Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 436 del 10/3/2004
Back Index Forward

Pag. 54


...
Si riprende la discussione del disegno di legge di conversione n. 4725.

(Ripresa esame dell'articolo 1 - A.C. 4725)

PRESIDENTE. Riprendiamo l'esame dell'articolo 1 del disegno di legge di conversione n. 4725.
Ricordo che nella parte antimeridiana della seduta è stato votato, da ultimo, l'emendamento Cima 12.1. Dobbiamo ora procedere alla votazione della prima parte dell'emendamento Minniti 12.2, nonché degli identici emendamenti Deiana 12.3 e Lolli 12.50, sui quali è stata avanzata la richiesta di scrutinio segreto. In caso di approvazione, passeremo alla votazione della parte consequenziale dell'emendamento


Pag. 55

Minniti 12.2, che altrimenti risulterà preclusa, al pari dell'emendamento Cima 12.7.
Onorevoli colleghi, osservo che la prima parte dell'emendamento Minniti 12.2, nonché gli identici emendamenti Deiana 12.3 e Lolli 12.50 sono interamente soppressivi del comma 1 dell'articolo 12 del decreto-legge. Tale comma prevede l'applicazione del codice penale militare di guerra al personale militare impiegato in alcune operazioni internazionali.
Ricordo che, ai sensi dell'articolo 49, comma 1, del regolamento, le deroghe previste al principio dell'ordinarietà del voto palese devono essere di stretta interpretazione. Secondo quanto enunciato dalla Presidenza nell'ambito della Giunta per il regolamento il 7 marzo 2002, lo scrutinio segreto è da ritenersi ammissibile per le norme che introducano o modifichino fattispecie di reato ovvero per quelle che introducano o modifichino nuove pene. Esso può essere pertanto ammesso nei casi in cui la votazione incida sugli elementi costitutivi del reato e sulle pene.
La disposizione in esame non modifica l'attuale normativa in quanto esclusivamente volta a determinare, ai sensi dell'articolo 4 del codice penale militare di guerra, un presupposto per l'applicazione di un complesso normativo - appunto il codice penale militare di guerra - che risulta già esistente, al quale non viene apportata nessuna modifica. Sulla base di tali elementi, la Presidenza ritiene di non poter ammettere la richiesta di scrutinio segreto su questa votazione.

LUCIANO VIOLANTE. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUCIANO VIOLANTE. Signor Presidente, vorremmo porre alla sua attenzione il nostro dissenso rispetto a questa sua interpretazione, per una ragione molto semplice: se si fosse trattato di applicare una sola ipotesi di reato del codice penale militare di guerra a quelle persone alle quali non si applica tuttora tale codice, sarebbe stato inevitabile il voto segreto, perché si sarebbe trattato di applicare un'ipotesi di reato a persone che oggi non sono soggette a quell'ipotesi di reato. Il paradosso, invece, è che, se si tratta di applicare tutto il codice di guerra, il voto deve essere palese. Francamente, mi sembra contraddittorio. Non contesto la decisione che lei ha assunto adesso - anche se non siamo d'accordo - tuttavia la pregherei, signor Presidente, di far sì che per il futuro tale decisione non faccia stato, di modo che una più approfondita valutazione possa indurci a riflettere anche su un punto politico. Nel sistema bipolare, che noi stiamo costruendo, il voto segreto è uno strumento che consente al singolo parlamentare di esprimersi comunque con maggiore libertà rispetto a quanto non possa farsi in altri sistemi per ragioni che lei conosce benissimo e che non starò qui a ripetere. Quindi, il voto segreto, in questo sistema, assume una funzione di tutela delle singole posizioni più di quanto non apparisse nel sistema proporzionale. Pertanto, la pregherei di riflettere anche da questo punto di vista sul problema che lei qui ha posto.

ANTONIO BOCCIA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO BOCCIA. Signor Presidente, solo pochi secondi per una precisazione sui voti espressi da alcuni colleghi del gruppo della Margherita questa mattina, perché rimanga agli atti ed anche per evitare giudizi sbagliati. Per quanto riguarda gli emendamenti all'articolo 2, il gruppo della Margherita aveva ricevuto l'indicazione di esprimere un voto contrario, mentre sull'emendamento Grandi 2.58 i colleghi Fanfani, Tanoni e Loddo hanno sbagliato a votare: risulta che abbiano votato a favore, mentre erano contrari. Lo stesso per ciò che riguarda l'emendamento Folena 2.52, sul quale risulta che i colleghi Bimbi, Boccia, Colasio, Maccanico e Papini abbiano votato a favore e che i colleghi


Pag. 56

Letta e Frigato si siano astenuti, mentre invece si è trattato di un errore, perché essi effettivamente volevano esprimere voto contrario.

PRESIDENTE. Ringrazio l'onorevole Boccia per le sue precisazioni, che restano a verbale, e ringrazio l'onorevole Violante che, pur nel dissenso, mi ha chiesto di riconsiderare nelle sedi opportune la mia decisione, cosa che farò, e comunque essa non costituisce precedente.
Con riferimento all'articolo aggiuntivo Deiana 12.01, volto a prevedere che non è punibile il militare che si rifiuta di far uso delle armi quando non lo ritenga giustificato da ragioni di coscienza, vorrei precisare fin da ora, perché poi mi alternerò alla Presidenza con i vicepresidenti, che la Presidenza lo ha ammesso considerando che esso era stato ritenuto ammissibile in Commissione. Non nascondo, tuttavia, che esso suscita in me dubbi di ammissibilità, in quanto è volto a stabilire una causa generale di esenzione della responsabilità il cui ambito applicativo è più ampio di quello relativo alle missioni internazionali, di cui al decreto-legge in esame. Peraltro, tale articolo aggiuntivo, se approvato, inciderebbe radicalmente sui principi che regolano l'attività delle intere forze armate. Ho ritenuto comunque di ammettere la proposta emendativa sulla base della valutazione effettuata dalle Commissioni, perché, come sapete, il Presidente della Camera si è quasi sempre attenuto a questa regola. Ovviamente, mi riservo in casi eccezionali di non attenermici, ma dato che in questo caso le Commissioni lo hanno discusso e votato, ho ritenuto di ammetterlo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla prima parte dell'emendamento Minniti 12.2 e sugli identici emendamenti Deiana 12.3 e Lolli 12.50, non accettati dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 466
Votanti 463
Astenuti 3
Maggioranza 232
Hanno votato sì 202
Hanno votato no 261)

Prendo atto che l'onorevole Sereni non è riuscita ad esprimere il proprio voto e che avrebbe voluto esprimere voto favorevole. Prendo altresì atto che l'onorevole Spina Diana non è riuscito ad esprimere il proprio voto e che avrebbe voluto esprimere voto contrario.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Vigni 12.51.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Minniti. Ne ha facoltà.

