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PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 14 e delle proposte emendative ad esso presentate (vedi l'allegato A - A.C. 310 sezione 3)
Avverto che la richiesta di voto segreto sull'articolo 14 non è ammissibile.
Le norme in esame, avendo natura meramente procedurale, sono da considerarsi strumentali rispetto alle garanzie sostanziali previste dagli articoli 15 e 16 che, come si vedrà, incidono direttamente sulla tutela del pluralismo. Esse, dunque, in base anche ai precedenti, non sono tali da incidere direttamente sull'articolo 21 della Costituzione e, quindi, non sono assoggettabili allo scrutinio segreto.
Sulla base di tali considerazioni, non vi sono emendamenti da votare a scrutinio segreto riferiti all'articolo in esame.
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore per la maggioranza per la VII Commissione ad esprimere il parere delle Commissioni.
GIOVANNA BIANCHI CLERICI, Relatore per la maggioranza per la VII Commissione. Signor Presidente, le Commissioni esprimono parere contrario su tutti gli emendamenti.
PRESIDENTE. Il Governo?
MAURIZIO GASPARRI, Ministro delle comunicazioni. Il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Capitelli 14.11 e Carra 14.30, non accettati dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e Votanti 477
Maggioranza 239
Hanno votato sì 215
Hanno votato no 262).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Panattoni 14.12.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Violante. Ne ha facoltà.
LUCIANO VIOLANTE. Signor Presidente, signor ministro, colleghi, siamo ad uno dei punti cruciali di questa legge. Sinora, le questioni della guerra, per un verso, e quelle relative alla tecnicalità di questa legge, per un altro, hanno fatto passare in secondo piano un dato di fondo e cioè che qui stiamo legiferando in materia di libertà dei cittadini, sia dal punto di vista della libertà di accedere alle informazioni, sia dal punto di vista della libertà di fornire le stesse.
Noi siamo oggi in una situazione di libertà limitata dal punto di vista dell'accesso alle informazioni e dal punto di vista della fornitura di queste ultime. I dati sono i seguenti: il tasso di concentrazione, in termini di share, dei primi due gruppi televisivi era dell'89 per cento nel 1992, mentre adesso è arrivato al 90,2 per cento.
Questo tasso di concentrazione non ha eguali in Europa: è il 66 per cento in Germania, il 65 per cento in Gran Bretagna, il 64 per cento in Francia ed il 54 per cento in Spagna.
Noi siamo ad un tasso di oltre il 90 per cento, siamo cioè il paese meno libero dal punto di vista della possibilità di accedere alle informazioni e di fornire informazioni.
Su questo meccanismo, il progetto di legge interviene sotto tre profili: la scelta di puntare tutto sul digitale, la scelta di costruire una nozione nuova di sistema integrato di comunicazione e la scelta di costruire una nozione nuova di rete digitale.
Per quanto riguarda il digitale, esso non è assolutamente paragonabile all'analogico perché il primo quadruplica le possibilità di comunicazione. Quando si parla del 20 per cento con riferimento all'analogico, si allude ad una certa quota, ma quando ci si riferisce al 20 per cento per il digitale, bisogna considerare il 20 per cento per 4, date le possibilità di comunicazione. Inoltre, come i colleghi sanno, il digitale non entrerà in vigore nel 2006, ma, forse, nel 2012 o nel 2013, come ha rilevato un autorevole esponente di Mediaset. Ciò vuol dire che, per altri dieci anni, vi sarà un assetto che sarà fondato non sul digitale, ma su norme che disporranno come se esso esistesse, producendo una fortissima concentrazione.
Per quanto riguarda il sistema integrato delle comunicazioni, tale concetto era presente anche nella legge Maccanico, ma copriva un ristretto arco di possibilità, valutato, in termini di lire, attorno a circa 25 mila miliardi. Oggi il concetto nuovo di sistema integrato delle comunicazioni, previsto dall'articolo 2 del provvedimento in esame, fa riferimento, signor Presidente, alla trasmissione televisiva ed alla cartellonistica pubblicitaria (con dischi, film e qualunque cosa di questo tipo); secondo il professor Tesauro, presidente dell'Autorità antitrust, si tratta di un mercato che non ha alcuna comunicazione economica, non ha alcun senso metterlo insieme e, soprattutto, è difficile calcolarlo nel suo complesso (se un calcolo è possibile farlo, oscillerebbe attorno ai 50 mila miliardi). Anche in tal caso, la stessa quota riferita a 25 mila miliardi e a 50 mila miliardi produce una concentrazione enorme.
Per quanto riguarda il dato relativo alla nozione di reti nazionali, si fa riferimento oggi alla possibilità di ricevere sull'80 per cento del territorio nazionale, mentre nel provvedimento ci si riferisce alla possibilità di trasmettere per il 50 per cento, il che vuol dire che, poiché il digitale è legato alla possibilità di cambiare il televisore o di comprare il decoder, in realtà non si sa quanti saranno coloro che vi accederanno. Con questo meccanismo integrato, vale a dire puntare sul digitale che non vi sarà, definire una nozione nuova di sistema integrato delle comunicazioni e di reti nazionali, si avrà una formidabile concentrazione, fermo restando che i soggetti che già oggi operano sul mercato sono enormemente avvantaggiati.
Ciò implicherà la vera creazione di un futuro monopolio per i prossimi decenni. Ciò ci preoccupa perché è in gioco la libertà di tutti noi. Non sono slogan, perché tutti sanno che dalla libertà di poter informare, di poter essere informati e di poter accedere si misura la possibilità di competere sul mercato politico. Poiché uno dei proprietari di questo sistema è
anche in politica (lo ha rilevato Giulietti e non a caso), si tratta di un sistema di finanziamento della politica e dei partiti politici che fanno riferimento a quell'uomo politico. Non è una questione secondaria: è un altro profilo della libertà di cui stiamo parlando.
Con l'emendamento Panattoni 14.12, signor Presidente, sosteniamo una cosa completamente diversa: sosteniamo che vi sia parità di accesso, che coloro che dispongono del 40 per cento almeno dei mezzi di trasmissione consentano ad altri soggetti di accedere. Prevediamo, inoltre, che, mentre per l'analogico valgono le regole attuali, per il digitale valgano regole che garantiscano davvero la libertà di accesso e l'eguale possibilità di trasmissione e di ricezione. È una questione di libertà, lo ripeto.
Vi prego di valutare se le nostre proposte sono eccessive. In tal caso, sospendiamo l'esame per rivalutarle; certamente il meccanismo che voi avete costruito si pone assolutamente contro i principi fondamentali della nostra Costituzione e di nuovo sarà oggetto di ricorso davanti alla Corte costituzionale perché è peggio di quello già denunciato dalla Corte stessa. Vi saranno, inoltre, al riguardo conflitti innanzi alle autorità europee.
Non vedo perché dobbiamo sottoporre un sistema di questo tipo ad una serie di stress del genere. Posto che si tratta di una questione di libertà, chiedo che tutti i colleghi valutino per cortesia, con attenzione, questo tipo di argomentazioni e che intervengano anche per criticarle. La creazione di un super monopolio, dopo quello attuale, sarebbe veramente un colpo assai grave inferto alla possibilità di alternanza nel nostro paese (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo, della Margherita, DL-l'Ulivo e Misto-Comunisti italiani).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cardinale. Ne ha facoltà.
SALVATORE CARDINALE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, sono davvero convinto, e mi rivolgo al ministro delle telecomunicazioni, che l'articolo 14, pur senza entrare nel merito del complesso di norme che punta a regolare l'assetto del sistema radio televisivo, possa essere definita la madre di tutte le ambiguità.
SALVATORE CARDINALE. Un'ambiguità che tenta di nascondere il disegno di stabilizzare lo statu quo e di rendere permanente ed eterno lo sbarramento ad un reale pluralismo. La madre dell'effetto ottico che si intende provocare sta nella definizione di un concetto del tutto virtuale, parente stretto dell'assoluto hegeliano, come qualcuno ha voluto definire il sistema integrato delle comunicazioni. Ma cos'è il sistema integrato delle comunicazioni se non un universo difficilmente definibile e perimetrabile, che, proprio in forza della sua astrattezza - una corposa e lucrosa astrattezza -, tende a raggiungere un obiettivo assai preciso?
Non credo serva fantasia per capire che qui si intende diluire in un aggregato senza confini quel 20 per cento che viene proposto come un tetto e che invece è una cifra del tutto priva di senso reale. Non vi è tempo purtroppo per chiedere che cosa sia oggi, in un contesto che evolve rapidamente, l'industria della telecomunicazione. L'unica certezza di cui disponiamo è l'impossibilità pratica di definire dei parametri con i quali misurare ogni singolo settore. Come si può misurare infatti l'area dei contenuti e quella dei servizi? E quale peso si può attribuire agli uni e agli altri secondo appropriate gerarchie di valore e di effetti? Per questa ragione, l'articolo sostitutivo che proponiamo si colloca nella prospettiva di assicurare sia nella fase della sperimentazione, semmai vi sarà una sperimentazione, sia in quella del passaggio al digitale, il pluralismo delle fonti e la concorrenza effettiva fra emittenti che utilizzano reti via etere terrestre, via cavo e via satellite.
