Risposta. - Si fa presente che la direzione generale per gli enti cooperativi del ministero delle attività produttive ha disposto, in data 14 novembre 2003, delle ispezioni straordinarie nei confronti delle cooperative edilizie «Palocco 84» e «Cyntia», unitamente al consorzio «Coop. Casa Lazio» cui tali enti aderiscono, al fine di verificare le denunciate irregolarità.
Risposta. - Con riferimento all'interrogazione in discorso, sentita la Banca d'Italia, si fa presente che la Centrale dei rischi si configura come un sistema informativo che accentra le informazioni sugli affidamenti concessi dagli intermediari ai singoli clienti (persone fisiche e giuridiche) ed è disciplinata dalla delibera del 29 marzo 1994 del comitato interministeriale per il credito ed il risparmio e dalle norme attuative emanate dalla Banca d'Italia.
legislativo 1o settembre 1993, n. 385 (Testo unico delle leggi in materia bancaria e creditizia). Tali norme consentono alla Banca d'Italia di emanare disposizioni per il contenimento del rischio nello svolgimento dei compiti di vigilanza regolamentare, in conformità delle deliberazioni del C.I.C.R.
14, comma 1, lettera d) della legge 31 dicembre 1996, n. 675, non sono esercitabili i diritti che consentono all'interessato di conoscere i propri dati personali, nonché di ottenerne l'aggiornamento, la rettifica o l'integrazione, ai sensi dell'articolo 13, comma 1, lettere c) e d) della medesima legge.
Risposta. - Nel ricordare che non rientra nelle competenze del ministero degli affari esteri la definizione delle disponibilità di bilancio per quanto riguarda i fondi da assegnare alla Cooperazione allo sviluppo, si conferma l'impegno della Farnesina a perseguire gli obiettivi definiti internazionalmente, sulla base delle risorse che saranno effettivamente assegnate a tal fine. È peraltro utile sottolineare con riferimento a quanto citato nell'interrogazione in questione, che lo stanziamento a dono per i Paesi in via di sviluppo previsto nella Tabella C del bilancio di previsione dello Stato per il 2004 attualmente in discussione in Parlamento è di 616.516 milioni di euro.
(fondi assegnati ex legge n. 49/87; trasferimenti all'Unione Europea per la cooperazione allo sviluppo gestita dalla Commissione europea; ricostituzione del capitale delle Banche e Fondi di sviluppo da parte del ministero dell'economia e delle finanze);
Risposta. - Il Governo italiano coglie ogni utile occasione per richiamare i suoi interlocutori israeliani e palestinesi al rispetto dei diritti umani, sottolineando l'inaccettabilità di qualsiasi violazione dei diritti di entrambe le popolazioni civili, e la necessità di una chiara distinzione tra combattenti e non combattenti. In aggiunta a tale azione di sensibilizzazione, da parte italiana sono stati posti in essere programmi di assistenza alla popolazione palestinese, direttamente e attraverso le Agenzie delle Nazioni Unite.
Risposta. - Si ritiene opportuno premettere che non rientra fra i poteri del Governo quello di sindacare l'operato della RAI per la parte riguardante la gestione aziendale.
prendeva spunto da un'indagine conoscitiva della Camera dei deputati ed in piena assonanza con tale iniziativa parlamentare era finalizzato a comprendere i mezzi e i modi per incentivare la lettura nel nostro Paese.
gli organismi informativi, ha emanato direttive ai ministeri di provenienza in ordine alle variazioni matricolari da trascrivere sui fogli matricolari degli interessati in base alle quali viene omessa la dizione di personale trasferito nella consistenza organica della Presidenza del Consiglio dei Ministri bensì riportata solamente la generica dizione di collocato in soprannumero o fuori ruolo.
Risposta. - Si fa presente che, secondo quanto comunicato dalla segreteria generale del CESIS, l'articolo 7 della legge n. 801 del 24 ottobre 1977 demanda a provvedimenti interministeriali, emanati su parere conforme del Comitato interministeriale per le informazioni e la sicurezza (CIIS), la disciplina concernente lo stato giuridico del personale degli organismi di informazione e sicurezza.
Fernando Gonzàlez, Antonio Guerriero e Renè Gonzàlez, sono incarcerati negli Stati Uniti con l'accusa di aver messo in pericolo la sicurezza nazionale degli USA. In realtà essi affermano di aver raccolto informazioni su gruppi eversivi anticubani;
comunicarsi periodicamente, sotto la dovuta sorveglianza, con la propria famiglia e con amici di buona reputazione, sia per corrispondenza che attraverso la visita» -:
Risposta. - La questione dei Diritti Umani nel mondo, ed in particolare il tema della tortura e di altri trattamenti inumani e/o degradanti, forma già da tempo oggetto di particolare attenzione da parte dell'Italia e degli altri Partners comunitari, sia all'interno delle Nazioni Unite che in ambito dell'Unione Europea.
Risposta. - Nonostante l'impegno profuso dall'attuale consiglio direttivo dell'Ente che, a partire dal suo insediamento, avvenuto nel 2001, si è prodigato per ricondurre l'attività del parco entro i canoni della piena legittimità, permane grave la situazione finanziaria che caratterizza l'Ente parco, in ragione di una esposizione debitoria dovuta alla precedente gestione, con spese prive di copertura finanziaria per circa 8 milioni di euro.
Risposta. - Il 27 agosto 2003 il comando generale delle Capitanerie di Porto informava l'unità di crisi del ministero degli affari esteri dell'avvenuto sequestro del Motopesca «Giasone», appartenente al compartimento Marittimo di Mazara del Vallo, ad opera di una motovedetta della marina militare tunisina. Al momento del fermo l'imbarcazione italiana si trovava in prossimità del «Mammellone» e stava svolgendo attività di pesca, come confermato dal comandante del motopeschereccio.
parte delle proprie acque territoriali e come zona di pesca esclusiva.
Risposta. - Si comunica che i dati relativi alla situazione dell'ordine e della sicurezza pubblica nella zona di Trapani non confermano la tesi di un indebolimento dell'azione di contrasto della criminalità, organizzata e comune.
degli abitanti della provincia, che è pari a 1/264, mentre a livello nazionale è pari a 1/327.
Casa Lazio in danno delle legittime aspettative dei soci delle Cooperative gestite da detto Consorzio.
Risposta. - Si fa presente che la direzione generale per gli enti cooperativi del ministero delle attività produttive ha disposto, in data 14 novembre 2003, delle ispezioni straordinarie nei confronti delle cooperative edilizie «Palocco 84» e «Cyntia», unitamente al consorzio «Coop. Casa Lazio» cui tali enti aderiscono, al fine di verificare le denunciate irregolarità.
alla frequentazione dei luoghi di culto. Nella quasi totalità degli altri paesi dell'area la situazione non è di fatto molto più facile. Per esempio in Iran la situazione è rimasta difficile, soprattutto per i cristiani armeni, un cui rappresentante è stato condannato per aver auspicato in un discorso una riforma in senso moderato del potere temporale degli ayatollah. Tuttavia l'esempio a cui ispirarsi per una futura convivenza pacifica tra le religioni viene proprio da una paese mediorientale, la Giordania, dove grazie alla presenza di re Abdallah si registra una convivenza sostanzialmente pacifica tra i musulmani e le minoranze cristiane. Anche in Quatar passi in avanti sono stati compiuti con l'approvazione tramite referendum popolare di una nuova costituzione che garantisce la libertà religiosa;
scopo delle missioni è prestare assistenza a popolazioni che vivono in condizioni di povertà assoluta -:
Risposta. - Il tema del rispetto della libertà religiosa e di culto nel mondo forma tradizionalmente oggetto di particolare attenzione da parte dell'Italia e degli altri partners comunitari, sia all'interno delle N.U. che in ambito U.E.
religiose sono vittime di forme di violenza ed intolleranza poste in essere da altre comunità religiose senza che i governi adottino le necessarie misure atte a proteggere le prime. In tale contesto sono operati riferimenti alla situazione in Georgia, in cui le comunità cattoliche, pentecostali e dei Testimoni di Geova sarebbero vittima di varie forme di persecuzione e violenza da parte degli estremisti ortodossi, in India, in Indonesia, Bangladesh e Pakistan.
Risposta. - L'immobile cui fa riferimento l'interrogante, di proprietà di una società attualmente in stato di liquidazione per intervenuto fallimento, è stato a suo tempo acquisito in locazione dalla guardia di finanza per la sistemazione dei propri reparti operanti alla sede di Aosta.
assoggettata, in una logica di controllo politico e sociale del governo centrale sulle istituzioni locali);
Risposta. - Si rammenta che i sei reperti della tavola furono rinvenuti nel 1894 su una proprietà privata e acquistati dall'archeologo Luigi Viola che li mostrò al Ministro dell'istruzione pubblica durante una sua visita ufficiale a Pompei.
pubblico in anni recenti, che ha riscosso ampi consensi da parte dei fruitori.
Risposta. - Si ritiene opportuno far presente che, a seguito della trasformazione dell'ente Poste Italiane in società per azioni, l'operato riguardante la gestione aziendale rientra nella competenza propria degli organi statutari della società.
Risposta. - Alle ore 23.00 circa del giorno 12 febbraio 2003, mentre la nave battente bandiera italiana «LT GRAND», iscritta al n. 12 dei registri internazionali della Capitaneria di Porto di Trieste, al comando del capitano di Lungo Corso, Germano Podestà, era in navigazione da Singapore a Dubai, si verificava una perdita di oxime carbamate - un prodotto chimico utilizzato per la produzione di pesticidi ad uso agricolo - dall'unico contenitore a bordo (dei 278 trasportati) in cui erano stivati 88 bidoni (drums) contenenti lo stesso prodotto.
dal vigente codice internazionale per il trasporto delle merci pericolose via mare.
cromo nella misura di circa 10 gr/Kg aventi un'elevata acidità;
Risposta. - A seguito dei ricorsi, presentati dai comuni di Sarcedo, Montecchio, Precalcino e Dueville, con sentenza del TAR del Veneto n. 480/2001 del 2 marzo 2001, veniva dichiarato illegittimo il provvedimento regionale D.G.R.V. n. 4447 dell'8 ottobre 1996, con cui era stato autorizzato il progetto di ampliamento «in verticale» (colmatazione) della discarica di Sarcedo.
erano da ritenersi enti direttamente interessati ad esprimere il proprio parere a contenuto deliberativo e non meramente consultivo sul progetto relativo alla discarica.
della procedura di mobilità, prevista per il 4 giugno -:
Risposta. - La vicenda occupazionale dei lavoratori della Roncadin spa di Meduno (Pordenone) si è positivamente risolta avendo CGIL, CISL, UIL e RSU aziendali, sottoscritto presso gli uffici della provincia di Pordenone, in data 3 giugno 2003, il verbale di accordo di chiusura dell'attivata procedura di mobilità che prevede la fuoriuscita, su criteri concordati, di 13 lavoratori rispetto ai 24 esuberi dichiarati.
da tempo il Conafi (Coordinamento nazionale vittime dei fallimenti immobiliari) e l'Assocond (Associazione condomini) rendono pubblica la drammatica situazione delle vittime dei fallimenti immobiliari, talché la Camera dei deputati, il 9 aprile 2003, ha approvato all'unanimità il disegno di legge n. 38, recante norme a tutela degli acquirenti di immobili in costruzione;
oltre duecentotrenta famiglie aderenti alla cooperativa edilizia Palocco 84 operante sul territorio del comune di Roma in Casal Palocco, avrebbero rilevato che il Consorzio Coop Casa Lazio con sede in Roma, in via Eroi di Cefalonia n. 203 dopo aver incassato dai soci ben 44 milioni di euro per costruire le loro case, non ha utilizzato questi fondi per pagare banca e impresa appaltatrice;
queste famiglie dunque debbono ora far fronte alle richieste dei creditori che ammontano ad ulteriori 50 milioni di euro;
altre 137 famiglie aderenti alla cooperative edilizia Cynthia, operante sul territorio del comune di Roma in località Castelluccia, per poter stipulare gli atti di rogito delle loro case, si sono sentiti richiedere dal solito Consorzio Coop Casa Lazio un maggior onere di 5 milioni di euro;
i soci di queste cooperative hanno presentato numerosi esposti querela alla procura della Repubblica di Roma e si sono rivolti al tribunale fallimentare di Roma;
il Consorzio Coop Casa Lazio conta circa 40 cooperative associate di cui 15 operano in piani di zona finanziati dalla Regione Lazio, sicché migliaia di famiglie affidano ad esso i propri risparmi;
la circostanza appare assai preoccupante, considerato che il Consorzio Coop Casa Lazio sta proponendo ai soci delle predette cooperative Palocco 84 e Cynthia di sanare i propri ingenti debiti (decine di milioni di euro) utilizzando i pagamenti ed i finanziamenti dei soci delle altre cooperative associate stornando, così, le risorse necessarie alla realizzazione dei loro interventi edilizi;
da tale gravissimo contesto, che si fonda su situazioni di irregolarità gestionali protratte negli anni, è presumibile possano derivare tensioni sociali di rilevante entità -:
le iniziative che s'intendano adottare al fine di verificare quali interventi ispettivi abbia posto in essere, o intenda porre essere in futuro, la direzione generale per gli enti cooperativi, Divisione 5, cui compete la vigilanza sulle cooperative edilizie, con particolare riferimento alle denunciate irregolarità commesse dal consorzio Coop Casa Lazio in danno delle legittime aspettative dei soci delle cooperative gestite da detto Consorzio.
