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ammazzandone due sotto gli occhi di inermi cittadini trovatisi in mezzo ad una sparatoria da far west;
di Mondragone e dall'altro di ottenere conseguenze sul piano investigativo di eccezionale rilevanza, quali il ritrovamento, ad oggi, di 5 cadaveri di soggetti ritenuti vittime di lupare bianche, fra cui quello dell'assessore comunale di Mondragone Antonio Nugnes; inoltre le dichiarazioni fornite dai collaboratori permetteranno di far luce su alcuni dei più importanti fatti di sangue avvenuti in provincia di Caserta, quali la strage di Pescopagano, il duplice omicidio Beneduce-Miraglia e tanti altri gravi fatti;
sul territorio, sull'economia, sui comuni (che furono interessati da oltre 15 decreti di scioglimento dei consigli comunali) -:
casa, di cui le istituzioni tutte devono farsi carico anche confrontandosi con nuove forme di partecipazione diretta dei cittadini e delle cittadine e con pratiche di disobbedienza civile che, come quelle di Action, si fondano sul principio di solidarietà sociale;
territorio così esposto a rischi gravi e permanenti e così vasto e popolato;
nella provincia di Caserta si registra, dopo un periodo di pax mafiosa, una grave escalation di omicidi, attentati e di violenze camorristiche che desta forte allarme sociale;
a Marcianise, città industriale divenuta famosa per il coprifuoco che il prefetto dovette disporre alcuni anni fa, la ripresa della faida tra i clan Belforte e Piccolo ha portato in venti giorni a ben quattro assassinii, di cui l'ultimo è stato consumato il 3 ottobre 2003;
a Villa Literno, dove è in corso un conflitto tra i clan Tavoletta e Bidognetti, nella serata del 27 settembre 2003 ignoti killer di camorra hanno inseguito (fin dentro un'abitazione privata) alcuni giovani incensurati, apparentemente estranei ad ambienti malavitosi, ferendone tre e
anche a Mondragone, dove si è immediatamente riorganizzato un gruppo camorristico sulle ceneri del clan La Torre, si è registrata in questa estate una ripresa degli omicidi;
nella provincia di Caserta si sta manifestando nell'ultimo periodo una nuova esplosione di reati camorristici; dopo un periodo di tregua sono ripresi gli attentati contro attività economiche e commerciali (basti ricordare i numerosi incendi di aziende agricole nel periodo prima dell'estate di quest'anno e i continui attentati contro negozi di Mondragone e del litorale domizio, nonché contro cantieri fatti bersaglio delle attività estorsive dei clan in più parti della provincia);
i vari gruppi camorristici tentano di estendere sempre più il controllo del territorio al fine di poter meglio mettere le mani sugli appalti pubblici e sui proventi degli investimenti collegati al quadro comunitario di sostegno, nonché sugli affari derivanti dal ciclo dei rifiuti solidi urbani e speciali;
è sensibile l'aumento di reati che non apparivano tipici della realtà casertana, quali lo spaccio di droghe anche sintetiche, che vedono da un lato un vero e proprio monopolio in alcune zone di clan di extracomunitari e dall'altro un sempre più massiccio intervento dei clan camorristici casalesi nelle vicende dello spaccio (reso evidente da provvedimenti emessi dalla magistratura). Emblematica è la vicenda del litorale domizio dove mafie straniere e camorra esercitano in sinergia attività criminali (traffico e spaccio di droga, sfruttamento della prostituzione) e il controllo del territorio minando fortemente i diritti alla sicurezza dei cittadini;
la tracotanza dei clan camorristici si è manifestata anche nei confronti di magistrati impegnati in indagini sul casertano; l'autovettura blindata di un giudice per le indagini preliminari di un Tribunale napoletano recatosi ad effettuare interrogatori presso la casa circondariale di Santa Maria Capua Vetere è stata prima sottratta e di lì a poco incendiata, a dimostrazione della natura intimidatoria dell'atto; è noto che alcuni pubblici ministeri della Procura Distrettuale di Napoli sono oggetto di particolari attenzioni da parte di esponenti della criminalità organizzata casertana, tanto che sarebbero stati sventati attentati alle loro persone, grazie alle notizie ottenute da confidenti e collaboratori di giustizia;
