Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 380 del 28/10/2003
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Discussione del disegno di legge: S. 2020 - Costituzione della «Fondazione lirico-sinfonica Petruzzelli e Teatri di Bari», con sede in Bari, nonché disposizioni in materia di pubblici spettacoli, fondazioni lirico-sinfoniche e attività culturali (approvato dal Senato) (4317) (ore 18,27).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato: Costituzione della «Fondazione lirico-sinfonica Petruzzelli e Teatri di Bari», con sede in Bari, nonché disposizioni in materia di pubblici spettacoli, fondazioni lirico-sinfoniche e attività culturali.
La ripartizione dei tempi è pubblicato in calce al vigente calendario dei lavori dell'Assemblea (vedi calendario).

(Discussione sulle linee generali - A.C. 4317)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.


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Avverto che la VII Commissione (Cultura) si intende autorizzata a riferire oralmente.
Il relatore, onorevole Carlucci, ha facoltà di svolgere la relazione.

GABRIELLA CARLUCCI, Relatore. Signor Presidente, la trasformazione in fondazioni di diritto privato degli enti di prioritario interesse nazionale operanti nel settore musicale risale al 1996, allorché il legislatore dispose, con decreto legislativo n. 367 del 1996, la trasformazione di una serie di enti, fra cui in primo luogo gli enti autonomi lirici e le istituzioni concertistiche assimilate di cui all'articolo 6 della legge 14 agosto 1967, n. 800. Ad essi il Governo ora intende affiancare anche il teatro Petruzzelli di Bari, la cui ricostruzione, dopo l'incendio che lo distrusse nella notte del 27 ottobre 1991 - oggi, tra l'altro, ricorrono esattamente dodici anni dall'incendio - ha conosciuto innumerevoli difficoltà.
Il disegno di legge C. 4317, d'iniziativa del Governo, istituisce infatti la Fondazione lirico-sinfonica Petruzzelli, ente di diritto privato di prioritario interesse nazionale con sede a Bari, sottoposto alle disposizioni della legge n. 800 del 1967, del decreto legislativo n. 367 del 1996 e del decreto-legge n. 345 del 2000, convertito dalla legge n. 6 del 2001.
In considerazione delle peculiari caratteristiche del teatro Petruzzelli, nonché del tempo ormai...

PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Carlucci. Prego i colleghi, anche per riguardo alla collega che sta svolgendo la relazione nell'interesse di tutti, di avere un po' di attenzione nei riguardi di chi parla.

GABRIELLA CARLUCCI. In considerazione delle peculiari caratteristiche del teatro Petruzzelli, nonché del tempo ormai intercorso dall'approvazione della normativa di riferimento per le fondazioni lirico-sinfoniche, sono stati tuttavia introdotti alcuni opportuni correttivi. Infatti, la specificità di Bari, richiedeva che alcune emergenze venissero risolte. Bari, infatti, è sede anche di altri teatri: il teatro comunale Niccolò Piccinni, definito il «piccolo San Carlo», che nei suoi 150 anni di storia ha ospitato prestigiose stagioni liriche, di concertistica, di prosa e che necessita di interventi di completa messa in sicurezza; il teatro demaniale Margherita, che rappresenta un notevole complesso monumentale, eretto di fronte al mare con modalità costruttive innovative per il suo tempo, sul quale sono in corso importanti lavori di consolidamento da parte dello Stato; l'Auditorium Nino Rota del Conservatorio statale di Bari, struttura fra le più belle in Italia, che ora è chiuso perché sono necessari lavori di messa in sicurezza a cura della provincia.
Nell'affrontare il problema della ricostruzione e della gestione del teatro Petruzzelli, il Governo e gli enti locali hanno quindi ritenuto di adoperarsi per restituire alla comunità l'intero patrimonio storico, artistico e teatrale della città. Di conseguenza, è stata individuata una struttura produttiva nel settore dello spettacolo che assicurasse ai teatri funzionalità ed attività di qualità: un ente di prioritario interesse nazionale operante nel settore musicale, ai sensi dell'articolo 1 del decreto legislativo n. 367 del 1996 e disciplinato da uno statuto conforme a quanto previsto dagli articoli 3 e 10 del medesimo decreto legislativo.
Tale struttura è stata individuata nella nuova fondazione lirica come tale riconosciuta nell'ambito delle vigenti normative statali, con lo scopo principale della gestione e produzione lirica, nonché con il compito di coordinare la ricostruzione del Petruzzelli ed assicurare il sistema integrato di gestione dei teatri di Bari. Tale sistema, una volta attivato, potrebbe del resto consentire la realizzazione di opportune sinergie con altri teatri regionali e rappresentare un importante punto di riferimento per una vasta area meridionale.
Per questo motivo la denominazione della fondazione è stata modificata in «Fondazione lirica Petruzzelli e teatri di Bari». L'articolo 1 del disegno di legge si propone di costituire la Fondazione lirica Petruzzelli e teatri di Bari sottoposta, con


