Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 329 del 25/6/2003
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(Polemica sul mancato ritrovamento in Iraq di armi di distruzione di massa - n. 3-02415).

PRESIDENTE. L'onorevole Rizzo ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02415 (vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 8).

MARCO RIZZO. Signor Presidente, onorevole ministro, negli Stati Uniti e in Gran Bretagna cresce la polemica per il mancato ritrovamento in Iraq di quell'arsenale di armi di distruzione di massa la cui presunta esistenza aveva legittimato la coalizione anglo-americana ad invadere l'Iraq. È venuta alla luce la colossale operazione di disinformazione che ha permesso al Governo Bush di ingannare la comunità internazionale e di convincere l'opinione pubblica mondiale a schierarsi a favore di un conflitto contro l'Iraq.
Lo stesso capo dell'agenzia ONU per le ispezioni sulle armi chimiche, biologiche e balistiche, Hans Blix, ha denunciato che il Pentagono ha sempre tentato di orchestrare una campagna di calunnie, mentre la stessa amministrazione Bush ha esercitato pressioni sugli ispettori perché modificassero il linguaggio e il contenuto dei rapporti.
Inoltre, secondo quanto riportato dal quotidiano americano Washington Post, la CIA sapeva che le notizie riguardanti un presunto programma di sviluppo nucleare in Iraq erano false e che gli Stati Uniti e la Gran Bretagna avevano basato i loro rapporti su fonti di informazione provenienti da documenti manipolati dei servizi segreti italiani.
Vorremmo sapere se il Governo italiano non intenda fornire tutti gli elementi idonei a fare piena luce su questa guerra, che è stata una gigantesca menzogna, e sui veri obiettivi del conflitto mondiale che ha visto questo dramma in Iraq.

PRESIDENTE. IL ministro per i rapporti con il Parlamento, onorevole Giovanardi, ha facoltà di rispondere.

CARLO GIOVANARDI, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, devo subito definire infondata l'affermazione che il Governo ha trascinato l'Italia nell'operazione militare in Iraq. Noi non abbiamo partecipato alla guerra in Iraq, né direttamente né indirettamente, né con un uomo né con un mezzo. Queste sono affermazioni destituite d'ogni fondamento.
È vero, invece, che, come tutti i paesi europei, compresi la Francia e la Germania, abbiamo dato sostegno logistico, basi e sorvolo aereo agli alleati, agli inglesi, agli olandesi, ai danesi, agli austriaci. Noi siamo stati politicamente schierati dalla parte degli alleati che hanno messo in atto l'intervento in Iraq.
Proprio per queste ragioni, proprio perché l'Italia non ha partecipato alla guerra (anzi, fino alla fine, l'Italia ha


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auspicato che la guerra non scoppiasse e che, nel caso in cui fosse esploso un conflitto armato, ciò avvenisse sotto l'egida dell'ONU, cosa che poi non è avvenuta), mi sembra eccessivo affermare che non esisteva un problema legato alle armi di distruzione da parte di Saddam Hussein, se non altro perché vi sono le prove che Saddam Hussein, purtroppo, le armi di distruzione di massa le ha usate direttamente sul suo popolo, gasando migliaia di persone, interi villaggi, donne e bambini e vantandosi anche dell'efficacia di questi strumenti di morte nel massacrare la gente. Che le armi di distruzione di massa Saddam Hussein le abbia possedute, è sicuro.
Il problema, invece, è stato - risoluzione n. 1441 - quello di chiedere, come è stato richiesto, piena, immediata ed incondizionata collaborazione a Saddam Hussein - ammonendolo esplicitamente che la comunità internazionale non avrebbe assistito passivamente all'ennesima violazione da parte del regime iracheno che aveva usato tali armi - che, con il suo atteggiamento di protervia ed arrogante resistenza alle richieste internazionali - che lo stesso Saddam Hussein ha volutamente rimandato fino all'ultimo, non collaborando con l'ONU e con gli ispettori - ha costituito il fondato sospetto che egli preferisse questo atteggiamento elusivo, anche a costo di trascinare il suo paese in un doloroso conflitto.
Questo mi sembra il quadro della situazione. Che nel prosieguo le armi vengano o non vengano trovate, è un problema che riguarda direttamente i paesi impegnati nel conflitto.
L'Italia, che da questo conflitto è rimasta fuori, non può fare altro che ribadire la condanna totale ed assoluta di un regime nazista - definiamolo in questo modo; forse è il termine più adatto - che non ha esitato a massacrare, in una sorta di genocidio, il suo popolo. Successivamente abbiamo visto su che razza di rapporti interni si sostenesse tale regime: regge dorate, uno sfarzo da Mille e una notte per i dirigenti del partito Baath, e la miseria, l'abbrutimento per la popolazione ridotta alla fame, evidentemente non per mancanza di fondi perché i fondi venivano spesi per un lusso sfrenato, per le armi e per uccidere, per eliminare fisicamente gli avversari politici.
Quindi, da questo punto di vista, il Governo non può far altro che ribadire la sua piena e totale condanna di quel regime.

