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PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto sul complesso del provvedimento.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Agrò. Ne ha facoltà.
LUIGI D'AGRÒ. Signor Presidente, onorevoli colleghi...
PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, facciamo in modo di concludere serenamente e tranquillamente, dopo tutto siamo un gruppo di amici (Applausi).
LUIGI D'AGRÒ. Il provvedimento è stato definito da un noto giornale economico italiano una riforma incompiuta. Per altri versi, nel dibattito in aula, un noto esponente dell'opposizione ha detto che ci trovavamo di fronte ad una situazione di confusione e di piena contraddizione. Sta di fatto che oggi, invece, secondo l'opinione del nostro gruppo, compiamo un primo atto fondamentale per la riorganizzazione del sistema energetico italiano.
Probabilmente vi è una parte di ragione sia nelle argomentazioni addotte dal noto editorialista del famoso articolo da me citato prima, sia in quelle degli amici dell'opposizione, nel senso che ogni provvedimento che regolamenta un settore così delicato ha bisogno forse di essere perfezionato, o in qualche modo sperimentato, per verificare compiutamente se la norma si adatta nel modo migliore, così come vogliamo, al processo di organizzazione.
Sappiamo quali sono i problemi essenziali riguardanti il sistema elettrico italiano. Il primo è quello dell'approvvigionamento e della incapacità del nostro paese di essere autosufficiente, fatto imperdonabile per una nazione che si definisce fra le potenze industriali più importanti del mondo. Sappiamo perfettamente che il 17-18 per cento di approvvigionamento straniero costa al nostro paese in termini non solo economici, ma anche di incapacità di essere pienamente nelle condizioni di realizzare progetti di ulteriore incremento di consumi energetici.
Il secondo aspetto riguarda certamente il costo dell'energia nel nostro paese, che, al netto dell'imposta, è comunque fra i più alti, se non il più alto, d'Europa.
Questo significa per le aziende mancanza di competitività e per le famiglie, inevitabilmente, un costo aggiuntivo.
PRESIDENTE. Colleghi, lasciate parlare il collega D'Agrò, che tra l'altro sa parlare!
LUIGI D'AGRÒ. La ringrazio, signor Presidente, ma credo che dovrò accelerare il mio intervento, in tal modo dimostrando di meritarmi un altro segno distintivo.
Tra le altre valutazioni importanti, alcune hanno riguardato le energie alternative. Ad esempio, si è parlato moltissimo dell'idrogeno. Per fortuna, si è detto che si tratta di un vettore e non di un combustibile. Inoltre, sappiamo bene che per ricavare energia dall'idrogeno bisogna usare altra energia. È proprio questo, forse, il problema del nostro paese, evidenziato perfettamente nel disegno di legge in esame, che spero diventi legge tra poco. In sostanza, sappiamo che il nostro costo per chilowattora è superiore a quello
degli altri paesi, anche perché l'energia viene prodotta utilizzando materie prime che costano decisamente molto, come il gas ed il petrolio. Sul punto, ritengo che avere preso in considerazione altri materiali come il carbone significhi procedere in maniera avanzata.
Certo, c'è il problema degli emendamenti con cui il Governo ha cambiato, sostanzialmente, il testo licenziato dalla Commissione. Ad ogni modo, il Governo ha preso degli impegni e credo sia in condizione di assicurare che avremo una riforma compiuta.
Al riguardo, bisogna considerare che, dall'inizio dell'iter parlamentare, sono passati circa due anni e mezzo nel corso dei quali il Governo ha provveduto a realizzare alcuni interventi con decreti-legge. Ebbene, credo che anche in ordine agli elementi sui quali si è concentrata l'attenzione dei colleghi dell'opposizione - ma anche della maggioranza - vi sia l'opportunità, per il Governo, di procedere, per così dire, per le vie brevi (o in sede di attuazione della direttiva europea o tramite decreto-legge) e di tenere conto delle proposte che non è stato possibile accogliere in questa sede, in modo che la riforma possa dirsi effettivamente compiuta.
Con questo intendimento, annuncio il voto favorevole del gruppo dell'Unione dei democratici cristiani e dei democratici di centro (Applausi dei deputati del gruppo dell'Unione dei democratici cristiani e dei democratici di centro).
LUCA VOLONTÈ. Bravo Luigi!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Quartiani, al quale ricordo che dispone di cinque minuti. Ha facoltà di parlare, onorevole Quartiani.
ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, la nostra contrarietà al disegno di legge di riordino del settore energetico si è venuta tanto più determinando quanto più, nel corso dei passaggi parlamentari, il Governo si è andato allontanando dall'obiettivo che egli era stato posto dal Parlamento. L'obiettivo era volto a definire una compiuta politica energetica, da perseguire e da innovare all'interno di un quadro certo di regole per la liberalizzazione. Così non è stato. Operando la scelta che si è resa palese in quest'aula negli ultimi giorni - quella di sopprimere il testo proposto dalla Commissione -, il Governo ci ha sostanzialmente manifestato tutta la sua sfiducia nel Parlamento, ma anche in coloro che, nella maggioranza, avevano cercato di migliorare un testo che era stato profondamente criticato dall'Autorità per l'energia elettrica e il gas, dall'Antitrust, dalle associazioni, dagli operatori e dai consumatori.
Quello in esame è un testo di legge che non si preoccupa di rilanciare la ricerca nel campo energetico e che, anzi, depotenzia pesantemente ENEA, CNR ed altri istituti; è un testo che non si preoccupa di favorire i processi di liberalizzazione e che, anzi, ne rende più difficile l'incedere. Si pensi alla disciplina del cosiddetto periodo transitorio nel settore della distribuzione del gas o a quella dei contratti bilaterali. In altre parole, si penalizza la propensione agli investimenti nel settore.
Quello al nostro esame è un testo che, sostanzialmente, privilegia la via delle compensazioni monetarie in luogo di pubbliche e serie politiche industriali ambientalmente compatibili, di una programmazione seria di nuove centrali e dell'ammodernamento delle reti, sia di trasmissione sia di distribuzione.
Non c'è un piano di sostegno e di rilancio delle fonti rinnovabili, mentre si regalano certificati verdi a produzioni che non dovrebbero rientrare più nelle agevolazioni previste dal cosiddetto regime CIP 6.
Si tratta di uno sperpero in questo caso di due miliardi di euro annui che i cittadini e le aziende italiane pagano con la bolletta. Inoltre, come abbiamo rilevato durante il dibattito, si registra un peggioramento delle norme sulle scorie nucleari. È concessa un'ampia delega ad una società commissariata autorizzata a trattare i rifiuti di prima, seconda e terza categoria.
Insomma, è disegnato il monopolio di SOGIN anche nel campo della ricerca. Ma si va oltre e si distorcono persino le norme del cosiddetto decreto Scansano.
Il Governo non si preoccupa di fornire certezze e stabilità al settore energetico. Anzi, si è preoccupato di «auto conferirsi» una delega la cui ampiezza e genericità, non solo è incostituzionale, ma è tale per cui il suo esercizio esautorerà il Parlamento dal legiferare relativamente al riassetto delle disposizioni in materia di energia. È una delega molto ampia, come ha osservato (ed è bene ricordarlo) anche l'Autorità per l'energia elettrica e il gas che, in una nota al Parlamento, ha dichiarato: «Questa delega porta a ritenere modificabile l'intero quadro normativo in materia di liberalizzazione dei mercati del gas e dell'energia e dell'elettricità. Ciò comporta l'instaurarsi di un clima di incertezza, non di stabilità, tale da frenare scelte di investimento e di finanziamento per attività ed infrastrutture basate sulla certezza dei ricavi futuri».
Altro che certezza cui dare urgentemente un'immediata risposta!
Questo disegno di legge merita solo il voto contrario. Il gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo voterà contro un provvedimento che introduce solo disordine nel mercato energetico, che farà pagare di più l'energia ai cittadini e alle imprese e che certamente non metterà l'Italia al riparo dai blackout. È un provvedimento disegnato solo ad esclusivo uso e consumo di un ritorno ad una politica energetica improntata al centralismo e allo statalismo.
Siamo contrari ad un provvedimento di riforma che il più grande quotidiano economico del paese, ieri, ha denominato «legge di riforma sgonfia». È una legge non solo «sgonfia», ma in grado di sgonfiare i migliori propositi dei nostri imprenditori, dei nostri cittadini in un settore strategicamente importante e decisivo. I cittadini e le imprese dovranno affidare tale settore ad un futuro difficile, non chiaro, con regole incerte, probabilmente all'arbitrio governativo che si eserciterà attraverso l'ampia delega a legiferare in materia di energia.
Sono queste le principali ragioni per cui i deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo esprimeranno un voto contrario sul provvedimento proposto dal Governo (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo e Misto-Comunisti italiani).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Polledri, al quale ricordo che ha dieci minuti di tempo a sua disposizione. Ne ha facoltà.
MASSIMO POLLEDRI. Signor Presidente, innanzitutto chiedo alla Presidenza l'autorizzazione alla pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna della parte del mio intervento relativa agli aspetti tecnici.
PRESIDENTE. La Presidenza lo consente sulla base dei consueti criteri.
MASSIMO POLLEDRI. Vorrei, comunque, esprimere a nome del mio gruppo, soddisfazione per il varo di questa importante riforma.