MARCO MINNITI. Il sottosegretario Bosi, intervenendo questa mattina in aula, ci ha detto che in Iraq l'applicazione del codice militare di guerra è stato concepito anche a tutela dei militari lì impiegati. Signor sottosegretario, volevo farle rilevare l'effetto paradossale ed inquietante che invece potremmo avere di fronte nelle prossime settimane. Esso si riferisce alla vicenda dei quattro capi equipaggi elicotteristi che il comando militare di Viterbo ha sottoposto all'attenzione del tribunale militare di Roma. Abbiamo chiesto al Governo di riferire immediatamente in aula su questa vicenda per spiegare cosa effettivamente sia successo. Lo possiamo dire anche perché, come lei sa, signor sottosegretario, per tempo - il 2 dicembre, esattamente - avevamo avanzato una richiesta al Governo, attraverso un'interrogazione parlamentare, sulle condizioni di sicurezza dei nostri reparti di volo in Iraq. La richiesta è rimasta per lungo tempo inevasa e penso che il Parlamento serva a discutere di queste cose, in quanto stiamo parlando della sicurezza dei nostri militari. Non vorrei che ci fosse grande attenzione quando facciamo le chiacchiere e poca attenzione quando dobbiamo passare ai fatti. A questo problema non è stata data alcuna risposta e gradiremmo che fosse data in quest'aula, nel momento in cui siamo impegnati a rifinanziare il decreto.


Pag. 57


Perché vogliamo sapere come sono andate le cose? Perché, da quanto ho capito leggendo i giornali, non ci troviamo di fronte a militari che si sono rifiutati di volare o di obbedire agli ordini. Non so chi abbia veicolato queste informazioni, ma vorrei sapere quale sia l'opinione del Governo e quale sia la sua verità. Qui si tratta, in realtà, di militari che hanno manifestato riserve per quanto riguarda i sistemi di sicurezza montati su quei velivoli.
Penso che quelle riserve addirittura abbiano prodotto qualche risultato, se è vero, com'è vero, che il 3 dicembre quei velivoli sono stati immediatamente avviati a revisione per poter essere dotati di moderni sistemi di sicurezza: vuol dire che, prima del 3 dicembre, quei velivoli non avevano sistemi di sicurezza adeguati!
Poniamo la questione perché i quattro elicotteristi cui ho accennato non sono eroi della disobbedienza, né civile né militare, ma sono quattro professionisti, e come tali devono essere considerati: quattro professionisti, comandanti di velivoli, i quali hanno posto alcune domande e, nella qualità di responsabili di equipaggi, hanno chiesto che si facesse chiarezza. Quando taluni professionisti pongono domande, una grande democrazia non li mette sotto procedimento disciplinare, ma li ascolta e cerca di capire se quelle domande abbiano un fondamento.
Invece, ci troviamo di fronte ad una singolare situazione! Né, sinceramente, posso essere tranquillizzato dalle dichiarazioni rese in queste ore. Mi si dice che i velivoli italiani dispongono degli stessi strumenti di sicurezza di cui sono dotati gli altri velivoli impiegati in Iraq. Posso chiedere pacatamente a lei, signor sottosegretario, in quale data ne sono stati dotati?
Neppure posso considerare sufficiente l'argomentazione, francamente assai stravagante, alla quale ha fatto ricorso il ministro Martino...
Signor Presidente... Chiedo scusa, collega...

LUIGI RAMPONI. Scusami tu!

MARCO MINNITI. No, puoi parlare, però...

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, un po' di silenzio, per cortesia, altrimenti non si capisce niente!

MARCO MINNITI. Stiamo parlando della sicurezza dei nostri militari!
Stavo dicendo che desidererei sapere in quale data i nostri velivoli sono stati dotati degli strumenti di sicurezza. Inoltre, rilevavo che mi appaiono assai stravaganti l'affermazione e la rassicurazione del ministro Martino, il quale, rispondendo ad una domanda, si è espresso nel modo seguente: siamo sicuri perché finora non è successo niente. Questa motivazione - finora non è successo niente - non mi pare granché rassicurante, soprattutto perché la sicurezza non si tutela dopo, ma, normalmente, è un principio che si mette in pratica prima, allo scopo di salvaguardare i nostri militari da incidenti o da errori!
La verità vera è che ci troviamo di fronte ad una situazione assolutamente insostenibile: mentre il numero delle nostre missioni all'estero cresce, si assottigliano sempre più i fondi destinati alla difesa. Perciò, i nostri militari sono costretti ... Signor Presidente...

PRESIDENTE. Ha pienamente ragione, onorevole Minniti.
Si fermi pure, onorevole Minniti, tanto il tempo ricomincerà a decorrere quando il presidente Ramponi avrà finito di colloquiare con il sottosegretario.

LUIGI RAMPONI. Torno al mio posto.

PRESIDENTE. Non è che voglia interrompere il suo dialogo, presidente Ramponi, ma l'onorevole Minniti chiede l'attenzione del sottosegretario.
Prosegua pure, onorevole Minniti.

MARCO MINNITI. Dunque, poiché abbiamo sempre più missioni all'estero e sempre meno fondi nel bilancio della difesa, siamo costretti a continui interventi in corso d'opera.


Pag. 58


Non è vero, come pure è stato scritto (in un editoriale pubblicato stamani), che il Governo di centrosinistra ha diminuito i fondi per la difesa. Negli ultimi tre anni, dal 1999 al 2001, il bilancio della Ministero della difesa è permanentemente aumentato, anno dopo anno. Al contrario, nei tre anni di governo del centrodestra, i finanziamenti alla difesa sono, anno dopo anno, diminuiti. Questa è la verità! Abbiamo ascoltato molte parole, ma abbiamo visto pochi fatti!
Ora, qui si pone un problema assai delicato. Se questi pochi fatti hanno a che fare con la sicurezza dei nostri militari, non si può transigere né ci si può sbarazzare di tutto suscitando un'attenzione un po' perniciosa nei confronti di coloro che «hanno avuto paura». Non mi convince la giustificazione né tanto meno il giudizio di chi afferma: sono bravi piloti, ma hanno avuto paura.
Personalmente, vorrei capirci di più. E ritengo doveroso che il Parlamento ed il paese ne sappiano di più. Non si può mettere la testa sotto la sabbia! È giusto che il Parlamento conosca la valutazione esplicita del Governo: non dopodomani, ma oggi. Nel momento in cui esaminiamo il decreto-legge di rifinanziamento della missione, ci occupiamo anche della sicurezza dei nostri uomini. Signor Presidente, in questa sede io voglio sapere come stanno le cose, come sono andate e di chi sono le responsabilità (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ascierto. Ne ha facoltà.