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le altre 13 fondazioni esistenti attualmente in Italia, al regime tipico previsto dalla maggior parte delle disposizioni contenute nella legge n. 800 del 14 agosto 1967, nel decreto legislativo n. 367 del 29 giugno 1996 e nel decreto legge n. 345 del 24 novembre 2000, convertito con modificazioni dalla legge n. 6 del 26 gennaio 2001. Le disposizioni contenute nei commi 2, 3 e 4 derogano parzialmente alla disciplina generale sulle fondazioni lirico-sinfoniche prevista dal citato decreto legislativo n. 367 del 1996 ed integrata dall'articolo 2 del decreto legge n. 345 del 2000, convertito con modificazioni dalla legge n. 6 del 2001.
Anche in tema di consiglio di amministrazione sono stati introdotti dei correttivi, la normativa generale prevede, infatti, che, in attesa della partecipazione dei soggetti privati, esso sia presieduto dal sindaco della città in cui ha sede la fondazione e sia composto da: un membro designato dal ministro per i beni e le attività culturali, un membro designato dalla regione e due membri designati dal sindaco. Uno di questi ultimi due membri è tuttavia destinato a decadere nel momento in cui entri a far parte della fondazione almeno un soggetto privato.
In considerazione del ruolo svolto dalla provincia di Bari nella risoluzione delle vicende legate alla ricostruzione del teatro Petruzzelli, il disegno di legge prevede, invece, che il membro designato dal sindaco sia uno solo e non debba decadere e che ad esso si affianchi un membro designato dalla provincia. Resta fermo che, con l'ingresso dei soci privati il numero dei membri del consiglio di amministrazione può salire a sette. Inoltre, il termine del 31 luglio del 2003, previsto dalla normativa generale per la partecipazione dei privati è stato, per lo specifico caso del Petruzzelli, posticipato al 31 dicembre del 2005, onde non penalizzare la neo costituita fondazione con un termine eccessivamente ravvicinato. Il comma 5 prevede l'assegnazione alla fondazione di un contributo onnicomprensivo per l'anno 2003 e per i successivi tre anni.
Quanto al merito, l'istituzione della fondazione, che acquisisce tutti i diritti d'uso sul teatro Petruzzelli anche da parte della famiglia Messeni Nemagna, proprietaria dell'edificio, costruito del resto su suolo pubblico, ma dato in concessione perpetua alla famiglia stessa dal comune di Bari, è effettivamente lo strumento più indicato per completare i lavori di ricostruzione e promuovere una produzione di eccellenza nel settore musicale. Infine, il comma 6 del disegno di legge dispone l'acquisizione, da parte della Fondazione lirico-sinfonica Petruzzelli, dei diritti d'uso del teatro Petruzzelli di Bari, in conformità di quanto previsto dal protocollo d'intesa stipulato, fra le parti pubbliche e private interessate, il 21 novembre 2002 a Roma, previo accordo con la regione Puglia, la provincia ed il comune di Bari, soggetti promotori dell'iniziativa. Con questo protocollo, le parti pubbliche si sono infatti obbligate ad eseguire, senza oneri o rimborsi a carico della proprietà privata, tutti i lavori necessari al completamento della ricostruzione del teatro. Parallelamente, le parti private si sono obbligate a consegnare ogni parte dell'immobile oggetto dei lavori di ricostruzione per consentire l'avvio dei lavori stessi senza alcun impedimento e a concedere in uso esclusivo il teatro Petruzzelli alla fondazione per un canone pari a 500 mila euro all'anno. La data di ultimazione dei lavori di ricostruzione è prevista in un massimo di 4 anni mentre la concessione ha decorrenza dalla data di ultimazione dei lavori e terminerà il quarantesimo anno successivo.
Il disegno di legge n. 4317 reca poi un secondo articolo che semplifica le procedure per le spese inerenti ai servizi di vigilanza e sicurezza svolti dai vigili del fuoco in occasione di pubblici spettacoli, modificando opportunamente a tal fine la legge n. 29 del 2001. L'articolo non presenta alcun onere finanziario. Con l'articolo 2 si semplifica la procedura di spese di vigilanza e sicurezza di pubblici spettacoli.
In considerazione del fatto che la gestione operativa del servizio è affidata al


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dipartimento dei vigili del fuoco, la modifica proposta è stata concordata con i competenti uffici del Ministero dell'interno. L'articolo non presenta alcun onere finanziario, trattandosi di uno spostamento di fondi tra ministeri non viene predisposta la relazione tecnica prevista dalla legge n. 468 del 1978, atteso che dall'attuazione del presente provvedimento non derivano nuovi o maggiori a carico della finanza pubblica.

PRESIDENTE. Ringrazio l'onorevole Carlucci per la sua relazione.
Ha facoltà di parlare il rappresentante del Governo.