La nostra maggioranza si è presentata ad un paese, la cui bellezza ci inorgoglisce, con l'obiettivo di renderlo più moderno e capace di competere nell'economia mondiale. Quella riguardante il sistema elettrico è una riforma attesa e fornisce un importante quadro normativo di riferimento.
Sicuramente, vi è una serie di interessi composti che trasversalmente hanno attraversato la discussione in questi mesi e in questi anni.
Devo dire che questa maggioranza ha tenuto alta però una sola bandiera, quella dell'interesse comune, senza penalizzare i legittimi interessi di alcune lobby o di alcune rappresentanze, anche quelle nei cui consigli di amministrazione siedono rappresentanti nominati dal Tesoro. Questo è avvenuto proprio perché il bene comune, l'interesse pubblico è stato evidentemente tutelato; l'interesse pubblico
anche e soprattutto dei comuni, che vedono riconosciuto un legittimo diritto, il diritto di riscatto anticipato, che credo porterà notevoli benefici alle casse dei comuni.
Allora, la sinistra porta in piazza i comuni quando viene richiesta loro una stretta nei confronti delle consulenze, ma questa stessa sinistra poi è quella che magari si schiera con i grandi gruppi, con gli oligopoli, con i monopoli, contro le pubbliche amministrazioni. E questo deve rimanere agli atti molto chiaramente!
Credo che la riforma - ripeto - darà certezza, fornirà la possibilità di costruire nuove centrali in modo sicuro, favorirà la realizzazione di nuove reti elettriche e interconnessioni, che ci possono far uscire dall'incertezza, faciliterà l'approvvigionamento del gas e favorirà il coordinamento tra le politiche a vari livelli.
Ne abbiamo sentite tante in questi due giorni, abbiamo sentito alcune affermazioni anche sulla SOGIN, la stessa società che il governatore Bassolino chiama, non dico quotidianamente ma quasi, per fare accordi, che viene invitata a stringere accordi per la bonifica ambientale, la stessa SOGIN che, per esempio, il presidente della provincia di Piacenza chiama quotidianamente per poter avere dei contributi a fondo perduto. La SOGIN va bene in quel caso, ma non quando si cerca di ridurre il «buco» di questo paese!
Un ultimo «sassolino», un'ultima questione vorrei ricordare al collega e amico Lettieri e agli altri colleghi della Basilicata. Ho sentito parlare in termini problematici di una fortuna, Presidente. Io ho sempre visto le persone essere contente quando si trovava il petrolio - nei film, quando si trovava il petrolio, c'era la gente che saltava - ; ebbene, questa classe dirigente ha posto oggi questa immensa fortuna della regione Basilicata come un problema. È un problema! Invitavano il nord quasi quasi a fare a cambio! Bene, noi diciamo che siamo pronti a fare a cambio! Poi magari facciamo a cambio anche di qualcos'altro! Infatti, andiamo a controllare i contributi e le uscite per prestazioni, magari solamente dell'INPS, poi vediamo se facciamo a cambio! Ai colleghi della Basilicata ricordo che la loro regione quest'anno prenderà, per contribuire solamente per le prestazioni dell'INPS, 600 milioni di euro, e li prenderà da qualche parte. Per ogni 40 lire versate, la Basilicata ne prende 100! Allora, se i colleghi della Basilicata - la classe dirigente della Basilicata - vogliono fare a cambio, noi ci stiamo: noi ci prendiamo il petrolio e magari loro si pagano le loro tasse!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Vernetti. Ne ha facoltà.
GIANNI VERNETTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, abbiamo svolto più di un anno e mezzo di lavoro in Commissione X, prima con una indagine conoscitiva poi con l'esame del disegno di legge in oggetto. Adesso ci stiamo accingendo a votare un'importante riforma del settore dell'energia per il nostro paese.
Il provvedimento che abbiamo discusso ieri ed oggi è stato modificato del più dell'80 per cento dalla Commissione e dall'Assemblea nel corso di questi tredici mesi rispetto al testo originario proposto dal Governo. In alcuni casi il testo è stato drasticamente peggiorato, in altri casi è stato modificato in meglio, grazie al contributo dell'opposizione.
Grazie alle nostre proposte, del gruppo della Margherita, dei Democratici di sinistra-L'Ulivo e delle altre forze dell'Ulivo è stato possibile, per esempio, difendere il ruolo indipendente dell'Autorità per l'energia elettrica e il gas, che il Governo avrebbe voluto ridurre al rango di una semplice agenzia, affidando al Ministero delle attività produttive quasi tutte le competenze in materia di regolazione.