FILIPPO ASCIERTO. Presidente, rinuncio ad intervenire.

PRESIDENTE. Sta bene. Passiamo ai voti.
Indico...

PIERO RUZZANTE. Presidente, vorrei intervenire!

PRESIDENTE. Onorevole Ruzzante, le do la parola, ma lei deve segnalare prima l'intenzione di intervenire! E se l'oratore rinuncia...?
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Ruzzante. Ne ha facoltà.

PIERO RUZZANTE. Signor Presidente, poiché lei ha dato la parola al collega Ascierto che aveva chiesto di intervenire, pensavo che lo stesso parlasse. Anch'io ho alzato la mano con l'intenzione di intervenire dopo il collega Ascierto, ma poiché quest'ultimo ha rinunciato...
Comunque, sottolineo che la questione che abbiamo posto con l'intervento del collega Minniti è anche l'oggetto di un atto di sindacato ispettivo che abbiamo rivolto al Governo nel mese di dicembre. Non solo non abbiamo ricevuto risposta in merito, ma non abbiamo ricevuto una risposta neanche in seguito all'intervento di merito e del tutto lecito del collega Minniti, che chiede al Governo di fornire una risposta su un punto essenziale. Quattro militari sono sotto inchiesta e non è stata fornita una risposta all'atto di sindacato ispettivo presentato dall'opposizione, non in chiave antimilitarista né pacifista, ma per rendere più sicura la nostra missione militare, in qualsiasi parte del mondo, quindi non solo in Iraq.
Troviamo sia indegno nei confronti di quest'Assemblea il rifiuto da parte del Governo di rispondere ai quesiti che abbiamo posto.

FRANCESCO BOSI, Sottosegretario di Stato per la difesa. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FRANCESCO BOSI, Sottosegretario di Stato per la difesa. Signor Presidente, il Ministero della difesa, che ha ricevuto l'atto di sindacato ispettivo menzionato nel corso dell'intervento dell'onorevole Minniti, sta valutando la ricostruzione dei fatti, tenendo conto che è stata interessata la procura militare di competenza e che alcune questioni sono di competenza della


Pag. 59

magistratura e non possono essere oggetto di valutazione, in sede amministrativa, da parte del Ministero della difesa.
Si tratta di una vicenda delicata e complessa sulla quale la risposta che ci accingiamo a fornire quando questo atto di sindacato ispettivo sarà discusso in aula dovrà tener conto di aspetti di riservatezza facilmente intuibili da tutti.

MARCO MINNITI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARCO MINNITI. Signor Presidente, signor sottosegretario, mi dispiace doverla fortemente contraddire. Naturalmente, non le sfugge che le sono grato per la cortesia che lei dimostra; almeno lei ascolta ed è pronto a rispondere alle nostre argomentazioni, a differenza di un Governo che sembra non ascoltare e non avere la sensibilità di discutere seriamente di tali questioni.
Onorevole sottosegretario, nell'atto di sindacato ispettivo richiamato, risalente al 2 dicembre 2003, non poniamo un problema relativo alla vicenda dei quattro elicotteristi (d'altro canto, non potevamo nemmeno prevederla). Abbiamo posto un problema sugli standard di sicurezza dei nostri velivoli impegnati nelle missioni all'estero, rispetto al quale vogliamo ricevere una risposta precisa in Parlamento. Non è sufficiente replicare con la frase «finora non è successo nulla», perché tale affermazione è lo «stellone d'Italia» (lei comprende cosa vuol dire). Qualcuno, tra le Forze armate, ritiene che tale espressione porti addirittura «sfiga» (credo si possa utilizzare questo termine in Parlamento).
«Finora non è successo niente», non è una motivazione che possa essere usata da parte di un Governo serio. È una frase usata tanto per dire. Nel momento in cui il Governo chiede un rifinanziamento per questa missione e di impegnare i fondi dello Stato, ci faccia sapere quale sia il quadro. È normale farlo, anche perché tali questioni riguardano i parlamentari, non solo dell'opposizione, ma anche della maggioranza.
Signor sottosegretario, ho posto la questione esplicitamente anche con riferimento al codice militare di guerra. Infatti, stiamo parlando di quattro militari che potrebbero rientrare nell'ambito della disciplina del codice militare di guerra. È esattamente rovesciato ciò che lei diceva: non è un principio di tutela, ma un principio che aggrava di molto le condizioni di quei militari!
Infatti, qualora dovessero essere considerati responsabili del reato per i quali sono stati denunciati, la pena - come lei sa - , nel codice militare di guerra, è assolutamente raddoppiata. Allora questo è un problema che riguarda, secondo me, tutto il paese, il Parlamento e anche la tranquillità delle nostre Forze armate. Per una questione semplicissima. Non mi sfugge, signor sottosegretario, che, nel momento in cui parliamo di militari, parliamo di cittadini in divisa, a cui è del tutto evidente che imponiamo più doveri. Non c'è dubbio su questo, perché un cittadino in divisa ha doveri maggiori rispetto a quelli di un cittadino normale. Nel momento in cui si impongono più doveri, nel momento in cui si chiede a questi militari di svolgere compiti difficili - così come stiamo facendo (glieli chiede il Parlamento, glielo chiede la maggioranza) - , perché non è possibile che, accanto ai doveri, siano previsti anche dei diritti? E quello di conoscere le condizioni di sicurezza è un diritto legittimo per chi, non soltanto mette a disposizione la propria vita, ma ha la responsabilità della vita di coloro che volano insieme a lui (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo e Misto-Comunisti italiani). Sinceramente mi sembra un diritto del tutto legittimo da reclamare in maniera sacrosanta.
Per questo, signor sottosegretario, la sua risposta è del tutto insufficiente; non se ne dispiaccia per il suo «capo personale», però il Governo su questo tema è gravemente inadempiente.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento


Pag. 60

Vigni 12.51, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 471
Votanti 468
Astenuti 3
Maggioranza 235
Hanno votato
205
Hanno votato
no 263).