Effettività significa inequivocabilmente garantire che le valutazioni devolute al
l'autorità circa la concorrenza delle singole posizioni di mercato si manifestino in ordine ad ogni singolo mezzo distributivo di programmi, alla presenza e regolazione di eventuali posizioni dominanti, alle modalità eque e trasparenti della gestione, al sistema di corrette relazioni fra operatori di rete e fornitori di contenuti, ed infine, alle condizioni riservate alle società titolari di servizi di pubblica utilità che godono di diritti di esclusiva.
In conclusione, con questo emendamento ci proponiamo di introdurre un elemento di chiarezza che serva a rendere effettiva la strada dell'accesso. Vogliamo cioè impedire che questa strada continui a rimanere chiusa, oggi, e cosa ancor più grave domani, allorché il digitale, più che la Mecca delle libertà, potrebbe apparire, e senza l'approvazione di questo emendamento sicuramente apparirà, il luogo di tutte le fratture, disparità e di ogni concentrazione possibile (Applausi dei deputati del gruppo della Margherita, DL-l'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Giulietti. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE GIULIETTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, vorrei brevemente, considerato che il presidente Violante ha tentato, in uno sforzo estremo di moderazione, richiamare l'attenzione collettiva, e mi rivolgo a lei, nel ribadire che l'Italia deve sapere che questa legge nega il pluralismo. Deve sapere inoltre che nega la concorrenza, lo sviluppo tecnologico nel sistema delle telecomunicazioni.
L'Italia deve sapere che questa legge nega le sentenza della Corte costituzionale e favorisce Mediaset! L'Italia deve sapere, Presidente, che dopo 687 giorni dall'impegno di Berlusconi a regolare il conflitto di interessi, questa legge invece rafforza la posizione dominante di Mediaset, che ha qualche rapporto di parentela con esso Presidente. L'Italia deve sapere che questa legge favorisce solo il Presidente del Consiglio e la posizione dominante delle sue aziende (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bellillo. Ne ha facoltà.
KATIA BELLILLO. Signor Presidente, noi Comunisti italiani siamo d'accordo con questo emendamento e per questa ragione chiedo di sottoscriverlo. Anche perché, attraverso questo emendamento, si vuole effettivamente tutelare il pluralismo e garantire regole trasparenti nella concorrenza nel mercato radiotelevisivo via etere terrestre in tecnica digitale.
KATIA BELLILLO. Per questa ragione, deve essere garantito il pluralismo delle fonti, perché vi sia una vera concorrenza tra le emittenti che utilizzano reti via etere terrestre, via cavo e via satellite. Invece, con questo articolo e, complessivamente, con questa legge, non si affronta il problema che abbiamo oggi in Italia e che pesa come un macigno sulla libertà, sulla democrazia, sulla libertà di informazione in questo paese, e cioè il problema della presenza di un monopolista privato che chiude ormai da decenni qualunque possibilità di espansione del settore privato dell'informazione.
È già stato detto e lo voglio ripetere: con questa legge, ma in particolare con l'articolo 14, si vuole far credere di cambiare, di procedere verso una innovazione profonda. In realtà, non si cambia un bel niente, anzi, si rafforza chi oggi, di fatto, ha in mano l'informazione, non soltanto le televisioni, ma anche i giornali.
Con questa legge non si garantisce nessun pluralismo! Questo credo sia il punto cruciale, perché con questa legge e, in particolare, con l'articolo 14 voi state minando la libertà ed è per questo che noi, attraverso questi emendamenti, cerchiamo di modificare una tendenza pericolosa, perché voi non garantite un'informazione pluralista! I dati che ha ricordato poc'anzi l'onorevole Violante denunciano una situazione
di estrema gravità nel nostro paese: in Italia è a rischio la democrazia, perché purtroppo l'accesso all'informazione è ormai in mano ad un'unica persona! Noi crediamo che questa legge sia anticostituzionale, perché - è ovvio - favorisce gli interessi di una azienda, di Mediaset e, quindi, favorisce gli interessi del proprietario di questa azienda.
Del resto, la cappa di piombo del conflitto di interessi agisce come un maglio su tutto il discorso del pluralismo, sia interno che esterno. D'altro canto, anche la questione dell'innovazione è in forte difficoltà. La transizione del sistema delle comunicazioni alla tecnologia digitale, come tutte le rivoluzioni tecnologiche, sicuramente può essere una grande occasione di sviluppo, ma anche di rafforzamento della democrazia, di garanzie per la partecipazione dei cittadini; ma se è mal governata, come con questa legge sarà sicuramente mal governata, può diventare un buon boccone soltanto ed esclusivamente per gli affaristi di vecchi e nuovi monopoli.
Allora, se l'avvento del digitale deve essere un'opportunità di sviluppo - come noi crediamo - ma soprattutto una grande opportunità per il rafforzamento e la crescita della democrazia, serve una politica che guidi i processi di innovazione e non provvedimenti che, in realtà, soffocano il pluralismo, fanno tornare indietro i processi democratici ma soprattutto mettono al riparo esclusivamente le grandi aziende monopolistiche dai rischi della modernizzazione. Questa è la verità. Questo è ciò che si intende fare con l'impianto complessivo di questo provvedimento: si vogliono salvaguardare i grossi gruppi dai rischi degli investimenti per la modernizzazione affinché possano accedere più facilmente, ma soprattutto senza rischi, ai benefici delle nuove tecnologie. Questo, signor ministro, a nostro avviso, è veramente inaccettabile. Forse sarebbe opportuno confrontarsi e riflettere ancora un momento sull'articolo 14 e soprattutto valutare, con più attenzione, la valenza dell'emendamento Panattoni 14.12 che noi, deputati dei Comunisti italiani, vogliamo sottoscrivere perché sicuramente, non solo ci aiuta a fare in modo che questo provvedimento non venga impugnato dalla Corte costituzionale, ma soprattutto perché potrebbe diventare lo strumento per sviluppare la democrazia e la partecipazione in questo nostro paese (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Comunisti italiani e dei Democratici di sinistra-l'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Giachetti. Ne ha facoltà.
ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, l'Italia deve sapere che questa legge nega il pluralismo (Commenti dei deputati del gruppo di Forza Italia)... L'Italia deve sapere (anche se ai colleghi della maggioranza fa male che l'Italia sappia e questo provvedimento è stato realizzato anche per fare in modo che gli italiani sappiano sempre meno con riferimento a ciò che accade anche in quest'aula), che questa legge nega la concorrenza. L'Italia deve sapere che questa legge nega lo sviluppo tecnologico del sistema della comunicazione. L'Italia deve sapere che questa legge lega l'imparzialità dell'informazione, strumento essenziale per la realizzazione di una democrazia compiuta. L'Italia deve sapere che questa legge nega le sentenze della Corte costituzionale e favorisce Mediaset. L'Italia deve sapere che, dopo 687 giorni dall'impegno di Berlusconi di regolare il conflitto di interessi, questa legge rafforza, invece, la posizione dominante di Mediaset. L'Italia deve sapere che questa legge favorisce solo il Presidente del Consiglio e la posizione dominante di Mediaset. Noi faremo in modo che l'Italia sappia, contro chi continua, anche con questa legge, a fare in modo che l'Italia non sappia. Faremo in modo che l'Italia sappia quanto questa maggioranza disattende gli impegni assunti durante la campagna elettorale (Applausi dei deputati del gruppo della Margherita, DL-l'Ulivo)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mazzuca
Poggiolini, alla quale ricordo che ha un minuto di tempo a sua disposizione. Ne ha facoltà.
CARLA MAZZUCA POGGIOLINI. Signor Presidente, non dico l'eleganza ma almeno la decenza vorrebbe che, nel quadro del conflitto di interesse e della fretta che spinge a voler approvare da parte da maggioranza questo provvedimento (che trasporta una situazione dominante anche nel futuro, ossia quello dettato, in ambito della comunicazione televisiva, dalla tecnica digitale), un Governo, una maggioranza accettassero l'emendamento sostitutivo dell'opposizione proprio in virtù di quel rispetto dei ruoli e del pluralismo dell'informazione, in virtù di quella volontà espressa dal Presidente del Consiglio di voler eliminare il conflitto di interessi. Siamo, invece, ad una battaglia muro contro muro e questo la dice lunga sulle bugie e sugli interessi fortissimi, violenti che muovono e sostengono tutti i partiti che compongono questa maggioranza. Chiediamo di sottoscrivere quest'emendamento e come UDEUR-Popolari per l'Europa lo voteremo compatti (Applausi dei deputati del gruppo Misto-UDEUR-Popolari per l'Europa).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Panattoni. Ne ha facoltà.
GIORGIO PANATTONI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, stiamo parlando di una legge che segnerà i prossimi vent'anni della vita del paese.