(4-07597)
Il Sottosegretario di Stato per le attività produttive: Giuseppe Galati.
in data 29 marzo 1994, il Comitato interministeriale per il credito ed il risparmio, ha disciplinato la materia riguardante la disciplina della centrale dei rischi, affidandone il servizio alla Banca d'Italia;
in base alla normativa, la Banca d'Italia gestisce «il servizio di centralizzazione dei rischi creditizi e le banche e gli intermediari finanziari sono tenuti, a richiesta della Banca d'Italia e con le modalità da questa stabilite, a comunicare periodicamente l'esposizione nei confronti dei propri affidati e i nominativi a questi collegati»;
inoltre «i dati personali censiti dalla Centrale dei rischi hanno carattere riservato», e le informazioni registrate a loro nome possono essere comunicate solo dalla Banca d'Italia e dai soggetti di cui al punto 1 della delibera C.i.c.r. 29 marzo 1994, secondo delle modalità stabilite dalla Centrale dei rischi;
la legge 31 dicembre 1996, n. 675 disciplina il trattamento dei dati personali e la Banca d'Italia, con decreto ministeriale è stata autorizzata, in deroga alla legge sopra detta, alla raccolta di questi dati personali al fine di garantire gli istituti di credito negli affidamenti personali e societari, raccolta consultabile e utilizzabile da tutte le banche e anche dagli operatori del settore autorizzati;
anche nel settore assicurativo la situazione risulta analoga, dato che ogni compagnia assicurativa può attingere dati di assicurati delle altre compagnie, oltre a violare la legge sulla privacy, elimina la concorrenza tra le stesse compagnie nei confronti della clientela, determinando automaticamente il cartello;
sarebbe sufficiente mettere al bando questo schedario unico per creare nuovamente le condizioni di concorrenza e si avrebbe un immediato calo dei premi assicurativi;
vi è la sensazione che a banche ed assicurazioni sia concesso un regime privilegiato di cui non godono nemmeno le forze dell'ordine che pure avrebbero motivazioni piu valide per poter accedere ai dati personali dei cittadini -:
tale situazione di privilegio a giudizio dell'interrogante, si configura come una violazione delle leggi nazionali e comunitarie sul trattamento dei dati personali;
risulta inoltre all'interrogante che la Banca d'Italia abbia affidato ad una società terza la gestione ed il trattamento dei dati della Centrale dei rischi;
se non ritengano i ministri interrogati che sarebbe loro compito fare chiarezza sulla situazione, magari con apposite iniziative, anche normative, in modo da evitare che i dati personali possano essere utilizzati in modo improprio.
(4-01602)
In particolare, la centrale dei rischi opera sulla base dell'articolo 53, comma 1, lettera b), dell'articolo 67, comma 1, lettera b) e dell'articolo 107, comma 2, decreto
È, altresì, attribuito alla Banca d'Italia, ai sensi degli articoli 51, 66 e 107 del citato Testo unico bancario, il potere di richiedere alle banche e agli altri soggetti vigilati qualsiasi dato necessario all'espletamento dei compiti di vigilanza.
Al servizio centralizzato dei rischi partecipano le banche iscritte nell'albo di cui all'articolo 13 del Testo unico bancario e gli intermediari finanziari, ai sensi dell'articolo 106, iscritti nell'albo e/o nell'elenco speciale di cui agli articoli, rispettivamente, 64 e 107 del medesimo provvedimento, i quali esercitano in via esclusiva o prevalente l'attività di finanziamento sotto qualsiasi forma, come definita dall'articolo 2, del decreto del ministero del tesoro in data 6 luglio 1994.
Gli intermediari partecipanti sono tenuti a segnalare mensilmente alla Banca d'Italia la posizione debitoria di cui risulta titolare ciascun cliente quando la stessa superi prefissati limiti d'importo o sia a «sofferenza». Sulla base delle informazioni ricevute, la Banca d'Italia fornisce agli intermediari segnalanti due prodotti. Il primo è il «flusso di ritorno personalizzato», attraverso il quale la Centrale dei rischi informa mensilmente ciascun intermediario segnalante riguardo all'indebitamento globale verso il sistema dei propri clienti e dei soggetti solidalmente responsabili con questi nell'adempimento delle obbligazioni assunte nei confronti degli intermediari partecipanti. Il secondo, denominato «servizio di prima informazione», consiste nella facoltà accordata ai partecipanti al servizio Centrale dei rischi, di chiedere informazioni sulla posizione debitoria dei soggetti che essi non segnalano, a condizione che le richieste siano avanzate per finalità connesse con l'assunzione e la gestione del rischio nelle sue diverse configurazioni.
Viene in tal modo resa disponibile agli intermediari segnalanti un'informativa utile, anche se non esaustiva, per la valutazione del merito creditizio della clientela e, in generale, per la gestione del rischio di credito. L'obiettivo perseguito è di contribuire a migliorare la qualità degli impieghi degli intermediari partecipanti, nonché ad accrescere la stabilità del sistema creditizio e finanziario.
La Banca d'Italia gestisce in proprio il servizio centralizzato dei rischi. Alla Società interbancaria per l'automazione spa (S.I.A.), il C.I.C.R. ha attribuito la gestione dell'archivio degli affidamenti di importo inferiore al limite minimo di censimento previsto per la Centrale dei rischi e superiore al limite massimo stabilito per le operazioni di credito al consumo (delibera del 3 maggio 1999).
Per quanto riguarda, poi, le disposizioni recate dalla legge 31 dicembre 1996, n. 675, in materia di tutela della privacy, si fa presente che la Banca d'Italia, essendo un ente pubblico non economico, può prescindere dal consenso degli interessati per il trattamento dei dati della Centrale dei rischi. Infatti, l'articolo 11, comma 1, della legge medesima riserva tale obbligo ai privati e agli enti pubblici economici che effettuano trattamenti di dati personali.
Gli intermediari segnalanti - essendo tenuti a fornire alla Banca d'Italia i dati relativi all'indebitamento della clientela -, sono esonerati dall'obbligo di acquisire il consenso degli interessati per comunicare i dati alla centrale dei rischi, in particolare, l'articolo 20, comma 1, lettera c) della legge 31 dicembre 1996, n. 675, consente ai privati e agli enti pubblici economici di prescindere dal consenso dell'interessato per la comunicazione a terzi di dati personali, quando la comunicazione stessa abbia luogo «in adempimento di un obbligo previsto dalla legge, da un regolamento o dalla normativa comunitaria».
Si soggiunge, infine, che i dati della Centrale dei rischi sono trattati in base alle citate disposizioni di legge attributive del potere di raccolta dei dati stessi e sono richiesti per «finalità di controllo degli intermediari e dei mercati creditizi e finanziari» e di «tutela della loro stabilità»; ne consegue che, secondo quanto previsto dall'articolo
Tuttavia, un'espressa previsione della delibera C.I.C.R. del 29 marzo 1994 permette ai soggetti interessati di conoscere le informazioni registrate a loro nome nelle anagrafi della Centrale dei rischi.
Il Sottosegretario di Stato per l'economia e per le finanze: Maria Teresa Armosino.
da fonti giornalistiche nazionali si apprende che il Segretario Generale delle Nazioni Unite avrebbe inviato una lettera, in data 26 giugno 2003, indirizzata al Presidente del Consiglio italiano per lamentare «... la mia profonda preoccupazione riguardo ai tagli da parte dell'Italia all'aiuto pubblico allo sviluppo destinato alle organizzazioni internazionali...»;
il Presidente del Consiglio, durante i vari vertici internazionali che si sono susseguiti negli ultimi mesi, ha sempre garantito il costante impegno dell'Italia allo sviluppo degli organismi multilaterali di cooperazione ed all'aiuto ai paesi più poveri;
durante tali vertici lo stesso Presidente del Consiglio ha ribadito la volontà di ottemperare all'impegno dello 0,7 per cento del Pil da destinarsi alla cooperazione internazionale, fino ad arrivare ad indicare la percentuale dell'1 per cento, in collaborazione con il settore privato;
lo stesso quotidiano riporta le cifre impegnate dall'Italia come investimenti a dono: 794,4 milioni di euro per il 2002; 628 milioni di euro per il 2003; 546 milioni di euro per il 2004; tali dati rappresenterebbero una seria riduzione di finanziamento;
a tale lettera in data odierna non risulta pervenuta alcuna risposta -:
se tali notizie rispondano al vero, ed in tal caso per quale ragione il nostro Governo non abbia riposto a suddetta lettera e cosa si intenda rispondere in relazione alle reiterate richieste di aumento di contributi da parte dell'Italia agli organismi multilaterali;
quali iniziative si intendano assumere per rispettare gli impegni assunti dal Governo italiano, negli incontri internazionali, in relazione al raggiungimento dell'obiettivo dello 0,7 per cento del Pil da destinarsi alla cooperazione internazionale, anche in relazione all'importante impegno assunto dall'Italia con la presidenza di turno della UE.
(4-07070)
Per completezza di informazione si precisa che in occasione del Consiglio europeo di Barcellona (marzo 2002), l'Italia ha assunto l'impegno di aumentare progressivamente l'APS italiano fino alla soglia dello 0,33 per cento del PIL nel 2006.
Il raggiungimento dell'obiettivo dello 0,33 per cento, è previsto, nel rispetto dei vincoli posti dal Patto di Stabilità, attraverso due modalità:
a) aumenti graduali delle risorse allocate per l'APS nelle sue varie componenti
b) cancellazioni del debito bilaterale dei Paesi in via di sviluppo verso cui l'Italia vanta dei crediti sovrani (crediti d'aiuto e crediti commerciali assicurati dalla SACE) in attuazione della legge n. 209/2000.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Alfredo Luigi Mantica.
nella notte tra il 7 e l'8 ottobre 2002 nella località palestinese di Khan Yunis l'esercito dello Stato di Israele ha effettuato una operazione militare, condotta, a quanto si apprende dagli organi di informazione, da quaranta mezzi corazzati israeliani, supportati da elicotteri e bulldozer, i quali hanno attaccato il quartiere di Amal provocando 14 morti e 76 feriti tra la popolazione civile del quartiere e colpendo anche l'ospedale della zona;
tale azione è stata giustificata da Israele sostenendo che il quartiere di Amal è rifugio di terroristi di Hamas;
nella giornata del 7 ottobre 2002 è stato ucciso Raji Abu Lehila, capo dei reparti antisommossa dell'Autorità nazionale palestinese, ad opera di militanti di Hamas, e a tale omicidio sono seguiti numerosi scontri tra i militanti di Hamas e l'Anp;
per ciò detto, e per le numerose e ripetute dichiarazione del Presidente Arafat, l'Anp e Hamas risultano essere irriducibilmente avversarie;
l'Unione europea, attraverso Xavier Solana, e l'Onu, attraverso il suo segretario generale, hanno duramente condannato l'attacco israeliano alla popolazione civile palestinese di cui sopra -:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti su esposti;
se il Governo non intenda condannare formalmente l'azione militare di cui sopra;
se il Governo non intenda agire in sede internazionale affinché si vada oltre le generiche condanne che ogni volta piovono sullo Stato di Israele e sul suo Governo quando fatti del genere si ripetono, esigendo da quest'ultimo il rispetto delle risoluzioni del consiglio di sicurezza dell'ONU;
se il Governo non intenda rendersi protagonista, insieme ai partner dell'Unione, per la ripresa del processo di pace in Palestina, anche attraverso la proposta di rinvio di un contingente internazionale militare e civile con compiti di interposizione.
(4-06703)
Il Governo italiano ha condannato in ogni occasione tanto il compimento di atti di violenza e terrorismo palestinese, quanto l'eccesso di uso della forza da parte di Israele: in questa prospettiva abbiamo spinto Israele ed ANP a rispettare il diritto internazionale e le Risoluzioni dell'ONU, ma soprattutto a proseguire nell'opera tesa a giungere ad una cessazione generalizzata della violenza e ad una ripresa del processo di pace. Ciò nella convinzione che sia questa l'unica strada per assicurare definitivamente il rispetto dei diritti inalienabili delle popolazioni israeliane e palestinesi.
L'Italia non ha mancato di fare del processo di pace in Medio Oriente una delle priorità del semestre di Presidenza dell'UE. Siamo estremamente preoccupati per gli ultimi avvenimenti che hanno scosso la regione mediorientale: il susseguirsi di sanguinosi attentati, il vuoto di potere creatosi ai vertici dell'ANP a seguito delle dimissioni del premier Abu Mazen, e le notizie circolate su possibili misure israeliane nei confronti di Arafat hanno rischiato di far degenerare la situazione fino ad un punto di non ritorno.
Le aspettative alla vigilia della riunione del Quartetto a livello ministeriale che ha avuto luogo a New York il 26 settembre scorso, in occasione della settimana ministeriale dell'Assemblea Generale dell'ONU, per un messaggio politico forte, erano certamente molto alte. La Dichiarazione Finale del Quartetto le ha riflesse soltanto in parte, pur facendo emergere, peraltro in linea con gli obiettivi perseguiti dalle Presidenza italiana, una chiara volontà di rilanciare il ruolo del Quartetto ribadendo la centralità della Road Map per avviare a soluzione la crisi in Medio Oriente in una congiuntura obiettivamente molto difficile sul terreno.