Saluto gli studenti dell'istituto Calasso di Lecce, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune del pubblico (Applausi).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Deiana 12.5.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pisapia. Ne ha facoltà.

GIULIANO PISAPIA. Signor Presidente, l'emendamento 12.5 prevede la soppressione del comma 2 dell'articolo 12 di questo decreto-legge. Già vi sono stati numerosi colleghi che hanno ampiamente e apertamente motivato l'illegittimità, sotto ogni profilo, di questo intervento armato del nostro paese in una situazione di guerra. Una scelta della maggioranza e del Governo che, come è già stato ampiamente detto, contrasta con il diritto interno, con la Costituzione e con il diritto internazionale. È chiarissimo ed evidente che ci troviamo di fronte non ad una missione di pace, ma ad un intervento di guerra preventiva e di guerra successiva (una volta che si è ottenuta la sconfitta del dittatore e della dittatura irachena), che sicuramente non aiuta però l'introduzione della democrazia in Iraq. Che si tratti di un intervento di guerra e non, come è stato detto erroneamente, di un intervento di pace è confermato proprio dall'articolo 12, laddove si dice che nella missione in Iraq si deve applicare il codice penale militare di guerra.
Ora, questo emendamento tende quanto meno a limitare i danni, nel senso che evita quanto meno, con l'abrogazione del secondo comma dell'articolo 12, che non solo si applichi il codice penale militare di guerra, ma che addirittura si modifichi il codice penale rispetto alla punibilità dei reati commessi all'estero. Se vogliamo introdurre, come dobbiamo, la democrazia in Iraq attraverso la partecipazione del popolo iracheno, non possiamo spostare la competenza per i reati commessi in quel territorio, demandandola al nostro paese, in violazione di qualsiasi norma di uno Stato di diritto.
Aggiungo oltretutto che il comma 2 è di per sé contraddittorio, quanto meno sotto due profili. È formulato male (basta leggerlo) e comporterebbe delle interpretazioni assolutamente antitetiche rispetto ai principi base del nostro ordinamento. Basti pensare che si dice che sono puniti sempre determinati reati, ma successivamente si prevede che questo avvenga solo a richiesta del ministro della giustizia.
Vi è poi una contraddizione in termini rispetto al concetto stesso di amministrazione della giustizia, che vogliamo sia presente, sia organizzata e, soprattutto, sia applicata in territorio iracheno, nell'ambito di un giusto processo, laddove siano avvenuti reati commessi anche ai danni dei nostri concittadini in territorio iracheno. Mi riferisco alla previsione che, per la punibilità di questi reati e per la procedibilità rispetto agli stessi, venga sentito addirittura il ministro della difesa. Ciò è gravissimo! Si prevede l'intervento nell'amministrazione della giustizia di un soggetto diverso dal ministro della giustizia; si prevede, addirittura, l'intervento di un ministro che, purtroppo, oggi si deve chiamare non ministro della difesa, ma ministro della guerra.
Per questo motivo, chiediamo l'approvazione di questo emendamento che, quantomeno, non aggiunge a danno altro danno, ad angoscia altra angoscia, a limitazioni dei diritti altre limitazioni dei diritti, a violazione della Costituzione altra violazione della Costituzione. Quantomeno, lasciamo che la competenza sui reati commessi all'estero sia disciplinata secondo quanto prevede l'attuale codice


Pag. 61

penale e manteniamo fermo il principio che il ministro della difesa non possa interferire nell'amministrazione della giustizia (Applausi dei deputati dei gruppi di Rifondazione comunista e Misto-Comunisti italiani).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Deiana 12.5, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 486
Votanti 484
Astenuti 2
Maggioranza 243
Hanno votato
211
Hanno votato
no 273).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Melandri 12.6, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 467
Votanti 465
Astenuti 2
Maggioranza 233
Hanno votato
203
Hanno votato
no 262).

Prendo atto che l'onorevole Mondello non è riuscita ad esprimere il proprio voto.
Ricordo che l'emendamento Cima 12.7 è precluso.
Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo Deiana 12.01.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Deiana. Ne ha facoltà.

ELETTRA DEIANA. Signor Presidente, intanto la ringrazio per aver dichiarato ammissibile un articolo aggiuntivo che non la convinceva. In realtà, credo si tratti di una questione di grandissima attualità e di estrema pertinenza rispetto ad un decreto-legge, quale quello in esame, che riconferma (anche alla luce dei voti espressi in Assemblea) il convincimento della maggioranza che sia bene mantenere il riferimento al codice penale militare di guerra per dirimere le questioni che, eventualmente, si porranno sul terreno del diritto bellico.
Allora, ciò conferma il fatto che ci troviamo in un contesto di guerra e che si prevedono atti di guerra. Ciò significa che nei rapporti interni alle Forze armate, essendovi un contesto di guerra, è sancito l'assoluto primato del comando e della disciplina militare rispetto alla possibilità di interlocuzione, intervento ed obiezione da parte dei militari con riferimento agli ordini, alle disposizioni e quant'altro. Il contingente italiano in Iraq - ed anche in altri teatri di guerra - non è mai autonomo ed oggi, in questa fase, è sotto il comando degli americani, magari per il tramite dei britannici. Non sono mai stati chiariti i meccanismi di funzionamento di questo comando e della trasmissione degli ordini e delle disposizioni.
Nel contesto iracheno - come, d'altra parte, in quello afgano - si moltiplicano episodi assai inquietanti che, senza ombra di dubbio, potrebbero essere ascritti alla categoria dei crimini di guerra. Basti pensare alle immagini, che sono state trasmesse dalla televisione, dell'episodio dei marines americani che ricevono l'ordine - e lo eseguono - di sparare contro alcuni feriti iracheni.
Allora, credo che in un contesto così delineato e, soprattutto, così operativo, debba essere previsto il diritto all'obiezione di coscienza per quei militari che ricevano ordini (attraverso meccanismi che possono risalire oggi al comando e alla responsabilità italiana), che contrastino con la loro coscienza. Ritengo che gli


Pag. 62

stessi, quando ciò si verifichi, debbano poter usufruire del diritto all'obiezione di coscienza.
Ripeto: la discussione, come è ovvio, anticipa il provvedimento di ordine generale, al quale faceva riferimento il Presidente Casini, che è il famoso disegno di legge presentato al Senato dal Governo relativo alla riforma dei codici militari.
Si tratta quindi di un problema che viene anticipato, ma che è assolutamente interno al contesto. D'altra parte, se si adotta anche solo temporaneamente un codice penale militare di guerra di epoca precostituzionale, ancorché rivisitato in occasione della missione Enduring freedom ed epurato di alcune parti particolarmente aberranti, non si comprende per quale ragione non si possa introdurre un elemento transitorio, per l'appunto il diritto all'obiezione di coscienza, in attesa che il Parlamento legiferi in maniera compiuta, ed il meno possibile bellicista, in ordine a questo insieme di problematiche.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ruzzante. Ne ha facoltà.