NICOLA BONO, Sottosegretario di Stato per i beni e le attività culturali. Signor Presidente, desidero semplicemente esprimere, a nome del Governo e mio personale, la soddisfazione per essere arrivati a quello che, a tutti gli effetti, appare essere l'atto conclusivo di un lungo percorso iniziatosi molto tempo fa.
Spesso, quando si affronta l'esame di nuovi provvedimenti legislativi, si dice che essi vengono da lontano. In questo caso, è davvero così perché il presente disegno di legge è il frutto di un'iniziativa del Governo derivante da un lavoro preliminare, effettuato nel corso dei mesi precedenti, che aveva visto il Ministero per i beni e le attività culturali in prima linea per cercare di giungere ad una conclusione positiva relativamente alla ricostruzione del Teatro Petruzzelli (come a tutti noto, distrutto da un incendio alcuni anni fa).
Si era, infatti, accertato che tutti i fondi pubblici stanziati allo scopo della ricostruzione, peraltro ampiamente insufficienti, dovevano essere spesi con il consenso della parte privata, alla quale faceva capo la titolarità della struttura. La situazione era complessa e giuridicamente contorta se solo si pensa che il Teatro Petruzzelli sorgeva, e dovrà sorgere, su un territorio di proprietà comunale pur essendo struttura di proprietà privata. Tale situazione aveva impedito anche l'utilizzo delle tranche di finanziamento a suo tempo stanziate e metteva in difficoltà qualunque strategia finalizzata alla ricostruzione.
Dopo un lungo lavoro, come ricordava, poco fa, il relatore, onorevole Carlucci, in data 21 novembre 2002, si è riusciti a sottoscrivere un protocollo, proposto dal Ministero per i beni e le attività culturali e condiviso da tutti gli enti pubblici territoriali (regione, provincia e comune), con il quale si stabilì che la ricostruzione del teatro dovesse essere effettuata, oltre che con i finanziamenti già stanziati dallo Stato, con le quote di intervento di una fondazione costituenda tra gli indicati enti locali ed il ministero. Tale fondazione avrebbe dovuto ricostruire il Teatro Petruzzelli ed avrebbe dovuto gestire tutto il sistema teatrale barese, che si articola sul Petruzzelli, sul Teatro Piccinni, sul Teatro Margherita e sull'auditorium di proprietà della provincia di Bari.
Occorreva, quindi, completare quegli impegni ed onorare la promessa del ministero che era stata alla base dell'accordo raggiunto con gli enti territoriali, ma, soprattutto, occorreva dare un segnale di attenzione ad una città, Bari, ad una regione, la Puglia, ad un territorio, il sud d'Italia, che, dal punto di vista della presenza di fondazioni liriche, registra una sostanziale carenza rispetto a tradizioni che, invece, in altre parti d'Italia, appaiono più antiche e consolidate.
Perciò attraverso quell'impegno, attraverso il dato riconosciuto della fattiva operosità degli enti territoriali locali, i quali hanno dato un forte impulso all'azione di ricostruzione, il ministero è giunto a presentare il disegno di legge che oggi perviene all'attenzione della Camera. Il ministero voleva e vuole arrivare al riconoscimento dell'esistenza della quattordicesima fondazione lirica nazionale, che, appunto, non a caso, verrà denominata «Fondazione lirico-sinfonica Petruzzelli e Teatri di Bari».
Ciò proprio perché in questo caso per Bari è individuato un sistema teatrale, una organizzazione che darà nel territorio quelle risposte e soprattutto darà corpo ad una sensibilità culturale, che comunque era presente ed è stata presente tradizionalmente in quelle terre.


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Il Senato ha votato in sede deliberante il provvedimento; io desidero qui dare atto a tutti i gruppi parlamentari, al Senato, ma ora lo dirò anche alla Camera, di un impegno corale per portare avanti questo provvedimento, sentito e condiviso, e, soprattutto, posto nella condizione di percorrere il suo iter approvativo senza appesantimenti e senza impedimenti. Il semplice fatto che al Senato si sia registrato il ritiro degli emendamenti e la trasformazione degli stessi in ordini del giorno, il semplice fatto che qui alla Camera si sia registrato il ritiro degli emendamenti con l'impegno di presentare - lo vedremo nelle prossime ore di lavoro - eventualmente ordini del giorno correttivi del taglio, dell'indirizzo, degli obiettivi dello stesso provvedimento è la prova che questo è un provvedimento voluto da tutti, fortemente atteso dai baresi, ma che credo abbia ed avrà un significato per l'intera cultura nazionale.
Si ricompone una ferita che si era aperta e non si era mai rimarginata, costituita dal venir meno del teatro Petruzzelli a Bari, e, nella ricomposizione di questa ferita, ci ritroviamo ad essere arricchiti di una entità culturale nuova, che a pieno titolo e con grande dignità si inserisce nel quadro della produzione lirico-sinfonica nazionale. Per questo esprimo ovviamente l'orientamento favorevole del Governo, che, essendo presentatore del disegno di legge, non potrebbe che essere d'accordo a che procedesse. Prendo atto e sottolineo l'impegno del relatore e di tutti i gruppi parlamentari nel portare avanti nei tempi più veloci possibili questo provvedimento. Sottolineo anche, da questo punto di vista, l'attenzione del Presidente della Camera, che ha inserito celermente questo provvedimento nei lavori della Camera stessa, consentendo di non avere soluzione di continuità rispetto ad una volontà corale di portare al più presto a compimento e a conclusione l'iter procedurale, per consentire che la fondazione possa sin dal 1o gennaio del prossimo anno produrre i suoi effetti e mettere in atto i suoi fini istituzionali.

PRESIDENTE. La ringrazio, sottosegretario Bono, per questa enunciazione che coralmente riguarda tutti gli aspetti della vita istituzionale.
È iscritto a parlare l'onorevole Maggi. Ne ha facoltà.

ERNESTO MAGGI. Signor Presidente, signor sottosegretario, onorevoli colleghi, siamo qui in aula a discutere della fondazione lirico-sinfonica Petruzzelli per un'apparente questione di principio, che in VII Commissione è stata enunciata nella riunione di giovedì 23, in controtendenza rispetto alle affermazioni che gli stessi colleghi diessini avevano espresso nelle sedute precedenti, secondo le quali la sede legislativa era la via auspicata per chiudere una vicenda che dura da 12 anni, e cioè da quando, il 27 ottobre 1991, il teatro Petruzzelli, emblema della cultura barese, venne distrutto nottetempo da una terribile rogo.
Noi ormai in quest'aula - ahimè! - siamo abituati alla seduzione delle vellicazioni dell'onorevole Violante, il quale, da ultimo, decide ai tempi supplementari che non va più bene la sede legislativa per l'approvazione del disegno di legge governativo, atto Senato n. 2020, e, nel contempo, preme sul Presidente Casini - così dicono da sinistra; anche se mi risulta esserci una richiesta del Governo - perché la questione Petruzzelli giunga in aula rapidissimamente senza che la stessa fosse formalmente chiusa in VII Commissione.
Così va il mondo. Se dovesse aver fondamento quanto detto da sinistra c'è da chiedersi se sia l'onorevole Violante a dettare i tempi dei lavori parlamentari, oppure se sia l'onorevole Violante a sbagliare e a far pagare all'Assemblea gli errori politici del suo gruppo. Che siano errori politici quelli dell'onorevole Violante lo si evidenzia dalla visita alla redazione del Corriere del Mezzogiorno, a Bari, del presidente dei senatori diessini, senatore Gavino Angius, da cui si evince, stando a quello che si scrive nella edizione di domenica 26 ottobre, che leggo integralmente, che è lo stesso esponente diessino ad ironizzare amaramente sui deputati


