Allegato B
Seduta n. 431 del 2/3/2004


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GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta orale:

DELMASTRO DELLE VEDOVE. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
i magistrati di sesso femminile, come è noto, rappresentano il 38,9 per cento del totale dei magistrati, con una presenza, per quantità e qualità, assolutamente rilevante;
per il magistrato di sesso femminile, la maternità rappresenta, ingiustamente, un grave danno economico;
nei cinque mesi di astensione obbligatoria, infatti, lo stipendio perde la voce «indennità giudiziaria», meglio conosciuta come «indennità di presenza»:
in termini concreti, il trattamento stipendiale si riduce ad un quarto dello stipendio normale;
di recente la commissione pari opportunità dell'Associazione Nazionale Magistrati aveva avuto, sul tema, proficui contatti con il Ministro On. Stefania Prestigiacomo;
il tentativo di riuscire ad immettere, nella legge finanziaria, le risorse finanziarie per i magistrati di sesso femminile in maternità non hanno dato il frutto sperato;


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in effetti la questione deve essere risolta apparendo «ictu oculi» ingiusto il trattamento riservato ai magistrati in maternità -:
se e quali iniziative intenda assumere per garantire ai magistrati di sesso femminile, nei cinque mesi di astensione obbligatoria in caso di gravidanza, un trattamento stipendiale che non subisca l'abbattimento determinato dalla deduzione della «indennità giudiziaria».
(3-03135)

Interrogazioni a risposta scritta:

RUSSO SPENA e DEIANA. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
i detenuti del carcere di Sulmona sono in sciopero della fame da molti giorni;
essi protestano contro il nuovo regolamento interno del carcere che è, a loro avviso, restrittivo perché limita l'accesso di generi alimentari che possono essere ricevuti attraverso i colloqui e lesivo della dignità personale in quanto ha aumentato le «conte» (conto e battiture delle sbarre) dei detenuti, in particolare notturne, con conseguenti, ripetute sveglie;
sarebbe bene che il Ministro di giustizia desse indicazioni certe nazionalmente e rispetto della concezione costituzionale della pena -:
per quali motivi sia stato varato un regolamento che incide negativamente sui diritti di persone detenute, che vanno rispettati, in un Stato di diritto, puntigliosamente.
(4-09160)

BULGARELLI. - Al Ministro della giustizia, al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
nelle edizioni on line del 16 e del 27 febbraio 2004 del periodico amnistia.net, sono apparsi due articoli a firma del giornalista Enrico Porsia, in cui si sostiene che il recente arresto di Cesare Battisti, ex militante della formazione di estrema sinistra Proletari Armati per il Comunismo, sarebbe il frutto di accordi segreti stipulati dal nostro Governo e quello francese in data 11 settembre 2002; tale circostanza è stata confermata dagli avvocati difensori del Battisti e ripresa sia dall'agenzia Apcom che dal quotidiano Le Monde;
secondo il Porsia, il ministro della giustizia, Dominique Perben, avrebbe mentito sulle circostanze dell'arresto di Cesare Battisti, immediatamente dopo l'arresto, infatti, il Guardasigilli francese aveva dichiarato che Battisti era stato fermato, il 10 febbraio, dalla polizia, in seguito alla denuncia di un vicino di Battisti, che aveva dichiarato di aver ricevuto minacce di morte dall'ex militante dei Pac; la polizia si sarebbe quindi accorta solo in un secondo momento - consultando lo «schedario Schengen» delle persone ricercate della pendenza di una richiesta di estradizione da parte del Governo italiano;
secondo l'articolo della rivista amnistia.net, invece, i fatti sarebbero andati in maniera completamente diversa; in concomitanza dell'arresto dell'ex militante dell'Unione dei Comunisti Combattenti Paolo Persichetti, avvenuta il 25 agosto 2002, le autorità francesi avrebbero deciso di «rivedere» la cosiddetta 'dottrina Mitterand' e di decidere «caso per caso» sull'opportunità o meno di estradare gli esuli; tale orientamento sarebbe stato formalizzato con l'accordo dell'11 settembre 2002; sempre nello stesso anno il Ministero italiano della giustizia avrebbe inviato una lista di 14 nomi di esuli politici italiani in Francia di cui si richiedeva l'estradizione; l'esistenza di questa lista nonché gli stessi nomi sono stati confermati da un articolo apparso sul quotidiano La Padania datato 27 febbraio 2004; il Guardasigilli italiano avrebbe concesso alla Francia il «diritto» di scegliere dei nominativi dalla lista in oggetto; in virtù di questa facoltà, la Francia avrebbe indicato tre rifugiati politici italiani: due militanti delle Brigate Rosse Enrico Villimburgo e Roberta Cappelli e, appunto, Cesare Battisti;


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tale procedimento sarebbe completamente illegittimo, poiché fin dal 1985 la Francia - con la cosiddetta «dottrina Mitterand» - aveva garantito il diritto d'asilo ai rifugiati politici italiani ricercati nei loro paesi per «atti di natura violenta ma d'inspirazione politica», orientamento ribadito in numerosissime occasioni, tanto che l'ex primo ministro Lionel Jospin, nel 1998, aveva assunto l'impegno di cancellare ogni informazione sensibile accanto ai nomi degli esuli italiani nell'«archivio Schengen» dei ricercati;
in seguito agli accordi segreti del settembre 2002, invece, accanto ai nominativi degli esuli italiani sarebbe riapparsa una dicitura come confermato dallo stesso commissario capo della divisione nazionale antiterrorismo, F. Veaux che allertava gli investigatori «ad interpellare la Procura» nel caso si fossero imbattuti nei rifugiati italiani;
nel gennaio 2003, le autorità italiane inoltrarono due prime domande di estradizione, corrispondenti a due dei tre nominativi «prescelti» dalle autorità francesi; dopo alcuni mesi, il Guardasigilli Dominique Perben, contrariato per i ritardi nell'allestimento dei fascicoli, avrebbe scritto di suo pugno al Procuratore generale presso la Corte d'appello di Parigi, Jean-Louis Nadal, chiedendo l'arresto «a scopo di estradizione» di Battisti, Cappelli e Villimburgo; il 4 dicembre 2003, il Procuratore generale di Parigi, respingeva seccamente le tre domande di estradizione rinviandole, con la dicitura «non eseguite», al ministro Perben. Gli avvocati difensori di Battisti fanno notare che la Corte d'Appello, competente in materia di estradizione, aveva respinto in via definitiva sin dal 1991 la domanda di estradizione di Battisti, e che anche le altre due domande di estradizione erano «ineseguibili»;
nonostante il rifiuto opposto dal Procuratore Generale di Parigi, il ministro Perben avrebbe comunque proceduto all'arresto di Cesare Battisti il 10 febbraio 2004 -:
se risponda al vero quanto affermato dal giornalista Enrico Porsia, nel suo articolo apparso su Amnistia.net, circa le modalità dell'arresto del rifugiato politico Cesare Battisti;
se risponda al vero che in data 11 settembre 2002 sia stato sottoscritto un accordo tra il ministro della giustizia francese e quello italiano in merito alle nuove procedure previste per l'estradizione di esuli che, nella sostanza, prevederebbero l'abbandono della cosiddetta 'dottrina Mitterand';
quali siano i termini esatti dell'accordo in oggetto e per quali motivi esso non sia stato reso noto al Parlamento italiano.
(4-09167)