Allegato B
Seduta n. 371 del 13/10/2003


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INTERROGAZIONI PER LE QUALI È PERVENUTA RISPOSTA SCRITTA ALLA PRESIDENZA

AMORUSO. - Al Ministro degli affari esteri, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
negli ultimi anni il sindaco di Bisceglie (Bari), nel corso di viaggi compiuti in alcuni paesi del Medio Oriente, ha effettuato gemellaggi con le città di Khan Yonis (Palestina) e Al Fuheis (Giordania), di cui è stato dato ampio risalto nella città, senza mai attivare per tali iniziative alcuna eventuale procedura di autorizzazione da parte del Consiglio comunale, né di informazione alla prefettura di Bari ed al Ministero per gli affari esteri;
con atto monocratico n. 23 del 27 agosto 2001, il sindaco di Bisceglie ha nominato l'architetto Maher Al-Numair, nato a Irbid (Giordania) il 3 giugno 1960 ed ivi residente, consulente per la comunicazione, autorizzando lo stesso ad individuare nella sua città natale una sede di rappresentanza della città di Bisceglie;
con il medesimo atto, l'architetto è stato incaricato altresì di fungere da interprete del sindaco sia in Bisceglie sia all'estero, stabilendo per tale compito un compenso di lire 1.200.000 mensili, oltre al rimborso delle spese di viaggio e di soggiorno;
lo stesso Al-Numair, in occasione della manifestazione denominata «Festival del Mediterraneo» svoltasi negli ultimi anni a Bisceglie, ha percepito lire 1.260.000 oltre al rimborso per le spese di viaggio e soggiorno in qualità di «interprete e coordinatore» per il Medio Oriente per l'edizione del 1998 e lire 25.385.000 per «rimborso biglietti aerei» e «varie» per quella del 1999;
in questi ultimi casi, la città di nascita dello stesso risultava diversa da quella riportata nel già citato atto monocratico n. 23/2001 Husun o Husan, anziché Irbid;
con nota protocollo 22160 del 1 settembre 2001, il sindaco di Bisceglie rispondeva all'invito a partecipare al 13 Festival di Babilonia rivolto dalla sezione di Tutela degli interessi della Repubblica dell'Iraq presso l'Ambasciata del Sudan di Roma dichiarandosi «onorato di accettare l'invito a partecipare al Festival» ed esprimendo i «più vivi ringraziamenti» all'illustre persona dell'Ambasciatore della Repubblica dell'Iraq in Italia ed al Ministro dell'Informazione S.E. Hamed Youcef Hummadi, sperando di incontrarli a Bagdad. «Eccellenza Illustrissima», prosegue il sindaco di Bisceglie rivolgendosi all'Ambasciatore, «La prego di intercedere presso il suo Governo affinché possa essere esaudito il nostro più grande desiderio: quello di poter incontrare il Presidente Saddam Hussein in persona. Questo ci permetterebbe di portare direttamente la solidarietà al popolo ed al Governo dell'Iraq attraverso il Suo rappresentante più prestigioso, e di darne grande diffusione al nostro ritorno, a mezzo giornali e televisioni. Sarebbe un modo efficace di rompere anche l'embargo dell'informazione. Nel ribadirLe che la raccolta umanitaria precede senza sosta, Le giungano il saluto e l'abbraccio affettuoso dell'intera Città di


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Bisceglie e i miei personali. Il sindaco, Avv. Francesco Napoletano» -:
se tali iniziative rientrino tra i compiti istituzionali di un Sindaco, se siano compatibili con gli impegni assunti dall'Italia in campo internazionale e se siano in conformità alla legislazione vigente in materia di gemellaggi;
quali misure i Ministri intendano adottare nel caso di riscontro positivo di quanto sopra riportato.
(4-01511)

Risposta. - La conclusione di accordi di gemellaggio tra enti locali italiani ed analoghe comunità straniere è, come noto, soggetta all'autorizzazione di questo ministero, tanto più necessaria quando essa riguardi entità territoriali (è il caso della Striscia di Gaza, territorio amministrato dall'Autorità nazionale palestinese, dove si trova la località di Khan Yunis) che non hanno ancora le caratteristiche di uno Stato sovrano.
Nel caso in questione, non risulta che il comune di Bisceglie abbia chiesto l'autorizzazione di questo ministero. Nulla altresì risulta in merito al gemellaggio della città di Bisceglie con la città di Al Fuheis in Giordania.
Quanto all'invito rivolto da parte irachena al «Festival di Babilonia», di cui questo ministero era stato informato dal comune di Bisceglie, il viaggio del Sindaco e di una delegazione da lui guidata non ha poi avuto luogo. Una eventuale partecipazione all'evento iracheno non sembra tuttavia che potesse di per sé configurare alcuna incompatibilità con gli obblighi internazionali dell'Italia. Se è vero infatti che l'Iraq ha rotto le relazioni diplomatiche con l'Italia nel 1991 e che i rapporti tra i due Paesi sono curati attraverso sezioni di interessi presso ambasciate di Paesi terzi nelle rispettive capitali, vi è anche da rilevare che gli scambi nel settore culturale e le visite di delegazioni italiane in Iraq si sono sempre verificate con una certa frequenza e non hanno costituito, per se stesse, una violazione dell'embargo delle Nazioni unite.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Alfredo Luigi Mantica.

ANNUNZIATA. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
Cava de' Tirreni è un'antica città della provincia di Salerno, con oltre 50.000 abitanti, situata alle porte della costa d'Amalfi in un'invidiabile zona turistica che comprende tutte le località più rinomate della Campania (Paestum, Positano, Amalfi, Ravello, Pompei) distanti pochi chilometri da essa, offrendo ai suoi visitatori un ricco patrimonio di cultura, di storia, e di verdeggianti colline;
la città è sede dell'antica Abbazia Benedettina della Santissima Trinità, fondata nel 1011, monumento nazionale, vero condensato di storia e di opere d'arte che l'hanno resa famosa in tutto il mondo;
per queste caratteristiche, Cava de' Tirreni è stata riconosciuto fin dagli inizi del 900 «Stazione di Soggiorno e Turismo» fregiandosi finanche dell'appellativo di «piccola Svizzera»;
purtroppo il suo biglietto da visita, ovvero, la stazione ferroviaria, da alcuni anni versa in uno stato di deprecabile degrado ed abbandono che ha finito per comprometterne la dignità ed il prestigio acquisito nei secoli;
lo squallore generale della struttura, generato da una irresponsabile incuria, è accompagnato ed aggravato da una politica indiscriminata di tagli ai servizi che ha indotto i cittadini locali, soprattutto lavoratori pendolari, ad organizzarsi in comitati spontanei per richiamare l'attenzione delle istituzioni e dei vertici della società Trenitalia;
il caso segnalato è emblematico e rappresentativo di un quadro generale che testimonia in maniera sempre più evidente e preoccupante come le attuali politiche di riorganizzazione, ristrutturazione e risanamento delle nostre ferrovie stiano penalizzando sempre più il trasporto locale e pendolare, oltre a quello già marginale delle merci, puntando solo agli investimenti su alcune grandi direttrici e sulla «Alta Velocità»;


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questa situazione rischia di vanificare l'impegno assunto dal nostro Paese anche in sede comunitaria di offrire alla popolazione una mobilità soddisfacente, grazie a servizi di trasporto continui e di buona qualità, contribuendo ad uno sviluppo rispettoso dell'ambiente e che favorisca la coesione sociale, l'integrazione e l'equilibrio tra le diverse realtà locali, regionali e nazionali dell'intera Unione europea;
il problema del trasporto ferroviario rappresenta, perciò, un aspetto non secondario per lo sviluppo di tutto il mezzogiorno in quanto può consentire la riduzione dell'isolamento non solo geografico ma anche socio-economico di questa grande risorsa del nostro paese -:
se il Ministro sia a conoscenza dei fatti esposti;
se non ritenga urgente ed opportuno intervenire presso la società TRENITALIA affinché venga assicurato il dovuto decoro alla stazione ferroviaria di Cava de' Tirreni ma anche a tutte le stazioni ferroviarie del paese, piccole e grandi;
se e quali provvedimenti si stiano assumendo affinché nei processi di ristrutturazione del trasporto ferroviario gli obiettivi di efficienza aziendalistica ed economicità di gestione non vengano perseguiti a danno della qualità di un servizio ferroviario che riesca a coniugare l'efficienza e la modernità con le esigenze delle singole realtà locali e dell'utenza più debole come gli studenti e i lavoratori pendolari.
(4-05321)

Risposta. - Ferrovie dello Stato Spa ha riferito che l'attuale offerta commerciale realizzata in Campania è coerente con il complesso sistema di mobilità regionale denominato «Metrocampania», progetto portato a termine dall'assessorato ai trasporti della regione Campania insieme alla società Trenitalia, con l'obiettivo di migliorare sensibilmente la mobilità dei cittadini, rendendo più rapidi e confortevoli i collegamenti tra tutte le località della regione.
Con tale progetto, in parte già realizzato ed in parte in fase di concretizzazione, nel 2010 si avranno in Campania 170 km di nuove linee ferroviarie ed 83 nuove stazioni. I parcheggi previsti sono 28 e 21 i nodi di interscambio.
Di tale articolato programma infrastrutturale negli ultimi due anni sono stati realizzati ed inaugurati 15 chilometri di rete ferroviaria e 12 stazioni; sono, altresì, stati individuati collegamenti di tipo metropolitano e stazioni di interscambio che permettono di accedere ai treni per la media e lunga percorrenza, utilizzando tempi stretti di coincidenza.
Questo progetto ha visto la partecipazione di tutti i comitati e le associazioni dei clienti presenti sul territorio, tra i quali il comitato pendolari di Cava de' Tirreni, in vista della realizzazione di una vera e propria riorganizzazione del trasporto ferroviario regionale.
Attualmente la tratta ferroviaria tra Salerno e Napoli è assicurata da 17 collegamenti in entrambi i sensi di marcia, che giungono nel centro di Napoli utilizzando la linea passante.
Per quanto riguarda la stazione di Cava de' Tirreni, si fa presente che dall'inizio del 2003, in attuazione di programmi di razionalizzazione della rete, la stessa è divenuta impianto impresenziato da agenti della circolazione.
È, comunque, attivo il servizio di biglietteria.
È stato realizzato il sottopasso di stazione e sono state rimosse le due passerelle a raso che collegavano il marciapiede intermedio al 1o marciapiede.
La stazione in argomento non è inserita nell'elenco degli impianti in cui Trenitalia assicura il servizio di assistenza alla clientela disabile.
Per i servizi igienici, così come per la sala d'aspetto, si è dovuto procedere alla temporanea chiusura, per i numerosi atti di vandalismo che ne avevano determinato l'impraticabilità.
Sono in corso i lavori per la ristrutturazione dei servizi igienici nel fabbricato viaggiatori.
La sala d'attesa, ubicata al piano dei binari, non permetteva adeguati livelli di controllo per scoraggiare atti vandalici.


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Per le attese sarà utilizzato l'ampio atrio al piano stradale, che verrà attrezzato con panchine ed altri arredi al fine di offrire alla clientela un comfort adeguato.
Il varco d'accesso al parcheggio per auto è stato provvisoriamente chiuso perché sulle stesse aree la società Metropark, entro l'estate, aprirà un parcheggio a pagamento.
Per superare il dislivello tra il piano binari e la strada comunale a quota maggiore, è stato individuato, a vantaggio delle persone disabili, un percorso alternativo attraverso il parcheggio.
L'impianto di Cava de' Tirreni è inserito nella Carta dei servizi e viene frequentemente monitorato per la valutazione dello stato generale e del decoro.
A giustificazione di quanto denunciato, si deve far riferimento anche al cambio d'appalto dei contratti di pulizia e servizi appalti.
Le complesse procedure connesse ai cambi hanno interessato anche i primi mesi del corrente anno, con ripercussioni negative sull'efficienza.
Sulla qualità dei servizi offerti, si fa presente che è stato avviato da rete ferroviaria Italiana (RFI) un progetto strategico per la riqualificazione e rifunzionalizzazione di tutte quelle stazioni ferroviarie della rete non incluse nei progetti Grandi stazioni e medie stazioni.
Per la stazione in questione si prevedono opere di recupero del fabbricato viaggiatori, di abbattimento delle barriere architettoniche e di potenziamento dei sistemi di informazione al pubblico.
Sono altresì previste azioni tese alla valorizzazione ai fini commerciali degli spazi di stazione.
Relativamente al trasporto ferroviario delle merci in Italia, occorre sottolineare che la divisione cargo di Trenitalia, pur in un contesto congiunturale ed internazionale fortemente negativo, sta operando in un'ottica di sviluppo della propria offerta sia nel traffico convenzionale sia combinato.
In particolare, per quanto riguarda il trasporto combinato, che consentendo l'integrazione della mobilità stradale con quella ferroviaria e marittima favorisce il riequilibrio del sistema trasporti, Trenitalia detiene una quota del 40 per cento di tale traffico su quello globale merci, che la pone al primo posto in Europa.
Partendo dalla considerazione che il processo di liberalizzazione del trasporto ferroviario merci rappresenta uno stimolo a migliorare sempre di più la qualità dei propri servizi, sono stati elaborati, già nella campagna commerciale 2003, in particolare per il traffico a treni completi, nuovi criteri nei rapporti con i clienti che garantiscano un sistema di qualità reciproca.
Nel contempo si sta lavorando, per la campagna commerciale 2004, alla progettazione di nuove offerte nel traffico diffuso.
Questo progetto permetterà di ottimizzare il reticolo logistico al fine di migliorare la qualità dei servizi, e altresì di efficientare il sistema di produzione di questo tipo di trasporto.
Per quanto riguarda il traffico internazionale, si stanno realizzando alleanze con altre imprese europee per favorire l'incremento dei volumi di traffico e migliorare la qualità del servizio.
D'altronde Trenitalia ha obiettivi di sviluppo del traffico come una qualsiasi azienda che sta sul mercato e come richiesto dalle direttive europee 12, 13, 14/2001 in via di recepimento.
Il Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e per i trasporti: Nino Sospiri.

BALLAMAN. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
la legge 5 febbraio 1998, promulgata dal Presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro e proposta dall'allora Presidente del Consiglio Romano Prodi ha determinato le disposizioni generali su l'uso della bandiera della Repubblica italiana e su quella dell'Unione europea;
il decreto del Presidente della Repubblica 7 aprile 2000 n. 121, ha regolamentato tale disciplina da parte dell'amministrazione dello Stato e degli Enti pubblici;


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la Presidenza del Consiglio attraverso il dipartimento del cerimoniale di Stato ha ribadito che sugli edifici pubblici statali possano essere esposti esclusivamente la bandiera nazionale e quella europea, mentre sugli edifici pubblici delle regioni e degli enti locali possano essere aggiunte solo le rispettive bandiere ufficiali;
sempre la stessa Presidenza del Consiglio ha detto che non possono essere esposte altre bandiere o simboli e che tale esposizione su edifici pubblici di simboli di qualunque altra natura determina una violazione ai sensi degli articoli 292-323-327 del codice penale -:
se la Presidenza del Consiglio non intenda attivarsi puntualmente attraverso le prefetture al fine di ripristinare in tutti gli edifici pubblici il corretto uso delle uniche bandiere che possono essere esposte nei sopracitati luoghi.
(4-06179)

Risposta. - Si fa presente che, a seguito delle indicazioni impartite dal dipartimento del cerimoniale di Stato di questa Presidenza del Consiglio, sono state trasmesse conseguenti istruzioni ai prefetti in merito alla corretta esposizione delle bandiere sugli edifici pubblici.
Si precisa inoltre che le forze dell'ordine sono intervenute, in alcune occasioni, per segnalare, ai responsabili di sedi o uffici pubblici, il divieto di esposizione di vessilli non istituzionali.
Il Ministro per i rapporti con il Parlamento: Carlo Giovanardi.

BALLAMAN. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
la legge n. 62 del 10 marzo 2000 prevedeva l'erogazione di contributi per le scuole parificate;
risulta all'interrogante che molte scuole parificate della provincia di Pordenone che il 20 per cento dei contributi per l'esercizio finanziario 2001 e il 100 per cento dei contributi a sostegno «dell'attività prescolastica integrata» dell'esercizio 2002 non sono ancora stati erogati;
se entro breve tempo tali contributi non verranno erogati queste scuole saranno costrette a ridurre l'offerta formativa e a chiedere ulteriori sacrifici economici alle famiglie;
se poi tale situazione dovesse protrarsi in futuro alcune potrebbero anche rischiare di sospendere definitivamente la loro attività -:
quali siano i motivi di tali gravi ritardi, quali tempi di erogazione dei contributi e se tali ritardi riguardino tutto il Paese o solo alcune zone.
(4-06873)

Risposta. - L'interrogante lamenta che non è stato erogato il 100 per cento dei contributi a sostegno «dell'attività prescolastica integrata» dell'esercizio 2002.
Il problema della provincia di Pordenone riflette la situazione determinatasi su tutto il territorio nazionale.
Sulla questione il Governo ha già più volte riferito in Parlamento, in occasione di analoghe interrogazioni, illustrando i motivi dei ritardi verificatisi nei pagamenti. Da ultimo, in data 24 luglio 2003, il rappresentante del Governo per l'istruzione ha riferito in Aula Senato.
Come già riferito in quella sede, sono già stati completamente erogati alle scuole non statali destinatarie tutti i contributi spettanti per l'esercizio finanziario 2001. Per quanto concerne in particolare il ritardo nel pagamento dei contributi spettanti alle scuole dell'infanzia - che in termini di competenza dell'esercizio 2001 ammontavano, rispettivamente, a lire 176.272.000.000 per il capitolo 4150 («assegni, premi e sussidi per il mantenimento e la diffusione delle scuole materne non statali») e a lire 500.000.000.000 per il capitolo 4151 («spese per la partecipazione alla realizzazione del sistema prescolastico integrato») - va ricordato che la disponibilità di cassa dell'esercizio finanziario 2001 è stata quasi interamente utilizzata per onorare un impegno di spesa assunto dall'
ex Servizio Scuola Materna per un importo pari


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a lire 169.948.323.000, che altrimenti sarebbe andato perento al termine dello stesso esercizio; detto impegno era riferito all'anno scolastico 1999/2000 ed è stato pagato il 29 ottobre 2001. Di qui la disponibilità di cassa ridotta rispetto allo stanziamento di competenza dell'esercizio 2001. Ciò non ha quindi consentito di erogare integralmente gli impegni di competenza del medesimo esercizio, con la conseguenza che il pagamento degli impegni assunti precedentemente ha inciso sulla disponibilità dell'esercizio 2002, che è così risultata a sua volta ridotta rispetto allo stanziamento di competenza del medesimo esercizio 2002.
Anche per quanto concerne l'esercizio finanziario 2002 si può affermare che il problema è risolto.
In merito alle cause del ritardato pagamento dei contributi di competenza dello stesso esercizio 2002, va fatto presente che, a seguito della riorganizzazione dell'amministrazione dell'istruzione operata con il decreto del Presidente della Repubblica n. 347 del 6 novembre 2002, lo stato di previsione di spesa del ministero per il medesimo anno ha subito una notevole modificazione. Sono stati, infatti, istituiti i centri di responsabilità regionali, intestati agli uffici scolastici regionali, cui sono state trasferite competenze già rimesse agli uffici dell'amministrazione centrale.
Lo stanziamento complessivo dell'esercizio finanziario 2002 destinato ai contributi alle scuole non statali di ogni ordine e grado, incrementato rispetto al precedente esercizio, ammontava a euro 527.474.475,00. Il 30 per cento (euro 157.691.335,00) delle risorse finanziarie complessive è stato erogato direttamente dagli uffici scolastici regionali con imputazione ai pertinenti capitoli per i contributi alle scuole non statali intestati ai centri di responsabilità regionali; per il restante 70 per cento euro 369.783.140,00) è stato invece costituito un fondo unico (Fondo per l'integrazione dei finanziamenti alle scuole non statali), iscritto al capitolo 1752 del bilancio del Ministero, da ripartire con atto amministrativo a firma del Ministro dell'economia e delle finanze.
Le difficoltà riguardanti la parte non erogata direttamente dai centri di responsabilità regionali sono state superate in seguito agli impegni assunti dal Ministro dell'economia e delle finanze in data 11 giugno 2003, presso l'Assemblea della Camera, in sede di discussione di interrogazione a risposta immediata di analogo argomento.
In seguito agli impegni assunti dal Ministro dell'economia e delle finanze, questo ministero ha emanato la circolare n. 54 del 30 giugno 2003.
Nella suddetta circolare è stato fatto presente che, con nota prot. n. 1009/P del 12 giugno 2003, è stata comunicata dal servizio affari economico-finanziari all'assegnazione agli uffici scolastici regionali delle somme relative all'integrazione dei finanziamenti per l'esercizio finanziario 2002 - resesi disponibili, con decreto del ministero dell'economia e delle finanze n. 27498, mediante prelevamento dal Fondo di riserva per le autorizzazioni di cassa di una somma pari a euro 91.713.560,00 - nonché l'assegnazione delle somme iscritte nel bilancio del ministero al capitolo 1752 Fondo per l'integrazione dei finanziamenti alle scuole non statali) che rappresentano gli 8/12 (gennaio-agosto 2003) della spesa relativa all'esercizio finanziario 2003, per un importo complessivo pari a euro 243.232.988,00 in termini di competenza e a euro 196.713.326,00 in termini di cassa, resesi disponibili a seguito del decreto n. 38382 del medesimo ministero dell'economia e delle finanze. Nella stessa circolare è stata sottolineata l'esigenza di provvedere all'immediato pagamento degli impegni assunti nell'esercizio finanziario 2002 ed è stato anche fornito un piano di riparto, con relativi chiarimenti, che riassume l'intero quadro finanziario del 2002.
Il Sottosegretario di Stato per l'istruzione, per l'università e per la ricerca: Valentina Aprea.

BELLILLO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
da alcuni mesi a questa parte la strategia aziendale di Trenitalia Spa, è


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particolarmente volta alla riduzione degli oneri economici per il personale dipendente occupato;
tra le forme concrete di attuazione della suddetta strategia vi è la trasformazione di numerosi convogli dalla classificazione di «diretti» a quella di «regionali», trasformazione che - accompagnata a provvedimenti temporanei di messa fuori servizio di un certo numero di carrozze, variabile a seconda della tipologia di treno - permette a Trenitalia di impiegare un solo agente di scorta sui convogli;
tale forma di utilizzazione del personale, oltre a provocare gravi disagi alla clientela - perlopiù costituita da studenti e lavoratori pendolari - costituisce un aggravamento di responsabilità per l'unico agente di scorta in servizio e un fattore di minor sicurezza per i passeggeri;
in particolare, qualora abbiano a verificarsi eventi di particolare straordinarietà e gravità all'interno di un convoglio, l'unico agente di scorta si trova costretto a scegliere fra intervenire - comunque da solo - sull'evento, oppure seguire il normale incarico di conduzione del ruolino di marcia e di verifica dei titoli di viaggio -:
se intenda intervenire presso la direzione dell'azienda Trenitalia Spa affinché sia sospeso il suddetto modello di gestione del personale di scorta ai convogli e, attraverso il ripristino, ove dovuto, del doppio agente di scorta, sia garantito un maggior livello di sicurezza all'utenza e siano ridotte le responsabilità oggettivamente gravanti sull'agente unico.
(4-05638)

Risposta. - Ferrovie dello Stato Spa ha riferito che la classificazione di alcuni treni da diretti a regionali, operato d'intesa con le regioni interessate, è stata disposta da un provvedimento di adeguamento dei treni in questione a precisi standard quali il numero di fermate effettuate ed il tipo di materiale rotabile utilizzato.
Detta classificazione non comporta la riduzione del personale impiegato nel servizio di scorta né sono configurabili possibili conseguenze negative sulla qualità del servizio fornito alla clientela.
La quantità di personale assegnato a ciascun treno è, comunque, sempre rapportata al numero di vetture aperte al servizio viaggiatori.
Quando nella programmazione del materiale rotabile si prevede che uno stesso convoglio possa effettuare più corse nella stessa giornata ad orari diversi e con affluenze diverse di viaggiatori il treno può circolare con vetture chiuse al servizio.
L'esclusione al servizio viaggiatori di alcune carrozze può derivare anche da guasti ed anomalie che comunque non impediscono al treno di partire anche se in composizione ridotta.
In tutti questi casi la chiusura di alcune carrozze, comunica Ferrovie dello Stato, non modifica la responsabilità del personale addetto e la sicurezza dei viaggiatori.
Il Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e per i trasporti: Nino Sospiri.

BELLOTTI, LAMORTE, ARRIGHI, LUIGI MARTINI, CARRARA, ALBERTO GIORGETTI, TRANTINO, SAIA, FRANZ, CORONELLA, RAISI, AIRAGHI, PERETTI, ANNA MARIA LEONE, ANGELA NAPOLI, CANNELLA, BENEDETTI VALENTINI, GIORGIO CONTE, FOTI e LISI. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
con la risposta all'interrogazione a risposta immediata n. 3-01601 del 20 novembre 2002 il Governo ha sostanzialmente risposto ad un'interrogazione del gruppo Alleanza nazionale nel rilevare quanto è stato fatto e quanto ancora rimane da fare sul fronte della sicurezza negli stadi e della prevenzione legata ad episodi di violenza in occasione di eventi e manifestazioni sportive;
il calcio rappresenta nell'immaginario collettivo degli italiani lo sport nazionale per eccellenza;


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il calcio nazionale è seguito nel mondo da milioni di persone ed è il primo ambasciatore dell'immagine del nostro Paese nel mondo;
il calcio, in Italia, viene praticato da milioni di persone sia a livello professionistico, dilettantistico ed amatoriale;
attorno al mondo del calcio ruotano interessi economici importanti;
è uno sport che nella sua forma giovanile e dilettantistica, è sicuramente un grandissimo strumento educativo;
le squadre professionistiche ricevono in maniera diretta ed indiretta contributi importanti da enti collegati allo Stato;
i calciatori professionisti e/o i dirigenti hanno acquisito un ruolo pubblico di rilevanza sociale, una funzione pubblica e comunicativa importantissima, accentuata dai riflettori dei mass media e i comportamenti dei medesimi molto spesso assumono valore di emulazione sociale;
domenica 17 novembre 2002, ancora una volta si sono verificati episodi gravi di insinuazioni sulla moralità generale del calcio ed inaccettabili comportamenti di intolleranza da parte di professionisti -:
se non intenda adottare iniziative normative volte ad introdurre sanzioni economiche, quali, ad esempio, la riduzione di eventuali finanziamenti statali a favore delle società i cui giocatori, dirigenti o iscritti delle organizzazioni calcistiche si rendano responsabili di gravi comportamenti atti a screditare l'immagine del calcio professionistico (responsabilità oggettiva), anche avviando con gli enti pubblici interessati un confronto circa l'attualità delle procedure sanzionatorie nei confronti dei medesimi dirigenti e giocatori e delle relative società professionistiche.
(4-04617)

Risposta. - La Federazione Italiana giuoco calcio ha ritenuto che quanto genericamente indicato nell'interrogazione possa riferirsi alle dichiarazioni espresse dall'allenatore dell'A.S Roma, signor Fabio Capello, in occasione della partita Roma-Internazionale, tenutasi il 16 novembre 2002.
Al riguardo la Federazione ha reso noto che il tecnico è stato deferito dal Procuratore federale alla Commissione disciplinare della Lega nazionale professionisti, unitamente alla società A.S. Roma, quest'ultima responsabile oggettiva in ordine alla violazione delle norme poste a tutela della dignità delle persone operanti nell'ambito della FIGC.
L'organo disciplinare si è pronunciato comminando l'ammenda di 15 milioni di euro sia all'allenatore - sanzione ridotta in appello a 10 milioni di euro - che all'A.S. Roma, ciò a testimonianza dell'intenzione della Federazione di voler adottare tutte quelle misure che si rendono necessarie per prevenire o comunque reprimere quei comportamenti posti in essere da soggetti che ricoprono, seppur in diverse forme, posizioni di responsabilità, nel mondo sportivo.
Il Sottosegretario di Stato per i beni e le attività culturali: Mario Pescante.

BERTUCCI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
il tratto della strada statale n. 77, che collega Civitanova Marche a Macerata, si presenta oggettivamente pericoloso per il traffico automobilistico, a causa dello stato del fondo stradale fortemente sconnesso per tutto il percorso;
di conseguenza, numerosi sono stati gli incidenti, anche mortali, che si sono verificati in tale tratto stradale -:
se non si ritenga assolutamente indispensabile ed urgente provvedere celermente agli interventi necessari, per mettere in sicurezza il predetto tratto della strada statale n. 77.
(4-06650)

Risposta. - L'Anas Spa, in merito alla lamentata pericolosità dovuta allo stato di usura della pavimentazione del tratta di strada statale 77 «della Val di Chienti», tra


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i km.89+600 e 110+000 (Macerata - Civitanova Marche), ricorda anzitutto che con legge n. 144 del 1999, è stato istituito il Piano Nazionale per la Sicurezza Stradale, che all'articolo 32 prevede l'attuazione degli interventi di sicurezza stradale sulla rete nazionale ANAS attraverso programmi annuali da realizzare in base a finanziamenti sia ordinari che straordinari.
La società stradale fa conoscere che gli interventi in programma lungo la strada statale in argomento sono i seguenti:

PAVIMENTAZIONI:
lavori di rafforzamento della pavimentazione stradale e successiva realizzazione di tappeto del tipo Splitt-Mastix tra i km. 36+000 e 52+000 sul tratto a due corsie e tra i km. 52+000 e 108+000 sul tratto a quattro corsie. Importo euro 2.888.829,92;
lavori per l'eliminazione delle infiltrazioni sul piano viabile ed il rafforzamento della pavimentazione stradale mediante la realizzazione di tappeto Splitt-Mastix in tratti saltuari tra i km. 61+400 e 96+200 lato sinistro e tra i km. 69+750 e 92+450 lato destro. Importo euro 2.211.559,52.

BARRIERE STRADALI:
lavori per l'adeguamento delle barriere stradali tra i km. 30+000 e 110+200. Importo euro 4.008.438,00.

I tre interventi del Piano di Sicurezza sono stati già approvati e finanziati e sono in fase di appalto.
La società stradale fa presente, inoltre, che sono in corso di esecuzione i seguenti lavori:
a) Ordinaria manutenzione, per un importo di euro 80.000,00;
b) Manutenzione opere di protezione, per un importo di euro 66.600,00;
c) Manutenzione impianti elettrici, per un importo di euro 50.000,00;
d) Sfalcio erba, per un importo di euro 83.300,00;
e) Lavori urgenti di protezione per caduta massi in tratti saltuari tra i km. 32+000 e 41+600, per un importo di euro 3.147.700,92.

Sono, invece, in fase di consegna i seguenti interventi:
a) Manutenzione della segnaletica orizzontale e verticale, per un importo di euro 150.000,00;
b) Distese generali periodiche (pavimentazioni) in tratti saltuari, per un importo di euro 833.000,00.

La società stradale rammenta, infine, che la statale in questione è inserita tra le infrastrutture strategiche di preminente interesse nazionale previste dalla legge obiettivo.
Il Viceministro delle infrastrutture e dei trasporti: Ugo Martinat.

BIMBI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
l'organizzazione e l'avvenire delle scuole di specializzazione per l'insegnamento secondario sono attualmente oggetto di discussioni parlamentari;
gli indirizzi di musica e spettacolo oltre a condividere le difficoltà e le incertezze di tutte le SSIS, si trovano ad affrontare problemi assolutamente peculiari, derivanti dalla contiguità disciplinare con gli interessi dei conservatori di musica, che vanno ad incidere non soltanto sul futuro degli Indirizzi, ma anche - e soprattutto - sul loro lavoro passato e sui diritti acquisiti di coloro che nelle SSIS-Musica si sono specializzati;
tali problemi non derivano da posizioni preconcette nei confronti delle istituzioni dell'alta formazione artistica e musicale, con le quali è evidentemente necessario avere dialogo e collaborazione; a dimostrazione di quanto sopra l'università di Pavia sta stipulando convenzioni-quadro tra S.I.L.SI.S. e facoltà di musicologia


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da un lato e alcuni conservatori di musica dall'altro, inoltre ha stabilito il riconoscimento, in termini di crediti formativi universitari, di competenze musicali maturate in Conservatorio che la facoltà di musicologia valutate nei percorsi formativi dei propri iscritti indipendentemente da qualsiasi reciprocità;
i medesimi problemi, che per il momento pesano sulle SSIS-musica, sono destinati a coinvolgere anche i corsi delle lauree specialistiche d'indirizzo musicale;
la S.I.L.SI.S. di Pavia, in particolare, si sente maggiormente coinvolta da questi problemi attesa la sospensione ministeriale della classe di abilitazione 77/A, Strumento musicale nella Scuola media, verificatasi lo scorso agosto alla quale sembrano legarsi, quasi senza soluzione di continuità, i problemi attuali delle SSIS-musica;
risultano sconcertanti i tempi e i modi della sospensione in questione, comunicata all'Università quarantaquattro giorni dopo il decreto ministeriale 25 giugno 2002 «Numero dei posti a livello nazionale per l'ammissione alla Scuola di specializzazione per l'insegnamento nella scuola secondaria» il cui allegato B (parte integrante del decreto secondo il disposto dell'articolo 1 dello stesso) espressamente autorizzava l'attivazione della classe in oggetto, e allorché risultavano già iscritti ad essa oltre un centinaio di candidati;
la nota ministeriale di sospensione ha arrecato grave pregiudizio ai programmi di collaborazione tra l'università di Pavia e diversi conservatori di musica, poiché le convenzioni sono destinate non solo a sostanziare la «specificità» della classe di abilitazione 77/A richiamata dalla stessa nota (e di cui l'università era perfettamente consapevole fin dalla fase preparatoria del Manifesto degli Studi SILSIS 2002-2003), ma anche ai progetti di cooperazioni più durature volti a integrare competenze e percorsi formativi a tutto vantaggio degli studenti di entrambe le istituzioni;
ne deriva un pesante danno di immagine alla SILSIS pavese, con un significativo esborso di tempo, energie e denaro da parte dell'università prima per attivare le procedure di iscrizione alla classe e poi per porre rimedio all'incresciosa situazione venutasi a creare; che ha frustrato le attese di numerosi docenti e aspiranti docenti che nell'attivazione della classe 77/A, da molti di essi espressamente sollecitata nel corso del passato anno accademico, avevano finalmente ravvisato la possibilità di metter fine a una situazione di incertezza e precarietà che non ha eguali in nessun altro settore dell'ordinamento scolastico italiano;
a tutto questo si deve aggiungere il fatto che in data 22 ottobre 2002 la VII Commissione del Senato, in sede di conversione del decreto legge n. 212, contenente modifiche alla legge n. 508 1999 («Riforma dell'istruzione artistica e musicale»), ha approvato un emendamento, al comma 2 dell'articolo 4 del medesimo decreto, «Validità dei diplomi» che recita: «Fino all'entrata in vigore di specifiche norme di riordino del settore, i diplomi conseguiti al termine dei corsi di didattica della musica, compresi quelli rilasciati prima dell'entrata in vigore della presente legge, hanno valore abilitante per l'insegnamento dell'educazione musicale nelle scuole e costituiscono titolo di ammissione ai corrispondenti concorsi a posti di insegnamento nelle scuole secondarie, purché il titolare sia in possesso del diploma di scuola secondaria superiore e del diploma di Conservatorio»;
tale emendamento produce alcune visibili conseguenze: l'inciso «compresi quelli rilasciati prima dell'entrata in vigore della presente legge» configura di fatto un'ennesima sanatoria aggravata dall'essere destinata a una sola categoria e fondata su soli titoli (col risultato di riconoscere abilitate all'insegnamento anche persone che non solo non hanno mai sostenuto alcun concorso, ma che, in astratto, potrebbero addirittura non aver mai messo piede in una scuola);


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ne potrebbe conseguire una richiesta di blocco delle attuali graduatorie delle classi 31/A e 32/A, in modo da permettere l'inserimento in esse dei nuovi abilitati de iure (il cui numero si aggira presumibilmente intorno alle duemila unità);
l'idea espressa nella motivazione all'emendamento, secondo la quale il percorso SSIS andrebbe «sostanzialmente a duplicare» la formazione ricevuta nelle scuole di didattica della musica, si presta naturalmente a invocare una par condicio anche nel punteggio iniziale di graduatoria (i 30 punti di cui godono attualmente gli specializzati SSIS, che rappresentano sin d'ora un danno enorme e in molti casi irreparabile per gli abilitati degli indirizzi di musica e Spettacolo);
si potrebbe ipotizzare un dubbio di costituzionalità della suddetta norma: non si capisce, infatti, per quale motivo solo i diplomati delle SDM dovrebbero acquisire (e per giunta a posteriori) un'abilitazione all'insegnamento per il solo fatto di aver frequentato una scuola post-diploma, e perché analogo riconoscimento non debba essere previsto anche per i diplomati universitari in Storia e Didattica della musica oppure, al di fuori delle discipline musicali, anche per coloro che abbiano frequentato scuole di specializzazione post-lauream in storia dell'arte, disegno, eccetera;
risulta evidente come l'emendamento favorisca alcuni cittadini a scapito di altri, infatti l'accesso ai concorsi ordinari, l'accesso alle SSIS-musica e l'accesso alle SDM non sono completamente parificati: l'unico titolo valido per accedere alle SDM è infatti il diploma di Conservatorio, mentre ai concorsi ordinari e - di conseguenza - alle SSIS si accede anche con altri diplomi e lauree;
scompare, inoltre, dall'orizzonte la formazione delle discipline psico-pedagogiche;
un altro fattore discriminante, che mina le fondamenta della pretesa sostanziale equivalenza di SSIS e SDM, deriva dall'obbligatorietà del tirocinio per conseguire un'abilitazione SSIS, mentre ciò non è previsto per le SDM;
la nuova formulazione dell'articolo sottrarrebbe di fatto la formazione dei docenti di educazione musicale al percorso comune previsto per i docenti di tutte le altre discipline, producendo inoltre la regressione nelle graduatorie permanenti e negli accessi a ruolo degli specializzati SSIS (paradossalmente, gli unici docenti di musica mai formati in maniera analoga ai docenti delle altre discipline);
altro fattore è l'alterità delle (eventuali) lauree specialistiche per l'insegnamento di discipline musicali rispetto alle (eventuali) altre lauree disciplinari analoghe atteso che il citato decreto-legge n. 212 convertito dalla legge n. 258 del 2002 all'articolo 2 «fa espresso divieto alle università di attivare corsi di studio negli specifici settori artistico, musicale e coreutico» -:
quali provvedimenti intenda assumere al fine di stabilire in via definitiva il rapporto fra l'alta formazione artistica e musicale e la formazione universitaria, che ha comportato non pochi problemi e penalizzato l'università di Pavia, in particolare, ponendo fine ad una palese discriminazione che non fa che peggiorare la già conflittuale situazione che colpisce più in generale tutte le SSIS.
(4-04726)

Risposta. - I corsi quadriennali di didattica della musica non sono dei generici corsi post-diploma, ma sono corsi post-diploma specificamente finalizzati alla formazione di insegnanti di educazione musicale nella scuola primaria e secondaria come chiaramente indicato nei decreti ministeriali istitutivi (cfr. decreto ministeriale 13 aprile 1992 e decreto ministeriale 24 settembre 1994), pertanto gli studenti sostengono un esame di ammissione, essendo le SDM a numero chiuso, similmente alle SSIS, e durante il ciclo quadriennale di 1200 ore affrontano 15 esami in 3 anni e, alla fine del 4o anno, un esame di


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Diploma composto da 9 prove tra scritte, orali e pratiche.
Inoltre, quella formazione psico-pedagogica di cui l'interrogante paventa la scomparsa è garantita negli orientamenti didattici della scuola di didattica della musica dall'insegnamento specifico di «Pedagogia musicale», così articolato: Psicologia dell'età evolutiva, pedagogia generale, didattica generale, psicologia della musica, didattica dell'educazione musicale, didattica della pratica strumentale, tecniche della programmazione.
Gli stessi orientamenti prevedono esplicitamente per le scuole in argomento la realizzazione del tirocinio, che è infatti attivo in forme differenziate come per le SSIS, tenendo presente, però, che per queste ultime solo una minima parte (circa 20 per cento delle 250 ore dedicate al tirocinio vengono effettivamente svolte dentro la scuola.
Nelle SSIS sono, infatti, considerate complessivamente ore di tirocinio quelle relative a specifici moduli dedicati alle tecniche di osservazione e, in parte, di legislazione scolastica o di «organizzazione scolastica», di norma svolte con i Supervisori al tirocinio; le ore di «tirocinio osservativo» dentro la classe che sono circa 30/40; le ore di progettazione didattica dedicate alla stesura del «progetto di tirocinio» sotto la guida del supervisore; le ore di «attuazione del tirocinio», cioè di lezione affiancata dal tutor accogliente, ovvero il docente che ospita nella classe il tirocinante che sono circa 10/20 ore ed infine le ore dedicate alla stesura della relazione sull'esperienza di tirocinio svolta.
L'ammissione alla scuola di didattica della musica dei soli diplomati in strumento costituisce semplicemente il rispetto di indispensabili pre-requisiti tecnico-musicali.
Infatti, alla scuola di didattica della musica si può accedere solo con un'adeguata formazione musicale, richiesta specificamente dagli ordinamenti richiamati, essenziale affinché su di essa si possa innestare un percorso finalizzato all'insegnamento della musica.
Proprio il rigore cui sono ispirate l'ammissione ai corsi di didattica della musica, la frequenza dei corsi suddetti e il superamento dell'esame finale ha indotto il legislatore ad attribuire ai predetti corsi valore abilitante.
La scelta di riservare alle istituzioni di alta formazione, anziché alle università, la formazione iniziale degli insegnati di musica (materia che ricomprende anche, ovviamente, l'insegnamento di strumento musicale) è stata fatta dal Parlamento allorché ha approvato l'articolo 5, della legge delega n. 53 del 2003.
I percorsi finalizzati all'insegnamento della musica verranno definiti dai decreti legislativi previsti dalla stessa legge delega cui il MIUR sta lavorando. Nel frattempo, la formazione iniziale è assicurata dai corsi esistenti di didattica della musica, già coerenti con i principi della legge delega, e non può più essere affidata alle SSIS.
Va da ultimo chiarito che la classe 77/A è stata soppressa in quanto l'insegnamento di strumento musicale era previsto, nell'ordinamento vigente, esclusivamente nei corsi sperimentali presso gli istituti magistrali, mantenuti in vita provvisoriamente fino all'attuazione della riforma prevista dalla legge n. 53 del 2003.
La definizione delle nuove classi di concorso, coerenti con la riforma, avverrà pertanto in attuazione della riforma stessa contemporaneamente alla definizione del relativo percorso formativo presso le istituzioni di alta formazione.
Il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca: Letizia Moratti.

BOVA e MINNITI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
nella notte di mercoledì 8 gennaio 2003, a Reggio Calabria, un criminale attentato incendiario ha colpito la sezione del PdCI «Paolo Suraci»;
solo fortunatamente l'incendio non ha prodotto effetti devastanti;


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l'attentato che ha colpito la sezione dei Comunisti Italiani si colloca in un contesto particolarmente grave e preoccupante sotto il profilo dell'ordine pubblico a Reggio Calabria dove, ogni notte, da più tempo, si susseguono, in un crescendo allarmante, attentati incendiari ed esplosioni a scopo estorsivo ed intimidatorio che seminano panico -:
quali urgenti provvedimenti intenda adottare per:
a) stroncare una strategia che appare volta ad alimentare un clima di tensione nella città di Reggio Calabria;
b) determinare misure e impegni capaci di ripristinare l'ordine pubblico e l'agibilità democratica.
(4-05006)

Risposta. - Nelle prime ore della notte del 9 gennaio 2003, ignoti hanno appiccato il fuoco, utilizzando una bottiglia di plastica contenente alcool, allo zerbino posto all'ingresso della sezione del Partito dei Comunisti Italiani «Paolo Suraci» di Reggio Calabria.
Dai primi accertamenti gli investigatori tendono ad escludere che l'atto criminoso fosse finalizzato ad arrecare ulteriori danneggiamenti all'interno della sezione, ritenendo piuttosto che l'episodio abbia avuto un intento intimidatorio.
Sono tuttora in corso le indagini per l'individuazione dei responsabili dell'atto criminoso.
La recrudescenza del fenomeno degli atti intimidatori perpetrati da alcuni mesi a Reggio Calabria è stata più volte approfondita in apposite riunioni del Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica che ha pianificato accurati servizi di controllo del territorio urbano, soprattutto nelle ore serali e notturne. A tale scopo il dispositivo predisposto dall'Arma dei carabinieri, che è stato ampliato nelle province di Cosenza, Catanzaro e Reggio Calabria di 150 unità in extra-organico, prevede anche l'impiego di pattuglie in abiti borghesi. Tale attività ha consentito l'arresto in flagranza di due giovani sorpresi mentre si apprestavano a lanciare una bottiglia incendiaria contro gli Uffici dell'Anagrafe comunale di Reggio Calabria.
Il Governo ha più volte ribadito in Parlamento che non sottovaluta la pericolosità di questi comportamenti illegali, invitando le Autorità di pubblica sicurezza a rafforzare l'attività di prevenzione e di contrasto verso ogni forma di deviazione della contrapposizione politico-sociale.
Sul piano generale della sicurezza pubblica, il fenomeno degli atti intimidatori ha fatto registrare un effettivo incremento a Reggio Calabria, passando dai 180 casi del 2001 ai 196 del 2002. Tali atti sono indirizzati particolarmente in danno di amministratori comunali e dell'imprenditoria locale e si collegano, principalmente, all'attività estorsiva ed al tentativo di condizionare le scelte politico-economico delle vittime da parte delle cosche.
Su questo piano, nonostante un significativo incremento dei tentativi di estorsione denunciati alle forze di polizia, 84 nel 2002 a fronte delle 44 del 2001, la scarsa collaborazione delle vittime nella fase della denuncia ed in quella delle indagini rimane, tradizionalmente, uno dei principali elementi critici per l'efficacia dell'azione delle forze dell'ordine.
A tale riguardo, oltre alla costante attenzione istituzionale ed all'impulso sempre più deciso nell'attività di polizia, uno dei punti di interesse primario per contrastare il fenomeno consiste proprio nella maggiore diffusione della cultura della legalità come fattore di crescita della coscienza civile e, soprattutto, della fattiva collaborazione dei cittadini con le forze dell'ordine. Questo obiettivo può essere perseguito, tra l'altro, facendo leva sul sostegno che viene dalle elargizioni a favore dei soggetti colpiti da attività estorsive, di cui alla legge n. 44 del 1999, sulla celerità nell'adozione delle misure di protezione garantita dalla nuova legge sui collaboratori e testimoni di giustizia e sull'impegno delle Associazioni operanti nel settore dell'antiracket e dell'usura a diffondere la cultura della denuncia, anche attraverso la previsione che, in caso di inadempimento, si possa perdere lo status di associato.