nella provincia di Caserta opera un clan camorristico tra i più forti fra quelli operanti in Italia, denominato «clan dei casalesi» che, pur avendo la sua base operativa nei comuni dell'agro aversano, attraverso una fitta rete di contatti e di alleanze, controlla dal punto di vista criminale non solo l'intera provincia ma anche non poche zone del basso Lazio e risulta significativamente infiltrato in Emilia, Toscana e Marche;
il predetto sodalizio è stato oggetto, in un passato anche recente, di colpi durissimi inferti da parte della magistratura e delle forze dell'ordine che hanno visto l'arresto di centinaia di affiliati e, soprattutto, dei suoi più importanti esponenti, fra cui Francesco Schiavone detto Sandokan, Schiavone Walter, Bidognetti Francesco, Cantiello Salvatore, Zagaria Vincenzo, Papa Giuseppe, Belforte Domenico, Belforte Salvatore, Esposito Mario, Russo Giuseppe e tanti altri;
anche in tempi recenti, sono stati conseguiti risultati di particolare significato, come, ad esempio, la scelta collaborativa di Augusto La Torre, capo indiscusso della compagine camorristica operante in Mondragone, ritenuto fino a poco tempo fa un vero e proprio irriducibile, scelta che è stata preceduta e seguita da alcune altre importanti defezioni nel medesimo clan, fra cui quella del suo vice ed alter ego Sperlongano Mario;
le opzioni collaborative citate hanno da un lato avuto l'effetto di disarticolare la struttura tradizionale del gruppo criminale
i postivi risultati ottenuti dallo Stato a partire dalla metà degli anni novanta nella lotta contro la camorra corrono il rischio di essere dispersi a causa della riduzione delle forze dell'ordine impegnate nel casertano e del conseguente indebolimento del lavoro di intelligence, nonché a causa della strozzatura processuale che non consente di giungere alla conclusione dei dibattimenti e della carenza di politiche di prevenzione e recupero sociale;
i processi originati dalle numerosissime indagini soltanto in ridotti casi hanno visto la conclusione, attese le difficoltà croniche e le inadeguatezze degli organici in cui versano gli uffici giudiziari di Santa Maria Capua Vetere e gran parte dei dibattimenti - certamente i più rilevanti, quali, ad esempio, le due indagini denominate «Spartacus I» e «Spartacus II» - hanno visto la scarcerazione per decorrenza dei termini di custodia cautelare di quasi tutti gli imputati;
questa descritta situazione rischia di far ritornare in libertà pericolosissimi esponenti della criminalità organizzata, atteso che molti di essi, pur raggiunti anche da decine di ordinanze cautelari per gravissimi delitti quali l'omicidio, l'associazione mafiosa e l'estorsione, sono oggi detenuti soltanto per uno o due titoli cautelari, essendo intervenuta per gli altri la già richiamata scarcerazione;
i tempi di celebrazione dei dibattimenti si stanno ulteriormente dilatando sia perché, nel periodo precedente l'estate, presso il tribunale di Santa Maria Capua Vetere vi è stata una lunga astensione dalle udienze degli avvocati sia per gli attuali effetti distorsivi della sospensione collegata al «patteggiamento allargato» (a tal fine si ricorda che sono stati rinviati anche di mesi per tale ragione decine di dibattimenti riguardanti fatti di camorra, fra cui anche quelli per alcuni omicidi che vedono imputati, fra gli altri, i capi dei clan Schiavone e Bidognetti);
emblematiche in questo senso appaiono le vicende che riguardano gli esponenti della camorra, detenuti solo per pochi titoli cautelari a fronte di numerose altre imputazioni per fatti omicidiari, per i quali appare difficile pronosticare la conclusione dei dibattimenti;