Vogliamo dire agli italiani che questa legge nega il pluralismo, nega la concorrenza, riserva solo al duopolio attuale lo sviluppo tecnologico del sistema della comunicazione, nega l'imparzialità dell'informazione, strumento essenziale per la realizzazione di una democrazia compiuta - come ha affermato il nostro Presidente della Repubblica -, nega le sentenze della Corte costituzionale e favorisce Mediaset, non risolve il conflitto di interessi e, anzi, rafforza la posizione dominante di Mediaset.
L'Italia deve sapere che questo provvedimento favorisce solo il Presidente del Consiglio e la posizione dominante delle sue imprese.
Colleghi fermatevi! Riflettete bene prima di dire di sì perché sarete responsabili di un grave errore che segnerà il futuro dell'Italia (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Villetti. Ne ha facoltà.
ROBERTO VILLETTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, siamo arrivati ad un punto di questo provvedimento che è un po' il cuore di tutto il problema.
Su questo aspetto decisivo del pluralismo dovrebbe esserci, all'interno di quest'aula, una comune sensibilità rispetto ad una questione che riguarda i principi di libertà.
ROBERTO VILLETTI. L'impostazione data al problema dal Governo è caratterizzata, innanzitutto, da una sorta di fuga in avanti rispetto all'attuale situazione, dominata dall'analogico. In qualche modo, si rinviano al digitale che verrà gli interventi che dovrebbero tutelare la concorrenza. Tuttavia, anche quando il digitale verrà e si diffonderà pienamente ci troveremo di fronte a misure del tutto insufficienti.
Noi non partiamo da una situazione nella quale l'opposizione indica una situazione patologica nel campo dell'informazione. Voglio ricordare, infatti, che, in occasione della nomina dei vertici della RAI, i Presidenti delle Camere, il Presidente Casini ed il Presidente Pera, hanno puntato ad una soluzione di garanzia perché hanno sostanzialmente certificato una situazione di conflitto di interessi: ci troviamo davanti ad una situazione di duopolio che, di fatto, è di monopolio
poiché, direttamente o indirettamente, sia la RAI che Mediaset sono riconducibili al Presidente del Consiglio.
Talvolta, l'onorevole Berlusconi afferma che, tutto sommato, sia a Mediaset che alla RAI è assicurato un certo pluralismo, per cui l'opposizione non avrebbe alcunché di cui lamentarsi.
Ammettendo che vi sia un certo pluralismo, in una democrazia liberale il problema non è quello che il principe, più o meno illuminato, conceda spazi di pluralismo.
In una democrazia liberale il problema di fondo è costituito dalle regole, cioè da regole che assicurino il pluralismo, a parte la sensibilità di chi detiene le leve del potere. Quindi, è assolutamente evidente che l'impostazione data dal Governo non risolve il problema del pluralismo, perché di fatto continueremo con un duopolio, come è avvenuto fino ad oggi. Io penso che questa questione dovrà essere affrontata, a mio giudizio, ancora più radicalmente; sono del parere che si debba privatizzare larga parte della RAI e quindi dare la possibilità di una effettiva concorrenza nel mercato. Inoltre, quell'impostazione del Governo non risolve neppure il problema molto grave del conflitto di interessi.
Guardi, signor Presidente, il Governo, su questo aspetto del pluralismo dell'informazione, avrebbe dovuto richiedere il concorso dell'opposizione, accogliere le proposte dell'opposizione, cioè cercare in qualche modo di affrontare questo problema e risolverlo, come in qualche modo i Presidenti delle Camere hanno cercato di fare per quanto riguarda la RAI, a parte come si è poi conclusa la vicenda. Questo non è stato fatto, per cui noi appoggeremo l'emendamento e continueremo questa battaglia perché la consideriamo fondamentale per il pluralismo e la libertà nel nostro paese (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Socialisti democratici italiani e Misto-UDEUR-Popolari per l'Europa).
PRESIDENTE. Prima di dare la parola all'onorevole Lettieri, consentitemi di salutare Alfred Moisiu, Presidente della Repubblica di Albania, che ci onora di essere qui presente.
Naturalmente, confermo i sentimenti di amicizia tra l'Italia e l'Albania, paese a noi vicino e caro (Generali applausi - L'Assemblea e i membri del Governo si levano in piedi).
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Lettieri. Ne ha facoltà.
MARIO LETTIERI. Signor Presidente, la democrazia si fonda sulla libertà e sul pluralismo. Questo provvedimento invece lo nega e blocca la concorrenza in un settore assai delicato quale quello della informazione. Una vera democrazia si nutre della imparzialità dell'informazione, invece, favorendo e rafforzando la posizione dominante di Mediaset, questo provvedimento ignora questa esigenza, ignora le sentenze della Corte costituzionale, rende ancora più forte il conflitto di interessi del Capo del Governo. Anche lo sviluppo tecnologico del sistema della comunicazione è condizionato negativamente dalle norme contenute in questo provvedimento. I cittadini italiani devono sapere perciò che questo è un provvedimento fatto esclusivamente per favorire le aziende televisive del Presidente Berlusconi, è un'altra legge vergogna che la maggioranza purtroppo approva perché è abituata ad ubbidire tacendo (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Buffo. Ne ha facoltà.
GLORIA BUFFO. Signor Presidente, l'Italia deve sapere che questo provvedimento nega il pluralismo (Commenti dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza nazionale)...
PRESIDENTE. Colleghi, l'onorevole Buffo naturalmente avrà più tempo a disposizione per parlare se verrà interrotta. Per cui, vi consiglio di non interrompere.
GLORIA BUFFO. ...deve sapere che questo provvedimento nega la concorrenza. L'Italia deve sapere che questo provvedimento nega lo sviluppo tecnologico della comunicazione, che questo provvedimento nega le sentenze della Corte costituzionale e favorisce Mediaset. Dopo 687 giorni dall'impegno di Berlusconi di regolare il conflitto di interessi, il provvedimento rafforza invece la posizione dominante di Mediaset. È un provvedimento che favorisce il Presidente del Consiglio e la posizione dominante della sua azienda. Capisco che chi mette le mani sulle TV preferisce che gli italiani non sappiano, ma il 90 per cento del Parlamento non si compra, come invece accade per il mercato delle risorse radiotelevisive (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo e della Margherita, DL-l'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Fioroni. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE FIORONI. Signor Presidente, colleghi, abbiamo aspettato un anno e dieci mesi perché dovevate risolvere il conflitto di interessi del presidente Berlusconi, invece ci presentate un provvedimento che non solo blocca la concorrenza, ma aggrava la situazione del pluralismo dell'informazione.
Quindi, volete tutto meno che evitare i plagi e l'informazione distorta e, contestualmente, di creare bisogni e dare, poi, l'illusione di averli risolti. Avete disatteso completamente le indicazioni della Corte costituzionale, favorite ancor di più Mediaset e le posizioni di informazione del Presidente del Consiglio.
Avremo, quindi, un Presidente del Consiglio che per primo non sarà liberato dal suo peso, sarà gravato dai suoi pesanti interessi nella quotidiana opera di Presidente e di Capo del Governo ed avremo nel nostro paese una democrazia non vera e una libertà non reale. Non basterà mettere le porte girevoli a Palazzo Chigi per consentirgli una gestione imparziale ma, visto che ha voluto una legge che codificasse, definisse e tutelasse così bene il peso dei suoi interessi, è proprio il caso di dire che mai peso gli fu più caro e più leggero (Applausi dei deputati del gruppo della Margherita, DL-l'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cima. Ne ha facoltà.
LAURA CIMA. Signor Presidente, intervengo a titolo personale perché, purtroppo, il regolamento penalizza i gruppi più piccoli e, quindi, non abbiamo neanche il numero sufficiente di emendamenti per poter contestare la proposta di legge in esame. Le chiedo di aggiungere il mio nome e quello dei deputati Verdi presenti in aula all'emendamento Panattoni 14.12 che, ovviamente, condividiamo totalmente.
Signor ministro, pare evidente che un titolo come quello del capo II («Tutela della concorrenza e del mercato») suona, quanto meno, un po' ridicolo nella situazione italiana, che i colleghi intervenuti prima di me hanno ricordato essere di monopolio di fatto e di concentrazione di share del 90,2 per cento, con una percentuale vergognosa rispetto agli altri livelli europei. Credo che nessuno di noi in quest'aula possa contestare il fatto che non esiste democrazia se non c'è libertà di informazione e allora, signor Presidente e signor ministro, corriamo seriamente rischi in questo senso. Condivido le affermazioni dell'onorevole Villetti, il quale ricordava che una maggioranza seria e autorevole avrebbe dovuto contrattare il provvedimento con l'opposizione, proprio per amore della democrazia; invece, state procedendo con la forza dei numeri e, quindi, create un vero rischio per la democrazia nel nostro paese.
Quindi, invito tutti i colleghi a valutare seriamente questa situazione perché, se adottassimo il provvedimento così com'è senza l'approvazione di alcuni emendamenti, segneremmo una pagina vergognosa nel nostro Parlamento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Merlo. Ne ha facoltà.
