infatti, che una parte di questi interventi servono per intensificare la cooperazione tra le istituzioni universitarie dei rispettivi paesi e si prevede di finanziare specifici accordi di cooperazione universitaria, il cui onere relativo viene quantificato in 15.494 euro.
Se si entra nel dettaglio con l'indicazione di cifre precise, mi piacerebbe sapere a grandi linee di che cosa stiamo parlando. Che cosa sono gli accordi di cooperazione universitaria? Come mai viene prevista questa cifra? È così specifica che potrebbe presupporre che vi è già qualcosa di concreto e non una voce generica...
Anche quando si parla di sostegno alle istituzioni scolastiche per la realizzazione di corsi e seminari di formazione per gli insegnanti locali di italiano, sarebbe opportuno sapere quanti insegnanti sono e per quante ore questi insegnanti devono esercitare la loro professione. È chiaro che se si prevede una cifra di duemila euro per una cosa del genere, sembra più una presa in giro che non un fatto concreto!
Inoltre, ciò che più risalta è il dato relativo all'organizzazione di convegni per la diffusione della lingua italiana.
Per quanto riguarda la relativa spesa, sono previste due voci diverse: un contributo ad istituzioni universitarie guatemalteche per la costituzione di due cattedre di lingua italiana (in particolare, è prevista una cifra di 30.990 euro, quindi circa 15.495 euro l'una), mentre per una sola cattedra di livello più basso (non riguarda l'università, ma la scuola secondaria) si prevede la cifra di 18.075 euro. È un po' strano che per due cattedre di livello superiore si spenda meno di quanto si spende per una di livello inferiore.
Si tratta di aspetti che sarebbe utile conoscere nel momento in cui si procede alla ratifica di tali accordi.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 383
Votanti 382
Astenuti 1
Maggioranza 192
Hanno votato
381
Hanno votato
no 1).

Prendo atto che l'onorevole Zanella non è riuscita a votare ed avrebbe voluto esprimere voto favorevole.
Passiamo all'esame dell'articolo 3 (vedi l'allegato A - A.C. 5518 sezione 3), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 396
Maggioranza 199
Hanno votato
395
Hanno votato
no 1).

Prendo atto che l'onorevole Zanella non è riuscita a votare ed avrebbe voluto esprimere voto favorevole.
Passiamo all'esame dell'articolo 4 (vedi l'allegato A - A.C. 5518 sezione 4), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4.
(Segue la votazione).


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Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 404
Maggioranza 203
Hanno votato
404).

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 5518)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto sul complesso del provvedimento.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mattarella. Ne ha facoltà.

SERGIO MATTARELLA. Signor Presidente, come indica la relazione che ha accompagnato la presentazione alla Camera di questo disegno di legge di autorizzazione alla ratifica dell'Accordo con il Guatemala, quest'ultimo si propone di incoraggiare la fase di pacificazione che - come poc'anzi ha ricordato il collega Spini - è attualmente in corso in quel paese.
Si tratta di una fase importante che ha chiuso un lungo periodo di sanguinosi contrasti e che ha visto impegnata la comunità internazionale a richiamare continuamente il Governo del Guatemala ad attuare interamente gli accordi di pace intercorsi tra le varie aree di quel paese; ciò al fine di creare - come è stato scritto - un nuovo Guatemala, uno Stato di diritto su base multietnica, pluriculturale e multilingue.
Si tratta di un impegno importante al quale il nostro paese deve collaborare e lo fa proprio con questo accordo.

PRESIDENTE. Onorevole Mattarella, il suo gruppo ha terminato il tempo a disposizione con riferimento al disegno di legge di ratifica in esame, pertanto la invito a concludere.

SERGIO MATTARELLA. Concludo subito, signor Presidente.
L'Accordo è finalizzato a sostenere questa fase di consolidamento democratico e intende farlo con gli argomenti e gli strumenti migliori. Stavo per dire con le armi migliori... Ma non è con le armi che si consolida la democrazia: ciò può avvenire solo con altri strumenti, vale a dire la cultura e la cooperazione. Strumenti che questo accordo intende realizzare anche con il concorso del nostro paese (Applausi dei deputati del gruppo della Margherita, DL-L'Ulivo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ranieri. Ne ha facoltà.

UMBERTO RANIERI. Signor Presidente, il nostro gruppo esprimerà un voto favorevole sulla ratifica dell'Accordo di cooperazione culturale e scientifica tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica del Guatemala.
È un Accordo che consideriamo particolarmente significativo ed importante, in quanto viene stipulato da parte del Governo della Repubblica italiana con un paese, la Repubblica del Guatemala, che faticosamente cerca di mettere alle proprie spalle le conseguenze di una drammatica vicenda, quella della guerra civile, che lo ha insanguinato per decine di anni. Una guerra che ha accresciuto non solo le sofferenze e i lutti di quel popolo, ma anche le difficoltà economiche, aggravandone i livelli di povertà e di miseria.
Pertanto, è necessario che - così come la comunità internazionale ha in più occasioni sostenuto - forte sia l'impegno, anche sul piano bilaterale con un paese come l'Italia, per sostenere la ripresa della Repubblica del Guatemala.
In particolare, questo Accordo renderà possibile uno sviluppo della cooperazione nel campo culturale e scientifico.
Siamo particolarmente interessati al consolidamento e allo sviluppo delle relazioni sul piano universitario e riteniamo, per quanto riguarda la cooperazione scientifica, che vi sia la possibilità di contribuire al consolidamento delle attività di studio e di ricerca in Guatemala nel


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settore agrario, al fine di contribuire, anche da questo punto di vista, al potenziamento di un pilastro dell'economia di quel paese. Con questi intendimenti e sulla base delle considerazioni che ho esposto, annuncio il voto favorevole del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo sul disegno di legge in esame (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Landi di Chiavenna. Ne ha facoltà.

GIAN PAOLO LANDI di CHIAVENNA. Signor Presidente, dal 1996 il Guatemala si è avviato sulla strada della piena e legittima democratizzazione. Si sono susseguiti governi espressione del libero voto della popolazione guatemalteca, dal Presidente Arzù al Presidente di centrosinistra Portillo, fino al Presidente liberale Berger. Si tratta di un paese che, come è stato ricordato, faticosamente si è affrancato da molti anni di guerra intestina, di lotte civili, di guerriglia e di pagine oscure che hanno coinvolto altre nazioni, non solo gli Stati Uniti ma anche altre repubbliche dell'America latina che hanno sostenuto e finanziato la guerriglia interna, spaccando e lacerando il tessuto sociale, economico e culturale guatemalteco.
L'Italia ha sostenuto e sostiene il Governo e il processo di democratizzazione del paese. Abbiamo riaperto l'Istituto di cultura, abbiamo trasferito in Guatemala, come è stato ricordato, molte attività della cooperazione allo sviluppo e della cooperazione internazionale, sosteniamo pienamente l'azione del Parlamento centroamericano, che ha sede a Città del Guatemala. Molto si deve ancora fare per completare un percorso di totale sviluppo, progresso e benessere, e non può che far piacere a chi ha conosciuto in prima persona l'esperienza e la vita del Guatemala prendere atto che anche il centrosinistra si è convinto della necessità di contribuire allo sviluppo di questo paese. Infatti, nella scorsa legislatura, con un documento di indirizzo presentato dall'allora parlamentare Ersilia Salvato, erano state interrotte, per volontà del centrosinistra, tutte le azioni di cooperazione internazionale tra l'Italia e il Guatemala. Tali relazioni sono state riattivate grazie alla forte volontà ed all'iniziativa di alcuni parlamentari del centrodestra, fra cui chi vi parla, ed implementate da iniziative istituzionali e di natura privata, anche al fine di aiutare numerose comunità religiose e di contribuire a progetti di sostegno per combattere la povertà, la fame e la carestia in alcune zone particolarmente povere.
Prendiamo dunque atto che anche il centrosinistra vota in modo convinto a favore del disegno di legge di ratifica dell'Accordo in esame, che riveste un ruolo importante nel settore scientifico, universitario e scolastico e rafforza dunque le relazioni culturali. Molto di più si può fare anche dal punto di vista delle relazioni economiche. Il Guatemala è un paese che si colloca al centro di un'economia importante e in via di sviluppo, nell'ambito del libero mercato del Nord e del Centro America, e può costituire un punto di riferimento importante per la nostra piccola e media impresa. Vi sono progetti di natura infrastrutturale che il Governo Berger intende sviluppare.
Il disegno di legge in esame costituisce dunque un tassello importante e testimonia la forte volontà da parte del Governo Berlusconi e del ministro degli affari esteri Fini di dare nuovo slancio ed impulso alle relazioni di carattere economico, sociale e culturale tra il nostro paese ed il Centro America, in particolare il Guatemala.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco...

LAURA CIMA. Signor Presidente, chiedo di parlare per dichiarazione di voto...

PRESIDENTE. Ne ha facoltà, onorevole Cima, ma si sapeva che eravamo nella fase delle dichiarazioni di voto finale...

LAURA CIMA. Ho chiesto la parola con molto anticipo e mi era stato fatto cenno che mi avevano visto.


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Presidente, vorrei dichiarare il voto favorevole del mio gruppo sulla ratifica di questo Accordo di cooperazione culturale e scientifica con un paese come il Guatemala, che ha un'altissima percentuale di popolazione indigena, martoriata sia da chi ha sostenuto le dittature in quell'area sia dalla guerriglia. Questa popolazione indigena è spesso senza terra e quindi vive in condizioni di estrema povertà. Forse, se gli accordi di pace ed il processo di democratizzazione iniziato nel 1996 creeranno un clima di stabilità, facendo cessare una drammatica repressione, la popolazione indigena potrà finalmente rialzare la testa e pensare a costruirsi un futuro.
Credo che il simbolo di tutto ciò sia il premio Nobel Rigoberta Menchu, che ha raccontato quanta violenza sia stata riversata sugli indigeni guatemaltechi.
Il nostro gruppo conferisce un significato particolare a questo Accordo e spera che la cooperazione culturale e scientifica serva anche a salvaguardare le culture degli indigeni e l'ambiente in cui essi hanno la possibilità di mantenerle per vivere in modo dignitoso, naturalmente se non verranno repressi, minacciati o depredati dei loro beni naturali. Noi riteniamo che l'Italia, con questa ratifica, debba porre una particolare attenzione alla salvaguardia della popolazione indigena che ha subito così tanta violenza in tutti questi anni di guerra civile.

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto sul complesso del provvedimento.

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 5518)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di ratifica n. 5518, di cui si è testé concluso l'esame.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di cooperazione culturale e scientifica tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica del Guatemala, fatto a Roma il 27 ottobre 2003 ) (5518):

(Presenti 412
Votanti 411
Astenuti 1
Maggioranza 206
Hanno votato
410
Hanno votato
no 1).

Seguito della discussione del disegno di legge: S. 3100 - Ratifica ed esecuzione dell'Accordo fra il Governo della Repubblica italiana ed il Consiglio dei Ministri di Serbia e Montenegro sulla cooperazione nel settore della difesa, fatto a Roma il 19 novembre 2003 (Approvato dal Senato) (A.C. 5591) (ore 17,13).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo fra il Governo della Repubblica italiana ed il Consiglio dei Ministri di Serbia e Montenegro sulla cooperazione nel settore della difesa, fatto a Roma il 19 novembre 2003.
Ricordo che nella seduta di ieri si è conclusa la discussione sulle linee generali.

(Esame degli articoli - A.C. 5591)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 (vedi l'allegato A - A.C. 5591 sezione 1), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
(Segue la votazione).


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Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 403
Votanti 397
Astenuti 6
Maggioranza 199
Hanno votato
395
Hanno votato
no 2).

Passiamo all'esame dell'articolo 2 (vedi l'allegato A - A.C. 5591 sezione 2), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 389
Votanti 376
Astenuti 13
Maggioranza 189
Hanno votato
374
Hanno votato
no 2).

Passiamo all'esame dell'articolo 3 (vedi l'allegato A - A.C. 5591 sezione 3), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 414
Votanti 398
Astenuti 16
Maggioranza 200
Hanno votato
398).

Passiamo all'esame dell'articolo 4 (vedi l'allegato A - A.C. 5591 sezione 4), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 414
Votanti 287
Astenuti 127
Maggioranza 144
Hanno votato
286
Hanno votato
no 1).

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 5591)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto sul complesso del provvedimento.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mattarella. Ne ha facoltà.

SERGIO MATTARELLA. Questo Accordo con la Serbia-Montenegro, verte su un settore diverso rispetto a quelli oggetto degli Accordi sinora esaminati, giacchè attiene ad una collaborazione in tema di difesa e di commercio degli armamenti. Si tratta di un argomento diverso che va quindi valutato con la stessa attenzione ma, naturalmente, con considerazioni che si differenziano.
L'Accordo si inserisce in un complesso di accordi che il Governo ha presentato alle Camere nei mesi scorsi, che hanno avuto ad oggetto collaborazioni con diversi paesi nel settore della difesa e in quello del commercio degli armamenti. Di questi accordi, ricordo quelli con il Kuwait, l'Algeria, Gibuti, la Giordania, l'India, Israele e la Mauritania. A tutti questi accordi ci siamo opposti non perché siamo contrari alle collaborazioni nel settore della difesa -


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al contrario, riteniamo che anche in quel campo la cooperazione internazionale sia importante perché costruisce un tessuto collaborativo che contribuisce a difendere la pace e la collaborazione tra i paesi - ma perché in quegli accordi, non in quello in esame con la Serbia-Montenegro, vi era una clausola, a nostro avviso, illegittima (si tratta, a mio avviso, di un dato incontestabile), perché equiparava quegli accordi ad una clausola, prevista dalla legge 9 luglio 1990, n. 185, in materia di commercio degli armamenti, volta a prevedere che, in base ad apposite intese intergovernative, si possa applicare ad alcuni paesi, in alcuni casi, per alcune concrete trattative commerciali in tema di armamenti, il trattamento privilegiato e preferenziale riservato ai paesi della NATO e dell'Unione europea. Negli accordi prima ricordati, che il Governo ha presentato in questa Camera così come nell'altra per la ratifica, è previsto che gli stessi costituiscano di per sé apposita intesa intergovernativa ai sensi dell'articolo 9 della legge n. 185 del 1990. Ciò vuol dire che non sulle concrete contrattazioni, sulle concrete questioni, sui concreti accordi di scambio, ma in astratto, in via generale e per sempre, con quel dato paese si applicheranno normalmente le procedure preferenziali che si applicano per i paesi facenti parte della NATO e dell'Unione europea.
A tale riguardo, ricordo che la legge n. 185 del 1990 prevede due procedure. Una riguarda in via normale tutti i paesi; si tratta di una procedura attenta, di maggiore verifica, di particolare attenzione, con tempi più lunghi e con maggiori cautele. Un'altra, più semplice, più snella, più agile, è riservata ai paesi che, come l'Italia, fanno parte dell'Unione europea o della NATO.
È inaccettabile, a nostro avviso, che si applichi ad altri paesi, in via generale e per sempre, lo stesso trattamento previsto per i paesi NATO e per quelli dell'Unione europea. Si tratterebbe di applicare procedure più snelle, con tempi più brevi, con minori controlli e, in teoria, anche con possibilità di minore documentazione sul commercio degli armamenti. Si tratta, a nostro avviso, di un aspetto inaccettabile. È a nostro giudizio un errore prevedere, come è stato deciso a suo tempo, che il Kuwait abbia, per l'Italia, lo stesso trattamento riservato agli Stati Uniti o che Gibuti abbia il medesimo trattamento riservato alla Gran Bretagna, o che la Mauritania, al momento retta da una giunta militare, abbia lo stesso trattamento riservato alla Francia. L'Accordo con la Mauritania, su nostra richiesta, è stato bloccato in Commissione: sarebbe stato davvero inconcepibile che un paese retto da una giunta militare si vedesse trattato dall'Italia con il privilegio riservato ai paesi della NATO e dell'Unione europea.
In generale, questa scelta del Governo è censurabile. Noi l'abbiamo censurata e la condanniamo perché svuota, in larga misura, la legge n. 185 del 1990 e anche perché abolisce, cancella, rimuove lo specifico del rapporto esistente tra l'Italia e i paesi della NATO e dell'Unione europea. Per questo motivo, ci siamo opposti a quelle ratifiche e a quegli accordi. Non tanto, quindi, perché siamo contrari alla collaborazione nel settore della difesa, quanto perché quella specifica clausola costituiva, rappresentava e rappresenta ancora oggi uno svuotamento della normativa sul controllo del commercio delle armi (la legge, più volte citata, n. 185 del 1990) e perché introduce, oltretutto, una parificazione, un'equiparazione, incomprensibile politicamente, ai paesi facenti parte della NATO e dell'Unione europea.
L'Accordo con la Serbia e Montenegro non contiene questa clausola. È l'unico di questo pacchetto di accordi che non la contiene: non è evocata nella relazione che accompagna il disegno di legge di ratifica presentato dal Governo e la struttura dell'Accordo e gli articoli 4 e 5 escludono che esso sia considerato come un'apposita intesa intergovernativa ai sensi dell'articolo 9 della legge n. 185 del 1990 e, come tale, privilegiato in termini di trattamenti e di procedure.
Quindi, c'è da chiedersi perché, per la Serbia, non vi sia il trattamento indebitamente, ingiustamente ed inopportunamente


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privilegiato che è stato previsto per altri paesi: come mi permettevo di ricordare ieri, in occasione della discussione sulle linee generali, si è voluto essere più cauti con la Serbia.
Tuttavia, in tema di commercio di armi, la cautela è necessaria sempre! Vi è, ed è possibile e giustificato, un rapporto preferenziale, una procedura preferenziale più agile e più veloce con i paesi della NATO e dell'Unione europea ma non con altri paesi, come, invece, pure è stato previsto. Nell'Accordo in esame non figura una norma, una clausola preferenziale, che lo renderebbe illegittimo.
Pur non avendo, quindi, motivo per opporci, non riteniamo di votare a favore, perché con l'astensione - che dichiaro a nome del mio gruppo - intendiamo esprimere la nostra contrarietà alla politica che il Governo sta complessivamente seguendo nel settore, concludendo questi accordi e prevedendo, in tema di difesa e di commercio di armamenti, trattamenti ingiustamente agili, leggeri e meno controllati con paesi che non fanno parte né dell'Unione europea né della NATO.
Nel caso in esame, come ho già detto, la clausola non c'è e, quindi, non ci opponiamo, ma con l'astensione intendiamo contestare la politica che il Governo sta seguendo nel settore con altri paesi (Applausi dei deputati del gruppo della Margherita, DL-L'Ulivo e dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Spini. Ne ha facoltà.

VALDO SPINI. Signor Presidente, la mia dichiarazione di voto sarà breve perché l'onorevole Mattarella ha già chiarito la posizione dell'opposizione al riguardo.
Desidero soltanto sottolineare con chiarezza un punto. Noi abbiamo condotto una battaglia concreta e coerente contro il tentativo di stravolgere la legge n. 185 del 1990 mediante una serie di accordi bilaterali (che l'onorevole Mattarella ha or ora ricordato). Sia chiaro, quindi, che la nostra astensione esprime un richiamo al Governo su questo punto per la politica da esso seguita.
Non vi è, invece, alcuna ombra, nel nostro atteggiamento, nei confronti del Governo o del popolo di Serbia e Montenegro; anzi, auspichiamo che l'accordo di cooperazione in esame possa essere utile a quel programma di normalizzazione che potrà portare tutti i Balcani, un giorno, all'interno dell'Unione europea.
Quindi, il nostro voto ha radici del tutto nazionali e non riguarda assolutamente il nostro atteggiamento ed il nostro rapporto con quel Governo e con quel popolo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cima. Ne ha facoltà.

LAURA CIMA. Signor Presidente, annunzio anche l'astensione dei Verdi sul disegno di legge di ratifica in esame, per le motivazioni ampiamente illustrate dall'onorevole Mattarella.
In questa legislatura, abbiamo condotto una battaglia su tutti i disegni di legge di ratifica che prevedevano una procedura più veloce - come quella prevista per i paesi della NATO e dell'Unione europea -, una clausola che permetteva di bypassare l'articolo 9 della legge n. 185 del 1990, che noi riteniamo, invece, una grande conquista del nostro ordinamento. Nel caso in esame, però, una clausola siffatta non è prevista.
Alle ragioni già addotte dall'onorevole Mattarella per spiegare perché non votiamo contro (come abbiamo fatto in occasione dell'esame di tutti i disegni di legge di ratifica che, bypassando la legge n. 185 del 1990, sostanzialmente non la rispettavano), ma ci asteniamo - quindi, non esprimeremo un voto favorevole -, si affianca la grande preoccupazione dei Verdi per la situazione dei Balcani, terra in cui perdurano tuttora grandi tensioni. D'altro canto, i Balcani sono teatro di un traffico non sufficientemente controllato di armi e di altre attività illecite alle quali si dedica la criminalità organizzata.


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La nostra speranza è che, con il nostro voto di astensione, l'Accordo in esame serva non a potenziare i rischi collegati alla presenza di armamenti (che potrebbero causare un'esplosione delle tensioni ancora esistenti e della repressione delle minoranze), ma a pacificare ulteriormente la regione e a risolvere l'incapacità, finora non superata, a dialogare e a realizzare una seria integrazione interetnica.
Quindi, attraverso una posizione di astensione, insieme a tutti i deputati dell'opposizione, esprimiamo la speranza che, anche grazie ad una politica più accorta da parte del nostro Governo, si vada rapidamente verso un'integrazione europea dei Balcani, della Serbia e del Montenegro, come di altre nazioni che stanno procedendo verso l'integrazione europea.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Landi di Chiavenna. Ne ha facoltà.

GIAN PAOLO LANDI di CHIAVENNA. Signor Presidente, con il collega Mattarella ho discusso lungamente sulla questione relativa all'articolo 9 della legge n. 185 del 1990; continueremo a farlo sia in Commissione sia in aula, quando porteremo all'attenzione di questa assise altri disegni di legge di ratifica.
Vorrei aggiungere (mi riservo di trattare approfonditamente tale questione in sede di esame dei disegni di legge di ratifica che prevedono una norma particolare nel Protocollo di intesa) che, al di là del caso di specie riguardante l'Accordo bilaterale con la Serbia, da parte del Governo - e, quindi, della maggioranza che lo sostiene - non vi è alcuna violazione dell'articolo 9 della legge n. 185.
Il Governo e la maggioranza sono assolutamente rispettosi di questa norma importante e nelle sedi competenti discuteremo sulle obiezioni che ha sollevato il collega Mattarella. Ma ciò che voglio puntualizzare è che non vi è alcuna diversa valutazione sulla corretta applicazione dell'articolo 9 della legge n. 185.

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto sul complesso del provvedimento.

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 5591)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di ratifica n. 5591, di cui si è testé concluso l'esame.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(S. 3100 - Ratifica ed esecuzione dell'Accordo fra il Governo della Repubblica italiana ed il Consiglio dei Ministri di Serbia e Montenegro sulla cooperazione nel settore della difesa, fatto a Roma il 19 novembre 2003 (Approvato dal Senato) (A.C. 5591):

(Presenti 417
Votanti 219
Astenuti 198
Maggioranza 110
Hanno votato
218
Hanno votato
no 1).

Prendo atto che l'onorevole Brusco non è riuscito a votare.

Seguito della discussione del disegno di legge: S. 3168 - Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di cooperazione culturale, scientifica e tecnologica fra la Repubblica italiana e la Grande Giamahiria araba libica popolare socialista, fatto a Tripoli il 5 giugno 2003 (Approvato dal Senato) (A.C. 5860) (ore 17,30).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato: Ratifica ed


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esecuzione dell'Accordo di cooperazione culturale, scientifica e tecnologica fra la Repubblica italiana e la Grande Giamahiria araba libica popolare socialista, fatto a Tripoli il 5 giugno 2003.
Ricordo che nella seduta di ieri si è conclusa la discussione sulle linee generali.

(Esame degli articoli - A.C. 5860)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge di ratifica.
Passiamo all'esame dell'articolo 1 (vedi l'allegato A - A.C. 5860 sezione 1), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Frigato. Ne ha facoltà.

GABRIELE FRIGATO. Signor Presidente, intervengo a nome del gruppo della Margherita sulla ratifica ed esecuzione dell'Accordo di cooperazione culturale, scientifica e tecnologica fra la Repubblica italiana e la Grande Giamahiria araba libica popolare socialista.
Si tratta di un Accordo sui temi di natura culturale, scientifica e tecnologica, che - come dicevamo poco fa - ci trovano particolarmente attenti e consenzienti rispetto ai contenuti, alle prospettive e agli obiettivi che si indicano e si aprono.
Colleghi, vorrei richiamare, per titoli, gli elementi che costituiscono questo Accordo: si parla di cultura, di arte, di istituzioni culturali, di editoria, di archivi e biblioteche, della conservazione del patrimonio culturale, di progetti di natura archeologica, della proprietà intellettuale, di istruzione scolastica, di borse di studio. Si cerca di proporre iniziative che mettano insieme la nostra specificità storica con quella di un popolo diverso, appunto quello libico.
Vorrei leggere molto brevemente l'articolo 2 dell'Accordo di cooperazione al nostro esame, dove si dice che «Le parti contraenti si adopereranno per sviluppare la cooperazione nei settori della musica, delle arti visive, dell'architettura, del teatro, del cinema e dell'artigianato attraverso lo scambio di artisti e di missioni culturali e la reciproca partecipazione a festival, a rassegne cinematografiche e altre manifestazioni di rilievo rappresentative del patrimonio artistico e culturale di ciascuno dei due Paesi».
Mi sembra, colleghi, che tale articolo bene affermi l'importanza che tutti insieme conferiamo al valore dell'incontro tra le diversità, a quello dell'integrazione tra culture diverse, al confronto, che davvero intendiamo approfondire, tra le specificità della nostra cultura e quella libica in questo caso, elementi che producono una vivacità e una ricchezza che ci fanno parlare e tendere a quella sintesi virtuosa che riteniamo importante obiettivo di tutta l'azione di cooperazione internazionale.
Nel momento in cui mi permetto di sottolineare positivamente quegli elementi e valori dell'azione della politica di cooperazione internazionale, non posso non sottolineare come da altissime e autorevoli istituzioni del nostro paese siano arrivate nelle settimane scorse parole che suggeriscono che vi è qualcosa da rivedere insieme. Infatti, nelle scorse settimane, da parte della seconda carica dello Stato, il Presidente Pera, si è parlato con un certo disprezzo del «meticciato»: mi chiedo, colleghi, se quello che ci avviamo a fare, in riferimento a questi accordi internazionali, non sia, nella sostanza, la ricerca di quegli elementi positivi che certamente possono creare sintesi virtuose tra la nostra storia e quella di altri, tra la nostra cultura e quella di altri, tra la specificità italiana e quella del popolo libico.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PUBLIO FIORI (ore 17,35)

GABRIELE FRIGATO. Come gruppo della Margherita, siamo certamente favorevoli alla ratifica dell'Accordo in questione e ai contenuti di tale intesa e ci auguriamo che con rapidità se ne possa dare una traduzione concreta; riteniamo anche, però, che talune esternazioni particolarmente sprezzanti non debbano avere luogo né essere pronunciate sia da


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chi abbia poca responsabilità pubblica sia, tantomeno, da chi ricopra incarichi particolarmente significativi e importanti (Applausi dei deputati del gruppo della Margherita, DL-L'Ulivo e dei Democratici di sinistra-L'Ulivo - Commenti del deputato Rizzi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Spini. Ne ha facoltà.