ugualmente preoccupante è la situazione dei latitanti; accanto a brillanti risultati ottenuti dalla magistratura e dalle forze dell'ordine - quali l'arresto di Del Vecchio Carlo, di Gaetano Di Lorenzo, capo del gruppo operante in Sessa Aurunca e catturato in Spagna dopo oltre 6 anni di latitanza anche se non ancora estradato o, infine, di Giuseppe Russo detto il padrino - va evidenziata la lunghissima e protratta latitanza di soggetti ritenuti particolarmente pericolosi e capiclan, fra cui Michele Zagara, Iovine Antonio e Schiavone Francesco di Luigi, resosi latitante non appena scarcerato; si tratta di un gruppo di latitanti - se ne sono citati solo alcuni perché numerosi sono, ad esempio, i latitanti della zona di Sessa Aurunca, fra cui alcuni esponenti di primo piano della dominante famiglia Esposito, che possono anche con una limitata libertà di movimento, gestire tutte le attività illecite dei singoli gruppi criminali e rinserrare le fila del clan;
gli organici delle forze di polizia che operano nell'agro aversano e sul litorale domizio si sono di fatto ridotti di circa un quinto rispetto alle unità operanti tre anni fa, rendendo così molto più difficile la generosa azione di contrasto alla criminalità;
forte è il rischio di ritorno al passato, caratterizzato dal forte dominio della camorra
quali iniziative, nell'ambito delle loro rispettive competenze, intendano intraprendere per far fronte ai gravissimi problemi evidenziati e garantire la sicurezza dei cittadini e la legalità nella provincia di Caserta.
(2-00922)
«Violante, Diana, Lumia, Leoni, Minniti, Maran».
la sede della Questura di Pistoia risulta totalmente inadeguata rispetto alle esigenze di tale territorio, sia per la sua localizzazione che per le difficoltà di accesso nonché per i limiti di alcune strutture che rendono difficoltosa la gestione di alcuni servizi strategici, quale l'ufficio stranieri;
lo stesso Consiglio Provinciale di Pistoia, in data 22 luglio 2003, ha votato un ordine del giorno che richiede al Governo un impegno in tal senso;
quali iniziative urgenti si intendono assumere per assicurare alla Questura di Pistoia una sede adeguata ai suoi compiti.
(3-02755)
nella mattina di martedì 7 ottobre 2003 la Digos romana su ordine del Pm Pier Luigi Cipolla ha perquisito la sede di Action - Agenzia comunitaria diritti, sequestrando pubblicazioni varie e la banca dati, con circa duemila nominativi di persone censite per disagio abitativo;
l'agenzia Action, riconosciuta dal Campidoglio e da altre istituzioni locali, nasce nell'agosto del 2002 come strumento per la realizzazione di un moderno welfare municipale chiedendo canoni sociali per migranti, precari, fuori sede, proponendo un metodo di consultazione popolare sui temi dell'abitare, il decentramento ai municipi degli edifici pubblici, fornendo attraverso sportelli informativi un servizio a quei cittadini toccati dall'emergenza casa - migliaia nella sola capitale - e in alcuni casi occupando stabili da molto tempo abbandonati e in disuso;
nella stessa giornata un'analoga perquisizione veniva effettuata dalla polizia politica e da quella postale nella sede del network di Amisnet, agenzia multimediale di informazione sociale, che fornisce produzioni tematiche in diverse lingue e approfondimenti giornalistici, ritenuta vicino ad Action;
contemporaneamente venivano perquisite le abitazioni di cinque esponenti dell'area dei Disobbedienti e del centro sociale Corto Circuito, tra cui il consigliere capitolino Nunzio D'Erme, con delega al Bilancio partecipativo, ai quali veniva imputata l'accusa di associazione per delinquere finalizzata alla commissione di delitti contro il patrimonio immobiliare;
l'emergenza abitativa a Roma, dove alle 40mila famiglie senza alloggio si sono aggiunte negli ultimi anni altre 70mila toccate dalla cartolarizzazione, è senza dubbio uno dei problemi che più drammaticamente colpisce le fasce di cittadinanza meno garantite sul piano dei diritti e socialmente più deboli;
alcune commissioni consiliari capitoline avevano promosso incontri e aperto un dialogo sulla «questione casa» a cui avevano partecipato tutti i livelli istituzionali preposti al problema, le associazioni datoriali dei costruttori e la stessa Action;