GIORGIO MERLO. Signor Presidente, credo che attorno al tema del pluralismo, malgrado le mozioni della Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi e le ripetute dichiarazioni di principio, oggi possiamo raccogliere alcune conclusioni, che sono quanto mai chiare e sono state già evidenziate da molti altri colleghi. In questi due anni di governo del centrodestra il pluralismo si è fortemente indebolito, la qualità del servizio pubblico radio-televisivo non è aumentata e il principio della concorrenza, imbrigliato da mille regole, stenta a decollare. Con la legge in esame confermiamo la posizione dominante che nega alla radice qualunque ragione di pluralismo e di libero accesso all'informazione e, soprattutto, non risolve la vera questione democratica del nostro paese, che continua ad essere quella di un'informazione distorta e piegata ai voleri di questa maggioranza.
Per tali motivi, attorno all'emendamento Panattoni 14.12, all'articolo 14 e alla legge stessa ci sarà una vera ribellione democratica di tutta la cultura democratica del nostro paese (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-l'Ulivo e dei Democratici di sinistra-l'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Sasso. Ne ha facoltà.
ALBA SASSO. Signor Presidente, la legge in esame, più urgente di qualsiasi altro problema, nega le sentenze della Corte costituzionale sul pluralismo e sulla libertà dell'informazione e favorisce Mediaset.
Questa legge nega il pluralismo: l'Italia deve saperlo; nega la concorrenza; abolisce i limiti agli incroci proprietari tra stampa e televisione; nega lo sviluppo tecnologico del sistema della comunicazione; e dopo 687 giorni dall'impegno, solennemente preso, dal Presidente del Consiglio di regolare il conflitto di interessi, questa legge non fa altro che rafforzare la posizione dominante di Mediaset.
L'Italia deve sapere che tale legge favorisce soltanto il Presidente del Consiglio e la posizione dominante di Mediaset (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Rognoni. Ne ha facoltà.
CARLO ROGNONI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, alcuni di noi, tristemente più anziani, si ricordano la legge Mammì, entrata nella storia come «legge fotocopia», per fotografare l'esistente.
Si era lasciato crescere il far west; ognuno occupava ciò che poteva; e si erano di fatto formati e consolidati due monopoli, in particolare sul campo privato il monopolio allora Fininvest, oggi Mediaset; e la legge Mammì fotografò l'esistente.
I regolamenti previsti, poi, resero inutile l'antitrust; infatti, se vi ricordate, si stabilì che l'Italia, unico paese al mondo, avrebbe avuto 12 reti nazionali analogiche: non c'era alcun paese al mondo che avesse tante reti nazionali!
L'antitrust della legge Mammì prevedeva, infatti, che nessuno potesse avere più del 20 per cento del totale previsto; per avere tre reti, quindi, era necessario che ce ne fossero almeno 12; e se non ci fossero state, sarebbe state inventate.
Oggi, siamo in presenza, dopo la legge Mammì, della legge Gasparri; se la legge Mammì fotografò il passato, la legge Gasparri ipoteca il futuro; pone una pesante ipoteca sulle prospettive del paese, anche dal punto di vista tecnologico.
Per tale motivo, dobbiamo renderci conto del danno politico che tale provvedimento legislativo apporterà al sistema della democrazia e dell'informazione.
Io capisco tutto, ma non accetto di essere preso in giro.
Anche il Presidente della Repubblica, che ha inviato un messaggio, affinché si favorisca lo sviluppo del pluralismo e per una riforma di sistema, di cui si ha bisogno per il pluralismo, non può essere preso in giro da una legge di tal genere (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo e Misto-Comunisti italiani).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Camo. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE CAMO. Signor Presidente, interveniamo a titolo personale, affinché l'Italia sappia che il provvedimento legislativo in questione nega il pluralismo e la concorrenza (Commenti dei deputati del gruppo di Alleanza nazionale). Si sappia che tale legge nega lo sviluppo tecnologico del sistema della comunicazione e l'imparzialità dell'informazione, strumento essenziale per la realizzazione di una democrazia compiuta.
L'Italia deve sapere che tale legge nega addirittura le sentenze della Corte costituzionale e favorisce Mediaset.
Gli italiani devono sapere che, dopo 687 giorni dall'impegno assunto da Berlusconi di regolare il conflitto di interessi, tale legge rafforza la posizione dominante di Mediaset.
L'Italia deve saper ancora che tale legge favorisce la posizione dominante di Mediaset, cioè le reti di cui è proprietario il Presidente del Consiglio dell'Italia, e non del Burundi!
Tutto ciò avviene alla faccia del conflitto di interessi (Applausi dei deputati del gruppo della Margherita, DL-l'Ulivo)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Giordano Ne ha facoltà.
FRANCESCO GIORDANO. Signor Presidente, è del tutto vero, com'è stato detto, che le questioni affrontate riguardano direttamente la costituzionalità del provvedimento. A nostro parere si sono violati i principi del pluralismo e della concorrenza; tra l'altro, eliminando ogni limite antitrust.
È per questo motivo che siamo ad un passaggio delicato ed importante del testo legislativo. Anche con l'imposizione del tetto del 20 per cento all'acquisizione di risorse, tuttavia quel tetto è determinato in base ad una gamma così variabile di risorse ed il calcolo è così difficile da risultare assolutamente impossibile.
Ciò che vogliamo rilevare è che voi con un escamotage, in realtà, piegate l'innovazione tecnologica e la diffusione del digitale all'evidente interesse di favorire Mediaset. Infatti, utilizzate questo escamotage per vanificare la recente sentenza della Corte costituzionale che fissa il termine inderogabile del 31 dicembre 2003 per il passaggio di Retequattro sul satellite. Anche in questa maniera impedite un pluralismo effettivo. Salvate un'azienda e, contemporaneamente, negate l'effettiva pluralità del sistema informativo. Come si vede, siamo giunti ad un nodo centrale e, per questa ragione, credo vada denunciato con forza il tentativo di manipolazione dell'intero assetto informativo che volete produrre con questo articolo del provvedimento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gibelli. Ne ha facoltà.
ANDREA GIBELLI. Signor Presidente, vorrei rispondere a tutti i colleghi che hanno intonato un ritornello ipocrita e senza storia, rispetto al modo in cui si è svolta la gestione della TV pubblica da parte dell'Ulivo durante la passata legislatura. Vorrei dire ai colleghi Giachetti, Panattoni, Rognoni e a tutti gli altri che hanno assistito anche all'intervento del presidente Violante, che quel teatrino, rappresentato dalla lettura del testo che state ripetendo in Assemblea, mi sembra il cosiddetto balletto delle vergini. Non vi ricordate, infatti, come avete gestito la TV pubblica durante la passata legislatura (Applausi dei deputati del gruppo della Lega nord Padania e di deputati del gruppo di Forza Italia)!
PIERO RUZZANTE. Pensa a come la stai gestendo tu!
ANDREA GIBELLI. L'Italia sa bene cosa avete fatto durante la passata legislatura! Vorrei ricordare, in nome del pluralismo che si legge tra le righe di questo ritornello che - lo ripeto - è un «balletto delle vergini», le varie trasmissioni
faziose della TV pubblica. Ricordiamo interventi di ministri durante trasmissioni televisive i quali bacchettavano iniziative richiamando ad un'informazione più congrua (Commenti dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo)...
RENZO INNOCENTI. E Gasparri cosa fa?
PRESIDENTE. Calma, onorevoli colleghi (Commenti del deputato Cè)! Calma!
Onorevole Cè! L'onorevole Gibelli non ha bisogno di tutele.
ANDREA GIBELLI. Ricordiamo ministri che telefonavano in diretta!
RENZO INNOCENTI. Ma cosa dici?
PIERO RUZZANTE. E Domenica in?
ANDREA GIBELLI. Non è finita!
RENZO INNOCENTI. Continua, allora!
ANDREA GIBELLI. Andiamo avanti! Oltre ai ministri che intervenivano, ricordiamo i vari Luttazzi e Travaglio, il Tg3, Santoro e Biagi, che erano compagni di nome e di fatto. Lo ripeto: compagni di nome e di fatto (Applausi dei deputati dei gruppi della Lega nord Padania e di Alleanza nazionale e di deputati del gruppo di Forza Italia)! Abbiamo assistito a processi in diretta senza diritto di replica. Vorrei ricordare ai colleghi della Casa delle libertà quando si assisteva all'uso strumentale della TV pubblica, senza la possibilità di replicare (Commenti del deputato Frigato).
Per quanto riguarda la Lega, nella passata legislatura abbiamo toccato il fondo. Abbiamo avuto la possibilità di intervenire per un tempo inferiore al 10 per cento rispetto a quello che doveva essere destinato ad un partito dell'opposizione. Tuttavia, le posizioni della Lega davano fastidio, perché accusavano da subito la vostra colonizzazione della TV pubblica! E oggi venite ad impartirci lezioni! Vergognatevi! (Applausi dei deputati dei gruppi della Lega nord Padania, di Forza Italia e di Alleanza nazionale - Commenti dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo e della Margherita, DL-l'Ulivo)!
Concludo dicendo che questa legge - che rimanga agli atti - è un atto che va anche e soprattutto nella direzione del pluralismo, visto e considerato che voi non conoscete nemmeno i termini concreti del pluralismo, ricordando al paese come avete trattato l'opposizione quando eravate al Governo durante la passata legislatura. Che rimanga agli atti il vostro atteggiamento, che oggi ci ricordate attraverso questi ritornelli (Applausi dei deputati dei gruppi della Lega nord Padania e di Alleanza nazionale e di deputati del gruppo di Forza Italia)!