È utile ribadire come il Governo, rimanga convinto che esista una finestra di opportunità per la ripresa dell'attuazione della Road Map; siamo ugualmente persuasi che la violenza non ci deve impedire di cogliere questa opportunità. È questo il senso della nostra azione, sia all'interno dell'UE e del Quartetto che nei confronti delle due Parti, cui continueremo a far giungere il nostro messaggio di pace e di incoraggiamento.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Alfredo Luigi Mantica.
secondo quanto riportato in un articolo pubblicato su «Europa» in data 25 luglio il direttore del Servizio alle Tribune Parlamentari Anna La Rosa avrebbe inviato una sua giornalista nella sede di una piccola e poco conosciuta casa editrice, la «Desiderio & Aspel», nell'ambito di un servizio mirato a sensibilizzare gli utenti all'esercizio e alla passione per la lettura;
si è appreso che il capo servizio delle Tribune Politiche, Sig.ra Anna Piras, è allo stesso tempo il direttore editoriale proprio della casa editrice «Desiderio & Aspel» su cui era incentrato il servizio -:
se la Sig.ra Piras sia mai stata autorizzata a collaborare con la casa editrice menzionata;
se la descritta situazione di conflitto di interessi possa compromettere la realizzazione del principio di efficienza che la RAI è obbligata ad osservare.
(4-07163)
Tali problemi rientrano, infatti, ai sensi della legge 25 giugno 1993, n. 206 (Disposizioni sulla società concessionaria del servizio pubblico radiotelevisivo) nelle competenze del consiglio di amministrazione della società e ciò esclude qualsiasi possibilità d'intervento governativo; tale organo opera, come noto, ai sensi della legge 14 aprile 1975, n. 103 (Nuove norme in materia di diffusione radiofonica e televisiva), nel quadro delle direttive e dei criteri formulati dalla Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi a cui è attribuita la materia dei controlli sulla programmazione della RAI-Radiotelevisione italiana Spa.
Allo scopo, tuttavia, di disporre di elementi di valutazione in merito a quanto rappresentato nell'atto parlamentare in esame si è provveduto ad interessare la concessionaria RAI la quale, ha comunicato quanto segue.
Conformemente alle finalità della «Testata Servizi Parlamentari» il servizio, nell'ambito del quale la dottoressa Anna La Rosa avrebbe inviato una giornalista nella sede della casa editrice «Desiderio & Aspel»,
Nel citato servizio - secondo quanto specificato dalla concessionaria - erano stati intervistati soprattutto i rappresentanti della grande editoria nazionale. Tuttavia, secondo quanto riferito dalla stessa RAI, era sembrata condivisibile la scelta di dare spazio anche ad altre realtà che, come quella di una piccola casa editrice alle prime armi, fanno cultura libraria.
La concessionaria RAI ha partecipato, inoltre, che la collaborazione dei giornalisti con la casa editrice in questione, oltre ad essere nota, era stata pubblicizzata anche nell'apposito sito web così come riportato su «Europa».
In merito al ventilato conflitto d'interessi da parte della dottoressa Piras la RAI ha precisato che, si tratta di una collaborazione amatoriale puramente onorifica ed a titolo gratuito, esente da qualsiasi vincolo contrattuale.
La concessionaria ha, poi, fatto presente che la direzione della testata (all'epoca era direttore la dottoressa Angela Buttiglione) era a conoscenza della suindicata collaborazione a partire dal mese di aprile 2002.
A completamento d'informazione la RAI ha comunicato che la medesima dottoressa Piras, in seguito, ha ritenuto di dover richiedere, per iscritto e secondo le stesse modalità, la conferma dall'attuale direttore della testata, dottoressa Anna La Rosa, che non ha avuto nulla da eccepire.
In conclusione la Rai ha dichiarato che, visionando il servizio in argomento, si può rilevare che non emerge alcun elemento promozionale che possa far dubitare della buona fede della dottoressa Piras.
Il Ministro delle comunicazioni: Maurizio Gasparri.
riferendosi all'applicazione della legge n. 801 del 1977, articolo 7, il quale recita che il personale dei servizi informativi è costituito sia da personale assunto direttamente che da personale civile e militare trasferito nella consistenza organica appositamente istituita presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri (ove, pertanto, non è prevista l'immissione di personale extra consistenza organica);
durante la permanenza presso i servizi informativi il personale dipendente, sia assunto direttamente che quello trasferito (comprendendo in questo caso militari in posizione di soprannumero e civili in posizione di fuori ruolo presso l'organico dell'amministrazione di provenienza) percepisce lo stipendio a carico della Presidenza del Consiglio dei Ministri;
di contro, nei confronti del personale trasferito presso i servizi informativi, risulta che si adottino provvedimenti di collocamento in soprannumero sia nella consistenza organica della Presidenza del Consiglio che in quella dell'amministrazione di provenienza;
il CESIS, considerando il proprio personale ivi trasferito in soprannumero, ha adottato d'ufficio decreti di restituzione all'amministrazione di appartenenza nei confronti del personale deceduto in costanza di servizio, facendo adottare i provvedimenti di collocamento a riposo dell'amministrazione di provenienza e alla richiesta di collocamento a riposo, per anzianità di servizio, di alcuni dipendenti nella stesa posizione giuridica del deceduto ha dato corso ai decreti di restituzione di detto personale all'amministrazione di appartenenza, la quale non può procedere al loro collocamento a riposo in quanto la loro posizione è di soprannumero. In tal modo vengono disconosciuti i diritti maturati agli interessati, creando anche disparità di trattamento tra personale nella stessa posizione giuridica -:
quale amministrazione dello Stato detenga detto personale nella propria consistenza organica durante la permanenza presso gli organismi informativi;
in base a quale disposizione di legge, il CESIS, per il personale trasferito presso
(4-07668)
I decreti attuativi, cui la legge conferisce un'ampia delega di carattere derogatorio rispetto al quadro generale del pubblico impiego, prevedono al riguardo peculiari meccanismi che regolano la genesi, la fisiologia e la risoluzione del rapporto di servizio. È, tra l'altro, disposto che il personale sia costituito anche da dipendenti delle amministrazioni dello Stato, a tal fine collocati alle dipendenze esclusive degli organismi, in posizione di «fuori ruolo», se provenienti da amministrazioni civili, o di «soprannumero» se militari, per periodi prorogabili, non superiori a nove anni.
Alla scadenza del periodo di trasferimento, il personale per il quale non sia intervenuta una proroga, ovvero che abbia completato i nove anni senza che sia adottato un provvedimento di trasferimento definitivo nella consistenza organica della Presidenza del Consiglio dei ministri, cessa dalla posizione di «fuori ruolo» o di «soprannumero» e rientra nei ruoli delle amministrazioni di provenienza, tornando ad essere gestito secondo i rispettivi ordinamenti di settore.
Il carattere settoriale delle norme di stato giuridico ed economico che disciplinano lo status del personale, è confermato, tra l'altro, come esposto dall'interrogante, dalla disposizione che pone esclusivamente a carico degli organismi l'onere del trattamento economico del dipendente assegnato temporaneamente.
Proprio nel delineato quadro derogatorio disegnato dalla disciplina di settore si ritiene possa essere posta anche la questione del collocamento in quiescenza del personale in posizione di «fuori ruolo» o di «soprannumero», per il quale una specifica norma regolamentare dispone che lo stesso continui ad essere destinatario delle disposizioni previste dagli ordinamenti degli enti di appartenenza che, a tal fine, curano l'adozione degli atti amministrativi di competenza, secondo procedure la cui legittimità è stata anche riconosciuta dalla giustizia amministrativa.
Analoghe considerazioni valgono nell'ipotesi di decesso del dipendente collocato nella medesima posizione giuridica, per il quale, venuto meno il rapporto di servizio, compete esclusivamente all'ente di provenienza la formalizzazione dei relativi provvedimenti amministrativi.
In tale contesto, spetta comunque alle amministrazioni di originaria appartenenza provvedere all'annotazione sul foglio matricolare di ogni variazione della posizione giuridica del personale assegnato agli organismi, dall'atto del primo collocamento in «fuori ruolo» o «soprannumero», sino alla proroga, alla restituzione all'ente di provenienza ovvero al transito definitivo nella consistenza organica della Presidenza del Consiglio dei ministri ed alla contestuale cancellazione dai ruoli di appartenenza.
Alla luce di tali considerazioni e considerata la chiarezza delle vigenti disposizioni di settore, la segreteria generale del CESIS non ha ritenuto pertanto opportuno emanare alcuna direttiva in materia.
Il Ministro per i rapporti con il Parlamento: Carlo Giovanardi.
dal 1998 cinque cittadini cubani: Gerardo Hernàndez, Ramòn Laba Atnino,
dal giorno del loro arresto i cinque cittadini cubani sono stati sottoposti ad un brutale regime carcerario, ad isolamenti e a frequenti maltrattamenti;
sono stati rinchiusi in celle di isolamento per periodi che andavano dai 48 giorni ai 17 mesi senza motivo alcuno e sottoposti a trattamenti crudeli e inumani; Il Regolamento del Bureau delle Prigioni degli Stati Uniti recita: «il tempo massimo di isolamento in celle di punizione non deve superare i 60 giorni»; l'articolo 7 del Patto Internazionale dei Diritti Civili e Politici recita: «Nessuno sarà sottoposto a torture, né a trattamenti crudeli, inumani o degradanti»; l'articolo 5 punto 2 della Convenzione Americana sui Diritti Umani recita: «Nessuno dovrà essere sottoposto a torture o trattamenti crudeli, inumani e degradanti. Ogni persona privata dalla libertà sarà trattata con riguardo e verrà rispettata la propria dignità di essere umano»; l'articolo 30 delle Regole Minime per il Trattamento dei Detenuti delle Nazioni Unite recita: «Il detenuto potrà essere sanzionato solo nel rispetto delle prescrizioni della legge o regolamento»;
sono stati condannati da un tribunale di Miami per cospirazione e atti di spionaggio a numerosi ergastoli senza però alcuna prova che abbiano avuto accesso a documenti segreti o confidenziali del governo degli Stati Uniti; l'articolo 8 della Convenzione Americana sui Diritti Umani recita: «Ogni persona ha diritto ad essere ascoltata, con le dovute garanzie e in un limite di tempo ragionevole, da un giudice o tribunale competente e imparziale, stabilito in precedenza dalla legge»;
durante tutto il processo legale le autorità degli Stati Uniti hanno ostacolato il lavoro della difesa; ancora oggi agli avvocati viene impedito l'accesso a documentazioni fondamentali per la preparazione dell'appello; inoltre è stata sistematicamente ricusata agli avvocati della difesa da parte delle autorità degli Stati Uniti la richiesta di spostamento del processo ad un altro Stato; l'articolo 14 punto 3 inciso b) del Patto Internazionale di diritti Civili e Politici recita: «Ogni persona accusata di delitto avrà diritto alle seguenti garanzie minime: a disporre del tempo e dei mezzi adeguati per la preparazione della sua difesa»; l'articolo 8 punto 2 inciso c) della Convenzione Americana sui Diritti Umani recita: «Ogni persona accusata di delitto ha diritto alla sua presunta innocenza finché non si dimostri la sua colpevolezza. Durante il processo, ogni persona ha diritto, in uguale maniera, alle seguenti garanzie minime: concessione all'accusato del tempo e i mezzi adeguati per la preparazione della sua difesa»;
una volta applicata la sentenza i cinque cittadini cubani sono stati inviati in prigioni molto distanti tra di loro e dagli uffici dei loro rispettivi avvocati; questa situazione ha creato notevoli difficoltà nella preparazione dell'appello;
in più occasioni ad Antonio Guerriero gli è stata negata l'assistenza medica; l'articolo 24 delle Regole Minime per il Trattamento dei Detenuti delle Nazioni Unite recita: «Il medico dovrà esaminare ogni detenuto subito dopo la sua reclusione e in seguito tutte le volte che sia necessario»;
ad Ivette Gonzàlez, figlia di Renè Gonzàlez le è stato impedito di mantenere una comunicazione personale con il padre; l'articolo 10 della Convenzione sui Diritti del Bambino recita: «Il bambino i cui genitori siano residenti in Stati diversi avrà diritto a mantenere periodicamente, salvo circostanze eccezionali, relazioni personali e contatto diretto con entrambi i genitori»;
il governo degli Stati Uniti ha impedito le visite sistematiche ai famigliari dei cinque detenuti; l'articolo 37 delle Regole Minime per il Trattamento dei Detenuti recita: «I detenuti saranno autorizzati a
quali iniziative intenda intraprendere, in sede di relazioni bilaterali ed in tutte quelle internazionali, affinché siano garantite le tutele giuridiche, il rispetto dei diritti umani e delle legalità nei confronti dei cinque cittadini cubani.