VALDO SPINI. Signor Presidente, onorevole colleghi, la Libia rappresenta forse l'unico successo della strategia americana contro il terrorismo, nel senso che si è trattato dell'unico paese che ha messo a disposizione la sua collaborazione dopo l'11 settembre rispetto a quel tipo di iniziativa. Non vi è dubbio che ciò sottolinea, e anche invoglia, da parte nostra, la ratifica dell'Accordo in oggetto, che ha una radice italiana specifica: la lingua italiana è infatti ancora piuttosto parlata e usata in Libia. Si tratta dunque di un accordo di cooperazione culturale utile.
Non so se posso chiedere al sottosegretario la cortesia di un ragguaglio sulla situazione dei crediti vantati dalle imprese italiane verso la Libia. Vorrei ricordare che, secondo le informazioni da me possedute, tempo fa la Libia aveva formulato una specie di proposta ultimativa, offrendo una parte della cifra dovuta (dico questo perché in Commissione abbiamo votato tutti insieme - e l'onorevole Landi di Chiavenna, con cui dialoghiamo, se lo ricorderà - un documento che invitava il Governo a vigilare su questo punto), la quale offerta una tantum però lasciava scoperta ancora una buona parte di quei crediti.
Quindi, senza che ciò condizioni il nostro voto sull'Accordo - voto che rimane comunque favorevole -, tuttavia, vorremmo sapere se il Governo sia in possesso dei dati e degli elementi per poterci appunto ragguagliare sugli sviluppi di questa vicenda. Infatti, come è noto, per molte imprese italiane si è trattato davvero di un duro colpo; quindi, il nostro auspicio è che il clima generale possa portare anche a risolvere tale problema.
In conclusione, dichiaro il voto favorevole del mio gruppo sull'articolo 1.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Landi di Chiavenna. Ne ha facoltà.

GIAN PAOLO LANDI di CHIAVENNA. Signor Presidente, molto brevemente - l'abbiamo già dichiarato e lo ribadiamo - vorrei dire che noi condividiamo pienamente la finalità di questo provvedimento perché va nella direzione di creare sempre più forti sinergie, collaborazioni e rapporti con la Libia e, in genere, con tutti i paesi che si affacciano sul bacino del Mediterraneo. Non voglio ripetere altre considerazioni già svolte dai colleghi; sono senz'altro provvedimenti utili ed importanti.
Però, è giusto continuare a sottolineare che, comunque, la comunità italiana vanta ancora forti crediti e che esistono contenziosi con la Libia; il nostro Governo ha già più volte assicurato e continua ad assicurare che ha fortemente presente l'interesse della nostra collettività. Quest'ultima, dopo essere stata molto utile allo sviluppo dell'economia di quel paese negli anni passati, è stata, poi, brutalmente estromessa a causa delle logiche di rapporti ed equilibri interni che le hanno, purtroppo, arrecato gravissimi danni.
Non posso non ricordare come, nonostante tutti gli sforzi compiuti dall'Italia per tornare a mantenere un rapporto utile ed importante con la Libia, continuiamo, in materia di immigrazione, ad assistere, da parte della Libia stessa, ad una forte pressione migratoria che parte dalle proprie coste e che determina non pochi problemi per la salvaguardia e la sicurezza del nostro territorio e delle nostre acque.
Quindi, certamente vi è uno stimolo forte attraverso questo accordo di cooperazione scientifico-culturale; evidentemente, però, rivolgiamo un invito ed una sollecitazione al nostro Governo perché utilizzi tutti gli strumenti diplomatici per salvaguardare gli interessi economici dei nostri connazionali che hanno investito nel passato e sono stati letteralmente


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«buttati fuori» da questo paese senza avere alcun tipo di riconoscimento, né materiale né morale.
Rivolgiamo, altresì, una sollecitazione altrettanto importante a che il nostro Governo continui, pur nell'ambito degli accordi bilaterali, a stimolare l'attenzione del Governo libico sul problema dell'immigrazione; non possiamo consentire, evidentemente, che dalle coste libiche continuino a partire imbarcazioni con immigrati clandestini che poi, chiaramente, determinano, per il nostro paese, gravi problemi di sicurezza e difficoltà relative alle politiche di espulsione che dobbiamo ovviamente seguire in quanto si tratta di persone che entrano in Italia senza un regolare permesso di soggiorno.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 402
Maggioranza 202
Hanno votato
399
Hanno votato
no 3).

Passiamo all'esame dell'articolo 2 (vedi l'allegato A - A.C. 5860 sezione 2), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 410
Maggioranza 206
Hanno votato
410).

Passiamo all'esame dell'articolo 3 (vedi l'allegato A - A.C. 5860 sezione 3), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 414
Votanti 413
Astenuti 1
Maggioranza 207
Hanno votato
412
Hanno votato
no 1).

Passiamo all'esame dell'articolo 4 (vedi l'allegato A - A.C. 5860 sezione 4), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 414
Maggioranza 208
Hanno votato
413
Hanno votato
no 1).

Prendo atto che l'onorevole Ricciotti non è riuscito ad esprimere il proprio voto.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 5860)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto sul complesso del provvedimento.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Giovanni Bianchi. Ne ha facoltà.


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GIOVANNI BIANCHI. Signor Presidente, intervengo per annunciare il voto favorevole del gruppo della Margherita, a partire dalle considerazioni svolte in questa Assemblea e a partire, aggiungerei, da quella molto franca - da me condivisa - del presidente Selva, il quale dichiarava che, in questa fase, le relazioni italo-libiche non attraversano esattamente uno dei climi più favorevoli. In effetti, il rapporto con la Libia è un rapporto a corrente alternata, di stop and go, a volte con qualche stop di troppo.
Mi richiamo alle considerazioni svolte dai colleghi Spini e Landi di Chiavenna, poiché occorre considerare la base «strutturale» di tali rapporti, vale a dire i crediti che numerose imprese italiane vantano ancora nei confronti della Libia, nonché la dolorosa vicenda, storicamente rilevante, dei molti italiani nati in Libia ed impossibilitati a ritornare su quel suolo. Non mancano, dunque, le ragioni di attenzione verso tale questione che, da tempo, affaticano la nostra politica.
Vorrei tuttavia osservare che, in questa fase, sta emergendo un'ulteriore caratterizzazione di questi rapporti: mi riferisco alla lotta al terrorismo. Gheddafi, su tale questione, ha infatti compiuto una virata, anche perché ha sentito più volte molto prossima la presenza, ostile nei suoi confronti, dei «fratelli musulmani». Pertanto, il suo collocarsi all'interno del fronte della lotta al terrorismo diventa strategico non soltanto a causa della zona nella quale la stessa Libia insiste, ma anche per le ragioni che ne motivano l'atteggiamento all'interno del mondo islamico, e direi anche per l'assunzione di una responsabilità e di una visione specifica dell'Africa in quanto tale.
Sono queste le ragioni, sia strutturali sia geopolitiche, che rendono importante il Trattato in esame, il quale, peraltro, prevede una serie di accordi in ordine a ciò che un vecchio vocabolario definirebbe una vicenda di sovrastruttura. Non a caso, infatti, una serie di articoli dell'Accordo di cooperazione culturale e scientifica e tecnologica prevede l'instaurazione di rapporti che pongono al centro l'istruzione. Mi riferisco, ad esempio, alla concessione di borse di studio universitarie anche per lo studio della lingua italiana, con tutto ciò che esso significa, in ordine ai problemi anche storici precedentemente richiamati, rispetto ai rapporti con questo paese.
Vorrei aggiungere, inoltre, che sono previsti provvedimenti per facilitare l'attività delle istituzioni scolastiche, da una parte e dall'altra, nonché per realizzare sia programmi di formazione professionale, sia progetti di formazione individuale. È contemplato, inoltre, lo svolgimento di un'attività di collaborazione scientifica e tecnologica, che dovrà essere effettuata attraverso scambi di informazioni e progetti prevalentemente nei settori della medicina, dell'agricoltura, dell'ambiente, delle biotecnologie, dell'informatica e delle telecomunicazioni.
Vi è, insomma, uno spettro di accordi che testimoniano l'importanza, per alcuni versi fondamentale, del rapporto con questo partner così vicino e, per alcuni versi, così difficile.

PRESIDENTE. Onorevole Giovanni Bianchi, concluda!

GIOVANNI BIANCHI. Ebbene, si tratta di ragioni che indicano come i rapporti relativi all'istruzione smettono di essere solo una sovrastruttura. È questo uno dei motivi per i quali il mio gruppo voterà a favore della ratifica dell'Accordo in esame.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ranieri. Ne ha facoltà.

UMBERTO RANIERI. Signor Presidente, dichiaro che il mio gruppo esprimerà voto favorevole alla ratifica dell'Accordo di cooperazione culturale, scientifica e tecnologica fra la Repubblica italiana e la Libia.
Credo non sfugga ad alcuno il fatto che all'approvazione del disegno di legge di ratifica in esame, che ritengo troverà il consenso dell'intera Assemblea, si giunga - ed è questa la ragione principale del nostro voto favorevole - in una fase in cui


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sono intervenute alcune novità di particolare significato e valore, nella condotta delle autorità libiche, in ordine a questioni di fondo che caratterizzano il nostro tempo.
In particolare, sottolineo la disponibilità esplicita delle autorità libiche a contrastare l'invadenza e l'aggressività del fenomeno terrorista ed a collocare, quindi, la Libia in un campo di impegno contro la minaccia rappresentata dal terrorismo stesso.
Credo che tutti debbano apprezzare la circostanza che una realtà importante e significativa quale la Libia scelga di impedire che il fenomeno del terrorismo si diffonda ulteriormente e coinvolga anche un'area significativa quale, appunto, quella libica.
Vi sono anche altre ragioni che ci inducono a preannunziare un voto favorevole sul provvedimento in esame, rintracciabili nei comportamenti e negli orientamenti delle autorità libiche per quanto concerne il contrasto al traffico di esseri umani e all'immigrazione clandestina nei paesi del Mediterraneo. Sono stati assunti, anche con il Governo italiano, impegni da parte delle autorità libiche ad adottare un'iniziativa mirata a scongiurare il pericolo che dalle coste libiche possano moltiplicarsi i viaggi e le traversate di immigrati clandestini. Certo, su tale terreno non sempre vi è un comportamento del tutto coerente con gli impegni assunti dalle autorità libiche. Anche per tale motivo, vogliamo rivolgere a tali autorità una richiesta affinché sia possibile una maggiore vigilanza su tale terreno. Tuttavia, è importante che vi sia stata una dichiarazione di disponibilità in merito.
Noi siamo quindi convinti che anche la ratifica di un Accordo stipulato alcuni anni fa e che riguarda materie quali quelle culturali, scientifiche e tecnologiche, una ratifica sulla quale si riscontra una convergenza unanime da parte del Parlamento italiano, sia un fatto significativo che va nella direzione di un incoraggiamento alle autorità libiche, che vogliamo apprezzare nella loro condotta e nella loro politica, a procedere lungo la strada segnata dalle innovazioni (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto sul complesso del provvedimento.

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 5860)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di ratifica n. 5860, di cui si è testé concluso l'esame.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(S. 3168 Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di cooperazione culturale, scientifica e tecnologica fra la Repubblica italiana e la Grande Giamahiria araba libica popolare socialista, fatto a Tripoli il 5 giugno 2003) (Approvato dal Senato) (5860):

(Presenti e votanti 408
Maggioranza 205
Hanno votato
405
Hanno votato
no 3).

Seguito della discussione del disegno di legge: S. 3169 - Ratifica ed esecuzione dell'Accordo fra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica di Cipro sulla cooperazione nella lotta alla criminalità organizzata ed altre forme di criminalità, fatto a Nicosia il 28 giugno 2002 (Approvato dal Senato) (A.C. 5861) (ore 17,48).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato: Ratifica ed


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esecuzione dell'Accordo fra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica di Cipro sulla cooperazione nella lotta alla criminalità organizzata ed altre forme di criminalità, fatto a Nicosia il 28 giugno 2002.
Ricordo che nella seduta di ieri si è conclusa la discussione sulle linee generali.

(Esame degli articoli - A.C. 5861)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge di ratifica.
Passiamo all'esame dell'articolo 1 (vedi l'allegato A - A.C. 5861 sezione 1), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Spini. Ne ha facoltà.

VALDO SPINI. Signor Presidente, ci si domanda perché si è fermi dal giugno 2002 su questa ratifica. Infatti, i colleghi che conoscono questi argomenti sanno molto bene che l'Accordo in questione è importante, perché Cipro, situata così vicino al Medio Oriente, effettivamente ha molto bisogno di una cooperazione nell'ambito della lotta alla criminalità.
Vi sono fenomeni importanti, che vanno fronteggiati e contrastati. Da parte nostra, non vi è che l'incoraggiamento e, semmai, la sorpresa di aver aspettato più di tre anni.
Immagino che questo Accordo riguardi solo la parte greca dell'isola e non quella turca. Ciò ci porta a dire che l'Italia deve portare avanti e moltiplicare i suoi sforzi per una riunificazione dell'isola. Vi sono torti e ragioni da ambedue le parti. Ricordo, ad esempio, che sull'Accordo predisposto dal Segretario generale delle Nazioni Unite la comunità turca aveva risposto positivamente, e fu la comunità greca ad affossarlo. Forse, non è stato saggio proporre la ratifica di questo Accordo dopo che la comunità greca già sapeva che sarebbe comunque entrata a far parte dell'Unione europea anche da sola. Forse, tatticamente sarebbe stato più utile commisurare le cose.
È certamente vero che è stato chiesto giustamente alla Turchia, nel momento in cui sono iniziate le trattative fra la stessa Turchia e l'Unione europea, di rispettare quanto deciso in sede doganale tra Unione europea e Repubblica greca di Cipro.
Con la Commissione affari esteri e comunitari abbiamo visitato quel paese, che è forse l'unico «muro di Berlino» esistente. Questa divisione è indubbiamente artificiale: dall'una parte e dall'altra si ricordano momenti difficili e stragi di popolazioni. Credo che, nel momento in cui variamo tale Accordo, si debba incoraggiare il Governo italiano, nell'ambito dell'Unione europea, a procedere sulla strada assolutamente necessitata di una riunificazione reale dell'isola. Anche questo credo possa servire ad una più efficiente cooperazione nella lotta alla criminalità organizzata.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Giachetti. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, intervengo sul provvedimento in esame che - come è stato ricordato - riguarda una materia particolarmente delicata e di particolare rilevanza: la cooperazione tra la Repubblica di Cipro e la Repubblica italiana per quanto riguarda la lotta alla criminalità organizzata ed altre forme di criminalità. Questo Accordo è stato sottoscritto il 28 giugno 2002. Signor Presidente, anche in questo caso sono trascorsi tre anni!
A tal proposito, si potrebbe riproporre qualche considerazione svolta precedentemente riguardo alla necessità (è un auspicio per il futuro ed un invito rivolto al Governo) che si possa procedere con maggiore speditezza e rapidità alla ratifica ed alla formalizzazione di tali accordi bilaterali. Ciò vale soprattutto quando si trattano materie così delicate e quando, nel giro di tre anni, dal 2002 al 2005, molti aspetti e questioni legate a un dato accordo bilaterale potrebbero aver subito dei mutamenti, sia nell'ambito dei singoli paesi, sia riguardo al rapporto di collaborazione


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esistente tra i due paesi. Potrebbero mutare, ad esempio, le condizioni e «la qualità organizzativa» delle organizzazioni criminali che, in forza di un accordo bilaterale, si intende in qualche modo combattere.
Signor Presidente, si ha la sensazione che, in ordine a materie di tale delicatezza, probabilmente sarebbe utile aggiornare anche gli interventi e le relazioni che si svolgono.
Peraltro, vi è una qualche preoccupazione (parlo a titolo personale, senza impegnare il mio gruppo), nel momento in cui si tocca il tema della lotta alla criminalità organizzata e si interseca in qualche modo (lo si evince direttamente in alcuni articoli del provvedimento e nel testo dell'Accordo) il tema della lotta al traffico degli stupefacenti.
Signor Presidente, ciò accade nel momento in cui viene riproposto all'ordine del giorno del dibattito politico il tema di un possibile intervento legislativo da parte del Governo riguardante la cosiddetta lotta alla droga, con provvedimenti che sono in qualche modo in linea anche con l'aspetto peggiore della legificazione di questo Governo su tante altre questioni.
Non le nascondo che in qualche modo sono preoccupato. Infatti, non vorrei che negli accordi bilaterali che si concludono nell'ambito di un più ampio ragionamento riguardante la lotta alla criminalità organizzata - in questo caso con Cipro - si avesse la tentazione di inserire di soppiatto qualche norma che più difficilmente sarebbe possibile approvare nel nostro paese, proprio perché è evidente che il tessuto nel quale ricadrebbero determinati interventi e determinate norme tenderebbe - ne sono certo - a respingerle.
Allora - ho concluso, signor Presidente, poiché penso che mi rimangano solo pochi istanti - su questo, come su altri provvedimenti, il nostro gruppo esprimerà un voto favorevole, come lo stesso onorevole Mattarella ha ricordato ieri nel corso della discussione sulle linee generali.
Non c'è dubbio che, soprattutto su temi così delicati, la collaborazione con paesi con i quali è certamente indispensabile intensificare le relazioni nel campo della lotta al fenomeno della criminalità organizzata sia molto importante.
La raccomandazione che rivolgo nuovamente al Governo e a tutti noi è quella di cercare, magari per il futuro - non so quale sarà il futuro di questo Governo - di approvare le ratifiche degli accordi più velocemente, perché, a distanza di tre anni, davvero tante cose possono essere cambiate.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cima. Ne ha facoltà.

LAURA CIMA. Signor Presidente, vorrei dichiarare il voto favorevole del nostro gruppo sul disegno di legge di ratifica di questo Accordo con Cipro, che consideriamo di fondamentale importanza rispetto alla politica euro-mediterranea, che riteniamo debba essere perseguita prioritariamente dal nostro paese in Europa.
La criminalità organizzata che transita attraverso paesi euromediterranei è in crescita. Ciò determina una situazione di grave insicurezza. In particolare, il commercio della droga e quello clandestino di armi sono difficilmente controllabili se non si affrontano, anche a livello di accordi bilaterali come questo, i temi della produzione e del traffico di stupefacenti e della lotta al terrorismo complessivamente inteso.
Per quanto riguarda il terzo punto, relativo al contrasto all'immigrazione clandestina, ci auguriamo che ciò significhi che si troverà il modo di indirizzare l'immigrazione in senso razionale e che non si tratti semplicemente di uno spostamento del confine dello scontro un po' più in là rispetto alla nostra Lampedusa. Ci auguriamo che, anche sulla base di questo Accordo, il nostro paese si faccia parte attiva in Europa, tanto più con un paese di recente ingresso nell'Unione europea come Cipro. Infatti, è necessario che la politica di accoglienza degli immigrati che vengono a cercare lavoro da noi, di cui abbiamo bisogno, come risulta evidente da tutte le dichiarazioni dei datori di lavoro


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e degli imprenditori dei paesi europei, sia perseguita con maggiore severità rispetto a quella che prevede l'attuale legge Bossi-Fini, che ha creato in questi anni una situazione di tensione e di incapacità di gestione del problema veramente drammatica. Situazione che hanno vissuto in particolare i cittadini di Lampedusa - spesso con morti, episodi di disumanità totale, di repressione, di mancato riconoscimento dei diritti - e che si è verificata nel nostro paese.
Quindi, noi Verdi votiamo a favore, con la raccomandazione di lavorare per una politica euromediterranea di accoglienza, non di repressione e di chiusura totale delle frontiere, come di fatto leggi come quelle del nostro paese determinano, in particolare rispetto ad alcune popolazioni, nei confronti delle quali vengono disposte delle quote assolutamente ridicole ogni anno.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 397
Votanti 396
Astenuti 1
Maggioranza 199
Hanno votato
391
Hanno votato
no 5).

Passiamo all'esame dell'articolo 2 (vedi l'allegato A - A.C. 5861 sezione 2), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Giachetti.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, stiamo parlando della ratifica dell'accordo con la Federazione russa? Le ratifiche sono molte...

PRESIDENTE. No, onorevole Giachetti, lei sta anticipando i tempi. Stiamo esaminando la ratifica dell'Accordo con il Governo della Repubblica di Cipro.

ROBERTO GIACHETTI. Allora rinuncio ad intervenire, Presidente.

PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 390
Votanti 389
Astenuti 1
Maggioranza 195
Hanno votato
387
Hanno votato
no 2).

Passiamo all'esame dell'articolo 3 (vedi l'allegato A - A.C. 5861 sezione 3), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 396
Votanti 392
Astenuti 4
Maggioranza 197
Hanno votato
392).

Passiamo all'esame dell'articolo 4 (vedi l'allegato A - A.C. 5861 sezione 4), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4.
(Segue la votazione).


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Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 397
Votanti 394
Astenuti 3
Maggioranza 198
Hanno votato
394).

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 5861)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto sul complesso del provvedimento.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Giovanni Bianchi. Ne ha facoltà.

GIOVANNI BIANCHI. Signor Presidente, anche questo è un Accordo di grande importanza, da valutare tenendo presente il rapporto così difficile tra Grecia e Turchia, due nazioni diversamente interessate all'Europa, ma entrambe comunque interessate, con velocità diverse, con popolazioni stratificate in maniera differente anche dal punto di vista sociologico (si pensi, ad esempio, che in Turchia il 61 per cento della forza lavoro è occupata in agricoltura), con i diversi problemi che si sono materializzati, con l'uso della forza nel muro che attraversa Cipro (uno degli ultimi muri: consistente, tetragono, che ha segnato profondamente la vita dell'isola nel rapporto tra greco-ciprioti e gli uomini di Denktash, e non solo).
L'Europa ha sentito l'esigenza di fare i conti con questa difficoltà, mettendo in atto, analogamente a quello che avviene nei Balcani per la Bosnia Erzegovina, il tentativo di superarla andando oltre, aprendo ulteriormente questa finestra.
A partire da ciò, l'Accordo si muove essenzialmente in tre settori, che hanno un comune denominatore, quello della lotta a diverse forme di criminalità: lotta alla produzione e al traffico di stupefacenti, lotta al terrorismo e lotta e contrasto all'immigrazione clandestina. Non sfugge a nessuno come all'interno del Mediterraneo la posizione di Cipro sia già di per sé ed ancor più geopoliticamente strategica.
È dunque in questa direzione che l'Accordo muove, prevedendo lo scambio essenziale di informazioni, anche tramite l'Interpol. Quindi il contrasto alla clandestinità, la repressione e il contenimento del terrorismo e la lotta alle droghe si effettuano con tutto quanto può aiutare in questa direzione, cioè con l'organizzazione di seminari, con corsi di formazione specialistica e, più in generale, con informazioni e passaggio di know how, ma anche con la messa a disposizione dei porti ciprioti per le navi italiane impegnate nel pattugliamento in alto mare, nel quadro delle operazioni di controllo sia del traffico clandestino di uomini, sia del traffico degli stupefacenti. Si tratta quindi di uno scambio di informazioni essenziali, della creazione di basi essenziali e di una serie di forme di collaborazione operativa in mare per il controllo delle navi che cadono sotto sospetto.
Ebbene, non è senza significato il fatto che Cipro metterà uno dei propri porti a disposizione di navi italiane, militari o appartenenti alle Forze di polizia, in vista di un monitoraggio di tutto il Mediterraneo orientale. Questi sono il significato e la prospettiva dell'Accordo, che interviene su tutta una serie di aspetti di difficoltà, anche molto pericolosi. Tutto ciò giustifica il traguardo della ratifica di questo Accordo. Per tutte queste ragioni, dichiaro il voto favorevole del gruppo della Margherita.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ranieri. Ne ha facoltà.

UMBERTO RANIERI. Signor Presidente, desidero dichiarare il voto favorevole del mio gruppo sulla ratifica ed esecuzione dell'Accordo fra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica di Cipro. Vorrei sottolineare quanto sia importante che due Stati membri dell'Unione europea - Cipro è diventata membro dell'Unione europea


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solo un anno fa - e del Mediterraneo, decidano di giungere ad un'intesa, per potenziare la lotta alla criminalità organizzata e ad altre forme di criminalità. Ciò è importante, perché conosciamo quanto incomba sul Mediterraneo la minaccia del moltiplicarsi e del diffondersi di traffici illeciti e l'aggressività di una feroce criminalità, spesso protagonista nella vicenda mediterranea.
Cipro, per un complesso di ragioni ed anche per la sua collocazione geopolitica, ha accumulato nel corso degli anni una particolare esperienza nel contrasto alla criminalità.
È indispensabile, per un paese come l'Italia, consolidare la cooperazione con Cipro per rafforzare il contrasto ai traffici di droga, di armi e di esseri umani (è un traffico terribile), quindi all'immigrazione clandestina.
Ci auguriamo, tra l'altro, che Cipro possa risolvere il più rapidamente possibile, incoraggiato anche dal fatto di essere oggi uno Stato membro a pieno titolo dell'Unione europea, i problemi che ancora permangono al suo interno e che questo paese, a cui per tante ragioni l'Italia è legato, possa evolvere rapidamente verso la propria riunificazione, superando contrasti antichi che sono stati all'origine di sofferenze e di lutti per quella popolazione.

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto sul complesso del provvedimento.

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 5861)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di ratifica n. 5861, di cui si è testé concluso l'esame.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(S. 3169 - Ratifica ed esecuzione dell'Accordo fra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica di Cipro sulla cooperazione nella lotta alla criminalità organizzata ed altre forme di criminalità, fatto a Nicosia il 28 giugno 2002 (Approvato dal Senato) (5861):

(Presenti 408
Votanti 402
Astenuti 6
Maggioranza 202
Hanno votato
401
Hanno votato
no 1).

Seguito della discussione del disegno di legge: S. 3170 - Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di cooperazione culturale e scientifica tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Romania, fatto a Bucarest il 21 ottobre 2003 (Approvato dal Senato) (A.C. 5862) (ore 18,12).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di cooperazione culturale e scientifica tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Romania, fatto a Bucarest il 21 ottobre 2003.
Ricordo che nella seduta di ieri si è conclusa la discussione sulle linee generali.

(Esame degli articoli - A.C. 5862)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge di ratifica.
Passiamo all'esame dell'articolo 1 (vedi l'allegato A - A.C. 5862 sezione 1) al quale non sono state presentate proposte emendative.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Frigato. Ne ha facoltà.


