![]() |
![]() |
![]() |
LUCIANO VIOLANTE. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LUCIANO VIOLANTE. Prendo la parola, Presidente - e la ringrazio per avermela data -, sulle questioni relative alle dimissioni del dottor Paolo Mieli dal Consiglio di amministrazione della RAI. Nella lettera che... (Applausi dei deputati del gruppo della Lega nord Padania)... ecco, vede Presidente, eccoli dove stanno! Ha detto Follini che una parte della maggioranza ha dimostrato una desolante miopia politica: sono lì, eccoli! Lo ha detto il vostro alleato Follini (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo - Commenti dei deputati del gruppo della Lega nord Padania)!
PRESIDENTE. Sull'ordine dei lavori...
LUCIANO VIOLANTE. È sull'ordine dei lavori. Presidente, subito dopo la nomina vi fu un coro di elogi. Quando si è saputo... (Commenti dei deputati del gruppo della Lega nord Padania).
FEDERICO BRICOLO. Ma state zitti (Proteste dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo)!
PRESIDENTE. Colleghi, vi prego di fare silenzio e di ascoltare.
LUCIANO VIOLANTE. Vi è una singolare sintonia, Presidente, tra l'atteggiamento della Lega e chi ha scritto Juden raus sui muri di Milano. È la stessa cosa (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo, della Margherita, DL-l'Ulivo e Misto-Comunisti italiani - Commenti dei deputati del gruppo della Margherita, DL-l'Ulivo)! Lo so, lo so, e così!
Dicevo, Presidente, quando si è saputo... (Proteste dei deputati del gruppo della Lega nord Padania).
FRANCESCO GIORDANO. Presidente, noi però dobbiamo avere la possibilità di parlare!
PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, ma lasciate parlare l'onorevole Violante (Commenti dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza nazionale e della Lega nord Padania)! Ha diritto di parlare, gli ho dato la parola. Non è giusto quello che sta succedendo!
Prego, onorevole Violante.
LUCIANO VIOLANTE. Non è giusto, ma è chiaro, Presidente!
Volevo dire, Presidente, che quando sono stati comunicati all'opinione pubblica i nomi dei cinque componenti del Consiglio di amministrazione della RAI e del suo presidente vi è stato un coro di elogi, sia per il presidente sia per i cinque membri.
Quando si è saputo che una delle personalità designate poneva il problema del direttore generale della RAI e il problema del ritorno di Biagi e Santoro, sono cominciati i dissensi (Commenti dei deputati del gruppo di Forza Italia). Ci sono state 48 ore di azione sistematica per costringere il dottor Mieli a dimettersi.
ANTONINO LO PRESTI. Non si è messo d'accordo sui soldi!
LUCIANO VIOLANTE. Il Presidente della Camera ha definito la situazione eccezionale e, in relazione all'eccezionalità della situazione, si era seguita appunto una procedura eccezionale.
Ora, il risultato di costringere il dottor Mieli a dimettersi è stato raggiunto e, oggi, in Italia - lo dico a tutti, colleghi - si pone una grande questione che riguarda la libertà dell'informazione.
OSVALDO NAPOLI. Quando c'era Zaccaria, c'era libertà?
LUCIANO VIOLANTE. Si pone una questione istituzionale e si pone una questione costituzionale (Commenti dei deputati del gruppo di Alleanza nazionale).
Presidente, si tratta di una crisi istituzionale perché, sostanzialmente, una parte della maggioranza ha cercato di impedire che funzionasse il consiglio di amministrazione nominato dai Presidenti delle Camere, per tornare al meccanismo del monopolista privato.
Per la prima volta il monopolista privato Berlusconi perdeva il controllo totale della RAI. Una parte di coloro che sostengono il monopolista privato ha impedito che questo consiglio di amministrazione funzionasse per riconsegnarlo nelle mani del monopolista privato. Questa è la situazione nella quale ci troviamo, ed è una situazione di libertà.
Il problema grave e scandaloso è che, oggi, il monopolio della pubblicità e dell'informazione è in mano ad una sola persona, che il meccanismo di rottura di questo monopolio è stato bloccato e che oggi una parte della maggioranza non vuole la libertà dell'informazione. Il conflitto di interessi rischia di travolgere democrazia e libertà nel nostro paese. Colleghi, questa è una questione che riguarda tutti, non è una questione soltanto nostra!
Vi è stato un appello da parte di alcuni componenti del consiglio di amministrazione della RAI, i quali hanno chiesto che il dottor Mieli revochi le sue dimissioni.
Ritengo che i Presidenti delle Camere, nell'ambito della loro autonomia e responsabilità, e tutti coloro che hanno a cuore l'equilibrio del sistema dell'informazione, debbano muoversi nella stessa direzione, perché quel consiglio di amministrazione possa funzionare - e poi vedremo come funzionerà - e perché ci sia piena autonomia del servizio pubblico.