PIERO RUZZANTE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, abbiamo condiviso con il gruppo di Rifondazione comunista tutte le valutazioni in ordine agli emendamenti relativi al codice penale militare di guerra. Per questa ragione, sino a questo momento, abbiamo votato insieme gli emendamenti e condiviso le critiche rivolte al contenuto di quel codice penale militare di guerra.
Non condividiamo invece questo articolo aggiuntivo perché già oggi la legge sull'obiezione di coscienza consente a qualsiasi giovane, anche se militare, di dichiararsi obiettore di coscienza, rinunciando al contempo allo status militare. Riteniamo che questo debba essere l'elemento di salvaguardia da garantire a ciascun giovane in ogni momento della vita militare.
Siamo sinceramente preoccupati da questo modo di ragionare relativo alla non punibilità di chi rifiuta di fare uso delle armi quando non ne ritiene giustificato l'uso per ragioni di coscienza. Se provassimo infatti a rovesciare il ragionamento e potessimo consentire a qualcuno di adoperare le armi per differenti ragioni di coscienza, è evidente che introdurremmo, dal punto di vista del codice penale militare, qualcosa che non sarebbe in alcun modo gestibile.
Oggi la legge sull'obiezione di coscienza consente il diritto all'obiezione di coscienza anche per chi ha scelto di avviarsi alla carriera militare, in qualsiasi momento della sua carriera. Riteniamo quindi che la legge non vada modificata rispetto alla sua attuale versione, nonostante la fine della leva obbligatoria. Noi ci impegniamo sotto questo profilo: ciò rappresenta già un elemento di garanzia nei confronti dei giovani militari. Non esprimeremo dunque un voto favorevole su questa proposta emendativa avanzata dalla collega Deiana.

CARLO GIOVANARDI, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CARLO GIOVANARDI, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, onorevoli colleghi, dal momento che i due gruppi sottoscrittori della proposta emendativa, Rifondazione comunista e Misto-Verdi-L'Ulivo, sono due gruppi rilevanti, vorrei soltanto ricordare gli effetti devastanti che deriverebbero da una approvazione dell'articolo aggiuntivo in un contesto nel quale l'obiezione di coscienza, come è noto, ha portato nella nostra società quasi 80 mila giovani, ogni anno, ad esercitare questo diritto e ad avviare servizi nel nostro paese tramite progetti. E l'Italia è forse il paese più evoluto in Europa per quanto riguarda l'esercizio di questo diritto.
Sappiamo che chi presta il servizio militare volontario può rifiutarsi di eseguire ordini attraverso i quali potrebbe commettere dei reati. Nessuno è dunque chiamato a svolgere attività che ritiene illecite.
Ciò che prevede questa proposta emendativa, ovvero la possibilità, per ragioni


Pag. 63

personali, di non utilizzare le armi per quanto riguarda carabinieri ed altre forze militari, vorrebbe dire non soltanto scardinare ogni concetto di attività militare, ma anche mettere a rischio in Italia e fuori dall'Italia chiunque è impegnato nel combattere la criminalità organizzata. Vorrebbe dire esporre a rischi improvvisi e non motivati i colleghi di quei militari che, secondo tale norma, potrebbero in qualsiasi momento, a loro giudizio, non ottemperare ad un ordine anche legittimo qualora non lo ritengono personalmente giustificabile.
Il Governo, dunque, invita caldamente l'Assemblea a respingere l'articolo aggiuntivo in esame.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Deiana 12.01, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 474
Votanti 465
Astenuti 9
Maggioranza 233
Hanno votato
23
Hanno votato
no 442).

Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo Deiana 12.050.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Deiana. Ne ha facoltà.

ELETTRA DEIANA. Signor Presidente, con l'articolo aggiuntivo in esame vorrei affrontare un principio giuridico che credo debba essere discusso come novità. Non voglio fare alcuna retorica né strumentalizzare l'episodio dei due ufficiali e dei due sottufficiali elicotteristi. Tuttavia, credo che tale vicenda sollevi un grandissimo problema nuovo, che va affrontato dal punto di vista dei principi e non della retorica, sulle condizioni dei militari o sulla necessità di aumentare le spese militari per aumentare la sicurezza dei soldati (e mi riferisco all'intervento dell'onorevole Minniti che non condivido affatto).
Occorre distinguere il ricorso all'uso della forza militare da parte dello Stato a seconda che tale ricorso abbia un fondamento di legittimazione costituzionale o sia, invece, il frutto di decisioni politiche di maggioranza. Credo, cioè, che gli appartenenti alle Forze armate impegnati fuori dai confini della Repubblica in missioni ed operazioni militari non finalizzate alla difesa del territorio nazionale, secondo l'articolo 11 della Costituzione, debbano essere trattati in modo diverso rispetto a coloro che sono impegnati in missioni militari che rispondono alla logica delle alleanze delle maggioranze di Governo.
Rifiutiamo alla radice la suddetta logica perché vorremmo che tutta la questione dell'uso della forza militare da parte dello Stato venisse ricondotta rigorosamente entro il contesto costituzionale. Tuttavia, data la situazione, è chiaro che si tratta di due configurazioni diverse: l'attinenza alle regole ed ai principi costituzionali da una parte e, dall'altra, il ricorso all'uso della forza per ragioni di opportunità politica di cui un Governo si assume la responsabilità. Non a caso, questa seconda logica di ricorso all'uso della forza ha dato luogo anche alla riforma dell'esercito, trasformandolo da esercito di leva obbligatorio ad esercito professionale. In tale contesto, i diritti-doveri dei militari devono essere, a mio avviso, considerati assolutamente in modo diverso.
L'episodio dei quattro elicotteristi indica sostanzialmente che si è configurata una distanza, una contraddizione, un contrasto tra i profili di ingaggio con cui si sono formati i contingenti da destinare a Nassiriya ed il contesto operativo in cui tali contingenti si sono trovati ad operare.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MARIO CLEMENTE MASTELLA (ore 17)

ELETTRA DEIANA. Si tratta quindi di un contesto assai più pericoloso e denso di


Pag. 64

incognite di quanto invece fosse chiaro all'inizio. Infatti, i quattro elicotteristi sostengono che su quei velivoli non si riscontravano adeguate condizioni di sicurezza. Quindi ciò non ha assolutamente nulla a che vedere con l'ammutinamento, ma ha a che vedere con un atto di responsabilità civile e militare, in relazione alle loro vite, che rappresentano un bene prezioso, ed in relazione alla tutela dei loro compagni d'armi. In un contesto di questo tipo, quando non sia in discussione il superiore interesse della difesa del paese e quando non ricorrano i presupposti costituzionali in ordine al modo in cui lo Stato può fare ricorso all'uso della forza militare, allora deve vigere il principio della possibilità di rescissione dell'obbligo...