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Per quanto concerne, in generale, l'azione di contrasto alle varie manifestazioni criminali nella provincia di Reggio Calabria il costante impegno delle forze di polizia ha recentemente consentito, tra l'altro, l'arresto di decine di affiliati ad organizzazioni mafiose dedite soprattutto all'attività estorsiva.
Tra le operazioni concluse positivamente si segnala che l'11 febbraio 2003 la squadra mobile della questura reggina ha eseguito diciassette ordinanze di custodia cautelare in carcere nei confronti di altrettanti soggetti ritenuti responsabili di associazione di tipo mafioso, usura ed estorsione; i destinatari dei provvedimenti restrittivi sono da considerarsi quali componenti dell'«ala militare» del potente sodalizio «De Stefano» e fra di essi sono ricompresi pericolosi sicari. Nel corso delle perquisizioni domiciliari sono stati sequestrati titoli e somme di denaro per un totale di oltre seicentomila euro.
Sul fronte dell'attività di prevenzione, è stato recentemente raddoppiato il numero delle «volanti» impegnate nel controllo del territorio dalla, questura di Reggio Calabria (attualmente Otto nell'arco delle ventiquattro ore); il dispositivo è stato poi rafforzato ulteriormente con l'invio di Otto equipaggi dei Reparti prevenzione crimine della polizia di Stato.
Dal 20 gennaio 2003, inoltre, è stata avviata la sperimentazione, in alcune aree del capoluogo, del servizio del «poliziotto e carabiniere di quartiere».
Quanto alla presenza delle Forze di Polizia nella provincia, il numero di abitanti per singolo operatore di polizia è pari, per il reggino, a 127, laddove il corrispondente valore a livello nazionale è 256.
Fra le varie iniziative adottate per una più efficace lotta alla criminalità, si precisa che la provincia costituisce territorio di riferimento della programmazione cofinanziata con fondi strutturali comunitari nel settore della sicurezza.
Le problematiche connesse alla recrudescenza delle fenomenologie criminose evidenziatesi nella provincia di Reggio Calabria sono state approfondite anche nel corso di un incontro tra il Ministro dell'interno ed una delegazione di parlamentari calabresi che si è tenuto il 30 gennaio 2003.
Si segnala, infine, che dall'inizio dell'anno sono state assegnate ai vari uffici e reparti della polizia di Stato della menzionata provincia, 26 unità e, con decorrenza dal giugno scorso, 18 agenti ausiliari per le esigenze della questura.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Alfredo Mantovano.

BRESSA e PISTELLI. - Al Ministro dell'interno, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
la legge 1 aprile 1981, n. 121, ai commi 22 e 23 dell'articolo 43, con riferimento al personale direttivo della polizia di Stato, ha stabilito che ai funzionari del ruolo dei commissari, che abbiano prestato servizio senza demerito per quindici anni (attualmente tredici), è attribuito il trattamento economico spettante ai primi dirigenti, e ai funzionari del ruolo di commissari compresi i primi dirigenti, che abbiano prestato servizio senza demerito per venticinque anni (attualmente ventitré), è attribuito il trattamento spettante ai dirigenti superiori;
in virtù dell'estensione del trattamento economico previsto per il personale della polizia di Stato al personale delle altre forze di polizia, in base alla tabella di equiparazione fra qualifiche e gradi dell'uno e dell'altro personale, estensione prevista dai commi 16 e 17 dell'articolo 43, la normativa richiamata è estesa, fra l'altro anche all'Arma dei Carabinieri;
secondo la predetta tabella gli ufficiali dell'arma dei carabinieri a partire dal grado di sottotenente, equiparato a quello di vicecommissario per la Polizia di Stato, dopo quindici anni (attualmente tredici), ottengono il trattamento economico del grado corrispondente al primo dirigente, e dopo venticinque anni (attualmente ventitré) il trattamento corrispondente alla qualifica


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di dirigente superiore della Polizia ovvero quello di generale di brigata;
la predetta anzianità viene computata includendo anche gli anni di servizio trascorsi in altra Arma o corpo dell'esercito;
in data 27 dicembre 1988 il comando generale dell'Arma dei Carabinieri, in seguito all'ammissione dei decreti da parte della Corte dei conti - delegazione regionale del Lazio - dava disposizione di estendere agli aventi diritto, il trattamento di cui sopra a partire dalla nomina di sottotenente -:
quali iniziative intenda prendere per il riconoscimento dei medesimi diritti a favore del personale direttivo e dirigente delle varie armi dell'esercito e della polizia di Stato, che si trovino nelle condizioni del personale direttivo e dirigente dell'Arma dei Carabinieri.
(4-05246)

Risposta. - I commi 22 e 23 dell'articolo 43 della legge n. 121 del 1981 hanno disposto, nei confronti dei funzionari del ruolo dei commissari della polizia di Stato, al compimento del quindicesimo e del venticinquesimo anno di servizio senza demerito, l'attribuzione del trattamento economico, rispettivamente, di primo dirigente e di dirigente superiore.
Successivamente, la legge n. 250 del 2001 ha ridotto gli stessi periodi temporali; rispettivamente, a tredici e ventitre anni.
Nella pratica applicazione di tali disposizioni, il Ministero dell'interno ha considerato utile, ai fini dell'attribuzione del trattamento economico dirigenziale, il solo servizio prestato nel ruolo dei commissari, quello eventualmente svolto nel ruolo degli ufficiali del disciolto Corpo delle guardie di pubblica sicurezza nonché il servizio prestato nel ruolo degli ufficiali di altre forze di polizia, cui è esteso analogo beneficio.
La legittimità di tale interpretazione è stata, già alcuni anni fa, revocata in dubbio sotto il profilo della disparità di trattamento con gli equiparati gradi dell'Arma dei carabinieri, ai quali la delegazione regionale per il Lazio della Corte dei conti ha riconosciuto la cumulabilità, ai fini del raggiungimento del servizio utile per l'attribuzione del trattamento economico dirigenziale, del servizio prestato quale ufficiale di Forze armate diverse dall'Arma dei carabinieri, unica cui è riconosciuto lo
status di forza di polizia.
Pertanto, nel maggio del 1997 il ministero dell'interno ha provveduto a rivolgere uno specifico quesito al ministero del tesoro, che, con nota del 9 settembre 1998, a firma del Ragioniere Generale dello Stato, ha ritenuto corretta l'interpretazione fino ad allora seguita, sul rilievo che i compiti istituzionali delle forze di polizia sono nettamente distinti da quelli attribuiti alle forze armate e giustificano un trattamento economico differenziato.
Il criterio cui si è fatto cenno ha continuato, quindi, ad essere seguito e potrebbe essere mutato solo mediante l'adozione di una apposita iniziativa legislativa che ne modifichi i presupposti normativi.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Alfredo Mantovano.

BRICOLO e POLLEDRI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
in molte città del nostro Paese sono presenti illegalmente numerose comunità nomadi stanziate in campi abusivi, i quali oltre ad essere privi di ogni supporto logistico atto alla sosta, presentano condizioni igienico sanitarie da terzo mondo che si ripercuotono inevitabilmente sui bambini costretti a vivere in situazioni di allarmante disagio e che allo stesso tempo diventano un grosso problema sociale portando degrado nei quartieri in cui si stabiliscono e anche, in molti casi, un aumento di fenomeni di criminalità;
due recenti sentenze della Corte di Cassazione hanno stabilito che le condizioni di ingresso e di soggiorno degli extracomunitari previste dalla Legge Bossi-Fini si applicano anche ai Rom;
non esiste infatti secondo quanto detto dalla Suprema Corte, uno statuto dei nomadi di etnia rom nei paesi dell'Unione Europea;


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attualmente tutte le leggi nazionali e le raccomandazioni comunitarie che tutelano l'etnia Rom, dettano comunque regole tali per cui nessuno può soggiornare stabilmente nello Stato se non è munito di visto d'ingresso e permesso di soggiorno;
considerato che l'ammissione ai diritti civili, in condizione di parità con il cittadino, e la partecipazione alla vita pubblica locale riguarda solo lo straniero in regola con il permesso di soggiorno, la Corte ha evidenziato che in questo caso la legge 1997 che ha stabilito, che le minoranze nazionali devono essere protette, non può essere invocata;
inoltre la Cassazione ha stabilito che le condizioni dettate dalla legge non possono essere disattese, nemmeno facendo riferimento al provvedimento del consiglio dei ministri che nel 1999 ha riconosciuto i Rom tra i destinatari della protezione temporanea delle popolazioni coinvolte nella vicenda Kosovo -:
se il Ministro non ritenga opportuno predisporre una circolare da inviare agli uffici competenti affinché si adeguino all'interpretazione delle norme date dalla Corte di Cassazione e affinché vengano immediatamente sgomberati i campi nomadi abusivi come quello di Forte Sante Caterina a Verona, presenti sul territorio nazionale.
(4-04923)

Risposta. -Il Ministero dell'interno e, in particolare, il dipartimento della Pubblica Sicurezza non ha mai messo in dubbio il principio, di recente ribadito dalla Corte di cassazione con sentenza n. 17857 del 13 dicembre 2002, secondo il quale gli appartenenti alla etnia nomade dei ROM sono soggetti alle disposizioni vigenti in materia di ingresso e soggiorno degli stranieri sul territorio nazionale e, pertanto, possono essere espulsi ove risultino irregolari.
L'adozione dei provvedimenti espulsivi, per violazione delle norme sul soggiorno nel nostro Paese, deve, comunque, tener conto delle norme di diritto interno e internazionale che proteggono i minori, le donne incinte o altre situazioni di indiscutibile rilievo umanitario.
Detto questo, si assicura che anche nei confronti degli appartenenti alla etnia ROM sono stati e continuano ad essere adottati provvedimenti espulsivi in presenza dei presupposti di legge.
Quanto alle misure di protezione temporanea nel territorio dello Stato previste dal decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 12 maggio 1999 a favore degli stranieri provenienti dalle zone interessate all'emergenza Kosovo, un successivo decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 1o settembre 2000 ne ha disposto, come noto, la cessazione, prevedendo, per i soggetti che ne hanno beneficiato, l'ammissione ad un programma di rimpatrio assistito.
Nei confronti di coloro che non si sono avvalsi di tale programma e che, perciò, sono rimasti irregolarmente in Italia, è previsto l'allontanamento dal territorio nazionale, adottando nei confronti dei medesimi, ai sensi dell'articolo 2, comma 3, dello stesso decreto del 1o settembre 2000, i provvedimenti previsti dalla legislazione vigente.
Tornando agli aspetti sollevati dall'interrogante riguardanti gli appartenenti all'etnia ROM e, in particolare, il richiesto sgombero di un campo nomade abusivo insediatosi a Verona, presso il Forte Santa Caterina, nel dicembre 2002, si comunica - sulla base delle notizie fornite dal comune di Verona per il tramite della locale prefettura - che lo stazionamento di nomadi nel Forte Santa Caterina è durato soltanto una decina di giorni, in un momento di particolare rigidità delle condizioni climatiche e in attesa della sistemazione nell'area di Forte Azzano, dove il Comune stava procedendo a predisporre i necessari servizi.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Alfredo Mantovano.

BRIGUGLIO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
i consiglieri comunali di alleanza nazionale Maurizio Capone e Giuseppe Cattafi


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hanno chiesto al sindaco di Milazzo (Messina), in data 6 marzo 2002 copia delle determine sindacali e dirigenziali dal 1 maggio 2000 ad oggi, ai fini dell'espletamento del mandato elettivo;
con un atto che, ad avviso dell'interrogante, si palesa come illegittimo e oggettivamente intimidatorio nei confronti dei suddetti consiglieri comunali che intendono esercitare il proprio mandato mediante l'accesso agli atti, e in particolare - come alcuni tra quelli richiesti - concernenti materie di grande rilevanza soprattutto sul piano della legalità e della trasparenza amministrativa, il sindaco di Milazzo non solo non ha ottemperato all'obbligo di rilasciare la documentazione richiesta per sottrarsi al controllo, ma ha volutamente cercato di intimorire i due consiglieri comunali, inviando una nota di chiaro intento minatorio, oltre che dilatorio, all'assessorato enti locali della regione siciliana e alla procura generale della Corte dei conti, con cui ha gratuitamente ipotizzato che l'iniziativa dei consiglieri di opposizione possa rivestire un carattere defatigatorio e a scapito del normale funzionamento degli uffici comunali, ha dato luogo ad una condotta gravemente... malcelata da una superflua quanto illegittima richiesta di procedibilità indirizzata alle autorità suddette -:
se intenda accertare che la condotta del sindaco di Milazzo, assunta in palese violazione dei principi e delle norme in materia di trasparenza e di accesso agli atti, configuri provvedimenti sanzionatori a suo carico, compresi quelli della rimozione.
(4-03357)

Risposta. - In merito al lamentato diniego di accesso agli atti, da parte del sindaco di Milazzo (ME), nei confronti di alcuni consiglieri comunali, si precisa, in via preliminare, che - atteso che in materia di controllo sugli enti locali la regione Sicilia esercita la propria autonomia - l'intervento sanzionatorio dello Stato è limitato alle sole ipotesi in cui si concretizzino motivi di ordine pubblico o vengano riscontrate infiltrazioni di tipo mafioso.
Nella fattispecie, in particolare, il competente ufficio territoriale del Governo ha acquisito notizie dall'assessorato regionale enti locali, in base alle quali risulta che in data 6 marzo 2002 due consiglieri comunali avevano chiesto il rilascio di n. 4116 copie di determinazioni dirigenziali e di n. 236 copie di determinazioni sindacali per il periodo compreso tra il 1o maggio 2000 e la data della stessa richiesta. In conseguenza di ciò, il comune di Milazzo aveva ritenuto di formulare apposito quesito al citato assessorato regionale in merito alla procedibilità o meno della richiesta avanzata dai summenzionati consiglieri, anche alla luce delle specifiche direttive impartite con la circolare assessoriale del 7 agosto 1986.
È stato altresì riferito che l'assessorato regionale, nel rispondere il 26 aprile 2002 ha configurato come legittimo il diniego ad ottemperare alla inoltrata richiesta di atti, in quanto ha reputato il contenuto della stessa sproporzionato e che il comune di Milazzo, nel trasmettere copia della suddetta nota assessoriale ai signori consiglieri interessati, li ha portati a conoscenza della determinazione sindacale 10 maggio 2002, n. 19192. Con detto atto, nelle more dell'adozione di un'apposita normativa regolamentare, era stato disposto l'invio all'Ufficio della presidenza del consiglio comunale anche delle determinazioni sindacali e dirigenziali.
Lo stesso assessorato ha altresì precisato che le deliberazioni di giunta municipale appena adottate vengono trasmesse in copia all'ufficio di Presidenza del consiglio comunale e che le determinazioni sindacali e dirigenziali vengono poi pubblicate, come di rito, per quindici giorni consecutivi all'Albo Pretorio, restando a disposizione per l'eventuale accesso da parte dei consiglieri comunali e dei cittadini presso il settore organi istituzionali e di partecipazioni - ufficio deliberazioni e determinazioni.
Tenuto conto che l'amministrazione comunale di Milazzo si è attenuta scrupolosamente alle norme di carattere generale ed alle direttive impartite dal competente assessorato,


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nonché alla giurisprudenza in materia di accesso agli atti da parte dei consiglieri comunali, non sembra pertanto ravvisarsi, nella circostanza, alcun comportamento intimidatorio.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Antonio D'Alì.

BRIGUGLIO e LA GRUA. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
l'onorevole Carmelo Incardona, presidente della commissione antimafia dell'assemblea regionale Siciliana è da anni impegnato in favore della trasparenza e della legalità nel comune di Vittoria;
risulta agli interroganti che l'onorevole Incardona che ha già pagato un alto tributo alla lotta antimafia con l'assassinio del padre, sia fortemente a rischio di attacchi da parte della criminalità organizzata -:
quali urgenti iniziative intenda assumere per apprestare la necessaria azione di tutela del presidente della commissione antimafia dell'assemblea regionale Siciliana, onorevole Carmelo Incardona, in relazione a possibili attacchi da parte della criminalità organizzata.
(4-04157)

Risposta. - Dal 3 febbraio 2002 il prefetto di Ragusa ha disposto la misura della vigilanza generica radiocollegata a protezione dell'onorevole Carmelo Incardona, in ragione del suo incarico di Presidente della Commissione antimafia della regione Sicilia.
Il successivo 24 agosto, la stessa Autorità provinciale di pubblica sicurezza, in considerazione anche dell'attività professionale svolta dal predetto nel comune di Vittoria, ove il padre dello stesso venne ucciso nel 1989 da appartenenti ad un
clan mafioso, ha proposto all'Ufficio centrale interforze per la sicurezza personale (UCIS) l'istituzione anche di un servizio di scorta.
L'UCIS, dopo aver svolto una approfondita istruttoria, con deliberazione del 24 marzo 2003, ha considerato adeguata l'applicazione della vigente misura della vigilanza generica radiocollegata, salvo eventuali sviluppi info-investigativi che richiedano il riesame della misura in atto, non ravvisando elementi tali da ritenere necessaria la proposta misura di protezione ravvicinata nei confronti dell'Onorevole Incardona.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Alfredo Mantovano.

BRUSCO. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
la legge n. 68 del 1999 (Norme per il diritto al lavoro dei disabili) obbliga i datori di lavoro al collocamento dei disabili in quote di riserva di cui all'articolo 3 -:
se i datori di lavoro pubblici e privati assolvano agli obblighi di cui alla citata legge;
se gli uffici di vigilanza competenti effetuino puntualmente e periodicamente le relative verifiche;
se il ministero interrogato sia in possesso di dati per province.
(4-05133)

Risposta. - A seguito del decentramento dei compiti in materia di mercato del lavoro, l'attività relativa al collocamento obbligatorio è gestita dai competenti servizi provinciali.
Pertanto la rilevazione sul territorio è svolta da tali organi, i quali hanno l'obbligo di segnalare all'organo ispettivo il mancato assolvimento degli obblighi occupazionali previsti dalla legge 12 marzo 1999, n. 68, nonché di altri eventuali adempimenti da parte dei datori di lavoro soggetti alle disposizioni della citata legge n. 68.
Si evidenzia al riguardo che i datori di lavoro pubblici e privati, soggetti alla normativa sul collocamento obbligatorio, sono tenuti ad inviare entro il 31 gennaio di ogni anno, il «prospetto informativo» di cui all'articolo 9, comma 6, della legge 12 marzo 1999, n. 68, contenente le informazioni stabilite dal decreto ministeriale


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22 novembre 1999; tale documento costituisce richiesta di avviamento dei lavoratori protetti ai Servizi da parte dei datori di lavoro privati.
Si rappresenta che l'articolo 15, comma 1, della citata legge n. 68 del 1999, prevede l'assoggettabilità dei datori di lavoro privati a sanzione amministrativa per la mancata presentazione o per il ritardato invio del citato prospetto informativo.
Appare, inoltre, opportuno evidenziare che la normativa vigente nel settore pubblico (articolo 36 del decreto legislativo n. 29 del 1993, modificato dall'articolo 22, comma 2, del decreto legislativo n. 80 del 1998), consente ai datori di lavoro pubblici ampi margini di discrezionalità in ordine all'assolvimento degli obblighi occupazionali; pertanto ai Servizi provinciali, in mancanza di una richiesta di avviamento da parte di tali soggetti, non è attribuito il potere di procedere d'ufficio all'inserimento lavorativo dei soggetti disabili.
Per completezza si fa presente che in data 28 giugno 2002, in ottemperanza al disposto di cui all'articolo 21 della legge n. 68 del 1999, la direzione Generale per l'impiego, l'orientamento e la formazione di questo ministero ha presentato al Parlamento la prevista relazione sullo stato di attuazione della citata legge 68, elaborata sulla base delle informazioni che le regioni, annualmente, sono tenute ad inviare al ministero del lavoro e delle politiche sociali.
In tale documento, pubblicato sul sito
Internet di questo ministero, sono riportate le tabelle ed i grafici che riproducono la rilevazione effettuata nel corso dei primi due anni d'applicazione della legge n. 68; essa riguarda sia il numero dei lavoratori iscritti negli elenchi speciali sia il numero dei lavoratori avviati nel predetto periodo di riferimento.
In particolare, i grafici illustrano sia l'entità del numero degli iscritti e di avviati, sia le percentuali, sotto entrambi i profili, riferite a ciascuna regione.
Il Sottosegretario di Stato per il lavoro e per le politiche sociali: Pasquale Viespoli.

BRUSCO. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
giovani studenti parteciparono al concorso di ammissione alla Facoltà di medicina e chirurgia presso varie università italiane per l'anno accademico 2000-2001;
contro l'esclusione dalle graduatorie di ammissione alcuni studenti presentarono ricorso al TAR;
ottenuta la sospensiva del TAR, le università avrebbero dovuto permettere a questi giovani di frequentare con riserva i corsi di Medicina e Chirurgia così da poter sostenere gli esami;
solo alcune Università hanno consentito agli studenti la frequenza con riserva, permettendo loro di sostenere gli esami;
altri giovani, pur non ammessi alla frequenza, hanno comunque seguito informalmente i corsi;
alcune università (Padova, Roma) hanno autonomamente regolarizzato le iscrizioni;
le ultime pronunce giurisdizionali favorevoli risalgono all'anno accademico 2000-2001, mentre negli anni successivi i TAR hanno respinto analoghi ricorsi;
negli anni passati, a seguito dei provvedimenti positivi dei TAR, sono state regolarizzate le iscrizioni delle poche migliaia di studenti;
la maggior parte degli istituti universitari sono allocati nel centro-nord, con grave pregiudizio rispetto alle opportunità dei giovani del Mezzogiorno -:
se non intenda adottare iniziative normative volte a regolarizzare la posizione di tutti gli studenti beneficiari dei provvedimenti cautelari di sospensiva (circa 1.500) per l'anno accademico 2000-2001, per consentire loro di affrontare serenamente il corso di studio, così da ripristinare un diritto garantito costituzionalmente.
(4-06009)


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Risposta. - Al riguardo, si fa presente che questo ministero ha recentemente confermato attraverso note ufficiose trasmesse ad onorevoli parlamentari, la posizione assunta anche dal precedente governo, ovvero di non poter prevedere una sanatoria ad iniziativa governativa in favore degli studenti iscritti con riserva nell'anno accademico 2000-2001.
Peraltro, un disegno di iniziativa degli onorevoli De Simone, Cento, Deiana e Vendola approvato dalla Camera il 12 febbraio 2003 ed attualmente in corso di esame al Senato (A.S. 2005 ed abb.), prevede che agli studenti nei confronti dei quali i competenti organi di giurisdizione amministrativa abbiano emesso ordinanza di sospensione dell'efficacia di atti preclusivi dell'iscrizione ai corsi di diploma universitario o di laurea afferenti al settore sanitario, le università presso le quali gli studenti stessi sono stati iscritti, anche sotto condizione, nell'anno accademico 2000-2001, consentono l'iscrizione per l'anno accademico 2001-02, al secondo anno di altro corso di diploma universitario o di altro corso di laurea riconoscendo loro i crediti formativi eventualmente maturati.
Tale iniziativa parlamentare, se approvata, consentirà agli studenti interessati di continuare gli studi senza che sia pregiudicata la durata normale dei corsi presso i quali potranno iscriversi.
Il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca: Letizia Moratti.

BUEMI. - Al Ministro degli affari esteri, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
in Tunisia vi è una forte presenza dell'imprenditoria italiana che agisce in vari settori e che favorisce gli scambi culturali, sociali e professionali tra i due Paesi;
gli imprenditori italiani si sono associati tra loro formando la Imit che ha come finalità la promozione della collaborazione tra i vari connazionali che operano in Tunisia e lo sviluppo di buoni rapporti con il Paese ospitante;
tutto ciò presuppone lo scambio di visite, riunioni e sopralluoghi dall'Italia alla Tunisia e viceversa, cosa questa ultima che è resa molta difficile in conseguenza delle difficoltà ad ottenere un visto d'ingresso nel nostro Paese;
questa situazione si continua a perpetuare nonostante l'impegno più volte preso da parte degli imprenditori associati in Tunisia a fornire tutte le garanzie del caso e rischia di deteriorare gli interessi italiani in quel Paese e lo sviluppo degli interscambi economici -:
se non si ritenga necessario affrontare, con la necessaria rapidità, questa situazione consentendo, con tutte le garanzie del caso offerte dai nostri imprenditori in Tunisia, agli operatori economici tunisini di poter venire nel nostro Paese a svolgere le loro attività senza dovere subire ritardi e il rischio di dinieghi per i visti d'ingresso;
se non si ritenga indispensabile una politica più attenta in materia d'interscambi economici con la Tunisia sia per favorire i nostri imprenditori in quell'area sia per consentire un maggiore sviluppo autonomo della stessa Tunisia che, nel medio periodo, renderebbe meno pressante la necessità di emigrare da parte di quella popolazione e rafforzerebbe i rapporti economici e culturali tra i due Paesi.
(4-06288)

Risposta. - La Cancelleria consolare dell'ambasciata d'Italia a Tunisi riserva ogni dovuta attenzione al rilascio dei visti per motivi d'affari nella piena consapevolezza dell'importanza che lo sviluppo dell'interscambio commerciale riveste nell'ottica del consolidamento del «Sistema Italia» in Tunisia.
Nel corso dell'ultimo triennio è stato accolto circa il 90 per cento delle domande dei visti per motivi di affari, a riprova della particolare sensibilità per lo sviluppo dei rapporti commerciali bilaterali.
Si segnala al riguardo che la cancelleria consolare interessata emette, in proporzione alle richieste, un numero di visti più


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elevato rispetto a quello dei maggiori partner Schengen, le cui percentuali di diniego oscillano nella fattispecie tra il 25 ed il 30 per cento (per quanto concerne rispettivamente Germania e Francia).
È tuttavia da mettere in conto che in presenza di richieste irricevibili o di condizioni che ne impediscano oggettivamente il rilascio, come la carenza della documentazione presentata, possano verificarsi dei dinieghi in base ai criteri previsti dalla normativa vigente.
In relazione a quanto sopra e in assenza di più circostanziate indicazioni appare arduo comprendere quali possano essere le ragionevoli difficoltà segnalate dall'Associazione IMIT, costituita peraltro in Italia e che a partire dallo scorso anno raggruppa alcuni imprenditori operanti in Tunisia, principalmente nel settore tessile.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Alfredo Luigi Mantica.

BULGARELLI. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
secondo quanto riportato dalle agenzie di stampa, dal 20 febbraio al 5 marzo 2003, si svolgerà un'imponente esercitazione militare della NATO nel mar Jonio, ad est della Sicilia;
all'esercitazione prenderanno parte forze di 10 Paesi, tra cui il nostro, e saranno impiegati numerosi sommergibili, navi e aerei; in particolare sono previste, nell'ambito dell'esercitazione, ben 130 missioni aeree, sia diurne che notturne;
il mar Jonio è attraversato da rotte civili e particolarmente frequentato da ogni sorta di imbarcazioni e la complessità e la durata delle esercitazioni, ben quindici giorni, influirà inevitabilmente sia sul traffico marittimo che su quello aereo -:
se siano state adottate tutte le precauzioni, e di che tipo, a tutela della popolazione civile e del traffico aereo e marittimo, in modo da scongiurare qualsiasi rischio di incidenti connessi all'esercitazione in oggetto.
(4-05444)

Risposta. - L'esercitazione aeronavale «Dog Fish 2003», organizzata dal Comando delle forze navali Nato del Sud Europa, si è svolta dal 20 febbraio al 5 marzo di quest'anno in un'area che comprende parte del Mediterraneo centrale e del Mar Jonio, interessando tratti di mare territoriale e di alto mare (acque internazionali).
L'esercitazione, ampiamente collaudata in quanto riproposta con cadenza annuale da circa vent'anni, ha lo scopo di verificare la capacità operativa di una forza multinazionale costituita da navi, sommergibili ed aerei di vari Paesi NATO (nella circostanza il Canada, la Francia, la Germania, la Gran Bretagna, la Grecia, l'Italia, l'Olanda, il Portogallo, la Spagna, gli Stati Uniti e la Turchia), nella condotta di operazioni coordinate anti-sommergibile, anti-superficie e di sorveglianza costiera.
Ciò detto, per quanto attiene alle limitazioni alla libertà di navigazione, esse sono disciplinate:
a) in campo internazionale, dall'articolo 25, comma 3, della Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare (Montego Bay, 10 dicembre 1982) ratificata con la legge 2 dicembre 1994, n. 689, che conferisce allo Stato costiero la possibilità di stabilire temporanee restrizioni al diritto di passaggio del mare territoriale;
b) in campo nazionale, dal codice della navigazione, che attribuisce all'Autorità Marittima la competenza ad interdire, con ordinanza, il transito e la sosta in determinate zone del mare territoriale.
La prassi internazionale vigente, inoltre, prevede che le esercitazioni al di fuori delle acque territoriali, che rappresentano un pericolo per la navigazione marittima ed aerea, debbano essere preannunciate con avviso ai naviganti o avviso agli aeronaviganti (NOTAM).
In coerenza con le citate normative il Comando Militare Marittimo Autonomo della Sicilia, con l'avviso ai naviganti n. 062/03 in data 17 dicembre 2003, oltre a rendere noto il periodo e le coordinate dell'area interessata dall'esercitazione, ha informato della pericolosità della navigazione,


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sosta e pesca per attività aeree, navali e subacquee, invitando nel contempo le navi in transito a prestare la massima attenzione.
Parimenti, la Brigata Spazio Aereo dell'Aeronautica Militare, con tre avvisi «Notice To Airmen» (NOTAMs) in data 22 gennaio 2003, ha indicato il periodo ed i punti di coordinate dell'area in cui veniva proibito il traffico aereo ai velivoli non partecipanti all'esercitazione.
Si ritiene, pertanto, che siano state adottate per tempo tutte le previste precauzioni per lo svolgimento dell'esercitazione nella massima sicurezza, a tutela sia della popolazione civile, sia del traffico aereo e marittimo.
Il Ministro della difesa: Antonio Martino.

BULGARELLI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
in occasione della sua recente visita in Medio Oriente, il Presidente del Consiglio ha incontrato il premier israeliano Sharon, il presidente Moshe Katzav ed altre personalità del governo di Israele nell'ambito di una serie di incontri volti a favorire il processo di pace nei territori mediorientali; durante la stessa missione il Presidente del Consiglio ha incontrato anche rappresentanti dei governi giordano ed egiziano mentre non ha avuto alcun colloquio né con il Presidente dell'Autorità palestinese Yasser Arafat né con il neo premier Abu Mazen;
tale decisione appare all'interrogante del tutto ingiustificata e inopportuna, considerati i delicati equilibri che caratterizzano l'attuale fase politica in Medio Oriente, e gravemente lesiva nei confronti del popolo e dell'autorità palestinese, che pure costituiscono una componente insostituibile per il varo di reale politica di distensione nella regione -:
quali siano stati i motivi di opportunità politica che hanno indotto il Presidente del Consiglio a non ritenere necessari colloqui con il Presidente Yasser Arafat e con il premier Abu Mazen;
se non ritenga che incontrando soltanto esponenti del governo israeliano il Presidente del Consiglio abbia di fatto delegittimato l'autorità palestinese come controparte negoziale ed abbia immotivatamente privilegiato un rapporto preferenziale con il governo di Israele.
(4-06597)

Risposta. - La recente visita, dal 9 all'11 giugno 2003, del Presidente Berlusconi in Israele, Egitto e Giordania, compiuta all'indomani dei Vertici di Sharm el-Sheikh (3 giugno) e Aqaba (4 giugno), si annovera tra le iniziative poste in essere dal Governo italiano per rilancio del processo di pace in Medio Oriente. Il negoziato israelo-palestinese sarà una delle principali sfide del semestre italiano di Presidenza dell'UE. Il raggiungimento di una tregua con i principali gruppi terroristici e l'inizio del ritiro israeliano da Gaza e da Betlemme sembrano oggi ridare speranze di una pronta attuazione della Road Map, da entrambe le parti. Il nostro Paese intende continuare ad esercitare, anche in ambito europeo, le dovute pressioni tanto sul Governo israeliano che su quello palestinese al fine di dare completa attuazione al Piano di pace.
L'Italia è uno dei migliori alleati di israele in Europa; lo testimonia l'ottimo stato delle relazioni bilaterali, anche sui campi della cooperazione economica, scientifica e culturale; ne ha dato atto, in occasione della visita del Presidente del Consiglio, lo stesso Primo Ministro Sharon. Ciò non intacca in alcun modo la bontà dei rapporti con l'ANP, anzi rende il nostro Paese, nello scenario mediorientale, un interlocutore autorevole proprio perché ascoltato da entrambe le Parti.
Non vi è, per noi, un «caso Arafat», né vi è un mutamento nella tradizionale politica di amicizia con il popolo palestinese. Tanto nei colloqui del Presidente Berlusconi con il Re di Giordania e con il Presidente egiziano Mubarak, quanto in quelli del Ministro degli Affari Esteri con i suoi interlocutori nella regione, ci siamo sentiti ribadire quanto già tutti sappiamo, ovvero che Arafat è il Presidente eletto e che, in virtù del forte consenso popolare di


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cui gode, è anche una sorta di «father figure» dei palestinesi. Ciò detto, è con il Primo Ministro Mahmoud Abbas, invitato dal Presidente del Consiglio a venire in Italia, che dovremo dialogare sulla Road Map e sul negoziato in generale.
Il Governo ritiene che sia compito dell'Europa trovare una sintesi, un compromesso, tra queste due posizioni, e l'atteggiamento da noi adottato sembra corrispondere agli orientamenti emersi in ambito UE tanto al Consiglio Affari Generali di Lussemburgo, quanto al Consiglio Europeo di Salonicco.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Alfredo Luigi Mantica.

BULGARELLI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
in occasione della prova di italiano per l'esame di maturità sono state consegnate agli studenti varie tracce per lo svolgimento del tema; a corredo del quesito distribuito ai maturandi «È ancora possibile la poesia nella società delle comunicazioni di massa?» è stato allegato un articolo del 20 novembre 2002 del giornalista Massimo Gramellini, del quotidiano La Stampa che, secondo quanto dichiarato dall'autore, sarebbe stato «purgato» di un riferimento alla nota vicenda di Tangentopoli;
nel testo distribuito agli studenti, infatti, si legge la frase «È un altro segno che sia stato proprio il Pio Albergo Trivulzio di Milano... ad aver organizzato un concorso nazionale di poesia per anziani», mentre nel testo originale, secondo quanto riferito da Gramellini, al posto dei puntini di sospensione vi era la frase «l'ospizio da cui partì Tangentopoli»;
Gramellini ha opportunamente sottolineato che, considerata la brevità dell'inciso omesso, non può esservi giustificazione «di risparmio di spazio» e che la frase, privata del riferimento alla vicenda giudiziaria che vide protagonista l'amministratore dell'Albergo Trivulzio, Mario Chiesa, rende incomprensibile il motivo del riferimento, in seno all'articolo, ad una anonima struttura per anziani -:
quali siano stati i motivi che hanno indotto ad omettere un riferimento ad una vicenda che fa parte della storia della nazione;
se non ritenga che tale omissione costituisca un'inammissibile censura mirante a trasmettere alle nuove generazioni una visione parziale e distorta della nostra storia recente.
(4-06725)

Risposta. - Le norme vigenti sull'esame finale del ciclo secondario prevedono che tra i modelli di scrittura realizzabili per la prima prova il candidato può sviluppare quello del saggio breve o dell'articolo di giornale. Nella medesima normativa non si manca per altro di ricordare che la trattazione di un elaborato di questo tipo passa necessariamente attraverso un'analisi dei documenti allegati alle singole proposte, documenti contenenti un insieme di dati e notizie che consentono al candidato l'assunzione di una prospettiva la più compiuta e, per così dire, al più pluralistica del fatto o del fenomeno oggetto della traccia.
A tal fine egli dovrà procedere alla interpretazione e al confronto degli elementi documentari con l'intento di individuarvi gli aspetti di maggior rilievo sui quali costruire il pezzo.
Non senza ragione pertanto il materiale documentario allegato sia alla traccia in questione che anche ad altre di ambito diverso è quanto mai esteso ed articolato.
I suaccennati riferimenti alla irrinunciabile varietà e molteplicità dei documenti da fornire al candidato in sede di prima prova scritta evidenziano comunque la necessità che il materiale documentario venga allestito con cura selettiva e con un occhio attento alla estensione dei singoli testi allegati affinché possa procedersi, se del caso, ad una cauta ed appropriata riduzione di essi.
È appena il caso di notare che le eventuali incisioni o semplificazioni devono essere tali da lasciare indenni il senso e la


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funzione del passo citato: in maniera che esso presenti i requisiti irrinunciabili della chiarezza e della organicità strutturale.
A tal fine occorre altresì evitare che il documento contenga dati e riferimenti ad eventi e fenomeni, che pur essendo di spicco, non siano però strettamente collegati al tema di fondo assegnato al candidato: pena il rischio di dirottarne l'interesse e sfocarne l'elaborato.
Ciò premesso, val la pena di osservare che la citazione stralcio della
«Stampa» nel testo presentato al candidato era intesa unicamente (e come tale è stata recepita di fatto dagli studenti) a sottolineare il fenomeno, certamente inatteso e sorprendente, del genuino e durevole interesse di donne centenarie per la poesia. Non a caso l'autore assegnava all'articolo il titolo «I versi della nonna».
Del tutto comprensibile appare pertanto il netto rilievo con il quale il giornalista ha voluto riferirsi al valore della poesia in età avanzata nel tessuto del racconto: un racconto soffuso di lieve ironia che proprio per questo non poteva essere citato dagli esperti ministeriali come un pezzo inteso ad evocare, anche alla lontana, la nota vicenda di Tangentopoli.
Non certo di testo «censurato» può in definitiva parlarsi in relazione al brano utilizzato dagli esperti ministeriali, animati soltanto dall'intento di offrire ai candidati testi e documenti rigorosamente coerenti con l'argomento proposto. Non è per altro la «brevità dell'inciso omesso» un plausibile motivo di sospetto sulla predisposizione del passo della
«Stampa» non c'è testo tra quelli allegati alla traccia che non sia stato tagliato in qualche punto per le ragioni già accennate.
I brani citati, da quelli di Fruttero e Cucchi, a quelli di Conte, Vassalli e Montale, sono stati tutti sottoposti a qualche incisione. Per nessuno di questi documenti ci è sinora pervenuto, dagli autori e dai critici, alcun rilievo.
Esemplare è anzi in tal senso il commento espresso dal poeta e critico Giovanni Roboni che, a proposito della citazione di un suo scritto, dice con orgoglio: «È una grande soddisfazione personale di cui mi sento sinceramente onorato».
Nessun uso strumentale di testi e di altri documenti scritti poteva, peraltro, proporsi da esperti ministeriali ad allievi di una scuola sostenuta nella sua attività quotidiana dalla fede inconcussa nei giovani e nella validità di un autentico magistero educativo.
Il Sottosegretario di Stato per l'istruzione, per l'università e per la ricerca: Valentina Aprea.

BULGARELLI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
come riportato dalle agenzie di stampa, durante i lavori di restauro dell'ambasciata italiana a Berlino, costruita durante il Terzo Reich e mai inaugurata, erano stati rimossi due grandi fasci littori presenti all'interno dell'edificio;
in occasione della recente visita a Berlino del nostro Presidente della Repubblica, un gruppo di studenti avrebbe distribuito un volantino in cui si afferma che, per decisione del Ministero degli affari esteri italiano, i due fasci littori sono stati nuovamente collocati al loro posto;
interpellato a tale riguardo dagli studenti, il Presidente avrebbe detto di non conoscere i dettagli della vicenda per non essersene occupato in prima persona -:
se risponda al vero quanto denunciato dagli studenti nel volantino e, in caso affermativo, quali siano stati i motivi che hanno spinto a ripristinare all'interno della sede diplomatica a Berlino i simboli fatti propri dal regime fascista nel corso di uno dei periodi più dolorosi della nostra storia recente.
(4-06773)

Risposta. - Nel corso dei lavori di ristrutturazione della sede storica dell'Ambasciata d'Italia a Berlino, sono stati rimossi - come previsto dal progetto di restauro dell'architetto De Feo - i quattro fasci littori situati sulle colonne d'ingresso della galleria antistante il salone delle feste.


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I fasci littori, dopo la rimozione, sono stati collocati in un deposito presso i locali dell'Ambasciata, dove attualmente vengono conservati in attesa di una decisione sulla loro collocazione.

Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Roberto Antonione.

BURTONE, ENZO BIANCO e FINOCCHIARO. - Al Ministro delle comunicazioni. - Per sapere - premesso che:
le Poste spa della provincia di Catania, da tempo, si caratterizzano nella totale precarietà ed assoluto stato di abbandono;
tale situazione, nonostante il lodevole ed apprezzabile impegno costantemente profuso dai lavoratori postelegrafonici catanesi, in assenza di concreti e seri interventi da parte della dirigenza nazionale e regionale delle poste, non è stata e non è tuttora rispondente alle mutate e notevoli esigenze della clientela, di una delle più importanti realtà territoriali della Sicilia;
malgrado le tante iniziative sindacale portate avanti dalle organizzazioni dei lavoratori ai diversi livelli l'azienda ha sempre eluso il confronto reale sui temi riguardanti le politiche industriali, gli organici, la progettualità e la riorganizzazione dei servizi;
aldilà del meritorio impegno professionale continuamente posto in essere da alcuni dirigenti aziendali della provincia etnea ed in particolare, dall'attuale direttore del Crp-Cmp di Catania e dai direttori delle filiali 1 e 2, la dirigenza nazionale e regionale persiste a considerare la realtà postelegrafonica catanese, una sorta di colonia marginale rispetto al contesto siciliano per raggiungere il precipuo scopo di declassare il locale Crp-Cmp prescindendo dall'importanza strategica che Catania e la Sicilia orientale rivestono nell'ambito delle politiche aziendali di sviluppo nella regione -:
quali iniziative di propria competenza intenda assumere presso la società affinché sia evitata la penalizzazione degli uffici di Catania e nelle province di Enna, Messina, Siracusa e Ragusa e per conoscere quali interventi concreti l'azienda metterà in atto per evitare la messa in discussione di importanti e significativi servizi, nonché il conseguente taglio di centinaia posti di lavoro nel settore postelegrafonico nelle realtà territoriali interessate.
(4-05897)

Risposta. - A seguito della trasformazione dell'ente Poste Italiane in società per azioni, il Governo non ha il potere di intervenire sulla gestione aziendale che, com'è noto, rientra nella competenza propria degli organi statutari della società.
Il Ministero delle comunicazioni infatti - quale Autorità nazionale di regolamentazione del settore postale - ha tra i propri compiti quello di verificare la qualità del servizio universale erogato da Poste Italiane.
Tale attività è volta ad accertare che la qualità del servizio svolto su tutto il territorio nazionale risponda ai parametri fissati dalla normativa comunitaria e nazionale, peraltro recepiti nel contratto di programma, e ad adottare idonei strumenti sanzionatori nel caso in cui si dovesse verificare il mancato rispetto degli standard qualitativi fissati.
Ciò premesso, al fine di disporre di elementi di valutazione in merito a quanto rappresentato nell'atto parlamentare in esame, non si è mancato di interessare la medesima società Poste la quale ha riferito che nella provincia di Catania si è dovuto intraprendere un profondo processo di rinnovamento, come del resto in altri territori della Sicilia orientale, sia riguardo all'organizzazione territoriale, sia alle infrastrutture immobiliari.
Già a partire dal 2000, infatti, la filiale di Catania è stata affiancata da «Catania 2-provincia», altra filiale istituita al fine di rendere più spediti le comunicazioni con gli uffici del territorio e i relativi processi decisionali.
Riguardo al personale Poste Italiane ha tenuto a precisare che il nuovo assetto organizzativo non comporterà, per quanto attualmente prevedibile, la riduzione delle unità applicate, ma soltanto una ben diversa e più appropriata utilizzazione nella struttura di appartenenza o eventualmente


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presso altre della stessa provincia. Al momento la società ha riferito che vi è stato il trasferimento nel territorio in questione, per mobilità volontaria, di circa 150 unità di ruolo fra sportellisti e portalettere.
Circa i lavori di ristrutturazione essi hanno portato all'ammodernamento di 20 uffici a cui si aggiungeranno, entro il 2003, altri 11 oltre alla realizzazione, per altri 18, di tutti i lavori di adeguamento alle norme di legge. A Catania sono stati, altresì, attivati 3 nuovi uffici maggiori di recapito ed altri 2, rispettivamente a Misterbianco e Paternò, saranno completati anch'essi entro il 2003.
Poste Italiane s.p.a. ha precisato che il progetto di ristrutturazione organizzativa riguarda anche i Centri postali operativi (CPO).
Tale mutamento organizzativo comporta, in linea generale, la necessità di adeguare alle normative in materia di sicurezza sia gli impianti meccanizzati dei CPO che le strutture immobiliari in cui gli stessi risultano allocati e che non sono più rispondenti alle richieste di un servizio tecnologicamente teso a soddisfare le esigenze di incremento della produttività e della qualità dei servizi offerti. Per l'anno in corso, in particolare, è previsto il trasferimento ai Centri di meccanizzazione postale (CMP) di Palermo e di Catania delle lavorazioni di smistamento del corriere in partenza ed in arrivo dei CPO di Enna e Siracusa. Qui, comunque, saranno mantenuti l'ufficio di recapito, l'accettazione grandi clienti ed il servizio trasporti in ambito provinciale.
Per il 2004, ha evidenziato la società, a seguito del potenziamento della meccanizzazione del CMP di Catania, previsto dal progetto «Nuova Rete», verranno trasferite presso lo stesso Centro anche le lavorazioni del corriere ordinario fino ad ora espletate dai CPO di Messina e Ragusa. Anche qui permarranno l'ufficio di recapito, l'accettazione grandi clienti ed il servizio trasporti in ambito provinciale oltre allo smistamento della corrispondenza prioritaria del rispettivo bacino d'utenza.
Il Ministro delle comunicazioni: Maurizio Gasparri.