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che non hanno fatto un buon servizio né alla città di Bari né al partito. Perché, se è vero che la scelta prevalente nei gruppi diessini è quella di concedere solo in alcuni selezionatissimi casi la sede deliberante nelle Commissioni, per evitare golpe dell'ultimo minuto, vale a dire l'introduzione di norme che non si è in grado di conoscere nel dettaglio, è anche vero che in questo caso, essendo la fondazione Petruzzelli una delle pochissime del sud (le altre sono a Palermo, Napoli e Cagliari) ed essendo il teatro della famiglia Messeni Nemagna, a 12 anni dall'incendio, ancora di là da venire, si sarebbe dovuto arrivare all'accordo già in Commissione per incassare un risultato comunque, mettendo in conto anche il museo della moda. Questo è quanto dice il senatore Angius, presidente del gruppo diessino al Senato.
Il Corriere del Mezzogiorno aggiunse altro riportando virgolettato quanto affermato dal senatore Angius, e cioè che: «martedì quando arriverà in aula, non presenteremo emendamenti, voteremo compatti, del resto per noi non c'erano problemi neppure sul museo della moda». Non solo, ma, posto il senatore Angius di fronte all'alternativa Petruzzelli o Toscanini e informato dalla stessa redazione del Corriere del Mezzogiorno che i fondi per la fondazione sono limitati, dice: «se c'è un solo modo per risolvere il problema e un solo fondo da gestire» - dichiara Angius - «per noi il Petruzzelli è quello da scegliere».
Ma quale novità è sopraggiunta dal 24 settembre al 23 ottobre, o meglio, tra il 22 e il 23 ottobre, se i diessini della VII Commissione del Senato il 24 settembre approvano il disegno di legge in deliberante, che è l'equivalente della nostra legislativa, mentre il 23 ottobre, in contraddizione rispetto a quanto dichiarato il giorno precedente, non hanno approvato nella VII Commissione della Camera la stessa proposta governativa in sede legislativa? Nessuna, assolutamente nessuna, bensì un semplice strumentale impolitico contrordine. Forse qualcuno alla Camera ha sottovalutato lo sdegno dei pugliesi che se ne infischiano altamente delle alchimie politiche e che hanno guardato invece alla sostanza delle cose, e cioè che i diessini hanno impedito che il disegno di legge governativo concludesse il suo iter in Commissione. Portavoce di questo stato d'animo è stato il professor Federico Pirro, autorevole editorialista del Corriere del Mezzogiorno e noto studioso di problemi socio-economici in Puglia, certamente non allineato con il centrodestra, che, nell'edizione di tale quotidiano del 25 ottobre, denuncia: la decisione dei Democratici di sinistra di negare la sede legislativa all'esame della proposta presentata dal Governo per istituire la fondazione lirico-sinfonica Petruzzelli evidenzia, come giustamente è stato scritto su queste colonne, indifferenza di quel partito per un'esigenza invece fortemente avvertita dalla società barese, insieme ad una sconfortante miopia politica.
Continua Pirro: la decisione dei Democratici di sinistra, inoltre - spiace rilevarlo - è tanto più grave proprio perché si sta faticosamente lavorando, a livello locale, fra le forze dell'Ulivo a definire programmi di Governo per una Bari che, anche attraverso il rilancio del teatro Petruzzelli e dei suoi cartelloni, dovrebbe puntare a riconquistare ruoli, forza e prestigio sullo scacchiere dei grandi centri della musica e dello spettacolo in Italia e in Europa, con rilevanti ritorni economici per la città.
Lascia indifferenti, allora, i dirigenti nazionali e locali dei DS quello che è accaduto a Roma? Insiste ancora Pirro: non è stato procurato così un danno pesante alla coalizione ulivista, cui quel partito appartiene? Con quale credibilità di forza di Governo ci si potrà presentare all'elettorato locale, quando si perdono occasioni come quella disinvoltamente affossata in Commissione cultura alla Camera?
Ma c'è un altro elemento - prosegue impietosamente Pirro - che rende incomprensibile la decisione della dirigenza diessina a Montecitorio. Stando infatti a quanto dichiarato dall'onorevole Alba Sasso, la maggioranza avrebbe voluto far votare un pacchetto complessivo di provvedimenti,