Sempre grazie alle nostre proposte, è stato possibile evitare la scomparsa dell'acquirente unico, che esisterà invece fino al 2007, quando il mercato energetico sarà completamente liberalizzato, svolgendo un'utile funzione di garanzia e tutela sia delle fasce più deboli della popolazione, sia di coloro che non possono accedere al mercato libero dell'energia. Rivendi
chiamo, pertanto, tali miglioramenti rispetto al testo originario.
Il disegno di legge in esame, tuttavia, non permette al nostro paese di compiere un salto significativo verso alcuni obiettivi che riteniamo fondamentali: riduzione dei costi, più slancio nel processo di liberalizzazione, maggiore ricerca, più innovazione, maggiore sostenibilità del sistema e più investimenti nel campo dell'energia rinnovabile.
L'attuale Governo aveva avuto la strada aperta dagli esecutivi dell'Ulivo, che prima con il ministro Bersani e successivamente con il ministro Letta, avevano ridisegnato l'intero settore all'insegna della fine del monopolio di ENI ed ENEL, dell'apertura dei mercati, dell'innovazione e della sostenibilità. Nello scorso quinquennio del Governo dell'Ulivo, l'intera architettura del sistema era stata ripensata: avvio della vendita delle tre società GENCO; nascita dell'Autorità per l'energia elettrica ed il gas; istituzione del Gestore della rete; nascita dell'acquirente unico; avvio robusto delle liberalizzazioni nei settori dell'energia elettrica e del gas; nuovi sistemi di incentivazione ambientale, dopo gli errori degli incentivi concessi alle cosiddette «assimilate» del CIP 6, con l'introduzione dei certificati verdi.
Questo Governo avrebbe dovuto proseguire, con coraggio, lungo la strada tracciata dall'Ulivo, il quale, con la liberalizzazione, ha permesso l'ingresso nel mercato di nuovi operatori italiani (come l'Edison) e di nuovi operatori stranieri (come l'Endesa), ha avviato un primo contenimento dei costi ed ha potenziato le fonti energetiche rinnovabili. Abbiamo assistito, invece, ad una sostanziale assenza di regia da parte del Governo, ed in particolare del Ministero delle attività produttive. Il ritardo con cui il provvedimento in esame giunge al voto finale dell'Assemblea della Camera dei deputati, come è noto, deve essere attribuito principalmente allo scontro interno al Governo, che per lunghi mesi ha visto contrapposti i ministri Tremonti e Marzano, i quali hanno impedito, anche durante i lunghi mesi caratterizzati dai continui blackout, di dotare il nostro paese di un'organica riforma del sistema energetico.
Il risultato è sotto gli occhi di tutti: un provvedimento scarsamente innovativo, che media tra mille interessi particolari, senza visione strategica e non in grado di offrire risposte alle nuove sfide. I costi dell'energia elettrica e del gas nel nostro paese sono ancora tra i più alti in Europa. In tre anni, il Governo Berlusconi non ha compiuto atti significativi per dare attuazione concreta ai decreti di liberalizzazione. Esso ha provocato, invece, incertezza dei mercati, annunciando sovente inversioni di rotta, come ad esempio lo stop alla privatizzazione dell'ENI, ed ha tentato di sottoporre al controllo dell'esecutivo l'Autorità per l'energia elettrica ed il gas. Al riguardo, vogliamo ringraziare in questa sede la tenacia con cui il presidente Ranci, ed ancora oggi il presidente Ortis, hanno difeso, in questi mesi, le prerogative di un ente fondamentale di regolazione in un settore ancora non compiutamente liberalizzato.
Ci saremmo attesi un nuovo programma energetico nazionale in grado di completare il processo di liberalizzazione per garantire libertà di scelta e ridurre i costi, in grado di offrire certezza nel campo della sicurezza degli approvvigionamenti anche dopo le mutate condizioni geopolitiche post 11 settembre ed in grado, infine, di rispondere alle sfide ambientali dopo che il Parlamento ha ratificato il Protocollo di Kyoto, e dunque dopo che l'Italia e l'Unione europea hanno deciso di affrontare la sfida dell'innovazione ambientale.
Lungo tali assi si sono articolate le proposte avanzate dal gruppo della Margherita, DL-L'Ulivo, e vorrei ricordare come solo recentemente il commissario europeo Monti abbia rilevato come quella italiana sia una liberalizzazione soltanto annunciata, che procede tuttavia molto lentamente.
PRESIDENTE. Onorevole Vernetti, concluda!