PRESIDENTE. L'onorevole Rizzo ha facoltà di replicare.

MARCO RIZZO. Signor Presidente, posso ringraziare il ministro soltanto per la sua grande abilità nel non rispondere.
Non voglio entrare, adesso, nel merito della guerra e della partecipazione dell'Italia; comunque, abbiamo dato le basi, le infrastrutture militari e civili e, oggi, ci sono militari italiani in Iraq ai fini di una stabilizzazione voluta dagli Stati Uniti. Il problema vero è che l'Italia ha dato una legittimazione politica a questa guerra! Non lo dicono gli italiani, ma Rumsfeld e Wolfowitz: le armi di distruzione di massa sono state una giustificazione burocratica e non sono mai esistite nel momento della guerra; sono solo state usate in quel senso.
La domanda che continuiamo a porre al Governo italiano è la seguente: se sapeva che le armi di distruzione di massa non c'erano, evidentemente, ha mentito all'opinione pubblica del nostro paese; se, invece, per piaggeria, per compiacimento o per stare dietro al più forte ha preso per buone le informazioni che venivano dagli Stati Uniti e dalla Gran Bretagna, oggi si dovrebbe ricredere perché quelle informazioni, in quei paesi, hanno creato estreme difficoltà sia a Blair sia a Bush. In quelle nazioni, infatti, mentire all'opinione pubblica su un tema così importante come la guerra è molto riprovevole agli occhi dell'opinione pubblica e può portare persino alle dimissioni e all'impeachment del Presidente o del Primo ministro.
Nel pochissimo spazio che mi rimane, vorrei rimarcare che, come sempre, anche in questo question time, al quale, ai sensi del regolamento della Camera, dovrebbe partecipare un certo numero di volte il


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Presidente del Consiglio, Berlusconi non c'è. A tale proposito, vorrei anche spiegare a lei che, evidentemente, conosce il tema che il Presidente Berlusconi non partecipa mai al question time perché l'interrogazione dura un minuto, la risposta del Presidente del Consiglio tre e la replica due.

PRESIDENTE. Onorevole Rizzo...

MARCO RIZZO. Berlusconi non accetta la replica (Il deputato Rizzo espone un cartello recante il numero 59)!

PRESIDENTE. Concluda, onorevole Rizzo, perché ha superato i due minuti di cui disponeva.

MARCO RIZZO. Non accetta la replica di un deputato della Repubblica che può parlare davanti ai cittadini!
Quindi, è la cinquantanovesima volta che Berlusconi non viene in Assemblea, contravvenendo al regolamento della Camera ed alle regole della democrazia parlamentare (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Comunisti italiani e dei Democratici di sinistra-l'Ulivo).

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.
Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 17.

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