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fra i quali l'istituzione di un museo della moda, che non sarebbe piaciuto al suo partito. L'onorevole Sasso probabilmente ignora che la possibilità di istituirlo a Lecce, proposta a suo tempo dall'onorevole Licastro Scardino, è stata salutata con favore da larga parte delle forze politiche salentine di entrambi gli schieramenti come elemento qualificante di una più ampia armatura di sostegno del settore tessile e dell'abbigliamento-calzaturiero di quell'area, che sta attraversando, anche con gravi costi sociali, una difficile transizione da un vecchio ad un nuovo assetto produttivo. È lecito - conclude Pirro - attendersi ora almeno una limpida autocritica da parte dei rappresentanti di quel partito per l'errore commesso.
Ma c'è anche l'onorevole Caldarola, dei DS, il quale sullo stesso giornale dichiara: l'errore da parte nostra c'è e dobbiamo stigmatizzarlo.
Proprio a seguito di siffatte denunce, il presidente del gruppo senatoriale dei DS, Gavino Angius, è saltato sulla sedia - riporta Il Corriere del Mezzogiorno -, chiedendo di andare nella redazione dello stesso per chiarire le cose; chiarimenti, come si è detto poc'anzi, che sono in contrasto con le determinazioni della direzione dei DS della Camera.
Se volessi approfittare della «scivolata», direi che il presidente del gruppo senatoriale, il diessino Angius, ha dell'azione politica un concetto diametralmente opposto a quello del presidente del gruppo camerale, il diessino onorevole Violante, visto che l'uno è a favore della sede deliberante (o legislativa che sia) sulla fondazione e sul museo della moda, mentre l'altro è dell'avviso che sempre e comunque, senza se e senza ma, si deve procedere in sede referente. Ciò dà la misura di quanta dura intransigenza si sia manifestata da parte della dirigenza diessina alla Camera, la quale sta fagocitando ogni auspicabile e concreto dialogo, almeno sui fini condivisi.
Se dicessi che mi auguro che, in seguito, certa ottusa cultura politica sia bandita da questa aula, sarei ipocrita, in quanto non nutro più illusioni sulla disponibilità di certa sinistra al dialogo anche forte, anche serrato, anche aspro. Lo dico perché certa sinistra lo ha dichiarato per bocca dello stesso segretario nazionale della CGIL, Guglielmo Epifani, il quale annuncia al mondo che non ci può essere alcun dialogo con un Governo in difficoltà; quindi, la logica è quella dell'ultima «spallata» al Governo, costi quello che costi, anche se, come nella fattispecie, la «spallata» si è trasformata in un boomerang per i DS di Violante.
Ma se il primo risultato della mossa dell'onorevole Violante è stato un boomerang per la inaspettata indignazione, nella misura manifestata, dell'opinione pubblica barese (per cui i DS più avveduti sono stati costretti a correre ai ripari), non escludo a priori che il suo obiettivo e/o auspicio sia quello che in Assemblea il disegno di legge governativo n. 4317 subisca, in qualche maniera, rallentamenti, compromettendo il recupero del teatro Petruzzelli in tempi ragionevolmente brevi.
Il machiavello dell'onorevole Violante è che il disegno di legge possa essere contrastato per ragioni diverse da frange della stessa maggioranza: per il centrosinistra sarebbe il miglior viatico per la campagna elettorale di primavera per le elezioni del nuovo sindaco a Bari in cui l'onorevole Violante offrirebbe il trofeo dell'affossamento della fondazione Petruzzelli al suo collega, dottor Emiliano, magistrato nel pieno esercizio delle sue funzioni e titolare dell'inchiesta riguardante la missione Arcobaleno.
Dimenticavo di dire che il dottor Emiliano, candidato in pectore a sindaco di Bari, ha dichiarato alla stampa di aver discusso con l'onorevole D'Alema e con altri leader del centrosinistra in maniera informale (Dio mio, sarebbe stato spiacevole se il magistrato avesse parlato in maniera formale!) del coinvolgimento della società civile nella politica in una competizione elettorale. Insomma, per farla breve, il dottor Emiliano si è autocandidato a sinistra.
Signor Presidente, il 14 febbraio 1903 fu inaugurato a Bari il Petruzzelli, un


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politeama di 3.200 posti, realizzato da privati e con capitali privati. La prima pietra fu posta il 29 giugno 1898. Il giorno dell'inaugurazione fu raccontato sul Corriere delle Puglie con queste parole: un gran pubblico, aristocratico e democratico, borghese e lavoratore affolla l'immenso foyer del teatro, in attesa della prima de Gli Ugonotti. È questo un teatro che è posto dagli italiani di ogni contrada e da esteri di ogni paese, per ambiente, per ricchezza, per gusto, per eleganza, per adattamento alle esigenze artistiche, fra i teatri d'Europa. Tutta questa meraviglia è opera dei fratelli Petruzzelli e dell'ingegner Messeni Nemagna che con un milione e seicentomila lire e quattro anni di lavoro hanno dato vita al gioiello di Bari.
Signor Presidente, gli anni più attivi e vivaci furono anche gli ultimi anni di vita del Petruzzelli. La notte tra il 26 e il 27 ottobre 1991 il teatro fu distrutto da un incendio doloso. L'ultima opera rappresentata fu la Norma: ironia della sorte quest'opera si chiude con un rogo.
Dopo il primo momento di sgomento, nel 1993, si attivò la proprietà dell'immobile che commissionò ad un consorzio di imprese e studi professionali la ricostruzione del teatro e cominciò così la lunga avventura del suo recupero funzionale.
Nel 2000, superando le incertezze che avevano arrestato il corso dei lavori, la sovrintendenza ai beni culturali della Puglia si è resa garante della ricostruzione con fondi statali del Petruzzelli. Successivamente, è stato garantito l'impegno solidale del comune di Bari, della provincia di Bari e della regione Puglia.
La fondazione lirico-sinfonica Petruzzelli, proposta dal disegno di legge governativo, atto Senato n. 2020, diviene l'atto conclusivo e determinante perché i lavori di conservazione del monumento, ripresi a maggio, trovino la loro conclusione entro quattro anni, il che significa a 16 anni dall'incendio: troppo tempo, che potrebbe addirittura allungarsi se l'insipienza politica di alcuni, manifestatasi in Commissione, dovesse diventare in Assemblea una malattia contagiosa (Applausi dei deputati dei gruppi di Alleanza nazionale e di Forza Italia - Congratulazioni).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Pisicchio. Ne ha facoltà.