GIANNI VERNETTI. Allora, vanno messe in cantiere iniziative serie. Lo affermiamo pensando, in particolare, a quei cittadini colpiti dal blackout, perché vorrei ancora ricordare a quest'Assemblea che fu esclusivamente per una carenza di soli 700 megawatt che si verificò l'increscioso episodio di interruzione dell'erogazione dell'energia elettrica nella scorsa estate. Ebbene, vorrei osservare che 700 megawatt equivalgono a una piccola campagna di risparmio energetico, all'uso efficiente dei nostri impianti, a qualche piccola centrale eolica ed a qualche piccolo intervento!
In conclusione, signor Presidente, questa riforma non dà risposte ai cittadini increduli di fronte al blackout, non offre risposte ai numerosi imprenditori desiderosi di innovare, di partecipare e di competere in un mercato veramente libero e non più gravato da anacronistiche posizioni dominanti, non dà risposte agli impegni multilaterali assunti dal nostro paese in sede di Unione europea e Nazioni Unite e non accetta la sfida di Kyoto, dell'energia pulita e della sostenibilità, che oggi vuol dire anche sicurezza degli approvvigionamenti e riduzione della dipendenza dal petrolio mediorientale. Per questi motivi, preannuncio che il gruppo della Margherita, DL-L'Ulivo voterà contro il provvedimento in esame (Applausi dei deputati del gruppo della Margherita, DL-L'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Alfonso Gianni. Ne ha facoltà.
ALFONSO GIANNI. Signor Presidente, siamo in terza lettura. Siamo intervenuti su questo tema più di una volta, argomentando le nostre posizioni che, in campo energetico, sono particolarmente alternative. In questo caso, l'aggettivo «alternativo» ha valore pregnante. Le fonti di energia alternative alle principali che, finora, hanno fornito l'energia all'umanità sono la frontiera che abbiamo davanti. Vi è la possibilità, sia scientifica sia tecnica sia materiale, per varcare tale frontiera. Manca tuttavia la volontà politica da parte di questo Governo e manca un'adeguata cultura che, in campo scientifico, ha un significato preciso. Avere introiettato il principio di precauzione, fa sì che le scelte siano diversificate e non concentrate su una sola strada (one way non funziona in questo campo), tenendo aperte più possibilità. Il secondo aspetto del principio di precauzione è che qualunque strada che - anche solo dal punto di vista del dubbio - possa recare danni irreversibili all'ambiente ed alla comunità, per principio, va scartata, indipendentemente dal maggiore o minore risparmio economico.
Perché faccio questo discorso? Perché stiamo decidendo, anche se con la solita disattenzione, per le prossime generazioni (in questo caso, veramente). Siamo carichi di responsabilità. Dobbiamo sentirla intera questa responsabilità, perché dalle nostre parole e dalle nostre decisioni deriveranno atti - od omissioni di atti - che influiranno su ciò che ci circonda, modificheranno la natura e l'ambiente, cambieranno nel profondo le condizioni materiali nelle quali chi ci seguirà sarà costretto a vivere.
È un tema essenziale ed è per questo che noi abbiamo insistito affinché il principio della ricerca verso le energie rinnovabili fosse contenuto in questo provvedimento.
Sottolineo all'attenzione del sottosegretario, che almeno ha il garbo di dar segni d'intesa - intesa non perché è d'accordo, ma perché intende ciò che sto dicendo, che è un significato esatto dal punto di vista semantico del termine - che la scelta del Governo di accettare il nostro emendamento che escludeva l'esplicitazione della possibilità di compartecipazione in imprese straniere per la produzione per via nucleare di energia, non va intesa come un implicito accordo sulla possibilità di farlo, ma, dopo questa discussione parlamentare, dopo che sia stato reso chiaro e rimanga agli atti del Parlamento, come un'esplicita inibizione a perseguire tale strada.
D'altro canto, così è logico, tenendo conto dell'esito del referendum popolare sulla materia. Anche in quel caso, qualcuno ha osservato che il quesito referendario
non era nitidissimo, ma ciò - come lei, signor Presidente, da fine giurista sa - non deriva da una cattiva volontà. La vedo perplesso, signor Presidente, ma «giurista» credo vada bene. Era mia intenzione, prima dell'esperienza di questa legislatura, di considerare tutti gli avvocati come giuristi, poi ho imparato che bisogna distinguere: ci sono gli avvocati non giuristi, e ci sono gli avvocati giuristi; lei, signor Presidente fa parte di questa seconda categoria.
PRESIDENTE. Onorevole Alfonso Gianni, lei è un uomo di buon cuore ed accetto il suo complimento.
ALFONSO GIANNI. Come stavo dicendo, d'altro canto, anche quel quesito era condizionato dalla legislazione in atto sullo svolgimento del referendum e non poteva essere posta agli italiani una richiesta più netta. Tuttavia, gli italiani compresero e diedero un responso che non può essere interpretato, se non come un rifiuto della via nucleare. Quindi, essa non può essere aggirata scavalcando le frontiere marine o «montagnarde».