Signor Presidente, formuliamo dunque due richieste, molto semplici, che le chiediamo di trasmettere al Presidente della Camera. In primo luogo, chiediamo che il Presidente della Camera convochi - se possibile questa sera o, al massimo, domani mattina - una Conferenza dei capigruppo per illustrare ai presidenti di gruppo le tappe della situazione, il contenuto della lettera, le sue valutazioni e così via. Non chiediamo che ciò avvenga in aula, in quanto sappiamo che l'Assemblea non ha un rapporto di responsabilità su questo terreno con il Presidente della Camera; crediamo che possa avvenire in Conferenza dei capigruppo.
In secondo luogo, chiediamo che il ministro Tremonti venga in aula per spiegare la sua posizione - lui è l'azionista - sul direttore generale della RAI. Infatti, da notizie di stampa si sa che ieri vi è stato un incontro tra il dottor Mieli e il ministro Tremonti, dopo il quale si è capito che il ministro Tremonti non avrebbe ceduto assolutamente sulla questione relativa al
direttore generale. Dunque, poiché il ministro risponde al Parlamento, chiediamo che il ministro venga a riferire in aula. Quindi, due richieste di fondo: che il Presidente della Camera valuti l'opportunità di una riunione della Conferenza dei capigruppo e - secondo - che, domani, il ministro Tremonti venga a riferire in aula.
Domani, Presidente, dovremo esaminare le questioni pregiudiziali sul disegno di legge Gasparri che, in realtà, costituiranno un momento di chiaro confronto sul futuro della libertà di informazione nel nostro paese (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo, della Margherita, DL-l'Ulivo, di Rifondazione comunista, Misto-Comunisti italiani e Misto-UDEUR-Popolari per l'Europa).
PIERLUIGI CASTAGNETTI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
PIERLUIGI CASTAGNETTI. Signor Presidente, cari colleghi, non c'è dubbio che la notizia della rinuncia da parte del dottor Mieli è molto grave e, per molti versi, preoccupante.
Non c'è dubbio che siamo di fronte ad una crisi aziendale che, per le ragioni appena esposte dal collega Violante, evolve in una crisi istituzionale. Si tratta di una crisi istituzionale in quanto il funzionamento di un'azienda che gestisce l'emittenza pubblica radiotelevisiva si intreccia strettamente con la vita democratica del paese. E il fatto che questa azienda, in questo momento, si trovi nel mezzo di una crisi dalla quale è difficile prefigurare una via d'uscita evidenzia che si tratta di un problema della nostra democrazia e delle nostre istituzioni.
Non c'è dubbio che le condizioni poste dal dottor Mieli erano condizioni che attenevano e attengono direttamente all'autonomia dell'azienda, all'autonomia nel decidere, ad esempio, sulla scelta del direttore generale. Non dimentichiamo che la legge, che affida ai Presidenti delle Camere la prerogativa di nominare il consiglio d'amministrazione della RAI, dice che i consiglieri d'amministrazione devono essere individuati tra personalità di riconosciuto prestigio e di notoria indipendenza dei comportamenti.
MARIO LANDOLFI. Come Zaccaria!
PIERLUIGI CASTAGNETTI. Il presidente indicato, dottor Mieli, ha semplicemente posto condizioni che riguardavano questo presupposto, che è il presupposto della legge. Nel momento in cui il dottor Mieli, al di là delle motivazioni scritte nella lettera di dimissioni, ritiene che non ci siano le condizioni per esercitare in assoluta indipendenza ed autonomia il compito che è assegnato dai Presidenti delle Camere al momento dell'individuazione dei consiglieri d'amministrazione, allora c'è un problema politico. Non voglio strumentalizzare l'applauso, di per sé molto eloquente, che è partito dai banchi del gruppo della Lega nord. Non voglio strumentalizzarlo. Prendo atto, però, del fatto che in questi giorni diversi attacchi politici alle condizioni poste dal dottor Mieli sono venute dalle posizioni politiche del centrodestra. Oggi siamo di fronte a questo risultato.
Ma c'è una seconda questione politica, signor Presidente. I Presidenti della Camera e del Senato hanno formalmente scritto, in un documento congiunto, che ritenevano di dover acquisire sull'indicazione del presidente un gradimento delle opposizioni. Non era mai accaduto. Non c'è alcun precedente rispetto a questa presa di posizione formale. È un atto formale. È un atto formale che esprime, di fatto, il riconoscimento da parte dei due Presidenti della Camera e del Senato dell'esistenza di un enorme, di un colossale, di un ineludibile conflitto di interessi, da cui i due Presidenti hanno tentato di uscire in questo modo. Nel momento in cui è fallita la via d'uscita indicata dai Presidenti della Camera e del Senato, che era quella a cui ho appena fatto riferimento, è del tutto evidente che questo Parlamento, alla vigilia dell'esame in aula del provvedimento sul conflitto di interessi e del disegno di legge Gasparri sull'emittenza
televisiva, si trova nelle condizioni di dover fare una riflessione.