(4-06976)
Si rammenta, a tale proposito, che nel 2002, in sede di Assemblea Generale delle Nazioni Unite, l'Italia, di concerto con i Partners UE, si è impegnata con forza per promuovere l'adozione del Protocollo internazionale alla Convenzione ONU contro la Tortura, che istituisce un sistema di monitoraggio imparziale ed indipendente sul rispetto da parte degli Stati del dettato convenzionale. Inoltre l'Italia, in qualità di Presidente di turno del Consiglio UE, si sta adoperando al fine di dare concreta attuazione alle Linee Guida della politica dell'Unione Europea con i Paesi Terzi in materia di tortura ed altri trattamenti inumani e/o degradanti, approvate dal Consiglio Affari Generali dell'Unione il 9 aprile 2001.
Per quanto attiene, in particolare, alle informazioni - riportate dall'interrogante - circa le presunte violazioni dei diritti umani perpetrate a danno dei cinque cittadini cubani detenuti in USA, si fa presente che, a quanto risulta, esse sono tratte per lo più da fonti sostenute direttamente dal Governo cubano o quanto meno vicine allo stesso, non trovando altrimenti conferma da parte delle principali e più attendibili ONG (Organizzazioni non governative) operanti nel settore dei diritti umani, quali Amnesty International e Human Rights Watch.
Nei frequenti contatti con gli interlocutori statunitensi in merito alle relazioni con Cuba, il Governo italiano potrà comunque acquisire aggiornati elementi informativi in merito al trattamento dei detenuti cubani oggetto dell'interrogazione.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Margherita Boniver.
il Parco nazionale d'Abruzzo Lazio e Molise sta attraversando una difficilissima fase dovuta soprattutto alla precedente disastrosa gestione amministrativa, come ampiamente documentato presso il ministero dell'ambiente e della tutela del territorio, e presso la Corte dei conti;
a seguito di una approfondita indagine promossa dal nuovo consiglio direttivo dell'ente è emersa una situazione debitoria fuori bilancio in vecchie lire di 9.046.491.300 di debiti definiti e di 6.754.701.163 di debiti da definire;
sono in corso inchieste penali da parte della procura di Sulmona e amministrative da parte della magistratura contabile;
se il ministro dell'ambiente e della tutela del territorio non ripianerà con urgenza la massa debitoria il parco più antico d'Italia rischia la paralisi e quindi la sua disgregazione con pesanti ripercussioni sulle fragili economie della realtà montane comprese nell'area protetta;
49 precari rischiano di restare senza lavoro causando un blocco pressoché totale di tutte le attività, soprattutto di quelle di sorveglianza e controllo sul territorio protetto, con ripercussioni anche sull'ordine pubblico e con possibili interruzioni di pubblico servizio -:
quando il Ministro interrogato intenda ripianare i debiti fuori bilancio causati dalle passate gestioni del Parco nazionale;
quali indicazioni intenda fornire il ministero per supportare l'azione dell'attuale consiglio direttivo il quale è impegnato nel faticoso tentativo di ridare trasparenza e rigore all'azione amministrativa dell'ente;
quali soluzioni si intendano adottare affinché sia salvaguardato il lavoro dei 49 precari indispensabili per il funzionamento dell'ente.
(4-04027)
Per cercare di risolvere tale situazione il ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e quello dell'economia e delle finanze hanno deciso di nominare, con decreto ministeriale del 13 marzo 2003, un commissario ad acta, nella persona del dottor Lupoi, cui affidare una serie di attività volte al risanamento e, in particolare, alla riorganizzazione dei servizi amministrativo-contabili e alla ricostruzione della situazione contabile.
Il ministero dell'ambiente e della tutela del territorio si sta inoltre attivando nei confronti del ministero dell'economia e delle finanze affinché sia individuato un percorso di stabilizzazione dell'Ente, attraverso il ricorso ad un finanziamento straordinario, nella tempistica e nelle modalità previste dalla vigente legislazione finanziaria.
Nel contempo, l'Amministrazione interrogata, in relazione alla specifica questione del personale già titolare di contratti individuali del comparto agricolo-forestale, ha coinvolto i rappresentanti dell'Ente, le organizzazioni sindacali, le regioni interessate, i ministeri dell'economia e delle finanze e del lavoro e delle politiche sociali, il Dipartimento Funzione Pubblica, al fine di individuare un percorso di stabilità occupazionale, nei limiti delle risorse previste dalla legge n. 287/2002.
Nella considerazione che la legge finanziaria n. 287/2002 ha previsto uno stanziamento di fondi per «fronteggiare la crisi occupazionale del Parco Nazionale d'Abruzzo» per 2 milioni di euro per ciascuno degli anni 2003-2004-2005, le parti hanno concordato di avvalersi di tale finanziamento applicando la norma di cui all'articolo 4 del decreto legislativo n. 368/2001, per formalizzare un nuovo contratto individuale di lavoro, in coerenza con il contratto collettivo nazionale di lavoro degli enti pubblici non economici, a decorrere dal 2 aprile 2003. Per completezza di informazione, si fa presente che tale somma è stata accreditata all'ente.
L'Ente Parco stesso dovrà procedere, non appena possibile, alla rivisitazione della pianta organica, individuando le fasce professionali e le unità di personale necessarie al funzionamento, richiedendo alle amministrazioni competenti la «Deroga per le assunzioni», così come previsto dalla legge finanziaria 2003, da approvare con apposita delibera consiliare, previa intesa formale con le organizzazioni sindacali, salvo le determinazioni del competente ministero dell'economia e delle finanze e del Dipartimento per la funzione pubblica.
Oltre a ciò lo stesso Ente si attiverà fin d'ora per individuare un piano d'impresa da avviarsi entro e non oltre il 1o gennaio 2004 e che, ci si auspica, possa garantire, sia spazi occupazionali per il personale interessato che l'esternalizzazione di attività del Parco, da affidare, secondo la normativa e secondo lo status giuridico dei soggetti affidatari.
Tale progetto avrà certamente maggiori possibilità di successo se gli enti locali si faranno garanti di promuovere, stimolare ed incentivare le azioni programmate previste dallo stesso piano di impresa, oggetto comunque di opportuna concertazione sul territorio.
Il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio: Altero Matteoli.
risulta all'interrogante che un peschereccio di Mazara del Vallo, Il Giasone, con nove persone a bordo, è stato sequestrato il 27 agosto scorso, dalle autorità tunisine, nel Canale di Sicilia. Una motovedetta ha agganciato all'alba l'imbarcazione italiana e l'ha scortata verso il porto di Tunisi. L'equipaggio de Il Giasone ha lanciato un Sos e dalla rilevazione fatta dalla Capitaneria siciliana il peschereccio si trovava in acque internazionali a circa 56 miglia dall'isola di Lampedusa. Il motopesca Giasone, che appartiene alla società cooperativa «Matteo Gancitanò», è stato trainato nel porto di Sfax. Lo ha confermato l'ambasciata italiana a Tunisi che si è messa in contatto con l'armatore. Gli otto uomini di equipaggio, sei italiani e due tunisini, e il comandante, Salvatore Perniciaro, stanno tutti bene;
secondo le prime indiscrezioni l'unità militare tunisina non avrebbe fatto ricorso alle armi;
secondo i rilievi effettuati anche grazie al segnale satellitare, il Giasone al momento dell'abbordaggio era in acque internazionali. Il sequestro da parte di una motovedetta tunisina rompe una «tregua» con la marineria mazarese che durava da circa due anni: gli ultimi due episodi risalgono infatti al 2001, il 13 settembre era stato abbordato l'Edera mentre il 12 novembre era toccato al Berenice -:
se quanto detto corrisponda al vero e, in caso affermativo, quali azioni il Governo intenda intraprendere presso le Autorità tunisine affinché simili episodi non abbiano a ripetersi e se la marina militare italiana possa almeno svolgere il normale pattugliamento.
(4-07259)
Venivano, inoltre, immediatamente presi contatti con l'ambasciata d'Italia in Tunisi, che confermava di aver avuto analoga comunicazione dallo stesso comando Generale CP., nonché con la Farnesina che si attivava per la parte di propria competenza.
Difficoltà sono insorte in relazione all'esatta determinazione della posizione del motopeschereccio italiano, in quanto l'apparato del sistema nazionale di controllo della pesca imbarcato sul «Giasone», il cosiddetto blue box, era stato disattivato dal 2 agosto e riattivato soltanto al momento del fermo.
La nave «Libra» della nostra marina militare, impegnata in attività di controllo dei flussi migratori clandestini, si è messa in contatto radio con la motovedetta tunisina, nel tentativo di prevenire il sequestro, senza però ottenere risultati.
Il motopeschereccio è stato successivamente trainato nel porto di Sfax, dove è giunto nel primo pomeriggio del 27 e dove è rimasto fino al 9 settembre, giorno in cui è stato rilasciato, in seguito al pagamento di un'ammenda di 30.000 dinari tunisini, pari a 21.000 euro.
L'ambasciata d'Italia a Tunisi, non appena informata del sequestro, ha immediatamente effettuato diversi passi presso quei ministeri degli affari esteri, della difesa e delle politiche agricole, con l'obiettivo di ottenere il rilascio del motopeschereccio con la massima celerità. Si è inoltre subito sincerata delle condizioni dei nove membri dell'equipaggio, cinque di cittadinanza italiana e quattro di nazionalità tunisina, appurando che stavano bene, erano trattati con cortesia e godevano di totale libertà di movimento.
Le autorità tunisine hanno motivato il fermo ed i successivi provvedimenti col fatto che il Giasone stava svolgendo attività di pesca all'interno del cosiddetto «Mammellone», area che esse considerano come
L'Italia, invece, considera quello spazio marino alla stregua di acque internazionali e, perciò, libere. Per favorire il ripopolamento ittico e per mantenere rapporti di buon vicinato e di cooperazione nel settore della pesca con i Paesi vicini, vi ha però da tempo istituito il divieto di pesca, che si applica solo ai motopescherecci nazionali. Le attività di controllo sono affidate alla Marina Militare.
Come è noto, il tradizionale contenzioso italo-tunisino per la pesca nelle acque del Canale di Sicilia è stato ormai da tempo avviato a soluzione, grazie all'approfondimento della collaborazione tra le marine militari dei due Paesi ed allo sviluppo della cooperazione economica, con la promozione delle società miste di pesca.
In tale quadro, il fermo del motopeschereccio «Giasone» può considerarsi un caso isolato, risolto in tempi brevi grazie all'immediato impegno della nostra ambasciata a Tunisi.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Alfredo Luigi Mantica.
negli ultimi mesi si sta assistendo ad un'allarmante recrudescenza di atti delinquenziali nella zona del trapanese che risulta essere anche ad alta densità mafiosa; non ultimi alcuni episodi legati al mercato clandestino dell'acqua che hanno portato il questore a delegare apposite indagini alla squadra mobile di Trapani che di recente ha scoperto un acquedotto privato nelle campagne di Trapani collegato ad una condotta di adduzione;
contro la mafia non si risponde con un'adeguata strategia investigativa a causa della carenza di uomini e mezzi, penalizzando, così, la lotta contro la mafia nel territorio;
nella provincia di Trapani, e in particolare ad Alcamo e Castellammare del Golfo, manca una seria azione di monitoraggio della criminalità organizzata a causa anche dell'assenza di funzionari e dirigenti in grado di coordinare le azioni investigative;
risulta scoperto il commissariato di Castellammare; analoga situazione a Mazara del Vallo, e privo di dirigente risulta essere anche l'importante ufficio preposto alla redazione delle proposte per l'applicazione di misure di prevenzione e sequestro di beni;
per le carenze di risorse, è praticamente impossibile istituire una task force che si occupi degli immigrati clandestini;
che è stata data notizia dell'invio di 20 agenti presso la questura di Trapani, ma si tratta di ausiliari che perciò potranno essere comandati solo a semplici servizi di sorveglianza e non applicati, come invece serve nei servizi importanti di controllo del territorio e di prevenzione e repressione di episodi criminosi -:
quali interventi urgenti si vogliano adottare per risolvere il problema della carenza di organico nel territorio del trapanese affinché non venga penalizzato il cammino della lotta alla mafia in zone fortemente a rischio;
se il Ministro interrogato intenda promuovere provvedimenti urgenti per intensificare la presenza delle forze dell'ordine nelle zone ad alta densità criminale e mafiosa e che si sostanziano intanto nella nomina dei dirigenti destinati ai posti in atto vacanti.
(4-03691)
Gli indici della delittuosità denotano invece, ormai da alcuni anni, una complessiva diminuzione, più accentuata per alcuni tipi di reato.
Nel 2002 sono state registrate, in totale, 12.254 denunce, pari al 4,94 per cento in meno rispetto al 2001.
I reati contro il patrimonio hanno rappresentato l'ipotesi di gran lunga più frequente, tanto che i soli furti hanno costituito il 58,54 per cento del totale.
Nei primi sette mesi del 2003 permane l'andamento decrescente, con 6.814 denunce, pari al 3,12 per cento in meno rispetto allo stesso periodo del 2001, nel quale erano state 7.034.
Anche gli indici della delittuosità per 100 mila abitanti sono risultati inferiori, sia nel 2002 che nei primi sette mesi del 2003, tanto a quelli nazionali che a quelli regionali (nel 2002, ad esempio, sono stati perpetrati, nella provincia in questione, 2.823 delitti ogni 100 mila abitanti, 3.069 nella regione e 3.868 in Italia), confermando un trend in atto da circa un decennio.