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GABRIELE FRIGATO. Signor Presidente, anche a questo disegno di legge ratifica il gruppo della Margherita riserva una particolare attenzione e, pertanto, esprimerà voto favorevole.
Non voglio riprendere le riflessioni espresse da più colleghi in ordine all'importanza, alla bontà e al significato che assumono queste intese, questi rapporti tra Stati diversi proprio in riferimento alla collaborazione culturale e artistica che passa attraverso varie manifestazioni e che coinvolgono università, istituti di ricerca, scuole ed enti territoriali diversi.
Signor Presidente, voteremo questo disegno di legge di ratifica con particolare orgoglio, perché la Romania è tra i paesi che, tra pochi mesi, nel gennaio del 2007, entrerà a pieno titolo nell'ambito dell'Unione europea. È un passaggio importante che riteniamo di dover sottolineare proprio nel momento in cui ci accingiamo ad approvare tale disegno di legge di ratifica, dal momento che ci pare vada nel segno del dialogo e del valore della diplomazia tra i paesi e tra i popoli.
Vogliamo ricordarlo, anche in riferimento a quella data che, con molta solennità, è stata celebrata anche nel nostro paese dal Presidente del Consiglio in primis: mi riferisco alla caduta del muro di Berlino e alla cosiddetta festa della libertà (anche noi abbiamo gioito nel novembre del 1989).
Siamo particolarmente orgogliosi nell'approvare questo disegno di legge di ratifica con riferimento ad uno di quei paesi, perché nel processo che in questi anni l'Unione europea è riuscita a costruire ha visto allargarsi il valore della democrazia e della libertà in paesi che ancora non lo avevano conosciuto fino a quella data.
Questo allargamento, colleghi - lo vorrei sottolineare - si è reso possibile con gli strumenti della cultura e del dialogo, sottolineando il valore dell'incontro e dello scambio tra paesi, popoli e storie diverse.
Vorrei sottolineare - e spero di non urtare la sensibilità di nessuno - che questo passaggio ha costituito sostanzialmente l'esaltazione del valore del confronto, della diplomazia, della multilateralità, del valore che assegniamo sempre agli organismi di natura internazionale. Lo diciamo con riferimento a questa intesa e al percorso di costruzione e di allargamento democratico al quale abbiamo insieme contribuito nel vecchio continente, mentre non possiamo dirlo per altre circostanze.
Esprimendo con orgoglio un voto favorevole sul presente provvedimento, intendiamo evidenziare che, dal nostro punto di vista, in qualche occasione il nostro paese non è stato altrettanto attento al valore della multilateralità, della diplomazia e degli organismi internazionali.
Ci auguriamo che queste riflessioni possano servire a tutto il Parlamento affinché in altre occasioni si possa seguire la strada che l'Unione europea è riuscita a tracciare in maniera così precisa e così positiva per tante popolazioni (Applausi dei deputati del gruppo della Margherita, DL-L'Ulivo).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 391
Maggioranza 196
Hanno votato
390
Hanno votato
no 1).

Prendo atto che gli onorevoli Gastaldi e Cannella non sono riusciti ad esprimere il proprio voto.
Passiamo all'esame dell'articolo 2 (vedi l'allegato A - A.C. 5862 sezione 2), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ranieri. Ne ha facoltà.

UMBERTO RANIERI. Signor Presidente, intendo segnalare quanto sia significativo


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il fatto che si giunga oggi alla ratifica di questo Accordo tra la Repubblica italiana e quella rumena. La Romania è un paese verso il quale forte è la sintonia culturale e saldi sono i legami storici. Un paese nel quale, tra l'altro, operano migliaia di operatori economici italiani, che hanno contribuito ad innescare un processo di miglioramento delle condizioni generali dell'economia rumena e delle condizioni di vita dei lavoratori di quel paese.
Siamo alla vigilia della conclusione del lungo negoziato intercorso tra la Romania e l'Unione europea che, nel 2007, condurrà la Romania, insieme alla Bulgaria, a diventare a pieno titolo membri dell'Unione. Anche in tale prospettiva è dunque importante che si consolidino le relazioni culturali, la cooperazione scientifica tra l'Italia e la Romania.
Inoltre, vorrei sottolineare - perché spesso non viene ricordato - che l'ingresso della Romania nell'Unione è un fattore che contribuisce nei fatti alla stabilizzazione di un'area tra le più difficili dell'Europa: il sud-est dell'Europa, investito negli scorsi anni da tensioni e anche da contrasti e difficoltà nelle relazioni tra diverse etnie.
Il fatto che la Romania diventi un paese dell'Unione europea, il fatto che consolidi le sue relazioni culturali con l'Italia, è il segno che da Bucarest potrà derivare un contributo ulteriore alla stabilizzazione dell'Europa del sud-est (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 406
Votanti 402
Astenuti 4
Maggioranza 202
Hanno votato
401
Hanno votato
no 1).

Prendo atto che l'onorevole Cannella non è riuscito a votare.
Passiamo all'esame dell'articolo 3 (vedi l'allegato A - A.C. 5862 sezione 3), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 401
Votanti 399
Astenuti 2
Maggioranza 200
Hanno votato
399).

Prendo atto che gli onorevoli Giuseppe Gianni e Cannella non sono riusciti a votare.
Passiamo all'esame dell'articolo 4 (vedi l'allegato A - A.C. 5862 sezione 4), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 412
Votanti 409
Astenuti 3
Maggioranza 205
Hanno votato
408
Hanno votato
no 1).


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(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 5862)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto sul complesso del provvedimento.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Giovanni Bianchi. Ne ha facoltà.

GIOVANNI BIANCHI. Signor Presidente, portiamo a conclusione un iter che ha la sua sorgente prossima nell'Accordo sottoscritto a Bucarest dall'Italia e dalla Romania il 21 ottobre 2003. Anche in tal caso, il tema dell'Accordo è costituito dai settori della cultura e della scienza. Si tratta di un Accordo che fa seguito a quelli del 1964 e del 1967, e ciò evidenzia che, pur essendo allora la Romania nell'orbita dell'impero sovietico, le ragioni della storia, e non soltanto quelle, tenevano aperti un ponte e un vincolo fra il nostro paese e il popolo rumeno. A questo è succeduto addirittura un nuovo modello: numerose piccole e medie imprese del nostro nord-est hanno trovato quella che potrebbe essere definita un'area di elezione in Timisoara, creando non soltanto un tessuto produttivo, ma anche - il termine non è fuori luogo - un modello produttivo. Si è dunque sviluppata una serie di rapporti tra il nord-est e la Romania che hanno costituito un tessuto economico.
Da ciò emerge un fenomeno che il nostro paese per molti versi ha studiato in particolare nell'Italia centrale, vale a dire il rapporto esistente fra la storia e l'economia, tra le radici che vengono dall'etica di un paese e dalla sua cultura in generale e il modello produttivo. In questo senso, la Romania è cresciuta e i rapporti con il nostro paese si sono venuti incrementando.
L'Accordo culturale e scientifico in esame, che si propone di regolare unitariamente gli scambi tra i due paesi in maniera più funzionale, deriva dunque da questo lavoro comune e sinergico e da questa sorta di «partnership diffusa» tra Romania e Italia. Non a caso si prevede che la collaborazione si estenda alle diverse arti, dalla letteratura alle arti plastiche, dalla danza al cinema, e che si articoli in manifestazioni, organizzazione di incontri e nella reciproca traduzione di classici e di opere significative.
L'Accordo tiene insieme - ovviamente non in maniera diretta - uno sforzo produttivo e di riscatto, non soltanto delle persone ma anche, nella scena internazionale, dei rapporti culturali, che consentono di inserire tutto nell'ambito di un quadro, di dotarlo di senso, di dargli maggiore respiro e di dare così maggiore respiro anche ai rapporti fra il nostro paese e la Romania. Sono tutte buone ragioni, di contesto e di prospettiva, che fanno sì che il gruppo della Margherita, DL-L'Ulivo esprima con convinzione il proprio voto favorevole sul disegno di legge in esame.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Spini. Ne ha facoltà.

VALDO SPINI. Signor Presidente, mi associo alle considerazioni svolte dall'onorevole Giovanni Bianchi e mi limito ad aggiungere due osservazioni. In primo luogo, l'Accordo in esame ben accompagna una presenza di imprenditori italiani in Romania che si è fatta molto ampia e qualificata, e che ha interessato particolarmente il nord-est. Il secondo aspetto, che mi meraviglio non sia stato sottolineato da alcun esponente della maggioranza, è costituito dal fatto che in un contesto di prevalenza di lingua e cultura slava la Romania ha una radice, una tradizione e una cultura latina, e ciò facilita il rapporto culturale e linguistico. Anche per tale ragione, ritengo che l'Accordo in esame possa avere una «buona stella».

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto sul complesso del provvedimento.

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 5862)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.


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Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di ratifica n. 5862, di cui si è testé concluso l'esame.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(S. 3170 Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di cooperazione culturale e scientifica tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Romania, fatto a Bucarest il 21 ottobre 2003) (Approvato dal Senato) (5862):

(Presenti 394
Votanti 393
Astenuti 1
Maggioranza 197
Hanno votato
390
Hanno votato
no 3).

Seguito della discussione del disegno di legge: S. 3225 - Ratifica ed esecuzione dell'Accordo sulla collaborazione nel settore della cinematografia tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Federazione russa, con Protocollo, fatto a Roma il 28 novembre 2002 (Approvato dal Senato) (A.C. 5863) (ore 18,26).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo sulla collaborazione nel settore della cinematografia tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Federazione russa, con Protocollo, fatto a Roma il 28 novembre 2002.
Ricordo che nella seduta di ieri si è conclusa la discussione sulle linee generali.

(Esame degli articoli - A.C. 5863)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge di ratifica.
Passiamo all'esame dell'articolo 1 (vedi l'allegato A - A.C. 5863 sezione 1), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Giachetti. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, non mi dilungo sul fatto che anche questo Accordo è stato firmato nel 2002 e solo oggi sottoposto alla ratifica del Parlamento. Anche in questo caso vorrei stigmatizzare alcune anomalie che constato essere presenti nell'articolo 1 di questo Accordo. Si dice, tra l'altro, che un film è realizzato in conformità alle norme sulla produzione cinematografica vigenti nella Repubblica italiana e nella Federazione russa. Non è necessariamente detto che le norme vigenti nella Repubblica italiana non siano in conflitto con quelle che vigono nella Federazione russa. Sarebbe anche interessante capire, qualora sorgesse un conflitto, attraverso quale modo si dovrebbe risolvere il problema, perché a leggere queste righe si dà per scontato che questo non accadrà mai e, invece, io non credo che questo sia possibile prevederlo. Allo stesso modo, quando subito dopo si fa riferimento al produttore, si parla di una persona fisica o di una persona giuridica registrata secondo la procedura stabilita sul territorio di una delle parti che assume l'iniziativa e la responsabilità per il finanziamento e la produzione di un film, e si stabilisce che essa è titolare dei diritti per la sua distribuzione. Anche in questo caso, nelle norme che regolano questi rapporti rischia di determinarsi una disparità di trattamento, a seconda che questo incida nella legislazione del paese italiano ovvero in quella della Federazione russa. Nel momento in cui si prevede un Accordo con una serie di articoli che in modo dettagliato disciplinano alcune materie, sarebbe probabilmente utile comprendere cosa è previsto nel caso in cui vi sia conflitto tra le due normative.
Da ultimo vorrei fare riferimento all'articolo 11 dell'Accordo, laddove si dice


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che l'importazione, la distribuzione e la proiezione dei film italiani nella Federazione russa e dei film russi nella Repubblica italiana non saranno subordinati a nessuna restrizione, salvo quelle previste dalle legislazioni di ciascuno dei due paesi. Approfitto di questo, signor Presidente, per dirle che le restrizioni previste nel nostro territorio in base alla nostra legislazione sono molto diverse e di gran lunga inferiori alle restrizioni che sono previste nella Federazione russa. A proposito di ciò, pregando anche il Governo di farsene interprete, vorrei ribadire ciò che ho già sostenuto in una recente interrogazione a proposito di restrizioni e di ciò che accade nella Federazione russa: siamo molto preoccupati della sorte di Mikhail Khodorkovsky, passato alla ribalta dell'attenzione internazionale perché in prigione da 759 giorni con l'accusa di frode fiscale, insieme al suo socio Platon Lebedev, in prigione da 874 giorni, entrambi rinchiusi in Siberia. Da parecchio tempo non si hanno loro notizie.
Signor Presidente, ritengo che parlare di cultura e soprattutto di rapporti, in particolare con la Federazione russa, vista anche la particolare vicinanza tra il Presidente del Consiglio dei ministri italiano e il Presidente Russo, espressa anche di recente, rappresenti l'occasione, a prescindere dall'Accordo che ci accingiamo a ratificare, per avere qualche informazione in più a quel riguardo.
Ritengo doveroso da parte nostra, alla luce degli accordi bilaterali che si stipulano con determinati paesi, chiedere chiarezza sulle vicende che coinvolgono persone sulle quali da tanto tempo non si hanno più notizie.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 403
Votanti 401
Astenuti 2
Maggioranza 201
Hanno votato
400
Hanno votato
no 1).

Passiamo all'esame dell'articolo 2 (vedi l'allegato A - A.C. 5863 sezione 2), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 399
Maggioranza 200
Hanno votato
397
Hanno votato
no 2).

Passiamo all'esame dell'articolo 3 (vedi l'allegato A - A.C. 5863 sezione 3), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Spini. Ne ha facoltà.

VALDO SPINI. Signor Presidente, intervengo soltanto per far notare che, a fronte di una cinematografia sviluppata come sono quella russa e quella italiana, la spesa prevista per l'attuazione della presente legge è pari a circa 17 mila euro annui, ogni quattro anni, a decorrere dal 2007.
Non voglio scomodare Eisenstein o Samoilova in Quando volano le cicogne e quant'altro, ma con i 17.685 euro all'anno stanziati, vista la dimensione dei due paesi partner, l'Accordo in esame non mi pare sia finanziato molto. Comunque, stante la qualità delle due cinematografie, si tratta pur sempre di un


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Accordo da incoraggiare. Speriamo che nel futuro si possa fare di più.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 405
Maggioranza 203
Hanno votato
403
Hanno votato
no 2).

Passiamo all'esame dell'articolo 4 (vedi l'allegato A - A.C. 5863 sezione 4), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 404
Maggioranza 203
Hanno votato
403
Hanno votato
no 1).

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 5863)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto sul complesso del provvedimento.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Giovanni Bianchi. Ne ha facoltà.

GIOVANNI BIANCHI. Signor Presidente, ci sono due elementi che si incrociano su questo provvedimento. Da una parte, l'interesse delle due cinematografie: perfino il «fantozzismo» di cult presenta le immagini della cinematografia russa in alcune icone indimenticabili. Anche le nuove generazioni che non hanno apprezzato, come le altre, gli Esenin e così via, possono avere un'alfabetizzazione della grande cinematografia russa. E poi, come non riconoscere la grandezza della cinematografia italiana da Fellini ad Antonioni, per arrivare fino a Salvatores e alle ultime grandi presenze delle quali ovviamente andiamo orgogliosi! Non dimenticando, però, che nuovi attori si stanno presentando nel panorama cinematografico mondiale. Si pensi, ad esempio, alla Corea del sud e alle opere che tale paese va presentando. Quella di cui si discute è quindi una materia dedicata alle nuove muse, ma anche una materia in espansione e, per molti versi, incandescente, così vicina all'ethos: quante cose la cinematografia ci consegna!
Dall'altra, due legislazioni. Ho seguito allora con molta attenzione, in questa sede, il dibattito sulla legge relativa al cinema. Non conosco con altrettanta puntualità - lo ammetto senza vergogna - il tipo di legislazione russa in materia, ma ritengo che stipulare accordi nel settore della cinematografia sia estremamente importante. Nell'accordo vi è attenzione sia per il documentario sia per la fiction, ma anche per tutta una serie di osservazioni ed anche di vincoli (perché di questo si tratta) riguardanti forme e benefici della coproduzione.
Si prevede che i film dovranno essere realizzati in base a tutta una serie di criteri. Ad esempio, i produttori o coproduttori devono disporre di una buona organizzazione tecnica e finanziaria (le opere non devono restare sentieri interrotti). Inoltre, è conferita alle autorità competenti la facoltà di rendere nulla la loro decisione sul conferimento ad una coproduzione dello status di film nazionale.
Quindi, mi pare che vi sia un settore, quello della cinematografia, che tiene insieme la genialità, le forme dell'arte e - perché no? - le forme della produzione


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industriale. Indubbiamente, l'industria cinematografica è una delle più complesse: in essa operano carpentieri, esperti delle luci e tutta una serie di personaggi - di intello, direbbero i francesi - versati nella creazione dei canovacci, delle storyboard, e via dicendo.
Tutto questo dice dell'importanza dell'accordo in esame, che non è poca cosa, viste le tradizioni (ma anche le ultime produzioni) nel modo di accostarsi della Federazione russa, da una parte, e dell'Italia, dall'altra. Mettere regole e consentire supporti mi sembra persino una cosa sensata.
Ecco il perché del voto favorevole del nostro gruppo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Landi di Chiavenna. Ne ha facoltà.

GIAN PAOLO LANDI di CHIAVENNA. Signor Presidente, anche Alleanza nazionale voterà a favore del disegno di legge di ratifica in esame.
Come è già stato ricordato, il buon cinema è uno strumento di cultura: in una società globalizzata, anche la buona cinematografia può esportare valori. La coproduzione cinematografica può essere un volano importante per affermare e riaffermare valori fondamentali - di libertà e di educazione civile - e, quindi, anche per sviluppare relazioni, politiche ed interculturali, fra due popolazioni importanti, fra due culture fondamentali.
È stata ricordata l'importanza della produzione cinematografica italiana. Ricordiamo anche l'importanza della produzione cinematografica russa. Evidentemente, l'Accordo in esame, il cui contenuto è rilevante più dal punto di vista della collaborazione intellettuale che da quello della capacità di penetrazione economica nelle attività di coproduzione, è un passaggio importante che qualifica e rafforza le forti relazioni di amicizia esistenti tra il nostro paese e la Federazione russa.
Ovviamente, non possiamo che associarci all'appello lanciato dal collega Giachetti affinché sia fatta chiarezza su molti lati ancora oscuri, su alcuni aspetti importanti riguardanti la detenzione e la carcerazione di intellettuali e dissidenti.
Credo che il cinema - l'ho già detto, ma voglio ribadirlo - sia uno strumento capace di esportare cultura di pace, libertà ed affermazione dei diritti civili. La nostra è una grande società liberale: evidentemente, vogliamo che, attraverso la collaborazione di carattere cinematografico, i nostri valori, i valori di libertà su cui si fondano la democrazia e la Repubblica italiana, possano diventare patrimonio condiviso anche della Federazione russa.

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto sul complesso del provvedimento.

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 5863)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di ratifica n. 5863, di cui si è testé concluso l'esame.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(S. 3225 - Ratifica ed esecuzione dell'Accordo sulla collaborazione nel settore della cinematografia tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Federazione russa, con Protocollo, fatto a Roma il 28 novembre 2002) (Approvato dal Senato) (5863):

(Presenti 420
Votanti 416
Astenuti 4
Maggioranza 209
Hanno votato
416).


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Seguito della discussione del disegno di legge: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di collaborazione scientifica e tecnologica tra il Governo della Repubblica italiana ed il Consiglio federale svizzero, con Annesso, fatto a Berna il 14 maggio 2003 (A.C. 5888) (ore 18,40).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di collaborazione scientifica e tecnologica tra il Governo della Repubblica italiana ed il Consiglio federale svizzero, con Annesso, fatto a Berna il 14 maggio 2003.
Ricordo che nella seduta di ieri si è conclusa la discussione sulle linee generali.

(Esame degli articoli - A.C. 5888)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge di ratifica.
Passiamo all'esame dell'articolo 1, nel testo della Commissione (vedi l'allegato A - A.C. 5888 sezione 1), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Spini. Ne ha facoltà.

VALDO SPINI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, vorrei ricordare che l'Accordo in oggetto è stato già incoraggiato dalle autorità dei rispettivi paesi.
I due ministri dell'istruzione, Letizia Moratti e il consigliere federale dell'interno, Pascal Couchepin, che è anche responsabile per la scienza e la cultura, recentemente si sono incontrati a Roma per l'inaugurazione dell'Istituto svizzero di Roma (altra realizzazione molto positiva).
I ministri, alla luce della prossima entrata in vigore del nuovo Accordo di cooperazione (speriamo che, dopo di noi, anche il Senato proceda alla svelta), hanno concordato di creare gruppi di lavoro a livello tecnico incaricati di individuare i settori prioritari e le modalità attuative dei progetti comuni, a partire dalle intense attività di collaborazione tra le università ed i centri di ricerca. È noto, infatti, che questo Accordo avrà impatto soprattutto sulla ricerca scientifica.
Sono state altresì considerate le interessanti potenzialità di collaborazione in alcuni settori (cambiamento e rischi climatici, nuovi materiali elettronici, fotonica quantica, oncologia molecolare). Sarà, altresì, studiato il progetto di creazione di una università virtuale italo-svizzera mettendo in rete tutte le università italiane e svizzere che desiderino partecipare al progetto. Certamente, vi è anche un'area per le autonomie. È stato deciso che a questi gruppi di lavoro saranno chiamati a partecipare le aree di frontiera, in particolare le regioni Piemonte e Lombardia e Canton Ticino, anche per sviluppare il rapporto frontaliero.
Non posso che felicitarmi del fatto che a questo Accordo è stata data attuazione prima ancora della sua ratifica, alla quale procederemo questa sera. Speriamo che anche il Senato proceda presto. Sarà sicuramente un incoraggiamento.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 413
Votanti 410
Astenuti 3
Maggioranza 206
Hanno votato
409
Hanno votato
no 1).

Prendo atto che l'onorevole Giuseppe Gianni non è riuscito ad esprimere il proprio voto.
Passiamo all'esame dell'articolo 2 (vedi l'allegato A - A.C. 5888 sezione 2), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.


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Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 403
Votanti 401
Astenuti 2
Maggioranza 201
Hanno votato
400
Hanno votato
no 1).

Passiamo all'esame dell'articolo 3 (vedi l'allegato A - A.C. 5888 sezione 3), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 414
Votanti 413
Astenuti 1
Maggioranza 207
Hanno votato
413).

Passiamo all'esame dell'articolo 4 (vedi l'allegato A - A.C. 5888 sezione 4), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 419
Maggioranza 210
Hanno votato
418
Hanno votato
no 1).

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 5888)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto sul complesso del provvedimento.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Giovanni Bianchi. Ne ha facoltà.

GIOVANNI BIANCHI. Signor Presidente, anche in questo caso intervengo per dichiarare il voto favorevole del gruppo della Margherita, con un'osservazione soltanto apparentemente locale. L'Accordo in esame è stato firmato a Berna il 14 maggio 2003 e si propone di rafforzare la collaborazione con la Svizzera nei campi della ricerca fondamentale e tecnologica. Ho citato, non a caso, la città di Berna. Ricordo, infatti, che lungo la riva del Reno si trovano un polo chimico ed un'industria farmaceutica di tutto rispetto, due cose che pure avevano lasciato ben sperare anche nel nostro paese.
La chimica si vedeva riservata quasi una quota nella divisione del lavoro internazionale; invece, sono stati fatti grandi passi indietro verso la vanificazione.
Ben venga allora questo Accordo per ricollegare le macerie italiane ai possenti edifici della chimica e della farmaceutica svizzera, a partire (come deve essere in questo caso, anche al fine di evitare inutili subalternità e per viaggiare lungo la via non solo di minore resistenza ma anche più proficua) dagli accordi riguardanti la ricerca in un settore dove essa, se non è tutto, è evidentemente quasi tutto e, non a caso, ha bisogno di quei molteplici fondi che il sistema bancario svizzero è in grado di assicurare. Da qui dunque partono quegli strumenti attraverso i quali le parti realizzano la cooperazione scientifica attraverso lo scambio di informazioni e dati, l'elaborazione di progetti di ricerca e anche - lo sottolineo - l'allestimento di laboratori congiunti, lo scambio di ricercatori, le visite reciproche di delegazioni


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scientifiche, i corsi e i seminari ai quali partecipano gli esperti di entrambe le parti.
Sono questi gli elementi che mi sembrano più significativi, aggiungendovi la evidente necessità di tutelare la proprietà intellettuale eventualmente creata o trasferita nel corso della collaborazione scientifica e tecnologica tra Italia e Svizzera.
Non si deve peraltro tralasciare il problema dei brevetti, che si ricollega alla remuneratività degli investimenti.
Non vorrei dimenticassimo in questo caso (quasi si ragionasse ogni volta per compartimenti stagni non facendo sapere alla destra quello che fa la sinistra e viceversa), l'altro aspetto riguardante proprio il fatto che i brevetti rappresentano una delle tragedie nei paesi affetti da pandemìe in un continente come l'Africa dove l'AIDS (altrimenti detto SIDA) e anche la stessa malaria spesso si scontrano con gli alti costi dei medicinali, resi inaccessibili alle tasche delle popolazioni più povere.
Dunque, se da una parte vi è una coscienza «felice» per un accordo che ci aiuta ad uscire da qualche secca, dall'altra consentitemi di non dimenticare anche una coscienza «infelice» all'interno di una globalizzazione che rende più evidenti e persino insopportabili le distanze e le discriminazioni.
Ribadisco quindi il voto favorevole del mio gruppo sul presente provvedimento.

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto sul complesso del provvedimento.

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 5888)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di ratifica n. 5888, di cui si è testé concluso l'esame.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di collaborazione scientifica e tecnologica tra il Governo della Repubblica italiana ed il Consiglio federale svizzero, con Annesso, fatto a Berna il 14 maggio 2003) (5888):

(Presenti 416
Votanti 415
Astenuti 1
Maggioranza 208
Hanno votato
414
Hanno votato
no 1).

Prendo atto che l'onorevole Mereu non è riuscito a votare e che avrebbe voluto esprimere voto favorevole.
Ricordo che per le 19 è previsto l'esame di una questione pregiudiziale riferita al disegno di legge di conversione n. 6176.
Sospendo pertanto brevemente la seduta.

La seduta, sospesa alle 18,50 è ripresa alle 19.

Discussione del disegno di legge: S. 3617 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 30 settembre 2005, n. 203, recante misure di contrasto all'evasione fiscale e disposizioni urgenti in materia tributaria e finanziaria (Approvato dal Senato) (A.C. 6176) (Esame e votazione di una questione pregiudiziale).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 30 settembre 2005, n. 203, recante misure di contrasto all'evasione fiscale e disposizioni urgenti in materia tributaria e finanziaria.


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(Esame di una questione pregiudiziale - A.C. 6176)

PRESIDENTE. Avverto che è stata presentata la questione pregiudiziale Amici ed altri n. 1 (vedi l'allegato A - A.C. 6176 sezione 1).
Avverto che, a norma dei commi 3 e 4 dell'articolo 40 e del comma 3 dell'articolo 96-bis del regolamento, la questione pregiudiziale può essere illustrata per non più di dieci minuti da uno solo dei proponenti. Potrà altresì intervenire un deputato per ognuno degli altri gruppi per non più di cinque minuti.
L'onorevole Amici ha facoltà di illustrare la sua questione pregiudiziale n. 1.