PINO PISICCHIO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, onorevole rappresentante del Governo, in fondo non è stato inutile questo passaggio in Assemblea del provvedimento istitutivo della Fondazione lirico-sinfonica Petruzzelli e Teatri di Bari, se esso servirà a riflettere, con la dignità di un dibattito parlamentare, sulla condizione di una grande capitale del sud, Bari, troppo spesso evocata nelle cronache della violenza urbana o degli scempi edilizi e da troppo tempo perduta dalla cronaca nobile, quella della cultura teatrale.
Bari oggi ha bisogno della fondazione Petruzzelli, ne ha bisogno per gettare con la rinascita del suo teatro nuovi semi di cultura, di estetica, di dignità per le sue nuove generazioni.
Anche chi avesse solo un'abitudine di superficiale lettura delle pagine della cultura dei giornali saprà rammentare il teatro Petruzzelli nella grande stagione degli anni ottanta quando il marchio del teatro barese veniva associato ad eventi di culto in Italia ed in Europa. Erano gli anni della grande stagione del balletto con Bejart, Nureyev e Margot Fontaine, dei grandi direttori d'orchestra come Muti e Lorin Maazel, delle produzioni internazionali della lirica come l'Aida alle piramidi d'Egitto. Si tratta di un raro e straordinario esempio di produzione culturale di livello in un meridione che in quel momento con Bari ha saputo tracciare la strada per il resto del paese.
In realtà, il Petruzzelli ha avuto sempre la funzione di rappresentazione simbolica della città di Bari. È stato l'edificazione del tempio alla sua anima, al suo gusto migliore. Quella straordinaria simbologia venne racchiusa nell'impegno titanico dei due commercianti baresi dell'inizio del novecento, che avevano spirito moderno, lanciati nell'impresa più originale e bizzarra: un teatro con i soldi propri. Un


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teatro, uno dei massimi dell'opera, fatto con i soldi propri: ecco il migliore spirito dei baresi.
Quel teatro simbolo bruciò alla fine degli anni ottanta, quasi a rappresentare in un inquietante transfert l'inizio di un periodo di declino per la città. Dal 1989 ad oggi sono passati 14 anni. Altri teatri in Italia e nel mondo sono bruciati e si sono ricostruiti splendidi come prima: è il caso de La Fenice di Venezia. Il Petruzzelli di Bari non ancora. Per anni è rimasto lì con i suoi resti urlanti alla città dei commerci, a testimoniare la difficoltà del tessuto sociale, umano e culturale che tutt'attorno si organizzava nel sistema città. La città illanguidiva in un presente senza slanci, senza bagliori, senza idee. In quell'amalgama grigio rialzava la testa la delinquenza, con l'evidenza della cronaca di questi giorni.
Approvare questo disegno di legge, onorevoli colleghi, per noi ha il significato di qualcosa di più del mero provvedimento relativo alla fondazione. Significa qualcosa di più che sancire la nascita di un nuovo ente. Significa dare ad una grande città del sud una nuova chance nel settore che racchiude il più alto potenziale di avvenire: quel settore si chiama cultura.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Carbonella. Ne ha facoltà.

GIOVANNI CARBONELLA. Signor Presidente, impiegherò pochi minuti per preannunciare il voto favorevole della Margherita sul disegno di legge in esame che prevede la costituzione della Fondazione lirico-sinfonica Petruzzelli e Teatri di Bari. La nostra posizione è motivata dal fatto che con tale provvedimento si provvederà a restituire ai cittadini baresi - ma non solo a loro: potremmo parlare della Puglia, del Mezzogiorno, dell'intero paese - una struttura che produce cultura. Oltre a ciò, vi è anche la possibilità di restituire tutte le attività di carattere lirico-sinfonico e di carattere culturale.
Tuttavia, vorremmo anche qui segnalare che questa nostra posizione, anzi predisposizione, al provvedimento non compensa né giustifica i ritardi da parte del Governo sulla legge quadro di riforma. Ciò perché anche questo provvedimento inciderà in qualche modo sulle risorse da destinare al FUS e poi perché, visto che vi sono una serie di iniziative legislative, tra cui anche quella del gruppo della Margherita, noi troviamo che non ci sia un'adeguata incisività nell'azione del Governo. Non voglio parlare di mancata sensibilità, ma certamente se consideriamo che anche nell'approvanda legge finanziaria non vi sono risorse sufficienti per il FUS ciò significa sostanzialmente che il settore spettacolo in Italia ancora una volta viene mortificato, viene trascurato, viene dimenticato.
Sono queste poche e semplici considerazioni che mi fanno dire che forse, come diceva l'onorevole Pisicchio, non è trascurabile, né inutile, né superfluo, procedere ad effettuare questo passaggio parlamentare, qui in aula, del provvedimento in esame, in quanto ci offre la possibilità di rappresentare determinate esigenze, al di là anche di momenti di strumentalizzazione, che si sono voluti inserire. Non tocca a me certamente né commentare, né disquisire, né impedire libertà di espressioni, tipo quelle che ha avuto l'onorevole Maggi, il quale ha dedicato molto tempo a parlare dei Democratici di sinistra, di Violante, di articoli di stampa e quant'altro, arrivando addirittura ad inserire, ahimè, un ipotetico candidato del centrosinistra, facendo il nome del dottor Emiliano (il quale, ovviamente, non ha bisogno di essere qui difeso, perché laddove questo dovesse essere ciò non significherebbe colpa alcuna).
Poiché oggi noi dobbiamo discutere di un provvedimento che riguarda un problema effettivamente sentito ed avvertito come necessario ed indispensabile dalla comunità barese (e non solo da essa), richiamerei allora, con molta modestia, i colleghi ad evitare di valicare confini in ragionamenti che non hanno alcuna attinenza con il provvedimento che noi stessi stiamo esaminando e rispetto al quale abbiamo anche offerto la nostra disponibilità, consapevoli e coscienti che si tratta


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di un provvedimento - ancorché abbastanza riduttivo nell'ambito del quadro di carattere generale, che noi invece vorremmo fosse incisivamente, celermente e scorrevolmente adottato per fornire una risposta politica alle esigenze del settore spettacolo in Italia - sul quale dovremmo con pervicacia insistere perché sia approvato, pur sapendo che esso non risolve né i problemi della cultura in Italia, né quelli che ognuno di noi ritiene possano contribuire ad una crescita di carattere sociale, oltre che civile del nostro paese.
Mi limito, quindi, semplicemente ad invitare il Governo a portare avanti questo provvedimento, ribadendo il sostegno da parte del gruppo della Margherita. Tuttavia ripeto, e sottolineo, che questo non ci conforta rispetto ad un quadro generale, che - ahimè - si presenta abbastanza povero, in quanto non vi sono iniziative sufficienti affinché venga approvata celermente la legge quadro di riforma, a cui facevo prima cenno.