le azioni di occupazioni di immobili dismessi nella capitale corrispondono al tentativo di dare visibilità a una grande questione quale è quella del diritto alla
ad avviso degli interroganti un diritto come quello alla casa dovrebbe essere in concreto affrontato, seguendo principi di solidarietà sociale, senza limitarsi ad affrontare solo i problemi di ordine pubblico -:
se il Governo non ritenga necessario, adoperarsi per la promozione a livello nazionale di un tavolo sulle questioni abitative di cui facciano parte tutte quelle istanze sociali ed istituzioni locali impegnate sull'emergenza di un problema tanto cogente.
(3-02759)
ilcorpo dei vigili del fuoco delle regioni Piemonte e Valle d'Aosta soffre di una grave carenza di elicotteri che consentano operatività reale e continuativa di soccorso ad ampio raggio, poiché i soli apparecchi che abbia attualmente in dotazione sono di tipo AB 206, che non consentono interventi adeguati in relazione ai limiti strutturali e di dotazione impiantistica in quanto privi di verricello di soccorso e assai limitati nella capacità di sollevamento di carichi al gancio baricentrico;
tale situazione non avrebbe il carattere di eccezionale contingenza, ma rischierebbe di protrarsi lungamente nel tempo, in quanto la dotazione di nuovi mezzi adeguati al soccorso risulta legata all'iter di scelte della tipologia dei veicoli e alle procedure di acquisto e di assegnazione, che richiedono tempi lunghi di definizione con il risultato di lasciare scoperto dal servizio di soccorso le regioni interessate per un periodo di mesi e mesi;
nel giugno 2002 è scaduta l'operatività dell'elicottero AB204 «Il drago 39» (elicottero grosso) al nucleo di Torino; malgrado ciò, nell'anno 2002 i piloti hanno eseguito ben 256 interventi di soccorso, con due elicotteri AB206 (elicottero piccolo);
nel dicembre 2002 presso la ditta Augusta, è stata ultimata la revisione dell'AB 204 «drago 35» (elicottero grande fornito di verricello che può operare in montagna trasportando 10 persone. È stato però consegnato al nucleo di Venezia;
nel luglio 2003 n. 2 elicotteri nuovi di fabbricazione AB 412 e AB 109 Power (elicotteri grandi) sono stati consegnati al nucleo di Venezia, dove alcuni elicotteri non sono operativi a causa della mancanza di addestramento dei piloti. Il nucleo elicotteri di Torino ha eseguito nel corso del 2002 ben 256 interventi (contro i 40 del nucleo di Venezia); per il 2003, fino ad oggi, sono stati 288. Il nucleo elicotteri di Torino è risultato essere il secondo in Italia per numero di interventi, dopo il nucleo di Genova che esegue anche servizio di elisoccorso per il 118 -:
se risulti attendibile la notizia secondo cui un elicottero che doveva essere destinato al nucleo di Torino è stato poi consegnato a quello di Genova;
se il Ministro in indirizzo non ritenga che la suddetta situazione risulti oggettivamente gravissima e allarmante in particolare perché riferita ad un territorio che, per le caratteristiche oggettive, è esposto a permanenti situazioni di rischio come dimostrato reiteratamente dalle alluvioni susseguitesi negli ultimi anni, durante le quali l'intervento di soccorso tempestivo a mezzo elicottero si è rivelato assolutamente indispensabile e l'unico possibile per salvare centinaia di vite umane;
se non ritenga che tale stato di fatto risulti incompatibile non solo con un corretto servizio di protezione civile ma con le esigenze elementari di prudenza e di responsabilità che impongono di prevedere e apprestare misure appropriate di pronto ed efficace intervento soprattutto su un
se il Governo non ritenga necessario, nel caso la situazione risultasse nei termini sopra ricordati, attivare misure immediate ed adeguate tese a superare il suddetto gravissimo stato di fatto e a garantire alle popolazioni interessate un servizio a mezzo elicotteri da parte dei vigili del fuoco, e quindi dell'apparato di protezione civile, tempestivo ed efficace in caso di necessità;
quali misure concrete il Governo intende attivare a tali fini.