Infine, la ragione per cui siamo particolarmente contrari a questo provvedimento - mi permetta di concludere il mio intervento con un esempio, che spero non le parrà eccessivo - è l'insistenza con la quale si è inteso svuotare i compiti dell'ENEA per concentrarli sulla nuova SOGIN. L'idea che un generale possa occuparsi delle scorie elettronucleari è tipicamente ottocentesca. Mi perdoni, signor Presidente, non ho nulla contro il generale Jean e quello che sto per fare è un paragone di funzioni e non di persone: sarebbe come se il Governo del Belgio decidesse di affidare l'opera per il sostegno dell'infanzia a Dutroux, il famoso pedofilo, che si è macchiato di diverse uccisioni. In un certo senso, si può dire che lui di bambini e bambine se ne intendeva e come; ma è la finalità di quell'intendimento che non funziona rispetto alle necessità.
Ugualmente, è chiaro che i generali si occupano di disastri e di malversazioni sulle persone e sull'ambiente. Ma proprio per questo motivo, bisognerebbe pensare ad altre competenze quando si affida un compito di così fondamentale e storica importanza dai cui atti dipende la vita del pianeta e delle nostre generazioni.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lion. Ne ha facoltà.
MARCO LION. Signor Presidente, al termine di questa lunga maratona - che tra poco vedrà nascere questa nuova legge, che qualcuno ritiene di riforma del settore energetico italiano - poche cose sono chiare e poche cose vanno dette.
Non crediamo assolutamente che, attraverso questo provvedimento, vengano abbattuti i costi dell'energia in Italia. Non crediamo assolutamente che, attraverso questo provvedimento, sarà garantita l'autosufficienza nel campo energetico nel nostro paese.
Questa legge non abbatte i costi dell'energia; anzi, come di consueto, favorisce i soliti noti, favorisce le esigenze dei monopolisti e quelle dei grandi gruppi. Sono pochi gli aspetti che già spiegano questo: basta leggere la legge per capire che, quando si decide di continuare con la politica del CIP 6, che regala migliaia di miliardi all'anno (parlo, naturalmente, di miliardi di lire) a grandi gruppi che bruciano nelle loro centrali i residui di lavorazione, magari del petrolio, e addirittura si continua a dire che quei residui sono fonti assimilate a energie rinnovabili, la strategia è totalmente sbagliata.
D'altronde, dal provvedimento in esame emerge come questo Governo, che pure si dichiara ultraliberista, in realtà sulla politica della liberalizzazione dell'energia in Italia rimanda tutto agli anni successivi e non compie alcun atto che permetta ai cittadini di pagare meno l'energia. I cittadini continueranno a pagare l'energia a caro prezzo, il CIP 6 continuerà a pesare sui costi della bolletta che ogni cittadino paga per i propri consumi e all'interno di questi costi ci saranno anche quelli della SOGIN, un'altra grande invenzione che
con questo provvedimento si continua a perpetuare ed i cui danni nella gestione delle scorie nucleari abbiamo ormai tutti sotto gli occhi.
Questa legge non ci eviterà nuovi blackout. D'altronde, il vero record di questo Governo è aver regalato ad uno dei primi paesi industriali del mondo un blackout totale.
Non era mai successo prima: ringraziamo il Governo Berlusconi ed il ministro Marzano per averci fatto entrare nel Guinness dei primati dell'inefficienza e della scarsa qualità di gestione dell'energia!
Questo - è stato detto da Il Sole-24 ore - è ormai un disegno di legge «sgonfiato». Noi aggiungiamo anche che questo provvedimento nasce da una concezione vecchia, che non guarda al futuro; nasce semmai da una cultura che esprime soluzioni antiquate.
Pensare ancora ad un sistema energetico basato sulla concentrazione di elevata potenza in grandi poli di generazione elettrica è un'idea vecchia ed antiquata (forse poteva essere un'idea corretta agli inizi del Novecento, ma non nel 2000). Noi dobbiamo invece andare nella direzione di un sistema fondato su reti locali di fornitura di energia prodotta da impianti di piccola taglia, concepito come un sistema a maglie connesso alla rete nazionale, che può garantire flessibilità, sicurezza e continuità nella produzione di energia.
D'altronde, cosa ci possiamo aspettare? È un disegno di legge che è in aperto contrasto con gli standard e gli obiettivi di qualità ambientale indicati dal protocollo di Kyoto. Quest'ultimo atto non è neanche presente nel disegno di legge. Esso non contiene infatti alcuna misura di contenimento delle emissioni e cancella ogni efficace riferimento alle fonti rinnovabili.