PRESIDENTE. Onorevole Deiana, la invito a concludere!

ELETTRA DEIANA. Concludo, Presidente, sottolineando che si tratta, appunto, di un esercito di professionisti: essendo professionisti, le condizioni di esercizio della propria professione devono essere salvaguardate anche dall'intervento e dal controllo del soggetto interessato, in questo caso le Forze armate (Applausi dei deputati del gruppo di Rifondazione comunista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pisa. Ne ha facoltà.

SILVANA PISA. Questo articolo aggiuntivo trova la sua ragione nella linea di confine, sempre più labile, tra la natura giuridica delle missioni di pace, la materialità di un contesto di vera e propria guerra e le regole di ingaggio che vengono concordate. Anche la dinamica della sparatoria di ieri sera a Nassiriya ci mostra che il contesto del cosiddetto dopoguerra in realtà è la prosecuzione della stessa guerra brutale e terribile. Ieri sera i nostri soldati sono stati coinvolti in un contrasto tra milizie locali e in questo caso il terrorismo non c'entra nulla. Il fatto è che oggi in Iraq i militari italiani si trovano ad operare in modo parallelo, e a volte confliggente, alle tante milizie locali irachene e alle milizie mercenarie americane. Ricordo che più di 30 mila mercenari di società private americane (come la DynCorp, la Kellog ed altre ancora) operano nel territorio, perché la guerra moderna si esternalizza: così crea meno problemi ed è più conveniente.
Chiedo allora: come salvaguardate i nostri soldati, che avete messo nella situazione di dover operare accanto ai mercenari? Perché, in questo contesto, delle due l'una: o i nostri soldati sono lì per guerreggiare e difendersi, come è successo ieri sera, e allora si tratta di guerra e ciò è anticostituzionale e dunque essi devono tornare a casa; oppure si tratta di una missione di pace, ma se è una missione umanitaria essa è decontestualizzata, perché lì c'è la guerra ed è quindi fuori luogo. In entrambi i casi, prima i militari rientrano e meglio è. Al sottosegretario Bosi vorrei dire che non parlo del generico rischio della pericolosità, che è altra cosa, ma parlo del cambiamento del contesto generale operativo; per esempio, a novembre, vi è stata la ripresa dei bombardamenti (operazione Iron hammer).
Credo, pertanto, che questo Governo debba assumersi la responsabilità - se ha veramente un profilo di Governo - di dire questo al paese, ma prima di tutto deve dirlo ai nostri soldati, che soggettivamente credono di essere lì per una missione umanitaria, perché così l'avete votata, e loro, come è giusto e com'è loro dovere, hanno ubbidito alle istituzioni; ma il contesto è invece di guerra. Essi si sono fidati di questo Governo, che ha tradito la loro fiducia, coprendo tutto con la retorica e la propaganda. Questo nostro articolo aggiuntivo si pone, dunque, il problema del rispetto del patto costituzionale, che ci lega ai nostri soldati (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo e di Rifondazione comunista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Enzo Bianco. Ne ha facoltà.


Pag. 65

ENZO BIANCO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, intervengo a titolo personale per motivare il mio voto contrario su questo articolo aggiuntivo, in considerazione di un ragionamento che mi sembra elementare (e mi dispiace che colleghi così autorevoli e così attenti non abbiano considerato questo aspetto). Se la valutazione della rispondenza dell'attività che viene richiesta ad un militare alle regole di ingaggio che sono state stabilite viene lasciata al singolo militare, capite bene che si è di fronte all'inizio della fine della disciplina militare. Si fa un danno gravissimo.
Capisco le ragioni profonde ed umanitarie poste dai colleghi, ma vi invito a valutare la motivazione addotta che mi induce ad esprimere un voto contrario.

ELETTRA DEIANA. Sono questioni di principio, non umanitarie!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Gerardo Bianco. Ne ha facoltà.

GERARDO BIANCO. Signor Presidente, a parte le considerazioni svolte dal collega Enzo Bianco, vorrei chiedere ai presentatori dell'articolo aggiuntivo in esame una spiegazione (Commenti dell'onorevole Alfonso Gianni)... Onorevole Gianni, tu implori. So che sei uno spirito religioso, ma non giungere le mani, perché sto cercando di capire!
L'articolo aggiuntivo in esame, che reca la prima firma dell'onorevole Deiana, fa riferimento agli appartenenti alle Forze armate impegnati fuori dai confini della Repubblica in missioni ed operazioni militari non finalizzate alla difesa in territorio nazionale. Ciò presupporrebbe l'invio delle nostre truppe fuori dai confini del nostro paese per difendere i confini nazionali; quindi, se capisco bene, dovremmo essere forze occupanti, al di fuori del nostro territorio.

FRANCESCO GIORDANO. Lo siamo!

ELETTRA DEIANA. È fuori dalla legittimità!

GERARDO BIANCO. Vorrei capire! Quale è il motivo per il quale possiamo inviare le nostre truppe al di fuori dei confini nazionali per difendere i confini stessi? Mi sembra sia una logica da occupazione (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza nazionale)! Le truppe vengono inviate al di fuori dell'Italia per difendere i nostri confini! Mi permetto di dire che ciò potrebbe rientrare soltanto in una logica di occupazione di altri paesi, non in quella di peacekeeping.
L'articolo aggiuntivo in esame, a mio avviso, nasconde, quindi, altre finalità. Si prevede, nel caso di operazioni di pace, la possibilità che i militari sollevino obiezioni, ma allora tale possibilità deve essere specificata, perché a mio avviso, dal punto di vista della logica giuridica, la formulazione del testo non è chiara.
Mi permetto di dire che ciò non sta in piedi da nessun punto di vista, perché pensiamo di difendere i confini del nostro territorio inviando le truppe al di fuori del nostro paese. È una logica di guerra e non di pace!