Nel corso del 2003 la diminuzione ha riguardato in modo particolare i furti (sono stati denunciati 3.641 casi a fronte dei 4.165 dei primi sette mesi del 2002, pari al 12,58 per cento in meno), gli incendi dolosi (86 casi, a fronte dei 118 dell'anno precedente) e le rapine (73, a fronte delle 85); sono invece risultati in crescita gli attentati dinamitardi e/o incendiari (27, a fronte dei soli 3 casi denunciati nei primi sette mesi del 2002, allorché si era avuta una flessione di oltre l'88 per cento rispetto all'anno precedente) e le truffe (267 casi a fronte dei 121 del 2002).
Nessuno dei 6 omicidi perpetrati nell'anno in corso è risultato riconducibile ad un contesto di criminalità organizzata.
La tendenza cui si è fatto cenno può senz'altro essere messa in relazione con l'incremento dell'azione di contrasto da parte delle forze dell'ordine, che ha permesso, negli ultimi due anni, di conseguire positivi risultati.
Nel 2002 le persone arrestate nella provincia di Trapani sono state 911 (pari al 22,6 per cento in più rispetto all'anno precedente), mentre nei primi sette mesi del 2003 sono state 494 (erano state 532 nello stesso periodo del 2002).
Tra gli arrestati del 2003 figurano anche 5 pericolosi latitanti, uno dei quali, Andrea Manciaracina, capo del mandamento di Mazara del Vallo, era inserito nel «Programma speciale dei 30» più pericolosi.
Le persone denunciate all'autorità giudiziaria sono state 4.346 nel 2002 (pari al 7,89 per cento in più rispetto all'anno precedente), mentre nei primi sette mesi del 2003 sono, state 2.756 (pari al 14,6 per cento in più rispetto all'anno precedente, nel quale erano state 2.404).
Nel 2003 le persone denunciate per associazione di tipo mafioso sono state 46 (erano state 56 nello stesso periodo dell'anno precedente e 60 in tutto il 2002, con un aumento di oltre il 30 per cento sul 2001).
Va segnalato l'incremento, nell'anno in corso, delle persone denunciate per estorsione, che sono state 38, a fronte delle sole 15 denunciate nei primi sette mesi del 2002.
Infine, nel periodo dal 1o gennaio al 31 luglio 2003, sono state identificate 143.798 persone in occasione di posti di blocco o in altri servizi di polizia, a fronte delle 108.305 dello stesso periodo dell'anno precedente, con un aumento del 32,77 per cento nello stesso periodo, le autovetture controllate sono state 108.990, a fronte delle 82.132 dello stesso periodo del 2002.
Nel periodo considerato del 2003 sono stati sequestrati oltre 50 chilogrammi di droga (erano stati 34 nel 2002).
Per quanto riguarda le misure di prevenzione personali, sono stati emessi, nel 2003, 89 avvisi orali (+41,26 per cento rispetto al 2002), sono state formulate 102 proposte della sorveglianza speciale della pubblica sicurezza (+85,4 per cento) e sono stati irrogati 35 provvedimenti (+2,9 per cento).
Nello stesso periodo, sono stati emessi 3 provvedimenti di confisca relativi a 76 beni appartenuti ad esponenti mafiosi; nel triennio 2001/2003 sono stati destinati, in totale, 46 beni confiscati per un valore stimato di 2,5 milioni di euro, appartenuti a vari sodalizi mafiosi tra i quali quelli dei Rimi-Greco, di Minore Antonio, di Leonardo Crimi, degli Spezia e di Carlo Zichitella.
Per quanto riguarda gli organici delle forze di polizia, si comunica che la questura di Trapani e i cinque commissariati di pubblica sicurezza presenti nella provincia disponevano, alla data del 31 luglio 2003, di una forza effettiva di 634 dipendenti, superiore di 110 unità alle piante organiche, che prevedono, per tali uffici, 524 unità di personale.
Considerato anche il personale della polizia di Stato in servizio presso altri reparti (polizia stradale, di frontiera, eccetera), sono complessivamente in servizio, in quella provincia, 864 dipendenti rispetto agli 818 previsti in organico, con una eccedenza complessiva di 46 unità.
Si segnala, inoltre, che la polizia di Stato dispone, nell'area, di una squadra nautica cui sono assegnate 13 unità di personale, non previste in organico.
Peraltro, le esigenze dell'azione di contrasto della criminalità e dell'immigrazione illegale, che tra l'altro richiede l'impiego di un contingente di operatori delle forze di polizia per la vigilanza dei centri di permanenza temporanea, rendono le previsioni organiche, risalenti al 1989, non più aderenti alle effettive e mutate esigenze di questa provincia, rendendo necessari ulteriori potenziamenti.
A tali esigenze si è risposto, negli ultimi due anni, nei limiti delle risorse disponibili, obiettivamente insufficienti, anche a causa delle politiche di contenimento della spesa pubblica adottate, e tenendo conto delle concomitanti, analoghe esigenze di personale dei presidi di numerose realtà territoriali in Sicilia ed in altre regioni.
Dal 2002 ad oggi sono stati assegnati 27 dipendenti appartenenti al ruolo degli assistenti ed agenti alla questura (6 lo scorso anno e 21 nel 2003), 2 ciascuno ai commissariati di Alcamo e di Castellammare del Golfo, ed uno all'ufficio di polizia di frontiera dello scalo marittimo ed aereo di Trapani.
Nel periodo dal 1o agosto al 15 settembre, per le esigenze connesse al rinforzo dei presidi estivi, sono stati inviati in missione presso la questura trapanese 10 dipendenti, pure appartenenti allo stesso ruolo, mentre altre 4 unità sono state inviate dal 30 giugno al 30 settembre 2003 per l'attivazione delle procedure relative alla regolarizzazione degli extracomunitari.
Dal 5 luglio 2003 sono stati aggregati presso la questura ulteriori 5 ispettori della polizia di Stato e 5 sovrintendenti, per le esigenze connesse all'apertura del nuovo Centro di Permanenza Temporanea di Salina Grande.
In merito alla nomina dei dirigenti degli uffici della polizia di Stato cui fa riferimento l'interrogante, si informa che il dirigente del commissariato di Castellammare del Golfo è stato nominato il 25 novembre ed ha assunto regolare servizio; il dirigente del commissariato di Mazara del Vallo, già in missione presso quel presidio dal 18 novembre 2002, vi è stato definitivamente trasferito il 20 dicembre successivo; la divisione anticrimine della questura è retta da un funzionario del ruolo direttivo, che si occupa anche delle misure di prevenzione, dal 20 dicembre 2002.
Infine, si fa presente che a seguito di specifiche disposizioni impartite con direttiva ministeriale, anche presso la questura di Trapani sono stati rimodulati gli assetti organizzativi della squadra mobile, allo scopo di renderli più aderenti all'evoluzione delle attività criminali presenti sul territorio.
È stata perciò istituita una specifica sezione preposta alla criminalità straniera, con compiti, innanzitutto, di contrasto dei reati di favoreggiamento e sfruttamento dell'immigrazione clandestina, nonché delle varie forme di delinquenza riconducibili a stranieri extracomunitari.
Quanto all'Arma dei carabinieri, essa dispone nella provincia di 771 unità di personale; nel corso del 2003 il dispositivo territoriale dell'Arma è stato aumentato di 5 unità, assegnate al comando provinciale.
In ogni caso, il rapporto tra numero degli abitanti e militari dell'Arma è, nella provincia di Trapani, favorevole sia rispetto alla media regionale, che a quella nazionale (i rispettivi valori sono di 562, 580 e 713).
È favorevole anche il rapporto tra la somma degli operatori della polizia di Stato e dell'Arma dei carabinieri ed il numero
Quanto alla guardia di finanza, gli organici operanti nel trapanese sono stati incrementati nell'ottobre 2002 con 7 unità, assegnate alla sezione operativa navale di Trapani e alla squadriglia navale di Mazara del Vallo.
In prospettiva, comunque, il Governo sta operando concretamente per risolvere il problema delle insufficienze di organico di molti uffici e reparti delle forze dell'ordine, tra i quali quelli della provincia di Trapani, con l'avvio di un rilevante programma di potenziamento.
In particolare, nell'ambito delle autorizzazioni alle assunzioni di personale nella pubblica amministrazione per l'anno in corso, previste dalla legge finanziaria per il 2003, con decreto del Presidente della Repubblica del 31 luglio è stata autorizzata l'assunzione di 1.465 operatori per la polizia di Stato e di 1.435 per l'Arma dei carabinieri (oltre a 882 per la guardia di finanza, 120 per la polizia penitenziaria e 88 per il Corpo forestale dello Stato).
Al contingente della polizia di Stato che si è detto va aggiunto quello, di 1000 agenti, stabilito con decreto-legge n. 253 del 10 settembre 2003, che ne prevede il reclutamento attraverso procedure accelerate, utilizzando risorse appositamente stanziate dalla citata legge finanziaria.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Alfredo Mantovano.
oltre duecentotrenta famiglie aderenti alla Cooperativa Edilizia Palocco 84 operante sul territorio del comune di Roma in Casal Palocco hanno rilevato che il Consorzio Coop Casa Lazio con sede in Roma in Via Eroi di Cefalonia, 203 dopo aver incassato dai soci ben 44 milioni di euro per costruire le loro case, non ha utilizzato questi fondi per pagare banca e impresa appaltatrice;
queste famiglie dunque debbono ora far fronte alle richieste dei creditori che ammontano ad ulteriori 50 milioni di euro;
altre 137 famiglie aderenti alla Cooperativa edilizia Cynthia operante sul territorio del Comune di Roma in località Castelluccia per poter stipulare gli atti di rogito delle loro case, si sono sentiti richiedere dal solito Consorzio Coop Casa Lazio un maggior onere di ben 4 milioni di euro!
i soci di questa cooperativa hanno presentato numerosi esposti querela alla Procura della Repubblica di Roma e si sono rivolti al Tribunale Fallimentare di Roma;
il Consorzio Coop Casa Lazio conta circa quaranta cooperative associate di cui 15 operano in piani di zona finanziati dalla Regione, sicché migliaia di famiglie affidano ad esso i propri risparmi;
la circostanza appare assai preoccupante, visto che il Consorzio Coop Casa Lazio sta proponendo ai soci delle predette cooperative Palocco 84 e Cynthia di sanare i propri ingenti debiti (decine di milioni di euro) utilizzando i pagamenti ed i finanziamenti dei soci delle altre cooperative associate stornando così le risorse necessarie alla realizzazione dei loro interventi edilizi;
in tale gravissimo contesto, che ad avviso dell'interrogante si fonda su situazioni di irregolarità gestionale protratte negli anni, è presumibile possano derivare tensioni sociali di rilevante entità -:
quali interventi ispettivi abbia posto in essere, o intenda porre in essere in futuro, la Direzione Generale per gli enti cooperativi, Divisione 5 cui compete la vigilanza sulle Cooperative Edilizie, con particolare riferimento alle denunciate irregolarità commesse dal Consorzio Coop
(4-07611)
Il Sottosegretario di Stato per le attività produttive: Giuseppe Galati.