SESA AMICI. Signor Presidente, il compito di illustrare la questione pregiudiziale per motivi di costituzionalità sarebbe invero facile, essendo agevolati dal fatto che il Comitato per la legislazione ha presentato un parere molto articolato, sia nel merito sia, soprattutto, con riferimento ad alcuni rilievi, quasi riassumendo, alla fine, la loro espressione complessiva. Ci troviamo per l'ennesima volta di fronte a provvedimenti lesivi dell'articolo 77 della Costituzione per i profili dell'urgenza e della necessità dei decreti-legge; inoltre, il finale del parere espresso dal Comitato per la legislazione richiama anche il profilo dell'efficacia e dell'applicabilità di alcune delle norme contenute in questo testo di legge.
Del resto, ci troviamo dinanzi ad un provvedimento che, ancora una volta, è partito con una serie di articoli e ha ricevuto, attraverso gli emendamenti apportati dal Senato, una serie di variazioni e di ulteriori elementi che lo hanno reso ancora più eterogeneo; incomprensibile, addirittura, nella sua finalità e nella sua razionalità. Peraltro, aggrava la situazione la richiesta da parte del Governo della fiducia sul testo.
Questa articolazione del disegno di legge prevede una serie di elementi per cui si è passati dagli aspetti tributari ad una serie di misure ed articolazioni che mettono fortemente in discussione proprio i requisiti della straordinarietà e dell'urgenza. Credo sia il caso di ricordare ai colleghi l'esempio degli articoli 1 e 2, ma in modo forse ancora più evidente l'articolo 3, in quanto il sistema di affidamento in concessione del servizio nazionale di riscossione dei tributi è soppresso dal 1o ottobre 2006 e, se anche la misura recata dalla norma incide sui saldi di finanza pubblica per il 2006, essa poteva essere inserita in un altro provvedimento collegato alla manovra oppure risultare come accantonamento nei fondi speciali allegati alla legge finanziaria, in attesa dell'approvazione di una apposita normativa per via ordinaria. Così, del resto, l'abrogazione del regime forfettario per i contribuenti minimi di cui all'articolo 5 del testo trasmesso dalla Camera o, ancora, il risparmio derivante dal trasferimento all'INPS di competenze in materia di invalidità civile.
Inoltre, il provvedimento risulta completamente lesivo del requisito dell'efficacia quando si ricorre ad alcune fonti di tipo secondario che determinano elementi di norme di rango primario se, non addirittura termini che differiscono anche nel tempo l'efficacia. Vorrei solo ricordare ai colleghi il finanziamento del fondo di solidarietà nazionale per la regione Sicilia a decorrere dal 2008, di cui all'articolo 5, comma 3-ter e l'integrazione delle competenze previste per gli iscritti nell'albo dei dottori commercialisti e degli esperti contabili, la cui istituzione è prevista solo a far data dal 1o gennaio 2008. Infine, questo decreto-legge riproduce misure recate da altro decreto decaduto e quindi si tratta di una reiterazione di una misura già «bocciata» dalla Camera.
Inoltre, come ricordavo all'inizio, le modifiche introdotte dal Senato rendono il provvedimento un coacervo di disposizioni molto eterogenee - e in taluni casi di carattere molto microsettoriale -, intervenendo su alcuni degli aspetti più inquietanti. Vi sono articoli, come l'articolo 11-bis, che non solo violano in maniera plateale l'elemento della necessità e dell'urgenza,


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ma si pongono in netto contrasto con la sentenza della Corte costituzionale.
I colleghi ricorderanno che si tratta della proposta di legge relativa ai contributi statali destinati ai comuni ed alle regioni per interventi migliorativi sul piano economico e sociale: essa era stata definita, in termini giornalistici, la cosiddetta legge mancia. Ricordo che è intervenuta una sentenza della Corte costituzionale, la quale stabilisce, in maniera inequivocabile, che finanziamenti da parte dello Stato devono essere determinati e finalizzati, ma non possono essere in contrapposizione con le esigenze poste dalle normative regionali, nonché dagli elementi concorrenti.
Il provvedimento in esame, inoltre, pur intervenendo in maniera decisamente sbagliata, con un modo di legiferare che ne attesta la farraginosità, rende inapplicabili numerose delle norme cosiddette stabilite, poiché si interviene con disposizioni di ordine secondario su questioni di primaria importanza. Vorrei ricordare ai colleghi, in particolare, che, in gran parte del provvedimento, esistono articoli che mettono in discussione gli elementi della ripartizione delle competenze tra Stato e regioni. Si tratta di aspetti che ciascuno di noi può valutare attraverso i dossier della Camera dei deputati, che mettono in evidenza la confusione esistente nel provvedimento in esame.
Mi sembra del tutto evidente, alla luce di questa pur sintetica esposizione, che ci troviamo di fronte a provvedimenti indicativi di un modo di legiferare che non tiene in alcun modo conto i richiami oramai quasi stanchi, ed a volte inascoltati, del Comitato per la legislazione. Si tratta di una gravità assoluta, poiché, alla fine della presente legislatura, emergerà in maniera netta, e senza ombra di dubbio, che il procedimento legislativo che abbiamo realizzato non solo ha creato confusione e farraginosità, ma risulta altresì fortemente lesivo di alcune delle prerogative stabilite dalla nostra Costituzione.
Non ultima, vorrei ricordare la lettera del Presidente della Repubblica, che ci richiama tutti a porre in essere un modo di legiferare che tenga conto dell'omogeneità dei provvedimenti che dobbiamo esaminare. Vorrei rilevare, invece, che da un articolo che riguardava il sistema tributario ci siamo ritrovati un provvedimento in cui la microsettorialità e la disomogeneità hanno la prevalenza. Basti semplicemente ricordare, a tale riguardo, che viene stabilito uno stanziamento di 5 milioni di euro per un convegno di cui non si comprende né la finalità, né la destinazione, né tanto meno quando avverrà, se non in termini molto generici (entro il 2006).
Tale modo di ragionare e di legiferare non solo rappresenta un danno per noi legislatori, ma, soprattutto, renderà inapplicabili molte delle misure proposte da chi, attraverso il decreto-legge in esame, vorrebbe esercitare la cosiddetta funzione di governo. Sono questi le ragioni che ci inducono oggi a chiedere alla Camera dei deputati, proprio alla luce degli elementi ricordati, di non procedere all'esame del presente disegno di legge di conversione. (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Zaccaria. Ne ha facoltà.

ROBERTO ZACCARIA. Signor Presidente, desidero intervenire su alcuni profili di carattere procedurale e sostanziale che pone il decreto-legge in esame in contrasto con una serie di importanti principi della nostra Costituzione.
Infatti, oltre ad alcuni profili testè sottolineati dall'onorevole Amici, e che abbiamo già più volte richiamato, oggi occorre svolgere ulteriori riflessioni sulla recente evoluzione delle procedure di discussione e di approvazione del bilancio dello Stato e del ruolo che il Parlamento assume in questo contesto. È chiaro che è in discussione soprattutto il rispetto dell'articolo 81 della Costituzione e dei principi ad esso collegati.
Nella seduta odierna, infatti, ci troviamo di fronte non solo ad un provvedimento omnibus, come troppi se ne sono visti, in questa legislatura, ma ad un


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decreto-legge che altera i corretti rapporti che debbono instaurarsi nell'utilizzo dei diversi strumenti della politica di bilancio. In ordine al primo punto, vorrei ricordare che l'intervento del Comitato per la legislazione è stato, in tal senso, durissimo. Nel parere espresso, infatti, il Comitato mette in guardia circa un corpo normativo privo dei minimi requisiti di coerenza ed omogeneità, descrivendo un provvedimento palesemente in contrasto con un ordinato e coerente impiego delle fonti normative e segnalando, altresì, come sia impossibile rinvenire una ratio unificante nel complesso dell'articolato. Si tratta, dunque, di una bocciatura su tutta la linea, ma ciò non turba più di tanto, poiché siamo in qualche modo abituati a queste censure del Comitato per la legislazione.
Ma sul secondo profilo è necessario approfondire l'iter che questo provvedimento ha avuto, prima al Senato ed ora alla Camera, ed il rapporto strettissimo che intercorre tra questo disegno di legge e la legge finanziaria.
Vi è stato - credo non sarà sfuggito agli «addetti ai lavori», ma non dovrebbe sfuggire neppure all'Assemblea - uno strano «balletto» nella qualificazione di collegato alla finanziaria. Partiamo dalla premessa: alla pagina 9 della relazione allegata al disegno di legge finanziaria per l'anno 2006, si precisa che il disegno di legge di conversione oggi in discussione è considerato un collegato alla finanziaria. Non è una qualificazione insignificante: da tale qualificazione discendono una serie di importanti conseguenze procedurali. In particolare, tali conseguenze si riflettono sul vaglio dell'ammissibilità delle proposte emendative. Cito l'articolo 123-bis del nostro regolamento, secondo cui gli emendamenti presentati in Commissione non solo non devono essere estranei all'oggetto del contenuto proprio del provvedimento, ma devono anche non contrastare con i criteri di introduzione di nuovi o maggiori spese o minori entrate. Quindi, vi è una regola particolare che inerisce a questi provvedimenti. Tuttavia, se si osserva la prassi, rispetto al quadro normativo descritto si riscontra una divergenza molto evidente circa la disciplina contenuta nelle fonti normative, in particolare, nella legge n. 468 del 1978 e nelle sue successive modificazioni.
Ritengo sia importante ricordare come al Senato, nonostante la premessa che ho ricordato, il decreto-legge in esame sia stato assegnato alla VI Commissione (Finanze) ed il presidente di tale Commissione abbia dichiarato che non si trattava di un collegato alla manovra finanziaria, non sottoponendolo, quindi, alla disciplina del regolamento. Quindi, si è proceduto secondo lo schema ordinario previsto per la conversione dei decreti-legge, e si ricorda la prassi estremamente permissiva che il Senato ha rispetto alla Camera. Contrariamente, poi, alla Camera, in una sorta di «gioco delle parti» - non si sa fino a quale punto casuale o concertato - il medesimo decreto-legge è stato considerato un provvedimento collegato alla legge finanziaria; lo hanno affermato il sottosegretario, onorevole Armosino, ed il presidente della V Commissione, onorevole Giancarlo Giorgetti, il 16 novembre scorso. Non è il caso di richiamare tutti i dubbi della dottrina sulla utilizzazione dei collegati alla finanziaria. Non è nemmeno il caso di richiamare la circostanza che tali collegati nel corso della sessione di bilancio avrebbero dovuto essere eliminati (legge n. 208 del 1999). Tuttavia, mi devo domandare, signor Presidente, se in questo strano «gioco delle parti», il Governo non abbia assunto un ruolo ed una regia particolare, consentendo una qualificazione del provvedimento al Senato ed una diversa, oggi, alla Camera.
Signor Presidente - mi rivolgo a lei, quale Presidente dell'Assemblea - in questo «gioco delle parti» del Governo quale ruolo giocano le Presidenze delle Assemblee? Le medesime consentono che il Governo possa, con tali escamotage, sottrarre al Parlamento una decisione legittima su questi strumenti?
Concludo, considerato che ho terminato il tempo a mia disposizione, citando ciò che è stato affermato al Senato, in maniera molto autorevole: le regole di


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bilancio possono risultare, a volte, di difficile comprensione, e - a giudicare dall'atteggiamento dell'Assemblea in questo momento, anche di scarso interesse -, ma hanno sempre un carattere costitutivo degli equilibri democratici del paese (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-L'Ulivo e dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Russo Spena. Ne ha facoltà.

GIOVANNI RUSSO SPENA. Signor Presidente, Rifondazione comunista concorda con le argomentazioni che la collega Amici ha addotto, poco fa, per motivare i numerosi profili di illegittimità costituzionale che questo provvedimento presenta. Sono molti: ne cito soltanto alcuni, che vengono rilevati nella questione pregiudiziale di costituzionalità già illustrata dalla collega Amici.
Il primo punto è che questo provvedimento è assolutamente privo dei requisiti di straordinaria necessità ed urgenza previsti espressamente dall'articolo 77 della Costituzione. Vi è di più: questo provvedimento reca norme quasi esclusivamente ordinamentali (ciò si rileva anche nel parere del Comitato per la legislazione) e, come giustamente viene notato nel testo della questione pregiudiziale, per tale motivo i requisiti di straordinaria necessità ed urgenza sono assolutamente assenti.
In secondo luogo, vorrei muovere non una lamentela, bensì una critica molto aspra che solleviamo da sempre con riferimento a molti provvedimenti del Governo. Soprattutto al Senato sono state introdotte modificazioni, aggiunte e mutilazioni del provvedimento originario, che è diventato un insieme di disposizioni eterogenee, in alcuni casi microsettoriali, con una sovrapposizione di fonti normative.
Questo è un provvedimento quasi residuale, in cui, colleghe e colleghi, negli ultimi articoli è addirittura disciplinata la ristrutturazione delle linee aeree nazionali. Tale importantissima questione di politica economica e di politica industriale è trattata all'interno di un provvedimento fiscale in termini estremamente residuali.
Tale provvedimento fiscale contiene un insieme di norme: a volte, si tratta di norme microsettoriali, da quelle concernenti la privatizzazione dell'ANAS a quelle che riguardano gli immobili e, in particolare, le case (problema estremamente importante sul piano sociale) ed altri problemi minori. Peraltro, sullo stesso decreto-legge già al Senato il Governo ha posto la questione di fiducia e, come ha preannunciato oggi la sottosegretaria Armosino nelle Commissioni finanze e bilancio riunite, domani mattina verrà di nuovo posta la questione di fiducia.
Quindi, in qualche modo l'incostituzionalità è avvalorata e rafforzata anche dal percorso seguito, tutto incentrato sulla posizione delle questioni di fiducia e, quindi, sull'imbavagliamento del confronto parlamentare prodotto dal Governo.
Un altro vizio di legittimità costituzionale riguarda l'articolo 117 della Costituzione, ossia il riparto delle competenze legislative delineato da tale norma. Vi è sul serio una estrema compressione delle autonomie locali, a partire dalle regioni, ma che riguarda anche le province e i comuni. Sappiamo che è intervenuta in proposito la Corte costituzionale, per cui andrà riscritta buona parte della manovra finanziaria. Anche con riferimento a questo provvedimento fiscale, vi è un'allusione alla gerarchizzazione ed alla centralizzazione. Al di là del dibattito sulla devoluzione, sul forte decentramento regionale e su altre concezioni, credo che siamo di fronte ad un tentativo di governo centralizzato da parte del Ministero dell'economia e delle finanze per far quadrare i conti e per produrre in qualche modo linee di manovra all'interno della sessione di bilancio che il Parlamento non può assolutamente controllare e sul quale non può confrontarsi.
Ci sembra, quindi, che, ancora una volta e più degli anni scorsi, la legge finanziaria di quest'anno - di cui il provvedimento fiscale in discussione è praticamente un collegato - mostri grossi profili di incostituzionalità.


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Pertanto, esprimeremo un voto favorevole sulla questione pregiudiziale in esame Amici ed altri n. 1.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Zanella. Ne ha facoltà.

LUANA ZANELLA. Signor Presidente il decreto-legge in esame rappresenta una sorta di collegato alla manovra finanziaria. Infatti, prevede una copertura consistente della manovra economica complessiva.
Questo decreto ha poco o nulla delle caratteristiche costituzionali proprie di un decreto-legge, così come è stato illustrato anche dai colleghi che mi hanno preceduta, sia per quanto concerne l'omogeneità di materia - infatti, si trattano argomenti tra i più fantasiosi, che poco o nulla hanno a che fare perfino con il titolo del provvedimento -, sia per quanto riguarda le necessarie caratteristiche di improrogabilità e di urgenza.
L'unica vera urgenza che emerge con imbarazzante evidenza è quella di aver voluto infarcire il decreto di norme di carattere microsettoriale, sfacciatamente clientelari, nel tentativo di riconquistare il consenso perso.
Questo decreto-legge ha subito nel suo iter una sorta di vera e propria modificazione genetica, con lo scopo principale di ridurre al massimo il margine di discussione e di confronto con le opposizioni in Parlamento. Nel decreto iniziale, infatti, grazie al maxiemendamento approvato con la posizione della questione di fiducia al Senato, con inaudita gravità avete in pratica inserito ben tre ulteriori decreti-legge, di cui uno perfino decaduto. Mi riferisco al decreto sulle infrastrutture, al decreto n. 211 del 2005, recante la prima manovrina correttiva, assegnato contemporaneamente alla Camera, a nostro giudizio, tanto per distogliere l'attenzione, e a quello relativo all'agroindustria, che inizialmente era all'esame della Commissione agricoltura del Senato. Un vero e proprio pasticcio.
Il risultato è che nessuno finora ha avuto la possibilità di esaminare in modo serio e approfondire nulla, come invece richiederebbero l'importanza e la complessità della materia. Insomma, si è cercato di evitare il più possibile il controllo e il dibattito parlamentari (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Verdi-l'Unione e della Margherita, DL-L'Ulivo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Antonio Pepe. Ne ha facoltà.

ANTONIO PEPE. Signor Presidente, intervengo per contestare tutte le argomentazioni addotte a sostegno della questione pregiudiziale Amici ed altri n. 1 dai colleghi che mi hanno preceduto.
Rilevo anzitutto che la questione pregiudiziale in esame è sicuramente pretestuosa e, così come quelle che l'hanno preceduta, si inserisce in una sorta di rito: ormai non vi è più decreto-legge o disegno di legge il cui esame di merito non sia preceduto dalla presentazione di una questione pregiudiziale da parte del centrosinistra!
Eppure, vorrei ricordare che il provvedimento d'urgenza è collegato alla manovra di finanza pubblica per il 2006 e concorre a raggiungere gli obiettivi finanziari per il 2005 e per il 2006 concordati a livello europeo, consentendo perciò il rispetto degli impegni assunti in ambito comunitario.
Ricordo ai colleghi che il Consiglio dell'Unione europea, il 20 settembre 2005, ha approvato in via definitiva una raccomandazione sulle misure da adottare per porre fine alla situazione del disavanzo in Italia. Nel contesto di tali misure, il Consiglio ha richiesto al nostro paese di attuare con rigore il bilancio 2005 nonché di adottare gli interventi necessari per garantire una riduzione cumulativa del disavanzo.
Il decreto-legge che stiamo esaminando presenta carattere di urgenza proprio perché va in questa direzione. Esso contiene norme per combattere l'evasione fiscale, oltre a prevedere la riforma della riscossione e misure fiscali per le imprese e le società in tema di minusvalenze e di plusvalenze. Si tratta di norme importanti, che costituiscono una parte significativa


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della manovra di bilancio in tema di entrate.
In questo quadro, le osservazioni del centrosinistra poste a base della questione pregiudiziale sono sicuramente pretestuose, anche per quanto attiene la considerazione che in questo decreto sarebbero inserite norme contenute in altri provvedimenti. Ebbene, vorrei ricordare che è stato l'ostruzionismo del centrosinistra ad impedire al Parlamento di approvare quei decreti, per cui è stato necessario inserirne le disposizioni nel provvedimento che ci accingiamo a convertire in legge!
Anche l'ultima notazione contenuta nella questione pregiudiziale, relativa ai vizi di legittimità costituzionale con riferimento alla normativa comunitaria, non è fondata; per convincersene, basta leggere il dossier predisposto al riguardo dagli uffici della Camera. In esso si evidenzia, ad esempio, che quanto alla compatibilità comunitaria della garanzia assicurativa per il risarcimento dei danni subiti da terzi in conseguenza di atti di terrorismo o di guerra, la garanzia dello Stato è stata introdotta da un precedente decreto-legge del 2001, nel quadro di decisioni assunte dai competenti organi dell'Unione europea dopo gli attentati dell'11 settembre 2001. Le ulteriori proroghe sono state tutte adottate sulla base di atti di indirizzo comunitario.
Se l'ultima proroga è stata disposta in assenza di ulteriori atti di indirizzo, va comunque considerato che sono state inserite norme dirette a rendere la garanzia statale facoltativa, in modo che le misure adottate siano sicuramente più vicine alle offerte di mercato e, perciò, compatibili con le norme comunitarie.
In conclusione, quello che ci accingiamo ad approvare è un provvedimento serio, coerente, sicuramente conforme alla nostra Carta costituzionale. Chiedo pertanto al Parlamento di votare contro la questione pregiudiziale presentata dal centrosinistra (Applausi dei deputati dei gruppi di Alleanza Nazionale e di Forza Italia).

PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sulla questione pregiudiziale Amici ed altri n. 1.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 467
Votanti 466
Astenuti 1
Maggioranza 234
Hanno votato
210
Hanno votato
no 256).

Prendo atto che l'onorevole Rava non è riuscito ad esprimere il proprio voto.
Sospendo brevemente la seduta.

La seduta, sospesa alle 19,30, è ripresa alle 19,35.

Discussione del disegno di legge: S. 3617 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 30 settembre 2005, n. 203, recante misure di contrasto all'evasione fiscale e disposizioni urgenti in materia tributaria e finanziaria (Approvato dal Senato) (A.C. 6176).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 30 settembre 2005, n. 203, recante misure di contrasto all'evasione fiscale e disposizioni urgenti in materia tributaria e finanziaria.
Ricordo che è stata testé respinta la questione pregiudiziale Amici ed altri n. 1.

(Discussione sulle linee generali - A.C. 6176)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.


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Avverto che i presidenti dei gruppi parlamentari della Margherita e dei Democratici di sinistra-L'Ulivo ne hanno chiesto l'ampliamento senza limitazioni nelle iscrizioni a parlare, ai sensi dell'articolo 83, comma 2, del regolamento.
Avverto altresì che le Commissioni V (Bilancio) e VI (Finanze) si intendono autorizzate a riferire oralmente.
Il relatore per la V Commissione, onorevole Peretti, ha facoltà di svolgere la relazione.

ETTORE PERETTI, Relatore per la V Commissione. Il provvedimento al nostro esame è molto eterogeneo e complesso ed è importante per la tenuta dei conti pubblici, in quanto contiene norme di carattere fiscale e finanziario, nonché norme di politica economica e di natura regolamentare. Si tratta di un provvedimento collegato alla legge finanziaria e ai provvedimenti di bilancio; esso è quindi parte integrante della sessione di bilancio, considerato formalmente come «collegato».
Vorrei brevemente soffermarmi su alcune disposizioni particolarmente significative. In particolare, l'articolo 1, recante disposizioni tendenti ad incentivare la partecipazione dei comuni al contrasto dell'evasione fiscale, attribuisce ai comuni intervenuti nell'accertamento fiscale il 30 per cento delle maggiori somme riscosse relativamente ai tributi statali. Credo che questa sia una norma molto importante, perché, essendo l'ente locale tradizionalmente molto vicino alle attività produttive, esso può essere utile ed efficace nella lotta all'evasione fiscale.
Per quanto riguarda l'articolo 2, il comma 4-bis modifica l'articolo 1 della legge n. 80 del 2005, in materia di sanzioni per l'acquisto di merci contraffatte. La norma fissa anche nel minimo l'entità della sanzione per l'illecito amministrativo compiuto. Viene stabilita una sanzione amministrativa pecuniaria molto più severa, da un minimo di 20 mila euro fino a 1 milione di euro, in relazione alla particolare qualità dell'autore dell'illecito acquisto di merce contraffatta, ovvero quando questi sia un operatore commerciale, un importatore o comunque qualunque altro soggetto diverso dall'acquirente finale.
Vi è poi l'articolo 3-bis, recante disposizioni in materia di giustizia tributaria e di assistenza tecnica dinanzi alle commissioni tributarie, nonché di assistenza fiscale nei confronti di determinati contribuenti. Tale norma consente ai consulenti del lavoro di esercitare l'assistenza tecnica dinanzi alle commissioni tributarie, senza limitazioni di materia. A tali soggetti è consentito anche di prestare l'assistenza fiscale agli effetti della dichiarazione dei redditi in favore dei contribuenti non titolari di reddito autonomo e di impresa.
Vi sono poi i commi 1 e 3 dell'articolo 5, che intervengono sulla disciplina delle plusvalenze esenti, la cosiddetta partecipation exemption, restringendone l'ambito di applicazione.
Vi è poi il comma 3-bis dell'articolo 5, che attribuisce alla regione Sicilia contributi quindicennali di 10, 40 e 36 milioni di euro a decorrere rispettivamente dal 2006, dal 2007 e dal 2008, a titolo di acconto per le spettanze dovute alla regione, incassate dallo Stato in relazione alle imposte sulle assicurazioni Rc auto relative agli anni 2002 e 2004. Il comma 3-ter rifinanzia il fondo di solidarietà nazionale per la regione Sicilia previsto dall'articolo 38 dello statuto di autonomia della regione, con un contributo quindicennale di 10 milioni di euro, a decorrere dal 2008.
L'articolo 5-bis dimezza, portandola ad un ventennio, la quota annua massima di ammortamento ordinario dell'avviamento deducibile ai fini fiscali, con l'effetto di prolungare dagli attuali 10 a 20 anni il periodo di ammortamento delle spese di avviamento iscritte nel bilancio della società (è una norma che si pone in contraddizione con la norma di riduzione del costo del lavoro prevista dalla legge finanziaria).
L'articolo 5-ter modifica la disciplina fiscale relativa ai contratti di locazione finanziaria aventi per oggetto beni immobili.
L'articolo 5-quater modifica la disciplina fiscale relativa all'operazione di con


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cambio dei titoli intervenuta tra il Ministero dell'economia e delle finanze e la Banca d'Italia.
L'articolo 5-sexies rifinanzia gli interventi finalizzati a promuovere l'utilizzo del GPL e del metano per autotrazione nella misura di 40 milioni di euro per l'anno 2005.
Le disposizioni, invece, contenute nell'articolo 6-ter modificano disposizioni contenute nel decreto-legge n. 138 del 2002 che ha operato la trasformazione dell'ANAS Spa in società per azioni e assegnano al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti una serie di funzioni relativamente alla programmazione degli interventi di manutenzione e gestione di strade ed autostrade.
Il comma 1-bis dell'articolo 7 contiene una disposizione interpretativa della legge finanziaria per il 2001 relativa al credito di imposta per i nuovi investimenti nelle aree svantaggiate; il comma 2-bis stabilisce l'esenzione dall'imposta comunale sugli immobili, l'Ici, prevista per gli immobili utilizzati dagli enti non commerciali destinati esclusivamente allo svolgimento di attività assistenziali, previdenziali, sanitarie, didattiche, ricreative e culturali, ricreative e sportive, nonché delle attività di religione o di culto si intende applicabile a tali attività indipendentemente dalla natura eventualmente commerciale delle attività stesse.
Vi è poi l'articolo 7-bis che reca disposizioni relative alla possibilità di acquisto e alla definizione bonaria della posizione debitoria degli occupanti delle unità immobiliari ad uso residenziale degli enti previdenziali privi di titolo o con assegnazione irregolare.
Il comma 3 dell'articolo 8 proroga di sei mesi il termine per la completa attivazione su tutto il territorio nazionale della tessera sanitaria; il comma 3-ter, in attesa della riforma degli ammortizzatori sociali, proroga non oltre il 31 dicembre 2006 i trattamenti di cassa integrazione e di mobilità delle imprese esercenti attività commerciali con più di 50 dipendenti, delle agenzie di viaggio e turismo, compresi gli operatori turistici, con più di 50 dipendenti e delle imprese di vigilanza con più di 15 dipendenti.
L'articolo 10, nei commi dall'1 al 6, attribuisce all'INPS le competenze residuate allo Stato in materia di invalidità civile, cecità civile, sordomutismo, handicap e disabilità, già appartenenti al Ministero dell'economia e delle finanze. Il comma 5 prevede poi la costituzione da parte dell'ISTAT di una società di rilevazione statistica con la partecipazione di regioni, enti locali, autonomie funzionali e loro associazioni, ciò allo scopo di garantire l'efficienza e l'omogeneità su tutto il territorio nazionale dell'attività di rilevazione statistica.
L'articolo 10-ter dispone il trasferimento di alcune risorse patrimoniali nella disponibilità della società Sviluppo Italia all'Istituto per lo sviluppo agroalimentare (ISA) di recente istituzione, con il contestuale passaggio della quota di partecipazione detenuta da Sviluppo Italia in ISA al Ministero delle politiche agricole e forestali.
L'articolo 11 autorizza la spesa di 160 milioni di euro annui al fine di consentire l'attuazione della cosiddetta totalizzazione contributiva. L'articolo 11-bis autorizza la spesa di 222 milioni di euro per l'anno 2005 per la concessione di ulteriori contributi statali al finanziamento degli interventi volti a tutelare l'ambiente e i beni culturali e, in generale, a promuovere lo sviluppo economico e sociale del territorio secondo una procedura introdotta dalla legge finanziaria per il 2005. Vi sono poi alcune disposizioni dirette al contenimento della spesa delle amministrazioni pubbliche.
L'articolo 11-quater modifica la disciplina fiscale degli ammortamenti dei beni materiali strumentali per i soggetti che esercitano attività di trasporto e distribuzione del gas, di gestione della rete elettrica nazionale nonché di distribuzione di energia elettrica.
L'articolo 11-quinquies detta disposizioni relative alla dismissione di beni im


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mobili pubblici ad uso non abitativo, con particolare riferimento agli immobili della difesa.
L'articolo 11-sexies contiene disposizioni in materia di razionalizzazione ed incremento dell'efficienza del settore del controllo del traffico aereo. Vi sono poi disposizioni che riguardano l'attività aeroportuale, sulle quali non mi soffermo. Inoltre, vi sono alcune norme molto puntuali e eterogenee.
Dall'articolo 11-quinquiesdecies, comma 1, in poi vi sono una serie di disposizioni che regolano - e a mio avviso ampliano anche in maniera eccessiva - l'attività dei giochi.
L'articolo 12, infine, contiene le norme relative alla copertura finanziaria.
Si tratta di un provvedimento che produce effetti finanziari migliorativi sui saldi, che in termini di indebitamento netto sono pari a 4,6 miliardi per il 2006, a 3,5 miliardi per il 2007 e a 4 miliardi per il 2008. In tal modo si contribuisce, insieme alle altre misure contenute nella legge finanziaria, a soddisfare gli impegni assunti con l'Unione europea in un quadro che cerca di tenere insieme l'equilibrio dei conti, la necessità di non abbassare la quota di spesa sociale e la necessità di trovare risorse per lo sviluppo.
Ritengo che questo decreto-legge, insieme agli altri provvedimenti, in un momento di difficile congiuntura - anche se attualmente si registra una piccola ripresa -, consenta di tenere sotto controllo i conti rispettando anche gli impegni assunti con l'Unione europea.