CAPITELLI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
la cooperativa sociale Bathor, facente parte del consorzio ex OL, gestisce con una convenzione il servizio di presidio e di pulizia delle scuole elementari e dell'infanzia del comune di Vigevano;
in seguito all'articolo 9 del decreto ministeriale 23 luglio 1999 n. 184 l'amministrazione dello Stato è subentrata nella gestione dei contratti stipulati in precedenza dagli enti locali per la pulizia e la custodia dei locali scolastici in luogo dell'assunzione del personale risultante dalle piante organiche;
ad ottobre 2002 il credito totale della cooperativa Bathor ammontava a 300.000,00 euro, e per mancanza di liquidità la cooperativa è stata costretta a sospendere lo stipendio ai propri soci;
il decreto legislativo n. 212 del 25 settembre 2002 convertito nella legge n. 268 del 22 novembre 2002, ha garantito la copertura finanziaria dei suddetti contratti di appalto a decorrere dall'anno finanziario 2002;
a causa dell'entrata in vigore del decreto ministeriale 29 novembre 2002, il cosiddetto «decreto taglia spese» del Ministro Tremonti, le amministrazioni scolastiche regionali, informano che le somme loro attribuite con il suddetto decreto- legge sono indisponibili per il pagamento dei crediti maturati -:
quali iniziative intenda attivare il Ministro, al fine di garantire il pagamento di dette prestazioni, per assicurare l'immediato ripristino delle operazioni di pulizia necessarie ad una normale e decorosa attività didattica, per evitare il ripetersi di simili incredibili situazioni intollerabili in un paese civile.
(4-04935)

Risposta. - L'Ufficio scolastico regionale per la Lombardia, quale centro di spesa dall'esercizio finanziario 2002, gestisce le risorse finanziarie per i pagamenti relativi al subentro dei contratti stipulati


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dagli enti locali, per funzioni amministrative, tecniche ed ausiliarie nelle istituzioni scolastiche.
Per le scuole della provincia di Pavia, in particolare, detto ufficio ha provveduto all'assegnazione complessiva di competenza e di cassa nell'anno 2002 per euro 2.112.049,48, riferita ai contratti in essere da gennaio a dicembre 2002.
Per l'esercizio finanziario 2003 il medesimo ufficio ha erogato fondi al Centro servizi amministrativi di Pavia, come da richiesta, per il periodo dal 1o gennaio 2003 al 30 giugno 2003 pari ad euro 1.068.516,48, ed inoltre, ha messo a disposizione del Centro servizi amministrativi di Pavia anche i fondi per il primo quadrimestre dell'anno scolastico 2003-2004 (periodo settembre-dicembre 2003) per un importo pari ad euro 717.498,00.
Alla data attuale, alla cooperativa sociale Bathor, che gestisce il servizio di presidio e di pulizia dei tre circoli didattici di Vigevano non risulta ancora erogata una quota relativa all'esercizio finanziario 2002, pari a circa euro 70.000,00 che comunque è stata anticipata dalle istituzioni scolastiche.
Il Sottosegretario di Stato per l'istruzione, per l'università e per la ricerca: Valentina Aprea.

CARBONELLA. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il telegiornale pugliese in data 25 settembre 2002 ha mandato in onda una intervista dell'ex sindaco di Brindisi, dottor Michele Errico;
in tale intervista il dottor Errico faceva riferimento ad ingenti finanziamenti pubblici previsti per l'area di Brindisi;
gli stessi servivano ad arricchire la malavita organizzata, a suo dire, infiltrata nelle imprese locali;
il dottor Errico si dichiarava convinto che già oggi, la sacra corona unita, direttamente o indirettamente gestisce appalti di vario tipo;
l'interrogante, ritiene che si debba evitare il rischio di criminalizzare indiscriminatamente le imprese locali, nonché quello di compromettere fortemente l'immagine di Brindisi o di adombrare il sospetto di connivenze politico istituzionali di qualsivoglia natura, con ambienti malavitosi -:
se codesto ministero è in possesso di elementi che possano confermare o smentire quanto annunciato;
quali provvedimenti intenda adottare per accertare fatti e circostanze;
quali iniziative intenda assumere per prevenire e scongiurare il rischio di eventuali infiltrazioni malavitose.
(4-03974)

Risposta. - L'Autorità giudiziaria ha avviato gli accertamenti, tuttora in corso, in merito alle dichiarazioni rilasciate il 25 settembre 2002 al TG3 dall'ex sindaco di Brindisi, dottor Michele Errico, che ipotizzava la possibilità di infiltrazioni della criminalità organizzata negli appalti pubblici del brindisino.
Il 7 ottobre lo stesso dottor Errico ha avuto un incontro alla direzione distrettuale Antimafia di Lecce, con il procuratore della Repubblica aggiunto, dottor Cataldo Motta, nel corso del quale ha consegnato la documentazione relativa ad asseriti motivi di incompatibilità, con le rispettive cariche, del sindaco e di alcuni consiglieri del comune di Brindisi per interessi in alcune società aggiudicatarie di appalti.
Dal 4 novembre 2002 fino alla metà del mese di maggio dell'anno in corso l'abitazione e lo studio del dottor Errico sono stati oggetto di vigilanza generica radiocollegata da parte delle forze di polizia, dopo che quest'ultimo aveva ricevuto una busta contenente un proiettile di grosso calibro.
Ritenendo ormai superata la fase critica e non risultando nuove minacce, le Autorità di pubblica sicurezza hanno disposto la revoca della misura di protezione, pur rimanendo l'abitazione e lo studio dell'ex sindaco di Brindisi tra gli obiettivi sensibili nel quadro delle misure di controllo del territorio attuate dalle forze dell'ordine locali.


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Nella provincia di Brindisi operano organizzazioni mafiose ben strutturate, con forti collegamenti con i più pericolosi gruppi criminali delle province limitrofe, soprattutto leccese e tarantina, nonché con la 'ndrangheta calabrese, da cui la criminalità brindisina ha acquisito il modello organizzativo; in particolare sono emersi stretti contatti tra i «mesagnesi» e la cosca reggina dei «De Stefano».
Le organizzazioni mafiose brindisine hanno, inoltre, proiezioni e radicati interessi anche in Lombardia, in Piemonte, in Emilia Romagna, in Toscana ed in Veneto.
Del resto, proprio nella provincia brindisina sono emerse le forme più organizzate del crimine pugliese, come la Sacra Corona Unita e la Nuova Sacra Corona Unita, che, malgrado gli arresti subiti, sono sempre riuscite a rinnovare il loro primato difendendolo dall'emergere di nuovi clan.
Il cambiamento di assetti causato dai colpi inferti dalle forze dell'ordine ai gruppi dominanti ha generato una situazione di conflittualità tra clan rivali, soprattutto tra quelli emergenti, segnata da numerosi omicidi e da una evidente recrudescenza di alcuni «reati-spia», quali le estorsioni e gli attentati dinamitardi.
Alcune rilevanti operazioni di polizia svolte negli ultimi tempi e l'aumentata attività di controllo del territorio hanno colpito duramente anche alcuni settori di attività di tali organizzazioni, a cominciare dal contrabbando.
Tenuto conto di ciò e della possibilità che i gruppi criminali siano indotti a diversificare le proprie attività, orientandosi in maggior misura verso il settore della criminalità economica e degli appalti, sono state adottate già da qualche tempo specifiche misure di prevenzione.
Vi sono stati segnali che fanno ipotizzare un crescente interesse della criminalità locale nel settore degli appalti, specie quelli previsti per il porto di Brindisi o quelli dell'Enel.
Sono state intensificate le attività investigative, impegnando particolarmente la Direzione investigativa antimafia alla quale, con decreto del Ministro dell'interno del 19 ottobre 2002, sono stati affidati, in tutto il territorio nazionale, compiti specifici nella lotta ai condizionamenti mafiosi dei grandi appalti pubblici.
Inoltre, nel marzo del 2002 è stato costituito alla prefettura brindisina un tavolo interistituzionale, cui partecipano le rappresentanze economiche locali e del coordinamento delle associazioni antiracket della provincia, con il compito di svolgere un monitoraggio sulla legalità degli appalti, specie quelli relativi ai maggiori insediamenti industriali dell'area (Enichem, Enel, ecc.), e sul rispetto della normativa in tema di libera concorrenza, di subappalti, di sicurezza sul lavoro, e così via.
A seguito della costituzione di tale tavolo sono stati anche intensificati i controlli nei cantieri da parte delle forze dell'ordine.
Durante la riunione del Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica del 23 settembre 2002 è stato deciso di monitorare gli appalti affidati ad imprese locali o nazionali dalle aziende che hanno in programma la trasformazione di impianti già esistenti o la realizzazione di nuovi insediamenti industriali nel territorio brindisino.
Nel marzo 2003 sono state inoltre attivate, nella Prefettura di Brindisi e in quella di Lecce, altrettante Commissioni per il monitoraggio delle procedure di appalto dei lavori pubblici dei comuni e delle altre amministrazioni di entrambe le province, con l'obiettivo di prevenire, in collaborazione con le stazioni appaltanti, infiltrazioni malavitose e distorsioni del sistema.
Le Commissioni sono composte da rappresentanti delle rispettive Prefetture, delle questure, dei Comandi provinciali dell'Arma dei carabinieri, della guardia di finanza e da rappresentanti regionali dell'A.N.C.I.
Il tema delle possibili infiltrazioni mafiose nel sistema degli appalti è stato all'attenzione della recente missione a Brindisi della Commissione d'inchiesta sul fenomeno della criminalità organizzata e similari.
Si precisa che sono attualmente in corso indagini su ipotesi di illegalità nel settore degli appalti e dei sub-appalti sia da parte della Procura distrettuale antimafia di


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Lecce e da parte della Procura della Repubblica del Tribunale di Brindisi.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Alfredo Mantovano.

CARDIELLO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
il cittadino italiano Cesare Del Bon, residente in Somalia dal 1950 al 1990, ha presentato, in data 4 novembre 1996, istanza intesa ad ottenere l'indennizzo previsto dalla legge 5 aprile 1985, n. 135, a seguito della nazionalizzazione disposta dal Governo somalo in data 21 ottobre 1972 della stamperia di sua proprietà denominata Industria Grafiche della Somalia in Mogadiscio;
in data 11 gennaio 1990 con protocollo n. 212098 a distanza di circa tre anni dalla richiesta la commissione interministeriale preposta alla valutazione dell'indennizzo rigettava la domanda per decorrenza dei termini di presentazione;
il signor Del Bon, nel 1985 rientrava in Italia e veniva ricoverato presso la Casa di cura S. Anna in Brescia perché affetto da gravi malattie che lo rendevano inabile a svolgere le proprie attività;
in data 14 marzo 1973 tutta la documentazione inerente la stamperia, veniva inoltrata all'Ambasciata d'Italia in Mogadiscio -:
quali utili interventi intenda adottare il Presidente del Consiglio dei ministri affinché la richiesta del signor Cesare Del Bon, possa essere accolta.
(4-05858)

Risposta. - L'istanza del Cittadino italiano Cesare Del Bon ricade, come altre analoghe, nella casistica che potrebbe trovare soluzione con l'adozione del disegno di legge d'iniziativa del senatore Pace ed altri recante «Disposizioni sulla liquidazione definitiva dell'indennizzo dovuto a cittadini ed imprese italiane per beni, diritti ed interessi perduti in territori già soggetti alla sovranità italiana ed all'estero» (Atto Senato n. 755).
Sull'adozione di detto atto, questo ministero degli affari esteri ha espresso parere favorevole proprio perché esso consentirebbe una sollecita soluzione anche dei casi dei beni di cittadini italiani perduti in Paesi dell'Africa Sub-Sahariana e non rientrati nei termini di scadenza della legge 5 aprile 1985 n. 135.
Il caso somalo riveste carattere di particolare urgenza per l'entità delle perdite derivate ad italiani residenti in Somalia nel periodo in esame ed al momento della caduta del regime di Siad Barre nel 1991, testimoniate dalle ricorrenti segnalazioni che, direttamente o a mezzo stampa, pervengono a questo ministero da parte di connazionali interessati e di loro rappresentanti legali.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Alfredo Luigi Mantica.

CATANOSO, LO PRESTI, ARRIGHI e CANNELLA. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
gli interroganti hanno appreso che nella giornata del 18 novembre 2002 si è svolta una manifestazione del Forum sociale europeo davanti il palazzo della Provincia di Roma;
durante questa manifestazione sono stati vigliaccamente aggrediti due consiglieri provinciali di Alleanza Nazionale, Giorgia Meloni e Francesco Lollobrigida, colpevoli di assistere alla manifestazione;
il Consiglio provinciale di Roma aveva in un primo momento sospeso i lavori e consegnato ai manifestanti dei locali per far svolgere una conferenza stampa;
nel lasso di tempo tra la sospensione dei lavori e lo svolgimento della conferenza stampa, alcuni consiglieri provinciali sono usciti dal palazzo per vedere cosa stesse accadendo e i consiglieri di Alleanza Nazionale sono stati fatti oggetto di ingiurie,


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sputi, spintoni e calci, fino all'intervento delle forze dell'ordine che hanno fortunatamente allontanato i facinorosi;
è intollerabile vedere dirigenti del centro sinistra parteggiare per chi ha portato l'intolleranza e la violenza verbale e fisica dentro le sedi delle istituzioni;
i sedicenti «pacifisti» della globalizzazione hanno mostrato il loro vero volto di movimento antagonista e sovversivo, pilotato dai vecchi arnesi dell'Autonomia operaia -:
se le manifestazioni davanti la sede della Provincia di Roma e della Prefettura erano state preventivamente autorizzate.
(4-04588)

Risposta. - Il 15 novembre 2002, intorno alle ore 13, si è svolta, all'esterno di Palazzo Valentini, sede della provincia di Roma, una manifestazione, non preavvisata, di un centinaio di cosiddetti «disobbedienti» del movimento antiglobalizzazione, che protestavano contro gli arresti, operati il giorno precedente, di alcuni esponenti del movimento «No Global del Sud».
Contestualmente, alcune decine di aderenti a tale movimento, unitamente ad alcuni parlamentari dei Verdi e di Rifondazione Comunista, hanno tenuto una conferenza stampa all'interno di Palazzo Valentini. L'utilizzo dei locali era stato autorizzato, su sollecitazione dei Consiglieri di Rifondazione Comunista, dal Presidente di quel Consiglio provinciale.
I lavori del Consiglio sono stati sospesi, su richiesta dei capigruppo, dal predetto Presidente senza alcun condizionamento da parte dei manifestanti.
Un momento di forte tensione si è avuto all'esterno del Palazzo, quando i manifestanti hanno cominciato ad inveire alla vista di alcuni esponenti di Alleanza Nazionale e solo l'intervento delle Forze dell'Ordine presenti ha evitato lo scontro fisico.
La protesta terminava intorno alle ore 14,30 senza particolari turbative dell'ordine pubblico.
I manifestanti sono stati denunciati alla competente Autorità giudiziaria per riunione non autorizzata.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Alfredo Mantovano.

CATANOSO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
con l'ordinanza della Presidenza del Consiglio dei ministri n. 2621 del 1 luglio 1997 sono stati stanziati 25 miliardi di lire per il risanamento della collina Vampolieri vicino il comune di Acireale;
con il decreto del dipartimento della protezione civile del 10 marzo 1999 il prefetto di Catania è stato nominato commissario per gli interventi;
il prefetto ha dato incarico ad una ditta di predisporre, entro due anni, uno studio propedeutico della situazione idrogeologica esistente, al fine di procedere alla progettazione dell'intervento risolutorio;
sono stati approvati due progetti per interventi urgenti ed indifferibili, di importi non elevati, per mitigare il rischio di future possibili alluvioni, nelle more che venga avviato e concluso il processo di monitoraggio del movimento franoso;
la situazione idrogeologica della collina sta diventando sempre più pericolosa, in considerazione dell'avvicinarsi delle piogge invernali, con l'aggravante dei fenomeni sismici e vulcanici -:
quali provvedimenti urgenti intendano adottare i ministri interrogati per risanare l'intero tratto della collina Vampolieri e in tal modo porre finalmente in sicurezza tutta la zona.
(4-04620)

Risposta. - L'intervento di consolidamento e regimazione delle acque di superficie e di falda in località Vampolieri, nel territorio dei comuni di Acicastello ed Acicatena, in provincia di Catania, è stato inserito nel programma di cui all'ordinanza


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di protezione civile n. 2621 del 1o luglio 1997 e per la sua esecuzione sono stati assegnati 25 miliardi di lire.
Al riguardo, si rappresenta che il prefetto di Catania è stato nominato Commissario delegato per provvedere all'esecuzione della suddetta opera di consolidamento, la quale è inserita in un più generale programma di intervento per il risanamento dei dissesti idrogeologici.
La valutazione del relativo progetto è attualmente in avanzata fase di definizione da parte del Comitato tecnico di cui all'articolo 3 della citata ordinanza n. 2621/97; non appena sarà approvato il progetto esecutivo, quindi, si potrà dare esecuzione alle opere necessarie e raggiungere le finalità della menzionata ordinanza n. 2621/97, ossia ridurre fortemente le situazioni più a rischio di possibili alluvioni e frane, nel contesto di una significativa e concreta opera di prevenzione e messa in sicurezza del territorio.
Si fa presente infine che le possibili cause del dissesto della collina Vampolieri, come del resto risulta dal preliminare studio dell'area, sono da ricercare in una generalizzata situazione di dissesto che è fortemente aggravata dall'urbanizzazione incontrollata e dalla quasi totale mancanza di fognature.
Al riguardo occorre rappresentare che tale situazione, purtroppo in continua degenerazione, potrebbe essere notevolmente migliorata da un'efficace azione di controllo da parte delle Amministrazioni locali interessate.
Il Ministro per i rapporti con il Parlamento: Carlo Giovanardi.

CAZZARO. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
con circolare n. 315 dell'8 maggio 2003, il dirigente scolastico del Circolo Baseggio di Marghera, dottor Carmelo Coco, comunica ai genitori dei bambini iscritti alla classe prima per l'anno 2003/2004 che «In riferimento alle disposizioni del 12 maggio 2003 della Direzione Regionale del Veneto Centro Servizi Amministrativi di Venezia, l'organico di diritto 2003/2004 per la scuola elementare del Circolo non prevede la formazione della seconda classe prima a tempo pieno alla Baseggio di Marghera e della classe prima a tempo normale alla F.lli Bandiera» di Malcontenta;
la scuola svolge una funzione sociale fondamentale essendo deputata all'insegnamento e alla formazione. Nel caso specifico di Malcontenta, frazione divisa tra due comuni, quello di Venezia e quello di Mira, ma, di fatto un unico paese che condivide da sempre storia, cultura e problematiche, questa funzione diventa irrinunciabile per assicurare ai bambini il diritto di crescere, socializzare, sviluppare autonomia e consapevolezza della propria identità nel contesto in cui vivono garantendo così, alla comunità stessa quella coesione che l'ha sempre caratterizzata;
il consiglio comunale di Mira, nella seduta del 31 marzo 2003 ha espresso la propria preoccupazione per la soppressione della classe 1 della Scuola Elementare «F.lli Bandiera» di Malcontenta, a causa di un basso numero di iscrizioni, approvando all'unanimità un impegno per il sindaco e per la Giunta a prodigarsi perché venga garantita comunque la formazione di questa classe;
il calo di iscrizioni per l'anno scolastico 2003-2004 è da considerarsi un fatto eccezionale, dato che già per gli anni successivi il trend demografico tornerà su valori normali, come dimostrato dal numero di allievi frequentanti le scuole dell'infanzia presenti nel territorio e considerato che, grazie alla nuova urbanizzazione, la popolazione, anche giovanile, della frazione sta aumentando;
la soppressione, per il prossimo anno scolastico di una classe prima, potrebbe incidere sull'organizzazione della Scuola «F.lli Bandiera», determinando ripercussioni sulla formazione delle future classi elementari e conseguentemente, negli anni, anche delle medie, con il rischio che nel


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tempo il territorio si veda privato della presenza delle scuole;
l'eventualità di uno spostamento della 1 classe in una scuola elementare di uno dei paesi limitrofi, difficoltosi da raggiungere e lontani chilometri da Malcontenta, creerebbe notevoli disagi alle famiglie, in particolare a quelle con più figli, costrette a portarli nello stesso orario in scuole lontane tra di loro -:
se il Ministro non ritenga opportuno intervenire affinché siano favorevolmente accolte le richieste dei genitori e delle istituzioni, circa il mantenimento della classe 1 presso la scuola elementare «F.lli Bandiera» di Malcontenta (Venezia), tenuto conto della particolare situazione sociale e geografica in cui versa la comunità di Malcontenta e affinché non venga pregiudicata, in un prossimo futuro, l'esistenza stessa della scuola dell'obbligo in questo territorio;
se non si ritenga, inoltre, di attivarsi affinché siano accolte le giustificate richieste della municipalità per il mantenimento della seconda classe prima a tempo pieno alla «Baseggio» di Marghera.
(4-06630)

Risposta. - Il Centro servizi amministrativi di Venezia dopo aver preso atto che il numero degli alunni iscritti alla 1a classe della scuola elementare di Malcontenta non raggiunge il minimo di 10 previsto dalla normativa vigente per l'attivazione delle classi di scuola elementare, non ha inserito la classe richiesta nell'organico di diritto.
La suddetta scuola elementare è una delle tante funzionanti nel territorio del comune di Venezia e pertanto gli alunni potranno soddisfare l'obbligo scolastico o in un altro plesso del medesimo comune o in plessi comuni limitrofi.
Il direttore didattico della scuola in parola, entro il 31 agosto 2003, potrà comunque attivare la classe in parola nell'organico di fatto, qualora il numero degli iscritti risulti aumentato.
Il Sottosegretario di Stato per l'istruzione, per l'università e per la ricerca: Valentina Aprea.

CENTO. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
la società SR servizi di ristorazione Spa con sede a Bolzano, appaltatrice del servizio mensa della Scuola Tecnica di Polizia sita in Viale Castro Pretorio a Roma avrebbe fatto pervenire una lettera datata 17 gennaio 2003 alle organizzazioni sindacali F.L.A.I.C.A. Uniti-C.U.B. dichiarando che già dal mese di febbraio 2003 non sarà più in grado di garantire gli stipendi rapportati al monte ore attualmente in essere ai lavoratori occupati nell'appalto in questione;
la società denuncia la riduzione di circa il 35 per cento degli utenti giornalieri nella struttura dell'ente appaltante nonché la riduzione da 7 a 6 giorni dell'apertura settimanale della mensa e la recente sospensione dei pasti del 2 ordinario -:
se i ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti, e nel caso in cui corrispondano al vero se non ritengano necessario aprire un tavolo di trattative con i sindacati, i lavoratori interessati, la direzione della società in questione affinché si possa trovare una soluzione per la prosecuzione dell'attività della società stessa, tutelando il posto di lavoro degli attuali dipendenti che già da questo mese si troveranno senza stipendio.
(4-05505)

Risposta. - La Polizia di Stato - scuola tecnica di Polizia - di Roma, Ente appaltante del Servizio di mensa, con nota del 7 dicembre 2002, ha comunicato alla società SR Servizi di ristorazione S.p.A., ditta appaltatrice del servizio stesso, che con decorrenza 9 dicembre 2002, per sopravvenute esigenze di servizio, dal lunedì al sabato deve essere distribuito solo il primo ordinario e la domenica ed i festivi la mensa rimane chiusa.
A seguito della riduzione dei pasti la Società in parola, con nota del 17 gennaio 2003, ha richiesto alla direzione provinciale del lavoro di Roma - Servizio politiche del lavoro - ed alle organizzazioni sindacali CISL, UIL e FLAICA Uniti-C.U.B. un incontro


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al fine di riformare i contratti in relazione al monte ore.
In data 28 febbraio 2003 e 4 marzo 2003, l'Azienda e le organizzazioni sindacali suddette, con due verbali distinti, hanno raggiunto l'accordo temporaneo di ridurre l'organico attraverso una uniforme riduzione dell'orario di lavoro del 26 per cento, in misura minore rispetto all'incidenza sul monte ore lavorativo determinato da un decremento dei pasti serviti di circa il 45 per cento, rispetto ai 27.000 pasti previsti dal contratto d'appalto originario.
Il Sottosegretario di Stato per il lavoro e per le politiche sociali: Maurizio Sacconi.

CENTO. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
con l'applicazione della legge n. 124 del 1999 tutti i dipendenti delle amministrazioni provinciali, circa 76.000, che prestavano servizio presso le scuole di competenza delle amministrazioni stesse, (Licei, Istituti tecnici Commerciali e per Geometri) venivano trasferiti alle dipendenze del Ministero della pubblica istruzione;
detto transito ha posto in essere molte difficoltà in particolare la negazione da parte del Ministero di alcuni diritti fondamentali. Infatti migliaia di lavoratori sono tuttora in attesa di vedersi riconoscere l'anzianità giuridica ed economica che avevano maturato prima del passaggio, diritto sancito in modo inequivocabile dall'articolo 8 della legge n. 124 del 1999;
in molti casi detti lavoratori hanno subito un notevole danno economico (circa 2.000 euro l'anno) e sono stati costretti dopo mesi di inerzia del Miur a rivolgersi ai vari Tribunali del lavoro per vedersi riconoscere questi loro diritti;
i lavoratori più svantaggiati saranno quelli con un'anzianità più prossima alla pensione poiché c'è il rischio per loro di perdere soldi anche sul conteggio della stessa poiché essa sarà calcolata sulle ultime buste paga, di fatto relative alla fascia economica inferiore -:
se i ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti e quali provvedimenti urgenti intendano intraprendere, ognuno per la propria competenza, affinché venga eseguito l'inquadramento di tutto il personale sopra citato secondo l'articolo 8 della legge n. 124 del 1999 garantendo ai lavoratori i loro diritti giuridici ed economici e soprattutto il riconoscimento dell'anzianità maturata presso l'Ente locale di provenienza.
(4-06393)

Risposta. - Si risponde su delega della Presidenza del Consiglio dei ministri.
Come già riferito in occasione di precedenti interrogazioni parlamentari di analogo contenuto, l'articolo 8 della legge 3 maggio 1999, n. 124 ha disposto il trasferimento nei ruoli statali del personale amministrativo, tecnico ed ausiliario della scuola dipendente dagli enti locali, prevedendo la possibilità di opzione per l'ente d'appartenenza solo per il personale con qualifiche e profili che non trovino corrispondenza nei ruoli dell'amministrazione. Per tale motivo è stata consentita la opzione solo al personale degli enti locali in possesso di qualifiche e profili non corrispondenti a quelli del personale statale.
La disciplina delle modalità del predetto trasferimento è stata demandata ad un successivo decreto del Ministro della pubblica istruzione emanato di concerto con i Ministri dell'interno, del tesoro e della funzione pubblica.
In attuazione di tale previsione legislativa il decreto ministeriale 23 luglio 1999 ha disposto che, con eguale successivo decreto, previa contrattazione collettiva, debbano essere stabiliti i criteri per l'inquadramento del personale interessato nell'ambito del comparto scuola, finalizzati all'allineamento degli istituti retributivi a quello del comparto medesimo.
Con Decreto del ministero dell'interno 16 ottobre 1999, è stata inoltre disciplinata, secondo le indicazioni legislative (articolo 8, comma 5, legge 124 del 1999) la riduzione, dall'anno 2000, dei trasferimenti erariali


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agli enti locali a seguito del passaggio di detto personale allo Stato e, contestualmente, è stato previsto il trasferimento al ministero della pubblica istruzione dei fondi in misura pari agli oneri sostenuti dagli enti locali per il personale transitato.
In base alla normativa surrichiamata in data 20 luglio 2000 l'ARAN e le organizzazioni sindacali rappresentative del comparto scuola e degli enti locali hanno sottoscritto il previsto accordo collettivo, poi recepito nel decreto ministeriale 5 aprile 2001.
Occorre a tale ultimo riguardo osservare preliminarmente che gli ordinamenti professionali contrattualmente definiti in ciascuno dei comparti interessati presentano profonde diversità strutturali; a titolo esemplificativo, si richiamano le differenti modalità di progressione economica la quale nel comparto scuola procede automaticamente per gradoni economici (scaglioni) in base all'anzianità di servizio, mentre nel comparto enti locali si realizza attraverso l'attribuzione di successive posizioni economiche a seguito di meccanismi comunque selettivi.
È il caso di sottolineare, inoltre che la legge 124/1999 per il trasferimento del personale in questione non ha previsto apposito finanziamento, dovendo pertanto esso avvenire senza aggravio di costi per il bilancio dello Stato e degli enti locali.
Per le considerazioni su esposte nell'accordo in questione e nel decreto ministeriale che ha recepito l'accordo il riconoscimento dell'anzianità giuridica ed economica legislativamente previsto è stato necessariamente collegato al maturato economico e cioè quanto percepito in modo continuativo nel 1999 presso l'ente di provenienza.
Più precisamente il dipendente transitato dagli enti locali nel comparto scuola ha mantenuto il trattamento economico fondamentale ed è stato collocato nello scaglione retributivo di importo pari o immediatamente inferiore alla retribuzione annua in godimento al 31 dicembre 1999, come contrattualmente determinato.
L'eventuale differenza retributiva viene conservata
ad personam e temporizzata (stimata in termini di anzianità) ai fini della collocazione nel successivo scaglione; il personale in parola, pertanto non ha avuto alcuna penalizzazione economica ed inoltre, per quanto riguarda lo stato giuridico è stata comunque garantita la corrispondenza delle funzioni svolte in relazione alla retribuzione tenendo conto delle differenze esistenti nei diversi sistemi contrattuali.
Il compenso incentivante precedentemente percepito dagli interessati non è stato riconosciuto come compenso continuativo; infatti gli enti locali in applicazione del decreto ministeriale 16/1999 punto 3 dell'allegato non hanno certificato nella retribuzione accessoria del personale trasferito il così detto compenso incentivante in quanto non rientrante tra le indennità spettanti per funzioni assegnate in modo continuativo per l'intero anno scolastico o parte prevalente.
Conseguentemente l'eventuale erogazione di tale compenso da parte di questo Ministero comporterebbe un aggravio non previsto. Peraltro è stato ovviamente riconosciuto al citato personale, transitato nei ruoli dello Stato, il diritto a percepire i compensi accessori riconosciuti al personale della scuola.
Occorre precisare ancora che i responsabili amministrativi, inquadrati presso gli enti locali nell'area C, all'atto del passaggio sono stati inquadrati dall'1-1-2000, unitamente ai responsabili amministrativi dello Stato nella qualifica di direttori dei servizi generali ed amministrativi, profilo apicale per quanto riguarda il personale in parola, a seguito di un corso di formazione per l'attuazione dell'autonomia scolastica e non di un concorso; inoltre, con accordo successivo per il personale ATA, sottoscritto l'8-marzo 2002 tra l'ARAN ed i Rappresentanti delle Confederazioni e delle organizzazioni sindacali sono stati istituiti i profili del coordinatore amministrativo e del coordinatore tecnico nel quale è confluito il personale degli enti locali della ex VI e VII qualifica funzionale.
Quanto ai ricorsi ai quali fa riferimento l'interrogante, si richiama la sentenza n. 1940/93 pronunciata dal Tribunale di Torino sezione Lavoro, nell'udienza del 1o aprile 2003, che ha respinto il ricorso


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proposto dal personale in parola per ottenere il riconoscimento dell'anzianità di servizio maturata alle dipendenze dell'ente locale di pertinenza.
Il Sottosegretario di Stato per l'istruzione, per l'università e per la ricerca: Valentina Aprea.

CIALENTE. - Al Ministro delle comunicazioni. - Per sapere - premesso che:
rilevato che da moltissimi mesi la ricezione dei programmi televisivi dei tre canali della RAI è pessima nella zona est del comprensorio aquilano tale da rendere pressoché impossibile ai cittadini seguire i programmi dell'emittenza pubblica;
ai singoli cittadini ed associazioni che si sono rivolti per segnalare il problema alla competente sede RAI è stato risposto che il disservizio è causato dall'inefficienza degli impianti ripetitori ormai obsoleti alla quale non è possibile far fronte per la mancanza di tecnici aziendali -:
se e quali iniziative egli ritenga necessario assumere affinché sia posto rimedio a questo ingiustificabile disservizio e entro quali tempi ritenga che possa essere restituito ai cittadini della provincia de L'Aquila il diritto di seguire i programmi dell'emittenza pubblica per il quale pagano regolarmente il canone di abbonamento.
(4-04866)

Risposta. - Si è provveduto ad interessare la concessionaria RAI la quale ha comunicato che il servizio radiotelevisivo nella zona est del comprensorio aquilano, attualmente assicurato dagli impianti Rai Way di Navelli, Campo Imperatore, Pietra Corniale e L'Aquila M. Luco, si attesta su valori medi e non presenta particolari aspetti critici di natura interferenziale.
Al riguardo si è, tuttavia, ritenuto opportuno interpellare il competente ispettorato territoriale Abruzzo e Molise - organo periferico di questo dicastero - che ha fatto presente che dagli accertamenti esperiti è emerso che, effettivamente, la ricezione dei programmi RAI TV01-TV02-TV03 risulta insoddisfacente.
Riguardo al primo canale, l'ispettorato medesimo ha indicato la soluzione consistente in un diverso orientamente delle antenne riceventi, mentre per il secondo e terzo canale ha proposto il potenziamento degli impianti RAI attualmente funzionanti al di sotto dei valori autorizzati.
Si partecipa, infine, che l'ispettorato ha assicurato di aver già provveduto ad invitare la concessionaria RAI ad intraprendere ogni iniziativa utile per ripristinare, nel territorio in parola, il corretto esercizio degli impianti.
Il Ministro delle comunicazioni: Maurizio Gasparri.

CIMA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle attività produttive, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio. - Per sapere - premesso che:
per la dismissione degli impianti e la definizione di un sito nazionale per la custodia definitiva delle scorie nucleari, su indicazione del Governo, nel maggio 1999 l'Enel ha costituito la società Sogin, la cui proprietà è successivamente passata al Ministero del tesoro, del bilancio e della programmazione economica;
nello stesso periodo il Governo deliberava i tempi per l'identificazione del sito (entro il 2005) e la costruzione del deposito (entro il 2010) per il totale smantellamento degli impianti e per lo smaltimento delle scorie (entro il 2020);
da allora, tuttavia, il Governo non ha mai costituito il soggetto che avrebbe custodito il deposito nazionale né ha costituito il soggetto che, al termine dello studio promosso dall'Enea con la collaborazione di altri enti (Anpa, conferenza Stato-regioni), avrebbe scelto il sito definitivo, secondo una procedura di gestione delle scorie radioattive già attivata dalla maggior parte dei Paesi che hanno impiegato l'energia nucleare;


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il 7 marzo 2003, nonostante in nessun atto legislativo si facesse riferimento alla Sogin, il presidente di tale società, generale Carlo Jean, è stato dotato di poteri straordinari grazie ad una ordinanza di protezione civile che lo nomina commissario delegato per lo smaltimento delle scorie, in applicazione di un decreto del febbraio 2003 che dichiarava lo stato di emergenza relativamente al settore delle scorie nucleari;
il suddetto decreto governativo prevede deroghe alle leggi sull'ambiente, sui trasporti e sulle prerogative istituzionali delle Regioni, e incarica la Sogin di individuare entro e non oltre il 15 giugno 2003 i siti per lo stoccaggio definitivo delle scorie;
il 21 gennaio 2003 nel corso di un'audizione in Commissione ambiente della Camera, il Commissario straordinario dell'ENEA, professor Carlo Rubbia, rispondendo alla domanda per quali motivazioni la Sardegna e la Sicilia fossero state escluse dalle sedi potenzialmente eleggibili a deposito nazionale unico, ha indicato come problema prioritario il rischio che comporterebbe il trasporto via mare, e secondo, ma non per questo meno grave, il fatto che le isole essendo completamente circondate dal mare non hanno una struttura sufficientemente profonda, stabile e solida che possa garantire la sicurezza geologica, anche in tempi lunghi, e quindi la collocazione di eventuali siti su di esse potrebbe costituire un pericolo di diffusione di sostanze pericolose proprio attraverso il mare;
il 26 febbraio 2003, nel corso dell'audizione davanti alla Commissione bicamerale d'inchiesta sul ciclo dei rifiuti del Presidente e dell'amministratore delegato della Sogin, in contraddizione con le precedenti indicazioni del Commissario straordinario dell'Enea, è emerso l'orientamento di non escludere, per la scelta del sito, le isole che hanno caratteristiche geologiche e geotettoniche di stabilità, con evidente riferimento alla Sardegna, dal momento che la Sicilia è zona altamente sismica;
secondo dichiarazioni, riportate dalle agenzie di stampa l'8 aprile 2003, del Presidente della Commissione ambiente della Camera, onorevole Pietro Armani, la scelta potrebbe e dovrebbe ricadere sulle strutture del demanio militare;
secondo quanto riportato in un articolo pubblicato il 18 maggio 2003 sul quotidiano L'Unione Sarda, il fisico Jeremy Whitlock, consulente di riferimento della Sogin, avrebbe affermato in una sua recente ricerca, che gli strati argillosi riscaldati naturalmente che si trovano sotto le rocce vulcaniche della Sardegna offrono un idoneo grado di protezione per la conservazione delle scorie;
anche a seguito di tali affermazioni, l'ipotesi che sembra affermarsi è quella di portare le scorie nucleari via mare in Sardegna e quindi di collocarle nelle miniere abbandonate del Sulcis, dell'Iglesiente, del Sassarese oppure nei poligoni di tiro di Quirra, Perdasdefogu o Capo Teulada;
se il 15 giugno la scelta dovesse cadere sulla Sardegna nessun organo istituzionale regionale disporrebbe degli strumenti giuridici per opporsi a tale provvedimento, dal momento che con il citato decreto (pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 59 del 12 marzo 2003) è stato dichiarato lo stato di emergenza per i rifiuti radioattivi e sono stati conferiti al Presidente della Sogin poteri straordinari di deroga a ben 21 tra leggi, decreti ministeriali e circolari in materia di tutela dell'ambiente, di controllo delle acque, di licenze edilizie e di trasporto su strada, mare e ferrovia dei rifiuti pericolosi;
la scelta della Sardegna avrebbe effetti devastanti per l'isola e non solo per le notevoli percentuali di rischio di contaminazione insite in una tale operazione, ma anche perché l'economia della Sardegna si basa sul turismo;
il 16 aprile 2003 il Consiglio regionale della Sardegna ha approvato all'unanimità un ordine del giorno che impegna la Giunta regionale a contrastare in tutte le sedi l'iniziativa di portare in Sardegna i depositi di scorie nucleari, facendone


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un'area ad altissimo rischio ambientale e trasformandola quindi in un ricettacolo di scorie radioattive -:
quali provvedimenti il Governo intenda adottare per evitare che la Sardegna sia scelta come sede per le discariche dei rifiuti radioattivi e che questi siano conseguentemente trasferiti via mare, con gravissimi rischi di inquinamento e contaminazione;
quali siano le motivazioni tecnico-scientifiche che avrebbero contravvenuto alle raccomandazioni dell'Enea e inserito le isole, inizialmente escluse da evidenti limitazioni strutturali, tra le destinazioni possibili per la collocazione definitiva delle scorie radioattive;
per quali motivi il Governo abbia scelto di non costituire una agenzia ad hoc per la gestione delle scorie, preferendo invece affidare poteri straordinari al Presidente della Sogin, in deroga a tutte le normative vigenti ed alle prerogative delle regioni e dei comuni;
se, e in che tempi, il Governo preveda di adottare iniziative legislative per quanto concerne le procedure per la gestione dei materiali ad alto contenuto di radioattività (plutonio-uranio 235), procedure trasparenti per la definizione del sito e la costruzione di un deposito definitivo nazionale, l'indicazione di un responsabile della sicurezza del deposito, la validità economica e l'utilità tecnologica dei continui trasferimenti di materiali radioattivi;
se il Governo non ritenga necessario garantire che la scelta del sito venga concertata dal commissario in accordo con gli enti locali e i cittadini.
(4-06527)

Risposta. - Come ho avuto modo di riferire in Aula Camera il 19 giugno 2003, non è stata ancora assunta nessuna decisione e nessuno mai, da parte governativa, in nessun luogo, ha indicato specificatamente la Sardegna come luogo di stoccaggio delle scorie nucleari. Rimane però evidente che, poiché un problema di stoccaggio delle scorie delle centrali nucleari e di quelle che provengono dagli ospedali e dalle aziende (anche quelle della Sardegna) che ammontano a circa 500 tonnellate l'anno, basta ricordare il Cobalto, il Tecnezio, lo Jodio, l'Iridio, il Tallio e Isotopi vari, una soluzione bisogna trovarla proprio per garantire la sicurezza dei cittadini.
In questa ottica, è più che legittimo che il mondo politico e la società civile della Sardegna si mobilitino per sottolineare le ragioni turistiche, ambientali, o legate alla presenza di servitù militari che a loro avviso rendono la Sardegna poco adatta per stoccare tale materiale. Ma sono viceversa assolutamente inaccettabili posizioni di vero e proprio terrorismo psicologico, quelle che definiscono un pericolo grave ed inaccettabile per la salute dei cittadini una messa in sicurezza delle scorie con il loro stoccaggio.
In realtà corrisponde a verità esattamente il contrario in quanto l'impatto radiologico derivante dall'installazione di un deposito di rifiuti radioattivi è praticamente nullo. È la mancata realizzazione di strutture nazionali di deposito e il persistere di una situazione di diffusione sull'intero territorio nazionale (Sardegna inclusa) di materiale che non sempre è in condizioni ottimali di confezionamento e di custodia, ad esporre il Paese a rischi non dovuti.
Tra l'altro se il Governo dovesse fare proprie le motivazioni dell'ordine del giorno n. 110/9 approvato dal Consiglio regionale della Sardegna, è evidente che nessun'altra regione italiana accetterebbe mai di stoccare alcunché nei propri territori.
Questo problema deve, pertanto, trovare una soluzione ottimale nel più breve tempo possibile.
Il Governo chiede a tutti di collaborare al perseguimento di quest'obiettivo in modo propositivo, evitando posizioni che rischino di complicare ancora di più una situazione già di per sé estremamente delicata.
In ogni caso, si deve ribadire, per chiarezza, quanto prima affermato, e cioè che, ad oggi, non è stata possibile alcuna decisione in merito alla localizzazione del deposito centralizzato.
Il processo, che dovrà portare alla scelta del sito finale idoneo, è stato però avviato e sta procedendo, d'intesa con la Conferenza


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dei Presidenti delle Regioni e della Provincia Autonoma di Trento e Bolzano seguendo due fasi ben distinte anche se logicamente conseguenti:
a) una prima fase che non ha come obiettivo la scelta del sito ma solo quello di sapere se sul territorio nazionale vi siano siti tecnicamente idonei ad ospitare un eventuale deposito;
b) una seconda fase, basata su parametri e valutazioni di carattere sociale ed economico, che, partendo dai risultati della prima fase, cioè dall'elenco dei siti tecnicamente idonei, in un confronto serrato e franco con le Autorità locali nelle sedi istituzionali appropriate, porti all'individuazione di uno o più siti dove è possibile effettivamente realizzare il deposito centralizzato. Questa seconda e fondamentale fase deve ancora essere avviata.

Per quanto riguarda il possibile impatto negativo su aree a forte vocazione turistica questo è uno degli elementi di cui si tiene conto nella procedura di selezione dei siti candidati.
In merito alla possibilità che la Sardegna possa essere indicata quale sito per un deposito, si ribadisce che allo stato attuale, lo studio copre tutte le regioni italiane, e solo nella fase conclusiva, si focalizzerà su un numero limitato di siti.
Resta comunque ferma l'assoluta necessità di disporre di depositi nazionali per i rifiuti radioattivi.
Quindi, per concludere, le proteste partono da un presupposto completamente destituito di fondamento e cioè che il Governo avrebbe scelto la Sardegna come luogo di stoccaggio, mentre il Governo conferma la scelta di una procedura fondata su elementi scientifici, condivisa e partecipata, in un confronto con tutte le regioni italiane ai Presidenti delle quali, come è noto, è stato consegnato da pochi giorni lo studio della Sogin sulla base del quale, verranno assunte le decisioni conseguenti.
Il Sottosegretario di Stato per le attività produttive: Giovanni Dell'Elce.