il 26 maggio 2003 la sezione italiana dell'associazione di diritto pontificio «Aiuto alla Chiesa che soffre» ha presentato il suo annuale rapporto sulla libertà religiosa nel mondo relativa al 2002;
nell'Europa dell'Est, in alcune realtà dell'ex Urss è stata forte la tendenza delle autorità statali a limitare la libertà religiosa. Le maggiori preoccupazioni sono legate alla Bielorussia, dove il presidente Lukashenko ha promulgato una legge sulla libertà religiosa assai restrittiva, in base alla quale lo Stato riconosce quella ortodossa come religione di Stato, mentre le altre confessioni religiose, compresa quella cattolica che pure rappresenta una minoranza, possono operare solo tramite il nullaosta governativo. In Russia l'ostilità delle autorità ortodosse verso la Chiesa di Roma si è tradotta soprattutto in atti di persecuzione amministrativa verso un certo numero di sacerdoti cattolici che operavano nel paese. A causa della guerra in Cecenia e di episodi tragici come quello dell'azione terroristica in un teatro di Mosca lo scorso ottobre, la Federazione russa ha aumentato il proprio controllo sulla generalità delle associazioni religiose presenti nel paese. Anche in Bulgaria una legge che riconosce il ruolo preminente della Chiesa ortodossa ha sollevato le proteste delle comunità cattoliche e protestanti. In Romania e Slovenia le maggiori difficoltà per la Chiesa cattolica è derivata dalla difficoltà di rientrare in possesso dei beni confiscati negli anni Cinquanta dagli allora governi di ispirazione comunista. Discreti miglioramenti si sono registrati in Bosnia, Croazia, Kosovo, Macedonia e Serbia e Montenegro, dove sono stati compiuti importanti passi a livello legislativo verso una maggiore libertà per la Chiesa cattolica e per quella ortodossa;
in Sud America gli episodi più gravi si sono registrati a Cuba, dove la repressione politica ha spesso coinvolti esponenti della Chiesa cattolica, e in Colombia, dove l'offensiva dei gruppi armati delle Farc e dell'Eln ha colpito luoghi di culto e ha portato a rapimenti di preti, suore e volontari. In Venezuela la Chiesa ha subito anch'essa le conseguenze della grave crisi economico-istituzionale che si trascina da due anni, di fronte alla quale il presidente Chavez ha deciso di tagliare i fondi previsti a sostegno delle scuole cattoliche e dei programmi d'assistenza ai poveri. Lo stesso Chavez si è addirittura spinto ad affermare che la Chiesa rappresenta «un cancro per la società». In Brasile si è registrata l'uccisione di un missionario e a Panama di un sacerdote. La Chiesa cattolica ha visto con preoccupazione la concessione di un nuovo processo a coloro che erano stati condannati in primo grado per l'uccisione nel 1998 di monsignor Juan José Gerardi. In compenso sensibili miglioramenti si sono registrati in Messico, dove, dopo anni in cui il governo ha contrastato più o meno apertamente l'attività missionaria della Chiesa cattolica, è in fase di studio una riforma legislativa che permetta alle organizzazioni religiose di collaborare in ospedali, carceri e programmi di sviluppo socio-culturale;
in Medio Oriente continua la repressione religiosa verso i cristiani e soprattutto gli ebrei che, a dispetto dell'opinione comune, in paesi come Arabia Saudita e Kuwait va anche oltre le difficoltà frapposte
nel resto dell'Asia, la maglia nera della repressione verso qualunque forma di religione è andata ancora alla Cina, alla Corea del Nord, a Myanmar (ex Birmania), al Laos e al Vietnam. Nella penisola indocinese si è segnalata la situazione penosa in cui da decenni vivono le minoranze Montagnard di fede cristiana. In India si sta confermando la tendenza a imporre nelle scuole e nelle istituzioni la cultura indù fondamentalista e a scoraggiare con atti di intimidazione l'attività missionaria. Le Chiese e coloro che le frequentano sono stati fatti oggetto di episodi di violenza e saccheggio. In Indonesia, uno dei paesi tradizionalmente più avanzati del continente, avviene un analogo processo, in questo caso di islamizzazione radicale. In Afghanistan, nelle zone che sfuggono al controllo del governo ad interim di Karzai è ripresa l'applicazione più intollerante della legge coranica. Nelle repubbliche ex sovietiche dell'Asia centrale - Azerbaigian, Kazakistan, Kirghistan, Turkmenistan e Uzbekistan - lo scarso interesse delle comunità internazionale e dei mass-media non migliora la già quasi inesistente tutela a favore di quanti non siano musulmani o ortodossi;
in Africa, le situazioni più preoccupanti sono quelle della Nigeria e del Sudan, dove cristiani e musulmani, in un intreccio di interessi politici, economici e religiosi, danno vita a scontri sanguinosi senza che le autorità centrali di quei paesi possano o vogliano intervenire. In Costa d'Avorio, Liberia, Madagascar, Repubblica democratica del Congo, Somalia e Zimbabwe, paesi sconvolti da guerre civili e interetniche in corso o sull'orlo di scoppiare, i religiosi, con i missionari particolarmente esposti, sono le vittime privilegiate di forze paramilitari di vario genere. In paesi come Camerun, Eritrea, Etiopia e Uganda i maggiori ostacoli vengono invece dalla necessità, per le associazioni e i gruppi religiosi che vogliano portare avanti attività di volontariato e assistenza, di ricevere nullaosta governativi. Spostandosi nel nord dell'Africa, sintomatici delle diverse difficoltà in cui possono trovarsi ad operare gli operatori delle varie Chiese sono le situazioni in Algeria, dove il clima di terrore instaurato dai terroristi del Fis ha ulteriormente diminuito il numero di fedeli non appartenenti all'Islam, e in Egitto, dove perfino la minoranza copta da sempre integrata nella società egiziana ha subito attacchi dalla stampa, nonostante la difesa da parte del presidente Mubarak;
come dimostrano i dati del rapporto di Acs, il clima di tensioni politiche e militari che, a partire dall'11 settembre 2001, si è creato nel mondo continua ad influire sul piano religioso e a mantenere vivo un nocivo clima di reciproco sospetto tra le diverse confessioni che invece dovrebbero essere vettori di dialogo e tolleranza;
una rappresentanza di «Acs» ha di recente effettuato un'audizione presso il Comitato permanente per i diritti umani della Camera, presieduto dall'interrogante, nella quale ha espresso la propria viva preoccupazione;
in relazione alla specifica opera dei missionari cattolici in molti paesi di Africa, Asia e Sud America appaiono particolarmente gravi e ingiustificate le frequenti accuse di proselitismo da parte dei governi, quando invece l'unico, evidente
quali iniziative intenda adottare nei confronti dei Governi più renitenti a riconoscere pari dignità e piena libertà di culto a tutte le fedi religiose. In particolare se ritenga necessario muoversi nei confronti dei numerosi paesi, tra quelli elencati, che hanno sottoscritto accordi di natura politica con l'Italia e con l'Unione europea nei quali si impegnano in modo vincolante al rispetto dei diritti umani;
se siano in corso, o si intendano intraprendere in futuro, presso i paesi in questione, attraverso gli opportuni mezzi diplomatici, azioni di assistenza a favore di gruppi e organizzazioni religiose nella loro meritevole opera di assistenza alle popolazioni civili vittime di guerre civili e repressioni di vario genere.
(4-06903)
A tale riguardo, occorre segnalare che l'Italia, in occasione dei lavori della 59a sessione della Commissione per i Diritti Umani, svoltasi a Ginevra dal 17 marzo al 25 aprile 2003, ha cosponsorizzato un testo di risoluzione dal titolo «Eliminazione di ogni forma di intolleranza religiosa».
La risoluzione n. 2003/54 condanna tutte le forme di intolleranza religiosa e raccomanda agli Stati di adeguare i propri ordinamenti interni al fine di assicurare effettive garanzie alla libertà di pensiero e di credo religioso, senza distinzioni ed eccezioni, prevedendo fra l'altro specifici rimedi nei casi in cui il diritto a praticare liberamente un credo religioso sia violato. Fra le raccomandazioni rivolte ai Governi figura anche quella di assicurarsi che nessun soggetto sottoposto all'autorità statale possa essere privato del diritto alla vita, alla libertà personale ed alla propria sicurezza, ed essere quindi soggetto ad arresti arbitrari o a forme di tortura in ragione del proprio credo religioso. La risoluzione esorta poi gli Stati ad intraprendere ogni azione necessaria per contrastare atti di violenza, intimidazione e coercizione motivati dall'intolleranza religiosa, specie ai danni delle minoranze, e a prestare particolare attenzione ai comportamenti ed alle pratiche che violano i diritti delle donne, discriminandole nell'esercizio della libertà di pensiero e di religione. Il diritto all'associazione ed all'assemblea a fini di culto, così come l'obbligo di protezione nei confronti dei luoghi di culto e dei siti religiosi, sono egualmente riconosciuti e garantiti. Inoltre, la risoluzione n. 2003/54 invita i governi a promuovere ed incoraggiare, attraverso l'educazione ed altri strumenti, la tolleranza ed il rispetto reciproco in tutti i settori concernenti la libertà di religione e di culto.
Sin dal 1986 la Commissione per i Diritti Umani ha conferito mandato ad un relatore speciale di monitorare e riferire in merito al rispetto della libertà di religione e di culto, incarico attualmente ricoperto dal tunisino Abdelfattah Amor. Il rapporto più recente del Relatore Speciale sulla libertà di religione e di credo risale al 15 gennaio 2004 ed è stato presentato in occasione dei lavori della 59a sessione della Commissione ONU per i Diritti Umani. Il documento rileva un preoccupante aumento della intolleranza e della discriminazione su basi religiose nel mondo nonché una tendenziale ascesa delle componenti più oltranziste ed integraliste in seno a tutte le comunità religiose. In alcuni Paesi la stessa sopravvivenza di minoranze religiose sarebbe, secondo il relatore speciale, a rischio. Fra i casi specifici che sono citati nel rapporto come particolarmente gravi e preoccupanti, figurano le deportazioni di avventisti e protestanti in Azerbaidjan e Turkmenistan, la repressione dei Fallun Gong, dei religiosi tibetani e delle comunità cristiane in Cina, le persecuzioni di cristiani in Myanmar e della comunità Ismaili in Arabia Saudita. Altre forme di persecuzione perpetrate dai governi a danno di diverse minoranze religiose sono denunciate dal relatore speciale in Israele, Eritrea, Moldova, Turchia e Repubblica Popolare Democratica di Corea. Il rapporto denuncia infine situazioni in cui alcune minoranze
Occorre infine notare che il rispetto della libertà religiosa e di culto è riconosciuto e sancito nel Patto Internazionale per i Diritti Civili e Politici delle Nazioni Unite, al rispetto del quale tutti gli Stati parte sono tenuti e soprattutto nell'articolo 18 della Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo. La libertà religiosa e di culto rientra quindi pienamente nei diritti fondamentali della persona umana e come tale non può essere oggetto di forme di limitazione e/o condizionamento basate sul principio della reciprocità.
Per quanto riguarda l'ambito comunitario, si fa presente che il rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali dell'individuo si pone quale elemento centrale nei rapporti tra l'Unione Europea ed i Paesi ACP (Africa, Caraibi e Pacifico), regolati dall'Accordo di Partenariato firmato a Cotonou il 23 giugno 2000 ed entrato in vigore il 1o aprile 2004. In particolar modo, l'articolo 9 dell'Accordo stabilisce espressamente che «il rispetto dei diritti dell'uomo, i principi della democrazia e lo Stato di diritto, sui quali si fonda il partenariato ACP-UE, ispirano le politiche interne e internazionali delle parti e costituiscono gli elementi essenziali del presente accordo». Da ciò si evince il principio della condizionalità degli aiuti comunitari al mantenimento, da parte dei Paesi beneficiari, di un minimum standard in materia di diritti umani. Allo stesso modo, gli Accordi di partenariato conclusi tra l'Unione Europea e 12 Paesi dell'area mediterranea, nel quadro della Partnership Euromediterranea lanciata dalla Conferenza di Barcellona del 1995, attribuiscono primaria importanza al rispetto dei diritti umani e della democrazia quali strumenti per la creazione di un'area comune di pace e stabilità.
Per quanto attiene più precisamente al dispositivo dell'interrogazione in oggetto, giova ricordare che l'Italia è già da tempo fortemente impegnata nella difesa di valori quali la tolleranza religiosa e la libertà di culto, attraverso la promozione del dialogo interreligioso e culturale.
Il Governo italiano inoltre, tramite la cooperazione allo sviluppo, fornisce assistenza diretta a numerose ONG ed associazioni di volontariato espressione della società civile, che svolgono una intensa e meritoria attività di assistenza in favore delle popolazioni vittime di guerre civili e repressioni di vario genere. Si ricorda, infine, che l'Italia è tra i principali contributori dell'Alto Commissariato ONU per i rifugiati e dell'Alto Commissariato per i Diritti Umani e partecipa altresì ai programmi di assistenza finanziati dall'Unione Europea.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Margherita Boniver.
venerdì 30 maggio 2003 una parte della Caserma della Guardia di Finanza di Aosta è improvvisamente crollata senza alcuna ragione apparente;
l'edificio crollato aveva poco più di vent'anni di età, essendo stato costruito all'inizio degli anni ottanta;
secondo i primi accertamenti, la ragione del crollo deve attribuirsi ad un «cedimento strutturale» -:
se su questo grave episodio - che avrebbe potuto avere conseguenze drammatiche per i trenta militari che fino a qualche ora prima erano all'interno dell'edificio - sia stata ordinata un'inchiesta ministeriale e, in questo caso, quali siano le risultanze della medesima.
(4-06475)
Il comando generale della guardia di finanza ha riferito che la locale procura della Repubblica ha disposto l'avvio di un procedimento penale nei confronti di ignoti relativamente alle ipotesi previste dagli articoli 434 (crollo di costruzioni o altri disastri dolosi) e 449 (delitti colposi di danno) del codice penale e, contestualmente, il sequestro del fabbricato a fini probatori.
Successivamente, la medesima procura ha revocato la citata misura cautelare in considerazione della intervenuta nomina di un collegio di consulenti tecnici d'ufficio per la verifica delle cause del cedimento strutturale dell'immobile di cui trattasi.
Ai fini di una eventuale azione giudiziaria nei confronti della società locatrice, il predetto comando generale sta procedendo ad una quantificazione dei danni materiali causati dallo specifico evento.