LUIGINO VASCON. Comunisti!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Grignaffini. Ne ha facoltà.
GIOVANNA GRIGNAFFINI. Signor Presidente, vorrei spiegare con calma al collega Gibelli cosa sta votando. Si tratta di un piccolo capolavoro dal punto di vista degli interessi del Presidente del Consiglio, ma è una proposta indecente dal punto di vista della democrazia e della libertà di informazione. Il Presidente del Consiglio ha un problema: ha troppe televisioni. Si dice che con il digitale sarà possibile avere più canali, peccato che in Italia il digitale non vi sia. Allora, mettete in legge che il digitale c'è. Qualcun altro potrebbe intervenire in questo sistema, e voi inserite nella legge un tetto per i nuovi entranti. Inoltre, il settore potrebbe essere valutato anche da un punto di vista economico e la «bulimia» del Presidente del Consiglio potrebbe essere punita dall'antitrust. Allora, dite che non esiste più il mercato di riferimento, ma inventate il sistema integrato delle comunicazioni che è un mercato di impossibile decifrazione sul piano economico.
Onorevole Gibelli, è questa la cosa indecente che state votando (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo e della Margherita, DL-l'Ulivo)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Bottino. Ne ha facoltà.
ANGELO BOTTINO. Signor Presidente, a volte mi sembra di vivere in un'altra nazione. Quando ascolto certi commenti ritengo che, forse, ci si dovrebbe fare un esame di coscienza. Credo che nessuno di noi sia titolare di tante televisioni: uno solo ha il potere di averne tante.
Credo che l'Italia debba sapere che veramente questa legge nega un pluralismo (Commenti dei deputati del gruppo di Alleanza nazionale) e nega anche uno sviluppo tecnologico del sistema della comunicazione, gestito solo da un potere. L'Italia deve sapere che questa legge nega l'imparzialità dell'informazione, le sentenze della Corte costituzionale, e favorisce Mediaset: credo che questo sia logico. L'Italia deve sapere che, dopo tanti giorni dall'impegno di Berlusconi di regolare il conflitto di interessi, questa legge rafforza la posizione dominante di Mediaset. È proprio una legge di sistema che...
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Bottino.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Iannuzzi. Ne ha facoltà.
TINO IANNUZZI. Signor Presidente, la legge all'esame dell'Assemblea investe questioni di straordinaria delicatezza incrociando i principi di rango costituzionale del pluralismo e della concorrenza. Ebbene, con questa normativa sicuramente non siamo in grado, anche violando la giurisprudenza della Corte costituzionale, di evitare un gravissimo vulnus alla costruzione di un sistema dell'informazione davvero imparziale e pluralistico, indispensabile per la realizzazione di una democrazia compiuta. Fra l'altro, la riforma all'esame del Parlamento non sarà in condizione di incentivare quello sviluppo tecnologico del sistema delle comunicazioni che richiede il passaggio con regole e tempi certi dell'offerta televisiva alla tecnologia digitale.
Dovremo costruire un sistema delle comunicazioni davvero integrato, davvero pluralistico, davvero articolato, davvero imparziale. Invece, colleghi della maggioranza, con la normativa che state per approvare potrete raggiungere solo un risultato, sicuramente non utile per il paese: potenziare la posizione dominante di Mediaset nel mercato radiotelevisivo (Applausi dei deputati del gruppo della Margherita, DL-l'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Siniscalchi. Ne ha facoltà.
VINCENZO SINISCALCHI. Signor Presidente, ho prestato molta attenzione allo sviluppo di questo dibattito e mi pare debba necessariamente diventare un dibattito popolare. Per me, francamente, non rappresenta una sorpresa questo modo di legiferare che si concreta in un attacco, ancora una volta, ad una norma costituzionale: l'articolo 21. Ciò non ha rappresentato motivo di sorpresa e credo che gli italiani cominceranno a maturare l'indignazione.
Si è attaccato l'articolo 3 della Costituzione (il principio che la legge è uguale per tutti), quando abbiamo assistito alle leggi fotografia e alle leggi su interessi particolari. Ci si è discostati dall'articolo 11 quando si è inventata una sostanziale entrata in guerra strisciante, relativamente alla quale adesso abbiamo serie preoccupazioni anche per la nostra popolazione e per gli attentati che potremmo subire. Adesso si attacca l'articolo 21 (della Costituzione) in un modo forte, pesante. Si attacca il pluralismo, si attaccano le sentenze della Corte costituzionale, si attaccano le decisioni ...(Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo).
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Siniscalchi.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Milana. Ne ha facoltà.
RICCARDO MILANA. Qualche attimo fa, nel corso del suo provocatorio intervento, l'onorevole Gibelli ci ricordava che nella scorsa legislatura la Lega aveva raggiunto il punto più basso. Non è così, perché il punto più basso la Lega lo raggiunge oggi, in questo periodo: quando continua a barattare pezzi di potere con gli interessi del Presidente del Consiglio, quando viene qui a sostenere leggi esclusivamente dedicate ad accrescere il potere del Presidente del Consiglio e delle sue aziende, quando nega le sentenze della Corte costituzionale, quando impedisce di fatto l'imparzialità dell'informazione televisiva, dell'informazione democratica e quando altera con il suo voto, insieme al resto della maggioranza parlamentare di centrodestra la base stessa della convivenza democratica. Quando si cambiano regole così democratiche, così importanti per la democrazia ...(Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-l'Ulivo e dei Democratici di sinistra-l'Ulivo).
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Milana.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Rusconi. Ne ha facoltà.
ANTONIO RUSCONI. Indubbiamente questo è un giorno triste, non solo per il Parlamento ma per il paese, perché oggi neghiamo di fatto il pluralismo come valore e questa legge nega la concorrenza. L'Italia deve dunque sapere che questo provvedimento nega non solo lo sviluppo tecnologico del sistema della comunicazione, ma nega anche l'imparzialità dell'informazione, strumento essenziale per una reale democrazia compiuta. L'Italia deve sapere, altresì, che dopo quasi due anni dall'impegno del Presidente del Consiglio di sanare il proprio conflitto di interessi questa legge lo rafforza e rafforza la posizione dominante di Mediaset. Questa legge dunque favorisce solo il Presidente del Consiglio, la posizione dominante di Mediaset ed è una brutta pagina per la democrazia dell'Italia (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-l'Ulivo e dei Democratici di sinistra-l'Ulivo)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Carli. Ne ha facoltà.
CARLO CARLI. Vorrei far riflettere i colleghi della maggioranza su questo testo che essi propongono di approvare. In primo luogo, vorrei dire che esso non rispetta il messaggio del Presidente della Repubblica e non rispetta i pareri dell'autorità per la concorrenza. Quindi ciò inviterebbe il Governo e la maggioranza a ritirare questo provvedimento. Questa legge nega il pluralismo, questa legge nega la concorrenza. L'Italia lo deve sapere! L'Italia deve sapere inoltre che questa legge nega non solo lo sviluppo tecnologico del sistema della comunicazione, ma nega anche l'imparzialità dell'informazione, strumento essenziale per la realizzazione di una democrazia compiuta. Questa legge nega anche le sentenze della Corte costituzionale e favorisce Mediaset. L'Italia deve sapere che dopo 687 giorni dall'impegno di Berlusconi di regolare il conflitto di interessi questa legge rafforza invece la posizione dominante di Mediaset. L'Italia deve sapere che questa legge favorisce solo il Presidente del Consiglio e la posizione dominante di Mediaset (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Ruta. Ne ha facoltà.
ROBERTO RUTA. L'Italia deve sapere che questa legge nega il pluralismo. Deve sapere che questa legge nega la concorrenza e nega lo sviluppo tecnologico del sistema della comunicazione, così come nega l'imparzialità dell'informazione, strumento
essenziale per la realizzazione di una democrazia compiuta. L'Italia deve sapere che questa legge nega e contrasta le sentenze della Corte costituzionale e favorisce Mediaset. L'Italia deve sapere che dopo 687 giorni dall'impegno di Berlusconi di regolare il conflitto di interessi questa legge rafforza invece la posizione dominante di Mediaset. L'Italia deve sapere che questa legge favorisce solo il Presidente del Consiglio, la sua posizione dominante e quella della sua azienda (Applausi dei deputati del gruppo della Margherita, DL-l'Ulivo)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Melandri. Ne ha facoltà.
GIOVANNA MELANDRI. Signor Presidente, questa legge (Commenti dei deputati del gruppo di Alleanza nazionale)...
PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, non mi sembra che questo vostro comportamento denoti civiltà, stiamo ascoltando tutti.
Poi, se la maggioranza ha tempo per divertirsi, credo che anche l'opposizione possa perdere tempo.
Prego, onorevole Melandri.