CIMA. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
nella notte del 3 giugno 2003 una coppia di anziani coniugi serbi e il loro figlio sono stati uccisi mentre erano a letto a Obiliq/ObilicAa, a 15 Km da Pristina, in Kosovo;
le vittime, Slobodan Stolic di 80 anni, la moglie Radmira di 78 e il figlio Ljubinko di 53 anni, sono stati massacrati a colpi di accetta e la loro casa data poi alle fiamme;
il barbaro assassinio è avvenuto poche ore prima dell'arrivo in Kosovo dell'alto rappresentante della politica estera dell'Unione europea, Javier Solana, che intende promuovere un incontro tra i leader serbi e albanesi della provincia, al prossimo Consiglio europeo del 20 e 21 giugno a Salonicco;
la famiglia uccisa aveva in passato già subito numerose minacce affinché lasciasse il paese, come il furto dell'auto e il lancio di bottiglie molotov contro la propria abitazione;
alla notizia dell'eccidio centinaia di serbi della zona di Obiliq/ObilicAa sono scesi in strada per protestare contro l'ennesima strage a sfondo etnico, la più grave avvenuta in Kosovo negli ultimi mesi;
il Capo dell'Amministrazione Internazionale Michael Steiner, in visita ufficiale in Albania, si è recato nel villaggio di Obiliq/ObilicAa per rendere omaggio ai tre serbi massacrati, ma è stato duramente contestato dalla popolazione in sommossa che lo ha accusato di essere la causa dell'aumento delle violenze in Kosovo in seguito al recente passaggio di alcuni poteri nelle mani della maggioranza albanese kosovara;
alcune settimane prima di questo episodio il governatore aveva impedito la presenza di esponenti albanesi del Kosovo a tre vertici internazionali, dopo che il parlamento di Pristina aveva votato una risoluzione che definiva quella della guerriglia


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albanese «una lotta di liberazione», cosa che aveva suscitato il risentimento dei serbi;
la vicenda della famiglia Stolic è un'ulteriore prova del fatto che il Kosovo, ancora «provincia» della Serbia secondo gli accordi di pace del 1999, non è pacificato, e la gestione Steiner, nonostante lui continui a presentarla come un successo, lascia molto a desiderare e si inquadra in un sistema internazionale in cui il problema Kosovo deve trovare un suo status definitivo;
a Obiliq/ObilicAa era previsto il rientro di un gruppo di profughi serbi, nell'ambito di un programma di reinsediamento più volte disatteso in passato;
gli indipendentisti al governo con il moderato Rugova e gli estremisti dell'ex Uck vogliono il Kosovo indipendente, Belgrado vuole il rispetto degli accordi del 1999 e ora, dopo la guerra all'Iraq, un allungamento del protettorato militare all'infinito sembra essere l'intendimento dell'Occidente;
ma i risultati, secondo quanto denunciato da Amnesty International nel Rapporto annuale sulle violazioni dei diritti umani nel corso del 2002, sono stati soltanto di trasformare il Kosovo in «una prigione per la minoranze» dove gli interessi geostrategici ed economici prevalgono sulla tutela della giustizia e dell'ordine -:
se il Governo in sede diplomatica abbia sollevato il problema dell'inefficacia della gestione UNMIK nell'affrontare le tensioni etniche;
se sia a conoscenza delle future intenzioni degli organismi internazionali riguardo la definizione del futuro status del Kosovo;
come il Governo intenda adoperarsi, durante il semestre di presidenza dell'Unione europea, affinché venga ripreso il dialogo tra le due parti e garantita l'integrazione dei rappresentanti serbi ai vertici internazionali, anche nell'interesse di tutti i Paesi Balcani che aspirano ad unirsi all'Unione europea.
(4-06604)

Risposta. - Il Governo italiano solleva regolarmente con l'Unmik come in ogni ambito internazionale, il tema della riconciliazione etnica e della sua centralità ai fini della soluzione della questione Kossovo. Si segnalano due specifici settori, strettamente collegati a tale questione, nei quali l'Italia è impegnata in prima persona, al fianco dell'Unmik: il rientro dei profughi serbi e il decentramento amministrativo. Per quanto riguarda il primo punto, nel 2002 sono stati stanziati 3,5 milioni di euro da utilizzare nel quadro di un programma dell'Unmik al quale partecipano anche altri donatori, con lo scopo di poter ottenere qualche risultato concreto già entro il corrente anno. Per quanto riguarda il settore del decentramento amministrativo, cruciale ai fini della tutela delle minoranze nel territorio, l'Italia guida, con l'Ambasciatore Civiletti, la missione in loco del Consiglio d'Europa incaricata di elaborare una strategia in tale campo.
Nonostante le recenti «fughe in avanti» della leadership della Provincia interna di status finale, la strategia della comunità internazionale a tale riguardo resta quella degli
standards before status: occorrono cioè progressi su questioni concrete (economia, riconciliazione nazionale, energia, trasporti, istruzione) prima di poter affrontare il tema del futuro status del Kossovo. Si tratterà in ogni caso di un processo negoziale che dovrà coinvolgere in primo luogo Belgrado e Pristina, cui la comunità internazionale potrà dare la necessaria assistenza.
Si ricorda, altresì, che la Commissione per i Diritti umani delle Nazioni Unite ha nominato, nella persona del portoghese José Cutileiro, un Rappresentante Speciale per il monitoraggio della situazione in Bosnia Erzegovina e nei territori della Repubblica Federale di Serbia e Montenegro. L'ultimo rapporto del Rappresentante Speciale sulla situazione dei diritti umani nell'area risale al gennaio del 2003 e dedica al Kossovo un'ampia sezione. Il giudizio del signor Cutileiro sull'evoluzione della situazione


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nella regione è globalmente positivo, illustrando un miglioramento delle condizioni di sicurezza ed una riduzione degli incidenti di natura politica o interetnica rispetto agli anni precedenti. Il predetto sottolinea, inoltre, il ruolo importante dello Human Rights Oversight Committee costituito nel giugno 2002 in ambito Unmik, con il compito precipuo di analizzare le problematiche relative alla protezione dei diritti umani in Kossovo, di rivedere la legislazione locale in materia al fine di assicurarne la conformità agli standards internazionali e di investigare in merito a casi individuali di violazione. Una parte del rapporto è dedicata all'analisi specifica della situazione delle minoranze e delle violenze interetniche. Al riguardo, il Rappresentante Speciale rileva come, in parte, la riduzione degli incidenti registrati negli ultimi tempi sia dovuta alla presenza della KFOR che, limitando la mobilità interna delle diverse comunità etniche, ha creato delle condizioni di separazione fisica che, di fatto, riducono la possibilità di contatti e quindi di scontri.
In Kossovo è inoltre presente una Missione dell'Organizzazione per la Cooperazione e la Sicurezza in Europa (OSCE) che, tra le sue competenze, ha quella di monitorare la situazione locale sotto il profilo dei diritti umani e delle libertà fondamentali. L'evolversi di tale situazione continuerà ad essere seguita, con attenzione, anche dall'Italia, d'intesa con gli altri
partners comunitari.
Durante il semestre di Presidenza UE, l'Italia cercherà in particolare di favorire l'Unmik nell'ottenere risultati concreti su due questioni determinanti ai fini del contenimento delle pressioni in atto nella provincia:
a) rendere operativa la strategia «standards before status» (tramite la fissazione di obiettivi misurabili, timelines, benchmarcks ed il graduale trasferimento di competenze alle istituzioni provvisorie di autogoverno);
b) avviare un dialogo diretto tra Belgrado e Pristina su questioni pratiche di mutuo interesse (trasporti, energia, ritorno dei profughi) al fine di contribuire a riavvicinare progressivamente le due parti.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Roberto Antonione.

CIRIELLI. - Al Ministro delle comunicazioni. - Per sapere - premesso che:
la città di Scafati, con oltre 50 mila abitanti, si estende su una superficie molto vasta, costituita da un centro urbano e da quattro periferie lontane dal suddetto centro, con un numero di abitanti superiore alle 4 mila unità per ciascuna di esse;
la distanza dal centro urbano ha determinato la necessità di istituzione di uffici postali in alcune periferie lasciandone priva oltre, ugualmente difficoltate per l'accesso all'ufficio centrale;
la frazione Bagni, distante alcuni chilometri dall'ufficio centrale, annovera oltre 4 mila cittadini ed abbisogna per i traffici commerciali e la normale attività di corrispondenza, di un ufficio postale locale anche in previsione della forte espansione e della complessità dei nuovi servizi dell'Ente Poste;
molti cittadini della frazione Bagni trovano grossi ostacoli per usufruire dei servizi dell'ufficio postale centrale a causa della distanza e della mancanza di opportuni collegamenti -:
alla luce di quanto innanzi esposto, quali iniziative presso Poste Italiane Spa intenda adottare per l'istituzione nella frazione di Bagni di Scafati di un ufficio postale, affinché diminuisca il disagio per i cittadini residenti.
(4-05700)

Risposta. - A seguito della trasformazione dell'ente Poste Italiane in società per azioni, la gestione aziendale rientra nella competenza degli organi statutari della società.
Il Ministero delle comunicazioni - quale Autorità nazionale di regolamentazione del settore postale - ha tra i propri


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compiti quello di verificare il corretto espletamento del servizio universale erogato da Poste Italiane.
Tale attività è volta ad accertare che la qualità del servizio svolto su tutto il territorio nazionale risponda ai parametri fissati dalla normativa comunitaria e nazionale, recepiti nel contratto di programma, e a adottare idonei strumenti sanzionatori nel caso in cui si dovesse verificare il mancato rispetto degli standard qualitativi fissati.
Ciò premesso, allo scopo di poter disporre di elementi di valutazione in merito a quanto rappresentato dall'interrogante si è provveduto ad interessare la società Poste Italiane la quale, in merito alla proposta dell'apertura di un nuovo ufficio postale, nel comune di Scafati (SA), per le segnalate difficoltà per «molti cittadini della frazione di Bagni» di raggiungere uno degli uffici postali del predetto comune, ha precisato quanto segue.
Nel comune in argomento, a fronte di una popolazione di circa 45.000 abitanti, operano attualmente tre uffici postali: l'ufficio principale di Scafati, che effettua doppio turno utilizzando sette sportelli operativi; l'ufficio postale di Scafati 1 e l'ufficio postale di San Pietro di Scafati che effettuano unico turno utilizzando quattro sportelli operativi.
La frazione di Bagni di Scafati secondo quanto precisato dalla stessa società - dista circa due chilometri dagli uffici postali più vicini di Scafati 1 e di San Pietro di Scafati; al riguardo, Poste Italiane ha fatto presente che la presenza della società concessionaria nel comune di Scafati si attesta nella media delle presenze sul territorio nazionale.
La medesima società, inoltre, a completamento d'informazione ha precisato che, in considerazione di quanto segnalato nell'atto di sindacato ispettivo in esame, effettuerà mirati approfondimenti per valutare l'opportunità d'inserire nelle programmazioni future un eventuale trasferimento dell'ufficio postale di Scafati 1 in una località più vicina a Bagni di Scafati.
Il Ministro delle comunicazioni: Maurizio Gasparri.

CIRIELLI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle attività produttive. - Per sapere - premesso che:
l'Enea, Ente per le Nuove tecnologie, l'Energia e l'Ambiente, lo scorso anno ha bandito ed espletato un concorso per la selezione di personale qualificato per la copertura di numero 49 posti, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 43 del 1 giugno 2001;
il bando del concorso, all'articolo 13, prevedeva anche la possibilità di utilizzare le graduatorie dei candidati idonei ma non vincitori per la copertura di posizioni di lavoro congruenti;
vincitori ed idonei, però, a causa del successivo blocco delle assunzioni non sono mai stati impiegati;
recentemente lo stesso ente ha bandito un altro concorso, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 7 marzo 2003, per l'assunzione, mediante un solo colloquio, di 77 unità, con diversi profili professionali -:
se e quali urgenti provvedimenti intenda adottare per porre fine, alle evidenti disattenzioni dei diritti quesiti dai vincitori del concorso Enea del 2001;
se, considerata l'evidente urgenza di copertura dei posti vacanti all'Enea, non sia possibile, oltre che auspicabile, adottare iniziative normative volte ad introdurre una deroga al blocco delle assunzioni, al fine di impiegare i già dichiarati idonei e vincitori del primo concorso.
(4-06011)

Risposta. - In relazione al concorso per 49 unità di personale diplomato e laureato, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 43 del 1o giugno 2001, l'Enea ha espletato, nel corso del 2002, le previste prove concorsuali.
La legge 27 dicembre 2002 n. 289 (legge finanziaria per il 2003) all'articolo 34, comma 4, ha confermato per il 2003 il blocco delle assunzioni a tempo indeterminato.
L'Enea al fine di evitare tale impedimento, ha già inoltrato richiesta di concessione


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di deroga alla Presidenza del Consiglio dei ministri - dipartimento della funzione pubblica ed al ministero dell'economia e delle finanze.
Per quanto riguarda il concorso per l'assunzione di 77 unità di personale, costituite da 59 posizioni di laureati con esperienza e 18 posizioni di diplomati con esperienza, si precisa che si tratta di assunzioni a tempo determinato, di durata biennale, e come tali non interessano il blocco imposto dalla legge finanziaria per il 2003. I relativi procedimenti di selezione dei candidati sono attualmente in fase conclusiva e si prevede di procedere all'assunzione dei vincitori entro il mese di luglio 2003.
Il Sottosegretario di Stato per le attività produttive: Giovanni Dell'Elce.

CIRIELLI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
nell'adottare il nuovo orario, la divisione passeggeri delle Ferrovie dello Stato, da dicembre 2002, ha deciso la soppressione delle fermate alla stazione di Sicignano Scalo (Salerno) dei seguenti treni Eurostar: n. 9360 (Taranto-Roma Termini), n. 9362 (Taranto-Roma Termini), n. 9361 (Roma Termini-Taranto) e n. 9359 (Roma Termini-Taranto);
l'esistenza e l'attuale utilizzo dei succitati treni è rilevante per l'intera provincia sud di Salerno, tanto da rendere inconcepibili i tagli decisi, anche in relazione ai già gravi disagi dovuti alla soppressione della tratta ferroviaria Sicignano degli Alburni-Lagonegro -:
quali iniziative intenda adottare affinché siano ripristinate le fermate degli Eurostar alla stazione ferroviaria di Sicignano Scalo e per garantire un efficace livello dei collegamenti.
(4-06352)

Risposta. - Ferrovie dello Stato S.p.a. ha riferito che con l'orario di dicembre 2002, in linea con la strategia commerciale della media e lunga percorrenza, è stata rinnovata la programmazione dell'offerta sulla relazione Roma-Potenza-Taranto, con l'obiettivo di offrire alla clientela una più elevata qualità del servizio attraverso la velocizzazione dei collegamenti e l'utilizzo di materiale rotabile dotato di un maggiore livello di comfort.
Al fine di un miglioramento di percorrenza è stato necessario, pertanto, prevedere la riduzione del numero di fermate tenendo conto, soprattutto, dei dati di traffico rilevati sulla tratta Battipaglia-Potenza.
Infatti, per le stazioni per le quali è stata attuata la soppressione delle fermate degli Eurostar in questione, è stato rilevato un numero di passeggeri in salita/discesa estremamente basso.
In particolare, la stazione di Sicignano degli Alburni ha fatto registrare una media complessiva di 1,7 passeggeri/giorno per ognuno dei collegamenti ES previsti.
L'attuale offerta per la città di Sicignano degli Alburni si basa sulle varie opportunità di collegamento costituite dal coordinamento dei servizi regionali con quelli a lunga percorrenza (ES + IC).
Raggiungendo, infatti, la stazione di Salerno - principale nodo di raccordo dei servizi Eurostar ed Intercity - con il trasporto a carattere locale (11 collegamenti giornalieri), con tempi di percorrenza di circa 50 minuti, è possibile usufruire dei numerosi collegamenti a lunga percorrenza con il Centro-Nord Italia.
La clientela proveniente da Roma e diretta a Sicignano può raggiungere quest'ultima località con 7 collegamenti indiretti ben distribuiti durante l'arco della giornata, in coincidenza sempre a Salerno, con buoni tempi di interscambio.
Per quanto concerne, infine, le destinazioni verso il Sud-Est del Paese è possibile usufruire del servizio Eurostar, raggiungendo la stazione di Potenza con i treni del servizio a carattere locale in circa 1 ora e 10 minuti e da quella stazione proseguire verso Taranto.
Il Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e per i trasporti: Nino Sospiri.


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CIRIELLI. - Al Ministro delle politiche agricole e forestali. - Per sapere - premesso che:
il limone sfusato costa d'Amalfi, tutelato con il marchio indicazione geografica protetta, (G.U.C.E. I 182 del 5 luglio 2001), sta subendo notevoli danni a causa un uso fraudolento di tale marchio;
più volte le locali forze dell'ordine hanno effettuato sequestri di limoni provenienti dalla Spagna, dalla Sicilia e dalla Calabria commercializzati come «Limoni Costa d'Amalfi»;
i prezzi di questi limoni sono notevolmente inferiori alla sfusato amalfitano IGP, grazie alla facilità della produzione e della raccolta effettuata su campi aperti e non su impervi terrazzamenti;
i falsi limoni amalfitani avrebbero, secondo le stime dei produttori locali, conquistato quote di mercato pari al 50 per cento, dimezzando la produzione originaria dei limoni della costa d'Amalfi, stimata intorno ai 140 mila quintali per un valore di oltre 8 milioni di euro, tanto che numerosi produttori non stanno procedendo al raccolto a causa della difficile vendita a prezzi competitivi;
un'ulteriore danno è arrecato da alcuni produttori di Limoncello che, pur indicando come materia prima il limone costa d'Amalfi, utilizzano altri limoni dal costo notevolmente minore;
la coltivazione del limone, in costiera amalfitana, con circa 700 ettari, svolge un ruolo fondamentale nella tutela idrogeologica del territorio occupando anche i versanti più acclivi con pendenze spesso ai limiti della coltivabilità;
i fatti esposti causano inoltre un gravissimo danno per l'intera economia della costiera amalfitana considerata la perdita di notevoli quote di mercato e le ricadute negative sui livelli occupazionali, un grave rischio dal punto di vista ambientale ed idrogeologico in conseguenza di un eventuale abbandono della coltivazione dei terrazzamenti -:
quali provvedimenti urgenti intenda adottare per tutelare il marchio «Limone Costa d'Amalfi IGP» e per evitare che altri limoni siano immessi fraudolentemente sul mercato sfruttando tale marchio;
se non ritenga necessari maggiori ed attenti controlli sia in sede di commercializzazione minuta sia per le aziende che producono limoncello indicando come materia prima il «Limone Costa d'Amalfi IGP».
(4-07101)

Risposta. - Con riferimento alla problematica evidenziata nell'interrogazione in oggetto, relativa all'uso fraudolento e, dunque, all'usurpazione delle DOP e delle IGP sui principali mercati, sia nazionali che esteri, si fa presente che il Ministero, sia con i propri Organismi preposti alla repressione delle frodi, sia in collaborazione con Organismi di altri Stati ed Enti (Organismi di controllo di altri Paesi, nucleo Carabinieri NAS, Consorzi di tutela delle DOP e IGP, ecc.) contrasta il deleterio fenomeno ovunque si presenti.
In particolare, per la I.G.P. «Limone Costa d'Amalfi», il ministero con decreto del 29 luglio 2003 ha riconosciuto il relativo Consorzio di tutela ed ha conferito allo stesso Consorzio l'incarico a svolgere le funzioni di cui all'articolo 14, comma 15, della legge 21 dicembre 1999, n. 526.
Tali funzioni comportano, tra l'altro, attività di salvaguardia delle DOP e IGP da abusi, atti di concorrenza sleale, contraffazioni, uso improprio delle denominazioni sia nel territorio di produzione che in quello di commercializzazione.
Questo fa sì che, accanto alle specifiche attività di competenza dell'Amministrazione, operi una scrupolosa attività di vigilanza da parte del Consorzio.
Il Ministro delle politiche agricole e forestali: Giovanni Alemanno.

GIULIO CONTI e MENIA. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
per iniziativa congiunta dell'interrogante e dell'onorevole Menia fu organizzata


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una visita per iscritti e simpatizzanti ascolani di AN, al monumento nazionale dedicato ai martiri delle foibe di Basovizza, onde commemorarne il macabro e barbaro sterminio operato dai partigiani comunisti titini;
fu scelta la data del 19 gennaio 2003 perché offriva una maggiore possibilità di partecipazione giovanile per la coincidenza con l'incontro di calcio Triestina-Ascoli;
i circoli di AN «Ambiente e Sport», «Enzo Cenciarini», i «Territoriali» di Ascoli e di Castel di Lama, insieme al coordinamento ascolano, si impegnarono per la riuscita della visita, tant'è che alla iniziativa aderirono oltre 200 giovani con pullman e molti altri con mezzi propri;
accanto al monumento che ricorda la tragedia, dopo una breve introduzione dell'interrogante Conti, l'onorevole Roberto Menia svolse una toccante orazione rievocativa ricordando i fatti, del 1945, l'occupazione titina della città, la tragedia delle foibe, la violenza dell'amministrazione inglese del TLT (territorio libero di Trieste) e il tradimento perpetrato dal Trattato di Osimo, rievocazione che suscitò commozione e profondo interesse dei presenti, anche perché nei programmi scolastici non si trova nulla che ricordi quella grande tragedia nazionale;
alla partita di calcio che seguì la visita alle Foibe, i tifosi delle due squadre si scambiarono magliette e sciarpe e tutti insieme cantarono l'inno di Mameli: nessun incidente, né prima, né dopo la partita e se il ritorno degli ascolani fu mesto per la sconfitta patita, furono soddisfatti per l'accoglienza ricevuta, ma altresì pronti per la rivincita sportiva, ma tale esempio di buon costume sportivo, sempre più raro negli stadi, si cerca di colpirlo come dimostra l'episodio meschino e riprovevole accaduto giorni fa in Ascoli Piceno;
infatti ben due buste siglate col simbolo delle BR sono state rinvenute presso il coordinamento comunale ascolano di AN, piene di documenti, ovviamente anonimi, ma ricche di insulti e minacce, con un palese riferimento a Trieste, alle Foibe e a chi si ostina a ricordarle -:
vista la recrudescenza di simili episodi, che potrebbero essere prodromici di fatti ben più gravi, se nella città di Ascoli e nella sua provincia, fatti del genere si siano già verificati;
quali provvedimenti intenda assumere perché tali episodi non si ripetano, considerato il clima di tensione venutosi a creare in città e nell'intera provincia.
(4-05235)

Risposta. - Si comunica che il 19 gennaio 2003, prima della partita di calcio Triestina-Ascoli, disputata nel capoluogo friulano, un centinaio di tifosi appartenenti ai circoli di Alleanza Nazionale di Ascoli e di Castel di Lama hanno effettuato una visita commemorativa al Sacrario di Redipuglia ed alle foibe di Basovizza, cui ha partecipato anche una rappresentanza locale dello stesso partito.
La manifestazione si è svolta senza incidenti e la successiva gara calcistica non ha fatto registrare turbative dell'ordine pubblico.
Il 22 gennaio 2003 il coordinatore comunale di Alleanza Nazionale di Ascoli Piceno, Gianfranco Sofia, ha consegnato alla questura due lettere anonime, contenenti minacce e simbologie politiche antagoniste, recapitate presso la sede del suo partito il 20 precedente, giorno successivo alla commemorazione.
L'esponente politico nella circostanza ha evidenziato che il proprio gruppo consiliare non attribuisce all'episodio un significato di effettiva minaccia.
Il prefetto di Ascoli Piceno ha riferito in proposito che l'episodio, per il quale è stata debitamente informata la locale procura della Repubblica, è risultato effettivamente isolato e non sono emerse analoghe azioni intimidatorie nei confronti di sedi o circoli di Alleanza Nazionale nella provincia.
Le Autorità provinciali di pubblica sicurezza hanno, comunque, provveduto ad intensificare l'attività di vigilanza delle sedi interessate.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Alfredo Mantovano.


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GIULIO CONTI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
in data 12 aprile 2003 il sindaco di Venarotta, dottor Guglielmo Frattari, ha ricevuto comunicazione scritta da parte della professoressa Marisa Salvatori, dirigente scolastico dell'istituto comprensivo di Roccafluvione (di cui il comune di Venarotta fa parte) relativa al fatto che, per l'anno scolastico 2003-2004 la scuola media di Venarotta non potrà avere che una sola classe seconda composta da un massimo di 26 alunni;
tale decisione sembra sia stata adottata dal dottor Romualdo Discenza, dirigente del centro servizi amministrativi di Ascoli Piceno e non ha tenuto conto sia del numero degli alunni che nell'anno scolastico 2002-2003 frequentano le classi prime sia del parere del sindaco di Venarotta stesso;
attualmente infatti il numero complessivo degli alunni che frequentano il primo anno della scuola media di Venarotta è di 29 e ogni aula non può, da punto di vista igienico sanitario e sulla base delle vigenti norme in materia di sicurezza degli edifici, ospitare tale numero di alunni (26);
come si evince dalle planimetrie già inviate in precedenza al dirigente scolastico di Roccafluvione, all'interno della scuola esiste sì un'aula che potrebbe ospitare 25 ragazzi ma è dislocata su due livelli separati da gradini e pertanto non è praticabile dal punto di vista della sicurezza dei ragazzi;
al comune di Venarotta è già stata ridotta una sezione della scuola materna, alla cui decisione il Sindaco si è opposto inoltrando lettera in data 1 aprile 2003 (Prot. n. 2664);
in data 16 aprile 2003 il sindaco di Venarotta ha inviato al procuratore di Ascoli Piceno un esposto sui fatti sopra descritti-:
se non intenda chiarire quest'assurda decisione che comporterebbe per n. 3 alunni l'esclusione dal proseguire gli studi del secondo anno nella scuola media di Venarotta e l'impossibilità per i restanti alunni di seguire le lezioni in uno spazio adatto alle loro necessità scolastiche e motorie.
(4-06342)

Risposta. - La questione sollevata è stata risolta nel senso auspicato dall'Interrogante.
Utilizzando, infatti, tutti i possibili interventi derogatori previsti dalla normativa vigente è stato possibile autorizzare lo sdoppiamento richiesto della seconda classe della scuola media di Venarotta, sezione associata dell'Istituto comprensivo di Roccafluvione (Ascoli Piceno).
Il Sottosegretario di Stato per l'istruzione, per l'università e per la ricerca: Valentina Aprea.

GIULIO CONTI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
la pericolosità del traffico stradale in Italia è «cosa» nota e risaputa, ma quella del tratto della SS 77 del tratto fra Civitanova Marche e Macerata è particolarmente allarmante;
lo rileva pure l'assessore regionale Giulio Silenzi con una lettera inviata al compartimento Viabilità Marche dell'Anas e a tutti i parlamentari delle Marche;
il fondo stradale è particolarmente sconnesso per tutto il percorso. Gli incidenti anche mortali già molto frequenti, sono in continuo aumento e il fondo stradale sta diventando impercorribile -:
se il Ministro non ritenga urgente e doveroso disporre un immediato intervento per rendere sicuro il tratto Civitanova-Macerata e viceversa, (soprattutto considerando il notevolissimo aumento del traffico che si rileva in estate), procedendo ad un rifacimento di tutto il manto stradale.
(4-06746)


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GIULIO CONTI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il traffico automobilistico nelle Marche è particolarmente insidioso e molto pericoloso è percorrere il tratto della SS77 che collega Civitanova a Macerata;
infatti il fondo stradale è sconnesso, con buche, crepe e fosse che, riempiendosi d'acqua durante i temporali, sono particolarmente a rischio;
come è facilmente dimostrabile, visti anche i rapporti della polizia stradale e dell'ANAS, gli incidenti sono quotidiani e spesso mortali -:
se il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti non ritenga doveroso sollecitare l'ANAS affinché provveda al rifacimento del manto stradale gravemente danneggiato, sottolineando come, viste le attuali situazioni, si renda sempre più indispensabile e indilazionabile rifare tale manto per garantire la viabilità e la sicurezza degli automobilisti.
(4-06823)

Risposta. - L'ANAS S.p.A., in merito alla lamentata pericolosità dovuta allo stato di usura della pavimentazione del tratto di strada statale 77 della «Val di Chienti», tra i km. 89+600 e 110+000 (Macerata-Civitanova Marche), ricorda anzitutto che con legge n. 144 del 1999 è stato istituito il Piano nazionale per la sicurezza stradale, che all'articolo 32 prevede l'attuazione degli interventi di sicurezza stradale sulla rete nazionale ANAS attraverso programmi annuali da realizzare in base a finanziamenti sia ordinari che straordinari.
La società stradale fa conoscere che gli interventi in programma lungo la strada statale in argomento sono i seguenti:
PAVIMENTAZIONI:
Lavori di rafforzamento della pavimentazione stradale e successiva realizzazione di tappeto del tipo Splitt-Mastix tra i km. 36+000 e 52+000 sul tratto a due corsie e tra i km. 52+000 e 108+000 sul tratto a quattro corsie. Importo 2.888.829,92 euro.
Lavori per l'eliminazione delle infiltrazioni sul piano viabile ed il rafforzamento della pavimentazione stradale mediante la realizzazione di tappeto Splitt-Mastix in tratti saltuari tra i km. 61+400 e 96+200 lato sinistro e tra i km. 69+750 e 92+450 lato destro. Importo 2.211.559,52 euro.
BARRIERE STRADALI:
Lavori per l'adeguamento delle barriere stradali tra i km. 30+000 e 110+200. Importo 4.008.438,00 euro.
I tre interventi del Piano di Sicurezza sono stati già approvati e finanziati e sono in fase di appalto.
La società stradale fa presente, inoltre, che sono in corso di esecuzione i seguenti lavori:
a) Ordinaria manutenzione, per un importo di 80.000,00 euro;
b) Manutenzione opere di protezione, per un importo di 66.600,00 euro;
c) Manutenzione impianti elettrici, per un importo di 50.000,00 euro;
d) Sfalcio erba, per un importo di 83.300,00 euro;
e) Lavori urgenti di protezione per caduta massi in tratti saltuari tra i km. 32+000 e 41+600, per un importo di 3.147.700,92 euro.
Sono, invece, in fase di consegna i seguenti interventi:
a) Manutenzione della segnaletica orizzontale e verticale, per un importo di 150.000,00 euro;
b) Distese generali periodiche (pavimentazioni) in tratti saltuari, per un importo di 833.000,00 euro.
La società stradale rammenta, infine, che la statale in questione è inserita tra le infrastrutture strategiche di preminente interesse nazionale previste dalle leggi Obiettivo.
Il Viceministro delle infrastrutture e dei trasporti: Ugo Martinat.


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CORONELLA. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
San Marcellino è un comune dell'Agro aversano (provincia di Caserta), zona definita dal ministero dell'interno ad «alto rischio criminale»;
in tale centro, che conta più di 13.000 abitanti, preoccupante è il fenomeno della criminalità organizzata, soprattutto per il forte numero di extracomunitari (albanesi e tunisini) dediti perlopiù allo spaccio di stupefacenti e furti in appartamenti. Ricorrenti sono anche gli scontri tra gruppi rivali con sparatorie e accoltellamenti;
ultimamente, in data 28 ottobre 2002, ignoti hanno incendiato un capannone nel quale sono andati distrutti mezzi di proprietà del comune di San Marcellino tra cui un pullmino per il trasporto degli alunni a scuola nonché una macchina della polizia municipale;
tale episodio, che ha avuto un notevole risalto sulla stampa locale, ha riproposto il preoccupante fenomeno della criminalità organizzata recepito dalla cittadina come vero e proprio allarme sociale;
il territorio del comune di San Marcellino ricade, attualmente, addirittura sotto la competenza di due stazioni dei carabinieri, Frignano e Trentola Ducenta;
risulta all'interrogante che da tempo è stata istituita una nuova stazione dei carabinieri a San Marcellino e non si capisce per quale motivo non viene aperta;
la presenza di una stazione dei carabinieri a San Marcellino contribuirebbe senz'altro a contrastare la criminalità organizzata -:
per quale motivo non venga predisposta l'apertura della stazione dei carabinieri e quali iniziative intenda intraprendere per garantire condizioni di maggiore sicurezza ai cittadini di San Marcellino.
(4-04378)

Risposta. - In sede di Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica di Caserta, è stata più volte esaminata favorevolmente la questione relativa all'istituzione di una stazione dei carabinieri in S. Marcellino (CE); ipotesi sulla quale nell'ottobre 1999 il Comando generale dell'Arma aveva espresso parere favorevole.
L'area interessata, che ricade sotto la giurisdizione delle stazioni Carabinieri di Trentola Ducenta e Frignano, è caratterizzata, infatti, da elevati indici di criminalità, con una forte incidenza di rapine e dalla presenza di organizzazioni di tipo camorristico particolarmente agguerrite e radicate nel territorio.
Peraltro, la procedura avviata dall'Ufficio territoriale del Governo per la locazione di uno stabile da adibire a sede del nuovo presidio non ha avuto ulteriore corso a seguito della emanazione, nell'aprile 2001, di una circolare del Dipartimento della pubblica sicurezza del ministero dell'interno, con la quale venivano emanate apposite direttive volte al contenimento della spesa per nuove locazioni di immobili destinati all'accasermamento delle forze di polizia, a causa della esiguità delle risorse di bilancio e di una pesante situazione debitoria nel settore di spesa.
Uniche deroghe previste erano costituite dai casi di indifferibile e comprovata urgenza, nonché di concessione degli immobili in comodato d'uso gratuito, per un periodo non inferiore ad un biennio, da parte degli Enti locali.
Inoltre, una nuova circolare ministeriale del 12 febbraio 2003 ha introdotto misure ancora più drastiche in materia, in considerazione della riduzione degli stanziamenti 2003 sui capitoli di bilancio pertinenti e dell'ulteriore incremento della situazione debitoria gravante sul settore. A seguito dell'attività di monitoraggio già avviata, infatti, era stato accertato alla data del 31 dicembre 2001 un debito nei confronti di enti e privati locatori che ammontava ad oltre 390 milioni di euro. La misura dell'indebitamento aveva subito un ulteriore incremento nel corso del 2002, attestando a fine anno l'esposizione finanziaria ad oltre 430 milioni di euro di cui circa 91 milioni per la Polizia di Stato ed oltre 340 milioni per l'Arma dei carabinieri.


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Con le recenti direttive, pertanto, vengono autorizzate esclusivamente le iniziative dirette all'eventuale utilizzo di beni demaniali disponibili sul territorio, ovvero concessi in comodato d'uso gratuito non inferiore a cinque anni dagli enti locali.
Sono state, altresì, sollecitate, nell'ottica del partenariato istituzionale, eventuali intese con regioni ed enti locali finalizzate alla conclusione di accordi che prevedano anche la concessione di immobili adeguati alle esigenze operative.
Per quanto attiene alle misure di contrasto dei fenomeni criminali, particolarmente avvertiti nell'area considerata, anche nella provincia di Caserta le operazioni di polizia denominate «Alto impatto» e «Vie Libere», sviluppate in diverse fasi e basate su nuovi moduli operativi, hanno prodotto risultati significativi sul piano del controllo mirato del territorio. La nuova tipologia di intervento, diretta a contrastare la cosiddetta «criminalità di strada» in particolare lo spaccio di stupefacenti, la prostituzione ed i reati connessi all'immigrazione clandestina, ha consentito un'intensa attività di prevenzione e repressione della delittuosità comune che incide, in modo particolare, sul senso di sicurezza della gente.
L'attenzione delle forze dell'ordine sulla criminalità nell'intera provincia è, peraltro, sempre costante in relazione all'effettiva densità del fenomeno e, compatibilmente con i limiti di bilancio descritti, il dipartimento della pubblica sicurezza sta provvedendo a riesaminare la dislocazione dei presidi sulla base di soluzioni integrate di controllo del territorio secondo modelli di polizia di prossimità.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Alfredo Mantovano.

COSSA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
la guerra in corso di svolgimento in Iraq comporta un tragico inevitabile tributo di vite umane e di feriti e innesca una grave emergenza umanitaria, come confermato dalle notizie che giungono dal fronte e dalle organizzazioni di tutela dei diritti umani e di assistenza ai rifugiati e alle vittime di guerra, con particolare riferimento all'Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr) e alla Croce rossa internazionale;
alla luce della Dichiarazione universale dei diritti umani, l'Italia e la comunità internazionale devono garantire accoglienza alle popolazioni colpite dalla guerra, anche assicurando assistenza ai feriti;
all'interno del dramma della guerra e delle emergenze da essa prodotte, si inserisce la particolare situazione di quei feriti che necessitano di cure specialistiche, che ben non possono essere efficacemente assicurate dalla precaria condizione delle strutture irachene o dalle organizzazioni internazionali, considerate le precarie condizioni igienico-sanitarie, i gravi danni strutturali subiti dagli ospedali, il drastico deterioramento delle condizioni generali di vita della popolazione irachena, stremata da decenni di regime tirannico e sprezzante dei più elementari diritti della persona umana -:
se non ritenga di adottare gli opportuni provvedimenti al fine di:
a) attivare, d'intesa con le regioni, interventi di assistenza medica ed ospedaliera a favore dei feriti della guerra, anche favorendo l'apertura degli ospedali italiani alla popolazione civile irachena;
b) mettere a disposizione i mezzi aerei delle nostre forze armate e stabilire le necessarie intese con le compagnie aeree allo scopo di organizzare trasporti internazionali che consentano il trasferimento nei posti letto delle nostre regioni di quei civili iracheni che hanno immediato bisogno di cure di alta specializzazione;
c) promuovere, anche in vista dell'ormai prossimo avvio della presidenza italiana dell'Unione europea, una iniziativa europea tesa a stabilire modalità comuni di azione dei Paesi dell'Unione europea per garantire accoglienza e assistenza sanitaria ai feriti;


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d) sostenere con adeguato contributo economico le aziende sanitarie e ospedaliere e i vettori che aderiranno all'iniziativa, traducendo in atto l'aspirazione di solidarietà con la popolazione civile irachena espresso dalla grande maggioranza degli italiani.
(4-05992)

Risposta. - Il Governo italiano è pienamente consapevole dell'emergenza sanitaria che ha colpito l'Iraq. A tal fine, è stata costituita una task force interministeriale, coordinata dal ministero degli affari esteri, all'interno della quale sono rappresentate anche le regioni italiane, per far fronte alle esigenze immediate sanitarie, alimentari e logistiche della popolazione civile.
Al riguardo, è stato disposto il trasferimento in Iraq di una unità ospedaliera da campo con 60 posti letto e la capacità di effettuare 400 interventi al giorno, attuando così, come indicato dall'interrogante, un primo intervento di assistenza medica ed ospedaliera. La struttura, fornita dalla Croce Rossa Italiana, comprende una unità di pronto soccorso e chirurgia ed un impianto di potabilizzazione dell'acqua. Dal suddetto ospedale da campo della C.R.I., sono state trasferite in diverse regioni italiane oltre trenta persone affette da gravi patologie ed accolte negli ospedali pubblici.
Il ministero degli affari esteri, attraverso la competente direzione generale per la Cooperazione allo Sviluppo, si è inoltre impegnato a finanziare le spese di trasporto e installazione mediante un contributo di circa 5 milioni di euro al Comitato Internazionale della Croce Rossa. L'iniziativa verrà eseguita dalla stessa C.R.I. con l'impiego di 120 unità di personale tecnico e sanitario.
Una missione di rappresentanti del ministero degli affari esteri in Iraq ha, inoltre, prospettato la possibilità di intervenire su tre ospedali specialistici a Baghdad e su altri due ospedali, rispettivamente a Bassora e Nassirya.
Sono altresì in corso trattative con il Governo provvisorio iracheno per la partecipazione di un esperto italiano di sanità pubblica all'opera di ricostruzione in raccordo con le regioni.
Quanto all'utilizzo di mezzi aerei e di personale delle nostre forze armate per l'assistenza ai civili iracheni, si fa presente, così come ribadito dal Governo alle Camere, che la componente militare italiana in Iraq avrà tra i suoi compiti proprio la protezione dei flussi degli aiuti e delle attività di assistenza.
Alla luce di quanto esposto, si può quindi affermare che l'intera azione del Governo italiano è volta ad assicurare tempestiva rispondenza alla priorità medico-sanitaria, avvalendosi dell'assistenza, oltre che delle forze armate, anche dell'istituto Superiore di Sanità e di alcuni presidi ospedalieri specialistici italiani.
Si segnala inoltre che in ambito europeo la questione umanitaria in Iraq è stata concordemente giudicata come di importanza prioritaria, nel contesto della necessaria stabilizzazione del paese. L'Unione si predispone, del resto, anche con l'ampio coinvolgimento della Commissione, ad intervenire nel quadro di un ritrovato ruolo delle Nazioni Unite, quale organizzazione protagonista nella fase della ricostruzione e dell'assistenza umanitaria in loco.
Si fa presente infine che, per quanto riguarda la possibilità di sostenere economicamente i vettori che aderiranno all'iniziativa di solidarietà, la normativa vigente in materia di trasporto aereo (cosiddetto terzo pacchetto comunitario) non consente aiuti statali diretti alle compagnie aeree comunitarie.
Il Ministro per i rapporti con il Parlamento: Carlo Giovanardi.

ARMANDO COSSUTTA, DILIBERTO, RIZZO e VERTONE. - Al Presidente del Consiglio dei Ministri, al Ministro degli affari esteri, al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
la situazione internazionale evolve nella direzione di un possibile attacco militare degli Stati Uniti contro l'Iraq in nome della lotta al terrorismo internazionale. In verità tale azione appare dettata da esigenze di politica interna dell'amministrazione Bush nonché della sua necessità


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di rilanciare una nuova corsa agli armamenti che consentirebbe alla Casa Bianca di risolvere i gravi problemi interni dell'economia statunitense;
un simile attacco avrebbe un effetto devastante nei confronti della popolazione civile già gravemente provata da oltre un decennio di rigide sanzioni dell'ONU e dal duro regime dittatoriale di Saddam Hussein;
un attacco militare contro l'Iraq da parte degli USA e di eventuali altri paesi occidentali provocherebbe la destabilizzazione dell'intera regione medio orientale aggravando la crisi in atto a causa del proseguire dell'occupazione israeliana di territori palestinesi, dell'inosservanza delle risoluzioni ONU in materia e del conseguente conflitto che miete vittime innocenti da una parte e dall'altra;
l'eventuale azione militare contro l'Iraq offrirebbe, indirettamente, nuovi pretesti e nuova linfa proprio al terrorismo internazionale che si dice di voler combattere;
le azioni di guerra condotte in Afganistan e in altri paesi non hanno condotto ad alcun risultato positivo nella necessaria lotta contro il terrorismo internazionale e, quindi, occorre rivedere le strategie per sconfiggerlo;
un simile attacco sarebbe al di fuori della legalità internazionale e sancirebbe la fine definitiva di ogni ruolo per l'ONU;
si sono espressi negativamente rispetto all'opzione militare paesi quali la Francia, la Germania, la Russia, la Cina e i paesi arabi moderati -:
quale sia la posizione del Governo italiano a tale proposito;
se il Governo intenda dissociarsi sin da adesso dai proclami di guerra degli USA contro l'Iraq;
se il Governo intenda intraprendere iniziative diplomatiche tese ad impedire un nuovo, inutile intervento armato in quella regione che costituirebbe un pericolo per la pace nel mondo.
(4-03768)

Risposta. - Nell'intero arco della crisi irachena il Governo ha sviluppato una serie di passaggi misurati e coerenti con la gravità della situazione e con le responsabilità che derivano al nostro Paese dal proprio ruolo internazionale e di tali attività il Governo ha mantenuto costantemente informato il Parlamento.
In particolare si richiamano gli interventi effettuati dal Presidente del Consiglio dei ministri il 19 marzo 2003, dal Ministro degli affari esteri il 15 aprile 2003, nonché dal Ministro della difesa il 14 maggio 2003.
L'articolo 11 della Costituzione della Repubblica Italiana decreta che: «L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo».
In conformità a quanto statuito dalla nostra Costituzione e reiterato dal nostro Presidente del Consiglio in Parlamento nell'intervento sopracitato, è stato scelto di non partecipare direttamente alle operazioni militari in base al principio di «non belligeranza» e in questa decisione il nostro Paese è sempre stato fermo.
Ciò nondimeno, l'azione dell'Italia è costantemente volta, in seno all'Unione europea ed all'Organizzazione delle Nazioni Unite, a tutelare la legalità internazionale e la credibilità dell'istituzione onusiana ed è in conformità a questo principio che il Governo italiano ha avvertito l'obbligo di unire ad un forte sostegno all'azione degli organismi internazionali, per la rinascita di un Iraq democratico e per la pacificazione dell'intero Medioriente anche un impegno diretto in un intervento umanitario e di ricostruzione. Linea di condotta che è stata anche questa più volte illustrata in Parlamento.
Significativa appare la dichiarazione rilasciata dai Paesi membri dell'Unione europea


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al termine del Consiglio Informale di Atene degli scorsi 16 e 17 aprile 2003, con la quale i Quindici hanno assicurato il sostegno alle Nazioni Unite ed alla centralità del suo ruolo nel processo di istituzione in Iraq di un Governo democratico rappresentativo di tutta la popolazione. L'Italia di conseguenza ha continuato in ogni foro internazionale a perorare la causa di un crescente coinvolgimento delle Nazioni Unite nella gestione del dopoguerra iracheno, al fine di non avallare la tesi che Stati Uniti e Regno Unito potessero essere erroneamente percepiti dall'opinione pubblica araba, islamica e mondiale come Potenze occupanti del Paese.
In questo quadro, è stata confermata la validità del piano d'azione intrapreso dal Governo attraverso il coordinamento interministeriale realizzato in seno alla «task force» costituitasi presso questo Ministero degli Esteri per assicurare la piena sintonia tra le Amministrazioni e gli Enti dello Stato sui fini e sui mezzi della nostra missione in Iraq.
Tra i numerosi interventi già realizzati dalla nostra cooperazione allo sviluppo ricordiamo l'invio di 40 tonnellate di aiuti di emergenza tra medicinali, generi di prima necessità, generatori elettrici nonché, l'invio di un ospedale da campo.
In tale contesto, tenuto conto dei danni causati dal conflitto all'apparato sanitario iracheno sia sotto il profilo infrastrutturale che umano, la cooperazione italiana, di concerto con le forze della coalizione ed a seguito di precise indicazioni da parte delle stesse, ha formulato una strategia di intervento nel settore sanitario abbastanza articolata.
L'intervento che la cooperazione italiana ha posto in essere nel fornire, per un periodo limitato (inizialmente tre mesi), i servizi dell'Ospedale da Campo della Croce Rossa Italiana va inquadrato nel seguente contesto:
a) assicurare immediato soccorso alle popolazioni di Baghdad;
b) predisporre un piano d'azione rivolto a rafforzare sia la funzionalità di alcuni specifici ospedali (ben cinque ospedali a Baghdad e due in altre aree del paese) sia il sistema sanitario iracheno congiuntamente all'intervento del laboratorio di Sanità Pubblica e di Prevenzione e Controllo all'Igiene del Suolo, dell'Aria e degli Alimenti.
Grazie all'esistenza a Baghdad di detto ospedale da campo si sono potuti effettuare numerosissimi interventi a salvaguardia della vita umana. La C.R.I., inoltre, incoraggiata dalla Task Force Iraq, ha altresì fornito supporto ad alcuni Enti e Strutture ospedaliere che hanno in tal modo potuto trasportare con voli speciali in Italia bambini iracheni colpiti da malattie e/o infortuni le cui patologie non sarebbero state curabili in loco. Tale supporto si concretizza, di fatto, in un valore aggiuntivo all'intervento CRI/MAE che contribuisce senz'altro ad aumentare il prestigio del nostro Paese.
Non può non sottolinearsi che la situazione irachena risulta tuttora complessa e fluida e che ogni intervento dovrà costituire oggetto di ulteriore disamina ed approfondimento e tener conto sia delle mutevolissime situazioni locali sia del quadro complessivo degli interventi in sede di coordinamento tra donatori nell'ambito di strutture ancora in via di costituzione o rafforzamento in conformità anche a quanto stabilito dalla Risoluzione dell'ONU n. 1483 approvata il 22 maggio 2003.
Tra le priorità che il Governo sta affrontando, è bene anche ricordare il recupero del patrimonio archeologico iracheno, sia per le perdite e i danneggiamenti verificatisi nel corso delle operazioni militari o nelle fasi immediatamente seguenti alla loro conclusione, sia per le prospettive di valorizzazione e tutela.
Sono comunque già stati destinati attraverso il canale della Cooperazione allo Sviluppo 400.000 euro all'UNESCO per interventi immediati a tutela del patrimonio archeologico. Nel corso di una missione esplorativa in Iraq, in cui questo ministero degli affari esteri è stato affiancato dal Ministero per i beni e le attività culturali, è stata condotta una prima ricognizione circa l'integrità dei siti e dei reperti archeologici ed in merito alle possibili attività di


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cooperazione condurre in futuro Le iniziative formeranno comunque oggetto di dibattito in seno alla task force interministeriale sopracitata ed ai cui lavori il citato dicastero per i beni culturali partecipa attivamente.
Inoltre, sempre in questo settore, l'Ambasciatore Piero Cordone è stato inviato a Baghdad, presso l'Ufficio dell'OCPA (
Office of the Coalition Provisional Authority) che ha sostituito l'ORHA nella qualità di Autorità interinale per l'Iraq, con funzione di responsabile del settore culturale. Questa importante posizione ci è stata assicurata dal noto impegno che il nostro Paese ha da sempre posto nel settore della salvaguardia del patrimonio culturale iracheno, in particolare in campo archeologico.
Infatti, un'intensa attività di cooperazione nel settore archeologico e della difesa del patrimonio culturale in Iraq è stata svolta dall'Italia fino al 1969 attraverso l'istituto italo-iracheno di archeologia, gestito dal Centro Ricerche Archeologiche e Scavi di Torino e diretto dal Prof. Giorgio Gullini al cui centro sono stati stanziati in via preliminare contributi per una prima schedatura dei reperti archeologici trafugati o danneggiati al Museo di Baghdad, oltre che all'Università di Torino per ricognizioni sul territorio di Hatra e all'Università di Pisa per esplorazioni archeologiche nei siti antichi nella regione a sud-est di Baghdad (Diyla).
L'Italia non ha mancato inoltre di sollecitare l'UNESCO e gli Stati membri ad un'azione urgente e concreta in difesa del patrimonio culturale iracheno: chiedendo ufficialmente l'adozione di un provvedimento che invitasse gli Stati membri ad una forte riaffermazione del supporto della comunità internazionale alla salvaguardia del patrimonio culturale dell'Iraq, da attuarsi concretamente tramite la predisposizione di urgenti misure amministrative che prevengano l'importazione nei territori nazionali di reperti artistici, archeologici e culturali.
Un'importante ulteriore misura indicata dall'Italia è rappresentata dalla proposta di invio in Iraq di un Ufficiale dei Carabinieri del Comando Tutela Patrimonio Culturale, la cui preziosa e comprovata esperienza nel delicato settore del recupero delle opere d'arte illecitamente sottratte rappresenta un altro concreto contributo che l'Italia può dare alla salvaguardia del patrimonio iracheno.
In questo momento, ci rendiamo conto che l'ambito delle responsabilità della collettività internazionale si è allargato e si è avviata una nuova dimensione di vita per il popolo iracheno. È proprio in questo contesto che riteniamo giusto inquadrare il contributo del nostro Paese con la missione umanitaria «Antica Babilonia» che prevede un contingente di elevata qualità che consentirà una significativa autosufficienza in termini logistici, indispensabile per la distanza che separa il teatro delle operazioni dall'Italia, ed una efficace capacità operativa in termini di sicurezza, di mobilità e di assistenza.
I militari del contingente sono tutti professionisti e molti già esperti di altre aree di crisi. Saranno presenti anche alcune donne che consentiranno, in particolare, al contingente di meglio relazionarsi con la componente femminile della popolazione locale, a testimonianza di un impegno per riaffermare la primaria importanza dei valori di democrazia, libertà, diritto e crescita dell'individuo al centro delle dinamiche di ricostruzione sociale, culturale ed economica dell'Iraq.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Alfredo Luigi Mantica.