Il Sottosegretario di Stato per l'economia e per le finanze: Giuseppe Vegas.
da lungo tempo si discute sulla possibilità che una serie di reperti archeologici, provenienti da scavi di fine 800 effettuati in Puglia ed acquisiti dal Museo nazionale di Napoli (dove permangono tuttora), possano ritornare stabilmente nei luoghi dove furono ritrovati;
tale richiesta, supportata da importanti ambienti culturali e scientifici così come da ampi movimenti di opinione nati e rafforzatisi nel corso degli anni, trova motivazione nel fatto che i ritrovamenti rappresentano parte della storia delle comunità e dei territori interessati e che appare dunque quanto mai opportuno evitare di recidere radici essenziali al mantenimento di un «senso di appartenenza» sempre più importante in una fase di spinta verso una globalizzazione economica, sociale e culturale dagli esiti incerti;
in particolare, esigenze come quelle descritte sono tanto più forti in presenza di fattori di particolare rilevanza - tali che dovrebbero indurre le amministrazioni pubbliche competenti a procedere rapidamente nel senso auspicato - tra i quali, ad esempio, il valore simbolico del reperto, il suo legame intrinseco con la storia delle città interessate, la presenza in tali sedi di valide strutture dove poter esporre il bene, l'attuale stato di conservazione e l'eventuale mancata fruizione del ritrovamento da parte del pubblico;
Taranto, dove sono state fatte nel tempo straordinarie scoperte archeologiche, è stata privata di tantissimi reperti in anni nei quali erano di norma il saccheggio, il trafugamento ed il commercio illegale, producendo così gli effetti irreparabili determinati da sottrazioni ai danni di una comunità e della sua storia;
colpisce che tale situazione si sia prodotta in una città pur tradizionalmente attenta ad un patrimonio di così alto valore storico e culturale (basti ricordare la provenienza della stupenda statua della dea Persefone seduta sul trono, attualmente proprietà del museo del Pergamo di Berlino) e sede di uno dei più prestigiosi e meglio organizzati poli museali a livello nazionale, che ha in via di completamento gli ultimi importanti lavori di ristrutturazione destinati tra l'altro ad aumentare e razionalizzare gli spazi espositivi complessivamente a disposizione;
proprio a Taranto vennero ritrovati, nel 1894, cinque frammenti di lamina in bronzo che sono parte della «Lex municipii Tarentini», il primo atto pubblico di cui si ha conoscenza, realizzato tra l'89 ed il 62 a.C. per definire lo status di municipalità da parte di un'autorità sovraordinata (Roma che detta le sue leggi alla città
la Lex costituisce una tra le più note acquisizioni del Museo Nazionale di Napoli, delle cui raccolte è oggi parte integrante, nonostante molti si siano prodigati per riportarla a Taranto, tra i quali si ricordano i soprintendenti Quintino Quagliati (dal 1895 al 1932) e Ciro Drago (dal 1934 al 1954);
nel marzo scorso il ministero per i beni e le attività culturali - per un caso analogo - ha mostrato grande sensibilità ai temi in argomento, autorizzando lo spostamento da Napoli a Brindisi (seppure a titolo temporaneo) della statua del cosiddetto «Ercole brindisino», alla luce delle reiterate richieste provenienti dalla città di origine del ritrovamento, e proprio recentemente la soprintendenza di Napoli e Caserta ha avviato l'operazione di trasferimento -:
quale sia l'orientamento del ministro in merito alla vicenda della Lex municipii Tarantini, e se reputi abbiano valore le implicazioni e le argomentazioni addotte, c e trascendono dal mero aspetto archeologico o banalmente campanilistico, circa la sede di conservazione del bene;
se intenda studiare il possibile trasferimento del reperto a Taranto, in considerazione dell'importanza di tale bene, quale documento pubblico che ha regolato in un determinato periodo storico alcuni aspetti della vita di una comunità;
se si ritiene abbia senso la permanenza del bene indicato in una sede, pur prestigiosa quale è Napoli, che certamente non appare essere quella naturale - e cioè Taranto - per il valore simbolico, storico, culturale e sociale del reperto;
quali iniziative intenda adottare - ed in quali tempi - per venire incontro alle forti richieste in tal senso, provenienti da ambienti qualificati oltre che da ampi strati della pubblica opinione pugliese.
(4-06560)
Considerata l'eccezionalità del rinvenimento, lo stesso Ministro incaricò l'archeologo di proseguire le ricerche, le quali portarono al rinvenimento del sesto frammento. I resti della tavola bronzea furono depositati presso il Museo nazionale di Napoli, sin dal 1895, e acquisiti fra le raccolte dello stesso Museo, diventando parte integrante della collezione epigrafica napoletana insieme ad altri importantissimi documenti epigrafici provenienti sia da Roma che dall'Italia meridionale.
Si ritiene, pertanto, che l'eventuale esclusione di tale opera dal complesso museale in cui si trova ormai da due secoli, come le altre pervenute da altri siti antichi del Regno di Napoli, costituirebbe un episodio anomalo rispetto ai criteri che regolano una istituzione di antica formazione come il Museo archeologico di Napoli, e danneggerebbe il contesto museale stesso che nella sua entità ed interezza costituisce un punto di riferimento ormai storicizzato nel patrimonio culturale nazionale.
Le Soprintendenze interessate evidenziano anche che le attuali applicazioni di supporti, anche informatici, a livello espositivo consentono di supplire alla visione diretta dell'originale.
In particolare, la Soprintendenza archeologica di Taranto precisa che nel giugno 2003 due associazioni cittadine hanno donato al comune ed al Museo di Taranto una copia della tavola bronzea conservata a Napoli, ottenuta dal calco dell'originale, autorizzato dalla competente Soprintendenza per i beni archeologici di Napoli e Caserta.
Per i motivi su esposti non si ritiene condivisibile la proposta di restituzione né quella di un eventuale prestito temporaneo, in quanto la Lex Municipii trentini è già parte integrante e non sostituibile del percorso espositivo della nuova sezione epigrafica del Museo di Napoli, riaperta al
Il Sottosegretario di Stato per i beni e le attività culturali: Nicola Bono.
da quanto si apprende da fonte sindacale l'attività amministrativa esercitata dal direttore della Filiale Due di Poste Italiane spa di Messina risulterebbe essersi contraddistinta da abusi sull'orario di lavoro, dalla negazione di alcuni diritti previsti dal contratto collettivo nazionale, da ferie non concesse, da provvedimenti disciplinari arbitrari e intimidatori nei confronti di alcuni lavoratori, nonché da una gestione delle risorse umane priva di regole e poco trasparente;
tali atti inevitabilmente hanno creato un forte malcontento tra i lavoratori della filiale con ripercussioni negative sull'erogazione dei servizi postali e sulle spese di gestione che lieviteranno sensibilmente a seguito delle spese legali per i ricorsi in atto e venturi e di un probabile stato di agitazione del personale -:
se nei comportamenti esposti in premessa si possa ravvisare una violazione dei diritti sindacali nella filiale «due» di Poste italiane spa di Messina e, in caso affermativo, quali iniziative di propria competenza il Ministro del lavoro e delle politiche sociali intenda adottare, anche al fine di ripristinare un clima di serenità e correttezza nella gestione di un'azienda a totale capitale pubblico che sta vivendo un importante processo di risanamento.
(4-04758)
Il ministero delle comunicazioni infatti - quale Autorità nazionale di regolamentazione del settore postale - ha tra i propri compiti quello di verificare la qualità del servizio universale erogato da Poste Italiane.
Tale attività è volta ad accertare che la qualità del servizio svolto su tutto il territorio nazionale risponda ai parametri fissati dalla normativa comunitaria e nazionale, peraltro recepiti nel contratto di programma, e ad adottare idonei strumenti sanzionatori nel caso in cui si dovesse verificare il mancato rispetto degli standard qualitativi fissati.
Ciò premesso, al fine, tuttavia, di disporre di elementi di valutazione in merito a quanto rappresentato nell'atto parlamentare in esame, non si è mancato di interessare la medesima società Poste la quale ha riferito che nella Filiale di Messina 2 le decisioni riguardanti la gestione del personale, adottate in presenza dei necessari presupposti e solamente a seguito della valutazione ed approvazione da parte delle competenti funzioni, non appaiono essere in contrasto con le direttive aziendali. Analoga considerazione, ha precisato la società, vale anche nei confronti dei provvedimenti disciplinari, che sono stati comminati nel rispetto del dettato del CCNL e della normativa in materia.
Per quanto concerne i riflessi sull'erogazione dei servizi postali la concessionaria ha riferito che i monitoraggi effettuati evidenziano risultati gestionali costantemente positivi al di sopra della media.
Infine, la società, per quanto concerne le eventuali ripercussioni negative che probabili ricorsi potrebbero comportare sulle spese di gestione, ha precisato che il timore al momento appare infondato, tenuto conto della situazione attuale e degli sviluppi prevedibili.
Il Ministro delle comunicazioni: Maurizio Gasparri.
il 12 febbraio 2003, su una nave portacontainer italiana, in navigazione da Singapore a Dubai (Emirati Arabi), dove doveva scaricare, si è verificata una reazione chimica all'interno di un container;
una reazione chimica in un container, un incidente in navigazione, provocano angoscia tra le 21 persone dell'equipaggio, tra cui sei italiani, e tra questi un marittimo sorrentino, Gaetano D'Esposito, primo ufficiale di macchina, di Piano di Sorrento;
ad oltre due mesi dall'episodio, il signor D'Esposito aspetta ancora una risposta, vuole sapere la verità su quel carico misterioso. Sull'episodio sta preparando una documentazione che comprende copie del giornale di bordo, dichiarazioni del comandante e del direttore di macchina, notizie di un quotidiano dello Sry Lanka, in inglese, che parlava di «scorie atomiche»;
«la tutela della salute è fondamentale - commenta D'Esposito - chiedo solo di sapere a quali eventuali rischi siamo stati esposti; ufficialmente risultavano esserci 40 barili di Oxime di Carbamate, un'insetticida, mentre un giornale locale ha riportato che nel container c'erano scorie atomiche»;
il signor D'Esposito, insieme ad un collega, avevano telefonato all'Ambasciata italiana di Colombo, chiedendo che venisse analizzato il contenuto del container. La risposta è stata: «Il comandante della nave è l'unico responsabile, noi come Ambasciata non possiamo fare niente» -:
se sia stato accertato che sulla nave container italiana si trasportassero scorie atomiche (come denunciato da un quotidiano dello Sry Lanka);
quali iniziative intendano assumere per tutelare la salute e l'incolumità dei lavoratori marittimi, a bordo di navi container;
se sia possibile che, ad un cittadino che si rivolge alla propria Ambasciata all'estero, non vengano assicurate né informazioni, né tutele.
(4-06272)
Il comando di bordo, poiché la suddetta perdita causava una fuoriuscita di fumo denso ed acre dal boccaporto della corrispondente stiva, dopo aver attivato prontamente gli impianti fissi antincendio della nave, decideva di dirigersi, a titolo precauzionale, verso il porto di Colombo (Sri Lanka), informando opportunamente, tramite il proprio agente marittimo, le autorità portuali del motivo che rendeva necessario lo scalo di emergenza.
Le citate autorità portuali permettevano alla nave di ancorare nella rada del porto di Colombo la sera del 14 febbraio 2003 e successivamente di ormeggiare in porto, dopo l'avvenuta constatazione, da parte del locale corpo dei vigili del fuoco, dell'assenza di ogni pericolo al riguardo.
Nel porto si provvedeva, quindi, allo sbarco del container interessato dall'evento, nonché degli altri ritenuti coinvolti (35), per l'accertamento degli eventuali danni verificatisi e per la pulizia della stiva. Le specifiche indagini svolte sul suddetto contenitore - alla presenza delle autorità portuali, ambientali e doganali dello Sri Lanka e della Compagnia Assicuratrice P&I - da un esperto chimico inglese su incarico della compagnia di navigazione, confermavano che il container stesso conteneva unicamente 88 bidoni drums di oxime carbamate, un prodotto chimico non contemplato nella categoria delle merci pericolose
Peraltro le suddette indagini accertavano che l'intero prodotto era evaporato, lasciando unicamente alcuni residui da trattare come pericolosi e che a bordo tutto il rimanente carico dei containers (277) era costituito da normale mercanzia, come apparecchiature elettriche, televisori, prodotti di cuoio e altro carico generale.
Il ministero per lo sviluppo dei porti e la navigazione dello Sri Lanka, dopo aver espletato opportune indagini, ha dichiarato che, contrariamente a quanto asserito da alcuni «mass media», i containers trasportati dalla M/N «LT GRAND» non contenevano scorie atomiche o prodotti chimici letali. Anche la locale sezione dell'Atomic Energy Authority ha dichiarato che nei containers non era presente materiale radioattivo.
Le successive indagini svolte dalla capitaneria di porto di Trieste, nel confermare che l'incidente in questione era stato causato dalla perdita accidentale della suddetta sostanza chimica presente in un contenitore regolarmente imbarcato e stivato, hanno accertato che nulla in tal senso può essere ascrivibile, a titolo di responsabilità, al comando di bordo.
In relazione a quanto sopra, il ministero delle infrastrutture e dei trasporti ritiene che, dai fatti sopraindicati, non emergano elementi tali da rendere necessaria l'adozione di particolari iniziative atte a tutelare la salute dei lavoratori marittimi a bordo di navi container.
Per quanto riguarda i contatti avuti dal personale della nave con la nostra Ambasciata, agli atti della stessa risultano due telefonate da parte dell'equipaggio.
La prima, in data 17 febbraio 2003, del comandante Germano Podestà, che annunciava la sua visita in ambasciata per eseguire le normali operazioni di arrivo e partenza e per far vistare una lettera di protesta «contro tutti i reclami, perdite, danni, operazioni di pulizia, ritardi subiti nella consegna del carico», a causa di un incendio nella stiva n. 5. In tale occasione egli dava, peraltro, come data prevista di partenza il giorno 18 febbraio, spiegando che l'incidente era stato un fatto minore e non aveva lasciato strascichi.