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Deiana 12.050, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 469
Votanti 308
Astenuti 161
Maggioranza 155
Hanno votato
31
Hanno votato
no 277).

Prendo atto che l'onorevole Pistone avrebbe voluto esprimere voto contrario.


Pag. 66


Onorevoli colleghi, prima di procedere alla votazione del successivo emendamento, rivolgo un saluto agli insegnanti e agli alunni della scuola media di Forenza, in provincia di Potenza (Applausi).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Cima 13-ter.50 (Nuova formulazione).
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Calzolaio. Ne ha facoltà.

VALERIO CALZOLAIO. Signor Presidente, preannuncio l'espressione del voto favorevole del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo sull'emendamento in esame (presentato dai colleghi del gruppo dei Verdi, a prima firma dell'onorevole Cima), che ripropone una questione sulla quale abbiamo già dibattuto questa mattina.
Al Senato è stato approvato un articolo sull'attività di ricerca scientifica a fini di prevenzione sanitaria in ordine a malattie, purtroppo, gravi e mortali, contratte dai nostri militari di ritorno da alcune missioni. Con il testo approvato nell'altro ramo del Parlamento (su cui questa mattina sono state espresse posizioni favorevoli, ma non da parte nostra), si autorizza una modestissima spesa per un'indagine epidemiologica su un piccolo, minoritario campione biologico di militari impegnati prevalentemente in Iraq (anzi, secondo la nota esplicativa del Ministero della difesa, soltanto in Iraq).
Riteniamo giusto compiere questa attività di ricerca scientifica e dare corso a questo protocollo sanitario.
Condividiamo pertanto il testo dell'articolo 13-ter approvato al Senato. Il problema è che vorremmo integrare quel protocollo sanitario con un'iniziativa di ricerca, di studio e di informazione dei nostri militari più completa. Tale integrazione dovrebbe avvenire in primo luogo, facendo riferimento a tutti i nostri militari e, in secondo luogo, operando una comparazione con le indagini già svolte (infatti, il protocollo che qui viene indicato è leggermente diverso da quello che ha riguardato alcuni militari di ritorno dai Balcani e dunque vi è il rischio che non sia possibile comparare i dati); da ultimo occorrerebbe prevedere un impegno di spesa superiore.
I colleghi della componente dei Verdi hanno opportunamente presentato un emendamento che persegue tali obiettivi, da una parte garantendo che ai nostri militari sia fornita completa e corretta informazione e, dall'altra, promuovendo un'indagine su tutti i militari, nonché istituendo un fondo specifico di ricerca e di sostegno in proposito.
Rispetto a questo emendamento, l'informazione ai militari è un tema delicato. Riconosciamo che il Ministero della difesa, già a partire dalla parte finale della scorsa legislatura, ha garantito una informazione adeguata ai nostri militari; il problema è che quelle patologie e quei rischi sono continuati. All'inizio, infatti, - e ciò valeva anche per i militari americani in Iraq nel 1991 - i militari italiani non sono stati adeguatamente informati e, comunque, anche oggi non vi è una completa ed organica protezione delle loro attività, visto che alcuni effetti negativi si registrano ancora.
Dunque, proprio perché l'impegno di spesa è ridotto, invitiamo ad una valutazione di questi emendamenti nella logica di un reale rispetto del diritto alla salute e alla sicurezza dei nostri militari.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cima 13-ter.50 (Nuova formulazione), non accettato dalle Commissioni né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 448
Votanti 446
Astenuti 2
Maggioranza 224
Hanno votato
204
Hanno votato
no 242).


Pag. 67


Passiamo alla votazione dell'emendamento Molinari 13-ter.57.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Molinari. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE MOLINARI. Come sa bene il Ministero della difesa, la sanità militare si trova in una difficile condizione a causa della ristrettezza delle risorse stanziate, incapaci di fronteggiare i nuovi rischi e le nuove missioni derivanti dagli impegni assunti dalle nostre Forze armate. A tal proposito, vorrei ricordare che in una recente intervista sul Corriere della Sera, il generale Tricarico denunciava lo stato di abbandono della sanità militare e la mancanza di risorse.
Come forze dell'Ulivo, in ogni legge finanziaria abbiamo presentato emendamenti finalizzati a rafforzare i programmi di prevenzione e di tutela della salute del personale militare. Questo emendamento mira ad istituire un fondo speciale per la tutela della salute, al quale vengono assegnati 50 milioni di euro per l'anno 2004. La sanità militare assume oggi un'oggettiva responsabilità, al fine di prevenire e ridurre i rischi derivanti dal contatto e dall'esposizione a situazioni potenzialmente in grado di costituire fattore di rischio per la salute. Per fare ciò la sanità militare si avvarrà delle competenze e delle capacità già presenti, anche al fine di predisporre apposite convenzioni per operare congiuntamente con esperti dell'APAT, dell'Istituto superiore della sanità, del CNR, dell'ENEA e delle università pubbliche.
Invitiamo dunque l'Assemblea ad esprimere un voto favorevole su questa proposta emendativa.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cima. Ne ha facoltà.

LAURA CIMA. Nell'emendamento precedente ci eravamo accontentati di prevedere una dotazione del fondo più bassa, pari a 500 mila euro a decorrere dall'anno 2004 ma, nonostante ciò, l'emendamento è stato respinto. Riteniamo comunque importantissime queste proposte emendative riferite all'articolo 13-ter che, dopo le modifiche apportate dal Senato, dimostrano che il Governo deve prendere atto delle battaglie intraprese sull'uranio impoverito e in favore della salute dei nostri militari.
Dunque, senza ripetere quanto già affermato dagli onorevoli Calzolaio e Molinari, esprimeremo un voto favorevole su tutti gli emendamenti - che intendiamo sottoscrivere - riguardanti la questione della salute dei nostri militari.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Molinari 13-ter.57, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 435
Votanti 433
Astenuti 2
Maggioranza 217
Hanno votato
193
Hanno votato
no 240).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Calzolaio 13-ter.52, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 438
Votanti 435
Astenuti 3
Maggioranza 218
Hanno votato
200
Hanno votato
no 235).