ARMANDO COSSUTTA e LUSETTI. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
la città di Urbino è sede di una delle più antiche ed importanti università italiane, dichiarata parte del patrimonio mondiale dell'Unesco, ed uno dei centri culturali più importanti del nostro Paese;
l'archivio di Stato della città rappresenta una istituzione di enorme importanza culturale, ed un patrimonio indispensabile per la salvaguardia e la tutela


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della storia e della cultura non solo della città ma di tutto il territorio nazionale;
la precaria situazione della sede della sezione dell'archivio di Stato di Urbino ha spinto già da diverso tempo l'amministrazione comunale, la direzione provinciale dell'archivio di Stato e gli organismi del ministero per i beni e le attività culturali a ricercare una sistemazione adeguata;
in data 29 aprile 1997 l'amministrazione comunale di Urbino, soddisfacendo una richiesta avanzata dalla direzione archivistica del ministero dei beni ed attività culturali, metteva a disposizione, attraverso delibera di contratto di comodato, i locali di palazzo Chiocci da restaurare ed adibire a nuova sede dell'archivio;
il contratto di comodato veniva approvato, in data 14 gennaio 1998 dal ministero dei beni e attività culturali con decreto del direttore generale;
successivamente la direzione archivistica del ministero chiedeva la disponibilità del comune di Urbino a concedere in comodato palazzo Gherardi;
il comune di Urbino, in data 6 ottobre 2000 comunicava la disponibilità a concedere palazzo Gherardi;
in data 3 agosto 2001, il ministero modificava nuovamente il proprio orientamento con lettera comunicando la rinuncia a palazzo Gherardi, conservando invece la richiesta già avanzata - e nel frattempo concessa dall'amministrazione comunale - di palazzo Chiocci, garantendo in tempo brevi la ripresa dell'istruttoria per i lavori di adeguamento dell'immobile;
in data 3 aprile 2002 il ministero confermava ulteriormente la rinuncia alla concessione di palazzo Gherardi -:
quale sia effettivamente la scelta compiuta dalla direzione del ministero relativamente alla sede dell'archivio di Stato ritenuta idonea sia essa palazzo Chiocci o palazzo Gherardi;
se intenda confermare l'impegno a restaurare ed adibire a nuova sede dell'archivio di Stato, come da contratto di comodato approvato con decreto in data 14 gennaio 1998, palazzo Chiocci;
se intenda confermare la rinuncia quale sede dell'archivio di Stato della città di palazzo Gherardi;
in quale data intenda iniziare i lavori di ristrutturazione di palazzo Chiocci, come da impegno sottoscritto con l'amministrazione comunale;
in quale data presumibilmente, si ritenga che l'archivio di Stato della città di Urbino, patrimonio culturale di rilevanza nazionale, possa effettivamente ricominciare ad essere operativo.
(4-04736)

Risposta. - Interpellata la Direzione Generale per gli archivi, si rappresenta quanto segue.
Si premette che, per molti anni, l'Amministrazione degli Archivi di Stato ha perseguito una politica di acquisizione di immobili demaniali o in comodato gratuito da adibire a sedi degli istituti archivistici.
In particolare, per quanto riguarda la Sezione dell'Archivio di Stato di Urbino ed alle richieste di individuazione di una nuova sede per tale sezione, è opportuno fare una serie di precisazioni.
La scelta iniziale di Palazzo Chiocci non ha avuto seguito in quanto, nonostante questo ministero ne avesse concordato con il comune di Urbino la concessione in comodato, le indagini propedeutiche eseguite sull'edificio hanno evidenziato l'inadeguatezza dei locali, risultati insufficienti a contenere il materiale documentario conservato nella predetta sezione.
Inoltre, la soprintendenza locale, verificate le caratteristiche architettoniche, tipologiche e dimensionali di Palazzo Chiocci, ha ritenuto che un adeguamento strutturale avrebbe compromesso le caratteristiche storico-artistiche originarie dell'immobile. Ciò ha comportato l'interruzione della progettazione.
La direzione generale per gli archivi ha proceduto, pertanto, a richiedere al comune


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di Urbino un altro edificio di maggiori dimensioni e lo ha individuato in Palazzo Gherardi, relativamente al quale la concessione è stata concordata nel febbraio 2001.
È opportuno, altresì, far presente che, però, nello stesso anno, una serie di fattori concomitanti hanno indotto l'amministrazione archivistica a rivedere la propria politica sulla acquisizione di nuove sedi ed, in particolare, a riconsiderare l'iniziativa avviata per il comodato di Palazzo Gherardi.
Infatti, a seguito dell'emanazione della legge finanziaria 2002, che imponeva una riduzione della spesa corrente per gli uffici dell'amministrazione dello Stato, nonché dell'elevato importo dei lavori di adeguamento per Palazzo Gherardi, stimato in otto miliardi delle vecchie lire, l'amministrazione archivistica ha dovuto procedere ad una drastica revisione delle politiche di spesa corrente in corso. Questa la ragione per cui si è dovuto rinunciare al comodato di Palazzo Gherardi.
Si precisa che, nel frattempo, la Sezione dell'Archivio di Stato di Urbino non ha mai sospeso il servizio al pubblico, svolto presso l'attuale sede.
Questa amministrazione ribadisce comunque la propria intenzione di dare un'idonea e definitiva collocazione all'istituto urbinate, considerata anche l'estrema disponibilità manifestata dall'amministrazione comunale, ed attualmente sta valutando tutte le strade perseguibili.
Il Ministro per i beni e le attività culturali: Giuliano Urbani.

MAURA COSSUTTA. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
domenica 25 maggio 2003 a Velletri, nel corso dello svolgimento delle operazioni elettorali per il rinnovo del consiglio provinciale di Roma si sono registrate davanti all'ufficio elettorale del comune interminabili code di cittadini che non hanno potuto esercitare liberamente il loro diritto di voto perché esclusi dalle liste elettorali del seggio loro attribuito dalla tessera elettorale;
La responsabilità di questo caos è da attribuire ai competenti uffici comunali che, dopo il cambiamento della toponomastica di un'intera zona della cittadina ed il riassestamento delle sezioni elettorali, non hanno provveduto in tempo ad aggiornare le liste elettorali e comunicare a circa 2.500 cittadini dei 10.000 interessati, tali cambiamenti;
per potere esercitare il loro diritto di voto quegli elettori, che dopo essersi recati presso il seggio elettorale consueto hanno appreso con amara sorpresa di non essere inclusi nella lista degli elettori del seggio stesso, hanno dovuto recarsi all'ufficio elettorale del comune, chiedere quale fosse il loro nuovo seggio ed attendere che, dopo molto tempo ed in via amministrativa venisse apportata la modifica sulla propria tessera elettorale;
soltanto grazie alla tempestiva denuncia dell'accaduto da parte di tre candidati del collegio n. 44, Dante De Angelis (Partito dei Comunisti Italiani), Carlo Testana (Verdi) e Francesco Cianchetti (Lista civica) al prefetto di Roma dottor Emilio Del Mese, quest'ultimo ha contattato personalmente il sindaco ed il segretario generale del comune di Velletri e suggerito loro di apportare a mano, in tempo reale e con l'apposizione di un timbro, la modifica del numero di seggio sulla tessera elettorale -:
se non ritenga doveroso un suo interessamento al fine di accertare le responsabilità istituzionali degli uffici preposti, e quali provvedimenti intenda adottare affinché in futuro non abbiano più a ripetersi episodi del genere che oltre a costituire la violazione di un diritto costituzionalmente garantito quale è il diritto di voto, rappresentano anche un invito all'astensionismo.
(4-06420)

Risposta. - Il comune di Velletri avendo attribuito la nuova denominazione alle strade di campagna, prima ricomprese nelle contrade, ha dovuto procedere alle conseguenti variazioni relative alle liste elettorali nonché ad alcune variazioni delle sezioni elettorali.


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Da informazioni acquisite tramite l'ufficio territoriale del Governo di Roma risulta che, a seguito dei nuovi inserimenti toponomastici effettuati da parte dell'Ufficio anagrafe del comune nel rispetto delle scadenze previste, è stato possibile procedere tempestivamente, attraverso le competenti Commissioni elettorali, comunale e circondariale, ad apportare, nell'ambito della prescritta revisione dinamica, le variazioni alle liste elettorali relative ai cambi d'indirizzo che hanno interessato ben 13.605 elettori.
Nello stesso contesto si è reso necessario procedere ad un riallineamento del numero di elettori di alcune sezioni per le quali risultava superato il limite inferiore (ottocento) o quello superiore (milleduecento) di elettori iscritti previsti dalla vigente normativa.
Agli elettori interessati alle relative variazioni il comune ha inviato, avvalendosi del servizio postale, le etichette adesive riportanti o il cambio d'indirizzo o la nuova sezione elettorale d'iscrizione; peraltro, di tutte le comunicazioni inviate circa 2000 sono state restituite al comune per mancata consegna da parte del predetto servizio postale.
Oltre alla predisposizione dei cennati tagliandi adesivi, il comune di Velletri ha fatto presente, con riferimento alle consultazioni elettorali per il rinnovo del consiglio provinciale di Roma, di aver provveduto alla ristampa di n. 3151 tessere elettorali, di cui n. 974 duplicati rilasciati, nel periodo dal 16 al 23 maggio, ad elettori che avevano dichiarato lo smarrimento del documento. Degli ulteriori esemplari di tessere (n. 2177), stampati e rilasciati fra il 24 e il 26 maggio, ben 1927 costituivano anch'essi duplicati di tessere smarrite mentre solo 250 tessere sono state ristampate a causa della mancata consegna del tagliando di aggiornamento a seguito di cambio indirizzo.
Nel corso della prima giornata di votazione, nell'intento di snellire e accelerare le procedure a vantaggio degli elettori, l'Ufficio territoriale del Governo di Roma ha suggerito al comune di procedere, mediante correzione a mano direttamente presso i seggi da parte di personale comunale, agli aggiornamenti delle tessere in tutti i casi di mancato recapito dell'etichetta adesiva.
L'efficacia delle misure organizzative predisposte, ad avviso del comune di Velletri, è comprovata dall'elevata percentuale di affluenza di votanti registratasi in occasione delle predette consultazioni, pari al 67 per cento del corpo elettorale, rispetto ad una media della provincia di Roma del 59,9 per cento.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Antonio D'Alì.

CRISTALDI, AIRAGHI, MIGLIORI, MACERATINI, CANNELLA, ASCIERTO, COLA, GIRONDA VERALDI, ONNIS e PORCU. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere:
se risponda al vero che nel 1966 il Governo ha istituito una commissione, presieduta dal professor De Marchi, al fine di valutare lo stato geologico del nostro Paese. Tale commissione avrebbe avuto il coinvolgimento di 102 cattedratici ed avrebbe redatto un documento in 8 volumi con il quale venivano avvistati i gravi problemi idrogeologici dell'Italia ed un piano d'intervento trentennale che prevedeva la spesa di 9.700 miliardi di lire;
se risponda al vero che il documento sarebbe stato consegnato al Governo ed al Parlamento nel 1970 senza che sia stato seguito da provvedimenti esecutivi.
(4-04696)

Risposta. - La Commissione interministeriale per lo studio della sistemazione idraulica e della difesa del suolo, meglio conosciuta come «Commissione De Marchi», venne istituita all'indomani delle catastrofiche alluvioni del 1966 con la legge n. 632/1967, con il compito di esaminare i problemi tecnici, economici, amministrativi e legislativi per proseguire ed intensificare gli interventi necessari alla sistemazione idraulica e di difesa del suolo.
Nella relazione conclusiva, redatta nel 1970, la suddetta Commissione rappresen


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tava la necessità di uno stanziamento pari a circa 9.000 miliardi di lire su base triennale.
Gli interventi proposti prevedevano opere strutturali e non strutturali, nonché, il potenziamento dei Servizi tecnici per lo studio e la difesa del suolo; inoltre la suddetta Commissione suggeriva l'istituzione, su tutto il territorio nazionale, della figura del «magistrato delle acque» con il compito di promuovere e di coordinare tutte le attività inerenti alla difesa del suolo, all'utilizzazione delle acque ed alla tutela delle stesse dall'inquinamento.
Successivamente, dopo circa venti anni, le proposte della Commissione De Marchi venivano attuate con la legge quadro n. 183/1989 sulla difesa del suolo e con tutti i provvedimenti ad essa collegati.
Il Ministro per i rapporti con il Parlamento: Carlo Giovanardi.

D'AGRÒ. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
con la circolare della direzione regionale del Veneto del ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, n. 7252/B14 del 30 ottobre 2002, relativa all'organico delle scuole elementari e ai plessi scolastici con dimensione ridotta, sono stati programmati ridimensionamenti negli organici direttivi e docenti, accorpamenti tra plessi e addirittura la loro soppressione;
tali modifiche comporterebbero l'aggravarsi di inaccettabili disagi agli utenti, in particolare a quelli della comunità montana delle Prealpi trevigiane, già interessati da un forte ridimensionamento e ristrutturazione di qualche anno fa;
l'eventuale chiusura dei plessi minori determina necessariamente l'attivazione e/o l'ampliamento dei servizi di trasporto scolastico, nonché l'ampliamento e/o l'adeguamento dei restanti plessi scolastici, con notevole ricaduta in termini di notevoli costi a carico non solo dell'ente locale ma anche della stessa popolazione già ampiamente svantaggiata dalla montanità del territorio;
tra le finalità dello statuto della comunità montana delle Prealpi trevigiane rientra espressamente «la gestione ottimale dei servizi», con particolare riferimento «alla permanenza in montagna dei nuclei familiari»;
l'istruzione scolastica di base, quale la scuola elementare e media, deve essere considerata un servizio pubblico essenziale atto a garantire il minimo di sussistenza delle condizioni sociali e culturali per assicurare la permanenza delle persone sul territorio -:
quali iniziative intenda adottare per evitare che ulteriori modifiche all'attuale organizzazione dei servizi scolastici sul territorio determini nuovi e inaccettabili disagi alla popolazione della comunità montana in premessa menzionata, già oltremodo svantaggiata.
(4-06377)

Risposta. - Il direttore generale per il Veneto, con la circolare del 30 ottobre 2002, indirizzata ai dirigenti scolastici della Regione ed ai sindaci dei comuni, essendo consapevole che nella scuola elementare nella regione Veneto era previsto per l'anno scolastico 2003/2004 un aumento della popolazione scolastica, non compensato da un corrispondente aumento delle risorse, ha ritenuto di dover allertare in tempo utile enti locali e dirigenti scolastici al fine di affrontare nel miglior modo possibile la futura situazione di disagio nella gestione delle dotazioni organiche soprattutto nei plessi con un esiguo numero di iscritti.
Nella stessa circolare, pertanto, i dirigenti scolastici venivano invitati ad avviare al più presto, con l'Ente locale, l'esame delle situazioni a rischio, assumendo i necessari provvedimenti e dandone anche una corretta informazione alle famiglie interessate allo scopo di garantire un servizio scolastico più efficiente e qualificato possibile.
L'iniziativa del direttore generale dell'ufficio scolastico regionale del Veneto, pertanto,


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non aveva lo scopo di programmare il ridimensionamento delle dotazioni organiche, ma solo quello di sensibilizzare per tempo i Capi d'istituto sul problema degli organici, invitandoli a raggiungere con gli enti locali tutte le necessarie intese per consentire il rispetto dei limiti di organico fissati a livello regionale, sulla base delle prescrizioni dettate al riguardo dalle annuali leggi finanziarie.
Il Sottosegretario di Stato per l'istruzione, per l'università e per la ricerca: Valentina Aprea.

DELMASTRO DELLE VEDOVE. - Al Ministro delle comunicazioni. - Per sapere - premesso che:
sono numerose le imprese radiofoniche e televisive locali in attesa di ottenere dal Dipartimento informazione ed editoria della Presidenza del Consiglio dei ministri il riconoscimento delle provvidenze per l'editoria relative agli anni 1997, 1998, 1999 e 2000;
le provvidenze sono costituite dal rimborso del 50 per cento dei costi delle utenze elettriche, telefoniche e degli altri servizi di telecomunicazione, compresi i collegamenti via satellite, nonché dal rimborso dell'80 per cento dei costi dei canoni di abbonamento alle agenzie di informazione;
il ritardo nell'erogazione è evidentemente abnorme ed appare del tutto ingiustificato -:
se non ritenga di dover autorevolmente e fermamente intervenire presso il Dipartimento informazione ed editoria della Presidenza del Consiglio dei ministri per sollecitare il riconoscimento e l'erogazione delle provvidenze relative agli anni 1997, 1998, 1999 e 2000, il cui ritardo sta creando seri problemi soprattutto alle imprese radiofoniche e televisive minori.
(4-02920)

Risposta. - Al riguardo si fa presente che l'erogazione delle provvidenze in favore delle imprese radiofoniche e televisive - che consistono nella riduzione del 50 per cento delle tariffe telefoniche e dell'80 per cento delle spese di abbonamento ad agenzie di informazione, nonché nei contributi per le imprese radiofoniche organi di partiti politici - viene effettuata dopo l'accertamento dei requisiti previsti e nelle percentuali delle spese ammesse ai sensi degli articoli 4, 7 e 8 della legge n. 250/1990 e dell'articolo 7 della legge n. 422 del 1977.
Questo ministero nell'ambito delle proprie competenze, provvede unicamente alla trasmissione dei decreti del Presidente del Consiglio dei ministri ai vari ispettorati territoriali i quali, eseguite le opportune verifiche sulla documentazione inviata, rilasciano i nulla osta per l'erogazione del rimborso a favore dei gestori dei servizi di telecomunicazione; tali nulla osta vengono successivamente inoltrati al Ministero dell'economia e delle finanze per i relativi pagamenti.
Ciò premesso, in relazione ai lamentati ritardi nella liquidazione dei suddetti rimborsi, si significa che i vigenti regolamenti che disciplinano l'attività in parola prevedono come termine per la conclusione del procedimento (adozione del decreto d'ammissione o di esclusione ex articolo 4, comma 2, della legge n. 680/1996) 580 giorni a decorrere dalla data di presentazione della domanda.
Si ritiene opportuno fare, inoltre, presente che negli anni passati a seguito della segnalazione dello smarrimento della documentazione relativa al traffico telefonico effettuato tramite la soc. Telecom relativa agli anni 1993-1997 - necessaria per ottenere le agevolazioni in parola - è stato concordato di superare il problema facendo ricorso alla dichiarazione sostitutiva di certificazione e di atto di notorietà come previsto dal decreto del Presidente della Repubblica n. 403/1998.
Nella tabella in visione presso il Servizio Assemblea sono riportati i dati riguardanti il numero delle emittenti radiofoniche e televisive cui sono state concesse le provvidenze di cui trattasi relativi al periodo


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1997-2000; in proposito si fa presente che per le imprese non liquidate si è in attesa dell'integrazione della documentazione richiesta in mancanza della quale non può procedersi alla liquidazione dei rimborsi.
A completamento di informazione si significa che per quanto riguarda l'anno 2001 la Presidenza del Consiglio dei ministri ha comunicato di aver provveduto ai relativi impegni di spesa riguardanti il rimborso dell'80 per cento per l'abbonamento alle agenzie di stampa e di informazione per le imprese risultate in regola con la documentazione.
Il Ministro delle comunicazioni: Maurizio Gasparri.

DELMASTRO DELLE VEDOVE. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
in questi ultimi mesi, a Torino ed in molte aree metropolitane, sono stati aperti importanti cantieri per la realizzazione di grandi infrastrutture (per Torino: metropolitana e passante ferroviario);
tali lavori possono avere, presumibilmente, la durata di qualche anno e certamente daranno, in futuro, cospicui vantaggi alle imprese operanti in zona;
durante l'esecuzione delle opere, peraltro, sarà pressoché inevitabile il blocco - anche per lunghi periodi - di molti quartieri cittadini;
l'accesso limitato alle vie ed alle piazze ricomprese nelle aree di esecuzione dei lavori sortirà l'effetto di diminuire consistentemente il volume d'affari delle aziende con sede e punti vendita in zona;
le imprese ed i lavoratori autonomi possono essere assoggettati a verifiche tributarie da parte della Pubblica amministrazione sulla base dell'applicazione dei cosiddetti «parametri» di cui al D.P.C.M. 29 gennaio 1996 nonché degli «studi di settore», strumenti che peraltro subordinano la valutazione della congruità dei ricavi ad una «normale» condizione di attività;
appare opportuno riesaminare tali strumenti di verifica al fine di prevenire ipotesi di addebiti di natura tributaria ad imprese che, bloccate nelle loro attività in tutto o in parte dei lavori di esecuzione di grandi infrastrutture, presentino ricavi non confacenti con i vigenti parametri e studi di settore;
appare infatti particolarmente iniqua l'ipotesi di notificazione di avvisi di accertamento fiscale ad imprese già danneggiate da forti diminuzioni di ricavi conseguenti all'impossibilità, o all'estrema difficoltà, di esercitare l'attività-:
quali accorgimenti intenda assumere per evitare che la mancanza di congruità dei ricavi, calcolata in base ai parametri ed agli studi di settore, di imprese in tutto o in parte bloccate nella loro attività dall'esecuzione delle opere infrastrutturali nelle aree metropolitane, generi il perverso effetto dell'avvio delle procedure di verifica tributaria.
(4-03217)

Risposta. - È necessario, in via preliminare, rilevare che problematiche come quella evidenziata dall'interrogante trovano già adeguata soluzione nell'ambito dell'attuale sistema normativo.
Come è noto, gli studi di settore sono uno strumento di accertamento dell'amministrazione finanziaria che si fonda sulla collaborazione degli stessi contribuenti. L'eventuale scostamento dei ricavi dichiarati rispetto a quelli determinabili in base agli studi di settore non determina l'automatica notifica di un avviso di accertamento ma dà luogo, eventualmente, all'avvio di un contraddittorio con l'Amministrazione finanziaria.
Infatti, come peraltro chiarito dall'Agenzia delle entrate al paragrafo 7 della circolare del 21 maggio 1999, n. 110/E, per l'effettuazione degli accertamenti basati sugli studi di settore gli uffici finanziari devono tenere conto delle disposizioni che regolano il procedimento di accertamento con adesione. In particolare, gli uffici sono tenuti ad inviare al contribuente un invito al contraddittorio contenente gli elementi rilevanti ai fini dell'accertamento.


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L'interessato indicherà tutti gli elementi che giustificano lo scostamento tra i ricavi dichiarati e quelli determinabili in base agli studi di settore e gli uffici, a loro volta, potranno adeguare le risultanze degli studi alla concreta situazione della singola impresa, tenendo conto anche della localizzazione di questa nell'ambito del territorio comunale.
Peraltro, al fine di adeguare gli studi di settore alle realtà economiche locali, sono stati istituiti gli osservatori provinciali che hanno la funzione di individuare eventuali particolarità o anomalie riguardanti determinate attività anche con riferimento a specifiche aree geografiche o economiche nell'ambito delle macroaree nelle quali è stato suddiviso il territorio italiano ai fini dell'elaborazione degli studi di settore (decreto ministeriale 15 aprile 1999).
Circostanze come quelle segnalate dall'interrogante possono essere, pertanto, poste all'attenzione dei predetti osservatori provinciali i quali possono, validamente, individuare le aree e le attività danneggiate dall'apertura dei cantieri per la realizzazione di grandi infrastrutture nelle aree metropolitane.
I risultati di detta analisi verranno utilizzati dall'agenzia delle entrate e dagli uffici operativi per la programmazione delle attività di accertamento e la gestione del contraddittorio che dovesse sorgere in relazione ad accertamenti riguardanti i contribuenti destinatari degli studi di settore coinvolti in queste situazioni.
La pubblicità alle conclusioni raggiunte verrà assicurata secondo la procedura prevista dalla circolare n. 96/E del 15 novembre 2001, in base alla quale l'Osservatorio provinciale provvederà ad inoltrare alla Commissione degli esperti un documento che sintetizzi la questione esaminata designando contestualmente uno dei suoi componenti quale relatore in occasione delle sedute della Commissione.
La Commissione infine, dopo aver valutato i documenti pervenuti, potrà procedere a validarne il contenuto pubblicando sul sito
internet dell'Agenzia delle entrate le sue conclusioni che costituiranno elemento valutabile in sede di contraddittorio finalizzato all'accertamento con adesione.
Il Sottosegretario di Stato per l'economia e per le finanze: Daniele Molgora.

DELMASTRO DELLE VEDOVE. - Al Ministro per gli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
i giornali d'informazione hanno dato notizia dell'avvenuto pignoramento mobiliare caduto sulla scultura che campeggia davanti al piazzale della Farnesina;
trattasi della famosissima «sfera» dello scultore Arnaldo Pomodoro ed il pignoramento sarebbe stato effettuato dall'Ufficiale Giudiziario presso la Corte d'Appello di Roma a seguito del mancato pagamento, entro i termini previsti dall'atto di precetto, della somma di euro 44.014 euro, dovuta al geologo dottor Fabio Rovis che ha prestato la propria attività per il Ministero degli affari esteri in qualità di esperto per l'ufficio cooperazione allo sviluppo;
la notizia, se confermata, lascia effettivamente sconcertati, non essendo immaginabile che l'amministrazione del ministero degli affari esteri trasandatamente non provveda a pagare malgrado l'ordine del giudice e malgrado la notificazione dell'atto di precetto -:
se risponda a verità che la «sfera» dello scultore Arnaldo Pomodoro sia stata assoggettata al vincolo del pignoramento mobiliare;
quale sia la ragione per la quale il debito non è stato onorato nei termini previsti dalla legge;
a quando risalga il credito vantato dal geologo dottor Fabio Rovis e quali siano state le ragioni che hanno indotto il Ministero degli affari esteri ad omettere il pagamento della somma dovuta;
se sia stato radicato un contenzioso giudiziale e, in caso affermativo, se il ministero degli affari esteri si sia costituito


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in giudizio e, in quest'ultimo caso, - e sempre che il ministero ritenga di renderle note - con quali argomentazioni difensive;
se non si ritenga disdicevole per il prestigio dello Stato omettere un pagamento in presenza di un titolo esecutivo e malgrado la notificazione dell'atto di precetto;
quali siano le disposizioni date ai dipendenti per il pagamento delle somma dovute;
se vi siano, nel caso di specie, omissioni e se non si ritenga che gli eventuali responsabili debbano essere oggetto di procedimento disciplinare per il disdoro provocato al prestigio dello Stato.
(4-03762)

Risposta. - Sulla vertenza ingaggiata dal dottor Fabio Rovis con questo ministero degli affari esteri, si sono susseguite varie sentenze di cui una di primo grado, emessa e depositata dal giudice del lavoro del tribunale di Roma il 16 maggio 2000, che dava ragione all'amministrazione, respingendo le domande dell'attore e una sentenza di secondo grado pronunciata dalla Corte d'appello di Roma il 9 febbraio 2002, n. 1423, che ha riconosciuto al Rovis una somma omnicomprensiva a titolo di ristoro del danno patito (euro 45.304,06 da cui all'amministrazione ha scorporato la ritenuta d'acconto per euro 546,06, pagando infine la somma di euro 44.759,00), somma che questa amministrazione con decreto del 27 settembre 2002 ha regolarmente corrisposto al dottor Rovis.
Il pagamento al dottor Rovis delle somme da lui richieste non era stato effettuato sulla base delle valutazioni sia dei consulenti giuridici di questa amministrazione, sia della stessa Avvocatura dello Stato.
A seguito della sentenza sopracitata emessa dalla Corte d'appello di Roma, l'Avvocatura generale dello Stato aveva proposto ricorso alla Corte d'appello ai sensi dell'articolo 373 del Codice di procedura civile, chiedendo la sospensione dell'esecutività della sentenza di secondo grado avverso la quale la stessa Avvocatura aveva inoltre proposto ricorso per Cassazione, ravvisando in essa motivi di illegittimità. Infatti, questo Ministero affari esteri non accettava la sentenza d'appello nella parte in cui veniva condannata al pagamento della rivalutazione monetaria (oltre agli interessi legali), in quanto ritenuta in contrasto con il dettato del decreto del 1o settembre 1998, n. 352 del Ministero del tesoro, norma regolamentare che impone a tutte le amministrazioni i criteri e le modalità per la corresponsione degli interessi legali e della rivalutazione monetaria, per ritardato pagamento degli emolumenti di natura retributiva a favore dei dipendenti pubblici.
Pur pendendo procedimento sospensivo e cautelare, il difensore del dottor Rovis ha comunque avviato in data 23 luglio 2002 l'azione esecutiva pignorando la scultura denominata «Sfera Grande», opera del Maestro Arnaldo Pomodoro, sita nel piazzale di questo ministero degli esteri, impedendo a questo ministero di indicare un bene mobile alternativo e congruo e il cui valore superava comunque il credito vantato dalla parte avversa e sulla cui pignorabilità vi sarebbe motivo di riflessione, anche perché costituisce «pertinenza» di un bene immobile.
La vicenda è proseguita con il deposito ad opera dell'Avvocatura Generale dello Stato, in data 25 luglio 2002, del ricorso in opposizione all'esecuzione, comprensivo di istanza sospensiva.
In data 19 agosto 2002, la Corte d'appello di Roma ha emesso ordinanza, respingendo l'istanza sospensiva e cautelare proposta dall'Avvocatura Generale dello Stato, anche per la parte relativa alla concessione di cauzione. Trattandosi di pronuncia inoppugnabile, la sentenza d'appello del 29 gennaio 2002 ha costituito titolo esecutivo e ad essa si è data esecuzione come sopra detto in data 27 settembre 2002.
In una successiva udienza del 5 dicembre 2002 del giudizio di esecuzione il Giudice, pur prendendo atto del pagamento effettuato dal MAE al dottor Rovis, gli riconosceva l'ulteriore importo di euro


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748,29 quale differenza tra la somma pretesa dal creditore e quella realmente percepita dallo stesso, oltre alle spese procedurali da stabilirsi. Pertanto, il giudice riteneva che il procedimento esecutivo dovesse essere proseguito, disponendo la nomina del consulente tecnico d'ufficio, per assolvere alle operazioni di valutazione del bene pignorato.
Questo Ministero degli esteri, con decreto 2002/340/5903/4 in data 18 dicembre 2002 ha autorizzato il pagamento della somma di euro 748,29 in favore del dottor Rovis, assolvendo integralmente alle pretese economiche avanzate, dal creditore sulla base del dispositivo della Corte d'appello di Roma citato all'inizio.
Successivamente, in data 31 gennaio 2003 questo Ministero degli esteri ha chiesto all'Avvocatura Generale dello Stato di conoscere lo stato della vertenza in relazione al processo di esecuzione, con particolare riferimento alle operazioni peritali richieste dal Giudice dell'esecuzione.
In merito non è giunta ancora alcuna risposta dall'avvocatura generale dello Stato ma, si presume, stante i fatti, che la procedura esecutiva non abbia ragione d'essere allo stato attuale, data la definita soddisfazione del creditore procedente.
Infine, non si ritiene siano ravvisabili, nella trattazione della vertenza, responsabilità disciplinari a carico dei funzionari che hanno avuto in assegnazione la pratica né si ritiene si possa identificare una lesione del prestigio dello Stato, essendo i passaggi processuali descritti classificabili come risvolti di una controversia nella quale questa amministrazione si è attenuta alla legge, utilizzando gli strumenti difensivi che lo stesso ordinamento giuridico fornisce.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Alfredo Luigi Mantica.

DELMASTRO DELLE VEDOVE. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
la politica estera statunitense nel martoriato Medio Oriente, con le sue pericolose forzature sul problema iracheno, comincia a produrre effetti pericolosi e negativi;
secondo l'agenzia Ansa-Reuters del 2 settembre 2002 delle ore 2,17, «il Presidente siriano Bashar el Assad ha invitato i Paesi arabi e islamici a unirsi di fronte alle minacce americane e ai complotti stranieri, mentre Washington si prepara ad un possibile attacco contro l'Iraq»;
Assad, ribadita la sua intransigente opposizione a qualsiasi attacco militare contro l'Iraq ha chiesto «una più profonda unità e solidarietà tra i Paesi arabi e musulmani di fronte alle minacce americane nella regione», esortando a «sfidare i complotti tramati in circoli stranieri contro i Paesi della regione»;
la politica degli Stati Uniti d'America sta raggiungendo l'involontario e paradossale risultato di rafforzare la posizione del regime iracheno nel quadro complessivo del mondo arabo, spingendo verso una pericolosa china di sospetti e di incomprensioni i rapporti fra l'Occidente (ed in particolare l'Europa) ed il complesso dei paesi arabi e musulmani;
nel contempo appare altrettanto significativo e preoccupante l'esito di un sondaggio effettuato dall'istituto Icm e pubblicato dal Daily Mirror secondo cui per il 51 per cento degli inglesi il Presidente degli Stati Uniti d'America rappresenta una minaccia per la pace nel mondo (cfr. Agenzia Ansa-Afp del 2 settembre 2002 alle ore 1,57);
appare dunque da una parte sempre più isolata la volontà di avviare un'operazione militare nei confronti dell'Iraq, ma dall'altra appare sempre più consistente la rivolta del mondo arabo contro la posizione degli Stati Uniti d'America che viene vissuta come espressione di prepotenza e di aggressione contro l'intero mondo arabo -:
se non ritenga doveroso segnalare agli Stati Uniti d'America la preoccupazione dell'Italia e dei governi europei per il quotidiano deterioramento dei rapporti


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fra mondo arabo ed islamico nei confronti dell'Occidente e la necessità di una politica che abbassi il livello di tensione internazionale reso ormai intollerabile per le reiterate minacce di azione armata degli Stati Uniti d'America contro l'Iraq.
(4-03822)

DELMASTRO DELLE VEDOVE. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
ha destato sensazione e sgomento un'incauta, ma certamente sincera, dichiarazione resa dal Sottosegretario al Commercio degli Stati Uniti d'America Grant Aldonas, riportata dall'agenzia di stampa Adnkronos/Dpa in data 2 ottobre 2002 alle ore 21,27;
Aldonas, parlando della crisi irachena, ha dichiarato testualmente: «Una guerra in Iraq aprirà i rubinetti del petrolio iracheno e certamente avrà un profondo effetto nei termini della performance dell'economia mondiale»;
subito dopo, correggendosi e «rettificando il tiro», Aldonas ha aggiunto che «questo ovviamente non è il motivo dell'attacco dell'azione presa contro Saddam Hussein e l'Iraq ma certamente questo potrebbe essere uno dei risultati economici»;
le affermazioni di così autorevole esponente dell'amministrazione statunitense sono così eloquenti da non esigere commenti -:
se non ritenga di dover annoverare, fra le ragioni che inducano gli Stati Uniti d'America a volere attuare l'attacco armato contro l'Iraq, anche quella di una forte spinta all'economia americana, attualmente in gravissima crisi.
(4-04033)

DELMASTRO DELLE VEDOVE. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
l'agenzia Agi/Reuters del 2 ottobre 2002 dà notizia di una dura presa di posizione del governo canadese, tradizionalmente alleato degli Stati Uniti d'America, nei confronti dell'ipotesi di attacco unilaterale contro l'Iraq;
in particolare il Ministro degli esteri di Ottawa, Bill Graham, ha dichiarato testualmente: «L'articolo 51 della Carta delle Nazioni Unite consente ad uno Stato di agire in propria difesa. Non gli permette, però, di invaderne un altro soltanto perché desidera farlo. Il Canada non vuole la guerra. Non riteniamo di avere il diritto di invadere l'Iraq. Per quanto si possa odiare Saddam Hussein, crediamo fortemente nell'integrità della comunità internazionale che abbiamo creato e vi sono regole che vogliano continuare a rispettare -:
se, in ogni caso, l'Italia intenda rispettare scrupolosamente i limiti posti dall'articolo 51 della Carta delle Nazioni Unite, ricordati dal governo canadese all'amministrazione americana.
(4-04034)

DELMASTRO DELLE VEDOVE. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
mentre la guerra contro l'Iraq sembra stia evolvendosi in guisa decisamente favorevole alle truppe anglo-americane, sempre maggior rilievo assumono le discussioni relative alle ipotesi di ricostruzione dell'Iraq medesimo;
in particolare si discute in ordine al ruolo che, nella ricostruzione, dovranno assumere le potenze che hanno assunto l'iniziativa militare ovvero dell'intervento, nella fase ricostruttiva, dell'Organizzazione delle Nazioni Unite;
il consigliere di Bush per la sicurezza nazionale Condoleeza Rice, intervenendo sull'argomento, ha con forza sostenuto che la ricostruzione competerà a Stati Uniti e Gran Bretagna che «hanno dato la vita e il sangue per liberare il Paese di Saddam», precisando altresì che il ruolo dell'Onu non potrà essere centrale (cfr. Il Giornale di domenica 6 aprile 2003 alla pagina 1);
sul punto, com'è noto, vi sono interpretazioni conflittuali anche fra i più


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stretti collaboratori del Presidente Bush, divisi, come sempre, fra «falchi» e «colombe»;
appare evidente che la ricostruzione, intesa come affare, agli occhi per popolo iracheno e della comunità internazionale apparirebbe come una conferma di una politica di tipo neo-coloniale da parte degli Stati Uniti d'America e confermerebbe l'esclusione definitiva dell'Onu, già peraltro mortificata dall'iniziativa militare avviata senza il suo consenso preventivo -:
quali iniziative diplomatiche intenda assumere per far sentire agli alleati americani la voce delle Nazioni europee amiche che ritengono indispensabile un ruolo dell'Organizzazione delle Nazioni Unite nella fase della ricostruzione, ritenendo al contrario perniciosa l'ipotesi di una ricostruzione «divisa» fra Stati Uniti d'America e Gran Bretagna la cui chiave di lettura non potrebbe essere quella di una impropria spartizione di un «bottino di guerra».
(4-05967)

Risposta. - Nell'intero arco della crisi irachena il Governo ha sviluppato una serie di passaggi misurati e coerenti con la gravità della situazione e con le responsabilità che derivano al nostro Paese dal proprio ruolo internazionale e di tali attività il Governo ha mantenuto costantemente informato il Parlamento.
In particolare si richiamano gli interventi effettuati dal Presidente del Consiglio dei Ministri lo scorso 19 marzo, dal Ministro degli affari esteri il 15 aprile 2003 nonché dal Ministro della difesa il 4 maggio 2003.
L'articolo 11 della Costituzione della Repubblica Italiana decreta che: «L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo».
In conformità a quanto statuito dalla nostra Costituzione e reiterato dal nostro Presidente del Consiglio in Parlamento nell'intervento sopracitato, è stato scelto di non partecipare direttamente alle operazioni militari in base al principio di «non belligeranza» e in questa decisione il nostro Paese è sempre stato fermo.
Ciò nondimeno, l'azione dell'Italia è costantemente volta, in seno all'Unione Europea ed all'Organizzazione delle Nazioni Unite, a tutelare la legalità internazionale e la credibilità dell'istituzione onusiana ed è in conformità a questo principio che il Governo italiano ha avvertito l'obbligo di unire ad un forte sostegno all'azione degli organismi internazionali, per la rinascita di un Iraq democratico e per la pacificazione dell'intero Medioriente anche un impegno diretto in un intervento umanitario e di ricostruzione. Linea di condotta che è stata anche questa più volte illustrata in Parlamento.
Significativa appare la dichiarazione rilasciata dai Paesi membri dell'Unione Europea al termine del Consiglio informale di Atene degli scorsi 16 e 17 aprile 2003, con la quale i Quindici hanno assicurato il sostegno alle Nazioni Unite ed alla centralità del suo ruolo nel processo di istituzione in Iraq di un Governo democratico rappresentativo di tutta la popolazione. L'Italia di conseguenza ha continuato in ogni foro internazionale a perorare la causa di un crescente coinvolgimento delle Nazioni Unite nella gestione del dopoguerra iracheno, al fine di non avallare la tesi che Stati Uniti e Regno Unito potessero essere erroneamente percepiti dall'opinione pubblica araba, islamica e mondiale come Potenze occupanti del Paese.
In questo quadro, è stata confermata la validità del piano d'azione intrapreso dal Governo attraverso il coordinamento interministeriale realizzato in seno alla
task force costituitasi presso questo Ministero degli esteri per assicurare la piena sintonia tra le amministrazioni e gli enti dello Stato sui fini e sui mezzi della nostra missione in Iraq.
Tra i numerosi interventi già realizzati dalla nostra cooperazione allo sviluppo ricordiamo


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l'invio di 40 tonnellate di aiuti di emergenza tra medicinali, generi di prima necessità, generatori elettrici nonché, l'invio di un ospedale da campo.
In tale contesto, tenuto conto dei danni causati dal conflitto all'apparato sanitario iracheno sia sotto il profilo infrastrutturale che umano, la Cooperazione Italiana, di concerto con le forze della coalizione ed a seguito di precise indicazioni da parte delle stesse, ha formulato una strategia di intervento nel settore sanitario abbastanza articolata.
L'intervento che la Cooperazione Italiana ha posto in essere nel fornire, per un periodo limitato (inizialmente tre mesi), i servizi dell'ospedale da campo della Croce Rossa Italiana va inquadrato nel seguente contesto:
a) assicurare immediato soccorso alle popolazioni di Baghdad;
b) predisporre un piano d'azione rivolto a rafforzare sia la funzionalità di alcuni specifici ospedali (ben cinque ospedali a Baghdad e due in altre aree del paese) sia il sistema sanitario iracheno congiuntamente all'intervento del laboratorio di Sanità Pubblica e di Prevenzione e Controllo all'igiene del Suolo, dell'Aria e degli Alimenti.