PRESIDENTE. Il relatore per la VI Commissione, onorevole Antonio Pepe, ha facoltà di svolgere la relazione.

ANTONIO PEPE, Relatore per la VI Commissione. Signor Presidente, signori rappresentanti del Governo, onorevoli colleghi, il provvedimento al nostro esame, collegato alla manovra di finanza pubblica per il 2006, concorre a raggiungere gli obiettivi finanziari per il 2005-2006 concordati a livello europeo e consente perciò il rispetto degli impegni assunti a livello comunitario. Esso contiene misure di contrasto all'evasione fiscale e disposizioni urgenti in materia tributaria e finanziaria e costituisce certamente una parte significativa della manovra di bilancio in tema di entrate. Complessivamente, grazie agli interventi previsti nel decreto, vi sarà una sostanziale riduzione dell'indebitamento netto. La lotta all'evasione, la riforma della riscossione, le misure fiscali per imprese e società in tema di minusvalenze e plusvalenze, la modifica della disciplina degli ammortamenti, una maggiore razionalizzazione della base imponibile con l'inserimento di norme antielusive: sono solo alcuni degli elementi che caratterizzano il provvedimento.
Non vanno poi dimenticate le norme dirette ad accelerare la procedura di dismissione dei beni immobili dello Stato. Il decreto-legge, che si articolava originariamente in 12 articoli, si è arricchito, nel corso dell'esame da parte del Senato, ed oggi conta 47 articoli, sui più significativi dei quali mi soffermerò per descriverne il contenuto, anche considerando che su molti di essi si è già soffermato il collega Peretti.
L'articolo 1, al fine di potenziare l'azione di contrasto all'evasione fiscale, contiene disposizioni tendenti a incentivare la partecipazione dei comuni al contrasto dell'evasione fiscale, attribuendo ai comuni stessi, intervenuti nell'accertamento fiscale, il 30 per cento delle maggiori somme riscosse relativamente ai tributi statali. La lotta all'evasione fiscale, e quindi una maggiore moralizzazione del paese, va salutata sempre positivamente, e se è vero che già il decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n. 600, all'articolo 44 prevedeva la partecipazione dei comuni all'accertamento dei redditi delle persone fisiche, è anche vero che la nuova normativa è più ampia e, soprattutto, remunera i comuni e quindi ne stimola maggiormente la collaborazione. La previsione contenuta nell'articolo 1 ha anche, a mio avviso, natura preventiva, perché sapere che all'accertamento potrà concorrere anche il comune e che quindi vi sono maggiori possibilità che l'evasione


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venga scoperta può essere motivo di comportamento fiscalmente corretto.
L'individuazione delle modalità tecniche delle forme di partecipazione dei comuni e delle ulteriori materie in cui essa può esplicarsi è demandata a un provvedimento del direttore dell'Agenzia delle entrate, d'intesa con la Conferenza Stato-città e d'intesa con il direttore dell'Agenzia del territorio per i tributi di competenza di quest'ultima. L'unico dubbio, a mio avviso, peraltro da me evidenziato anche nel corso dell'esame da parte della Commissione, è relativo alla possibilità per i comuni di poter partecipare all'accertamento anche attraverso società. Andava forse chiarito che dette società dovranno essere con capitale interamente o almeno a maggioranza pubblico, attesa la delicatezza degli interventi accertativi e la sensibilità dei dati da trattare. Il provvedimento del direttore dell'Agenzia potrà peraltro contenere tale previsione.
L'articolo 2 attribuisce, tra l'altro, all'Amministrazione finanziaria, quando vi è pericolo per la riscossione, e quindi anche prima della presentazione della dichiarazione annuale, il potere di controllare l'effettuazione dei versamenti delle imposte sul valore aggiunto e dei versamenti di imposte dirette e di contributi e premi dovuti a titolo di acconto e di saldo. Lo stesso articolo interviene con un'ulteriore importante disposizione finalizzata al potenziamento dell'azione di contrasto all'evasione fiscale, alle frodi fiscali e all'economia sommersa, nonché al rafforzamento del sistema doganale, alla lotta alla contraffazione ed al sostegno all'internazionalizzazione del sistema produttivo, autorizzando l'assunzione di personale. Di rilievo anche la modifica dell'articolo 1 del decreto-legge n. 35 del 2005 in materia di sanzioni per l'acquisto di merce contraffatta. La norma fissa a 100 euro la misura minima dell'entità della sanzione per l'illecito amministrativo compiuto, attualmente prevista solo nella misura massima. Viene inoltre stabilita una sanzione amministrativa pecuniaria molto più severa in relazione alla particolare «qualità» dell'autore che illecitamente acquista merce contraffatta.
Per potenziare l'utilizzo delle procedure informatiche e velocizzare le procedure di pagamento, senza doversi recare necessariamente in banca, il comma 10-bis dello stesso articolo 2 attribuisce ai contribuenti espressamente indicati la facoltà di effettuare i versamenti unitari tramite procedure telematiche o direttamente o mediante un incarico conferito a soggetti abilitati.
L'articolo 2-bis disciplina le modalità di invio delle comunicazioni contenenti gli esiti delle dichiarazioni - i cosiddetti avvisi bonari - da parte dell'Agenzia delle entrate.
La norma, che per evidenti motivi può essere definita utile e comoda per i contribuenti, interesserà le dichiarazioni presentate a decorrere dal primo gennaio 2006. In particolare, l'invito dovrà essere inviato con mezzi telematici al soggetto intermediario se ciò è stato richiesto dal contribuente in dichiarazione Unico, ovvero con raccomandata postale con ricevuta di ritorno negli altri casi. Vi è poi una norma che interviene per garantire la genuinità dei prodotti creati in Italia, sanzionando il tentativo di commercializzazione di prodotti recanti false o fallaci indicazioni di provenienza.
Innovativo è l'articolo 3, che modifica il sistema nazionale di riscossione dei tributi, tramite la internalizzazione del sistema stesso con l'attribuzione del servizio ad una società di nuova costituzione a maggioranza pubblica. In sintesi, con la riforma vengono previsti la soppressione, dal 1 ottobre 2006, del vigente sistema di affidamento in concessione del servizio nazionale della riscossione dei tributi; l'attribuzione delle funzioni relative alla riscossione nazionale all'Agenzia dell'entrate, che le esercita tramite una nuova società denominata Riscossione Spa, con capitale iniziale di 150 milioni di euro, costituita dalla detta Agenzia, socio di maggioranza col 51 per cento e dall'INPS, socio con una partecipazione pari al 49 per cento.


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La Riscossione Spa, effettuerà l'attività di riscossione mediante ruolo e l'attività di riscossione delle entrate dello Stato, ma potrà anche svolgere ulteriori attività, quali quelle di riscossione spontanea, liquidazione e accertamento delle entrate degli enti pubblici, anche territoriali, e delle loro società partecipate. La Riscossione Spa potrà acquistare una quota non inferiore al 51 per cento del capitale delle società concessionarie a condizione che il cedente acquisti a sua volta una partecipazione al capitale sociale di Riscossione Spa; la norma prevede però l'obbligo del riacquisto, entro il 31 dicembre del 2010, delle azioni di Riscossione Spa cedute ai privati da parte dei soci pubblici, e l'obbligo per Riscossione Spa di acquistare le quote attuali concessionarie ancora in mano a privati. Le attuali concessionarie potranno poi trasferire ad altre società il ramo di azienda per la riscossione dei tributi locali.
Il problema del personale, che sta sicuramente a cuore al Governo, è stato affrontato dalla normativa, garantendo il mantenimento delle condizioni normative, economiche, giuridiche e previdenziali maturate. Vedremo nel tempo gli effetti della operazione; di certo, come è stato evidenziato anche durante la discussione in Commissione da alcuni colleghi, dovrà pensarsi ad un sistema di controllo dell'attività di Riscossione Spa in capo al Ministero.
L'articolo 3-bis detta disposizioni in materia di giustizia tributaria e di assistenza tecnica dinnanzi alle commissioni tributarie, nonché di assistenza fiscale nei confronti di determinati contribuenti, affrontando un tema che è stato anche all'attenzione della Commissione finanze. In particolare, la competenza degli organi di giurisdizione tributaria viene estesa anche alle controversie su alcuni tributi, quali il canone per l'occupazione di spazi ed aree pubbliche, il canone per lo scarico e la depurazione delle acque reflue e lo smaltimento dei rifiuti urbani, attualmente spettanti alla cognizione del giudice ordinario.
È riorganizzato il sistema di assegnazione degli incarichi vacanti presso le commissioni tributarie, mediante concorso tra i giudici in servizio e successivo concorso pubblico, al quale possono partecipare candidati che non abbiano superato i 72 anni di età; vengono modificati altri requisiti e modalità per l'accesso alla magistratura tributaria e viene prevista al compimento dei 75 anni di età la cessazione dell'incarico dei componenti delle commissioni provinciali e regionali. Sono altresì inserite alcune norme in tema di procedura.
Di rilievo è che ai consulenti del lavoro è consentito di esercitare l'assistenza tecnica dinnanzi alle commissioni tributarie senza limitazioni di materia; ai medesimi è consentito altresì di prestare l'assistenza fiscale, agli effetti della dichiarazione dei redditi, in favore dei contribuenti non titolari di reddito autonomo o d'impresa. È previsto, poi, il differimento al 15 dicembre 2005 del termine per l'adeguamento dei canoni relativi alle concessioni demaniali marittime con finalità turistico ricreative, previsto dall'articolo 32 del decreto-legge n. 269 del 2003.
Ricordo all'Assemblea che il decreto-legge n. 223 del 2005, attualmente all'esame della Commissione finanze, contiene una norma di contenuto analogo, che prevede il differimento di tale termine al 10 dicembre 2005, e che la norma proposta attua sostanzialmente il contenuto di talune risoluzioni approvate dalla Commissione finanze.
L'articolo 5 interviene sulla disciplina delle plusvalenze esenti, le cosiddette participation exemption, e ne restringe il campo di applicazione. Un intervento necessario per assicurare maggiori entrate al bilancio dello Stato e per contrastare comportamenti elusivi ed estremamente speculativi. Un intervento con alto valore politico ed etico che incide sia sulle plusvalenze sia sulle minusvalenze. L'esenzione delle plusvalenze, ove prevista, non è più totale ma si riduce al 91 per cento sino al 2006 e all'84 per cento dal 2007. Inoltre, si prolunga da 12 a 18 mesi il periodo minimo di possesso ininterrotto


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della partecipazione affinché sia applicabile il regime dell'esenzione alle plusvalenze realizzate.
L'articolo 5-bis conferma la totale deducibilità dell'onere di avviamento, ma recupera gettito intervenendo sulla durata di ammortamento dell'avviamento stesso raddoppiandola, portandola ad un ventesimo e dimezzando conseguentemente la quota annua massima di ammortamento ordinario deducibile ai fini fiscali. L'operazione prolunga, quindi, dagli attuali dieci a venti anni il periodo di ammortamento delle spese di avviamento iscritte nel bilancio delle aziende.
Il comma 2 prevede che la disposizione si applichi anche con riferimento alle quote residue di ammortamento del valore di avviamento iscritto nei periodi di imposta precedente. In merito debbo rilevare che tale previsione può comportare difficoltà per i contribuenti interessati, i quali vedono mutare il regime fiscale degli ammortamenti già in essere da tempo e sul quale avevano teoricamente pianificato l'incidenza tributaria e valutato e realizzato l'investimento dell'acquisto dell'azienda. Su questo punto, forse, con la legge finanziaria si potrà intervenire per evitare la retroattività.
L'articolo 5-ter modifica la disciplina fiscale relativa ai contratti di locazione finanziaria aventi per oggetto beni immobili, diluendo nel tempo l'operazione. In particolare, subordina la deducibilità dei canoni di leasing alla stipulazione di un contratto di locazione finanziaria di durata non inferiore a 8 né superiore a 15 anni.
Vi è poi l'istituzione di un credito di imposta per l'installazione di impianti di alimentazione a metano o a GPL. Il provvedimento in esame, pertanto, rifinanzia gli interventi finalizzati a promuovere l'utilizzo di carburanti alternativi per autotrazione. Tale misura ha anche una valenza ecologica poiché tende a ridurre le emissioni di gas nocivi per l'atmosfera con la diffusione di propellenti a basso inquinamento.
L'articolo 7 interviene sui beni immobili non strumentali e non diretti alla produzione e scambio di imprese ed enti non commerciali, prevedendo la impossibilità di applicare, a titolo di spese di manutenzione, la deduzione forfettaria del canone di locazione, salvo che nella misura delle spese effettivamente documentate non eccedenti il 15 per cento e rimaste a carico del titolare proprietario del bene. Devo evidenziare come si estenda detta normativa anche agli immobili degli enti non commerciali per i quali si applica normalmente la disciplina delle persone fisiche e ciò potrà creare alcune problematiche per detti enti.
Lo stesso articolo contiene una disposizione meramente interpretativa, peraltro fortemente contestata dall'opposizione in Commissione, e che al contrario personalmente saluto positivamente, non solo perché è giusta ma anche perché elimina la possibilità di contenzioso tributario. Mi riferisco a quella disposizione che chiarisce l'esenzione dell'imposta comunale sugli immobili (ICI) prevista per gli immobili utilizzati dagli enti non commerciali, destinati esclusivamente allo svolgimento di attività assistenziali, previdenziali, sanitarie, didattiche, ricettive, culturali, ricreative e sportive, nonché delle attività di religione o di culto, si intende applicabile a tali attività indipendentemente dalla natura eventualmente commerciale delle attività stesse.
L'articolo 7 amplia, poi, la platea dei soggetti che hanno la facoltà di autenticare, in qualità di rappresentanti dei contribuenti presso gli uffici finanziari, la sottoscrizione della procura speciale loro conferita per la rappresentanza presso gli uffici dell'amministrazione. In particolare, tale possibilità viene estesa ai ragionieri e periti commerciali che abbiano svolto per almeno dieci anni l'attività nelle materie tributarie e amministrativo-contabili alle dipendenze di terzi, ai revisori contabili con almeno cinque anni di attività, nonché ai soggetti abilitati all'insegnamento in materie giuridiche, economiche e ragionieristiche che abbiano esercitato l'attività per almeno cinque anni.
L'articolo 7 interviene ancora sugli studi di settore prevedendo, in caso di


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mancato adeguamento dei ricavi o compensi, che una serie di soggetti individuati tramite riferimenti normativi dall'articolo stesso, potranno attestare le cause giustificative della mancata congruità dei ricavi o compensi dichiarati, rispetto a quelli derivanti dall'adeguamento agli studi medesimi, e delle cause che giustificano un'incoerenza rispetto agli indici economici individuati dai predetti studi.
Il procedimento affronta anche le problematiche connesse alle dismissioni immobiliari. In particolare, esso offre la possibilità di acquisto e di definizione bonaria della posizione debitoria agli occupanti delle unità immobiliari ad uso residenziale degli enti previdenziali privi di titolo o con assegnazione irregolare.
A costoro sono pertanto riconosciuti i diritti di opzione e prelazione sugli immobili, nonché le modalità di applicazione del prezzo previste per la generalità degli inquilini interessati dal processo di dismissione. Sono esclusi dall'applicazione dei benefici i soggetti la cui condotta integri ipotesi di reato diverse dall'occupazione abusiva come descritta.
Vi è, poi, una disposizione diretta a favorire, accelerandola, la procedura di dismissione di beni immobili pubblici ad uso non abitativo, con particolare riferimento agli immobili della Difesa, esonerando, tra l'altro, dal pagamento delle imposte indirette gli atti connessi alla dismissione del patrimonio immobiliare di proprietà dello Stato e prevedendo che la vendita fa venir meno l'uso governativo, le concessioni in essere e l'eventuale diritto di prelazione sull'immobile spettante a terzi anche in caso di rivendita.
Elevata è la previsione di entrate grazie a questa procedura di accelerazione e semplificazione, che pertanto va salutata positivamente.
Altre entrate nel bilancio dello Stato verranno dalla prevista riapertura del termine, scaduto il 30 giugno 2005, per la rivalutazione di terreni e partecipazione, con conseguente pagamento delle imposte sostitutive. Il nuovo termine è fissato al 30 giugno 2006.
Una interessante norma, mutuata dai paesi nordeuropei, è, poi, quella che prevede il cosiddetto «prestito vitalizio ipotecario», consistente in una forma di finanziamento, destinata ai soggetti di età maggiore di 65 anni, garantita da un'ipoteca su immobili residenziali, con rimborso integrale alla scadenza. Tale disposizione viene incontro alle esigenze dei soggetti anziani, che oggi incontrano notevoli difficoltà a stipulare mutui con le banche.
Vi è, poi, una norma di interpretazione autentica in tema di ICI. Essa stabilisce che si intende fabbricabile, agli effetti dell'imposta ICI, l'area utilizzabile a scopo edificatorio in base allo strumento urbanistico generale, indipendentemente dall'adozione di strumenti attuativi di esso. Ed anche tale disposizione attua, sostanzialmente, il contenuto di una risoluzione approvata dalla Commissione finanze.
Infine, il provvedimento introduce la possibilità di raccolta a distanza del gioco del lotto, del concorso pronostici enalotto, dei concorsi pronostici su base sportiva e di alcune scommesse ippiche, attraverso Internet, televisione digitale, terrestre e satellitare, nonché attraverso la telefonia fissa e mobile. Sono previste, inoltre, l'estrazione giornaliera della ruota nazionale dell'estrazione del lotto e l'effettuazione giornaliera del concorso pronostici enalotto.
Come si evince dall'esposizione che ho sopra sinteticamente descritto, ci troviamo di fronte ad un provvedimento chiaro, necessario ed utile, che coniuga il riallineamento dei conti pubblici con le esigenze di permanenza all'interno dei parametri del patto di stabilità. Un provvedimento organico che si integra perfettamente con la legge finanziaria e che con essa costituisce una garanzia della finanza pubblica dell'anno 2006, un anno importante anche perché vedrà lo svolgersi delle elezioni politiche.
Si è scelta la linea del rigore e della sobrietà. Nessun provvedimento di natura elettorale, ma solo disposizioni dirette ad assicurare al paese le risorse per finanziare lo Stato sociale, lo sviluppo, la perequazione


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fiscale e l'equilibrio finanziario (Applausi dei deputati dei gruppi di Alleanza Nazionale e di Forza Italia).

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il rappresentante del Governo.

MARIA TERESA ARMOSINO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, mi richiamo esattamente a quanto è stato dichiarato dai relatori sul provvedimento in esame.
Vorrei precisare, inoltre, che il Governo, tenuto conto dell'approssimarsi della scadenza del provvedimento in oggetto, si vede costretto ad assumere la posizione che ha già manifestato in Commissione, chiedendo il ritiro delle proposte emendative presentate al provvedimento, per lasciare, invece, aperte talune limitate questioni, con la condizione che vengano cambiate le coperture attualmente indicate, da verificare in sede di esame del disegno di legge finanziaria.

PRESIDENTE. Sospendo la seduta fino alle 21.

La seduta, sospesa alle 20,10, è ripresa alle 21,05.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE FABIO MUSSI

PRESIDENTE. Riprendiamo la discussione sulle linee generali del provvedimento al nostro esame.
È iscritto a parlare l'onorevole Benvenuto. Ne ha facoltà.

GIORGIO BENVENUTO. Signor Presidente, il provvedimento in esame fa parte integrante della manovra finanziaria del Governo per il 2006: è la quinta manovra che viene svolta dal Governo, ormai alla fine della legislatura, e non possiamo non sottolineare come essa sia la peggiore di tutte quelle che sono state adottate fino ad oggi. È la peggiore poiché il provvedimento non riesce a dare un segno di cambiamento rispetto ad una situazione che si è andata notevolmente aggravando; siamo in un paese fermo, nel quale le famiglie sono più povere, dove le imprese, soprattutto l'industria manifatturiera, si trovano in difficoltà, in un paese che non riesce, per la mancanza di una politica organica da parte del Governo, a cogliere quelle possibilità che, pure, si presentano sullo scenario mondiale.
Nonostante la ripresa in atto in Europa nell'epoca della globalizzazione, nonostante l'incremento della domanda e la possibilità di un'azione selezionata per favorire le esportazioni, il Governo non è in grado di adeguarsi. Si dice che anche altri paesi sono in difficoltà, ma constatiamo che alcuni di essi, come ad esempio la Germania e la Francia, riescono ad incrementare la propria quota di esportazione e a competere anche con la Cina.
Persino nel settore turistico, che doveva essere importante e forte per la nostra economia, l'Italia è andata indietro, pur avendo un alto numero di musei e maggiori opportunità dal punto di vista del folklore: nella domanda turistica essa è precipitata al quinto posto, dopo la Francia, la Spagna, gli Stati Uniti d'America e la Cina.
Il provvedimento in esame - lo abbiamo anche sentito - è incoerente, inadeguato rispetto ai problemi esistenti nel paese, contraddittorio, elaborato con affanno, mentre ascoltiamo dagli stessi relatori e dal rappresentante del Governo che occorrerà mettervi mano, visto che nella legge finanziaria verranno previste correzioni alle misure in esso contenute.
Come si può pensare di mandare avanti un paese, programmare o delineare una strategia, quando ci troviamo di fronte ad un procedere legislativo convulso, affannoso, in cui le leggi durano poche settimane, in cui si costruisce sull'effimero e in cui non si riesce a dare punti di riferimento?
Aggiungo - e poi concentrerò il mio intervento su due aspetti particolari - che nel paese stesso non si coglie la necessità di un confronto, di un colloquio, di un rapporto costruttivo con le forze economiche e sociali.


