Allegato A
Seduta n. 453 del 20/4/2004


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(Sezione 5 - Chiusura degli uffici postali nei comuni con meno di 500 nuclei familiari)

E) Interrogazioni

DELMASTRO DELLE VEDOVE. - Al Ministro delle comunicazioni. - Per sapere - premesso che:
le agenzie di stampa (cfr. Ansa 10 dicembre 2003 alle ore 20,13) hanno dato notizia della forte protesta decisa dal Coordinamento dei piccoli comuni italiani contro Poste italiane spa a seguito della decisione di chiudere gli uffici postali nei comuni con meno di 500 nuclei familiari, e cioè di chiudere gli uffici in circa 1.250 piccoli comuni;
secondo il Coordinamento, «la scelta della società Poste italiane, dettata da motivazioni di carattere economico, rappresenta l'ennesimo atto di spoliazione di servizi alle famiglie che vivono nelle piccole realtà locali. Una scelta che mette in risalto i ritardi della politica e del Senato della Repubblica in maniera particolare perché non approva una legge, la Realacci-Bocchino, in favore dei piccoli comuni italiani che di fatto impedisce la chiusura degli uffici postali come di ogni altro servizio primario come scuola, medico e distributore di benzina, una legge votata alla Camera dei deputati nel gennaio 2003 e stranamente ferma in alcune commissioni del Senato» (dichiarazione resa dal portavoce del Coordinamento Virgilio Calvano e riportata della citata agenzia di stampa);
come forma di protesta i piccoli comuni hanno deciso di tenere le luci spente nella notte di S. Silvestro con la seguente motivazione: «Per 1.250 piccoli comuni italiani dalle valli alpine ai monti siciliani si tratta dell'ennesimo atto di abbandono da parte di una politica parolaia che non conosce i problemi reali delle famiglie e continua a vivere arroccata nei palazzi. Per queste ragioni spegneremo le luci nei nostri piccoli comuni che una logica perversa dei grandi numeri vuole spegnere per sempre»;
la forte denuncia del Coordinamento dei piccoli comuni italiani non è certo priva di logica atteso che non si può, contemporaneamente, asserire di voler difendere l'esistenza dei piccoli comuni ed eliminarne i servizi essenziali in ossequio a logiche meramente economicistiche, per di più muovendosi in irrimediabile rotta di collisione con la legge Realacci-Bocchino che, pur non ancora approvata dal Senato, tuttavia ha già avuto un voto plebiscitario da un ramo del Parlamento sicché è ragionevole supporre che essa sarà definitivamente approvata dal Senato della Repubblica con eguale amplissima maggioranza -:
se e quali iniziative intenda assumere nei confronti di Poste italiane spa per indurre la società a rinunciare al proposito di eliminare i servizi e gli uffici nei piccoli comuni italiani, anche in ragione delle normative già vigenti (legge sulla montagna) e delle normative in via di approvazione (legge Realacci-Bocchino) finalizzate alla salvaguardia delle piccole realtà amministrative locali.
(3-02894)
(11 dicembre 2003)

FRIGATO, BURTONE e SANTINO ADAMO LODDO. - Al Ministro delle comunicazioni. - Per sapere - premesso che:
da giorni è apparsa sui principali organi di informazione la notizia che da parte di Poste Spa è in atto la riorganizzazione degli uffici postali sul territorio nazionale con la chiusura degli uffici nei piccoli centri fino a 500 nuclei familiari;
si tratterebbe di 5.000 uffici postali che verrebbero chiusi se dovesse essere


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vera tale notizia, con un danno enorme nei confronti degli abitanti di questi centri che spesso sono anziani;
il comune di Gaiba in provincia di Rovigo ha posto in essere immediata mobilitazione all'ipotesi in oggetto e centinaia di amministrazioni locali in tutta Italia stanno procedendo ad attivarsi in tal senso;
la finanziaria per il 2004 arreca inoltre tagli ai trasferimenti ai piccoli comuni che porteranno alla razionalizzazione di servizi che colpiranno le fasce deboli della società a partire da bambini e anziani;
l'ipotesi di chiusura avanzata contrasta con l'approvazione da parte della Camera dei Deputati all'unanimità del disegno di legge sulla valorizzazione dei piccoli comuni (AC 1174 e abb.) con meno di 5000 abitanti -:
quali iniziative il governo, in qualità di principale azionista delle Poste spa, intenda porre in essere affinché possa essere scongiurata la chiusura degli uffici postali nei piccoli comuni con meno di 500 nuclei familiari come nel caso di Gaiba assicurando la permanenza di un servizio essenziale.
(3-03264)
(19 aprile 2004)
(ex 5-2716)

MOLINARI, BURTONE e SANTINO ADAMO LODDO. - Al Ministro delle comunicazioni. - Per sapere - premesso che:
abbiamo appreso dagli organi di informazione che il ministero ha dichiarato «diseconomici» 5 mila uffici postali dei piccoli paesi che servono meno di 500 famiglie;
sarebbero diseconomici poiché il rapporto tra costi e incassi non copre i costi di gestione;
1.500 uffici postali sarebbero in rosso;
riteniamo grave l'ipotesi di chiusura di questi importanti presidi nei piccoli centri;
si rischia di penalizzare fasce disagiate di popolazione ed in particolare gli anziani -:
quali iniziative il Governo, che è anche azionista di maggioranza delle Poste spa, intenda adottare per sensibilizzare l'azienda sulla questione proposta, affinché si possa scongiurare la chiusura degli uffici postali nei piccoli centri al di sotto dei 5.000 abitanti, garantendo la funzionalità di un importante fondamentale servizio pubblico.
(3-03265)
(19 aprile 2004)
(ex 5-2689)