Grazie all'esistenza a Baghdad di detto ospedale da campo si sono potuti effettuare numerosissimi interventi a salvaguardia della vita umana. La CRI, inoltre, incoraggiata dalla Task Force Iraq, ha altresì fornito supporto ad alcuni Enti e Strutture ospedaliere che hanno in tal modo potuto trasportare con voli speciali in Italia bambini iracheni colpiti da malattie e/o infortuni le cui patologie non sarebbero state curabili in loco. Tale supporto si concretizza, di fatto, in un valore aggiuntivo all'intervento CRI/MAE che contribuisce senz'altro ad aumentare il prestigio del nostro Paese.
Non può non sottolinearsi che la situazione irachena risulta tuttora complessa e fluida e che ogni intervento dovrà costituire oggetto di ulteriore disamina ed approfondimento e tener conto sia delle mutevolissime situazioni locali sia del quadro complessivo degli interventi in sede di coordinamento tra donatori nell'ambito di strutture ancora in via di costituzione o rafforzamento in conformità anche a quanto stabilito dalla Risoluzione dell'ONU n. 1483 approvata lo scorso 22 maggio.
Tra le priorità che il Governo sta affrontando, è bene anche ricordare il recupero del patrimonio archeologico iracheno, sia per le perdite e i danneggiamenti verificatisi nel corso delle operazioni militari o nelle fasi immediatamente seguenti alla loro conclusione, sia per le prospettive di valorizzazione e tutela.
Sono comunque già stati destinati attraverso il canale della Cooperazione allo Sviluppo 400.000 euro all'UNESCO per interventi immediati a tutela del patrimonio archeologico. Nel corso di una missione esplorativa in Iraq, in cui questo Ministero degli Esteri è stato affiancato dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali, è stata condotta una prima ricognizione circa l'integrità dei siti e dei reperti archeologici ed in merito alle possibili attività di cooperazione da condurre in futuro. Le iniziative formeranno comunque oggetto di dibattito in seno alla
task force interministeriale sopracitata ed ai cui lavori il citato dicastero per i beni culturali partecipa attivamente.
Inoltre, sempre in questo settore, l'Ambasciatore Piero Cordone è stato inviato a Baghdad, presso l'Ufficio dell'OCPA (Office of the Coalition Provisional Authority) che ha sostituito l'ORHA nella qualità di Autorità interinale per l'Iraq, con funzione di responsabile del settore culturale. Questa importante posizione ci è stata assicurata dal noto impegno che il nostro Paese ha da sempre posto nel settore della salvaguardia del patrimonio culturale iracheno, in particolare in campo archeologico.
Infatti, un'intensa attività di cooperazione nel settore archeologico e della difesa del patrimonio culturale in Iraq è stata svolta dall'Italia fino al 1969 attraverso l'istituto Italo Iracheno di archeologia, gestito dal Centro Ricerche Archeologiche e Scavi di Torino e diretto dal professor Giorgio Gullini al cui centro sono stati


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stanziati in via preliminare contributi per una prima schedatura dei reperti archeologici trafugati o danneggiati al Museo di Baghdad, oltre che all'università di Torino per ricognizioni sul territorio di Hatra e all'università di Pisa per esplorazioni archeologiche nei siti antichi nella regione a sud-est di Baghdad (Diyla).
L'Italia non ha mancato inoltre di sollecitare (Unesco) e gli Stati membri ad un'azione urgente e concreta in difesa del patrimonio culturale iracheno: chiedendo ufficialmente l'adozione di un provvedimento che invitasse gli Stati membri ad una forte riaffermazione del supporto della comunità internazionale alla salvaguardia del patrimonio culturale dell'Iraq, da attuarsi concretamente tramite la predisposizione di urgenti misure amministrative che prevengano l'importazione nei territori nazionali di reperti artistici, archeologici e culturali.
Un'importante ulteriore misura indicata dall'Italia è rappresentata dalla proposta di invio in Iraq di un ufficiale dei carabinieri del comando tutela patrimonio culturale, la cui preziosa e comprovata esperienza nel delicato settore del recupero delle opere d'arte illecitamente sottratte rappresenta un altro concreto contributo che l'Italia può dare alla salvaguardia del patrimonio iracheno.
In questo momento, ci rendiamo conto che l'ambito delle responsabilità della collettività internazionale si è allargato e si è avviata una nuova dimensione di vita per il popolo iracheno. È proprio in questo contesto che riteniamo giusto inquadrare il contributo del nostro Paese con la missione umanitaria «Antica Babilonia» che prevede un contingente di elevata qualità che consentirà una significativa autosufficienza in termini logistici, indispensabile per la distanza che separa il teatro delle operazioni dall'Italia, ed una efficace capacità operativa in termini di sicurezza, di mobilità e di assistenza.
I militari del contingente sono tutti professionisti e molti già esperti di altre aree di crisi. Saranno presenti anche alcune donne che consentiranno, in particolare, al contingente di meglio relazionarsi con la componente femminile della popolazione locale, a testimonianza di un impegno per riaffermare la primaria importanza dei valori di democrazia, libertà, diritto e crescita dell'individuo al centro delle dinamiche sociale, culturale ed economica dell'Iraq.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Alfredo Luigi Mantica.

DELMASTRO DELLE VEDOVE. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
nel 1999, all'esito di un concorso lungo, rigoroso e costoso, e dopo la valutazione di circa 17 mila soggetti, sono stati assunti all'ENEA 184 ricercatori con un contratto a tempo determinato di tre anni di durata rinnovabile per altri due;
in prossimità della prima scadenza, l'ENEA, pur riconoscendo che gli assunti sono indispensabili per la prosecuzione delle attività di ricerca, avanza impedimenti di natura formale a seguito di una interpretazione, ritenuta da più parti opinabile, del decreto legislativo n. 368 del 2001;
l'ENEA ha dunque ritenuto di dover bandire un nuovo concorso, sempre per assunzioni a tempo determinato, per coprire le posizioni in scadenza dal dicembre 2002 al marzo 2003, con la conseguenza di negare a priori il diritto di accedere al rinnovo contrattuale anche sulla base dei meriti acquisiti nel lavoro sin qui svolto, di fatto azzerando le professionalità già sperimentate e vanificando i meriti conseguiti e riconosciuti;
fra l'altro i tempi tecnici del concorso non potrebbero che comportare se non il blocco almeno il rallentamento delle attività di ricerca, con intuibile danno scientifico, economico e d'immagine per il nostro Paese;
i ricercatori il cui contratto scade nel mese di aprile 2003 (e sono la maggioranza) non hanno la garanzia di partecipare ad alcun concorso, tenuto conto che


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il bando relativo, allo stato, pare essere ipotesi remota;
è evidente che il Paese corre il rischio concreto che il patrimonio rappresentato dalla parte più giovane, più motivata e rigorosamente selezionata del mondo della ricerca vada disperso a causa delle incertezze dell'ENEA, che sino al mese scorso continuava ad assicurare il rinnovo del contratto -:
se non ritenga di dover intervenire presso l'ENEA per verificare con urgenza la situazione relativa ai giovani ricercatori assunti con contratto a tempo determinato, adoperandosi affinché abbiano comunque un valore decisivo i titoli di merito sin qui acquisiti attraverso l'attività svolta e per verificare la corretta interpretazione del decreto legislativo n. 368 del 2001.
(4-04503)

Risposta. - Nell'ultimo quadriennio 1999/2002 l'ENEA ha effettuato oltre 550 assunzioni di personale di cui 320 con contratto a tempo determinato; tra i beneficiari di queste ultime assunzioni circa 80 soggetti sono successivamente risultati vincitori di concorso con assunzione a tempo indeterminato.
Sotto il profilo finanziario l'ente ha potuto assicurare l'inserimento di queste con il prevalente utilizzo delle entrate finanziarie derivanti da commesse esterne, ad esempio, i Fondi Strutturali e Progetti inseriti nei Programmi Quadro UE, Ministeri, Regioni, ed altre.
La durata dei contratti di assunzione è stata, conseguentemente, connessa a quella degli specifici progetti riferiti alle commesse e questa impostazione ha escluso, ed esclude, che alla conclusione dei progetti gli specifici contratti a termine possano essere prorogati. Del resto le assunzioni in parola sono state effettuate ai sensi della previgente normativa (articolo 5 della legge 266 del 1997), che prevedeva, per l'ENEA, la possibilità di stipulare, previa selezione pubblica, contratti a termine di durata non superiore a cinque anni, ma non prevedeva la possibilità di prorogare la scadenza degli stessi.
La possibilità di procedere a proroghe dei contratti, a parità di affinità programmatica, non è inoltre coerente con le esigenze di trasparenza che guidano l'Ente in materia di assunzioni di personale e, soprattutto, contrasta con i disposti del decreto legislativo 368/2001, sulla cui obbligatoria applicazione all'Enea si è espresso il ministero del lavoro. Infatti, il decreto legislativo 368/2001, oltre a stabilire che il termine del contratto a tempo determinato può essere prorogato solo quando la durata iniziale del contratto sia inferiore a tre anni, stabilisce, ma solo in quanto disciplina sanzionatoria, che esso può essere convertito in contratto a tempo indeterminato solo qualora il rapporto di lavoro continui dopo la scadenza del termine inizialmente fissato o sia stato successivamente prorogato, condizioni queste non esistenti nei casi in questione.
D'altro canto, le indicazioni applicative contenute nella circolare 1o agosto 2002 n. 42, nel chiarire le condizioni e le regole applicabili ai fini della conversione a tempo indeterminato, escludono l'ente da tale possibilità.
L'Enea previsto di mettere a concorso un numero di posizioni pari almeno a quelle attualmente ricoperte dal personale con contratto a tempo determinato. In relazione al blocco totale delle assunzioni previsto nella legge finanziaria 2003, dovrà trattarsi nuovamente di assunzioni con contratto a tempo determinato (due anni).
Le procedure concorsuali adottate prevedono l'espletamento di una pubblica selezione per titoli ed esame colloquio, una procedura agile che consente l'assunzione in tempi brevi.
Va inoltre considerato che i diversi profili professionali, definiti nei bandi di concorso, sono coerenti con le tipologie di attività già svolte dai candidati e, ai fini del giudizio oggettivo che sarà espresso dalle Commissioni Esaminatrici, vedranno una posizione favorevole quei candidati che hanno maturato in Enea un significativo sviluppo professionale.
Pertanto, allo stato attuale, la situazione dei concorsi è la seguente:


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a) concorsi già conclusi per n. 35 laureati e 18 diplomati (per un totale di 53 unità);
b) bando già emesso e concorso in via di espletamento per numero 59 laureati e 18 diplomati (per un totale di 77 unità);
c) bandi ancora in fase di definizione per n. 98 unità.

Infine, si fa presente che durante il periodo di transizione, gli interessati potranno essere compensati finanziariamente attraverso i benefici previsti dalle disposizioni legislative vigenti in caso di interruzione volontaria dell'attività lavorativa.
Il Sottosegretario di Stato per le attività produttive: Giovanni Dell'Elce.

DELMASTRO DELLE VEDOVE. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
ilsignor Giorgio Sampò, nato il 7 luglio 1925 a Carrù, residente in Fossano (Cuneo), in via Risalta n. 4, ha prestato servizio militare in periodo bellico;
sul foglio matricolare del medesimo manca una parte rilevante del proprio curriculum;
il foglio matricolare, infatti, si conclude con il servizio prestato a Casale Monferrato, come luogo di destinazione;
il signor Giorgio Sampò, al contrario, dopo essere stato trasferito in Germania, venne inviato sul fronte italiano, in Garfagnana, con la Divisione Italia (Divisione Italia, Battaglione Pionieri, Corpo dei Bersaglieri, addestramento ad Ulm presso la Caserma Vilesburg);
il riconoscimento di tale servizio prestato, oltre a rendere giustizia ad un cittadino che ha svolto il proprio servizio con onore, avrebbe un'incidenza positiva, sia pure in misura esigua, sulla pensione di anzianità di cui gode il signor Giorgio Sampò -:
se non ritenga, effettuate le indagini del caso, di dover riconoscere, sul foglio matricolare del signor Giorgio Sampò, il servizio prestato in Germania ed in Garfagnana nella Divisione Italia.
(4-04784)

Risposta. - La competente direzione generale ha accertato che il foglio matricolare del signor Sampò risulta correttamente redatto.
Infatti, il servizio militare da lui prestato nei ranghi delle Forze armate della ex R.S.I., sul fronte italiano nel 1944 (Divisione Italia in Garfagnana contro l'Esercito regolare e gli Alleati), non può costituire oggetto di variazione matricolare, in quanto tutti i servizi prestati in quelle forze armate sono stati dichiarati privi di efficacia giuridica, con decreti luogotenenziali 5 ottobre 1944, n. 249, e 12 ottobre 1945, n. 668.
In tale situazione, pertanto, le leggi in vigore non consentono di attribuire al signor Sampò i benefici economici pensionistici previsti per gli ex combattenti del secondo conflitto mondiale.
Il Ministro della difesa: Antonio Martino.

DELMASTRO DELLE VEDOVE, GHIGLIA e GIANNI MANCUSO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
la relazione del procuratore regionale della sezione giurisdizionale per il Piemonte della Corte dei conti, dottor Mario Pischedda, pronunciata in occasione dell'inaugurazione dell'anno giudiziario 2003, ha suscitato particolare interesse per la sua ampiezza e per l'analisi diffusa dei vari aspetti di competenza della magistratura contabile;
particolare riflessione merita la considerazione svolta dal dottor Mario Pischedda sul tema della mancanza di denunce da parte delle amministrazioni;
alla pagina 30 della sua relazione, infatti, il procuratore regionale scrive testualmente: «Un'analisi spettrale, per tipologia del denunziante, dei fascicoli aperti nel periodo 1 gennaio-30 novembre 2002 (l'esclusione del mese di dicembre


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2001 è dettata da motivi informatici) evidenzia che delle 757 denunzie complessivamente pervenute, 524 provengono da organi dello Stato e riguardano prevalentemente fatti minimali (450 tra incidenti stradali, revoche di provvidenze economiche e furti), 79 da enti locali, 64 da privati, 23 da esposti di consiglieri comunali, provinciali e regionali e 31 sono stati aperti per iniziativa autonoma di questa Procura in seguito a notizie apprese dalla stampa. Sono invece del tutto assenti, salvo casi sporadici, le denunzie dei collegi di revisione e quelle riguardanti enti pubblici diversi. Se si considera il numero di comuni, consorzi, enti pubblici, aziende sanitarie ed ospedaliere, si può affermare che, in Piemonte, l'obbligo di denunzia da parte dei competenti organi delle amministrazioni è sostanzialmente omesso. Questo comportamento, che getta ombre sulla trasparenza e legalità dell'azione amministrativa, indurrà l'ufficio ad attivare tutti i canali possibili, tra quelli previsti dal nostro sistema giudiziario, per avere notizia di fatti dannosi. Sarebbe anche opportuna una riflessione sulla scarsa efficacia della sanzione prevista per l'omissione di denunzia, e sui limitati poteri di accertamento attribuiti alle procure contabili»;
il citato passaggio della relazione del procuratore regionale del Piemonte dottor Mario Pischedda deve indurre ad una seria riflessione, atteso che è chiaramente omissivo il comportamento della quasi totalità degli organi di controllo;
certamente la consapevolezza, da parte degli amministratori, della inazione dei collegi di revisione, non favorisce né stimola la correttezza e la trasparenza dell'azione amministrativa, e per di più priva la Corte dei conti della «fonte» più autorevole e documentata delle denunzie di danno erariale;
del resto, ed inoltre, la segnalazione del procuratore regionale dottor Mario Pischedda assume particolare rilevanza perché l'omessa denunzia è certamente fattispecie di penale rilevanza sicché, complessivamente, al mancato promuovimento della procedura innanzi la Corte dei conti si aggiunge la consumazione di un reato da parte di coloro che sono stati officiati (e che sono dignitosamente retribuiti) proprio per il controllo interno del buon andamento della pubblica amministrazione -:
se non ritenga di dover porre allo studio iniziative per una vigorosa sensibilizzazione degli enti locali rispetto alla necessità di ottenere, da parte degli organi interni di controllo, l'esercizio di una attività che, ove necessario, anziché limitarsi ai rituali consigli e suggerimenti per «correzioni di rotta», sappia rapportarsi doverosamente, sul piano informativo, con le singole procure regionali della Corte dei conti.
(4-05324)

Risposta. - Con la riforma del Titolo V della Costituzione e con l'abrogazione degli articoli 125 e 130 della Costituzione sono definitivamente cessati i controlli esterni di legittimità sugli atti degli enti locali; al loro posto, il decreto legislativo n. 286 del 1999 ha previsto quattro tipi di controllo interno: quello esercitato dai revisori dei conti, quello concernente il controllo interno sulla gestione, quello effettuato sulla dirigenza dal Nucleo esterno di valutazione, ed, infine, quello sul controllo strategico attinente al giudizio di compatibilità tra le risorse finanziarie disponibili e la progettazione e realizzazione di opere pubbliche o di servizi pubblici.
Pertanto, solo legislativamente, nell'ambito dei principi enunciati dalle norme dell'ultima revisione della Costituzione, potrebbero introdursi più idonei strumenti di controllo sugli enti territoriali minori, compresi anche i consorzi intercomunali e le Comunità montane.
Ogni eventuale azione normativa o proposta in materia di controlli degli atti - che potrebbe variare la piena autonomia raggiunta ormai dagli enti locali ed alterare i rapporti tra realtà locali e poteri centrali - andrebbe discussa nelle opportune sedi politiche, in quanto agirebbe sugli equilibri interni degli enti locali. Conseguentemente, gli interventi del Governo nazionale verso i


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poteri locali non potrebbero che basarsi su azioni consensuali e collaborative nel rispetto della piena autonomia dell'ente locale.
Il Ministro per i rapporti con il Parlamento: Carlo Giovanardi.

DELMASTRO DELLE VEDOVE. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
le nuove competenze penali attribuite al giudice di pace stanno creando seri problemi di organico;
l'ufficio del giudice di pace di Biella, in particolare, vive una condizione di carenza di organico che lascia intendere una possibile imminente paralisi dell'attività;
a ciò si aggiunge che il personale distaccato dai comuni sarà richiamato atteso che gli enti di provenienza non vengano rimborsati;
il giudice coordinatore, dottor Francesco Sapienza, sta tentando, con grande abnegazione personale, di reggere l'urto dell'arrivo di un numero enorme di fascicoli di procedimenti penali, ma appare evidente che lo sforzo è vano, così come appare inutile l'encomiabile attaccamento al lavoro da parte degli altri giudici e di tutto il personale amministrativo;
appare urgentissimo un intervento del ministero della giustizia per evitare che l'ufficio del giudice di pace di Biella rischi di «implodere» -:
quali urgentissimi provvedimenti intenda assumere per assicurare il funzionamento dell'ufficio del giudice di pace di Biella e per scongiurare l'altrimenti inevitabile paralisi della sua attività.
(4-05722)

Risposta. - Un eventuale ampliamento della pianta organica dell'ufficio del giudice di pace di Biella - che presenta 2 posti vacanti su un totale di 9 posti in organico, pur in presenza di una unità in sovrannumero nel profilo professionale di ausiliario A1 - determinerebbe solamente un aumento del numero dei posti privi di copertura, senza peraltro risolvere il grave problema denunciato dall'interrogante.
Peraltro, l'ufficio in esame si avvale della collaborazione di 3 unità di personale dipendente comunale, non conteggiate in organico, comandate ai sensi della legge n. 468 del 1999 e, pertanto, le presenze effettive nel suddetto ufficio sono complessivamente 11.
I posti vacanti di Cancelliere C1 e B3 potranno essere coperti solo all'esito delle procedure di riqualificazione, riservate al personale dipendente, attualmente sospese.
Inoltre, a seguito dell'autorizzazione all'assunzione di personale a tempo determinato, ai sensi del decreto legislativo 6 settembre 2001, n. 368, per l'anno 2003, il Presidente della Corte di appello di Torino può disporre l'assunzione di 36 unità complessive da ripartire tra gli uffici giudiziari di propria competenza.
In tale ambito, le esigenze dell'Ufficio del Giudice di pace di Biella saranno certamente tenute nella dovuta considerazione.
Il Ministro della giustizia: Roberto Castelli.

DELMASTRO DELLE VEDOVE. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
con sentenza datata 8 aprile 2003 il Consiglio di Stato ha accolto il ricorso presentato dal comune di Carrosio (Alessandria) che, con il comune di Gavi, si oppone alla concessione mineraria in capo al gruppo Cementir per l'apertura di una nuova cava di marna cementizia sul Monte Bruzeta;
in buona sostanza è stato annullato il decreto 4 agosto 1999 che, con il primario obiettivo di conciliare opposti interessi, poneva, quale condizione per l'assenso alla concessione mineraria, la realizzazione di un acquedotto alternativo idoneo a garantire l'approvvigionamento idrico delle popolazioni dei comuni interessati;
il mantenimento della posizione di diniego da parte delle amministrazioni


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comunali citate aveva, quale motivazione, la volontà dichiarata di conservare l'integrità dei pozzi situati, in collegamento con una falda sotterranea, in località Monte Bruzeta;
i pozzi in questione sono quelli dai quali derivano le risorse idriche al servizio dei comuni interessati;
proprio in ragione del fatto che la realizzazione della miniera certamente avrebbe potuto comportare il teorico rischio di distruzione delle sorgenti, la Presidenza del Consiglio dei ministri aveva subordinato la concessione alla costruzione di un acquedotto alternativo che prelevasse acque di superficie, si da preservare intatto l'interesse pubblico;
la recente sentenza del Consiglio di Stato dell'8 aprile 2003 ha posto in risalto la questione di una insufficiente considerazione delle ragioni avanzate dal comune di Carrosio relative alla maggiore purezza qualitativa delle acque sotterranee a rischio di distruzione, ponendo la questione della preservazione delle fonti che dovrebbero essere conciliate con l'apertura della miniera;
in tal modo la Presidenza del Consiglio dei ministri, secondo l'indicazione della giudiziale pronuncia, dovrà provvedere alla integrazione del decreto annullato, per espressa indicazione della pronuncia giudiziale citata;
la pronuncia ha creato estrema preoccupazione per le famiglie dei lavoratori della Cementir;
senza ovviamente entrare nel merito della sentenza del Consiglio di Stato e pur nella consapevolezza della importanza strategica, dal punto di vista economico e dal punto di vista della vita civile, dell'acqua intesa quale bene primario e fondamentale risorsa per il futuro, non può non porsi la questione, in ragione delle incombenze cui sarà tenuta, sulla questione, la Presidenza del Consiglio dei ministri, della mole di studi condotti da enti a ciò deputati dalla provincia di Alessandria e dalla regione Piemonte;
l'azienda Cementir ha inevitabilmente anticipato che, laddove dovesse iniziare ex novo l'iter procedurale per l'ottenimento della concessione mineraria, non è nelle condizioni di mantenere un ciclo produttivo «a regime ridotto» come l'attuale e, in considerazione della prevedibile mancanza di materia prima, diventa sempre più realistico lo spettro della chiusura dell'azienda;
l'esercizio della concessione mineraria, fra l'altro, comportava, per la Cementir, una serie di cospicui investimenti e la previsione di un altrettanto cospicuo numero di nuovi assunti, mentre, laddove non si provveda con tempestività a rinvenire una soluzione ragionevole alla questione, potrebbe verificarsi un autentico «disastro occupazionale» che coinvolgerebbe approssimativamente, in considerazione sia dei dipendenti sia dell'indotto, di circa trecento persone -:
quali iniziative intenda assumere per dare uno sbocco ragionevole e definitivo da una controversia che ormai dura da diversi lucri e che crea una condizione di intollerabile insicurezza per circa trecento lavoratori;
quali iniziative intenda assumere per dare comunque i provvedimenti e le indicazioni necessarie con una tempistica quanto più breve possibile proprio al fine di prevenire eventuali possibili decisioni aziendali pregiudizievoli per l'occupazione di questa zona dell'alessandrino.
(4-06413)

Risposta. - Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo in oggetto, si fa presente che la decisione n. 2085 del 18 aprile 2003 di annullamento, per carenza di motivazione, del decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 4 agosto 1999, è stata assunta dal Consiglio di Stato, Sez. VI, a seguito dell'accoglimento della richiesta presentata dai Comuni di Gavi e Carrosio. Tale decisione ha tuttavia espressamente fatto salvo il potere della Presidenza del Consiglio dei Ministri di adottare gli ulteriori provvedimenti amministrativi finalizzati alla procedura. Pertanto, il Presidente


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del Consiglio, previa deliberazione del Consiglio dei Ministri, con proprio decreto in data 16 maggio 2003, ha dichiarato positivamente concluso il procedimento di rinnovo della concessione mineraria a favore della Società Cementir s.p.a., in accoglimento della richiesta avanzata in data 26 marzo 1999 dal Ministero dell'Industria, Commercio e Artigianato.
Le soluzioni adottate con il recente provvedimento, in esito a numerosi approfondimenti effettuati, consentono di contemperare in maniera adeguata l'interesse pubblico alla coltivazione mineraria, connesso a quello occupazionale, e l'interesse relativo alla conservazione e alla tutela delle fonti idriche in quanto tali, tutelato dalla normativa comunitaria e nazionale, salvaguardando, tuttavia, le esigenze idropotabili dei Comuni.
Il suddetto provvedimento è stato registrato dalla Corte dei Conti in data 10 giugno 2003, Ministeri Istituzionali - Presidenza del Consiglio dei Ministri Reg. n. 6, fog. N. 157.
Il Ministro per i rapporti con il Parlamento: Carlo Giovanardi.

DELMASTRO DELLE VEDOVE. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
la Banca d'Italia non espone, neppure nella sua sede centrale, la bandiera nazionale;
può affermarsi che sia l'unico caso al mondo, ivi compreso il Terzo mondo, in cui la banca centrale non espone il Vessillo nazionale;
alcuni cittadini sono addirittura entrati per chiedere spiegazioni, senza naturalmente avere soddisfazione -:
se non ritenga di dover segnalare al Governatore della Banca d'Italia la doverosa necessita di esporre la bandiera nazionale nelle sedi dell'istituto, e segnatamente nella sede centrale.
(4-06441)

Risposta. - La legge 5 febbraio 1998, n. 22, concernente disposizioni generali sull'uso della bandiera della Repubblica italiana e di quella dell'Unione europea, regolamenta l'esposizione delle due bandiere sugli edifici pubblici stabilendo, all'articolo 2, commi 1 e 2, quali siano gli organismi di diritto pubblico ricompresi nel generale e continuativo dovere di esposizione.
A sua volta, l'articolo 1 del decreto del Presidente della Repubblica 7 aprile 2000, n. 121, regolamento di attuazione della legge n. 22 del 1998, esplicita, al comma 1, quali siano gli edifici ove le citate bandiere debbano essere esposte e stabilisce, al comma 2, in quali particolari giornate le bandiere debbano essere esposte «sugli altri edifici» sede di uffici pubblici ed istituzioni.
Il peculiare profilo ordinamentale della Banca d'Italia fa ritenere che l'Istituto non rientri fra gli organismi di cui al citato articolo 2 della legge n. 22, né tra quelli elencati nell'articolo 1, comma 1, del citato regolamento.
La Banca d'Italia, pertanto, sulla base di informazioni assunte per il tramite della Prefettura-UTG di Roma, espone sugli edifici sede dei propri uffici, centrali e periferici, le bandiere della Repubblica italiana e dell'Unione europea, unicamente nelle ricorrenze individuate dal citato comma 2 dell'articolo 1 del decreto del Presidente della Repubblica n. 121 del 2000.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Antonio D'Alì.

DELMASTRO DELLE VEDOVE. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
il Parlamento italiano, nel mese di marzo 2003, assunse una posizione di solidarietà con gli Stati Uniti d'America e con l'Inghilterra per le operazioni militari in Iraq con impegnative dichiarazioni del signor Presidente del Consiglio dei ministri che facevano riferimento, fra l'altro, al possesso, da parte del regime di Saddam Hussein, di armi di distruzione di massa, secondo precise informazioni pervenute dal governo americano e sulla scorta di


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quanto dichiarato dal sottosegretario di Stato americano Colin Powell al Consiglio di sicurezza delle Nazioni unite;
è noto che l'accusa di possedere armi di distruzione di massa fu l'argomento principe della tesi interventistica degli Stati Uniti d'America;
sia gli ispettori Onu di Hans Blix prima della guerra, sia i militari anglo-americani durante e dopo la guerra non hanno trovato tracce di armi di distruzione di massa;
tale situazione ha creato e sta creando grave imbarazzo nell'amministrazione americana ed irritato disorientamento nell'opinione pubblica, tanto che in data 2 giugno 2003 è stata ufficializzata la decisione di incaricare le commissioni senatoriali delle Forze armate e dei Servizi segreti per una indagine congiunta al fine di accertare se hanno fondamento i sospetti che le informazioni riguardanti il possesso di armi di distruzione di massa da parte di Saddam Hussein siano state per così dire «aggiustate» per dare una parvenza di legittimità alla cosiddetta «guerra preventiva»;
nella stessa giornata del 2 giugno 2003, tre autorevolissimi settimanali statunitensi «Time», «Newsweek» e «US News and World Report» hanno dedicato all'argomento significativi servizi che, tutti, convergono sulla conclusione che le armi di distruzione di massa, al momento dell'avvio della campagna militare contro l'Iraq, non esistevano e che l'accusa di possesso di tali armi era basata su semplici «presunzioni» e non su «prove»;
appare evidente la gravità di una rappresentazione al mondo intero, e segnatamente ai governi di Paesi alleati, di una realtà difforme dalla verità, tale da indurre i singoli Parlamenti ad assumere decisioni, su un tema drammatico come la guerra, sulla base di informazioni distorte e manipolate -:
quali siano le informazioni ufficiali, in possesso del nostro Paese, circa l'effettivo possesso, da parte del regime iracheno di Saddam Hussein, di armi di distruzione di massa;
se non ritenga di dover seguire con particolare attenzione i lavori delle commissioni senatoriali americane, atteso che il Parlamento italiano ha discusso e deciso sulla base di informazioni fornite dal governo degli Stati Uniti d'America che potrebbero non soltanto rivelarsi false, ma che addirittura potrebbero essere il frutto di una consapevole manipolazione.
(4-06495)

Risposta. - L'intervento armato in Iraq è stato deciso sulla base di un fondamentale ed incontrovertibile elemento: il perdurante rifiuto di Saddam Hussein di offrire piena ed attiva collaborazione ai rappresentanti della comunità internazionale, fornendo sufficienti garanzie sulla completa distruzione delle armi di distruzione di massa possedute dal regime iracheno. In questo senso la Risoluzione 1441 offriva «l'ultima opportunità» di disarmo pacifico al dittatore di Baghdad e chiedeva «piena, immediata ed incondizionata» collaborazione, ammonendo esplicitamente che la comunità internazionale non avrebbe assistito passivamente all'ennesima violazione da parte del regime iracheno. Quel regime, nel corso degli anni, aveva infatti purtroppo dimostrato di possedere armi di distruzione di massa poiché le aveva usate più volte per sterminare uomini, donne e bambini del suo stesso popolo. Era dunque Saddam Hussein, cooperando attivamente, a dover dimostrare che le armi di distruzione di massa erano state eliminate, ed in quale luogo e tempo.
È stata perciò la mancata piena cooperazione del dittatore di Baghdad a provocare obiettivamente la decisione anglo-americana di disarmare con la forza l'Iraq: con il suo atteggiamento di proterva ed arrogante resistenza alle richieste internazionali, lo stesso Saddam Hussein ha volutamente alimentato fino all'ultimo il fondato sospetto che egli preferisse nascondere qualcosa, anche a costo di trascinare il suo Paese e il suo Popolo in un doloroso conflitto.
Questa analisi non è frutto di valutazioni soggettive ma trova riscontro in precisi


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elementi concreti: il rapporto che il direttore esecutivo dell'UNMOVIC e il direttore generale dell'AIEA El-Baradei presentavano al Consiglio di Sicurezza il 7 marzo 2003, a pochi giorni dall'inizio delle ostilità, evidenziava infatti che Baghdad non aveva ancora «fornito prove esaustive sulla distruzione dei suoi arsenali di armi letali. Non solo il regime iracheno non aveva consegnato tutti i documenti ripetutamente chiesti ma continuava a quella data, malgrado il senso di urgenza comunemente percepito, a frapporre ostacoli alla realizzazione di interviste di quanti avevano preso parte al programma di riarmo iracheno. Così come riferito dagli ispettori il 7 marzo, la stessa distruzione dei missili Al Samoud, malgrado un iniziale e parziale smantellamento, non aveva fatto registrare ulteriori significativi progressi.
Il 17 marzo Blix consegnava ai membri del Consiglio di sicurezza un programma di lavoro che conteneva, nell'annesso, una lista di questioni «chiave» per il disarmo, ancora rimaste in sospeso. Tra queste, sarà sufficiente ricordare quelle legate ai missili Scud con testate chimiche e biologiche, le munizioni per agenti chimici e biologici, antrace, gas VX, botulino, agenti del vaiolo.
Per quanto concerne le attività del Congresso americano, le conclusioni alle quali esse potranno arrivare non mancheranno di essere oggetto della necessaria considerazione.
Come noto all'interrogante, è come ho avuto modo di specificare in risposte ad altre interrogazioni parlamentari sulla crisi irachena il Governo italiano è fortemente impegnato nell'attività di ricostruzione civile ed economica del Paese con l'obiettivo di creare, sotto tutti gli aspetti, un quadro di stabilità in Iraq.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Alfredo Luigi Mantica.

DE LUCA. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
la M/N Yasmina dal 4 febbraio 2003 è incagliata sulla spiaggia di Salerno, allorquando a causa delle condizioni meteomarine avverse - mare e vento da SW forza 7-8 -, dalla posizione nella rada del porto di Salerno si arenava nello specchio acqueo antistante la zona di Torrione, a circa 50 metri dalla riva;
i primi tentativi di recupero iniziavano già il giorno successivo, a cura di tre rimorchiatori operanti nel Porto di Salerno;
nei giorni immediatamente seguenti l'Armatore (QUAY SUCCESS LTD BRITISH VIRGIN ISLAND) decideva di provvedere direttamente al recupero, affidando la direzione delle relative operazioni ad un savage master di propria fiducia (esperto di salvataggi);
le operazioni preliminari intese a mettere in sicurezza la nave venivano svolte con l'ausilio di due rimorchiatori del Porto di Napoli denominati «Mastino» e «Punta Campanella» e proseguivano, poi, con l'ausilio di una draga e di due pescherecci aventi il compito di rimuovere la sabbia depositatasi ai lati dello scafo della nave;
a seguito delle citate operazioni, che si protraevano fino al 2 marzo 2003 la prua della nave si spostava di 52 rispetto alla posizione originaria; ad oggi lo scafo ha assunto una posizione quasi perpendicolare rispetto alla linea di costa;
in data 4 marzo 2003 i rimorchiatori napoletani interrompevano le operazioni a seguito di disdetta prodotta dalla società armatrice in quanto l'impiego dei suddetti rimorchiatori e della draga MARSALA, giunta dal porto di Napoli, non avevano dato gli effetti sperati;
dopo più di due mesi dall'incaglio nessuna concreta operazione di disincaglio è stata portata a termine con successo ed efficacia;
appare improcrastinabile e conforme all'ordinamento vigente promuovere un'azione immediata intesa ad eliminare il pericolo per la pubblica incolumità e per l'equilibrio ambientale derivante dalla


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nave incagliata a pochi metri dalla casta della città di Salerno;
l'articolo 73 del Codice della Navigazione (Regio Decreto 30 marzo 1942 n.327), inquadrato nel capo dedicato all'attività amministrativa e polizia dei porti, prevede che nel caso di sommersione di nave o aeromobile in porti, rade, canali o in località di mare territoriale, quando possa derivare un pericolo o intralcio per la navigazione, il Capo del Compartimento (nella fattispecie il Comandante della Capitaneria di Porto di Salerno) ordina al proprietario di rimuoverla entro un termine, spirato il quale l'Autorità provvede d'ufficio;
nei casi di urgenza, l'Autorità Marittima sopra citata può provvedere anche immediatamente allo sgombero d'ufficio;
in entrambi i casi l'adozione dei provvedimenti avviene sempre per conto e a spese del proprietario/armatore;
detta norma, sebbene contenga una previsione ampia circa le zone dove possa avvenire l'intervento, è tuttavia puntuale circa la finalità dell'intervento stesso, ovvero quello di evitare un pericolo o un intralcio per la sicurezza della navigazione, ovviamente, intesa in senso ampio come fenomeno connesso agli usi del usare;
il bene giuridico oggetto di tutela da parte della norma sopraccitata è il mare inteso in senso ampio, come confermato anche dalla recente produzione normativa nazionale e comunitaria in materia di sicurezza della navigazione che, nel disciplinare la materia, affronta sempre congiuntamente ed armonicamente le problematiche della sicurezza e della tutela dell'ambiente, come un unicum inscindibile;
nella fattispecie in analisi può rilevarsi non solo un pericolo ed un intralcio per la navigazione in senso stretto, considerato che la nave si trova, in prossimità della battigia, ma pur sempre in mare; ma anche e soprattutto per tutti i soggetti potenziali fruitori del bene-mare, soprattutto con l'approssimarsi della stagione estiva;
lo specchio acqueo vicino alla battigia, ove si trova attualmente la nave, è usualmente utilizzato per attività ludico/turistiche e, quindi, anche da persone non esperte e che maggiormente potrebbero incorrere in pericoli per loro integrità fisica;
a conferma della oggettiva situazione di pericolo, la locale Capitaneria di Porto ha emanato apposita ordinanza interdittiva;
un'ulteriore conferma in ordine all'applicabilità della norma citata deriva dalla interpretazione del concetto di «nave sommersa»; tale locuzione non può essere limitata al tenore letterale di «nave posta al di sotto del livello del mare» ma deve ragionevolmente essere riferita a qualsiasi unità che non sia in condizione di navigare e governare autonomamente;
all'interrogante non risulta che la Capitaneria di Porto di Salerno abbia adottato sinora d'autorità la procedura prevista dalla legge, intesa alla rimozione della nave Yasmina a tutela della incolumità pubblica, della sicurezza e dell'ambiente marino -:
quali provvedimenti intenda adottare il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, previo accertamento dei fatti in premessa, al fine di disporre ad horas, a cura dei competenti organi istituzionali la procedura per la rimozione d'ufficio della Nave Yasmina, attualmente posizionata a pochissimi metri dal lungomare della città di Salerno e costituente una fonte di assoluto pericolo, specie in prossimità dell'imminente stagione balneare che comporterà l'utilizzo dello specchio acqueo ove si trova la nave de qua e la retrostante spiaggia da parte di migliaia di cittadini.
(4-06163)

Risposta. - Da informazioni assunte presso la capitaneria di porto guardia costiera di Salerno, si riferisce che alle ore


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14.40 del giorno 24 luglio 2002 sono proseguite le manovre di tiro per il disincaglio della citata nave, da parte del rimorchiatore «Olanda» della società rimorchiatori Salerno.
Alle ore 18.50 dello stesso giorno la nave veniva liberata dall'incaglio raggiungendo una zona di totale galleggiamento, dove si procedeva a salpare le ancore e ad effettuare un'ispezione subacquea alla carena senza riscontrare alcuna lesione.
Successivamente, alle ore 21.30 iniziavano le operazioni di rimorchio della nave da parte dei rimorchiatori «Olanda» e «Panama» per raggiungere il porto di Salerno dove, alle ore 23.40, veniva ormeggiata alla banchina del molo trapezio, posto di ormeggio n. 13, con l'ausilio del pilota del porto.
Il Viceministro delle infrastrutture e dei trasporti: Mario Tassone.

ALBERTA DE SIMONE. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
la strada statale denominata Ofantina bis che collega le aree industriali delle zone interne dell'Irpinia con le arterie stradali nazionali dirette a Napoli e a Salerno, al Nord e al Sud, è rimbalzata in questi giorni nuovamente sulle pagine delle cronache locali a causa di un ennesimo incidente mortale che ha registrato 4 giovani vittime;
la realizzazione di tale opera viaria venne programmata in seguito al terremoto dell'Irpinia e doveva rappresentare una importante possibilità di collegamento con l'obiettivo di togliere dall'isolamento molti comuni delle zone montane e collinari;
da quando la strada è stata inaugurata dall'allora Ministro dei lavori pubblici - onorevole Antonio Di Pietro - durante il governo Prodi, vi è stato un forte incremento del traffico - soprattutto in direzione delle zone turistiche della Calabria;
tale strada si è caratterizzata come l'unica alternativa agli ingorghi che si verificano continuamente tra Salerno ed Eboli per il traffico estivo proveniente dal Nord dell'Italia e diretto alle zone costiere tirreniche meridionali;
purtroppo, l'Ofantina bis, essendo totalmente priva di adeguata segnaletica, di indicatori della velocità e di barriere spartitraffico si è rivelata molto pericolosa, tanto da essere ribattezzata «strada della morte»;
nel corso di questi pochi anni, sono stati moltissimi gli incidenti gravi verificatisi, che hanno provocato diverse decine di feriti e 18 morti -:
quali provvedimenti urgenti intenda adottare per sollecitare l'Anas a mettere in sicurezza in tempi rapidi la strada citata per evitare che nuovi automobilisti, soprattutto giovani, possano perdere la vita o rimanere menomati a causa degli incidenti che si susseguono ad un ritmo non accettabile.
(4-06693)

Risposta. - L'Anas S.p.A. ha fatto conoscere che la strada statale «Ofantina bis» è stata ed è tuttora oggetto di interventi manutentori a carattere sia ordinario sia straordinario.
Tra gli interventi già eseguiti l'Anas segnala:
a) adeguamento degli impianti illuminanti per un importo di circa 300.000,00 euro;
b) sistemazione ed adeguamento della segnaletica verticale, orizzontale e complementare per un importo di circa 800.000,00 euro;
c) rifacimento della pavimentazione stradale (manto di usura) su gran parte del tracciato per un importo di circa 1.250.000,00 euro.

Di recente, sono stati appaltati e sono di prossima consegna i seguenti lavori:


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a) sistemazione ed adeguamento in tratti saltuari di barriere metalliche di sicurezza per un importo di 1.090.188,00 euro;
b) segnaletica orizzontale e verticale per un importo di circa 110.000,00 euro;
c) manutenzione del piano viabile e pertinenze stradali per un importo di circa 105.000,00 euro;
d) sistemazione ed adeguamento di barriere metalliche di sicurezza del tratto compreso tra i km. 0+000 e 6+300 per un importo di circa 748.000,00 euro;
e) sostituzione ed adeguamento alla normativa vigente delle opere di sicurezza del viadotto per un importo di circa 886.000,00 euro.

L'Anas fa infine presente che l'elevata incidentalità rilevata dall'onorevole interrogante parrebbe riconducibile, per la gran parte, ai comportamenti dell'utenza stradale, in particolare all'alta velocità di guida.
Il Viceministro delle infrastrutture e dei trasporti: Ugo Martinat.

TITTI DE SIMONE. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
nella notte tra il 19 e il 20 settembre scorso un gruppo di cittadini rumeni sono stati sgombrati da una baraccopoli costruita sul Lungoreno, in periferia di Bologna, nel quartiere Borgo Panigale;
lo sgombero ha riguardato circa 70 persone che sono state costrette ad abbandonare in fretta, senza poter prendere effetti personali, le baracche che venivano distrutte con l'intervento di ruspe;
i cittadini rumeni sarebbero stati portati immediatamente in Questura dove alcuni di loro sarebbero stati trattenuti per 24 ore senza poter ricevere assistenza legale e senza alcun contatto con i familiari;
il bilancio dell'intervento della Questura sarebbe stato il rilascio di 22 persone, l'immediata espulsione di 31 cittadini rumeni immediatamente rimpatriati, 10 persone con decreto di espulsione che dovranno lasciare l'Italia entro 5 giorni;
nonostante la maggior parte dei cittadini rumeni interessati dallo sgombero fossero in attesa di regolamentazione e soggetti a sanatoria prevista dalla legge cosiddetta Bossi-Fini (legge n. 191 del 2002) sono stati comunque espulsi -:
quali siano stati i motivi in base ai quali si è deciso di espellere lavoratori stranieri formalmente soggetti alle procedure per la sanatoria;
per quali motivi si è deciso di procedere alla distruzione delle baracche, con dentro gli effetti personali delle persone che vi abitavano, in palese violazione dei diritti umani;
per quali motivi siano state trattenute in questura e siano state eseguite le espulsioni coattive in assenza di garanzie fondamentali quali il diritto alla difesa e alla comunicazione con i familiari.
(4-04061)

Risposta. - Si riferisce quanto svolto dalla questura di Bologna in data 19 settembre 2002, in merito all'identificazione di cittadini stranieri di nazionalità rumena accampati nei pressi del fiume Reno, nel quartiere borgo Panigale.
Alle operazioni, dirette da un funzionario della questura, hanno partecipato, oltre a personale della polizia di Stato, personale dell'Arma dei carabinieri e della polizia municipale, nonché di altri enti e uffici competenti per lo smantellamento e il recupero del materiale edile.
Lo svolgimento dell'attività di sgombero e di smantellamento si è resa indispensabile per risolvere una volta per tutte la precaria sistemazione igienico-sanitaria all'interno di baracche costruite abusivamente, prive di ogni servizio. Inoltre, essendo tali soggetti accampati presso gli argini del fiume «Reno», si è ritenuto opportuno intervenire al fine di prevenire ogni situazione di pericolo per l'incolumità degli stranieri,


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derivante da eventuali straripamenti del fiume stesso, frequenti nella stagione autunnale.
Nel corso del servizio sono stati rintracciati 69 cittadini stranieri, di cui 50 uomini, 15 donne e 4 minori, tutti privi di titolo giustificativo del soggiorno sul territorio nazionale, i quali sono stati accompagnati in parte presso gli uffici della questura, in parte presso gli uffici dell'Arma dei carabinieri, al fine di procedere alla loro sicura identificazione.
Dell'avvenuto accompagnamento è stata data comunicazione telefonica al sostituto procuratore di turno nonché alla procura della Repubblica presso il tribunale per i minorenni.
Presso l'ufficio immigrazione della questura di Bologna sono state esaminate le posizioni dei soggetti accompagnati, al fine di procedere all'eventuale adozione di provvedimenti amministrativi ai sensi della vigente normativa in materia di immigrazione.
In seguito a tale esame, sono state adottate le seguenti determinazioni.
Due minori sono stati affidati alla madre e alloggiati presso una locale struttura alberghiera individuata dai servizi sociali del comune di Bologna.
Altri due minori sono stati affidati rispettivamente allo zio ed al padre, e quindi posti in libertà dopo le operazioni di identificazione.
Per quanto riguarda le persone maggiorenni, sono stati adottati i seguenti provvedimenti:
a) 23 stranieri sono stati rilasciati, poiché potenziali fruitori dell'attuale regolarizzazione o perché ancora in grado di richiedere il permesso di soggiorno nei termini di legge o per motivi familiari;
b) 10 stranieri sono invece stati espulsi con ordine del questore a lasciare il territorio nazionale entro 5 giorni ex articolo 14 comma 5-bis del testo unico n. 286 del 1998. Di questi, 5 cittadini rumeni hanno presentato ricorso al tribunale avverso il provvedimento di espulsione: nell'udienza tenutasi il 9 ottobre 2002 l'autorità giudiziaria ha rigettato i ricorsi riconoscendo la legittimità dell'operato dell'autorità di pubblica sicurezza;
c) 2 donne, in stato di gravidanza, sono state affidate ai servizi sociali del comune di Bologna, i quali hanno immediatamente provveduto ad una loro prima sistemazione in struttura alberghiera;
d) 30 stranieri, infine, sono stati espulsi con accompagnamento immediato alla frontiera aerea di Verona, con relativa comunicazione di convalida al tribunale ordinario ex articolo 13 comma 5-bis del testo unico 286 del 1998.