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Venerdì prossimo avrà luogo uno sciopero generale e le organizzazioni sindacali non sono state sentite; vi era tutta la possibilità di compiere uno sforzo, con le organizzazioni sindacali, con il mondo imprenditoriale, con il mondo delle professioni, per addivenire ad una valutazione comune ed indicare delle priorità. Nulla di tutto ciò: è un Governo che procede in maniera confusa, contraddittoria, isolata e che vuole imporre al paese una strategia che non ha!
Ma veniamo a questo provvedimento, così ampio e complesso. Voglio concentrare l'attenzione su due aspetti. Il primo: il Governo affronta il problema dell'evasione fiscale. Dopo quattro anni durante i quali l'argomento è stato rimosso, è importante che il Governo ponga la questione di un raccordo con gli enti locali. Ma l'importanza dell'indicazione di tale scelta e di tali obiettivi è contraddetta dalla strumentazione contenuta nel decreto-legge in discussione. Infatti, è giusto coinvolgere i comuni ma, se lo si fa, bisogna dare indicazioni più precise in quanto non si può operare assieme ai comuni e contemporaneamente provvedere a tagliare molte delle loro risorse. È chiaro che se si deve compiere una azione concertata per contrastare l'elusione fiscale e per combattere l'evasione fiscale è fondamentale che i comuni siano messi nelle condizioni di poter operare; se, invece, ancora per il quarto anno consecutivo, i comuni vedono ridotte le proprie risorse, tale raccordo non può stare in piedi.
Ancora, perché non è stata affrontata la questione - la cui soluzione è stata più volte sollecitata mentre da parte del Governo si passa di rinvio in rinvio, e siamo ormai giunti alle calende greche - del trasferimento delle funzioni e della gestione del catasto ai comuni? In ipotesi, si potrebbe procedere con gradualità effettuando la scelta di passare le funzioni catastali prima ai grandi comuni e poi ad aggregati di comuni (nel nord, vi sono indicazioni e proposte in questa direzione).
Abbiamo dinanzi agli occhi - lo ha dovuto cogliere anche lo stesso Governo - il fatto che il catasto, così com'è oggi nel nostro paese, è praticamente inadeguato, nonostante gli sforzi di aggiornamento compiuti. Tutti ne siamo a conoscenza, e ne é particolarmente a conoscenza il Governo, che quando ha dovuto affrontare il problema della dismissione del patrimonio degli enti previdenziali si è trovato in difficoltà, in quanto i dati catastali e le valutazioni catastali fatti soprattutto nelle grandi città rasentano il paradosso ed il ridicolo. Ci siamo trovati con indicazioni catastali secondo le quali zone situate nel centro delle città sono state considerate come se fossero zone periferiche. Piazza Adriana o piazza Cavour sono state considerate come se fossero la banlieue parigina; quindi, non è stata compiuta tale operazione di passaggio, come era stato chiesto e come ha più volte sollecitato la stessa ANCI.
Ancora, vengono indicati degli obiettivi e si prevede un aumento delle assunzioni da parte dell'Agenzia delle entrate; si prevede, infatti, di compiere un'operazione per assumere, nel corso dei due anni, millecinquecento persone. Si indica anche l'obiettivo secondo il quale la pretesa fiscale per addetto dovrebbe passare da 1 milione 78 ad 1 milione 89; quindi, vi è un'indicazione per specializzare e per dedicare una parte di queste nuove assunzioni ad un'azione efficace di lotta all'evasione fiscale.
Ma poi accade che, nel momento in cui si chiede un grande impegno sia al personale esistente, sia a quello che deve essere assunto, il Governo fornisce risposte inadeguate, poiché il contratto dei lavoratori delle Agenzie (vale a dire il contratto dei soggetti che dovrebbero operare per contrastare l'evasione fiscale) viene messo per ultimo e rinviato. Pertanto, si tratta di un'altra grave contraddizione.
Non parliamo, poi, della Guardia di finanza. Infatti, vengono indicati degli obiettivi da perseguire, ma attraverso una redistribuzione delle risorse esistenti, anziché aumentando le stesse. Inoltre, mentre la Guardia di finanza viene chiamata


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ad operare con maggiore forza nel contrasto all'evasione fiscale, successivamente, in silenzio, si vende l'Accademia dell'Aquila, vale a dire la scuola costituita per formare i sottufficiali della Guardia stessa: dunque, vi è un'altra posizione contraddittoria!
Debbo aggiungere che si tratta di una posizione che possiede un'altra particolare caratteristica, che intendo segnalare sia al Governo, sia ai colleghi. Infatti, se si parla dell'azione di contrasto all'evasione fiscale, dovrebbe esserci anche una maggiore attenzione agli strumenti da impiegare. Vorrei citare, a tale riguardo, due fatti clamorosi, poiché rappresentano il sintomo di un saccheggio perpetrato nei confronti delle risorse dello Stato.
Ricordo che esiste il Secit, vale a dire il corpo degli ispettori tributari. Occorrerebbe potenziarlo, poiché il Secit dovrebbe essere utile nell'ambito di un'azione che il Governo, finalmente, riconosce come necessaria per combattere l'evasione fiscale. Sono state effettuate le assunzioni presso il Secit, ma come sono state fatte, signor Presidente?
Ebbene, vorrei segnalare che sono avvenuti fatti incredibili. Infatti, se il Governo decide di potenziare il servizio degli ispettori tributari, dovrebbe assumere persone competenti e specializzate. Invece, nell'infornata delle ultime assunzioni, sono stati reclutati, in qualità di superispettori tributari, esperti in archeologia, in cinema ed in teatro!
Vorrei ricordare, inoltre, che la Corte dei conti dovrebbe controllare il servizio degli ispettori tributari; ebbene, vorrei evidenziare che il responsabile della Corte che doveva controllare il funzionamento del Secit prima è andato in pensione, e successivamente è stato assunto in qualità di superispettore tributario! Ebbene, nel momento in cui si parla di rigore e di attenzione, bisognerebbe evitare che si verifichino tali vicende!
Per di più, vorrei rilevare che non si può certamente stendere un velo (che andrebbe, semmai, sollevato) sulla gestione della Scuola superiore dell'economia e delle finanze, poiché tale istituto è diventato, ormai, una realtà nella quale si piazzano gli uomini dello staff del ministro dell'economia e delle finanze o dei sottosegretari, oppure ex collaboratori da risarcire, o addirittura mogli da sistemare! Ma come è possibile sostenere, in questo modo, un'efficace azione di contrasto all'evasione e all'elusione fiscale? Non voglio fare dello scandalismo, signor Presidente, ma desidero evidenziare le enormi contraddizioni esistenti tra gli obiettivi che si scelgono ed i comportamenti effettivamente praticati!
Per concludere le mie riflessioni sotto questo punto di vista, signor Presidente, vorrei segnalare che il ministro dell'economia e delle finanze ha affermato che si apre la caccia agli evasori. Vorrei ricordare che anche i relatori hanno evidenziato che si tratta di un fatto importante, ma, francamente, in questo decreto-legge non vedo dove sia la caccia agli evasori fiscali!
Per la verità, in esso si parla di caccia, ma non di quella agli evasori. In effetti, all'articolo 11-quaterdecies, comma 5, si dispone che si darà la caccia agli ungulati (gli ungulati sono i camosci ed i daini). In altri termini, si dispone la proroga della caccia nelle province di Trento e Bolzano: qui c'è l'accordo...

PRESIDENTE. Onorevole Benvenuto, anche gli evasori sono abbastanza «ungulati»...!

GIORGIO BENVENUTO. Si tratta dell'unica caccia che riscontro, perché di cacce agli evasori non ne vedo!
Quindi, buone le intenzioni; cattiva - e contraddittoria - la realizzazione.
La seconda questione sulla quale mi voglio soffermare, seppure in maniera rapida, è quella della riscossione. Tale problema richiedeva un intervento, perché su di esso vi è stata una sorta di sollecitazione continua che, per quattro anni, abbiamo indirizzato al Governo. Vi sono state posizioni che sono andate nella direzione di risolvere tale problema. Sulla riscossione, infatti, vi sono aspetti che non funzionano. Vi è il ritardo con il quale


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vengono dati ai concessionari della riscossione i ruoli, perché nei concessionari vi è - come è scritto nella relazione tecnica - una mancanza di cultura imprenditoriale, perché vi è un conflitto di interessi tra i concessionari e le banche, perché vi sono dati obiettivi su ruoli che vengono definitivamente consegnati ai concessionari per la riscossione ed indicano che su un totale di cento, di fatto si introita cinque, con un costo pari a sei, e per di più, vi è un costo forte rappresentato dalla riscossione.
Aggiungo che, al di là di tali dati, ve ne sono altri clamorosi; il più clamoroso di tutti è ciò che è avvenuto nelle settimane passate. Abbiamo constatato che, con «millimetrica» precisione, l'Agenzia delle entrate ha emesso un ruolo nel quale si affermava che bisognava recuperare da un famoso giocatore di calcio, Diego Armando Maradona, 31.782.429 euro (notare la precisione!). Cosa è successo in seguito? Il concessionario ha risposto che non si poteva dare luogo alla riscossione di tali arretrati, perché Maradona era irreperibile, in quanto sconosciuto. In quanto sconosciuto! Ciò è stato confermato anche negli atti. Sconosciuto! Ma come può essere irreperibile e sconosciuto, quando il medesimo giocatore appariva alla televisione? Vi era, alla televisione di Stato, la presenza di Maradona, e non in uno spettacolo qualsiasi, ma in una trasmissione sponsorizzata dal Ministero dell'economia e finanze, da parte dei Monopoli di Stato e, d'altro canto, l'Agenzia delle entrate non sapeva che Maradona era lì! Maradona ha partecipato a tre trasmissioni, è stato pagato estero su estero, in maniera anticipata e, quando la questione è stata sollevata, si è dato malato.
Dunque, è possibile che ci troviamo in una situazione per cui, se una persona non paga una multa, incorre nel fermo amministrativo del proprio veicolo o, se fatica a pagare entro un certo periodo di tempo le tasse, ha l'ipoteca sulla casa o, addirittura, il sequestro di un quinto dello stipendio, e se invece deve restituire al fisco una cifra quale quella dovuta da Maradona non solo non è disturbata, ma viene mandata anche in televisione? È evidente che vi sono aspetti che non funzionavano e che, quindi, era necessario procedere ad una modifica del sistema della riscossione. Obiettivo importante, anche a tal riguardo; linea giusta. Ma come è stato realizzato tale obiettivo?
Ho rilevato gli aspetti che a noi non convincono. Anzitutto, la sanatoria: è stata fatta una sanatoria nei confronti dei concessionari per le irregolarità commesse nel 2004. Tale sanatoria, con questo provvedimento, viene estesa fino a giugno di quest'anno e pertanto si può pagare fino a dicembre, ma si mettono in conto anche le irregolarità commesse nel corso di quest'anno. Dunque, per tale aspetto siamo andati molto oltre.
Inoltre, come viene eseguita tale riscossione? Si costituisce una società e la si costituisce in maniera abbastanza graduale e complessa ma, in fondo, nel costituirla, vi è una divisione. Mentre la Riscossione Spa, che diventa pubblica, di proprietà del Ministero dell'economia e delle finanze, in particolare dell'Agenzia delle entrate, dovrà riscuotere i ruoli (quindi, ad essa spetteranno le funzioni più complesse e rognose), la riscossione automatica e spontanea verrà lasciata agli altri. Quindi, si ripropone la vecchia logica per cui le perdite e, in questo caso, i compiti rognosi, si pubblicizzano; mentre le funzioni interessanti ed utili si privatizzano.
Ancora, si dice che con questo provvedimento si supera il problema dell'aggio. Questa operazione di riscossione non rendeva, e l'ho ricordato anche prima: si registrava un costo, grosso modo, di 500 milioni l'anno. Ebbene, oggi non si chiama più «aggio», bensì «remunerazione». Questo è il modo con il quale le cose cambiano il loro nome, ma rimangono nella sostanza invariate. Quindi, per due anni il sistema avrà 470 milioni.
Nel realizzare questa operazione vi è un atteggiamento, per così dire, supino e troppo arrendevole nei confronti del sistema delle banche. Si dice che con questo provvedimento le banche pagheranno più tasse. È vero, ma sarebbe molto importante che le maggiori tasse pagate dalle


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banche e dalle assicurazioni non ricadessero sui consumatori e sui cittadini. E lo ha denunciato persino il Governatore della Banca d'Italia. Sarebbe stato molto utile che le banche fossero state costrette a restituire, ad esempio, quanto indebitamente ricevuto con la collocazione irregolare dei bond argentini.
Mi avvio alla conclusione riferendomi ai controlli. Si predispone un sistema complesso, che è stato in parte complicato anche al Senato. Non ci sono i controlli: in altri termini, si realizza un'operazione importante, che mette assieme la riscossione dei tributi con i contributi di carattere previdenziale e che deve affrontare la questione del rapporto con i comuni e con gli altri enti locali, e non è previsto alcun controllo! Tale società gestirà miliardi di euro e come avverrà il controllo? Non è previsto alcun controllo. Oggi per i concessionari vi è un controllo pubblico. Invece, l'unica forma di controllo prevista dal provvedimento in discussione è che, ogni anno, verrà presentata una relazione al Parlamento.
Come si può fare? Vi è da parte nostra grande preoccupazione e vorremmo sapere come si procederà a questa operazione. Non vi è stato un advisor per stabilire il prezzo di acquisizione dei concessionari. Come verrà definito tale prezzo? Chi ci assicura che i bilanci dei concessionari non verranno gonfiati e che con il recupero del riscosso per il non riscosso si addossino allo Stato, di nuovo, non maggiori possibilità, ma delle perdite? Come si affronta questo problema?
Per quanto riguarda il personale, è importante che quest'ultimo non abbia problemi. Ma quale sarà la sorte del consiglio del CNC, il consorzio dei concessionari? E quale sarà l'assetto del personale? Vi sono 8 mila persone che operano in questo campo: quale sarà il loro assetto, quale sarà il contratto, quali saranno il ruolo e le opportunità?
Infine, come è possibile che si costituisca una società il cui assetto societario è composto da tre dirigenti dell'Agenzia delle entrate e da due dirigenti dell'INPS (complessivamente 5 dirigenti)? Come è possibile che si compia questa operazione e si rifiuti la presenza nel consiglio di amministrazione di un rappresentante dei comuni, come aveva chiesto l'ANCI, che vuole collaborare in questa direzione?
Come è possibile che non si stabilisca un criterio di incompatibilità tra gli incarichi che si andranno a ricoprire all'interno della Riscossione Spa e gli incarichi che si hanno oggi nell'Agenzia delle entrate, in altre direzioni o all'INPS? Non è possibile che non ci sia un cumulo di incarichi e un cumulo di stipendi. Da questo punto di vista, ho chiesto di fare chiarezza, in quanto non vorrei che poi ci ritrovassimo di fronte al risorgere della teoria del galleggiamento, per cui in questa società, in modo aggiuntivo, si darebbe annualmente qualcosa che corrisponde alla retribuzione annua del direttore generale dell'INPS. C'è bisogno di chiarezza, di trasparenza: questo chiediamo al Governo.
Ancora: ci sono 43 società, che sono le concessionarie, che devono essere acquisite. C'è un meccanismo complesso e complicato per acquisire queste società. Come si acquisiranno? Come si realizzerà questa operazione? È previsto che alcuni possono anche rifiutare ed è previsto che possano mantenere rapporti con i comuni, ma la gran parte sarà acquisita dalla Riscossione Spa. Come verranno attribuite le cariche sociali, signor Presidente? Il fatto che 43 concessionarie vengano acquisite dalla Riscossione comporta una modifica degli incarichi sociali e noi su questo punto nutriamo grande preoccupazione. Sono laico e quindi non ritengo che se penso male faccio un peccato. Quindi, penso male e sono sospettoso, perché temo che ci troveremo di fronte a cariche sociali distribuite, non in base ad una lottizzazione politica, ma in maniera clientelare, per cui si sia inventato un meccanismo «salvapoltrone» che si mette in moto, un po' simile a quel provvedimento che prevede il rinnovo del consiglio di amministrazione della SIMEST, la società controllata dallo Stato per la promozione della internazionalizzazione del Sistema Italia. In altre parole, vogliamo avere indicazioni chiare,


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non vogliamo che obiettivi importanti - come quello di rendere efficiente e di non avere una cesura tra accertamento e riscossione e lotta all'evasione fiscale - siano in realtà una gigantesca foglia di fico che nasconde operazioni che nulla hanno a che vedere con l'efficienza dello Stato ma che finiscono, invece, per rispondere a dei criteri di saccheggio e di assalto alle risorse del paese.
Finisco con un'ultima osservazione relativa al problema del rapporto con gli intermediari. È importante che sia stata affrontata la questione dei consulenti del lavoro e degli altri intermediari, che va completata anche con i revisori contabili. Inoltre, è importante che si corregga un errore che è stato commesso, ossia quello fare in modo tale che i CAF siano sottoposti nella compilazione del modello 730 alle regole indicate per la compilazione del modello Unico. In tal modo, accadrebbe che i CAF - che non sono solo quelli dei sindacati, dal momento che operano in una direzione molto ampia e molto vasta nel nostro paese - dovrebbero compilare il modello 730 e, dopo che lo hanno compilato, verrebbero a conoscenza del fatto di avere o meno diritto al rimborso del costo sostenuto. In altre parole, se dall'operazione risulta che il cittadino deve avere o deve dare 12 euro, a quel punto la prestazione deve essere gratuita per l'Agenzia delle entrate e per il sistema dell'economia. Ciò con il risultato che, essendo una prestazione, i CAF hanno una prestazione gratuita e dovrebbero pagare l'IVA, ma anche con il risultato che, a quel punto, non compilerebbero più il 730, ma il modello unico, in maniera cartacea, causando danni ai contribuenti e dei danni enormi alla stessa Agenzia delle entrate, che si troverebbe di fronte a un milione, un milione e mezzo di dichiarazioni effettuate mediante il modello unico, che penalizzerebbero l'acquisizione dei dati e la gestione dei controlli.
Insomma, ci troviamo di fronte a un provvedimento che presenta caratteristiche contraddittorie. È un provvedimento che non coglie le esigenze che provengono dal paese e che conferma quanto avvenuto in questi anni: confusione, provvedimenti continuamente sbagliati, norme che si aggiungono, si smentiscono e si sovrappongono. È un modo inadeguato e che dimostra l'incapacità di saper raccogliere le domande e le potenzialità che esistono nel paese e di individuare una strategia precisa e definita per rilanciare il nostro paese (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo e della Margherita, DL-L'Ulivo).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Duca. Ne ha facoltà.

EUGENIO DUCA. Signor Presidente, in questo decreto sono stati trasfusi anche i contenuti di altri due decreti, che avevano iniziato il loro normale iter di conversione in legge nelle competenti Commissioni della Camera dei deputati.
In particolare, mi riferisco al decreto-legge n. 211, che riguarda il trasporto aereo del nostro paese. Non è un caso che i due relatori di maggioranza non abbiano neanche citato l'esistenza di questi articoli all'interno della manovra che oggi è al nostro esame.
A tale proposito, la IX Commissione permanente ha approvato il parere di maggioranza proposto dal relatore. Invito i colleghi a leggerne il testo, che è allegato agli atti. Essa propone, come condizione per esprimere il parere, la soppressione delle disposizioni di cui agli articoli da 11-sexies a 11-terdecies, peraltro già contenute negli articoli da 4 a 11 del decreto-legge n. 211 del 2005, relativi al sistema aeroportuale, alla luce dell'impatto e del disequilibrio che produrrebbero sugli operatori del settore e sull'intero funzionamento del sistema.
In effetti, come è emerso anche nel corso delle audizioni svolte dalla IX Commissione, le misure riguardanti il trasporto aereo, che avrebbero lo scopo di aiutare il Tesoro in qualità di azionista di controllo di Alitalia Spa e di creare le condizioni per facilitare l'operazione di aumento di capitale della compagnia controllata, risultano, invece, poco efficaci anche per questo fine e determinano conseguenze gravissime.


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Vorrei ricordare ai colleghi che l'Alitalia ha una quota di mercato del 27 per cento. Il restante 73 per cento dei benefici derivanti dalla riduzione delle tariffe va ad esclusivo vantaggio dei vettori di altra bandiera concorrenti con Alitalia. Ciò vale a dire che, mentre si dà un quarto di aiuti ad Alitalia, si danno tre quarti degli aiuti ai suoi concorrenti. Alitalia potrà usarli per ridurre le ingenti perdite derivanti dalla gestione. Gli altri vettori potranno utilizzare tali benefici per ridurre le tariffe, migliorare i servizi e, quindi, essere ancora più competitivi della nostra compagnia, che pure si dice di voler sostenere.
Si tratta di conseguenze pesantissime anche per l'ENAC, al quale vengono sottratti 42 milioni di euro dal proprio bilancio. Conseguenze gravissime vi sono anche per l'ENAV, al quale vengono ridotte per oltre 30 milioni di euro le proprie entrate di bilancio. Ricordo che stiamo parlando di una Spa.
Inoltre, nell'audizione che abbiamo tenuto in Commissione, Assaeroporti, l'associazione che raggruppa le società di gestione aeroportuali (in Italia vi sono 40 società di gestione aeroportuali), ha espresso il seguente suggerimento, che desidero leggervi: Assaeroporti, a nome e nell'interesse delle società di gestione aeroportuali italiane, manifesta l'integrale avversione e non condivisione dei principi contenuti in tutti gli articoli del decreto inerenti alle disposizioni in materia aeroportuale; Assaeroporti sostiene che il decreto sui cosiddetti requisiti di sistema determina una grave e destabilizzante crisi economica e finanziaria del settore aeroportuale e una palese violazione delle norme di legge.
In parte questo decreto presenta anche forti dubbi di legittimità costituzionale, intervenendo su una materia - la legislazione aeroportuale - che rientra nell'ambito della competenza concorrente delle regioni; infatti, tramite un decreto-legge, che non è stato esaminato da alcuna associazione delle regioni, né dalla Conferenza Stato-regioni, si interviene violando nettamente il principio di leale collaborazione, che deve sussistere nelle materie rientranti nella legislazione concorrente.
Esso ha come conseguenza il blocco dei contratti di programma e la mancata implementazione del sistema delle gestioni totali. Il settore delle gestioni aeroportuali ha circa 15 mila dipendenti e, nei suoi effetti più drastici, questo decreto potrebbe mettere a rischio il mantenimento dei livelli occupazionali e la sopravvivenza economica delle società minori, che già hanno chiuso negli ultimi anni i loro bilanci in perdita ( solo 3 aeroporti hanno un attivo consistente: i due hub più Venezia. Tutti gli altri hanno difficoltà o registrano perdite). Vi è una riduzione dell'autofinanziamento delle imprese e la conseguente impossibilità di assicurare gli investimenti previsti nel prossimo quinquennio in infrastrutture e in sicurezza, già peraltro inseriti nei contratti di programma.
Tale decreto riduce la possibilità dei processi di liberalizzazione e di privatizzazione e blocca tutti i contratti di programma già presentati e quelli in corso di redazione. Vorrei ricordare che dal 2002 al 2004 sono stati presentati i contratti di programma degli aeroporti di Venezia, Milano, Roma, Torino, Firenze e Pisa, e sono in corso le istruttorie presso l'ENAC per gli aeroporti di Bologna, Napoli, Bergamo, Catania, Olbia, mentre sono da presentare i contratti di programma, le cui domande sono già state avanzate, per gli altri gestori aeroportuali.
Da questo decreto deriva un conseguente blocco di tutti i contratti di programma già istruiti presso l'ENAC, con l'impossibilità di realizzare i piani di investimento quinquennali concordati e di attuare la nuova dinamica tariffaria prevista verso l'utenza, che soltanto nel caso degli aeroporti di Roma e di Milano determinerebbe un risparmio per Alitalia di circa 40 milioni di euro, cioè più di quanto dà l'intero decreto, che però «scassa» il sistema aeroportuale italiano.
Ora, la Commissione chiede al Governo - ed abbiamo presentato emendamenti in proposito - di sopprimere queste norme, perché esse fanno del male al sistema


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aeroportuale italiano, alle società di gestione, all'ENAC e all'ENAV. Esso non tiene conto minimamente delle esigenze dell'Agenzia nazionale per la sicurezza del volo e non affronta in modo approfondito questa realtà.
Le tariffe aeroportuali italiane sono tra le più basse d'Europa, ma, in questo caso, abbattendole ulteriormente, si fa in modo che Alitalia paghi le infrastrutture aeroportuali degli altri paesi, mentre i vettori aeroportuali degli altri paesi vengono in Italia con lo sconto (in cambio è il bilancio dello Stato che deve garantire tariffe basse). Faccio un esempio. Se l'Alitalia fa scalo in un aeroporto giapponese, paga 1000 euro di tariffa di atterraggio, mentre un aereo giapponese della Japan Air che fa scalo a Roma Fiumicino paga 400 euro. Quindi, in realtà, Alitalia paga il finanziamento dell'infrastruttura aeroportuale giapponese e il bilancio italiano paga la tariffa bassa per il vettore giapponese che viene a Roma. L'esatto contrario di quello che avviene negli altri paesi europei!
Credo quindi che una riflessione di questo genere sarebbe opportuna. Così come sarebbe opportuno far decadere queste norme, per affrontare la questione con un apposito disegno di legge, oltre che con un confronto con i vari soggetti coinvolti. Ciò anche perché, nel corso delle audizioni svoltesi in Commissione, si è registrata una piena disponibilità da parte delle società di gestioni, di ENAC e di ENAV a contribuire al fine di mettere in campo misure realmente efficaci (anche per Alitalia), che non incorrano nelle sanzioni europee, ma che anzi seguano la direttiva comunitaria emanata proprio recentemente, che detta indirizzi che consentirebbero, se usati correttamente, anche ad Alitalia di avere consistenti benefici in termini di riduzione dei costi. Ne cito uno soltanto, suggerito peraltro dalla Commissione europea, che è quello dello start up su nuove linee. Visto che il problema dell'Alitalia sulle linee internazionali è consistente, ci sarebbe dunque una norma «comunitariamente» corretta, riconosciuta ed anzi suggerita, che andrebbe a sostegno dei problemi che tuttora la ex compagnia di bandiera registra.
Per quanto riguarda le gestioni aeroportuali, vorrei leggere alla signora rappresentante del Governo, una piccolissima frase di Assoporti (che, aderendo alla Confindustria, non credo sia un'associazione di sinistra!): il decreto-legge e i requisiti di sistema, nel tentativo di reperire, sia nell'immediato sia a partire dal 1o gennaio 2006, risorse da trasferire secondo le logiche di una bieca politica economica di stampo dirigista e comunista... Quindi, colleghi del Governo, state facendo una politica dirigista, che pecca tra l'altro del requisito della copertura finanziaria e così via, con un invito pressante a rivedere le norme qui contenute.
Nel decreto c'è anche un altro tema, che purtroppo non è stato trattato ancora dai relatori, che riguarda le questioni portuali. Il 25 ottobre 2005 si sono riuniti a Roma i rappresentanti dell'intero comparto marittimo e portuale: Assoporti, Ancip, Angopi, Antep, Assiterminal, Assocostieri, Assologistica, Assorimorchiatori, Comitato nazionale di coordinamento degli utenti e degli operatori portuali, Confetra, Confindustria, Confitarma, Fedarlinea, Federpiloti, Federagenti, Federazione Del Mare, Fedespedi, Fise, Uniport, Filt Cgil, Fit Cisl e Uil trasporti. Siete riusciti a mettere insieme tutti in una riunione, in cui sono state manifestate unanimemente le forti preoccupazioni per la perdita di competitività della portualità italiana rispetto agli altri scali marittimi, mediterranei e nord europei, così come evidenziato dalla flessione registrata nell'andamento dei traffici commerciali.
Si rischia di mettere in crisi un settore sicuramente strategico per l'economia nazionale, considerato che esso concorre per circa il 2,3 per cento al PIL di export e import del nostro paese. Anche in questo caso la IX Commissione, nell'esprimere il parere, ha posto come condizione quella di rivedere la forte decurtazione di risorse previste dall'elenco 2 dell'articolo 11-ter per il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, con particolare riguardo al settore portuale - vedi opere marittime e portuali


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ed enti ed organismi portuali -, che rischia di penalizzare pesantemente il settore, nonostante questo rappresenti uno dei segmenti cardine per la competitività nazionale.
Questo è il parere di maggioranza del relatore della IX Commissione che vi invita a rivedere la forte decurtazione dei fondi per le opere marittime e portuali e per gli enti e le organizzazioni portuali. Inoltre, gli stessi rappresentanti del mondo marittimo e portuale hanno posto l'accento sulle pesanti ricadute derivanti alle autorità portuali dal persistere dei vincoli alla spesa infrastrutturale introdotti dalla legge finanziaria per il 2005 e non rimossi nella finanziaria per il 2006, benché ripetutamente promesso da numerosi esponenti del Governo.
Tali limiti di spesa stanno determinando un sostanziale blocco della programmazione e realizzazione delle opere necessarie al potenziamento infrastrutturale degli scali marittimi italiani, con la conseguenza di compromettere definitivamente l'efficienza e la concorrenzialità a livello internazionale.
È stato altresì sottolineato che molte autorità portuali si trovano nella impossibilità di far fronte a servizi essenziali come, ad esempio, quelli relativi alle procedure di security antiterrorismo, a causa di limitazioni previste anche sul versante della spesa corrente, con conseguenti ripercussioni sulla quotidiana operatività dei nostri scali.
Tenuto conto, altresì, dell'andamento congiunturale che si riflette anche sui livelli di impiego dei lavoratori portuali, è necessario prevedere il finanziamento delle giornate di mancato avviamento al lavoro anche per il 2006. Invece, non solo non vi è traccia di tutto ciò, vale a dire di ciò che sarebbe necessario al settore, ma si continua, anno dopo anno, ad impedire persino investimenti stanziati dalla legge n. 413 del 1998 e successive modificazioni ed integrazioni del 1999 e del 2000. State, cioè, impedendo la spesa di circa 5 mila miliardi delle vecchie lire in opere decisive per lo sviluppo infrastrutturale di uno dei settori che potrebbe dare molta ricchezza e molto lavoro al nostro paese.
Noi vi invitiamo a prendere atto non solo di ciò che l'opposizione afferma, ma di ciò che vi dice l'intero comparto marittimo portuale, l'intero comparto aeroportuale e gli enti pubblici di cui avete nominato i vertici. Tutti vi dicono che state «scassando» il sistema aeroportuale; state distruggendo l'ENAC e la sua autonomia; state persino mettendo in pericolo la sicurezza del trasporto aereo, anche se il mese di agosto del 2005 è stato un periodo molto triste, per i cinque incidenti gravissimi che sono accaduti!
Pertanto, vi invitiamo a sopprimere queste norme sbagliate ed inutili, avviando un confronto con gli enti e le categorie interessate, che sono pronti a dare una mano (hanno già individuato le soluzioni che darebbero risorse maggiori rispetto a quelle che pensate di dare in questo modo all'Italia) (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo e della Margherita, DL-L'Ulivo)!