Successivamente, il 22 febbraio (ossia un sabato, giorno di chiusura, degli uffici), il primo ufficiale della nave, signor Rosario Caminiti, prendeva contatto con l'addetto di turno dell'ambasciata chiedendo un'autentica della firma che sottoscriveva una dichiarazione relativa all'accaduto e facendo riferimento alle notizie comparse, lo stesso giorno, sulla stampa locale in merito all'incidente.
Nonostante il giorno di chiusura degli uffici, il personale addetto ha prestato la necessaria assistenza al primo ufficiale, accompagnato da un altro membro dell'equipaggio, il signor Salvatore Giardina.
Il lunedì successivo, 24 febbraio, quando l'ambasciata ha cercato di prendere contatto con la nave, ha appreso che la stessa era partita la sera del sabato 22 febbraio.
L'articolo 5 della Convenzione di Vienna sulle relazioni consolari stabilisce alla lettera k) che «(le funzioni consolari consistono) nell'esercitare i diritti di controllo e d'ispezione previsti dalle leggi e dai regolamenti dello Stato d'invio per quanto riguarda le navi ed i battelli fluviali aventi la nazionalità dello Stato d'invio, gli aerei immatricolati in detto Stato e i loro equipaggi».
L'ambasciata d'Italia a Colombo, nell'ambito delle proprie attribuzioni consolari in materia di navigazione marittima, ai sensi dell'articolo 578 del codice della navigazione, ha correttamente avviato la prevista «inchiesta sommaria», riferendone l'esito al competente ministero delle infrastrutture e dei trasporti - Direzione Generale per la Navigazione e il Trasporto marittimo, Divisione ex Navig. 1, unitamente alle già menzionate risultanze degli accertamenti posti in essere dal competente ministero per lo sviluppo dei porti e la navigazione dello Sri Lanka.
Il ministero degli affari esteri ha inoltre informato dei fatti in questione il comando generale del corpo delle capitaneria di porto - reparto sicurezza della navigazione, ufficio II, con sede a Genova, in quanto autorità nazionale preposta alla sicurezza della navigazione.
Da un punto di vista più generale, il ministero degli affari esteri segue con costante attenzione le tematiche della sicurezza della navigazione e della prevenzione dell'inquinamento marino, in particolare attraverso le attività dell'IMO (Organizzazione marittima internazionale) e dell'IOPC Fund (Fondo per il risarcimento causato da inquinamento marino), riguardo le contaminazioni determinate da idrocarburi.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Margherita Boniver.
la vicenda relativa all'ampliamento della discarica di Sarcedo (Vicenza) e ai possibili effetti nocivi per la salute della cittadinanza sta allarmando la popolazione del comune di Sarcedo, dei comuni contermini e del comune di Padova che utilizza risorse idriche prelevate dalle falde localizzate nella zona di Sarcedo;
il Ministro Sirchia rispondeva in data 16 maggio 2002 all'atto di sindacato ispettivo n. 4-01014, presentato dall'interrogante, affermando che «la regione Veneto si dichiara pronta ad intervenire tempestivamente qualora, sulla base dei controlli attivati e dalle informazioni richieste al CO.RSEA dalla commissione regionale per la V.I.A., risulti anche il minimo sospetto che la situazione stia per degenerare»;
nel mese di febbraio 2002, la commissione regionale V.I.A. della regione Veneto si è riunita per valutare il progetto di coltamazione della discarica controllata per rifiuti speciali (assimilabili agli urbani) in comune di Sarcedo (Vicenza), essendo pervenute osservazioni da parte del comune di Sarcedo (Vicenza) e del comune di Montecchio Precalcino (Vicenza), tese a fornire elementi conoscitivi e valutativi concernenti i possibili effetti dell'intervento. Dalla relazione della commissione si evincono nuovi ed importanti elementi;
in primo luogo viene precisato che la discarica è stata causa di eventi di incendio, originati dalla produzione del biogas non idoneamente captato. Sono stati peraltro segnalati episodi di emissioni odorigene, probabilmente provocate da interruzioni della combustione per anomalie. Per quanto riguarda l'esistenza di acque freatiche, l'ubicazione della discarica su cui si viene ad inserire la coltamazione, è in un'area ad elevata vulnerabilità ambientale per la tutela delle risorse idriche in quanto posta nella fascia pedemontana di ricarica degli acquiferi. Si deve tener conto inoltre che la falda ha un ruolo molto importante essendo utilizzata per l'attingimento di acqua potabile non solo per i comuni contermini, ma anche per i grandi bacini di utenza (esempio acquedotto di Padova). Tuttavia l'area è ad elevato rischio idrogeologico per l'elevata permeabilità essendo il sottosuolo interamente ghiaioso sabbioso. La falda freatica sfiora a valle le portate idriche eccedenti nella fascia delle risorgive;
non va sottovalutato, inoltre, l'evento, eccezionale ma certamente ripetibile, di forte innalzamento della falda nel novembre del 2000 a livelli superiori a quello del fondo della discarica. L'area ove è ubicata la discarica è individuata come fascia di ricarica degli acquiferi e come area sensibile (dalle norme di attuazione del PTRC e dall'allegato D, lettera C3 della legge regionale n. 10 del 1999);
lo studio di impatto ambientale prodotto dal comune di Sarcedo, relativamente alla tipologia di rifiuti conferibili, precisa inoltre che degli accertamenti sanitari effettuati dall'autorità sanitaria nel 1994 risultano oltre che «concentrazioni significative di metalli (cromo totale, rame e zinco)», «dati relativamente elevati riscontrati sul percolato (cod., ammoniaca, fenoli eccetera)». Dalla relazione tecnica allegata al progetto, emerge che nella discarica sono inoltre smaltiti rifiuti pericolosi elencati nell'allegato G del decreto legislativo n. 22 del 1997, residui assimilabili ai rifiuti tossici e nocivi in quanto, contenenti, i primi,
dai dati dell'indagine geologica ed idrogeologica del sito preoccupa in particolar modo il fatto che nel periodo settembre-novembre 2000, la quota di falda è salita ad un livello di poco superiore a 77,00 m sul livello del mare sempre sul medesimo margine N-E e quindi ha raggiunto la quota del piano di posa dei rifiuti;
l'allarme sulla discarica di Sarcedo è avvalorato dal «Rapporto sullo stato dell'Ambiente anno 2000» e precisamente nel capitolo «Analisi del rischio su alcune discariche nel territorio provinciale». Una specifica commissione provinciale ha effettuato un'approfondita analisi tecnico-ambientale riguardante la caratterizzazione di 11 siti di discariche di rifiuti. La sintesi dei risultati del lavoro della commissione pone la discarica CO.RSEA di Sarcedo nella classe di rischio potenziale medio-azione probabile, denunciando la necessità di intervenire prioritariamente ed in tempi stretti per la rete di monitoraggio laddove è stato accertato: interdistanza eccessiva dei pozzi perimetrali di monitoraggio aria-biogas ed acque sotterranee-percolato; mancanza di un piano organico di controllo qualitativo delle emissioni; contesto geoidrologico locale ad elevata vulnerabilità; non completa caratterizzazione del sito; esistenza di un impianto di sola estrazione forzata del biogas;
gli accertamenti effettuati sull'ampliamento hanno confermato «una significativa differenza nella concentrazione di zinco che si attesta su valori costantemente più elevati nel pozzo valle rispetto a quello a monte della discarica», nonché la presenza non trascurabile di sostanze volatili di elevata tossicità (fra cui il Cloruro di Vinile monomero - CVM). Sono stati inoltre riscontrati valori di manganese due volte superiori alla concentrazione massima ammissibile;
gli incendi avvenuti nei pressi della discarica sono numerosi, uno dei quali ha comportato l'evacuazione dei nuclei abitativi contermini alla discarica;
il Nucleo operativo ecologico dei carabinieri, nel corso dell'attività della discarica CO.RSEA, ha accertato varie irregolarità tra cui l'omessa ricopertura puntuale a fine giornata dei settori interessati allo sversamento dei rifiuti ed il conferimento in discarica di quantità superiori a quelle globalmente autorizzate;
in data 20 aprile 2001 l'ARPAV di Vicenza ha trasmesso all'Autorità Giudiziaria informativa di reato relativa all'accertamento della mancata effettuazione nella discarica delle analisi sui rifiuti e l'incompleta compilazione di alcuni formulari per il trasporto dei rifiuti -:
se sia a conoscenza dei pericoli effettivi per la cittadinanza derivanti dai dati sopra esposti, contenuti nella relazione della commissione regionale per la valutazione dell'impatto ambientale;
quali iniziative urgenti intenda intraprendeva per scongiurare eventuali danni alla salute dei cittadini, alla luce dei nuovi e preoccupanti elementi di fatto sopra menzionati che richiedono interventi efficaci volti a porre in sicurezza la vita delle popolazioni colpite dagli effetti «nocivi» prodotti dall'ampliamento della discarica del CO.RSEA in Comune di Sarcedo (Vicenza).
(4-03319)
Secondo la motivazione della sentenza, l'illegittimità del provvedimento della giunta regionale era da ravvisarsi nella mancata convocazione, alla riunione della C.T.R.A. del 29 giugno 1996, dei comuni di Dueville e Thiene, nonché nell'attribuzione del mero voto consultivo al comune di Montecchio, in quanto i predetti comuni
Stante il citato provvedimento del TAR, l'amministrazione provinciale di Vicenza sospendeva l'autorizzazione all'esercizio della discarica allorché questa risultava essere in fase di ultimazione, mancando ancora circa 100.000 mc per il su completamento.
Il CO.RSEA, il consorzio che ha in gestione la discarica presentava formalmente ricorso in appello, nel quale si costituiva anche la Regione Veneto, per chiedere l'annullamento e/o riforma, previa sospensiva, della sopracitata sentenza.
In pendenza dell'appello, il Corsea, con richiesta del 26 giugno 2001, inoltrava alla regione Veneto istanza, ai sensi della legge regionale n. 10/1999 e successive modificazioni, per ottenere l'approvazione del progetto di colmatazione della discarica e contestuale parere V.I.A.
In data 18 febbraio 2002, la Commissione regionale per la V.I.A. ha espresso parere favorevole di compatibilità ambientale, autorizzando la realizzazione del progetto.
In data 18 marzo 2002, inoltre, il Consiglio di Stato, quinta sezione ha annullato la sentenza del TAR del Veneto, respingendo di conseguenza i ricorsi dei comuni di Sarcedo, Montecchio, Precalcino e Dueville.
Il progetto di ampliamento della discarica di Sarcedo, quindi, approvato con la D.G.R.V. n. 4447/1996, è stato dichiarato legittimo ed è pienamente efficace.
Invece, per ciò che riguarda l'evento del novembre 2000, concernente il pronunciato innalzamento della falda a livelli superiori a quello del fondo della discarica, la regione Veneto sottolinea che il fondo è costituito, come richiesto dalla normativa, da uno strato di 1,0 metri di argilla (di cui 0,2 m. di bentonite) di bassissima conducibilità idraulica, per cui non sussistono le condizioni per affermare che tale innalzamento possa aver interessato il deposito di rifiuti.
Inoltre, nessun evento di inquinamento della falda è stato rilevato nel corso dei monitoraggi effettuati dall'ARPAV sui pozzi piezometrici posti lungo il perimetro esterno della discarica, secondo i dati analizzati, forniti dall'ARPAV di Vicenza, che riguardano il periodo 1997/2001.
È noto, tuttavia, che la discarica è stata causa di eventi di incendio originati dalla produzione di biogas non idoneamente captato ma, come si evince dal parere V.I.A., tali fenomeni non si sono più ripetuti dal 1997.
Infine, si precisa che l'informativa di reato trasmessa dall'ARPAV all'Autorità Giudiziaria riguarda la violazione dell'articolo 51, comma 4, del decreto legislativo n. 22/1997, per la mancata esibizione della documentazione relativa alle analisi effettuate sui rifiuti, così come previsto dall'articolo 1 lettere a) b) c), del decreto di autorizzazione provinciale n. 2629 del 29 luglio 1997, e del relativo Quaderno di Registrazione.
Relativamente, invece, all'incompleta compilazione riscontrata dall'ARPAV di alcuni formulari per il trasporto di rifiuti, quest'ultima ha provveduto all'applicazione delle sanzioni amministrative previste per l'inosservanza dell'articolo 52, comma 3, del decreto-legge n. 22/1997.
Il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio: Altero Matteoli.
il 18 aprile 2003 è stata indetta una giornata di sciopero, per tutti i turni, e il 22 aprile l'assemblea generale per i lavoratori della Roncadin, azienda di Meduno (Pordenone) specializzata nella produzione di alimenti surgelati e quotata alla Borsa di Milano;
le iniziative di protesta sono state decise dalla Cgil, Cisl e Uil di categorie assieme alle Rsu, dopo che l'azienda ha comunicato la chiusura del reparto imballaggio, dove lavorano 24 persone, entro il 15 maggio 2003 ed i lavoratori rimarranno a disposizione dell'azienda fino alla fine
se non ritenga opportuno adoperarsi al fine di tutelare i diritti e la dignità dei lavoratori, affinché siano individuate - insieme alle parti - soluzioni alternative a quelle prospettate dai vertici aziendali e utili al mantenimento degli attuali livelli occupazionali.
(4-06119)
Il Sottosegretario di Stato per il lavoro e per le politiche sociali: Maurizio Sacconi.