Non avete inoltre approvato alcuni emendamenti che pure erano stati introdotti nel corso della lettura di questa Camera. È un disegno di legge che indebolisce la procedura di valutazione di impatto ambientale ed emargina le amministrazioni locali nella scelta dei siti, marginalizzando gli enti preposti alla tutela dei beni ambientali, paesaggistici e archeologici.
Per questa ragione, vorrei in conclusione dire in cosa consista il nostro sistema Paese: è un sistema che ha un numero di scaldacqua solari sette volte inferiore a quello dell'Austria; ha un numero di potenza eolica installata inferiore a dieci volte rispetto alla Germania. Per il solare fotovoltaico siamo l'ultima ruota di scorta ed il geotermico stagna; infine, lo sviluppo della cogenerazione e della trigenerazione in Italia è al lumicino!
Questo è il paese che fotografate con questo disegno di legge: un paese vecchio, che non guarda al futuro e che non pensa all'ambiente né a come andare avanti in un quadro internazionale nel quale le materie prime diventano sempre più strategiche, è il caso del petrolio, e sempre in quantità inferiore. Questo ci lasciate: per questa ragione, il gruppo Misto-Verdi-l'Ulivo esprimerà un «no» convinto su questo disegno di legge (Applausi dei deputati del gruppo del Misto-Verdi-L'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gamba. Ne ha facoltà.
PIERFRANCESCO EMILIO ROMANO GAMBA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, sicuramente, apprezzate le condizioni dell'Assemblea, non mi attarderò in un intervento che pure sarebbe stato necessario, al termine di un lungo iter parlamentare relativo a questo importantissimo provvedimento che, come già sottolineavano i colleghi della maggioranza, il paese attende da tempo.
D'altronde, è anche ovvio e significativo sottolineare che questa maggioranza, tanto vituperata e che sicuramente si trova in un momento delicato e particolare, affrontando una temperie nella quale sono emerse talune difficoltà, ha in pochi giorni approvato tre riforme fondamentali per il nostro Paese, passando attraverso i temi più diversi, come il caso, l'altro giorno, della riforma previdenziale, ieri dell'abolizione della leva obbligatoria e della introduzione
del nuovo sistema di leva volontaria, ed oggi, in via definitiva, licenzia il provvedimento di riordino del settore energetico nazionale.
Ciò nonostante, è da rilevare il pessimismo cosmico che ha contraddistinto la parte finale dell'intervento svolto dal collega Quartiani, sintomo tuttavia di un atteggiamento «modificato» da parte dell'opposizione - evidentemente dettato da ragioni completamente diverse da quelle che sono sottese al contenuto del provvedimento - che invece aveva svolto costruttivamente una serie di interventi nell'ambito dei lavori della Commissione per molti mesi, sia in prima sia in seconda lettura.
Come Alleanza nazionale, noi dobbiamo salutare positivamente il provvedimento in esame, in particolare per alcuni aspetti: il riordino del settore secondo la definizione di competenze certe di Stato, regioni ed enti locali, messa in discussione dall'introduzione del nuovo titolo V della Costituzione voluto dalla precedente maggioranza di centrosinistra; il completamento delle liberalizzazioni dei mercati energetici; l'incremento dell'efficienza del mercato interno. Dobbiamo peraltro sottolineare anche le norme volte a favorire la realizzazione di nuove strutture di produzione energetica e, in particolare, di quelle riferite ai terminali di rigassificazione. Inoltre, vi sono le norme sul cosiddetto postcontatore, che Alleanza nazionale ha voluto fortemente perché riguardano la possibilità per oltre 300 mila artigiani di continuare a svolgere in maniera equa e concorrenziale la propria attività.
Nel concludere e ribadire il voto favorevole di Alleanza nazionale ricordiamo l'impegno assunto dal Governo - e dal ministro Marzano di persona in quest'aula - di provvedere in tempi brevi a quelle correzioni di cui abbiamo parlato ieri (che avevano costituito l'oggetto degli emendamenti approvati dalla Commissione) in un distinto provvedimento, in particolare in quello di recepimento della direttiva europea sull'energia. Attraverso tali correzioni si potranno raggiungere pienamente tutti gli obiettivi che il Governo e la maggioranza si sono ripromessi e che costituiscono la bontà intrinseca del provvedimento in esame, che il paese attendeva da tempo (Applausi dei deputati dei gruppi di Alleanza Nazionale e di Forza Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Grotto. Ne ha facoltà.
FRANCO GROTTO. Signor Presidente, annuncio il voto contrario dei Socialisti democratici italiani al provvedimento in esame. Tale voto dipende soprattutto dal metodo con il quale si è portato avanti il provvedimento, che ha impedito, nei fatti, la discussione ed il libero confronto all'interno di quest'aula. Si trattava di un confronto importante e determinante per migliorare le scelte adottate.