(4-07658)
il giorno 2 ottobre 2003 sono stati inviati a mezzo posta degli ordigni esplosivi alla sede del Ministero del lavoro, alla sede romana della Regione Autonoma della Sardegna e ad una stazione dei Carabinieri di Cagliari;
fortunatamente solo uno degli ordigni è esploso senza gravi effetti sulle persone;
tali attentati hanno provocato un giustificato allarme nella popolazione civile, e suscitato un'unanime condanna da parte di istituzioni e di forze politiche;
l'evento, che ricollega in un unico fatto criminoso e terroristico il Governo, la regione autonoma della Sardegna e l'Arma dei Carabinieri è l'ultimo di una stagione di eventi terroristici che hanno visto la Sardegna più volte coinvolta;
i fatti di cronaca sarda e nazionale degli ultimi mesi e le stesse modalità dell'ultimo atto terroristico lasciano facilmente intuire una presenza in Sardegna di realtà intenzionate ad intraprendere azioni terroristiche verso bersagli istituzionali, politici e civili;
tali episodi, per l'eterogeneità degli obiettivi e per la sempre maggiore frequenza nel tempo, colpiscono tutta la comunità nelle sua interezza che come tale deve rispondere con il massimo della compattezza istituzionale e politica;
l'assenza di gravi danni alle persone o alle cose non attenua il senso di insicurezza e di preoccupazione che si sta insinuando nella società civile della Sardegna, nel mondo del lavoro e sindacale e nel mondo politico;
vi è il fondato timore che il fenomeno possa estendersi, moltiplicando le situazioni di tensione sociale;
le modalità di attuazione determina una particolare preoccupazione relativamente alla sicurezza di coloro i quali, a cagione del loro lavoro, possono trovarsi a maneggiare lettere o pacchi contenenti materiale esplosivo -:
se, sulla base degli elementi di cui si è in possesso, sia possibile individuare la natura degli attentati del 2 ottobre 2003, se siano presenti delle rivendicazioni e se siano ricollegabili ai fatti di terrorismo che sono sfociati, negli ultimi anni, anche in fatti di sangue;
quali misure intenda adottare per far fronte al moltiplicarsi di episodi di terrorismo, che vedono sempre più direttamente coinvolti i cittadini e le forze politiche e sociali della Sardegna;
cosa intenda fare per aumentare o rafforzare le misure di sicurezza, le azioni di prevenzione e per l'approfondimento e l'affinamento delle capacità e potenzialità di indagine da parte degli organismi preposti, per scongiurare il ripetersi di simili eventi, anche tenuto conto della situazione di particolare esposizione al pericolo che questo genere di azioni terroristiche determina per gli operatori del servizio postale.