GIOVANNA MELANDRI. Vorrei rispondere a quei colleghi che hanno fatto riferimento alla passata gestione della RAI. Probabilmente, non avete compreso fino in fondo ciò che state votando e credo che questo sia un segno della vostra difficoltà. Infatti, vi state costruendo - mi riferisco anche ai colleghi della Lega - le condizioni per non avere, in futuro, più voce in capitolo.
Questa legge restringe il pluralismo, questa legge nega il mercato, questa legge è un'etichetta su una pessima bottiglia di vino che contiene un vino scaduto, è il conflitto di interessi. Il 2001, il 2002 e il 2003 sono state delle pessime annate e, adesso, vi state comportando come quegli amministratori poco accorti che alzano il livello degli standard di inquinamento dell'acqua o dei cibi per allungare il brodo. In tal modo, sancite il monopolio sul mercato della pubblicità e negate il pluralismo. Pensateci, pensateci ancora, in quanto state costruendo le condizioni anche per la vostra irrilevanza e per chiudere (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo)...
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Melandri.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Ruggeri. Ne ha facoltà.
RUGGERO RUGGERI. Signor Presidente, mi rivolgo direttamente a lei, che rappresenta un uomo di grande esperienza politica nella storia della Democrazia cristiana: vorrei mi facesse l'esempio di una legge, approvata durante i Governi della Democrazia cristiana, a favore di un Presidente del Consiglio dei ministri (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-l'Ulivo e dei Democratici di sinistra-l'Ulivo).
Non si tratta di concorrenza o non concorrenza, ma dell'interesse generale del paese. Stiamo approvando leggi che sono di interesse personale, questo è il punto (Commenti dei deputati del gruppo di Alleanza nazionale - Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-l'Ulivo e dei Democratici di sinistra-l'Ulivo)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Acquarone. Ne ha facoltà.
LORENZO ACQUARONE. Signor Presidente, i colleghi che mi hanno preceduto hanno insistito a lungo e giustamente sul contrasto con la nostra Carta costituzionale.
Vorrei far rilevare che vi è anche un grave contrasto con la direttiva quadro comunitaria, che dovremmo recepire entro il 31 luglio. Mi limito a leggere un passo di tale direttiva: si presume che un'impresa disponga di un significativo potere di mercato quando gode di una posizione equivalente ad una posizione dominante di enorme forza economica.
Questo è il caso che registriamo nel nostro paese: approviamo una legge che già è in contrasto con la direttiva comunitaria. Ricordo che il contrasto vieterebbe di approvare norme anche in pendenza del termine di recepimento comunque, il 31 luglio, la legge che stiamo esaminando non solo sarà carta straccia, ma sarà una brutta carta di fronte alla Commissione europea (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-l'Ulivo e dei Democratici di sinistra-l'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Carbonella. Ne ha facoltà.
GIOVANNI CARBONELLA. Signor Presidente, tradizione vuole che la data del 1o aprile sia legata, nel nostro paese, ad un frivolo ancorché divertente avvenimento: il famoso pesce d'aprile. In tale giorno - caro Rizzi - ognuno può esercitarsi, con fantasia e creatività, a fare scherzi agli amici.
CESARE RIZZI. Oggi ne abbiamo 2!
GIOVANNI CARBONELLA. Il Governo e la sua maggioranza, invece, hanno pensato di fare in questo giorno un cattivo, pesante e doloroso scherzo al popolo italiano che, per molti decenni, sarà costretto a subire un'informazione viziata e di parte.
In tal modo, la libertà, la democrazia e il pluralismo non saranno più valori fondanti del bagaglio culturale e politico del nostro paese. Complimenti per questa operazione (Applausi dei deputati del gruppo della Margherita, DL-l'Ulivo)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Duca. Ne ha facoltà.
EUGENIO DUCA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, rappresentanti del Governo, il testo di legge che stiamo esaminando riguarda gli interessi personali del Presidente del Consiglio, sul piano economico, perché si alterano, con una legge, i meccanismi della raccolta pubblicitaria.
LUIGINO VASCON. Tempo!
EUGENIO DUCA. Si impedisce, con una legge, che possano entrare in campo altri soggetti imprenditoriali nel settore; anzi, si impedisce, per legge, di trasmettere ad una società, ad un'impresa che abbia vinto una gara, mentre, per legge, si consente di proseguire a trasmettere ad una rete illegale.
È una legge immorale sul piano politico, che rende l'Italia l'unico paese al mondo ad avere una posizione dominante in capo al potere politico, in questo caso al Presidente del Consiglio. È una legge che umilia il nostro paese e l'autonomia del Parlamento, almeno di chi approva questo testo e viene intruppato per gli interessi personali del Presidente padrone.
LUIGINO VASCON. Tempo!
EUGENIO DUCA. Comunque, state tranquilli, onorevoli colleghi, perché il troppo stroppia. E qualcuno ricorderà la fine del rospo che, a forza di gonfiarsi e gonfiarsi, è esploso. E l'arroganza vi porterà a questo. Gli italiani vi puniranno per quest'arroganza (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Butti. Ne ha facoltà.
ALESSIO BUTTI. Signor Presidente, vorrei ricordare che l'Italia non deve sapere, perché l'Italia sa già che questa legge va a colmare il vuoto lasciato in un settore strategico, come quello della comunicazione e dell'informazione, dal centrosinistra che ha governato dal 1996 al 2001 e non è riuscito a partorire, dopo inenarrabili litigi interni, il famoso provvedimento atto Senato n. 1138, vale a dire l'equivalente del disegno di legge Gasparri.
L'Italia sa già che, sempre nei cinque anni di governo, dal 1996 al 2001, il centrosinistra non è stato in grado di
approvare una legge che risolvesse il conflitto di interessi e che a questo sta provvedendo il centrodestra (Applausi del deputato Vascon). L'Italia sa già che la data del 2006 per il passaggio alla tecnica digitale è stata fissata dalla legge 20 marzo 2001, n. 66, voluta dal centrosinistra, anche se adesso tutto il centrosinistra dice che quella data non potrà essere rispettata. L'Italia sa già che questa legge interverrà per le aziende del sistema paese, su un settore estremamente delicato, lasciato scoperto dal centro sinistra in cinque anni di Governo.
L'Italia sa già che non soltanto questa legge è rispettosa dei dettati della Corte costituzionale, come abbiamo dimostrato nel dibattito di due settimane fa, ma incentiva ed agevola il pluralismo, aumentando notevolmente il numero dei soggetti editori. L'Italia sa già che questa legge consentirà agli editori della carta stampata, cari colleghi del centrosinistra, ivi compreso il gruppo la Repubblica - L'Espresso, di entrare pesantemente nel mondo della televisione, e che, per ventiquattro mesi, non sarà consentito il contrario. L'Italia sa già che questa legge inserisce il sistema integrato della comunicazione, in linea con quanto accade nelle nazioni all'avanguardia in questo settore. L'Italia sa già che questa legge è in linea con quanto richiesto dal Presidente della Repubblica nel suo recente messaggio alle Camere in materia di pluralismo. L'Italia sa già che questa legge, per la prima volta, stabilisce tappe certe per il processo di privatizzazione della RAI, come hanno chiesto gli italiani nel referendum del 1995. L'Italia sa già che il centrodestra continuerà sulla strada della liberalizzazione e dello sviluppo della tecnologia, per consentire alle centinaia di migliaia di operatori del settore dell'informazione di guardare al futuro, finalmente, con tanta serenità (Applausi dei deputati dei gruppi di Alleanza nazionale, di Forza Italia e della Lega nord Padania).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Albonetti. Ne ha facoltà.
GABRIELE ALBONETTI. Signor Presidente, non sono uno che parla molto in quest'aula e ho particolare ritrosia a farlo, soprattutto quando vedo che le parole servono a poco. Tuttavia, vorrei rivolgere ai colleghi della maggioranza una domanda che mi sono fatto in queste ore, ossia per quale ragione avete finora votato, senza dubbi e senza tentennamenti, in ogni votazione, sia palese che segreta, un provvedimento che non a noi, ma a molti soggetti indipendenti, a molte autorità indipendenti, pare preoccupante e pericoloso per la concorrenza e il pluralismo nel settore radiotelevisivo. Mi sono dato una risposta: credo che sia un atto di lealtà e di compattezza verso il Presidente del Consiglio, verso il loro leader, che è nello stesso tempo anche il proprietario della più alta concentrazione radiotelevisiva esistente in questo paese. Sono certo che, se non si verificassero queste condizioni, ben altro atteggiamento avreste avuto a fronte di un progetto di legge così delicato e strategico.
Allora, vi chiedo di pensare a quando queste condizioni non ci saranno più, visto che la politica ha i suoi cicli, visto che il Presidente del Consiglio passerà; in ogni caso, questa legge danneggerà anche voi e produrrà danni irreparabili che non potranno essere rimediati e che saranno arrecati al sistema e alla democrazia italiana. Pensate che potreste pentirvene, pensateci finché siete in tempo, manifestate un sussulto di responsabilità verso il vostro futuro, non il nostro (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Frigato. Ne ha facoltà.