Si comunica altresì che durante le operazioni di identificazione, nei pressi della questura è stata improvvisata una iniziativa di solidarietà agli stranieri, indetta da alcuni aderenti a movimenti del Bologna social forum.
Alcuni legali, inoltre, presentatisi spontaneamente presso gli uffici della questura, hanno chiesto di conferire con tutti i fermati, in maniera indistinta. Tale richiesta è stata accolta solo limitatamente agli stranieri che avevano sottoscritto la delega di nomina, non essendo stato redatto alcun atto, nella circostanza, che richiedesse la necessaria presenza di un difensore.
Il servizio è stato svolto senza che si verificasse alcuna turbativa e nel più rigoroso rispetto dell'applicazione della legge.
Sono stati adottati, inoltre, tutti i comportamenti idonei a tutelare la dignità di ciascuna delle persone identificate.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Alfredo Mantovano.

TITTI DE SIMONE. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
la comunità montana dei Monti Azzurri (Marche) si colloca in un contesto ambientale di cosiddetto «disagio insediativo» con alto indice di invecchiamento, consistente percentuale di dispersione scolastica e strutturazione delle aziende concentrata sulle piccole dimensioni;


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la circolare n. 27/2003 emanata dal Ministero in materia di organici per l'anno scolastico 2003/2004 ha determinato sulla comunità montana dei Monti Azzurri conseguenze estremamente penalizzanti soprattutto per quanto riguarda la scuola secondaria;
l'introduzione dell'obbligo di rispettare il numero minimo di 20 alunni - in passato «di norma» - in tutte le prime classi di sezioni staccate, scuole coordinate, sezioni di diverso indirizzo e specializzazione funzionante con un solo corso, la non previsione della deroga delle dimensioni minime per le zone disagiate, il divieto di formare le classi prime articolate in gruppi di studio di diversi indirizzi, le forti ripercussioni delle norme sui posti di sostegno, cancellazione di ogni organico funzionale anche in presenza di docenti titolari determinerà meno scuole pubbliche, peggiore qualità del servizio, minore flessibilità, minore progettualità, integrazione e interventi personalizzati nonché depauperamento incalcolabile di esperienze, competenze, professionalità, risorse;
le disposizioni restrittive determineranno probabilmente la scomparse di alcuni indirizzi unici e specifici, sia nell'istruzione professionale che nell'istruzione classica -:
se non ritenga di dover assumere le opportune iniziative anche normative per reintrodurre le deroghe a favore delle situazioni specifiche e disagiate e di dover sostenere le richieste di nuove offerte formative per l'adeguamento a specifiche esigenze territoriali.
(4-06197)

Risposta. - Si comunica che il direttore generale dell'ufficio scolastico regionale per le Marche riferisce che, utilizzando tutti i possibili interventi derogatori previsti dalle disposizioni in materia di definizione delle dotazioni organiche del personale docente sono state soddisfatte tutte le richieste di classi nelle scuole secondarie della comunità montana dei Monti Azzurri.
Questa amministrazione, infatti, in applicazione del decreto ministeriale n. 331 del 1990, che detta regole sulla formazione delle classi delle scuole ubicate in aree geografiche particolarmente disagiate, ha invitato i direttori generali regionali, a porre in essere tutti gli interventi intesi a garantire una applicazione flessibile del citato decreto ministeriale 331 del 1990 al fine di evitare soluzioni traumatiche che avrebbero potuto limitare attitudini e vocazioni degli allievi e nella salvaguardia delle tradizioni e del patrimonio artistico del nostro Paese.
Il Sottosegretario di Stato per l'istruzione, per l'università e per la ricerca: Valentina Aprea.

DI GIOIA. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio. - Per sapere - premesso che:
il continuo perdurare delle cattive condizioni atmosferiche che stanno interessando la provincia di Foggia e in modo particolare la città capoluogo, il comune di Lucera e l'intera zona del Sub-Appennino Settentrionale, ha provocato alluvioni e impraticabilità della statale 17 Foggia-Campobasso e della statale 16 Foggia-San Severo, nonché una serie di smottamenti e frane nei comuni di Lucera, Troia e del Sub-Appennino Dauno Settentrionale, mettendo in pericolo i cittadini di tali aree. Tale situazione sta determinando in molti comuni della provincia di Foggia gravi fenomeni di dissesto idrogeologico, mettendo in condizioni di grave pericolosità e di stabilità molte aree urbane di tali comuni -:
quali interventi urgenti si intendono adottare per il recupero idrogeologico del territorio di tali aree, scongiurando così pericoli di pubblica e privata incolumità.
(4-03734)

Risposta. - In merito a quanto indicato nell'atto di sindacato ispettivo riportato in oggetto, concernente distesi idrogeologici


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nella provincia di Foggia, si rappresenta che la predetta provincia ricade nei territori di competenza dell'autorità di bacino di rilievo interregionale dei fiumi Trigno, Biferno e minori, Saccione, Fortore e della neo istituita autorità di bacino interregionale della Puglia (ex autorità di bacino regionale Puglia e autorità di bacino interregionale del fiume Ofanto).
La pianificazione di bacino per detto territorio è ferma alla redazione del piano straordinario ai sensi dell'articolo 1, comma 1-
bis, del decreto-legge 180 del 1998 e successive modifiche e integrazioni, approvato con decreto della giunta regionale Puglia n. 1491 del 27 ottobre 1999.
Il piano straordinario della Puglia fornisce un quadro provvisorio e incompleto del dissesto idrogeologico della regione e in particolare, per la provincia di Foggia, contiene la perimetrazione di n. 108 aree a rischio da frana «molto elevato» in 35 comuni e l'individuazione di n. 29 situazioni di rischio da alluvione «molto elevato» in 29 comuni.
Un quadro maggiormente dettagliato della situazione di dissesto idrogeologico del territorio è contenuto nel piano stralcio per l'assetto idrogeologico (PAI), la cui adozione, ai sensi dell'articolo 1 della legge 365 del 2000, era prevista entro il 31 ottobre 2001.
Allo stato attuale, nonostante le sollecitazioni operate da questo ministero, le attività relative alla elaborazione dei piani per l'assetto idrogeologico da parte delle autorità di bacino competenti non risultano ancora avviate per il territorio della provincia di Foggia, tranne che per un piccolo territorio del bacino del torrente Saccione.
A completamento delle procedure di pianificazione, la norma in materia prevede l'adozione di misure di salvaguardia per quei territori riconosciuti a rischio idrogeologico, sia per frana che per alluvione, e la programmazione, a breve e a medio termine, degli interventi prioritari per fronteggiare i dissesti incombenti sui territori più vulnerabili.
Infine, questo ministero ha finanziato diversi interventi urgenti di difesa del suolo ricadenti nel territorio provinciale di Foggia.
In particolare, a valere sui fondi del decreto-legge 180 del 1998, ha finanziato n. 45 interventi per oltre 36 milioni di euro sulle annualità l998-2000 (già trasferiti alla regione) e n. 12 interventi per oltre 17 milioni di euro sulle annualità 2001-2002 (in corso di trasferimento alla regione); a valere sui fondi del decreto del Presidente della Repubblica n. 331 del 9 maggio 2001 ha finanziato n. 44 interventi per oltre 45 milioni di euro sulle annualità 2000-2003 (in gran parte già trasferiti alla regione).
Relativamente al territorio di Lucera sono stati finanziati alcuni interventi urgenti per le località Castello e ospedale-scuole i cui lavori risultano ancora in fase di avviamento. Cioè a dire, n. 2 interventi per oltre 7.2 milioni di euro sulle annualità 1998-2000 del decreto-legge 180 del 1998 (già trasferiti alla regione) e n. 1 intervento per oltre 3 milioni di euro sulle annualità 1997-1999 della legge 183 del 1989 (decreto del Presidente della Repubblica 9 ottobre 1997 già trasferiti alla regione).
Il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio: Altero Matteoli.

DI GIOIA, FOLENA e BONITO. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio. - Per sapere - premesso che:
il continuo perdurare delle cattive condizioni atmosferiche, le abbondanti precipitazioni a carattere temporalesco e alluvionale che stanno interessando la provincia di Foggia, hanno provocato alluvioni e impraticabilità di varie arterie stradali, nonché una serie di smottamenti e frane nei comuni interessati. Tale situazione sta determinando in molti comuni della provincia di Foggia fenomeni di dissesto idrogeologico, mettendo in condizioni di grave pericolosità e di stabilità molte aree urbane di tali comuni -:
quali interventi urgenti si intendano adottare per il recupero idrogeologico del


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territorio di tali aree, scongiurando così pericoli di pubblica e privata incolumità.
(4-03753)

Risposta. - La provincia di Foggia ricade nei territori di competenza dell'autorità di bacino di rilievo interregionale dei fiumi Trigno, Biferno e minori, Saccione, Fortore e della neo istituita autorità di bacino interregionale della Puglia (ex autorità di bacino regionale Puglia e autorità di bacino interregionale del fiume Ofanto).
La pianificazione di bacino per detto territorio è ferma alla redazione del piano straordinario ai sensi dell'articolo 1, comma 1-
bis, del decreto-legge 180 del 1998 e successive modifiche e integrazioni, approvato con decreto della giunta regionale Puglia n. 1491 del 27 ottobre 1999.
Il piano straordinario della Puglia fornisce un quadro provvisorio e incompleto del dissesto idrogeologico della regione e, in particolare, per la provincia di Foggia, contiene la perimetrazione di n. 108 aree a rischio da frana «molto elevato» in 35 comuni e l'individuazione di n. 29 situazioni di rischio da alluvione «molto elevato» in 29 comuni.
Un quadro maggiormente dettagliato della situazione di dissesto idrogeologico del territorio è contenuto nel piano stralcio per l'assetto idrogeologico (PAI), la cui adozione, ai sensi dell'articolo 1 della legge 365 del 2000, era prevista entro il 31 ottobre 2001.
Allo stato attuale, nonostante le sollecitazioni operate da questo ministero, le attività relative alla elaborazione dei piani assetto idrogeologico da parte delle autorità di bacino competenti non risultano ancora avviate per il territorio della provincia di Foggia (tranne che per un piccolo territorio del bacino del torrente Saccione).
Inoltre, il piano territoriale di coordinamento provinciale, tra i cui contenuti è previsto anche lo studio del dissesto idrogeologico del territorio, per la provincia di Foggia risulta ancora in elaborazione.
A completamento delle procedure di pianificazione, la norma in materia prevede l'adozione di misure di salvaguardia per quei territori riconosciuti a rischio idrogeologico, sia per frana che per alluvione, e la programmazione, a breve e a medio termine, degli interventi prioritari per fronteggiare i dissesti incombenti sui territori più vulnerabili.
Infine, questo ministero ha finanziato diversi interventi urgenti di difesa del suolo ricadenti nel territorio provinciale di Foggia.
In particolare, a valere sui fondi del decreto-legge 180 del 1998, ha finanziato n. 45 interventi per oltre 36 milioni di euro sulle annualità 1998-2000 (già trasferiti alla regione) e n. 12 interventi per oltre 17 milioni di euro sulle annualità 2001-2002 (in corso di trasferimento alla regione); a valere sui fondi del decreto del Presidente della Repubblica n. 331 del 9 maggio 2001 ha finanziato n. 44 interventi per oltre 45 milioni di euro sulle annualità 2000-2003 (in gran parte già trasferiti alla regione).
Il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio: Altero Matteoli.

DI GIOIA. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
la tragica fine dei due bambini, Andrea e Davide, avvenuta domenica pomeriggio in un'ansa del fiume Vulgano, alle pendici del Monte Biccari, in pieno sub-appennino dauno, ha gettato nella disperazione non solo i familiari ma un'intera comunità;
quanto accaduto, al di là di eventuali responsabilità civili e penali che saranno accertate dall'Autorità giudiziaria, ripropone con forza la necessità di arrivare, in tutto il sub-appennino dauno, ad interventi che consentano un uso del territorio in condizioni di sicurezza;
le alluvioni, gli smottamenti e le frane che, in più parti di questo territorio, si vanno verificando con sempre più frequenza sono un segnale di allarme che la stessa natura ci invia e che, continuare ad ignorare, sarebbe da incoscienti;


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non a caso, con più atti di sindacato ispettivo (4-03734; 4-03733; 3-01852; 3-01881), che ancora attendono una risposta, l'interrogante aveva fatto presente la gravità del dissesto idrogeologico dell'intero territorio del subappennino dauno e la necessità di arrivare al più presto ad un intervento di natura strutturale ed organica per affrontare una situazione sempre più emergenziale -:
se non si ritenga necessario predisporre, in tempi rapidi, un intervento strutturale per mettere in condizioni di sicurezza l'intero territorio del subappennino dauno, a partire dalle situazioni più gravi di dissesto idrogeologico, prevedendo a questo scopo eventuali finanziamenti specifici;
se si intenda predisporre, al di là degli accertamenti in corso da parte dell'Autorità giudiziaria, una commissione d'indagine interna per verificare eventuali responsabilità, sul tragico episodio accaduto a Lucera, da parte della Protezione Civile competente per territorio.
(4-06611)

Risposta. - L'improvvisa ondata di piena del torrente Vulgano che ha stroncato la vita di due bambini di otto anni, Andrea De Luca e Davide Disciglio, voglio innanzitutto esprimere la mia più forte commozione per quanto accaduto, con la speranza che fatti del genere non abbiano più a verificarsi.
Sulle cause della sciagura risulta sia stata aperta un'inchiesta da parte della procura della Repubblica di Lucera per accertare le condizioni di sicurezza del torrente e per individuare eventuali responsabilità.
Va segnalato che l'ufficio del genio civile di Foggia ha eseguito gli opportuni accertamenti tecnici ed i controlli sulla funzionalità idraulica del corso d'acqua in parola e, da quanto comunicato, emerge quanto segue.
Il territorio interessato dall'incidente, era stato già colpito dall'evento meteorologico del 23-25 gennaio 2003 che aveva riguardato l'intera provincia di Foggia, con eccezionali piene in tutti i corsi d'acqua e nello stesso Vulgano. Le violente piene, nella parte montana, hanno raspato gli alvei con la conseguenza di aver provocato una generale eliminazione della vegetazione minore.
In sede di sopralluogo, partendo dal posto dell'incidente e percorrendo verso monte l'intera rete fluviale, è stato rilevato che in corrispondenza dei punti critici (ponti stradali, attraversamenti in genere, strettoia d'alveo), non si sono verificati significativi accumuli di materiale vegetale o lapideo, prova che lo schema idraulico drenante, nel complesso, ha risposto alla manifestazione meteorica.
Al riguardo occorre precisare che il torrente Vulgano in genere, e gli affluenti sono conservati allo stato naturale, solo alcuni tratti di essi sono stati oggetto di sistemazione idraulico-forestale con opere di imbrigliamento e forestazione delle fasce laterali, per lo più coincidente con la fascia montana ove sono stati eseguiti rimboschimenti.
La caratteristica idraulica del detto corso d'acqua, come tutti i corsi a carattere torrentizio, è rappresentata da una prevalente presenza d'acqua soprattutto nei periodi di tardo autunno, invernale e primaverile, con improvvise piene estive, soprattutto in occasione di temporali di forte intensità. Tale caratteristica idraulica favorisce la crescita nell'alveo fluviale di vegetazione del tipo arbustivo di media taglia, soprattutto nel tratto montano ed immediatamente pedemontano.
Come sopra detto, nella parte montana del torrente, la vegetazione minore, con la piena di gennaio 2003, è stata per lo più divelta e le acque hanno effettuato la naturale pulizia dell'alveo, con la creazione di uno stabile letto di scorrimento.
Con le successive precipitazioni meteoriche l'alveo del torrente ha esplicato le funzioni idrauliche senza che siano state lamentate esondazioni.
Infatti, anche l'ultima piena dell'otto giugno è stata completamente contenuta entro l'alveo, ovvero entro la minor sezione di deflusso dell'alveo di magra ed è trascorsa regolarmente senza provocare esondazioni e/o bacini di espansione.


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Tale constatazione è stata osservata sia lungo l'asta principale del torrente Vulgano che dei maggiori affluenti, oltre che nel luogo ove si presume sia avvenuto l'incidente. Anzi proprio in tale sito, posto poco a valle della confluenza nel Vulgano del torrente Pero, il corso d'acqua è incuneato in un letto stabile, protetto in destra idraulica da un alto costone argilloso ed in sinistra da una sponda naturale sufficientemente alta, che ha contenuto l'ultima piena.
Anche nel luogo dell'incidente, individuato in sede di sopralluogo in un vecchissimo guado, da sempre utilizzato dai proprietari dei terreni per collegare gli opposti fondi agricoli come affermato anche da uno dei proprietari dei terreni latistanti, parente delle piccole vittime, non è stata rilevata alcuna tracimazione laterale ed in specie verso la sponda sinistra, che costituisce il collegamento del guado con una pista rurale privata a servizio dei fondi agricoli.
È opportuno precisare che il comune di Lucera ricade nei territori di competenza della neo istituita Autorità di bacino interregionale della Puglia.
La pianificazione di bacino per detto territorio è ferma alla redazione del piano straordinario ai sensi dell'articolo 1, comma 1-
bis, del decreto-legge 180 del 1998 e successe modifiche e integrazioni, approvato con DGR Pug1ia n. 1491 del 27 ottobre 1999.
Il piano straordinario della Puglia fornisce un quadro provvisorio e incompleto del rischio idrogeologico della regione e in particolare, per la provincia di Foggia, contiene la perimetrazione di 108 aree a rischio da frana «molto elevato» in 35 comuni (2 aree nel Comune di Lucera) e l'individuazione di n. 29 situazioni di rischio da alluvione «molto elevato» in 29 comuni che non comprendono il comune di Lucera.
In merito al fatto che l'incidente verificatosi sarebbe dovuto alla mancata manutenzione e pulitura necessaria a favorire un ordinato deflusso delle acque, si rappresenta che la normativa vigente pone una particolare attenzione agli interventi di manutenzione che vengono operati.
Infatti, su scala nazionale, l'articolo 2 della legge 365 del 2000, relativa all'attività straordinaria di polizia idraulica e di controllo sul territorio, prevede che le regioni, d'intesa con le province e con la collaborazione del corpo forestale dello Stato, nonché degli altri enti locali interessati, provvedono ad effettuare, nell'ambito degli ordinari stanziamenti di bilancio, una attività straordinaria di sorveglianza e ricognizione lungo i corsi d'acqua e le relative pertinenze attraverso sopralluoghi finalizzati a rilevare le situazioni che possono determinare maggior pericolo, incombente e potenziale, per le persone e le cose ed a identificare gli interventi di manutenzione più urgenti.
Detta attività straordinaria viene effettuata ponendo particolare attenzione, tra l'altro, alle situazioni di impedimento al regolare deflusso delle acque e a qualsiasi altro elemento che possa dar luogo a situazione di allarme con la finalità di costruire un diffuso sistema di protezione idrogeologica, con conseguente miglioramento generalizzato delle condizioni di rischio soprattutto a beneficio dei territori di pianura. Le misure dovranno essere contenute o integrate nei piani stralcio per l'assetto idrogeologico adottati o approvati dalle autorità di bacino competenti.
Il comma 3 dell'articolo 3 del decreto del Presidente della Repubblica 331 del 9 maggio 2001, riguardante la ripartizione dei fondi finalizzati al finanziamento degli interventi in materia di difesa del suolo per il triennio 2001-2003, prevede che una quota non inferiore al 15 per cento del finanziamento sia destinata a programmi di manutenzione predisposti anche sulla base delle ricognizioni effettuate ai sensi dell'articolo 2 della legge 365 del 2000.
Circa la questione della segnaletica, si fa presente che non esistono specifiche norme che obblighino a porre la segnaletica di pericolo, fatti salvi i casi nei quali siano presenti nel corso fluviale dighe o altre infrastrutture che possono creare a valle pericoli di piena improvvisa.
Voglio aggiungere, infine, che da parte del dicastero che rappresento vi è il massimo impegno ad apportare le necessarie


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modifiche, anche normative, affinché i rischi derivanti da fenomeni di dissesto idrogeologico siano ridotti al minimo. Con il disegno di legge di delega al Governo per l'emanazione di decreti legislativi e di testi unici in materia ambientale, che ben conoscete, tra i criteri direttivi previsti per apportare modifiche alla normativa in materia di difesa del suolo, è contemplato «l'adeguamento della disciplina sostanziale e procedurale dell'attività di pianificazione, programmazione e attuazione di interventi di risanamento idrogeologico del territorio e della messa in sicurezza delle situazioni a rischio e la previsione di meccanismi premiali a favore dei proprietari delle zone agricole e dei boschi che investono per prevenire fenomeni di dissesto idrogeologico, nel rispetto delle linee direttrici del piano di bacino».
Il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio: Altero Matteoli.

DI GIOIA. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
in occasione delle prossime elezioni fissate per il 25 maggio 2003, il ministro dell'interno Pisanu, ha emanato una circolare, per l'uso di telefoni cellulari con fotocamera, per garantire la riservatezza del voto;
l'uso infatti di tali apparecchi potrebbe provocare risultati pilotati o falsati;
quali provvedimenti concreti si intendano prendere per rendere attuabile la totale sicurezza delle operazioni elettorali;
come il Ministro dell'interno possa avere la certezza che gli apparecchi suddetti non vengano messi in funzione, se, come ha detto, esclude la perquisizione delle persone presenti nei seggi;
quali mezzi dunque saranno adottati per rilevare quantomeno la presenza di telefoni cellulari con fotocamera accesi nei luoghi di votazione e scrutinio, per non pregiudicare in qualche modo la chiarezza e la legittimità del voto popolare.
(4-06371)

Risposta. - Il problema sollevato dall'interrogante è di grande interesse, perché riguarda la materia dell'elettorato attivo nella quale confluiscono i delicatissimi principi della tutela della libertà individuale, della manifestazione di pensiero e della intangibilità e segretezza del diritto di voto, principi cardini delle democrazie moderne.
Le moderne tecnologie, i continui progressi della scienza e le legittime esigenze di snellimento delle procedure, volte anche ad estendere l'ambito dell'elettorato attivo (si pensi al delicato problema di una possibile trasmissione telematica di un voto a distanza), richiedono una sempre maggiore attenzione agli aspetti connessi alla segretezza del voto.
Per quanto concerne, in particolare, la possibile registrazione digitale di immagini all'interno della cabina elettorale, recentemente il Ministro dell'interno Pisanu, con apposita circolare, ha dato disposizioni proprio per scongiurare e perseguire eventuali tentativi di violazione della segretezza del voto.
Infatti, pur disponendo di idonee misure ed adeguate strutture di protezione che garantiscono il rispetto del principio di libertà e segretezza del voto, non si può escludere l'utilizzo di apparecchiature che, proprio per le loro ridotte dimensioni, sono facilmente occultabili.
D'altro canto, i presidenti di seggio non possono effettuare perquisizioni personali nei confronti degli elettori né procedere al sequestro di apparecchiature di registrazione, in mancanza di specifiche disposizioni che consentano di effettuare tali operazioni presso gli uffici elettorali di sezione.
In tale contesto, la circolare ha previsto l'affissione, all'interno di ogni sezione elettorale, di un apposito avviso contenente il divieto di utilizzare i telefoni cellulari provvisti di fotocamera o altre apparecchiature per la registrazione di immagini all'interno delle cabine elettorali. Nello stesso manifesto dovrà essere precisato che, qualora si verifichino fenomeni di condizionamento del voto, questi potranno essere perseguiti dall'autorità giudiziaria penale ai sensi degli


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articoli 86, 87, 88 e 90 del decreto del Presidente della Repubblica 16 maggio 1960, n. 570.
Al riguardo, si segnala che le situazioni riconducibili a tali fattispecie, verificatesi nelle recenti elezioni amministrative, hanno formato oggetto di tempestiva informativa all'autorità giudiziaria.
Nel riconoscere la particolare delicatezza della questione posta nel documento parlamentare si evidenzia che il procedimento elettorale è disciplinato, con particolare rigore, dalle norme attualmente vigenti e che, pertanto, solo nella sede parlamentare si potranno affrontare ulteriormente le problematiche sollevate dall'interrogante.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Antonio D'Alì.

FILIPPO MARIA DRAGO. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
le associazioni dei contribuenti e gli operatori della giustizia tributaria hanno accolto con grande trepidazione e scetticismo la notizia dei repentini e recenti arresti giurisprudenziali con i quali la Corte di cassazione - sezione tributi - ha ravvisato l'inammissibilità dei ricorsi depositati nelle Segreterie delle Commissioni tributarie mediante servizio postale (sentenze n. 8829 e n. 11781 del 3 aprile 2001);
la sanzione della inammissibilità appare ancor più incomprensibile (specie laddove è la stessa legge a consentire ai ricorrenti - per i contenziosi di importo minore - di difendersi personalmente e senza il patrocinio di studi professionali abilitati), laddove si finisce con il rendere obbligatorio il deposito dei ricorsi nella forma della consegna personale alla segreteria delle Commissioni adite e quindi con l'aggravio delle spese di viaggio per l'accesso al capoluogo di provincia o di regione per la materiale costituzione in giudizio e con la perdita del reddito della giornata lavorativa occorrente per il compimento del deposito, anziché con la più semplice modalità della spedizione postale a mezzo plico raccomandato arrecante il solo onere di accedere all'Ufficio postale più comodo, magari ubicato nei pressi del domicilio del ricorrente medesimo;
illuminante appare la testimonianza al riguardo resa dal procuratore generale presso la Suprema Corte - dottor Franco Morozzo della Rocca -, il quale, in un suo scritto pubblicato alle pagine 327-337 della Rassegna Tributaria n. 1/2002, ha affermato che presso la Commissione tributaria provinciale di Roma (in seno alla quale Egli ha operato) nessun addetto alla segreteria ha mai chiesto e verificato le modalità di deposito delle migliaia di ricorsi pendenti e che nessuno ha mai chiesto l'esibizione di deleghe in possesso di incaricati privi o non privi dello ius postulandi e nessuno ha mai identificato le generalità dei depositanti, il tutto con il corollario della possibilità della declaratoria di inammissibilità dei ricorsi pendenti, inammissibilità che discenderebbe dal configurarsi del deposito come attività «negoziale» e non come semplice attività materiale (all'evidenza quest'ultima qualificazione dell'adempimento «deposito» è ben compatibile con la spedizione a mezzo servizio postale):
si impone, ad avviso dell'interrogante, l'avvio ad opera del Governo di una regolamentazione dell'istituto del deposito dei ricorsi tributari mediante apposita regolamentazione, da emanarsi ai sensi della legge n. 400 del 1988 -:
se i fatti suesposti siano a conoscenza del Ministro interrogato;
se non si ravvisi l'esigenza dell'avvio degli adempimenti per l'emanazione di normativa di rango secondario, volta alla procedimentalizzazione delle modalità di ricezione - da parte delle segreterie delle Commissioni tributarie - dei ricorsi depositati o pervenuti a mezzo plico raccomandato A.R. senza busta.
(4-02859)

Risposta. - Con l'interrogazione cui si risponde l'interrogante chiede l'avvio ad opera del Governo di una regolamentazione


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delle modalità di ricezione dei ricorsi tributari depositati o pervenuti a mezzo plico raccomandato.
Sulla questione recentemente la corte costituzionale si è pronunciata con la sentenza n. 520 del 21 novembre 2002, depositata in data 6 dicembre 2002, dichiarando incostituzionale l'articolo 22, commi 1 e 2, del decreto legislativo 31 dicembre 1992, n. 546, nella parte in cui non consente, per il deposito degli atti della costituzione in giudizio, l'utilizzo del servizio postale.
Al riguardo, al fine di dare una soluzione alla problematica in esame, si rappresenta che è allo studio una modifica normativa che preveda la possibilità per le parti, anche ai fini della loro costituzione in giudizio, di depositare a mezzo posta atti e documenti presso l'ufficio di segreteria della commissione tributaria adita.
Il Sottosegretario di Stato per l'economia e per le finanze: Maria Teresa Armosino.

GIUSEPPE DRAGO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
la Regione Sicilia, con delibere di Giunta n. 303 e 304 del 27 settembre 2002, ha disposto rispettivamente la dichiarazione dello stato di calamità e la richiesta dello stato di emergenza per i territori di alcuni comuni delle province di Agrigento, Caltanissetta, Catania, Ragusa e Siracusa, colpiti dalla tromba d'aria del 15 settembre 2002 ed individuati dal Dipartimento Regionale della Protezione Civile con nota n. 2644 del 25 settembre 2002, propedeutica alle delibere di cui trattasi;
il Presidente del Consiglio dei Ministri, con ordinanza n. 3276 del 28 marzo 2003, ha disposto, tra l'altro, l'erogazione di un finanziamento di 5 milioni di Euro a favore della Regione Sicilia per gli interventi atti a fronteggiare l'eccezionale tromba d'aria che il 15 settembre 2002 ha colpito il territorio del Comune di Modica (Ragusa), sulla base della dichiarazione dello stato di emergenza decretato dal medesimo Presidente del Consiglio con provvedimento del 29 novembre 2002, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 290 dell'11 dicembre 2002;
il Dipartimento della Protezione Civile, con nota del 18 febbraio 2003, in risposta alla richiesta avanzata dalla Regione siciliana, con nota protocollo 650 del febbraio 2003, di estendere lo stato di emergenza emesso in favore del comune di Modica (Ragusa) ai Comuni di cui al primo periodo, ha ritenuto «che non si possa accogliere la richiesta di cui trattasi in quanto la dichiarazione dello stato di emergenza non contempla tali territori»;
è da ritenersi assolutamente non condivisibile, se non dovuto a mero errore materiale, il diniego espresso dal dipartimento della Protezione Civile alla richiesta dell'estensione della dichiarazione dello stato di emergenza, come decretato per il comune di Modica (Ragusa), almeno per i comuni contigui di Ispica e Rosolini colpiti dalle medesime avversità atmosferiche del 15 settembre u.s. e per i quali la giunta regionale aveva richiesto tale dichiarazione;
la posizione del dipartimento della protezione civile risulta essere assolutamente ingiustificata e penalizzante per tutti i cittadini residenti nei comuni interessati dal più volte richiamato evento del 15 settembre 2002, perché in assenza di tale dichiarazione gli stessi vengono privati del doveroso risarcimento degli ingenti danni subiti dalle colture agricole, aziende zootecniche e non, nonché dagli edifici pubblici e privati, anche se la regione siciliana ha adottato, per la richiesta dello stato di emergenza, le medesime iniziative e procedure già utilizzate per il caso di Modica;
tra l'altro, particolarmente pesante e discriminatoria appare la condizione dei suddetti Comuni di Ispica e Rosolini limitrofi al Comune di Modica, i cui danni, per entità ed estensione, risultano essere altrettanto rilevanti, anche per la semplice considerazione che l'evento calamitoso ha interessato con la stessa intensità tutto un


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intero comprensorio di cui i due centri, unitamente al territorio di Modica costituiscono parte essenziale -:
se non ritenga opportuno e necessario ed in tempi rapidi, decretare lo stato di emergenza per i comuni di Ispica e Rosolini, che per la loro contiguità territoriale e per la similare consistenza di danni subiti, hanno diritto alle medesime provvidenze già concesse alla regione siciliana per il comune di Modica, sia per ricreare le condizioni minimali per la ripresa delle attività economiche nell'intera area e sia per garantire, che tutti i cittadini interessati dai medesimi eventi calamitosi, abbiano pari dignità di trattamento e di considerazione.
(4-06096)

Risposta. - In conseguenza dell'eccezionale tromba d'aria che si è verificata il 15 settembre 2002 nella regione Sicilia ed in particolare nel territorio del comune di Modica, il Consiglio dei ministri, in data 29 novembre 2002, ha dichiarato, fino al 31 dicembre 2003, lo stato di emergenza ai sensi dell'articolo 5 della legge 24 febbraio 1992, n. 225.
Successivamente, con nota n. 650 del 14 febbraio 2003, la regione siciliana ha avanzato una richiesta di estensione della dichiarazione dello stato di emergenza anche per il territorio di alcuni comuni della provincia di Siracusa, Ragusa e Catania, in relazione ai danni provocati dalla tromba d'aria in argomento e da una grandinata particolarmente violenta che si è verificata il medesimo giorno.
In data 17 aprile 2003, tecnici del dipartimento della protezione civile congiuntamente a quelli delle amministrazioni locali e regionali, hanno evidenziato ingenti e gravi danni anche alle infrastrutture pubbliche e private dei comuni di Ragusa, Ispica (Ragusa) Chiaramonte Guelfi (Ragusa), Rosolini (Siracusa) e Licodia Eubea (Catania) e, pertanto, con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 23 maggio 2003, lo stato di emergenza è stato esteso anche al territorio dei menzionati comuni.
Il Ministro per i rapporti con il Parlamento: Carlo Giovanardi.

FATUZZO. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
nel novembre 2002, presso l'istituto tecnico industriale «Archimede» di Catania, si sono svolti gli esami di abilitazione all'esercizio della professione di perito edile;
l'ingegner Sebastiano Vinci - nonostante non fosse più in servizio - è stato nominato quale componente della commissione di esami in sostituzione di un altro docente;
per le due giornate di esami in cui è stato presente - rispettivamente l'8 e l'11 novembre 2002 - al Vinci è stato attribuito un compenso di 4,96 euro, da considerarsi assolutamente irrisorio e offensivo per la sua professionalità -:
se non ritenga opportuno - anche al fine di evitare il ripetersi di simili episodi - prevedere da un punto di vista normativo un adeguamento dei compensi percepiti dai docenti membri delle commissioni di esami.
(4-06345)

Risposta. - Nell'interrogazione parlamentare a cui si risponde l'interrogante auspica un adeguamento dei compensi spettanti ai componenti delle commissioni di esami di abilitazione all'esercizio delle libere professioni.
Al riguardo, si precisa che tale adeguamento è stato reso possibile dall'articolo 1, comma 19, della legge 14 gennaio 1999, n. 4, per il quale i compensi in argomento sono rideterminati con decreto del MURST di concerto con il Ministero del tesoro, decreto poi adottato in data 15 ottobre 1999.
Nondimeno il Ministero del tesoro ha ritenuto, all'epoca, che tale decreto non potesse trovare applicazione agli esami di abilitazione di competenza del Ministero della pubblica istruzione (perito agrario, perito industriale, geometra ed agrotecnico) per cui è stato necessario richiedere ed acquisire sulla questione, il parere del Consiglio di Stato.


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Sulla base di tale parere (favorevole) questo ministero ha predisposto un decreto, di concerto con il Ministero dell'economia e delle finanze, che ha disciplinato l'applicazione del citato decreto del MURST a detti esami di abilitazione. In base a tale provvedimento, perfezionato in data 10 giugno 2003, il competente ufficio di questo ministero ha dettato istruzioni affinché le scuole procedano alla liquidazione definitiva dei compensi (il compenso è stato liquidato a tutti e, quindi, anche all'ingegner Vinci «salvo conguaglio»), relativi alla sessione di esami 2002, secondo le più favorevoli disposizioni introdotte.
Il Sottosegretario di Stato per l'istruzione, per l'università e per la ricerca: Valentina Aprea.

FISTAROL. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
gli stanziamenti per le spese di funzionamento dell'intera amministrazione archivistica italiana (degli archivi di Stato italiani e delle soprintendenze archivistiche, nonché, di riflesso, dell'archivio di Belluno), con la legge finanziaria 2003 hanno subìto, oltre al consueto taglio del 10 per cento che si ripete dal 1999, accumulandosi anno per anno, un ulteriore taglio del 19 per cento;
questi tagli drastici riguardano le cosiddette spese di funzionamento (luce, acqua, gas metano, pulizie, tassa comunale asporto rifiuti, telefono, cancelleria, manutenzione ordinaria) e per l'archivio di Belluno hanno comportato una riduzione dai 35 milioni del 1998 ai 9.963 euro di quest'anno;
per l'archivio di Belluno questa cifra insufficiente ed ormai terminata con gli ultimi pagamenti delle bollette ha creato una situazione insostenibile che, non potendosi più stipulare contratti e sostenere spese, comporta l'interruzione del servizio di pulizia;
si profila la possibilità che i fornitori sospendano l'erogazione dei servizi per morosità, o che le autorità chiudano l'Istituto per ragioni igieniche, decretando così la chiusura dell'archivio;
nemmeno l'amministratore più oculato, ponendo in atto le economie più feroci, può alcunché, laddove le risorse disponibili sono sotto la soglia vitale, quella della mera sopravvivenza;
la situazione pone a rischio non solo il patrimonio archivistico conservato nell'istituto, ma anche un inestimabile patrimonio artistico: affreschi e 44 preziose tavolette lignee dipinte del quattrocento bellunese, che richiedono cure assidue e vigilanza continua -:
se non ritenga giusto che l'archivio di Stato di Belluno, insieme all'amministrazione archivistica italiana, abbia diritto ad un fondo equo e consono all'importanza che ricopre nel patrimonio culturale e civico italiano, che nell'ultimo decennio si è arricchito di importanti e preziosi fondi archivistici;
come il Governo intenda procedere, per stanziare in brevissimo tempo i fondi necessari a evitare la chiusura;
come il ministero intenda operare per modificare al più presto la grave situazione che rischia di minare la funzionalità di queste istituzioni culturali.
(4-06524)

Risposta. - Interpellata la direzione generale per gli archivi, si rappresenta quanto segue.
Com'è noto, negli ultimi anni le manovre per il contenimento della spesa pubblica hanno determinato una progressiva decurtazione degli stanziamenti di parte corrente per tutta la pubblica amministrazione.
Anche questo dicastero ha risentito, in generale, di tale situazione, con riflessi particolarmente negativi per il centro di responsabilità «archivi», i cui numerosi istituti sono diffusi sul territorio.
Si segnala, comunque, che a seguito di uno specifico incontro sulle problematiche


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degli archivi, tenutosi lo scorso aprile, questa Amministrazione ha ottenuto che il disegno di legge per l'assestamento del bilancio preveda l'assegnazione al centro di responsabilità «Archivi» di cinque milioni e duecentomila euro, mentre ulteriori fondi saranno messi a disposizione da parte del Ministero dell'economia e delle finanze che attingerà al proprio fondo di riserva.
Tali disposizioni consentiranno, ovviamente, di venire incontro anche alle esigenze finanziarie dell'archivio di Stato di Belluno.
Il Ministro per i beni e le attività culturali: Giuliano Urbani.

FOTI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere:
se sia nota la protesta elevata dagli appartenenti al corpo di polizia penitenziaria in servizio presso il carcere di Piacenza, che lamentano:
a) l'insufficienza dell'organico;
b) il ritardato pagamento delle indennità di missione, degli straordinari e delle indennità accessorie;
c) l'omessa concessione degli anticipi;
d) la mancata assegnazione degli alloggi demaniali a coloro che ne hanno fatto richiesta;
quali iniziative intenda assumere al riguardo.
(4-03525)

Risposta. - Si rappresenta che nella cassa circondariale di Piacenza, a fronte di un organico di polizia penitenziaria previsto di 179 unità (di cui 154 uomini e 25 donne), l'organico attualmente amministrato ammonta a 175 unità (di cui 161 uomini e 14 donne).
Peraltro, in occasione delle assegnazioni dei neo vice ispettori, ne sono state inviate presso l'istituto piacentino 4 unità, mentre nel mese di settembre 2002, al fine di sopperire alle carenze del personale femminile, vi sono state distaccate tre unità.
Per quanto concerne il ritardato pagamento per le prestazioni di lavoro straordinario, le missioni e le indennità accessorie, si rappresenta che i ritardi sono effettivamente avvenuti perché la direzione dell'istituto non aveva la disponibilità dei fondi. Allo stato, tutte le spettanze relative all'anno 2002 sono state interamente pagate.
Il problema del ritardo nei pagamenti, dovuto alla lentezza burocratica tuttora persistente presso talune ragionerie provinciali del tesoro, soprattutto in concomitanza con il periodo delle ferie estive, è stato quindi, al momento, superato.
Per quanto concerne la «mancata concessione degli alloggi demaniali a coloro che ne hanno fatto richiesta» si rappresenta che, a seguito di sopralluogo da parte dell'ufficio tecnico del competente provveditorato regionale, si è potuto accertare che gli alloggi annessi all'istituto di Piacenza da assegnare sono 3, e che gli stessi sono in cattivo stato, per cui sarebbero necessari particolari interventi di ordinaria e di straordinaria manutenzione (revisione ed adeguamento degli impianti, sostituzione caldaie e sanitari, tinteggiatura, ed altro), con un onere finanziario che si aggira intorno ai centomila euro.
Attualmente, la direzione dell'istituto ha ricevuto due sole richieste da parte del personale di polizia penitenziaria per occupare i suddetti alloggi.
Il Ministro della giustizia: Roberto Castelli.

FOTI. - Al Ministro della giustizia, al Ministro dell'interno. - Per sapere:
se risulti aperto fascicolo penale nei confronti dei responsabili della pubblicazione su un quotidiano locale di Piacenza della notizia relativa al ritrovamento di una borsa contenente otto candelotti di esplosivo (con miccia e detonatori) e degli arresti operati dalla questura di quella città -:
se e quali iniziative intenda assumere il Ministro dell'interno per accertare se la


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notizia del ritrovamento dell'esplosivo e dei conseguenti arresti sia stata fornita agli operatori degli organi d'informazione locali da personale della questura di Piacenza, atteso che detta notizia era a conoscenza solamente del personale che ha svolto le indagini relative alla vicenda che qui interessa.
(4-03839)

Risposta. - Nella notte tra il 3 e il 4 luglio 2002 il personale della squadra mobile di Piacenza traeva in arresto due persone residenti nel comune di Pavia, trovate in possesso di 8 candelotti di dinamite completi di 2 micce e 1 detonatore.
Il giorno 20 agosto 2002, a distanza di circa 45 giorni dalla citata operazione di polizia giudiziaria, e dopo che i due indagati erano già stati interrogati dall'autorità giudiziaria competente, alla presenza dei relativi avvocati difensori, il locale quotidiano
Libertà, pubblicava la notizia dell'arresto dei due pavesi.
La notizia, comunque, è risultata essere in possesso anche dei giornalisti dell'altro giornale locale,
La Voce Nuova, i quali, al contrario, si sono astenuti dal pubblicarla, adeguandosi al formale invito in tal senso rivolto dal dirigente della squadra mobile di Piacenza su sollecitazione del pubblico mistero procedente.
Una inchiesta interna disposta dal questore di Piacenza ha categoricamente escluso che la pubblicazione della notizia citata sia avvenuta per mancanza di riservatezza da parte di personale della questura di Piacenza.
La procura della Repubblica presso il tribunale di Piacenza ha riferito di aver iscritto, in data 11 settembre 2002, il procedimento penale n. 2591 del 2002 nei confronti di Lambri Giorgio, Rizzuto Gaetano e Ferrari Fulvio, rispettivamente nella qualità di capo cronista, direttore e redattore del quotidiano
Libertà di Piacenza per i reati di cui agli articoli 110, 684 codice penale in relazione all'articolo 114 del codice di procedura penale perché, in concorso tra loro, nelle qualità suindicate, pubblicavano per riassunto sul quotidiano Libertà del 20 agosto 2002 gli atti relativi al procedimento penale n. 1942 del 2002 Rgnr (verbale di arresto per detenzione di materiale esplosivo, verbale di interrogatorio di garanzia), non ancora definito e quindi in violazione della norma di cui all'articolo 114 del codice di procedura penale.
Risulta già fissata, per la data del 12 gennaio 2004, udienza innanzi al tribunale di Piacenza in composizione monocratica.
Il Ministro della giustizia: Roberto Castelli.