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Stradiotto. Ne ha facoltà.

MARCO STRADIOTTO. Signor Presidente, rappresentante del Governo, relatore, credo che, con riferimento al decreto in discussione, bisogna innanzitutto evidenziare che siamo di fronte ad un modo errato di legiferare.
Il provvedimento in questione contiene una miriade di micro interventi che sono fuori tema rispetto al titolo del provvedimento. Il provvedimento, infatti, reca misure di contrasto all'evasione fiscale e disposizioni urgenti in materia tributaria e finanziaria (così è scritto nel titolo).
Ma cosa c'entra l'evasione fiscale con quanto previsto dall'articolo 10-bis, che tratta il contenimento delle spese per incarichi e rapporti di collaborazione da parte delle pubbliche amministrazioni? Cosa c'entra l'evasione fiscale con l'articolo 11-quaterdecies, che tratta l'abbattimento degli ungulati, come prima ricordava il collega Benvenuto? Infine, cosa


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c'entrano con il titolo di questo provvedimento gli interventi di bonifica e ripristino ambientale previsti dal comma 15 dell'articolo 11-quaterdecies? Ho citato solo alcuni esempi, anche se molte altre sono le curiosità e le stranezze contenute in questo decreto.
Quando leggo queste norme, penso che questo modo di legiferare non è altro che la continuazione di quanto fatto in precedenza e di quanto verrà realizzato in questo ultimo scorcio di legislatura.
Se non erro, uno degli obiettivi programmatici del Governo era quello di semplificare, di delegiferare, di rendere efficace la pubblica amministrazione, ma non mi pare che il modo migliore per semplificare e per aumentare l'efficienza della pubblica amministrazione sia quello di produrre testi legislativi come quello oggi al nostro esame. Senza contare gli altri decreti cosiddetti omnibus che abbiamo votato in precedenza, la finanziaria dello scorso anno, che contiene più di 500 commi e il disegno di legge finanziaria per il 2006 che, dopo il primo passaggio al Senato, contiene già 399 commi.
Ho l'impressione che la maggioranza non si sia resa conto che sta costruendo un quadro normativo che genera tanta confusione e tante complicazioni, appesantendo di molto l'attività delle pubbliche amministrazioni e tutte le attività economiche, con conseguenti ricadute sui cittadini che si trovano a godere di servizi meno efficienti e più costosi. Se vogliamo far ripartire l'economia del nostro paese e se vogliamo combattere veramente l'evasione fiscale, dobbiamo produrre norme più semplici.
Entrando nel merito del provvedimento, occorre ricordare che sono quattro anni che, in occasione delle leggi finanziarie, sosteniamo la necessità di combattere l'evasione fiscale. Lo abbiamo detto in tante occasioni e anche quando avete previsto tanti condoni e concordati, ricordandovi che forse il modo migliore sarebbe stato quello di creare sinergie con quelle parti della pubblica amministrazione più vicine al territorio, appunto gli enti locali.
Nell'articolo 1 del testo in esame si prevede che gli enti locali partecipino al procedimento di ricerca dell'evasione. Certo è che, se non si fossero persi questi quattro anni, probabilmente i risultati sarebbero stati migliori. Occorreva investire sul senso civico dei cittadini, mentre attraverso i condoni non si fa altro che dare schiaffi al senso civico dei cittadini!
Nel presente decreto si prevede che ai comuni che partecipano alla ricerca dell'evasione spetta il 30 per cento di quanto viene accertato. Ciò non appare coerente con quanto vedo scritto in tanti manifesti esposti nelle nostre piazze in questo periodo, nei quali si parla di comuni spreconi, né con il messaggio che avete fornito in questi mesi per sostenere le misure contenute nella legge finanziaria. Si tratta di messaggi nei quali una parte della pubblica amministrazione, lo Stato, critica un'altra parte della pubblica amministrazione. Anche se poi, osservando quanto affermato dalla Corte dei conti e dalla Ragioneria generale dello Stato, ci si accorge che quella parte di pubblica amministrazione è più efficace ed efficiente di quella centrale.
Pertanto, si tratta di un messaggio assolutamente negativo, di uno Stato che non riesce ad individuare gli sprechi e le inefficienze al suo interno e che quindi scarica all'esterno tali difficoltà.
Il testo al nostro esame è in un certo senso collegato alla legge finanziaria, dunque spero che in tale legge si potranno trovare alcuni correttivi, ad esempio rispetto al patto di stabilità.
L'articolo 1 del decreto-legge prevede che una parte delle entrate derivanti dai maggiori accertamenti relativi all'evasione sarà attribuita ai comuni. Non so se i comuni utilizzeranno tale norma per avere le maggiori entrate, dal momento che il Patto di stabilità, così come è stato concepito in questi anni, non consente di spendere queste risorse. Questo è il dato. Quando critichiamo il modo in cui è stato definito il Patto di stabilità ci dite che lo ha chiesto l'Europa: l'Europa ce lo chiede, ma sui saldi, vale a dire sulla differenza tra entrate e spese, mentre voi, da qualche


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anno, lo applicate solo sulle spese. Con questo meccanismo, per assurdo, non andate a penalizzare alcuni enti che forse sono un pò più spreconi, ma penalizzate gli enti più virtuosi, che hanno un rapporto migliore fra entrate e spese.
Si tratta di una questione che spero venga affrontata in sede di esame della legge finanziaria, altrimenti questa norma è priva di effetto, in quanto nessun amministratore andrà ad inimicarsi i cittadini se nel momento in cui potrà disporre di una maggiore entrata non la potrà spendere nel territorio per fornire maggiori servizi. Questo è un problema sul quale è necessario intervenire già con il decreto-legge in esame - ma mi pare di aver capito che volete approvarlo così com'è - e comunque successivamente con la legge finanziaria.
Si continua a commettere l'errore che ho citato all'inizio: già oggi si dice che con un provvedimento successivo si andrà a modificare il provvedimento in esame. Immaginate chi va a leggere le nostre norme, immaginate quel povero impiegato comunale che si trova davanti il cittadino che chiede delucidazioni: che risposte può dare? Si pensi, ancora, all'impresa che sta programmando determinate attività. Ritenete che sia il modo giusto per far crescere un paese? Credo che questo ci debba assolutamente far riflettere.
Vi sarebbe stata la necessità, a mio avviso, di chiarire meglio le competenze dei comuni. Ritengo vi sia molta evasione da ricercare, soprattutto per quanto riguarda gli immobili, e i comuni sono probabilmente lo strumento migliore, in quanto sono la parte dell'amministrazione pubblica che meglio conosce il territorio e che meglio può scovare tale evasione.
Come ha già osservato il collega Benvenuto, occorre affrontare la questione del catasto, iniziando dai comuni maggiori e dai comuni che si sono consorziati, decentrandolo. Sono anni che ciò è previsto, ma concretamente non si è fatto nulla. In tal modo, in primo luogo verrebbero diminuite le tasse sulla prima casa. Infatti, riordinando il settore vi è la possibilità di ridurre le tasse che colpiscono la prima casa, a partire dall'ICI, in modo da far pagare le tasse per molti immobili per cui si paga assolutamente poco, anche nelle transazioni. Per quanto riguarda la tassa di registro, ritengo che possano essere modificate le aliquote, purché sia dichiarato tutto (non dobbiamo infatti nasconderci di fronte a quanto accade in questo campo).
Mi soffermo, infine, sul comma 2-bis dell'articolo 7, relativo alla famosa interpretazione dell'ICI. Tale norma prevede che alcuni immobili - sulla vicenda vi è stata una sentenza - non siano più soggetti all'ICI. Si tratta degli immobili utilizzati dagli enti non commerciali, destinati esclusivamente allo svolgimento di attività assistenziali, previdenziali, sanitarie, didattiche, ricettive, culturali, ricreative e sportive, nonché di attività di religione o di culto. Tornando al rapporto con gli enti locali, non si può affermare che tale norma non ha bisogno di copertura. Si tratta di un errore gravissimo. Nella relazione predisposta dal servizio studi si afferma: si rileva peraltro che la norma estende l'ambito di applicazione dell'esenzione dall'ICI rispetto agli orientamenti giurisprudenziali fin qui affermatisi. L'applicazione della disposizione comporterebbe pertanto minori entrate per i comuni, con un conseguente peggioramento dell'indebitamento netto. Appare dunque opportuno un chiarimento da parte del Governo circa i motivi che hanno indotto a considerare la norma priva di effetti finanziari.
Ritengo si tratti di osservazioni importanti, alle quali va data risposta. Non è pensabile che i comuni si trovino con una minore entrata per effetto di una scelta politica compiuta dalla maggioranza, e che la maggioranza non trovi la copertura, vale a dire maggiori trasferimenti ai comuni per sopperire a tale minore entrata.
Concludo dicendo che, se volete veramente combattere l'evasione, dovete pensare innanzitutto a fornire maggior risorse alla Guardia di finanza; dunque preparerò degli emendamenti in questo senso. Lo scorso anno con il famoso metodo Gordon Brown siete andati a tagliare le disponibilità


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dei capitoli di spesa per le attrezzature, per il vestiario, per le pulizie, per il riscaldamento e la benzina della Guardia di finanza. Nell'anno in corso, già da mesi la Guardia di finanza è in difficoltà, non riesce ad operare come dovrebbe. Il fatto di non prevedere ulteriori tagli, mantenendo gli stessi stanziamenti dello scorso anno, che avevano subito tagli del 20 per cento, credo sia significativo di per sé. Sono andato a verificare nelle singole unità previsionali di base del bilancio ed effettivamente ho constatato ulteriori tagli per la Guardia di finanza; prego quindi i rappresentanti del Governo di verificare affinché siano ripristinati gli stanziamenti necessari per garantire un corretto servizio.
Infine, mi soffermo sulla questione del senso civico dei cittadini. I danni fatti in questi anni con il messaggio secondo cui chi fa il furbo alla fine la scampa sempre, credo rappresenti un messaggio assolutamente negativo. Prima di far comprendere che è assolutamente necessario cambiare rotta credo che voi dobbiate assolutamente investire in questo senso, evitando di prevedere condoni con la finanziaria, ad esempio, perché qualcuno rilancia questa ipotesi, rispetto ad isole fiscali che andrebbero «messe a posto», per usare i termini di un collega della mia Commissione. Credo sia importante non commettere questo tipo di errori.
Relativamente ai comuni vi esorto a cercare di modificare il tipo di messaggio che avete dato in questi ultimi mesi. I comuni sono una parte fondamentale ed importante del nostro Stato e credo che se lo Stato, il Governo, le regioni, le province ed i comuni lavoreranno in termini sinergici potranno effettivamente aiutare il nostro paese a crescere e, soprattutto, a trovare quella grande miniera d'oro che, a mio parere, abbiamo, mi riferisco all'evasione del sommerso, una cifra immensa che, purtroppo, in questi anni voi non siete riusciti ad aggredire (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-L'Ulivo e dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Abbondanzieri. Ne ha facoltà.

MARISA ABBONDANZIERI. Signor Presidente, le disposizioni contenute nell'articolo 6-ter del decreto-legge in materia tributaria e fiscale, che accompagna la legge finanziaria per il 2006, sono tra le più importanti, tra le più discutibili e, per alcuni versi, paradossali del provvedimento. Esse riguardano l'ANAS e modificano la trasformazione operata con il decreto-legge n. 138 del 2002, quelle norme, per intenderci, che hanno trasformato l'ANAS in società per azioni.
In sostanza, il decreto-legge sposta ed assegna al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti una serie di funzioni relativamente alla programmazione degli interventi di manutenzione e gestione di strade ed autostrade, ovvero quelle funzioni assegnate all'ANAS dal decreto legislativo n. 143 del 1994 e dal decreto-legge n. 138 del 2002, entrambi provvedimenti di carattere strutturali ed anche di una certa significatività. Inoltre, il decreto-legge odierno prevede per ANAS la possibilità di subconcedere ad una o più società da ANAS costituite i propri compiti di gestione e manutenzione di tratte stradali e autostradali assoggettate o assoggettabili a pedaggio reale o figurativo. Per la prima volta compare la parola pedaggio reale, ma su questo dirò in seguito.
Infine, il decreto-legge prevede che lo Stato definanzi, per un importo pari agli introiti netti derivanti dalle cessioni ai subconcessionari, i trasferimenti attualmente previsti per ANAS Spa ed iscritti nello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze.
Il provvedimento, in sostanza, risponde anche ad altri obiettivi. Vuole permettere l'uscita di ANAS Spa dal perimetro della pubblica amministrazione; infatti, i contratti di subconcessione, di gestione di tratte stradali e autostradali prevedono il trasferimento di rischio in capo al subconcessionario e, pertanto, tali introiti possono essere classificati come ricavi da mercato. Il risultato del processo è la possibilità di far sì che i trasferimenti in


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conto capitale del Ministero dell'economia e delle finanze ad ANAS Spa non rientrino nel parametro deficit-PIL, nel tentativo di ottenere un effetto di riduzione del deficit.
Il provvedimento favorisce la creazione di risorse finanziarie una tantum; ancora una volta, ancora un'altra una tantum a favore del Ministero dell'economia e delle finanze tramite la vendita a privati di quote delle società subconcessionarie di tratti stradali e autostradali. Tali risorse a favore del Ministero dell'economia e delle finanze rappresentano deduzioni rispetto ai trasferimenti previsti dal ministero stesso.
Che cosa non inventa la finanza creativa del creativo ministro Tremonti? Si spezzetta la società ANAS Spa, se ne fanno altre con a capo qualche amico, si cedono le strade e si incomincia piano piano il pedaggiamento di alcune tratte perché l'obiettivo finale, forse il principale del provvedimento in esame, è l'uscita dell'ANAS Spa dal perimetro della pubblica amministrazione e l'avvio di un processo di pedaggiamento reale di strade. Altro che pedaggi ombra o figurativi, quelli che si sono inventati per la finanziaria per l'anno 2005, messi, poi, in mora dall'Unione europea!
Comprendiamo le scelte del creativo ministro Tremonti, ma che dire del ministro Lunardi, che prima si costruisce il braccio operativo per la cosiddetta legge obiettivo e l'infrastrutturazione del paese con ANAS Spa e poi si rimangia la società, la riduce in polpette, in bocconi pregiati per nuove società e in bocconi indigesti per gli utenti? L'ANAS Spa si appresterebbe a diventare un soggetto nei confronti del quale finiscono i trasferimenti statali per passare all'autofinanziamento derivante da subconcessioni e nuovi pedaggi, non solo ombra, come ho già detto prima. E, in attesa del nuovo assetto, restano aperti tutti i problemi legati al fabbisogno di cassa, stante il fatto che le disponibilità finanziarie, ad oggi, sono di poco superiori a 250 milioni di euro. Tra limiti di spesa, tagli ai finanziamenti e blocco degli investimenti della legge obiettivo, all'ANAS Spa mancheranno risorse per almeno 1,5 miliardi di euro. La cassa resta vuota e rischiano lo stop 11,8 miliardi di euro di lavori in corso: solo a gennaio potrebbero essere sospese opere per 1,1 miliardi di euro, ovvero il 60 per cento dei cantieri.
Senza soluzioni alternative non partiranno gran parte dei cantieri previsti per il 2006: quattro tratti della Salerno-Reggio Calabria, il completamento della Messina-Palermo, la Salaria-Monterotondo, la Ionica, la Palermo-Catania. Un blocco che potrebbe compromettere 300 mila posti di lavoro, causare il fallimento delle imprese impegnate in questi interventi e rendere grottesco il processo di infrastrutturazione stradale che il Governo dice di aver avviato.
Cosa direbbe a gennaio il Presidente del Consiglio dei ministri messo di fronte ad una cartina nel salotto di Bruno Vespa a tal proposito? Di quali toni sarebbero le sue inflessioni, i suoi «mi consenta», le sue argomentazioni? Il dato vero è che con la norma si apriranno le porte delle privatizzazioni delle strade con tutte le conseguenze che ne deriveranno, in primo luogo sugli utenti-cittadini. Il Governo a Natale regala anche i pedaggi sulle strade, ovvero l'avvio di questa scelta. Per essere più precisi, va anche detto che nelle norme in discussione, già approvate dal Senato, ai privati subconcessionari verranno trasferite le pertinenti organizzazioni aziendali, cioè i compartimenti, gli uffici ed il personale tecnico, gli impiegati amministrativi, gli archivi, i macchinari da lavoro e per la manutenzione stradale.
Per essere più precisi, va detto anche che la «svendita» delle strade statali e la sostanziale liquidazione dell'ANAS non rispondono né ai bisogni degli italiani né alle necessità di sviluppo ed ammodernamento delle nostre reti stradali: servono soltanto a fare cassa ancora una volta, a rallentare la crisi del bilancio dello Stato, a contenere lo sforamento di quel famoso 3 per cento sul PIL imposto dal trattato di Maastricht.
Per impedire che l'Unione europea conteggi nel nostro disavanzo i finanziamenti statali all'ANAS non è bastata la sua trasformazione in Spa, decisa tre


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anni fa: bisogna trovare il privato che fiuti l'affare, si prenda le strade e le assoggetti a pedaggio! Questa dell'ANAS è una delle ultime destrutturazioni dello Stato italiano: meno significativa di altre, sicuramente, ma ugualmente importante.
Alla base di queste scelte sta il solito gioco delle tre carte: poco senso dello Stato; molta improvvisazione; discrete dosi di cinismo e l'idea di avviare qualche nuovo affare.
Il processo di riordino dell'ANAS, che pure sarebbe necessario, gira e rigira da quattro anni! Il modello prospettato non è accettabile in quanto tale: le incongruenze sono troppe; i rischi anche; le prospettive di lungo e medio termine non sono giuste (e già si intravede); manca un disegno di politica unitaria per i ruoli strategici di ANAS, stazione appaltante di opere stradali ed autostradali di rilevanza nazionale e regionale, gestore della rete stradale nazionale, gestore di una rete senza pedaggio, grande finanziario e tecnico realizzativo di opere a bassa redditività, ma di rilevanza strategica nazionale.
La riflessione non si compie a suon di emendamenti di finanza creativa, di emendamenti che si susseguono senza soluzione di continuità - è da agosto che assistiamo a questo scenario - e che impediscono qualsiasi processo di stabilizzazione della gestione delle reti stradali italiane.
Ma questo non lo diciamo solo noi: l'hanno detto anche alcuni deputati della maggioranza. Sia pure con qualche difficoltà e con qualche condivisione ancora da mettere a punto, l'emendamento che era stato inserito nel decreto-legge sulle infrastrutture, decaduto e confluito nel provvedimento in esame, aveva trovato un punto di convergenza migliore, ma è stato spazzato via.
Anche nella maggioranza, come ho detto, vi sono perplessità, tant'è che la VIII Commissione, nel suo parere, ribadisce anche quest'anno - come già fece l'anno scorso, quando rilevò che la previsione dei «pedaggi ombra» (o quant'altro) non andava bene - che la questione dell'ANAS deve essere rivista, nell'interesse degli italiani.
Consentitemi di accennare ad altre due questioni.
La prima è quella dei canoni demaniali. Ho ascoltato la relazione del collega di maggioranza, al quale desidero far rilevare che l'attuale proroga al 15 dicembre 2005 è la quarta e che, probabilmente, con la legge finanziaria si provvederà ad aggiustare il tiro. Ma il fatto sconcertante è che l'invenzione tremontiana sulle pertinenze (che dovevano essere assoggettate a proroga) non trova, di fatto, alcuna soluzione: Tremonti passa di mano a se stesso e, in seguito, al prossimo Governo un'altra delle sue «botte» di genio. Mi spiace, collega relatore, di doverle dire che questa parte del provvedimento non attua le risoluzioni approvate in Commissione, perché, anche se così fosse, mancherebbe un pezzo relativamente agli anni 2004 e 2005: la parte relativa al modo in cui si procede alla verifica delle evasioni sulle superfici in concessione ed alle modalità con cui avevate in mente di metterle in pagamento.
L'ultima questione riguarda la «legge mancia». Sono uno dei deputati che, in questi quattro anni, ha cercato di cacciare dalla porta (poi, purtroppo, in forza dei vostri numeri, se l'è vista rientrare dalla finestra) tale questione. Si deve sapere (poi si può anche dare il titolo altisonante che è stato dato all'articolo) che, in questo modo, avete distribuito oltre 4.000 miliardi. Il ministro Tremonti si inventò la partita con la legge finanziaria 2002; la metteva a punto tutte le volte che doveva chiedere la fiducia per conto del Governo. Infatti, quella disponibilità, in molta parte dei casi, è stato l'unico modo perché si ottenesse la fiducia da parte di una porzione significativa dei deputati della maggioranza.
È una norma vergognosa: 4.000 miliardi sono soldi di questo paese che potevano essere destinati a tante cose. Al riguardo, vi richiamo uno degli esempi che, magari, più vi piace, ma piace anche a me: il cuneo fiscale. Quattromila miliardi (circa mille l'anno) destinati a questa finalità avrebbero sicuramente sollevato


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di più le sorti dell'economia, che non le prebende da andare a riscuotere nei collegi che pure avete cancellato.
Dimostrereste, come dire, un atto di saggezza, se cancellaste questa norma che, con assoluta ostinazione, ormai, è la quarta volta che fate rientrare nell'anno 2005, a dimostrazione che si tratta di un atto di prepotenza che, comunque, ancora siete in tempo a correggere (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Scherini. Ne ha facoltà.