GABRIELE FRIGATO. Signor Presidente, credo che gli italiani sappiano già che stiamo votando una legge che favorisce un monopolio, e certamente non il mercato. Colleghi, nel 1990 io non ero in quest'aula, qualcuno dei presenti sicuramente lo era, e nella discussione della legge Mammì ci fu un fatto straordinario,
che non ha avuto né tanti precedenti né tante emulazioni dopo. Cinque ministri del Governo di allora si dimisero in segno di contrarietà per quel provvedimento, e per sottolineare anche come in quel momento fosse in discussione e in pericolo la libertà nel nostro paese.
Oggi noi vediamo che il Governo è presente, come raramente in quest'aula, per seguire un provvedimento con grande silenzio e grande mutismo. Non vorrei che vi fosse, sostanzialmente, chi si rassegna nei confronti di un capo, di un padrone, e che ci si rassegni alle limitazioni delle libertà di opinione e del pluralismo dell'informazione (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-l'Ulivo e dei Democratici di sinistra-l'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Gambale. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE GAMBALE. Signor Presidente, colleghi della maggioranza, è davvero triste lo spettacolo che state dando in quest'aula. Caro collega Gibelli, ricordo quando un tuo collega della Lega espose un cappio in quest'aula, eppure avete approvato la legge sul falso in bilancio, sulle rogatorie e la legge Cirami. Caro Gasparri e caro Butti, è triste vedere un partito come Alleanza nazionale essere diventato il maggiordomo e lo scendiletto del padrone di Arcore. Credetemi, è molto triste lo spettacolo che state dando in quest'aula.
L'Italia lo deve sapere, ma il problema nostro è capire come farlo sapere all'Italia dopo questa legge e dopo le altre cose che state approvando in questo paese. Caro Butti, l'Italia sa già quello che state facendo e i danni che state provocando alla nostra Costituzione e all'ordinamento del nostro Stato. L'Italia sa già, sta comprendendo e capirà, e di questo, purtroppo, ve ne accorgerete soltanto alle prossime elezioni. Caro Gasparri, da questo punto di vista, credo che davvero lo spettacolo che state dando ...
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Gambale.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Panattoni 14.12, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).
PIERO RUZZANTE. Presidente! Presidente!
RENZO INNOCENTI. Ci sono voti dappertutto!
PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 455
Votanti 453
Astenuti 2
Maggioranza 227
Hanno votato sì 197
Hanno votato no 256).
Prendo atto che l'onorevole Bonaiuti non è riuscito a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Capitelli 14.13, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).
Ognuno voti per sé.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 440
Votanti 439
Astenuti 1
Maggioranza 220
Hanno votato sì 199
Hanno votato no 240).
Prendo atto che l'onorevole Bonaiuti non è riuscito a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Gentiloni 14.2, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e Votanti 447
Maggioranza 224
Hanno votato sì 203
Hanno votato no 244).
Prendo atto che l'onorevole Bonaiuti non è riuscito a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Capitelli 14.19, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e Votanti 463
Maggioranza 232
Hanno votato sì 212
Hanno votato no 251).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pasetto 14.7, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 456
Votanti 455
Astenuti 1
Maggioranza 228
Hanno votato sì 204
Hanno votato no 251).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Capiteli 14.20, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 464
Votanti 463
Astenuti 1
Maggioranza 232
Hanno votato sì 212
Hanno votato no 251).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Lusetti 14.9, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 463
Votanti 462
Astenuti 1
Maggioranza 232
Hanno votato sì 212
Hanno votato no 250).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Pasetto 14.10.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Pasetto. Ne ha facoltà.
GIORGIO PASETTO. Signor Presidente, finché si è trattato di affrontare i principi generali (tra l'altro, i vostri principi fondamentali sono in piena incoerenza, non trovando poi uno svolgimento logico negli articoli che state approvando), finché si è trattato di affrontare la questione dei minori, delle radiotelevisioni locali, la maggioranza ha mostrato qualche tiepida apertura.
Tuttavia, adesso che siamo arrivati al pilastro centrale di questo provvedimento, cioè
alle posizioni dominanti, il cosiddetto SIC (cioè un modulo attraverso il quale è possibile introdurre meccanismi che salvino le posizioni dominanti), quando si affronta la questione che abbiamo sollevato con questo emendamento, riguardante la necessità di disciplinare comunque il digitale, osserviamo che il meccanismo che avete introdotto per aggirare la sentenza della Corte costituzionale, la questione della posizione dominante ed il messaggio stesso del Presidente della Repubblica, riguarda anche il problema della garanzia del pluralismo.
Se il passaggio dall'analogico al digitale è oggetto dell'emendamento che abbiamo presentato, tuttavia, sapete benissimo - e lo sa benissimo Confalonieri - che il digitale non potrà essere introdotto prima della fine del 2003 e che non sarà sufficiente neanche arrivare al 2006.
È la virtualità che, sostanzialmente, vi consente di aggirare la sentenza della Corte e che produrrà una linea che fa immaginare il pluralismo. Ebbene, anche su questo terreno, l'emendamento che vi chiediamo di votare vuole che, anche laddove ci fosse il digitale, anche nel caso del passaggio dall'analogico al digitale, l'autorità abbia gli stessi poteri, la stessa possibilità di controllare e verificare che non siano superate le condizioni della posizione dominante.
Quindi, all'interno della linea che voi avete assunto, non c'è alcun richiamo alla possibilità di controllo, di verifica, di autotutela del sistema delle garanzie per il controllo della comunicazione.
Dunque, non soltanto avete eluso la sentenza della Corte, ma, con questo articolo e queste norme, vi accingete, in prospettiva, ad eludere anche l'introduzione del digitale.
CESARE RIZZI. Il tempo è finito!
PRESIDENTE. Onorevole Rizzi, non capisco perché si agiti così. L'intervento non è a titolo personale anche se ho detto così (infatti, l'onorevole Pasetto mi ha fatto notare che non si trattava di un intervento a titolo personale). Peraltro, ho verificato che il tempo a titolo personale era esaurito mentre quello a disposizione del gruppo della Margherita era disponibile. Per cui, l'onorevole parla a nome del gruppo e la invito a non interromperlo.
GIORGIO PASETTO. Il problema è che chi è ascaro, tale resta!
È molto meglio essere vergini che ascari ciechi e sordi come lo sono i colleghi del gruppo della Lega (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-l'Ulivo e dei Democratici di sinistra-l'Ulivo)!
Non vi rendete conto di ciò che state compiendo; il vostro problema è servire il padrone di turno, ma non lo fate al meglio delle vostre possibilità (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-l'Ulivo e dei Democratici di sinistra-l'Ulivo)!
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pasetto 14.10, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 471
Votanti 470
Astenuti 1
Maggioranza 236
Hanno votato sì 218
Hanno votato no 252).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Rognoni 14.25, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 477
Votanti 476
Astenuti 1
Maggioranza 239
Hanno votato sì 222
Hanno votato no 254).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Capitelli 14.21, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 476
Votanti 475
Astenuti 1
Maggioranza 238
Hanno votato sì 218
Hanno votato no 257).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Capitelli 14.22, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).
RENZO INNOCENTI. Presidente...!
PRESIDENTE. Onorevole Zacchera...! Colleghi, fatemi la cortesia, non mi mettete nella ... è una cosa degradante anche per me.
ROSY BINDI. Ascari!
PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la votazione.
ELIO VITO. Ma guardi là!
PRESIDENTE. Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e Votanti 441
Maggioranza 221
Hanno votato sì 203
Hanno votato no 238).
Certo, qualche problema c'è, onorevole Elio Vito. Quando mostro attenzione...
ELIO VITO. Ma mostri attenzione anche di là!
PRESIDENTE. Io mostro attenzione dove mi viene indicato. Se l'onorevole Elio Vito ed il suo gruppo me lo indicano!
Passiamo alla votazione dell'articolo 14.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gentiloni Silveri. Ne ha facoltà.
PAOLO GENTILONI SILVERI. Signor Presidente, tra i banchi della maggioranza ho notato molta indifferenza in merito a tale discussione, come se si dicesse che tanto l'opposizione si sfoga, ma noi abbiamo i numeri per votare quello che si prevede, e come se da parte vostra steste per concludere un buon affare. Credo che non lo sia.
L'articolo 14, sul quale intervengo a nome del gruppo della Margherita, è una specie di nuovo gioco delle tre carte, chiamiamolo gioco del 20 per cento. In precedenza, era previsto il limite del 20 per cento su un tetto di 14 milioni di euro. Adesso questo tetto verrà spostato da 14 a 25 milioni di euro e, quindi, chi in precedenza aveva un problema di posizione dominante su quel 20 per cento, cioè Mediaset, adesso non lo avrà più. Confalonieri, incontrando gli analisti finanziari (agli analisti finanziari si dice sempre la verità) ha affermato: grazie alla legge Gasparri, effettivamente il nostro gruppo potrà crescere. È chiaro chi ci guadagna: ci guadagna un'azienda, vale a dire Mediaset. È chiaro anche chi ci perde: se Mediaset e la RAI, se il duopolio passa dal 97 al 99 per cento delle risorse, ci perdono i quotidiani, l'innovazione, la concorrenza ed il pluralismo. Anche questo mi sembra molto semplice; le economie di mercato
sono piene di legislazioni antitrust. In Italia vi è un record: stiamo varando una legge pro-trust.