(4-07673)
il consiglio comunale di Lamezia Terme (CZ) in data 5 novembre 2002 veniva sciolto per infiltrazione mafiosa con decreto del Presidente della Repubblica;
dalla cinquantesima relazione sulla politica informativa e della sicurezza del Ministero dell'Interno è emerso che la 'ndrangheta coltiva specifici interessi nella produzione e nell'imbottigliamento di acque minerali, nonché nei progetti di deindustrializzazione dell'area ex SIR di Lamezia Terme -:
quali siano le attività, predisposte dal Ministero, di monitoraggio degli appalti e della gestione del ciclo delle acque minerali e dei processi di deindustrializzazione nel territorio di Lamezia Terme.
(4-07674)
il 4 ottobre 2003 Luca Ruberti e Rosanna Mazzarello hanno inoltrato un esposto alla procura della Repubblica di Lecce in cui dichiarano di aver ricevuto la serata del 3 ottobre 2003, intorno alle 23 circa, presso i rispettivi telefoni cellulari, diverse chiamate da parte di trattenuti presso il Centro di Permanenza Temporanea Regina Pacis di San Foca. «Nel corso delle telefonate» hanno dichiarato «ci veniva richiesto di intervenire inviando soccorsi medici, a fronte di una situazione di forte tensione, di maltrattamenti in corso e di disordini.»; a Luca Ruberti, veniva richiesto, in particolare, di intervenire in soccorso di un kurdo che aveva tentato di suicidarsi a mezzo di una corda, e che allora era a terra privo di sensi. I due giovani hanno quindi chiamato il 118 ed esposta la situazione. Richiamato dall'operatrice del 118, gli venne confermata la notizia del tentativo di suicidio e riferito che, a detta delle forze dell'ordine, la persona era sotto le cure dell'infermeria del centro e non si riteneva necessario il ricovero in ospedale;
Rosanna Mazzarello, insieme al signor Manfredi De Pascalis, si è quindi recata in questura per chiedere un sopralluogo del questore o di un suo vice, e qui le è stato riferito che gli avvenimenti di cui sopra erano stati portati a conoscenza sia dei Carabinieri di Melendugno che della Prefettura di Lecce. In seguito, ripetute telefonate, provenienti sempre dall'interno del Centro, continuavano a riferire di una situazione di preoccupante disordine. In particolare, un interlocutore telefonico di Luca Ruberti, lamentava di essere stato coinvolto in pestaggi nella mattinata (4 ottobre 2003) che gli avrebbero prodotto fratture alle costole. A differenza delle conversazioni avute nella serata di ieri, ha esposto Ruberti «la sua voce risultava fortemente impastata come se la bocca fosse interessata da ferite»;
alla luce di quanto sopra esposto, i due giovani hanno chiesto alla Procura di procedere ad accertamento dei fatti e ad eventuali connesse responsabilità penali;
simili accadimenti non sono inediti nel centro in questione, dove si moltiplicano appelli disperati di soccorso, tentati suicidi, denunce di maltrattamenti da parte dei trattenuti;
in seguito all'esposto il capogruppo alla Regione di R.C. Michele Losappio ha fatto un sopralluogo di due ore e mezza al Regina Pacis: «Le persone ascoltate» ha dichiarato Losappio al Nuovo Quotidiano di Puglia «hanno confermato che fra gli ospiti si sta diffondendo una preoccupante tendenza al suicidio e all'autolesionismo». Un altro tentato suicidio ha infatti fatto seguito a quello del curdo. Il consigliere regionale ha concluso che «occorre fare qualcosa perché la situazione rischia di diventare intollerabile.»;
già in passato il centro di permanenza temporanea è stato oggetto di indagini, sia per maltrattamenti che per illeciti amministrativi;
ad avviso dell'interrogante il centro di permanenza temporanea in questione è stato trasformato di fatto in un carcere privato ed è gestito in modo autoritario, incontrollato ed incontrollabile -:
se non si ritenga, al fine di prevenire il peggio, utile procedere ad una ispezione presso il Centro Regina Pacis anche in vista delle possibilità di revocare l'accreditamento dello stesso.
(4-07678)