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Sasso. Ne ha facoltà.

ALBA SASSO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, nel dichiarare il voto favorevole dei Democratici di sinistra-l'Ulivo su questo provvedimento, vorrei tuttavia riprendere alcune questioni relative al teatro Petruzzelli e alla città di Bari. Vorrei intanto ringraziare l'onorevole Maggi per l'accurata e puntuale rassegna stampa portata qui in aula e voglio tranquillizzarlo su una questione: i Democratici di sinistra non hanno paura del voto qui in Assemblea; non faranno mancare il loro voto positivo in Assemblea, così come non lo avrebbero fatto mancare in Commissione.
Mi pare che dall'intervento dell'onorevole Maggi emerga però una paura del Governo su questo provvedimento e di ciò sarei assai dispiaciuta.
Per amore di verità, intendo precisare che i Democratici di sinistra-l'Ulivo - come può evincersi dagli resoconti della VII Commissione - sono favorevoli al Museo della moda, mentre sono contrari ad uno squilibrio nei finanziamenti dei musei, ma di ciò discuteremo in Commissione e poi in Assemblea.
Il rogo che nella notte del 27 ottobre 1991 distrusse, in poche ore e con una violenza straordinaria, il teatro Petruzzelli non distrusse solo affreschi, velluti e stucchi, ma un pezzo della storia della nostra città, una parte grande della sua identità e diede un colpo al suo sviluppo che, per ragioni molto particolari, si è intrecciato con la vita artistica e culturale della città: i teatri, le case editrici (a cominciare dalla Laterza, presidio dell'antifascismo negli anni bui), l'università. Una crescita che, sia pure con mille contraddizioni ed ostacoli, ha visto nei suoi momenti migliori un'alleanza tra la parte più aperta dei ceti imprenditoriali baresi e quell'anima democratica della città che si esprime nel mondo del lavoro e delle professioni intellettuali. Alleanza che si è realizzata proprio nell'attenzione non al singolo fatto culturale, all'evento, ma alla costruzione di un sistema articolato di produzione-fruizione culturale.
Tuttavia, da quella notte, con il teatro Petruzzelli bruciato, il teatro Piccinni inagibile, l'auditorium Nino Rota inagibile, il teatro Margherita mai ricostruito, la vita artistica e culturale della città dovette rifugiarsi nelle chiese e negli alberghi e dovette, giocoforza, restringere il suo orizzonte, rinunciare alle sue belle ambizioni.
Al di là dei mandanti e degli esecutori materiali di quel delitto - pagine, sentenze, confessioni, prove, è tutto scritto, basta avere la pazienza e la tenacia di leggere -, con quell'incendio hanno vinto gli altri, quei ceti imprenditoriali e quei gruppi dirigenti della città che, per proteggere rendite ed interessi privati e sempre alla caccia di impieghi speculativi del loro denaro, hanno sistematicamente interloquito con il malaffare e con la criminalità organizzata - che, a Bari, rappresenta una realtà allarmante quanto recente - e che hanno fatto del cinismo incolto la cifra del loro essere baresi.
Nella storia di questo teatro si può ripercorre la storia della città. Fu costruito - come è stato già ricordato - da un ricco