Pag. 68


Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Calzolaio 13-ter.53, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 445
Votanti 442
Astenuti 3
Maggioranza 222
Hanno votato
199
Hanno votato
no 243).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Calzolaio 13-ter.54, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 444
Votanti 442
Astenuti 2
Maggioranza 222
Hanno votato
198
Hanno votato
no 244).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Calzolaio 13-ter.55, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 445
Votanti 443
Astenuti 2
Maggioranza 222
Hanno votato
197
Hanno votato
no 246).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Grandi 13-ter.56, non accettato dalle Commissioni né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 453
Votanti 447
Astenuti 6
Maggioranza 224
Hanno votato
126
Hanno votato
no 321).

Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo Ostillio 13-ter.02.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ostillio. Ne ha facoltà.

MASSIMO OSTILLIO. Signor Presidente, intervengo per richiamare l'attenzione dei colleghi su quest'articolo aggiuntivo che fa riferimento ai militari ammalati o deceduti in seguito alla partecipazione a missioni all'estero. Tutti noi parlamentari, infatti, abbiamo avuto occasione di conoscere le situazioni e i problemi vissuti dalle famiglie dei militari malati o deceduti a causa di quelle missioni.
Nel tentativo di superare sia le ordinarie insensibilità della struttura centrale delle Forze armate sia il problema legislativo della possibilità di coprire con pensioni privilegiate o con provvidenze di vario genere la situazione di questi militari, ma solo in presenza di un nesso di causalità tra missione e malattia, ho presentato quest'articolo aggiuntivo 13-ter.02 che riguarda proprio tale aspetto che ritengo non secondario. Più precisamente, con il primo comma di quest'articolo aggiuntivo si prevede per il Ministero della difesa l'obbligo di assicurare il proprio personale militare, che partecipa a missioni all'estero, mediante specifiche polizze atte a garantire, senza nesso di causalità,


Pag. 69

i rischi da malattia e decesso anche nei successivi dieci anni dalla data di rientro dei militari da tali missioni all'estero. Quest'importante tipologia di benefit - le polizze assicurative - è previsto in molte aziende a vantaggio dei propri dipendenti.
Con il secondo comma si prevede che il Ministero della difesa possa concedere provvidenze alle famiglie di militari ammalati o deceduti successivamente alla partecipazione a missioni svoltesi fra le operazioni della guerra del Golfo del 1990-91 e la data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto-legge. In questo modo saremmo sicuri di dare un forte segnale di vicinanza alle molte famiglie interessate da queste problematiche, senza per questo distogliere l'attenzione dalla necessità di svolgere un approfondimento scientifico attorno alle cause che hanno provocato questa tipologia di malattie. L'articolo aggiuntivo comporterebbe fra l'altro un costo limitato, e per le risorse necessarie si potrebbe attingere al capitolo di spesa destinato alle missioni militari all'estero. Basterebbe, quindi, che il Governo mostrasse un po' di sensibilità per far fronte, in maniera decisa e forte, a queste problematiche.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rizzi. Ne ha facoltà.

CESARE RIZZI. Se non erro l'amico Ostillio è stato sottosegretario alla difesa. Ho l'impressione che si voglia far baldoria con il portafoglio degli altri (Applausi dai deputati del gruppo di Alleanza Nazionale)! Ricordo che quattro anni fa in aula dissi, a proposito delle malattie dei militari, che non si diventa criminali di guerra soltanto per aver fatto morire delle persone, ma anche per non aver fatto assolutamente nulla per impedirlo. Mi è stato risposto al riguardo dall'allora ministro della difesa che erano stati disposti in aggiunta controlli approfonditi. L'insieme delle misure e dei controlli ha permesso di stabilire sin dall'inizio che il livello di inquinamento radioattivo dei militari era assolutamente nullo. Stiamo parlando di malattie riscontrate nei militari che quattro o cinque anni fa erano in Kosovo. Ostillio, è troppo comodo far baldoria adesso che ti trovi dall'altra parte della barricata! Mi chiedo allora: quando eri sottosegretario alla difesa cosa facevi? Scaldavi la poltrona e basta (Applausi dei deputati dei gruppi della Lega Nord Federazione Padana, di Forza Italia e di Alleanza Nazionale)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cirielli. Ne ha facoltà.

EDMONDO CIRIELLI. Io mi asterrò dalla votazione di questo emendamento per una questione di coscienza. Credo sia una vergogna che si possa speculare politicamente su una vicenda così grave e che sia proprio un ex sottosegretario di Stato - che poteva agire quando ne aveva la possibilità - a farlo. Si dovrebbe vergognare oggi di fare la «polemicuccia» politica su una questione così seria!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gerardo Bianco. Ne ha facoltà.

GERARDO BIANCO. Credo che se in passato qualcosa non è stato fatto - accusa che viene rivolta costantemente - si debba chiedere oggi che la maggioranza faccia qualcosa, ma mi pare che non ne abbia l'intenzione (Applausi dai deputati dei gruppo della Margherita, DL-L'Ulivo, dei Democratici di sinistra-L'Ulivo e del gruppo Misto-Comunisti italiani).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Ascierto. Ne ha facoltà.

FILIPPO ASCIERTO. Non è bello «rimpallarsi» responsabilità che, tra l'altro, questo Governo non ha. Dopo l'esperienza della passata legislatura, quando è emerso il problema della salute dei militari, è stata fatta una serie di verifiche per salvaguardare la loro incolumità. C'è una sostanziale differenza tra l'informazione fornita in passato e quella messa a disposizione


Pag. 70

adesso. Dovete sapere che anche in questo momento (poco fa ero al telefono con alcuni di loro) i militari che dovranno andare in Iraq sono ben addestrati e formati: comprendono qual è la situazione e vengono resi edotti sulla necessità di prendere determinate precauzioni, cosa che è stata fatta invece solo in modo parziale quando sono stati inviati in Bosnia in occasione del primo intervento italiano. In questa azione militare ci sono state grandi e gravi responsabilità al riguardo e vi rendete conto da soli a chi dovranno essere attribuite.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Ostillio 13-ter.02, non accettato dalle Commissioni né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 464
Votanti 449
Astenuti 15
Maggioranza 225
Hanno votato
203
Hanno votato
no 246)

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Rizzo 15.1, non accettato dalle Commissioni né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 461
Votanti 455
Astenuti 6
Maggioranza 228
Hanno votato
25
Hanno votato
no 430).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1 del disegno di legge di conversione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 465
Votanti 455
Astenuti 10
Maggioranza 228
Hanno votato
255
Hanno votato
no 200).

Prendo atto che l'onorevole Mattarella ha erroneamente espresso il suo voto.
Prendo atto altresì che gli onorevoli Gerardo Bianco e Vernetti avrebbero voluto astenersi.

Back Index Forward