Per quanto riguarda il merito, oltre alle considerazioni già svolte in sede di discussione sulle linee generali e di esame degli emendamenti, osservo che la produzione di energia nel nostro paese è fondamentale per lo sviluppo e la crescita, ma che sono altrettanto importanti la salvaguardia dell'ambiente e la tutela del territorio. Il provvedimento in esame, a nostro avviso, non tiene in minimo conto tale binomio, che invece è fondamentale per il futuro delle nostre generazioni. Basta ricordare tutti i decreti adottati negli ultimi mesi dal Governo, uno dei quali consente agli impianti più grossi del nostro paese di produrre al di fuori dei limiti consentiti dalle normative europee. Mi riferisco alle immissioni nell'aria ed alle temperature dell'acqua.
Credo, dunque, si tratti di un provvedimento emanato per dimostrare al paese che si produce qualcosa, ma che non tiene conto di quello che i cittadini, gli enti locali ed i territori chiedono.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pistone. Ne ha facoltà.
GABRIELLA PISTONE. Signor Presidente, intervengo per dichiarare il nostro voto
contrario a questo provvedimento perché, di fatto, esso non affronta in maniera organica il problema dell'energia, che è serio ed importante per il nostro paese e per la nostra economia. Sicuramente, il ritorno del privato nel settore elettrico non ha risolto i problemi. Il mercato liberalizzato non ha certamente risolto i problemi, in quanto più produttori, meno investimenti e tariffe al consumo più alte non hanno fatto che aggravare la situazione. Ovviamente, vi è bisogno di più ricerca, più innovazione e più investimenti nel settore delle energie alternative. Occorre un occhio molto attento alla tutela del territorio e alla salvaguardia ambientale. I danni e i costi della SOGIN - che dovrà gestire le scorie nucleari -, più volte evocata in questa sede, sono sotto gli occhi di tutti.
Tutto questo ci induce ad affermare che il provvedimento in esame non tiene assolutamente in conto il problema economico in un quadro di progetto globale. Riteniamo che questa sia la partita del futuro, ma al tempo stesso crediamo che con questo provvedimento la partita si perda. E ciò non lo vogliamo come paese, come Italia, come Europa. Pertanto, quando ci sarà un nuovo Governo - speriamo che al più presto possa sedere sui banchi ora occupati dal Governo di centrodestra -, ci batteremo per un provvedimento che abbia tutt'altro spessore, tutt'altro respiro, tutt'altro progetto futuro, e che riesca a far tornare il nostro paese al centro dell'attenzione europea.
Per questi motivi, esprimeremo un convinto voto contrario.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gastaldi. Ne ha facoltà.
LUIGI GASTALDI. Sarò estremamente sintetico; pertanto, mi limiterò a sottolineare tre aspetti positivi del provvedimento in esame.
In primo luogo, esso fa chiarezza sulle competenze, dopo gli effetti disastrosi delle modifiche al titolo V della Costituzione volute dai Governi di centrosinistra, che hanno introdotto la legislazione concorrente tra Stato e regioni in materia di energia. Questo ha causato lunghi contenziosi ed infinite perdite di tempo.
In secondo luogo, esso va nella direzione di un deciso potenziamento delle infrastrutture di produzione e di trasporto dell'energia.
In terzo luogo, esso accresce la sicurezza degli approvvigionamenti e riduce, in prospettiva, il divario competitivo nei costi e nei prezzi dell'energia, che penalizza il nostro paese e le imprese italiane nel confronto internazionale.
Per questi motivi, dichiaro il convinto voto favorevole del gruppo di Forza Italia.
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto sul complesso del provvedimento.
STEFANO SAGLIA, Relatore. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
STEFANO SAGLIA, Relatore. Signor Presidente, vorrei sottolineare, a compimento di questo lungo percorso legislativo, che la Commissione ha privilegiato l'approvazione del testo e quindi il compimento di una riforma che riteniamo strategica per il paese. Ci permettiamo di ricordare ancora al ministro (e siamo certi che ci darà garanzie da questo punto di vista) che è stato richiesto di apportare alcune correzioni, soprattutto in occasione del recepimento delle direttive europee in materia di distribuzione del gas, nella fase dell'attuazione della delega.
Chiedo, infine, alla Presidenza di autorizzare la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale del mio intervento, volto a rafforzare le opinioni già espresse nella relazione iniziale. Ringrazio, infine, gli uffici e i funzionari della Commissione attività produttive, che hanno, con dedizione, seguito il provvedimento.
PRESIDENTE. La Presidenza lo consente, sulla base dei consueti criteri.
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