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imprenditore barese, Antonio Petruzzelli, su progetto dell'ingegnere Messeni, per volontà del consiglio comunale di Bari che, per dare ascolto alle petizioni dei cittadini, aveva stabilito di assegnare un premio di 12 mila lire e il suolo gratuito a quell'impresa che avesse costruito un politeama conforme ad un progetto approvato dal municipio.
Dunque, per merito di un'imprenditoria intelligente e di un governo della città sagace, fu costruito un teatro di 3.200 posti, il più bello e il più insolito nella realtà del Mezzogiorno d'Italia, con un'acustica perfetta e con un palcoscenico di straordinarie dimensioni.
La sera del 14 febbraio 1903, i cittadini baresi salutarono l'inaugurazione del loro teatro con l'opera Gli Ugonotti di Meyerbeer, importante autore tedesco dell'ottocento, che prevede tra l'altro la presenza scenica di grandi masse, come quel palcoscenico permette. Mentre le note della Norma di Bellini sono le ultime che hanno risuonato all'interno del teatro la sera prima dell'incendio.
Novant'anni di storia, di cultura e di orgoglio cittadino finiti in una notte. Orgoglio cittadino per essere stato, il Petruzzelli, non solo storia di Bari, storia locale, ma parte della storia musicale dell'intero paese, da quando, all'inizio del secolo, signori e cafoni insieme venivano da ogni parte d'Italia per assistere all'opera in questo grande teatro popolare, fino ai rampanti anni ottanta e novanta. In tali anni la produzione del Petruzzelli è andata in giro per il mondo, e la gestione brillante ed audace di quel teatro ha portato sul palcoscenico artisti di livello mondiale e il Petruzzelli si è trasformato addirittura in set cinematografico.
Novant'anni in fumo, seguiti da dodici anni di incertezze, rallentamenti e difficoltà per procedere alla ricostruzione del teatro. E mentre riaprono La Fenice di Venezia e il Liceu di Barcellona, per il Petruzzelli la strada è ancora tutta in salita. Oggi segniamo un punto fermo con l'approdo in Assemblea del disegno di legge presentato dal Governo sull'istituzione della quattordicesima Fondazione lirico-sinfonica Petruzzelli. Il provvedimento è stato emendato nel corso dell'esame in Commissione al Senato. Le modifiche al testo originario riguardano il nome della Fondazione, che diventa «Fondazione Petruzzelli e Teatri di Bari», e il soggetto giuridico che potrà permettere la ricostruzione del teatro. È l'esito di una lunga storia, della quale voglio ricordare alcune tappe non per indicare colpe (di questo parleremo in seguito) ma soprattutto per evidenziare l'impegno di tanti.
Il consiglio comunale di Bari, nel 1997, dietro proposta di un consigliere dei democratici di sinistra, istituiva una commissione paritetica speciale composta da consiglieri di maggioranza e di opposizione e dalla famiglia Messeni Nemagna per arrivare a una soluzione condivisa sul futuro del Petruzzelli. Infatti, una delle questioni che nel corso di questi anni ha contribuito a dilatare i tempi è costituita dalla natura privata della proprietà dell'immobile - o meglio, del rudere - Petruzzelli.
Non a caso, i finanziamenti messi a disposizione dal Governo Ciampi e dal Governo D'Alema e dai ministri Veltroni e Melandri non hanno potuto essere utilizzati in quanto impossibilitati ad essere riscossi dalla famiglia Messeni Nemagna, soggetto privato proprietario, appunto, del teatro.
I lavori della commissione comunale erano pertanto rivolti alla ricerca di una soluzione che vedesse la possibilità di costruire un soggetto giuridico in grado di utilizzare sinergie tra più soggetti pubblici e anche privati per la ricostruzione dell'edificio e per la gestione integrata - come ricordava poc'anzi il sottosegretario Bono - del Teatro Piccini, del Teatro Petruzzelli e dell'Auditorium. Tale tema era già emerso all'interno della commissione, quando si discuteva con i proprietari del Teatro Petruzzelli anche dello sviluppo di una gestione artistica significativa e razionale dell'intera città.
Anche per merito del ministro Melandri, che ha individuato la soluzione, in seno alla commissione si raggiunge un accordo per la costituzione di una società


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mista destinataria delle risorse pubbliche e finalizzata alla ricostruzione del teatro.
Nel 1998, tuttavia, il consiglio comunale di Bari, con un voto risicato della maggioranza di centrodestra, decide lo scioglimento della commissione paritetica speciale ed affida al sindaco il compito di perfezionare e realizzare il relativo accordo. La conseguenza - non lo dico io, ma lo dice la cronaca di questi anni - è il blocco per i successivi tre anni di ogni ulteriore evoluzione, fino a quando il sottosegretario ai beni culturali, onorevole Vittorio Sgarbi, decide di riprendere la discussione.
Questa scelta porta ad una ripresa della trattativa con la famiglia Messeni Nemagna e vede impegnati i rappresentanti degli enti locali territoriali (regione Puglia, provincia e comune di Bari) ed il Ministero nella persona del sottosegretario Bono, che avvia due intese: una a livello nazionale per la definizione e chiusura di un protocollo di intesa che vedrà il 21 novembre la firma dei soggetti pubblici e della famiglia; l'altra a livello locale, che prevede la creazione di un sistema di gestione integrata dei quattro teatri cittadini e la formulazione di uno statuto della fondazione in cui viene richiamata la presenza dell'orchestra della provincia di Bari, unica realtà operante all'interno dell'intera provincia.
In data 25 ottobre 2002 viene siglato a Bari un protocollo di intesa fra regione Puglia, provincia e comune - e qui dobbiamo dare atto anche all'impegno della provincia e, in particolare, del vicepresidente della provincia -, protocollo che sancisce la volontà dei tre enti locali di costituire quel sistema integrato dei teatri di cui prima si parlava. Si tratta di una questione importante per far sì che si parli non soltanto di distribuzione, ma anche di produzione culturale territoriale: è un'occasione di promozione culturale, ma anche un elemento fondamentale di sviluppo dell'economia, nel rispetto delle vocazioni e delle potenzialità di questa terra, che è terra di frontiera anche in questo campo.
Dunque, nel dichiarare il nostro deciso voto favorevole a questo provvedimento, vorrei, però, sottolineare che con esso si apre una nuova fase di questa vicenda, che richiede impegni importanti al Governo e agli enti locali. Al Governo si richiede, come più volte da noi chiesto nelle ultime finanziarie e anche in questa, di aumentare in maniera significativa la quota destinata al fondo unico dello spettacolo. Sottosegretario Bono, alla vita artistica di questo paese non bastano briciole di finanziamenti. Lei lo sa bene. Agli enti locali e al ministero chiediamo un impegno nella ricostruzione integrale del teatro Petruzzelli. A noi interessa avere al più presto - entro quattro anni, dice la legge - il teatro funzionante, in tutte le sue parti. E interessa - perciò ci sarebbe piaciuto che in questo testo di legge ci fosse stato anche il riferimento al protocollo del 25 ottobre 2002 - un impegno per la gestione dei teatri, per restituire alla città quello che le è stato sottratto in questi anni e per promuovere nella città e nella regione cultura e sviluppo. Noi Democratici di sinistra a questo lavoreremo. E mi auguro che la condivisione larga che mi pare ci sia su questo disegno di legge continui in tutte le tappe del percorso complesso, ambizioso e difficile che ci aspetta a partire dai prossimi giorni (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo).

PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.

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