Per la prima volta, vi sarà una legislazione a favore dei trust il cui unico obiettivo è quello di rimuovere i vincoli allo sviluppo del monopolio. Voi, maggioranza (il cui motto potrebbe essere «tutti per uno», una specie di maggioranza di sua maestà) pensate di guadagnarci, ma in che senso? Credo che il sospetto che stiate, in realtà, caricando un'arma che potrebbe rivolgersi contro di voi dovreste averlo. Negli anni scorsi è accaduto che questo strapotere mediatico in capo ad una sola persona sia stato usato contro partiti, leader, personalità della maggioranza. Cosa vi assicura che non sarà così?
L'articolo 14, sul quale il gruppo della Margherita, come tutto il centrosinistra esprimerà un voto contrario, è l'inizio (mi riferisco anche agli altri articoli) della grande truffa del provvedimento in esame che si pone l'unico obiettivo di favorire il monopolio televisivo ed il Presidente del Consiglio. Voi voterete questo provvedimento perché siete tranquilli che non si rivolgerà mai contro di voi. Io penso che sia una tranquillità assolutamente illusoria.
Per quanto ci riguarda, noi esprimeremo voto contrario su questo articolo e cercheremo di impedire l'approvazione di questa legge (Applausi dei deputati del gruppo della Margherita, DL-l'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Panattoni. Ne ha facoltà.
GIORGIO PANATTONI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, mi corre l'obbligo di dare una risposta alle incredibili affermazioni ascoltate in quest'aula e svolte dall'onorevole Butti. Ha accusato il centrosinistra di non aver predisposto una legge di riforma del sistema - ha fatto riferimento all'atto Senato n. 1138 - dimenticandosi di dire che vi sono stati migliaia di emendamenti, nottate di lavoro, un ostruzionismo spaventoso portato avanti in tutte le sedi per impedire la riforma del sistema radiotelevisivo. È arrivato all'impudenza di dire che non abbiamo risolto il conflitto di interessi, mentre Berlusconi lo sta risolvendo!
Io credo che ci sia un limite nel diventare non dico rossi, ma «violetti» dalla vergogna per un'affermazione di questa natura, che veramente supera ogni limite. Il Presidente del Consiglio non sta risolvendo il conflitto di interessi e si sta facendo la legge per le sue televisioni. È il colmo! Abbiamo perso persino il buonsenso! A me sembra che vi sia un'insopportabile arroganza di questa maggioranza che per i propri interessi ha predisposto la legge sul rientro dei capitali dall'estero, la Cirami, le leggi sulla televisione per il suo padrone e che viene qui a darci lezioni di democrazia, dicendoci che così si risolvono i problemi del paese. Abusano del termine «riforma» ed invece di riforme stanno proponendo tutta una serie di legge di interesse specifico, fatte con nomi e cognomi, indirizzate a precisi obiettivi, per risolvere i problemi di membri della propria maggioranza.
Questa è la fotografia che ci viene proposta. È una fotografia, a mio avviso, inaccettabile.
Signor Presidente, da bambini ci avevano insegnato che le porcherie si fanno stando zitti, perché ci si vergogna e non si grida quando si fanno le cose sbagliate, ma si cerca di nasconderle. Siamo di fronte ad una maggioranza che è talmente arrogante da dirci in quest'aula falsità che non abbiamo mai sentito. Non è vero che questa legge traduce il messaggio del Presidente della Repubblica!
Lo abbiamo detto in tutte le sedi e sfidiamo questa maggioranza a dimostrarlo nei fatti. La sfidiamo sul pluralismo, sull'indipendenza e sul fatto che le autorità siano veramente indipendenti dalla politica, sulla struttura della RAI, sulla dipendenza dall'esecutivo, sul fatto che hanno aperto il mercato ai nuovi entranti. Parliamo di fatti, non di immagini vuote. È falso sostenere che questa legge traduce il messaggio del Presidente della Repubblica. Così come è sbagliato
dire che questa legge è compatibile con le indicazioni fornite dall'Unione europea. Completamente!
L'Unione europea sta muovendosi per tutelare la concorrenza; in questo mercato, voi non volete sentire parlare di concorrenza, è il mercato del padrone, chiuso e protetto. È esattamente l'inverso di quello che sta indicando l'Unione europea ai propri paesi aderenti. L'Unione europea, badate bene, ha anche detto che se le autorità nazionali non intervengono nella tutela della concorrenza, essa interverrà. Si annunciano quindi una serie di ricorsi infiniti, perché siamo in flagrante violazione del principio di concorrenza.
Infine, come si fa a dire che state aprendo il mercato avendo fatto un condono tombale sulla televisione analogica, salvato il business e aumentato la base di riferimento sulla raccolta pubblicitaria, nonché esautorato in parte l'autorità indipendente, ponendo sotto il controllo dell'esecutivo il controllo delle licenze e delle autorizzazioni?
Avete blindato questo settore, dicendo che i nuovi entranti hanno tali e tanti vincoli... Ne parleremo per la simmetria sugli operatori delle telecomunicazioni, ne parleremo quando vedremo se editoria e televisione possono in qualche modo portare avanti progetti comuni e quant'altro.
Concludo, signor Presidente, dicendo che francamente la differenza che c'è tra le cose che si dicono e i fatti contenuti in questa legge è veramente enorme. Io credo - questa volta sì, onorevole Butti - che gli italiani abbiano il diritto di misurare questa differenza e di prendere atto che questa è una legge ad hoc e che è il contrario degli interessi del paese (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Santagata. Ne ha facoltà.
GIULIO SANTAGATA. La ringrazio, signor Presidente. Io sono tra quelli che tendenzialmente sono favorevoli ad una sostanziale privatizzazione della RAI, senonché mi trovo nella condizione che questa ipotesi, con questa legge, decade totalmente perché, per poter privatizzare un'azienda, bisogna inserirla in un mercato libero. Questa legge, invece, sancisce il monopolio per sempre, quindi rende, di fatto, improponibile qualsiasi operazione di reale liberalizzazione e privatizzazione di questa azienda.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 14.
(Segue la votazione).
ANTONIO BOCCIA. Presidente!
PRESIDENTE. Subito dopo le darò la parola...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 460
Votanti 459
Astenuti 1
Maggioranza 230
Hanno votato sì 250
Hanno votato no 209).
Prendo atto che l'onorevole Santulli non è riuscito a votare e che l'onorevole Battaglia avrebbe voluto esprimere voto contrario.
Prego, onorevole Boccia, lei aveva chiesto di parlare sull'ordine dei lavori. Ne ha facoltà.
ANTONIO BOCCIA. La ringrazio. Mi consenta, Presidente, io sono venuto al banco della Presidenza e ho chiesto di parlare sull'ordine dei lavori prima del voto. Ora, parlare dopo il voto...
PRESIDENTE. La colpa è mia, onorevole Boccia. L'avevo vista, ma pensavo che il suo intervento non fosse connesso al voto.
ANTONIO BOCCIA. Non voleva essere un rimprovero, Presidente, quanto piuttosto
un'introduzione al fatto che adesso il mio argomentare avrà meno efficacia. Guardi, signor Presidente, noi abbiamo posto sull'articolo 14 una serie di questioni. Abbiamo mosso delle accuse pesanti, abbiamo sollevato questioni ormai storiche di questa legislatura, fino ad arrivare al conflitto di interessi e ad indicare nella maggioranza l'utilizzazione del Parlamento per il disbrigo di affari personali. Sono intervenuti colleghi autorevoli ed hanno chiesto al Governo di dare una risposta, di interloquire, di chiarire: a nessuna delle nostre critiche o, se vuole, delle nostre accuse, è stata data una risposta! Io avrei chiesto, prima di quel voto, al ministro Gasparri, di esprimere l'opinione del Governo. Ma questa insensibilità, questo silenzio, questo incassare senza risposta è veramente vergognoso! Eppure, su questo provvedimento, noi siamo già arrivati in poco tempo all'articolo 14!
La seconda questione, signor Presidente - e gliela dico «postuma», così si capisce che la mia non è cattiveria -, riguarda il fatto che, se lei incarica uno dei deputati segretari di Presidenza di contare le teste sedute nei banchi della maggioranza, sarà facile vedere che sono 216. Ogni volta che si vota, come anche nell'ultima votazione, i voti non corrispondono alle teste dei presenti e questo, Presidente, detto «postumo», ha, sì, il sapore del rimprovero, ma io, francamente, avrei chiesto di evitare che ciò si verificasse anche nella precedente votazione.
Signor Presidente, noi sappiamo di essere 100 in meno, possiamo confidare solo sul fatto che i nostri interventi rimuovano le coscienze di qualche collega della maggioranza che apertamente dissenta. Se ci viene tolta anche questa possibilità, noi non potremo neanche sensibilizzare l'Assemblea! Quindi, la prego di chiarire ai colleghi della maggioranza che, su questo provvedimento, ognuno voti per sé (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-l'Ulivo e dei Democratici di sinistra-l'Ulivo)!
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