GIANPIETRO SCHERINI. Signor Presidente, gentile signor sottosegretario, il disegno di legge di conversione del decreto-legge n. 203 del 2005 è parte integrante della manovra di finanza pubblica per il 2006, anzi ne costituisce, in sostanza, una robusta anticipazione parziale, con il vantaggio di esplicare i suoi effetti dal 1o ottobre, ossia tre mesi prima rispetto all'epoca di entrata in vigore della legge finanziaria per il 2006. Preannuncio fin d'ora che, al termine del mio intervento mi permetterò di fare alcune considerazioni che esulano dalla stretta materia di competenza, ma vanno a toccare il disegno di legge finanziaria, che tuttavia, come ho già detto poc'anzi, è strettamente connesso a questo provvedimento.
L'insieme delle misure che compongono la manovra di finanza pubblica per il 2006 è diretto a correggere l'andamento tendenziale del disavanzo pubblico, in modo da farlo rientrare, sia per il 2005 sia per il 2006, entro i limiti massimi concordati per le istituzioni europee ai fini del rientro graduale entro i parametri di Maastricht del 3 per cento del PIL.
Nel corso dell'esame al Senato, il Governo ha posto la questione di fiducia su un maxiemendamento (ricordo che era il 9 novembre), con il quale sono state introdotte numerose disposizioni, talune delle quali riproducenti parti di altri decreti-legge. Sono stati aggiunti numerosi commi ed articoli.
Tra le disposizioni confluite, vanno ricordate quelle del decreto-legge n. 211 del 2005, in materia di finanza pubblica e di trasporto aereo; l'articolo unico del decreto-legge n. 223 del 2005, recante differimento del termine per la rideterminazione dei canoni demaniali marittimi; la disposizione sui trasferimenti da Sviluppo Italia a ISA, contenuta nel decreto-legge n. 224 del 2005; alcune disposizioni del decreto-legge 17 agosto 2005, n. 163, in materia di infrastrutture, decaduto per decorrenza dei termini; infine, alcune disposizioni della legge finanziaria stessa, in particolare quelle relative a giochi e lotterie (quindi, parliamo di un provvedimento complesso e composto).
Dalla prima Nota di variazioni al bilancio dello Stato gli effetti del decreto-legge, come emendato dal Senato, sono valutati in 7,104 milioni di euro di maggiori entrate; ulteriori contenimenti di spesa riguardano l'anno 2005 e, precisamente, 300 milioni di euro per i consumi intermedi, 1,6 miliardi di euro per le spese in conto capitale, con una correzione complessiva, quindi, di quasi 2 miliardi di euro, che vanno a ridurre il deficit pubblico relativo al 2005.
Le misure contenute nel provvedimento al nostro esame si caratterizzano in modo virtuoso, così come avviene per la finanza, in quanto sono indirizzate a perseguire l'obiettivo del riequilibrio della finanza pubblica, non come ha fatto ampiamente - e qui mi rivolgo ai colleghi del centrosinistra - il Governo di centrosinistra, con inasprimenti fiscali, bensì con misure dirette a contenere gli sprechi e le dispersioni di risorse ed a combattere l'elusione e l'erosione fiscale delle basi imponibili. Pertanto, è evidente che questo provvedimento rientra chiaramente nell'ambito d'azione di buon governo e buona amministrazione portata avanti in questa legislatura.
È quindi da rimandare in maniera molto decisa al mittente l'affermazione per cui il Governo Berlusconi ha messo le mani in tasca agli italiani: ecco, questo non è vero e non è avvenuto!
Le misure salienti, come ha poc'anzi ricordato il relatore, che compongono questo provvedimento, peraltro notevolmente


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arricchito ed ampliato nell'ambito della discussione presso l'altro ramo del Parlamento, sono dirette a combattere l'evasione fiscale attraverso la partecipazione dei comuni alle attività accertative, che vengono incentivate con una quota del 30 per cento delle maggiori riscossioni ed il rafforzamento dell'attività accertativa dell'Agenzia delle entrate, dell'Agenzia delle dogane e della Guardia di finanza. Anche qui si può sottolineare come il Governo abbia tenuto conto delle esigenze provenienti dagli enti locali, rendendoli copartecipi di queste ulteriori entrate dovute ad accertamenti.
Secondo la relazione tecnica, i primi due articoli del provvedimento consentiranno maggiori entrate per 3 miliardi di euro nel 2006 e 4,6 miliardi di euro nel 2007 e nel 2008.
Altra rivoluzione copernicana e grande riforma innovativa contenuta in questo provvedimento è senz'altro la riforma della riscossione e delle disposizioni in materia di giustizia tributaria. Viene soppresso, a partire dal 1o ottobre 2006, il sistema di affidamento in concessione del Servizio nazionale della riscossione e le funzioni sono attribuite all'Agenzia delle entrate. A tal fine, l'Agenzia delle entrate e l'INPS procedono alla costituzione di Riscossione Spa, di cui il 51 per cento del capitale è versato dall'Agenzia delle entrate e il 49 per cento dall'INPS.
Riscossione Spa avrà la funzione di effettuare la riscossione mediante il ruolo delle imposte erariali: in tal modo si supera completamente il sistema dei concessionari, che si è dimostrato farraginoso, costoso, poco efficiente e anche terreno di comportamenti distorti. Da queste misure, secondo la relazione tecnica, sono previste entrate per 386 milioni di euro nel 2006, 600 milioni nel 2006 e 950 milioni a partire dal 2008.
Siamo di fronte - è bene sottolinearlo - ad un'ulteriore riforma che è stata attuata dal Governo Berlusconi.
Altre misure, misure varie, riguardano le plusvalenze finanziarie delle società, le imprese di assicurazione e la svalutazione dei crediti delle banche, che comporteranno ulteriori gettiti per quasi un miliardo di euro l'anno.
Come ho già avuto modo di osservare, il Senato ha arricchito di diverse norme il provvedimento; alcune tra le più significative sono la indeducibilità di minusvalenze, gli interventi su GPL e metano per l'autotrazione, l'asseverazione degli studi di settore, misure per il miglioramento dell'efficienza delle pubbliche amministrazioni ed il drastico contenimento delle spese dello Stato e degli enti non territoriali relativamente all'anno 2005, per un importo di 300 milioni di euro per le spese per consumi intermedi e di 1,6 miliardi di euro per le spese in conto capitale.
Anche a tale riguardo, va sottolineato come si sia cercato in tutti i modi di perseguire quello che di norma è l'atteggiamento anche delle famiglie comuni, ovvero il risparmio, cercando di eliminare gli sprechi.
Importanti sono anche un insieme di normative in materia aeroportuale e gli interventi infrastrutturali per la ricerca e per l'occupazione.
Come si vede, ne è scaturito un provvedimento articolato e complesso, ma comunque perfettamente conforme alla logica ispiratrice dell'azione di politica economica e finanziaria portata avanti dal secondo e terzo Governo Berlusconi, ovvero quella del «no» a nuove tasse a carico dei cittadini e del «sì» ai contenimenti di spesa ed al contrasto all'evasione ed all'elusione fiscale come strumenti per conseguire in modo equo e duraturo l'obiettivo di mantenere e salvaguardare l'equilibrio finanziario dello Stato. Non sono state introdotte nuove tasse: questo l'hanno capito tutti.
Va sottolineato come, nell'attuale fase economica, che vede finalmente - ed è questo l'augurio, confermato e supportato da dati oggettivi - l'avvio della ripresa (soprattutto nel fondamentale settore dell'industria manifatturiera), sarebbe stato devastante perseguire il riequilibrio della finanza pubblica attraverso inasprimenti fiscali in quanto, così facendo, si sarebbe fermata sul nascere una ripresa che ormai


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è in atto. Consideriamo quindi una scelta tecnicamente assai appropriata quella del Governo che, con questo decreto, riesce a coniugare il rigore finanziario con il sostegno della ripresa produttiva.
Su questo decreto, si potrebbe ancora, signor Presidente e signor sottosegretario, parlare a lungo; comunque, vorrei concludere il mio intervento perché molto è stato già detto dai relatori e dai colleghi di maggioranza che mi hanno preceduto.
Approfitto dell'occasione per sottolineare un aspetto che riguarda una zona specifica e particolare, quella della montagna, citata espressamente nella manovra finanziaria. Dicevo che approfitto, ma so di non essere fuori tema in quanto stiamo discutendo un disegno di legge che converte un decreto-legge che è parte integrante di una manovra finanziaria.
Leggendo il maxiemendamento presentato e approvato con voto di fiducia al Senato, ci si accorge di come il Governo abbia posto attenzione a zone particolari del nostro territorio. A tale riguardo, mi si consenta di ricordare la mia provenienza geografica e di elezione, che è quella di una piccola valle alpina, la Valtellina. Ebbene, il Governo, che molto ha fatto per la montagna, ha riconfermato taluni benefici e noi diamo atto dello sforzo effettuato. Ha riconfermato, per esempio, lo sgravio del gasolio in talune zone che sono quelle fredde o le cosiddette zone E, che sono le aree climatiche un po' meno fredde, non raggiunte dal metano. Ciò significa dare la possibilità di utilizzare gli impianti di riscaldamento con un prezzo del gasolio agevolato. Vorrei altresì ricordare che sono stati prorogati fino al 2006 i benefici per l'utilizzo della biomassa, vale a dire una nuova forma di energia pulita, nel pieno rispetto anche dei parametri dettati dal Protocollo di Kyoto.
Mi permetto tuttavia - e lo faccio consapevolmente, da membro della maggioranza - di rimarcare quelle che considero le «sviste» che sono state commesse. In questo caso, mi affido al sottosegretario Armosino, che è sempre molto attenta a tali tematiche. Ci si è dimenticati, infatti, di dotare il fondo nazionale per la montagna di adeguate risorse finanziarie. Pertanto, signor sottosegretario, mi appello a lei, affinché il Governo possa successivamente intervenire in questa direzione.
Più che altro, non posso non ricordare quanto è avvenuto in ordine al demanio idrico. Infatti, si è scelto di spogliare le province montane della titolarità, molto importante, del demanio idrico, che per queste valli non significa solamente una risorsa rilevante. Vorrei ricordare a chi non conosce la questione che esse producono l'energia idroelettrica, che credo sia una delle fonti energetiche più pulite tra quelle veicolate nel nostro territorio.
Ebbene, ritengo opportuno lasciare a queste montagne il diritto di vedersi riconosciuti i canoni demaniali che erano stati loro concessi dalla legge finanziaria per il 2004, grazie all'approvazione di una proposta emendativa inizialmente sottoscritta da me e da altri colleghi e successivamente fatta propria dal Governo.
Ecco, signor sottosegretario, parlo di «svista» perché, in un maxiemendamento composto da centinaia di commi, posso anche comprendere l'esistenza di logiche che contrastano con quelli che ritengo essere i diritti naturali ed acquisiti delle popolazioni di montagna. Con ciò, intendo affermare che anche il ruolo di maggioranza consente di fornire consigli al nostro Esecutivo, sapendo che si tratta di richieste su cui esso rifletterà, concedendo a questo ramo del Parlamento la possibilità di esprimersi in maniera chiara ed, eventualmente, in modo difforme rispetto al Senato.
Per concludere, non posso che rimarcare il lavoro svolto in sede di Commissioni, anche grazie all'apporto del Governo. Desidero evidenziare, infine, come il lavoro compiuto dal nostro Esecutivo si sia indirizzato, in maniera inequivocabile, verso il conseguimento di risparmi ed il recupero dell'evasione fiscale, e non nell'imposizione di nuove tasse e tributi. Desidero sottolineare, da ultimo, l'ottimo lavoro svolto dai relatori, i quali ci hanno consentito di districarci in una materia complessa, a causa della ricordata confluenza, in un unico provvedimento, di


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norme contenute in più decreti-legge (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Maurandi. Ne ha facoltà.

PIETRO MAURANDI. Signor Presidente, il decreto-legge in esame è parte della manovra finanziaria, anche se vi sono state aggiunte numerose norme «spurie», frutto della confluenza in esso di ben quattro provvedimenti d'urgenza di natura diversa. Possiamo anche riconoscere che il provvedimento è articolato, ma si tratterebbe di un modo per non affermare che è pieno di norme che, spesso, non c'entrano niente tra loro e che sono, per di più, estranee all'oggetto essenziale, vale a dire alla manovra economico-finanziaria.
Si tratta di disposizioni che derivano anche da alcune correzioni apportate, in corso d'opera, alla manovra stessa, a causa degli errori commessi, nonché di valutazioni di anni e mesi precedenti che si sono rivelate inconsistenti. Per il 2005, il decreto-legge in esame incide sull'indebitamento netto della pubblica amministrazione per lo 0,2 per cento del PIL. In questo caso, c'è un primo problema da sottolineare, vale a dire l'assenza, nei documenti presentati dal Governo, dei dati relativi all'indebitamento tendenziale per il 2005.
Si può solo dedurre, facendo un'operazione logica, dall'entità della manovra (0,2) che, sommata all'obiettivo dell'indebitamento contenuto nel DPEF (4,3) l'indebitamento tendenziale è del 4,5 per cento. Ciò secondo la logica, con un'operazione logica. Ma la logica non va sempre d'accordo con l'azione del Governo. Infatti, secondo il Ragioniere generale dello Stato, nel dato tendenziale per il 2005 vanno compresi i proventi delle dismissioni immobiliari per 6,5 miliardi che, invece - come è noto - andrebbero corretti in conseguenza dell'effettivo andamento delle dismissioni, largamente al di sotto delle previsioni.
Non è ben chiaro nemmeno come nel tendenziale del 2005 siano ricompresi gli oneri derivanti dai contratti del pubblico impiego. Sarebbe, viceversa, importante capire il livello reale del tendenziale, per valutare l'effetto correttivo collegato a questo decreto-legge ed, in generale, alla più larga manovra finanziaria.
La seconda considerazione che voglio fare è che una parte cospicua delle entrate per il triennio 2006-2008 deriva dalla lotta all'evasione fiscale. A noi fa sempre piacere che il Governo scopra che è necessaria la lotta all'evasione fiscale. Dopo l'«indigestione» di condoni delle finanziarie passate, scoprire che il Governo si decide a mettere in campo attività rivolte al recupero dell'evasione fiscale è certamente un aspetto che ci fa piacere.
Tuttavia, le nuove entrate derivanti dalla lotta all'evasione fiscale incidono, secondo le valutazioni della relazione tecnica, per 12,2 miliardi sul saldo netto da finanziare, mentre sull'indebitamento netto, che - come é noto - è la variabile cruciale del Patto di stabilità, incidono per un più prudenziale 1,22 miliardi. Ma tale prudenza non è frutto dell'atteggiamento del Governo, bensì è la conseguenza dei criteri dell'Eurostat, che impongono una valutazione del gettito in termini di cassa e, a sua volta, la valutazione in termini di cassa deve essere ridotta ad un decimo delle imposte in termini di competenza.
Nuove entrate di tali dimensioni, tuttavia, vengono fatte derivare dall'aumento del personale della Guardia di finanza, attraverso le nuove assunzioni. Come l'aumento del personale - di per sé - possa dar luogo ad una lotta all'evasione fiscale che produca aumento di entrate di tale dimensione è - e rimane - un mistero non risolto. Si capisce che il nuovo personale, dedicato totalmente alla lotta all'evasione fiscale, dovrebbe produrre nuove entrate, ma sembra imprudente prevedere che tali nuove entrate ammontino, per il solo fatto di assumere nuovo personale, a 3,3 miliardi nel 2006, a 4,9 nel 2007 ed a 4,9 nel 2008.
Anche il coinvolgimento dei comuni viene annoverato dalla relazione tecnica come un contributo alla lotta all'evasione fiscale. Ciò è un'affermazione veramente


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incredibile. La chiamata in causa dei comuni, ai quali si promette il trenta per cento delle nuove imposte che dovessero recuperare, appare un coinvolgimento del tutto illusorio. Insomma, ai comuni si promette il trenta per cento di nulla, in sostanza, per la buona ragione che i comuni avrebbero bisogno, per svolgere un'azione in questo campo difficile - come è chiaro -, di strutture e di personale specializzato, che normalmente non hanno e che questo decreto-legge certamente non fornisce. Questo decreto-legge è «disseminato» di situazioni di tale natura, di oneri la cui copertura è dubbia e fragile.
Anche l'articolo 7 - che voglio citare, per gli altri casi di questo tipo rimando a ciò che è stato detto e che sarà detto dai miei colleghi dell'opposizione - al comma 2-bis, relativo all'esenzione dall'ICI per alcuni soggetti, tra i quali le confessioni religiose, presenta gli stessi caratteri di fragilità ed incertezza, questa volta sul versante delle minori entrate. Il Governo nega che vi siano problemi di copertura: ma ciò è del tutto incredibile! Infatti, i comuni, anche quando non hanno riscosso l'ICI in quelle situazioni, hanno previsto nei loro bilanci tali entrate. Tanto più che la sentenza della Cassazione - che ha stabilito l'obbligo del pagamento dell'ICI nei casi in questione - è intervenuta nel marzo del 2005, ossia prima della scadenza dei bilanci preventivi dei comuni. È, quindi, da supporre che i comuni abbiano inserito nei loro bilanci i flussi di entrata derivanti dal pagamento dell'ICI da parte dei soggetti che ora vogliono essere esentati.
Vi è, quindi, un problema di copertura, ma non solo: vi è un problema di equità nel trattamento dei contribuenti. Immobili destinati ad attività commerciali vengono trattati in modo diverso per quanto riguarda l'ICI, a seconda che siano utilizzati da enti commerciali o non commerciali. Ma le attività svolte sono tutte attività commerciali! Allora, come fate a giustificare ai commercianti, per così dire, normali, che pure incontrano i loro problemi in questa fase di crisi dell'economia italiana, tale evidente iniquità e tale palese discriminazione?
Vi è, quindi, un insieme di norme che denotano fragilità nelle coperture e confusione quanto alle misure adottate.
Allora, di fronte a tale situazione, il Governo non ha lasciato alcuno spazio a questa Camera per discutere e per intervenire nel merito del provvedimento, aprendo una discussione vera e seria tra la maggioranza e l'opposizione e tra il Parlamento e il Governo.
Nelle Commissioni riunite bilancio e finanze, il Governo non solo ha respinto in blocco tutti gli emendamenti ma, sollecitato ad entrare nel merito di alcuni di essi, ha opposto un duro e pervicace silenzio. E dispiace che in ciò sia stato sostenuto anche dai due relatori. Colleghi relatori, vi siete messi in due per non trovare il modo, la strada e gli accenti per difendere ed esprimere in qualche modo le prerogative della Camera dei deputati! Vi siete accodati in modo acritico alla posizione del Governo, lasciando i problemi senza risposta, irrisolti. Si tratta di problemi pesanti e non possiamo cavarcela evitando di entrare nel merito delle osservazioni, delle discussioni e delle critiche che si muovono attraverso gli emendamenti, oltre che attraverso la discussione sulle linee generali.
Tali problemi nascono dal fatto che la finanza pubblica è fuori controllo! Il collega che è intervenuto in precedenza ha dimenticato questo piccolo particolare: la manovra di cui stiamo discutendo - e di cui sono parte il provvedimento in discussione e la legge finanziaria - è stata dettata all'Italia dalla Commissione dell'Unione europea. E la decisione della Commissione dell'Unione europea nasceva dalla chiara consapevolezza che il Governo non riusciva a controllare i flussi della finanza pubblica.
Allora, non si possono esprimere affermazioni disinvolte, dicendo che il Governo non ha messo le mani in tasca ai cittadini. Ma i tagli agli enti locali su chi ricadranno? Il taglio al fondo per le


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politiche sociali su chi ricadrà? Le imposte previste in questo decreto-legge a carico delle banche e delle assicurazioni su chi le faranno ricadere le stesse banche ed assicurazioni? I pedaggi sulle strade, figurativi o reali (come è scritto nel provvedimento), chi li dovrà pagare? Potremmo compilare un elenco assai lungo di tutti gli aggravi posti a carico dei cittadini. E di chi altri?
Ma di questo non è dato discutere nel dettaglio, perché domani il Governo porrà la questione di fiducia sul decreto-legge in discussione.
Mi vorrei occupare ora di uno di questi aspetti, che riguarda, in particolare, i crediti vantati dalla regione Sardegna nei confronti dello Stato, in conto compartecipazione IRPEF ed IVA, problema che abbiamo sollevato in una serie di emendamenti, incontrando il silenzio del Governo e dei relatori nelle Commissioni riunite bilancio e finanze.
Non vorrei entrare nel merito delle cifre rivendicate, perché le stesse vanno verificate e fatte oggetto di una interlocuzione e di un accordo fra lo Stato e la regione.
Voglio citare alcuni dati che esprimono con evidenza l'anomalia della situazione. Fra il 1991 e il 2003 il PIL nazionale è cresciuto del 20 per cento e quello della Sardegna poco di meno (il 19 per cento). Ebbene, mentre il gettito IRPEF per lo Stato è aumentato nello stesso periodo del 39 per cento, la compartecipazione della regione è aumentata appena del 2 per cento. Ancora peggio per l'IVA: il gettito per lo Stato è aumentato, fra il 1991 e il 2003, dell'82 per cento, mentre quello della regione Sardegna è diminuito - dico diminuito! - dell'11 per cento.
È evidente che siamo di fronte ad una grave anomalia, ad una palese violazione dello statuto di autonomia della regione, che prescrive una compartecipazione all'IRPEF pari al 70 per cento, tanto è vero che la Ragioneria generale dello Stato, per quanto la riguarda, ha riconosciuto la fondatezza del ragionamento della regione e la sussistenza dell'anomalia che è stata denunciata.
Mi rendo ben conto che è un problema complesso, che le cifre implicate sono pesanti e so anche bene che la responsabilità di questa situazione non è solo di questo Governo. Tuttavia, con i nostri emendamenti noi non abbiamo chiesto la luna, ma un riconoscimento concreto e tangibile delle ragioni della Sardegna. Nell'articolo 5, comma 3-bis del decreto-legge in esame si riconosce alla Sicilia, giustamente, un anticipo sulla definizione dei rapporti finanziari pregressi: non si vede perché non lo si voglia o non lo si possa fare per la Sardegna.
Non ci interessano operazioni di propaganda: non intendiamo farne e non intendiamo subirne. Non vogliamo chiedere cose che non stanno né in cielo né in terra, ma non vogliamo neanche impegni generici e gratuiti. Chiediamo un anticipo congruo del dovuto, la cui entità, naturalmente, dovrà essere accertata con un accordo tra Stato e regione.
Il Governo, su questo come su altri temi, ha taciuto in Commissione e presumo - spero di no - che continuerà a tacere anche in aula. Noi non ci fermeremo qui: riproporremo la questione nella legge finanziaria perché non si tratta di un piccolo problema, di una regione che chiede un po' di soldi in più. Si tratta di una grande questione che riguarda le autonomie e la possibilità di esercitare effettivamente l'autonomia.
Allora, per concludere, voglio dire al Governo di non sfidare le autonomie. Avete già tentato di farlo. Tentate di farlo ricorrentemente, per esempio, con i tagli alle spese degli enti locali, e vi siete scontrati, intanto, con la sentenza di qualche giorno fa della Corte costituzionale. Non sfidate le autonomie, perché le autonomie sono garantite dalla Costituzione: quella attuale, quella in vigore, non quella «cosaccia» che avete approvato con la riforma della Costituzione!
Le autonomie conoscono bene le strade e le modalità per difendersi e le percorreranno


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fino in fondo (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo)!

PRESIDENTE. È stato chiesto di rinviare alla seduta di domani - vedo già cenni di grande consenso a queste prime parole - il seguito della discussione sulle linee generali e, in particolare, gli ulteriori interventi rimanenti.
La Presidenza non ha difficoltà ad accedere a tale richiesta, rimanendo inteso che la seduta di domani inizierà con il seguito della discussione sulle linee generali del disegno di legge di conversione n. 6176, sino alla relativa conclusione, rimanendo così stabilito l'ordine dei lavori. Patti chiari...

ANTONIO PEPE, Relatore per la VI Commissione. ...amicizia lunga!

PRESIDENTE. ...amicizia lunga.

Ordine del giorno della seduta di domani.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

Mercoledì 23 novembre 2005, alle 9:

(ore 9 e al termine della riunione del Parlamento in seduta comune).
1. - Seguito della discussione del disegno di legge:
S. 3617 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 30 settembre 2005, n. 203, recante misure di contrasto all'evasione fiscale e disposizioni urgenti in materia tributaria e finanziaria (Approvato dal Senato) (6176).
- Relatori: Peretti (per la V Commissione) e Antonio Pepe (per la VI Commissione).

2. - Deliberazione per la costituzione in giudizio della Camera dei deputati in relazione ad un conflitto di attribuzione sollevato innanzi alla Corte costituzionale dal Tribunale di Roma - quarta sezione penale.

3. - Seguito della discussione dei disegni di legge:
Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di Sede tra la Repubblica italiana e l'Autorità europea per la sicurezza alimentare, fatto a Parma il 27 aprile 2004 con allegato Scambio di lettere, effettuato a Roma il 5 luglio 2004 ed a Bruxelles il 23 agosto 2004 (5964).
- Relatore: Paoletti Tangheroni.

S. 3299 - Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di cooperazione scientifica e tecnologica tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica indiana, con Allegato, fatto a New Delhi il 28 novembre 2003 (Approvato dal Senato) (5974).
- Relatore: Landi di Chiavenna.

S. 3366 - Ratifica ed esecuzione della Convenzione in materia di assistenza giudiziaria civile e commerciale tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica algerina democratica e popolare, fatta ad Algeri il 22 luglio 2003 (Approvato dal Senato) (5975).
- Relatore: Paoletti Tangheroni.

4. - Seguito della discussione del disegno di legge:
S. 3008 - Riordino del Consiglio universitario nazionale (Approvato dal Senato) (5835-A),

e dell'abbinata proposta di legge: PERROTTA (5746).
- Relatore: Maggi.


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5. - Seguito della discussione della proposta di legge:
REALACCI ed altri: Modifica all'articolo 67 della legge 26 luglio 1975, n. 354, in materia di visite agli istituti penitenziari (3532-A).
- Relatore: Buemi.

6. - Seguito della discussione delle mozioni Giordano ed altri n. 1-00489, Pecoraro Scanio ed altri n. 1-00495, Parolo ed altri n. 1-00500 e Antonio Leone ed altri n. 1-00501 sui presupposti tecnici, economici ed ambientali del progetto per la realizzazione del ponte sullo stretto di Messina.

7. - Seguito della discussione delle mozioni Bielli ed altri n. 1-00464, Violante ed altri n. 1-00481 e Biondi ed Antonio Leone 1-00496 sulle questioni applicative concernenti la normativa in favore delle vittime del terrorismo.

8. - Seguito della discussione della mozione Lucidi ed altri n. 1-00486 concernente misure a sostegno del personale addetto agli istituti penitenziari.

Ricordo che alle 14 avrà luogo la riunione del Parlamento in seduta comune per l'elezione di un componente del Consiglio superiore della magistratura e per la votazione per la formazione dell'elenco previsto dall'articolo 135, settimo comma, della Costituzione per i giudizi di accusa dinanzi alla Corte costituzionale. La chiama avrà inizio dai senatori.

La seduta termina alle 22,55.

DOCUMENTAZIONE INTEGRATIVA DELLA RISPOSTA RESA DAL SOTTOSEGRETARIO VENTUCCI ALL'INTERROGAZIONE PERROTTA N. 3-04514

ORDINI CAVALLERESCHI NAZIONALI
Ordine Militare d'Italia (rinnovato con decreto-legge C.P.S. 2 gennaio 1947, n. 4, e con L. 9 gennaio 1956, n. 25)
Ordine della Stella della Solidarietà Italiana (istituito con decreto-legge C.P.S. 27 gennaio 1947, n. 703)
Ordine al Merito della Repubblica Italiana (istituito con L. 3 marzo 1951, n. 178)
Ordine cavalleresco al Merito del Lavoro (istituito con R.D. 9 maggio 1901 e rinnovato con L. 27 marzo 1952, n. 199)
Ordine di Vittorio Veneto (istituito con L. 18 marzo 1968, n. 263)

RICOMPENSE
ai benemeriti della salute pubblica (D.C.P.S. 25 ottobre 1946, n. 344)
al merito della sanità pubblica (D.C.P.S. 25 ottobre 1946, n. 344)
ai benemeriti della scuola, della cultura e dell'arte (L. 16 novembre 1950, n. 1093)
ai benemeriti della cultura e dell'arte (L. 16 novembre 1950, n. 1093)
ai benemeriti della scienza e della cultura (L. 16 novembre 1950, n. 1093)
ai benemeriti della pubblica finanza (L. 3 maggio 1955, n. 405)
ai benemeriti dell'istruzione elementare e materna (R.D. 26 aprile 1928, n. 1297)
ai benemeriti per otto lustri di lodevole servizio nelle scuole elementari (R.D. 26 aprile 1928, n. 1297)
al merito civile (L. 20 giugno 1956, n. 658)
al valor civile (L. 2 gennaio 1958, n. 13)
al valore e al merito di Marina (R.D. 12 luglio 1938, n. 1324)
al merito dell'Esercito (L. 26 luglio 1974, n. 330)
al valore aeronautico (R.D. 27 novembre 1927, n. 2297)


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attestato di pubblica benemerenza del Dipartimento della Protezione Civile (D.P.C.M. 22 ottobre 2004)

MEDAGLIE
medaglia al merito della redenzione sociale (R.D. 19 ottobre 1922)
medaglia d'onore per lunga navigazione (decreto del Presidente della Repubblica 22 marzo 1954, n. 586)
medaglia militare al merito di lungo comando (R.D. 13 maggio 1935, n. 908)
medaglia militare aeronautica di lunga navigazione aerea (R.D. 19 dicembre 1935, n. 2364)
medaglia mauriziana al merito di dieci lustri di carriera militare (L. 7 maggio 1954, n. 203).