FOTI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
Zani Piero, nato in Svizzera, il 31 luglio 1954, cittadino italiano, naturalizzato approssimativamente nel 1962 cittadino statunitense, ha difficoltà ad ottenere dalle competenti autorità, copia dei documenti di naturalizzazione e il rilascio di un nuovo passaporto statunitense;
anche in ragione di detti motivi, in data 2 settembre 2002, lo Zani ha fatto richiesta, come anche confermato dal Consolato Generale in Miami, del passaporto italiano. Ma qui ha appreso di aver perso la cittadinanza italiana, che potrà riacquistare solo avvalendosi di quanto disposto dalla normativa vigente: per poter riacquistare la cittadinanza italiana lo Zani dovrebbe stabilire, entro un anno dalla dichiarazione volta a riacquistare la cittadinanza italiana, la residenza nel territorio della Repubblica Italiana, il che gli è impedito dalla mancata disponibilità del passaporto statunitense -:
se e quali iniziative intenda assumere per consentire allo Zani di potere riacquistare la cittadinanza italiana.
(4-07131)

Risposta. - Agli atti di questo ministero risulta che il signor Piero Zani si è naturalizzato per sua volontà cittadino statunitense nel 1962 in forza della legge 555 del 1912. Pertanto, a partire da quella data il predetto ha perso la cittadinanza italiana, diventando cittadino degli Stati Uniti d'America. Il consolato generale in Miami ha correttamente negato il rilascio del passaporto


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italiano, non sussistendone i requisiti previsti dalla legge.
Per quanto attiene alle difficoltà del signor Zani ad ottenere il passaporto, l'unica autorità competente al rilascio è lo Stato di appartenenza, al quale l'interessato dovrà personalmente rivolgersi.
In merito alla procedura di riacquisto della cittadinanza italiana, la legge 91 del 1992 prevede, come correttamente indicato dall'interrogante, che l'interessato faccia una dichiarazione di volontà in tal senso ed elegga la sua residenza legale in un comune italiano entro un anno dalla data della dichiarazione.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Roberto Antonione.

FRAGALÀ e LO PRESTI. - Al Ministro delle attività produttive. - Per sapere - premesso che:
il 28 dicembre 2002 l'intero quartiere di Mondello (Palermo) è stato interessato - per oltre 10 ore di buio totale - da una lunga interruzione di energia elettrica a causa di una serie di guasti, concentrati in una stessa area, che i responsabili dell'Enel non hanno saputo gestire in maniera adeguata;
l'evento, che ha causato ingenti danni ai commercianti (bar, ristoranti) ed alle strutture turistico alberghiere della zona, fa riflettere sia sugli investimenti economici effettuati negli impianti, da parte dell'Enel, che nelle scelte dei responsabili ai quali è stata affidata la gestione della rete elettrica in Sicilia;
infatti nonostante gli ingenti investimenti realizzati dall'Enel in Sicilia in questi ultimi anni è da sottolineare l'estrema precarietà delle reti elettriche che pongono la Sicilia all'ultimo posto, tra le regioni italiane, per quanto riguarda la qualità del servizio elettrico sia in termini di numero di interruzioni per chilometro di linea che in termini di durata delle interruzioni stesse;
l'incapacità a gestire situazioni complesse deriva da una dissennata politica del personale, effettuata dall'Enel Distribuzione Sicilia in questi ultimi anni, che ha favorito un vero e proprio esodo del «personale anziano» attraverso i prepensionamenti ed un trasferimento delle «risorse giovani ad elevato potenziale» verso altre società del Gruppo;
in questo modo la società capofila dell'Area Mercato (Enel Distribuzione) è stata svuotata di professionalità a vantaggio di altre società (Enel.si, Enel Trade, Sole, Enel gas) dove peraltro i ruoli di responsabilità sono stati assegnati a dirigenti/quadri, senza alcuna esperienza nel settore, assunti per chiamata diretta dall'esterno dell'Enel -:
se non ritenga di attivare il proprio potere di vigilanza al fine di verificare se la politica di assunzione del personale, dall'esterno dell'Enel, effettuata dalle società dell'Area Mercato in questi ultimi due anni, sia stata improntata a scelte efficienti ed efficaci, sia sul piano degli interventi programmati che su quello del corretto impiego delle risorse umane e, a tale fine, in che modo il Ministro intenda intervenire per evitare che venga disperso il patrimonio di risorse umane interne all'azienda, per evitare di vanificare gli sforzi che dal 1962 ad oggi hanno portato l'Enel a divenire un'importante leva per lo sviluppo economico della nazione ed una delle più importanti aziende elettriche nel mondo.
(4-05101)

Risposta. - In riferimento alla questione posta dagli interroganti e sulla base di quanto riferito in merito dall'Enel Spa.
Il servizio di fornitura di energia elettrica nel quartiere di Mondello, a Palermo, assicurato attraverso due linee interrate a media tensione, è in grado di sostenere il servizio all'intera utenza.
Il disservizio che ha coinvolto il quartiere il 28 dicembre 2002 è stato causato dal contemporaneo verificarsi di tre guasti che hanno coinvolto le due linee di media tensione. Enel ha provveduto ad attivare 10 operatori che, divisi in formazioni distinte,


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hanno immediatamente avviato le operazioni di ricerca, scavo e riparazione, ciascuna delle quali richiede tempi mediamente elevati per la natura stessa delle linee in cavo sotterraneo. Le attività di riparazione si sono concluse alle 21 e 15 e contemporaneamente è stato ripristinato il servizio.
Alla luce di quanto avvenuto Enel ha avviato speciali verifiche strumentali sulle linee in questione, rivolte a prevenire eventuali futuri guasti. Nel contempo sono stati programmati interventi strutturali in modo da incrementare ulteriormente, già nel corso del 2003, l'affidabilità del servizio nel quartiere di Mondello e nelle altre aree della città.
La dinamica dell'evento è da porsi in relazione a circostanze tecniche di particolare eccezionalità e non presenta aspetti in qualsiasi modo riconducibili alle evoluzioni organizzative che hanno interessato Enel.
Le «risorse giovani ad elevato potenziale» di Enel distribuzione sono indirizzate, in primo luogo, alla copertura di posizioni di rilievo nell'ambito delle zone e degli esercizi dell'area rete elettrica. La politica del personale del gruppo, pertanto, lungi dal favorire lo svuotamento di professionalità, ha fra le sue finalità principali quella di creare spazi ed opportunità di crescita per le sue migliori risorse giovani, anche attraverso una politica di ricambio generazionale.
Il Sottosegretario di Stato per le attività produttive: Giovanni Dell'Elce.

FRANCI. - Al Ministro delle comunicazioni. - Per sapere - premesso che:
durante il mese di dicembre 2002 in varie province della Toscana si è registrato un rilevante ritardo finanche qualche settimana, nella consegna della posta a domicilio;
tale ritardo si è ripresentato durante il mese di gennaio, come denunciato a più riprese nella stampa locale;
tutto ciò ha determinato, e qualora perdurasse determinerebbe ancora, un grave disagio per la popolazione -:
se il ministro sia informato delle cause che hanno determinato tali disservizi;
cosa si intenda fare per far si che l'esercizio delle funzioni ed attività del concessionario del servizio postale avvengano nel rispetto dei diritti dei cittadini-utenti.
(4-05123)

Risposta. - A seguito della trasformazione dell'ente Poste Italiane in società per azioni, la gestione aziendale rientra nella competenza degli organi statutari della società.
Il ministero delle comunicazioni - quale autorità nazionale di regolamentazione del settore postale - ha tra i propri compiti quello di verificare il corretto espletamento del servizio universale erogato da poste italiane.
Tale attività è volta ad accertare che la qualità del servizio svolto su tutto il territorio nazionale risponda ai parametri fissati dalla normativa comunitaria e nazionale, peraltro recepiti nel contratto di programma, e ad adottare idonei strumenti sanzionatori nel caso in cui si dovesse verificare il mancato rispetto degli
standard qualitativi fissati.
Ciò premesso, allo scopo di disporre di elementi di valutazione in merito a quanto rappresentato dall'interrogante, si è provveduto ad interessare la società poste italiane la quale, in merito al ritardo nella consegna della posta a domicilio in varie province della Toscana, segnalato nell'atto di sindacato ispettivo parlamentare in esame, ha comunicato che sul territorio toscano, in prossimità del periodo di fine anno 2002 e inizio 2003, sono state effettivamente riscontrate, nei dati aziendali, talune criticità nel recapito della corrispondenza derivanti da una concomitanza di fattori innescati dagli inevitabili aumenti dei flussi di traffico delle festività natalizie.
In tale contesto, ha precisato la società poste italiane, infatti, il conferimento delle ferie al personale applicato al settore di


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recapito, attuato attraverso un piano di smaltimento sicuramente in grado di garantire la continuità del servizio, si è svolto contemporaneamente ad uno stato di agitazione proclamato dalle organizzazioni sindacali, che ha di fatto aggravato la situazione.
In particolare, la società poste italiane ha reso noto che i disagi, lamentati nel periodo precitato, hanno riguardato, soltanto, la posta ordinaria e le stampe in quanto la qualità del servizio di recapito della posta prioritaria e degli oggetti a firma (raccomandate, assicurate) non ha registrato alcuna criticità.
A completamento d'informazione, la società poste italiane ha assicurato che le proprie strutture territoriali, si sono tempestivamente attivate e continuano ad adoperarsi con interventi mirati caso per caso, al fine di adottare ogni iniziativa utile ad affrontare i problemi del territorio sia nell'interesse della clientela, sia a tutela dell'immagine dell'azienda.
Il Ministro delle comunicazioni: Maurizio Gasparri.

FRANZ. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
da una lettera aperta datata febbraio 2003 indirizzata al Questore della città di Udine si evince che ci sarà un trasferimento a domanda di una impiegata dell'Amministrazione Civile dell'Interno in servizio presso detta Questura dalla Divisione P.A.S. alla Segreteria della D.I.G.O.S.;
tale dipendente dell'Amministrazione Civile risulta essere delegato di base di una grossa confederazione sindacale;
tale dipendente andrà a ricoprire un incarico estremamente delicato in seno all'Ufficio Segreteria della D.I.G.O.S. come ha riferito lo stesso Questore della città di Udine;
per tale delicato incarico hanno presentato domanda qualificati dipendenti della Polizia di Stato che aspirano da lungo tempo a ricoprire tale incarico -:
se quanto esposto in premessa corrisponda al vero ed in caso affermativo quali motivazioni abbiano indotto il questore di Udine, in un momento di crisi politica internazionale e nazionale come questo, ad assegnare tale incarico ad una impiegata civile e non ad un dipendente della Polizia di Stato.
(4-05674)

Risposta. - Si comunica che la problematica sollevata dall'interrogante può ritenersi superata in quanto con provvedimento del questore di Udine, datato 10 marzo 2003, la signora Annamaria Sorge, collaboratore amministrativo, è stata definitivamente trasferita - anche su sua esplicita richiesta - dalla segreteria della Digos - ove era stata temporaneamente aggregata - all'ufficio del personale della stessa questura.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Antonio D'Alì.

FRIGATO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
mediante il decreto del Ministero dei lavori pubblici n. 12697/CER/166-9/72 del 27 ottobre 1976 veniva concesso alla cooperativa edilizia Acli-Casa srl di Rovigo il mutuo venticinquennale di 315 milioni di vecchie lire pari al 90 per cento dell'importo dell'investimento previsto pari a 350 milioni di vecchie lire;
con decreto del Ministero dei lavori pubblici n. 5771/CER/166-9/72/513/10 del 14 settembre 1979 con il quale veniva erogata alla cooperativa edilizia Acli-Casa l'ammontare di 47.250.000 di vecchie lire a titolo di mutuo ai sensi dell'articolo 10 della legge n. 513 del 1977 pari al 90 per cento della spesa integrativa ammissibile di lire 52.500.000;
il Ministero dei lavori pubblici con atto n. A/4065 Div. III Sez. II del 1 giugno 1994 autorizzava alla cessione della proprietà


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individuale ai sensi dell'articolo 18 della legge n. 179 del 1992 dei 14 alloggi realizzati dalla cooperativa edilizia Acli-Casa in favore dei soci che avevano già ottenuto l'assegnazione in uso e godimento e la restituzione della somma di 65.254.850 milioni di vecchie lire alla Cassa depositi e prestiti;
con gli atti notarili del novembre 1994 la cooperativa Acli-Casa concedeva i 14 alloggi in proprietà ai soci beneficiari con frazionamento dei tre mutui di cui nelle premesse;
successivamente la cooperativa Acli-Casa di Rovigo procedeva allo scioglimento;
su due avvisi di pagamento, non sono stati corrisposti dalla Cassa depositi e prestiti i contributi in conto interesse mentre per quanto riguarda un terzo finanziamento tale contributo è stato corrisposto -:
quale sia la situazione concernente l'erogazione del contributo statale in conto interessi relativo alla semestralità del giugno 2002, in quanto dette semestralità sono raddoppiate in considerazione del dato che su due rate non appaiono i contributi in conto interessi portando il tasso al 13,10 per cento e al 15,05 per cento per i due finanziamenti mentre per la terza semestralità è stato applicato il tasso agevolato al 4 per cento e la conseguente erogazione del contributo in conto interesse in favore dei condomini della cooperativa Acli-Casa di Rovigo.
(4-05860)

Risposta. - Si fa presente che il contributo corrisposto dallo Stato a favore delle cooperativa Acli Casa di Rovigo, beneficiaria di un mutuo agevolato ante legge 457/1978 è determinato con la semestralità con scadenza 10 gennaio 2002, così come previsto dal decreto ministeriale n. 12697 del 27 ottobre 1976.
Con decreto ministeriale 6800/1979 del 23 ottobre 1989, con il quale sono stati corrisposti all'istituto finanziario i conguagli previsti dall'articolo l6 della legge 27 maggio 1975, n. 166, è stato disposto che i contributi erogati dallo Stato e non utilizzati in fase di preammortamento dovessero essere destinati, ai sensi dell'articolo 14 della legge 15 febbraio 1980, n. 25, in favore dei soci della cooperativa medesima per abbattere gli interessi della rata con scadenza 30 giugno 2002, della rata con scadenza 31 dicembre 2002 e di parte degli interessi della rata con scadenza 30 giugno 2003.
Il Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e per i trasporti: Nino Sospiri.

GALVAGNO. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
presso l'istituto d'istruzione superiore «Nicola Pellati» di Nizza Monferrato si è verificato e continua a persistere una situazione di grave disagio dovuta alla mancata soluzione di un problema più volte denunciato dal preside della scuola;
presso l'istituto in parola si è verificato che un aiutante tecnico, allontanato per incompatibilità e definito nel documento di procedura di trasferimento del provveditore in «...stato di totale e irreversibile incomunicabilità tra l'aiutante, lo staff di Presidenza, i docenti che utilizzano i vari laboratori, buona parte del personale A.T.A. con conseguenze negative all'interno dell'Istituzione scolastica...», sia stato trasferito nuovamente nella stessa scuola dopo due anni, senza che siano stati interpellati né il capo d'istituto né il personale, che si erano lamentati;
il procedimento disciplinare instaurato nei confronti del suddetto è caduto in prescrizione avendo lasciato trascorrere non si sa per responsabilità di chi, 90 giorni -:
se non ritenga opportuno avviare una ispezione amministrativa sul comportamento tenuto dal provveditore agli studi dell'epoca, al fine di valutarne l'adeguatezza e la correttezza in relazione all'esigenza


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di assicurare il buon andamento della scuola.
(4-05506)

Risposta. - L'interrogazione parlamentare alla quale si risponde è relativa ad un assistente tecnico in servizio presso l'istituto tecnico commerciale «Pellati» di Nizza Monferrato.
Come è già noto all'interrogante, l'assistente tecnico di cui trattasi, a seguito di accertamenti ispettivi, con provvedimento in data 3 ottobre 2000, veniva trasferito per incompatibilità ambientale dal suddetto istituto all'istituto professionale per l'agricoltura «Penna» di Asti, unica scuola di tutta la provincia ad avere nella pianta organica un posto disponibile di assistente tecnico dell'area di titolarità del dipendente in argomento.
Inizialmente l'inserimento in quest'ultima sede dava esiti positivi, successivamente insorgeva, però, uno stato di tensione. A seguito di formale richiesta del dirigente scolastico dell'istituto «Penna» di Asti, il provveditore agli studi
pro tempore disponeva un ulteriore accertamento ispettivo al fine di acquisire elementi utili per il superamento della situazione. Le risultanze ispettive non offrivano tuttavia all'amministrazione elementi utili per attivare eventuali procedimenti a carico dell'assistente, né emergevano addebiti tali da consentire al provveditore di negare a quest'ultimo la possibilità di produrre domanda di mobilità, presentata nel febbraio 2002, per l'unica sede della provincia disponibile, cioè il suddetto Istituto «Pellati» di Nizza Monferrato. Occorre precisare che la normativa allora in vigore prevedeva che l'assistente tecnico dopo due anni di trasferimento per incompatibilità ambientale poteva presentare domanda di trasferimento alla sede precedente.
D'altra parte bisogna anche considerare che l'istituto giuridico del trasferimento per incompatibilità ambientale per il personale amministrativo, tecnico e ausiliario (ATA) non era più applicabile per effetto dell'entrata in vigore del decreto legislativo n. 165 del 30 marzo 2001 che, tra l'altro, ha abrogato l'articolo 32 del decreto del Presidente della Repubblica 10 gennaio l957, n. 3, cui fa rinvio l'articolo 567 del decreto legislativo 16 aprile 1994, n. 297, che disciplinava il trasferimento d'ufficio per incompatibilità ambientale del personale ATA.
Per le circostanze sopra esposte, a decorrere dall'anno scolastico 2002-2003, l'assistente tecnico in questione rientrava nella sede di precedente titolarità.
Alla luce di quanto sopra, non vi sono ragioni giuridicamente fondate per disporre un'ispezione nei confronti del provveditore agli studi dell'epoca in relazione al comportamento tenuto riguardo al problema rappresentato.
Sulla questione il competente direttore generale dell'ufficio scolastico regionale per il Piemonte ha comunicato di avere già riferito all'interrogante con nota protocollo 8778/P c-16 del 28 novembre 2002.
Il medesimo direttore generale, confermando quanto ha già riferito all'interrogante con la suddetta nota, ha fatto presente che nessuna segnalazione è comunque pervenuta dal dirigente dell'I.T.C. «Pellati» di Nizza Monferrato al dirigente del centro servizi amministrativi della provincia di competenza circa situazioni di disagio presenti nella scuola derivanti o collegati alla presenza dell'assistente tecnico in questione.
Il Sottosegretario di Stato per l'istruzione, per l'università e per la ricerca: Valentina Aprea.

GAMBALE. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
l'interrogante ha già rivolto un'interrogazione per fare piena luce sui falsi diplomi rilasciati dal CIFERP -:
se tra i docenti a cui è stato revocato l'incarico di insegnamento vi siano figli o parenti di dipendenti del provveditorato di Napoli e quanti siano;
inoltre da quali paesi e città della provincia di Napoli provengano tali docenti.
(4-06066)


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Risposta. - Questo Ministero ha segnalato, in data 21 marzo 2003 alle competenti direzioni regionali le false attestazioni di diplomi di specializzazione per attività di sostegno rilasciate dal centro italiano formazione e ricerche in psicomotricità di Bari sollecitando contestualmente l'annullamento dei contratti a tempo determinato o indeterminato eventualmente stipulati.
L'ufficio scolastico regionale per la Campania ha prontamente rivolto la richiesta a tutte le scuole di ogni ordine e grado e ai dirigenti dei centri servizi amministrativi della regione chiedendo ai primi di verificare se nelle graduatorie di circolo e d'istituto fossero inclusi aspiranti a supplenze su posti di sostegno forniti di titolo di specializzazione rilasciato dal CIFERP di Bari, ed ai secondi, se nelle graduatorie provinciali permanenti vi fossero aspiranti forniti del predetto titolo di specializzazione.
Le scuole e i dirigenti dei centri servizi amministrativi, hanno fornito immediate risposte e dalle medesime è stata rilevata la presenza, nelle graduatorie provinciali permanenti di circolo e d'istituto di circa 180 aspiranti a supplenze forniti del titolo di specializzazione in questione.
La maggior parte degli aspiranti risultava in servizio per cui i dirigenti scolastici hanno proceduto ai consequenziali licenziamenti, come raccomandato.
Il direttore dell'ufficio scolastico regionale per la Campania ha informato questo Ministero sugli esiti delle suddette richieste ed ha subito denunciato la questione alle procure della Repubblica delle province interessate (Napoli, Avellino, Caserta, Salerno), fornendo anche gli indirizzi dei predetti possessori. Le indagini in corso da parte delle predette Procure non consentono di fornire più specifiche notizie circa la provenienza dei medesimi possessori.
Non è dato conoscere se tra i dipendenti del CSA di Napoli o dell'ufficio scolastico regionale vi siano parenti dei possessori dei titoli falsi attesa la obiettiva difficoltà ad effettuare una ricerca in tal senso.
Si forniscono assicurazioni che una volta acquisiti gli elementi da parte di tutti gli uffici scolastici regionali questo ministero provvederà a disporre visite ispettive presso le Università interessate alla vicenda, al fine di accertare eventuali coinvolgimenti di personale amministrativo.
Si comunica, infine, che l'associazione CIFERP di Bari, con lettera del 4 aprile 2003, ha comunicato di aver sporto denuncia/querela contro ignoti alla procura della Repubblica di Bari, in quanto detta associazione non ha mai organizzato corsi di specializzazione per insegnanti di sostegno, né ha mai stipulato convenzioni con l'università degli studi di Bari; la medesima ritiene, pertanto, che qualcuno abbia illegalmente usato il nome CIFERP per rilasciare false attestazioni.
Il Sottosegretario di Stato per l'istruzione, per l'università e per la ricerca: Valentina Aprea.

GASPERONI e ARMANDO COSSUTTA. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
in data 21 ottobre 1997, la giunta del comune di Fano, con delibera n. 1413, decide in accordo, con la dottoressa Graziella Berretta, dirigente del ministero per i beni e le attività culturali per la provincia di Pesaro-Urbino, di utilizzare in comodato gratuito, i locali siti Via Arco di Augusto di Fano, quale sede per il nuovo Archivio di Stato pari ad una superficie lorda di metri quadrati 966;
in data 14 luglio 1998, con prot. 4886, il ministero da il proprio benestare per la stipula del relativo contratto e, in data 9 luglio 1999, viene sottoscritto il contratto per la messa in sicurezza dell'opera;
tra gli impegni assunti dal ministero vi era quello di eseguire i lavori entro 5 anni dalla stipula del comodato gratuito;
a tutt'oggi sono stati redatti i progetti, vari sopraluoghi da parte del ministero competente, senza che sia stata adottata ancora nessuna decisione di inizio dei lavori di ristrutturazione dell'immobile, che a


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quanto risulta ammonterebbe ad un costo complessivo di circa un milione di euro -:
quali siano le ragioni di tale ritardo e se non ritenga urgente fornire una risposta e garantire gli atti conseguenti relativamente alla necessità di sciogliere ogni residua riserva sul comodato gratuito in questione e avviare con immediatezza la bonifica necessaria per ubicarvi l'Archivio di Stato, così come peraltro concordato da anni tra il ministero e l'amministrazione comunale di Fano.
(4-06447)

Risposta. - In ordine all'interrogazione parlamentare cui si risponde relativa alla nuova sede dell'archivio di Stato di Fano, interpellata la direzione generale per gli archivi, si rappresenta quanto segue.
In considerazione dell'ubicazione di palazzo Nolfi all'interno della antica cerchia muraria, il progetto di ristrutturazione dello stesso è stato sottoposto all'approvazione della soprintendenza archeologica di Ancona, nonché della soprintendenza per i beni architettonici e per il paesaggio delle Marche e successivamente inviato al comando provinciale dei vigili del fuoco per l'approvazione preventiva, al fine dell'ottenimento del C.P.I.
A seguito dei pareri espressi e delle indicazioni progettuali impartite dai predetti uffici, è stata effettuata una revisione del progetto, la cui consegna è avvenuta nel dicembre 2002.
Si segnala che, nel corrente anno, le indisponibilità di bilancio non hanno permesso di procedere all'appalto dei lavori. Nel contempo, gli uffici competenti non hanno ritenuto di effettuare una frammentazione dell'intervento in lotti funzionali in quanto ciò avrebbe comportato una maggiore onerosità.
Si rende noto, comunque, che questa amministrazione, nell'ambito di una rimodulazione dei fondi assegnati, ha reperito le risorse necessarie per far fronte all'intero intervento di recupero ed adeguamento di palazzo Nolfi e che in tempi brevi sarà indetta la gara d'appalto.
Il Ministro per i beni e le attività culturali: Giuliano Urbani.

GERACI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
risulta all'interrogante che il Centro Servizio Amministrativo per l'area di Cosenza (ex Provveditorato agli studi) nell'individuare aspiranti contrattisti a tempo determinato (da apposite graduatorie provinciali), relativamente al personale ATA (Assistenti Amministrativi-Assistenti Tecnici e Collaboratori scolastici), per il corrente anno 2002/03, ha ritenuto di proporre alle istituzioni scolastiche un consistente numero di contratti di lavoro sino al 30 giugno 2003 e non sino al 31 agosto 2003 così come previsto;
tale considerazione discende dal periodo di individuazione dei posti vacanti (organico di diritto) e dalle varie comunicazioni dei Dirigenti Scolastici, avvenute in maggio/giugno 2002;
le disposizioni ministeriali prevederebbero infatti che:
a) i destinatari delle supplenze annuali per la copertura dei posti vacanti e disponibili (in organico di diritto), non coperti per effetto delle operazioni di mobilità e di utilizzazioni del personale di ruolo, comportano la durata del contratto di lavoro fino al 31 agosto 2003;
b) per le supplenze fino al termine delle attività didattiche la copertura dei posti disponibili (sugli organici di fatto) o comunque entro il 31 dicembre e sino al termine dell'anno scolastico, il contratto di lavoro deve essere stipulato sino al 30 giugno 2003 -:
se la procedura adottata dal Centro Servizio Amministrativo di Cosenza sia da ritenersi corretta, dato il malcontento dei lavoratori scolastici statali, che subiranno, stando così le cose, dei danni economici e giuridici (mancato servizio), poiché in luglio e agosto saranno disoccupati.
(4-06415)

Risposta. - Si fa riferimento all'interrogazione parlamentare in oggetto, relativa ai contratti a tempo determinato del personale


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amministrativo, tecnico e ausiliario (ATA) stipulati dal centro servizi amministrativi di Cosenza per l'anno scolastico 2002/2003.
Al riguardo, il direttore generale dell'ufficio scolastico regionale per la Calabria - sulla base delle informazioni fornite dal dirigente del centro servizi amministrativi di Cosenza - ha comunicato che in quella provincia, per l'anno scolastico 2002/2003, i contratti di lavoro a tempo determinato del personale ATA sono stati stipulati con termine finale fissato al 30 giugno 2003 o al 31 agosto 2003, secondo quanto disposto dall'articolo 1 del regolamento approvato con decreto ministeriale n. 430 del 13 dicembre 2000.
Il Sottosegretario di Stato per l'istruzione, per l'università e per la ricerca: Valentina Aprea.

GIACCO, CAPITELLI, BATTAGLIA e CARLI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
i ragazzi della Bielorussia vivono ancora le conseguenze del disastro atomico di Cernobil e vivono internati nel loro paese in ospedali ed istituti;
vengono in Italia da parecchi anni per brevi periodi ospiti di associazioni di volontariato e di famiglie per migliorare la loro condizione con specifici programmi educativi e terapeutici;
in questi giorni, come denuncia Stefania Rossi membro dell'associazione «Cavallo bianco» sulle pagine del quotidiano il Messaggero del 2 luglio 2003, l'ambasciata italiana di Minsk ha negato il visto a tre ragazzi di Cernobil che hanno avuto la sfortuna di compiere diciott'anni proprio in questi mesi -:
se quanto detto corrisponda al vero e quali ne siano le ragioni.
(4-06811)

Risposta. - La questione, cui fa riferimento l'interrogante, si inserisce nel quadro dell'elevatissimo numero di richieste di visto in favore di minori bielorussi beneficiari di progetti umanitari post-Chernobyl, che si sono concentrate all'inizio del mese di luglio, e cui la rappresentanza diplomatico-consolare a Minsk ha fatto fronte con il rilascio di mediamente oltre 700 visti al giorno, con picchi oltre i 1.000, con la sospensione di ogni altra attività e con un carico lavorativo ben oltre gli orari di servizio, anche nei fine settimana.
Nonostante lo straordinario impegno del limitato organico della sede, che ha permesso di normalizzare in breve tempo la situazione, riducendo al minimo i ritardi nelle partenze dei minori, non è stato possibile prevenire alcuni inconvenienti, relativi al crescente afflusso di richieste di visti per turismo presentati da cittadini bielorussi, che hanno da poco raggiunto la maggiore età e che in passato avevano usufruito, nella maggior parte dei casi anche per più anni consecutivi, di soggiorni di risanamento in Italia all'interno dei progetti post-Chernobyl.
Tale fenomeno, che quest'anno ha assunto proporzioni rilevanti, è destinato a crescere ulteriormente, trattandosi di giovani che, nel corso dei periodici soggiorni in Italia, hanno stretto vincoli di amicizia con le famiglie ospitanti e consolidato la conoscenza della lingua e della cultura del nostro Paese.
A tale riguardo è necessario rilevare che i predetti giovani, ormai maggiorenni e pertanto esclusi dalla possibilità di soggiornare in Italia nell'ambito dei progetti umanitari, non sono in grado di soddisfare i requisiti richiesti dalle attuali disposizioni normative vigenti in materia per la concessione di visti per motivi di turismo, in particolare a causa delle precarie condizioni socio-economiche in cui versano, nonché per la mancanza di sufficienti garanzie per il loro rientro in patria.
Tuttavia, il Ministero degli affari esteri si sta adoperando per individuare, nell'ambito della normativa vigente in materia, margini di flessibilità al fine di venire incontro alle richieste di visto relative ai casi di cui trattasi.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Roberto Antonione.


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GIORDANO. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
il liceo scientifico statale «L. Costanzo» di Decollatura in provincia di Catanzaro utilizza attualmente come «palestra scolastica» un locale che l'8 aprile 2003 ha ricevuto un certificato di agibilità illegittimo, in quanto non possiede tutti i requisiti per essere valido;
l'articolo 4 del decreto del Presidente della Repubblica n. 425 del 22 aprile 1994 dispone che alla domanda di agibilità debbano essere allegati tra gli altri: a) il certificato di collaudo, b) la dichiarazione presentata al catasto per l'iscrizione dell'immobile, con l'attestazione dell'avvenuta presentazione; c) la dichiarazione del direttore dei lavori che deve certificare, sotto la propria responsabilità, la conformità delle opere eseguite rispetto al progetto approvato, l'avvenuta prosciugatura dei muri e la salubrità degli ambienti;
suddetto certificato di agibilità è infatti sprovvisto della verifica richiesta dal punto c) di cui sopra -:
quali iniziative intenda intraprendere per garantire l'incolumità degli alunni e degli insegnanti che frequentano questo locale adibito a palestra;
se non ritenga opportuna un'ispezione ministeriale che controlli l'effettiva agibilità e abitabilità del locale in questione.
(4-06329)

Risposta. - Con riferimento alla interrogazione parlamentare citata in oggetto riguardante i locali adibiti a palestra dell'istituto di istruzione superiore «L. Costanzo» di Decollatura (Catanzaro) si comunica quanto segue.
Il 26 ottobre 2000 l'unità operativa prevenzione sicurezza ambienti lavoro (UOPSAL) dell'Asl di Lamezia Terme, ispezionati i locali della palestra dell'istituto in parola su richiesta fatta pervenire direttamente dal docente di educazione fisica, ha comunicato verbalmente al dirigente scolastico i fattori di rischio rilevati (messa a norma dell'impianto elettrico; imbiancatura dei locali; miglioramento delle condizioni degli spogliatoi e dei servizi; esposizione delle indicazioni di sicurezza; protezione degli spigoli delle colonne parzialmente sporgenti dai muri perimetrali), ed all'amministrazione provinciale di Catanzaro, con nota n. 3P03/RG del 13 novembre 2000, le prescrizioni per la messa in sicurezza della palestra.
Il dirigente scolastico (in servizio all'Istituto dal 12 ottobre 2000) - a fronte dei rilievi comunicati dall'UOPSAL - con nota n. 2882 del 26 ottobre 2000 ha disposto tempestivamente, per autotutela dell'amministrazione, la chiusura dei locali adibiti a palestra, dandone comunicazione all'amministrazione provinciale di Catanzaro.
Il proprietario dei locali concessi in locazione all'amministrazione provinciale, signor Bonacci, nel mese di dicembre 2000 ha provveduto alla messa a norma dell'impianto elettrico comprensivo delle indicazioni di uscita di sicurezza ed ha consegnato all'istituto copia della dichiarazione di conformità dell'impianto elettrico alla regola d'arte (articolo 9 legge n. 46 del 5 marzo 1990 - decreto ministeriale 20 febbraio 1972 - decreto del Presidente della Repubblica 18 aprile 1994 n. 392).
L'amministrazione provinciale, nel periodo successivo ha provveduto all'esecuzione dei lavori conseguenti alle prescrizioni dell'UOPSAL (l'espletamento dell'appalto dei lavori di imbiancatura ha richiesto tempi abbastanza lunghi).
Il 6 luglio 2001 l'unità operativa prevenzione sicurezza ambiente lavoro, effettuato il sopralluogo di verifica (ai sensi dell'articolo 21 1o comma del decreto legislativo 758/1994) ed avendo accertato l'adempimento delle prescrizioni di cui all'ispezione del 26 ottobre 2000, ha determinato la riduzione ad un quarto del pagamento dell'ammenda prevista.
Il 12 novembre 2002 il sindaco di Decollatura, ispezionato l'istituto in qualità di responsabile locale della protezione civile insieme col comandante della stazione dei Carabinieri nel contesto delle iniziative disposte dal prefetto di Catanzaro per il monitoraggio della sicurezza nelle scuole, ha inviato al dirigente scolastico una sua


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nota n. 5211 nella quale, al punto 3o, si legge: «Il fabbricato destinato a palestra può essere utilizzato tranquillamente poiché (...) è stato opportunamente adeguato, a parte un solo interruttore che deve essere del tipo stagno. Il provvedimento di chiusura, disposto a suo tempo dopo la visita ispettiva dei funzionari dell'ASL, può essere immediatamente revocato non necessitando alcun parere preventivo da parte del Comune». Si precisa che il dirigente scolastico aveva investito del problema della riapertura della palestra, in un primo momento, l'UOPSAL che comunicava la propria incompetenza all'emanazione del provvedimento di riapertura della palestra e, successivamente, l'amministrazione comunale di Decollatura con nota n. 3732 del 15 ottobre 2002.
Il dirigente scolastico - constatata la rimozione di tutti i fattori di rischio a suo tempo rilevati dall'UOPSAL e considerati i diritti ad una formazione completa portati avanti in tutte le riunioni degli organi collegiali dai rappresentanti degli studenti e dei genitori - ha disposto con nota n. 314 del 28 gennaio 2003 la riapertura della palestra.
Il 9 maggio 2003 il signor Bonacci ha consegnato all'istituto copia del certificato di agibilità e di destinazione a «palestra del liceo scientifico L. Costanzo» del fabbricato di sua proprietà concesso in fitto all'amministrazione provinciale di Catanzaro, rilasciato in data 8 maggio 2003 dall'ufficio tecnico del comune di Decollatura.
L'UOPSAL di Lamezia Terme, ispezionati nuovamente i locali adibiti a palestra congiuntamente con l'unità operativa di igiene pubblica, su mandato del prefetto di Catanzaro l'11 aprile 2003 non ha rilevato alcun fattore di rischio e si è limitata a suggerire consigli per una migliore fruibilità dei locali nella sua nota n. 1817/RG del 22 maggio 2003 che, nei due giorni successivi, hanno trovato applicazione.
Il 9 giugno 2003 l'ufficio tecnico del comune di Decollatura, in accoglimento dell'istanza inoltrata dal dirigente scolastico n. 2308 del 31 maggio 2003, ha rilasciato copia autentica, corredata dei relativi allegati, del certificato di agibilità e destinazione d'uso del locale adibito a palestra del liceo scientifico di Decollatura rilasciato in data 8 aprile 2003.
Il Sottosegretario di Stato per l'istruzione, per l'università e per la ricerca: Valentina Aprea.

GIULIETTI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
da mesi è in atto nella città di Assisi una forte discussione sul futuro dell'Istituto alberghiero. Spazi ormai inadeguati sia alle mutate esigenze educative, sia per il numero degli studenti come per le misure di sicurezza inidonee ai sensi della legge n. 626/1994;
l'alberghiero è ospitato all'interno di una parte della struttura del convitto Nazionale «Principe di Napoli» e quindi di proprietà dell'Azienda nazionale del demanio pubblico, Ministero dell'economia e delle finanze;
con la legge n. 23/1996, molti convitti Nazionali sono passati in proprietà dal demanio pubblico alle province, per il Convitto di Assisi tale provvedimento non è mai stato assunto;
la provincia di Perugia, seppur non competente in materia di manutenzione ordinaria di tale proprietà ha tuttavia negli anni garantito la manutenzione dei locali dell'alberghiero;
a decorrere dal 2000, l'alberghiero di Assisi ha acquisito la propria autonomia istituzionale rispetto alla «scuola madre» di Spoleto, di cui fin dal 1970 era sede coordinata;
immediatamente acquisita l'autonomia, il dirigente scolastico richiedeva al Provveditorato alle opere pubbliche dell'Umbria e all'Agenzia del demanio la certificazione obbligatoria (o sostitutiva,


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laddove completata) prevista per legge, sia il piano di sicurezza annualmente aggiornato;
a tali istanze (dicembre 2000 e maggio 2001) il Provveditore rispondeva che proprio in vista dell'applicazione della legge n. 23/1996, le richieste di cui sopra dovevano essere richieste alla provincia di Perugia;
ad oggi l'alberghiero non è fornito dei necessari spazi per un efficace ed efficiente insegnamento, non è provvisto, altresì, delle certificazioni di sicurezza e di agibilità;
questo quadro generale di incertezza ha suscitato varie proteste da parte degli studenti, ha innescato una discussione sul futuro e l'opportunità che tale Istituto permanga nella sede attuale, con ipotesi di spostamento del medesimo al di fuori del centro storico -:
se non si ritenga di dover affrontare in modo definitivo ed esauriente le problematiche emerse attraverso un incontro fra le varie amministrazioni interessate;
quali provvedimenti s'intendano assumere per rendere più funzionali ed efficienti gli spazi e le norme di sicurezza interne all'alberghiero;
per quale ragione non si sia dato corso all'applicazione della legge n. 23/1996 relativa al passaggio della proprietà dal demanio alla provincia di Perugia;
qualora si intenda procedere all'attuazione di tale legge, quali siano gli interventi finanziari a supporto dell'adeguamento funzionale e della sicurezza dell'immobile;
infine, se non si ritenga perlomeno contraddittorio lo sviluppo ed il recupero dei centri storici e poi si penalizzano le strutture scolastiche in essi presenti, decretandone nei fatti lo spopolamento.
(4-04881)

GIULIETTI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
da mesi è in atto nella città di Assisi una forte discussione sul futuro dell'Istituto alberghiero;
spazi ormai inadeguati sia alle mutate esigenze educative, sia per numero degli studenti, misure di sicurezza inidonee ai sensi del decreto legislativo 626 del 1994;
l'alberghiero è ospitato all'interno di una parte della struttura del convitto nazionale «Principe di Napoli» e quindi di proprietà dell'agenzia nazionale del demanio pubblico, ministero dell'economia e delle finanze;
con la legge n. 23 del 1996, molti convitti nazionali sono stati passati in proprietà dal demanio pubblico alle province, per il Convitto di Assisi tale provvedimento non è mai stato assunto;
la provincia di Perugia, seppur non competente in materia di manutenzione ordinaria di tale proprietà, ha tuttavia negli anni garantito la manutenzione dei locali dell'alberghiero;
a decorrere dal 2000, l'alberghiero di Assisi ha acquisito la propria autonomia istituzionale rispetto alla scuola madre di Spoleto di cui fin dal 1970 era sede coordinata;
immediatamente acquisita l'autonomia, il dirigente scolastico richiedeva al provveditorato alle opere pubbliche dell'Umbria e all'agenzia del demanio la certificazione obbligatoria (o sostitutiva laddove contemplata) prevista per legge, sia il piano di sicurezza annualmente aggiornato;
a tali istanze (dicembre 2000 e maggio 2001) il provveditorato rispondeva che proprio in vista dell'applicazione della legge n. 23 del 1996, le richieste di cui sopra dovevano essere richieste alla provincia di Perugia;
ad oggi l'alberghiero non è fornito dei necessari spazi per un più efficace ed


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efficiente insegnamento, non è provvisto delle certificazioni di sicurezza e di agibilità;
questo quadro generale di incertezza ha suscitato varie proteste da parte degli studenti, ha innescato una discussione sul futuro e l'opportunità che tale Istituto permanga nella sede attuale, con ipotesi di spostamento dell'Istituto al di fuori del centro storico -:
se non ritengano di dover affrontare in modo definitivo ed esauriente le problematiche emerse attraverso un incontro tra le varie amministrazioni interessate;
quali provvedimenti si intendano assumere per rendere più funzionale ed efficienti gli spazi e le norme di sicurezza interne all'alberghiero;
per quale ragione non si sia dato corso all'applicazione della legge n. 23 del 1996 relativa al passaggio della proprietà dal demanio alla provincia di Perugia;
qualora si intenda procedere all'attuazione di tale legge, quali siano gli interventi finanziari a supporto dell'adeguamento funzionale e della sicurezza dell'immobile;
se non si ritenga perlomeno contraddittorio promuovere lo sviluppo ed il recupero dei centri storici e poi si penalizzino le strutture scolastiche presenti in essi, rischiando nei fatti lo spopolamento.
(4-05560)

Risposta. - Si risponde congiuntamente alle interrogazioni parlamentari in discorso in quanto ambedue riguardanti i problemi di sede dell'istituto alberghiero di Assisi.
Al riguardo occorre ricordare preliminarmente che il ministero non partecipa direttamente alla realizzazione di opere di edilizia scolastica sul territorio. Infatti, come da ultimo previsto dalla legge n. 23 dell'11 gennaio 1996, la programmazione delle opere di edilizia scolastica è riservata alle regioni, mentre la loro realizzazione o fornitura, e la manutenzione ordinaria e straordinaria, ivi compresi l'adeguamento e la messa a norma, spetta rispettivamente alle amministrazioni comunali e provinciali in relazione ai diversi gradi di scuola. Pertanto le amministrazioni locali sono le uniche responsabili della scelta degli edifici da adibire ad uso scolastico, ovvero dell'appalto per la relativa costruzione, nonché della rispondenza ai requisiti previsti dalla vigente normativa tecnica in materia.
Per quanto riguarda l'edificio in cui è ospitato l'istituto professionale alberghiero di Assisi, si fa presente che il medesimo era in origine la zona di foresteria e di lavanderia del convitto nazionale «Principe di Napoli» e quindi la proprietà dell'immobile è dell'agenzia del demanio pubblico, mentre l'ente manutentore è il provveditorato alle opere pubbliche.
L'amministrazione provinciale è comunque intervenuta dall'anno scolastico 2000-2001 con interventi di ordinaria amministrazione nella previsione di un successivo passaggio della proprietà all'amministrazione provinciale stessa ai sensi di quanto previsto dall'articolo 3 della surrichiamata legge n. 23 del 1996.
Tuttavia, l'avvocatura dello Stato di Perugia ha ritenuto che, per effetto della norma speciale contenuta nel comma 10 dell'articolo 203 del decreto legislativo 297 del 1994 - che supera la disposizione di carattere generale stabilita dall'articolo 3 della legge n. 22 del 1996 - i locali di proprietà dello Stato restano in uso perpetuo e gratuito al Convitto e non possono essere trasferiti ad enti diversi. L'amministrazione provinciale, pertanto, non ha più effettuato interventi sull'immobile.
La medesima amministrazione provinciale di Perugia e il comune di Assisi hanno ora convenuto di realizzare un nuovo edificio con l'impegno di spesa da parte dell'amministrazione provinciale; in tal senso è stato siglato in data 12 giugno 2003 un protocollo d'intesa.
La questione, pertanto, è in fase di definizione.
Il Sottosegretario di Stato per l'istruzione, per l'università e per la ricerca: Valentina Aprea.


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GRIGNAFFINI. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
il parco della Montagnola di Bologna è stato oggetto, nell'ultimo anno, di imponenti lavori di manutenzione ordinaria e straordinaria per ottemperare al progetto urbanistico e architettonico di riqualificazione del parco stesso;
il progetto di riqualificazione dell'area prevedeva l'installazione di alcune tensostrutture nell'area verde centrale dotate di servizi e riscaldamento;
per servire queste tensostrutture, che dovevano mantenere la caratteristica di provvisorietà, il parco nella sua area verde centrale è stato oggetto di imponenti scavi a ridosso di alberi secolari;
questi lavori hanno determinato, come rilevato anche dagli organi di informazione e stampa, la morte di alcune piante -:
se il Governo disponga di informazioni dettagliate su quali lavori furono autorizzati dalla Soprintendenza per i beni architettonici e per il paesaggio dell'Emilia-Romagna all'interno del parco della Montagnola di Bologna nel 2002.
(4-06328)

Risposta. - Il comune di Bologna, in data 29 marzo 2002, ha presentato alla soprintendenza per i beni architettonici e per il paesaggio di Bologna il «progetto-programma urbanistico ed architettonico generale per la riqualificazione dell'intera area urbana del parco della Montagnola».
La soprintendenza locale ha espresso, in data 8 aprile 2002, il proprio nulla osta di competenza, limitatamente ai lavori che riguardano una prima fase degli interventi e cioè: semina del verde, installazione di impianto di irrigazione, lavori nella casa del custode, illuminazione, predisposizione di due campi da calcetto e l'installazione di due tensostrutture (a carattere provvisorio di durata non superiore ai due anni).
Successivamente la soprintendenza ha effettuato, in diverse occasioni, dei sopralluoghi verificando la conformità dei lavori con quanto autorizzato nell'aprile 2002.
Si segnala, infine, che la direzione generale competente ha confermato la correttezza dell'operato della locale soprintendenza.
Il Ministro per i beni e le attività culturali: Giuliano Urbani.