Mi associo alla richiesta di una convocazione della Conferenza dei presidenti di gruppo avanzata dal presidente Violante. Ma, nel pieno rispetto delle prerogative insindacabili e non socializzabili all'intero Parlamento del Presidente della Camera - lo ripeto: nel pieno rispetto delle prerogative insindacabili -, credo che l'impasse in cui ci veniamo a trovare, che è un impasse che riguarda le istituzioni del nostro paese, meriti una riflessione dell'intero Parlamento. C'è bisogno di fare una riflessione politica. C'è bisogno di non procedere all'esame dei due provvedimenti, quello sul conflitto di interessi e quello sull'emittenza radiotelevisiva di Gasparri, perché non c'è dubbio che la strada scelta dai Presidenti della Camera e del Senato, in un qualche modo, si peritava di creare una via d'uscita anche per questi due provvedimenti legislativi.
PRESIDENTE. Onorevole Castagnetti...
PIERLUIGI CASTAGNETTI. Signor Presidente, per tutte queste ragioni chiediamo che la Presidenza della Camera consideri le richieste che abbiamo fatto, che ha fatto il presidente Violante e che faccio anch'io, perché tutti dobbiamo farci carico di trovare una via d'uscita - lo ripeto - da una situazione che oggi configura una crisi politica, una crisi istituzionale e non una mera crisi aziendale (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-l'Ulivo, dei Democratici di sinistra-l'Ulivo, di Rifondazione comunista, Misto-Comunisti italiani e Misto-UDEUR-Popolari per l'Europa).
FRANCESCO GIORDANO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
FRANCESCO GIORDANO. Signor Presidente, anche noi vogliamo esprimere lo sconcerto per quello che è accaduto oggi, perché per noi questa è la conferma più drammatica di quanto in settori della maggioranza e del Governo sia oramai presente una impermeabilità al tema del pluralismo da parte dell'azienda pubblica della RAI, che è reale e culturale. È una conferma drammatica perché già la situazione dell'azienda pubblica era ed è molto grave. In questo senso, vorrei anticipare quanto prima si sosteneva dai banchi della destra: la parte politica che adesso parla è stata critica anche con la gestione precedente; lo dico a lei, onorevole Landolfi, anticipandola su questo terreno. Tuttavia, quello a cui assistiamo oggi è, francamente, un degrado a cui non eravamo mai arrivati, che non era mai stato raggiunto.
È del tutto evidente, le vorrei dire, che questa scelta, che poi è stata avanzata dai Presidenti di Camera e Senato e da noi immediatamente condivisa, risultava essere l'unica, l'extrema ratio per tentare di invertire la rotta e la tendenza. Anch'io, come il presidente Violante, leggo una notizia di agenzia che parla di un esponente della maggioranza il quale dichiara che «una parte della maggioranza ha dimostrato una desolante miopia politica». Come si vede, il problema politico è evidente: al presidente Follini, che ha rilasciato questa dichiarazione, vorrei ribadire la mia stima personale e quella di tutto il mio gruppo perché dimostra una sensibilità istituzionale che in questi casi mi pare abbastanza carente nei banchi della maggioranza.
È del tutto evidente che c'è una difficoltà che nasce dalle richieste che sono state avanzate - sì - dal presidente della RAI, Mieli, in carica fino a qualche ora fa, e che riguarda il pluralismo effettivo, il ritorno in azienda pubblica di personalità giornalistiche da tutti apprezzate, nonché il tema della direzione generale della RAI, sì della direzione generale della RAI.
SERGIO ROSSI. Lo stipendio?
FRANCESCO GIORDANO. Lascia perdere queste cose: leggiti l'editoriale di oggi di Libero e forse scoprirai quanti soldi si davano anche a Baldassarre nella vecchia gestione.
TOMMASO FOTI. 200 milioni, un terzo.
FRANCESCO GIORDANO. C'è una questione che riguarda direttamente il pluralismo e che si è vista in maniera drammatica: non è stata data la diretta televisiva sulla grande manifestazione della pace; non è stata concessa la diretta televisiva per la manifestazione di Firenze. È del tutto evidente - questo è il tema che vogliamo sollevare qui - che ci troviamo di fronte ad una stretta autoritaria sul terreno dell'informazione, così drammatica perché esattamente proporzionale alla perdita del consenso del Governo Berlusconi. In particolar modo, essa ci preoccupa quando oramai siamo alla vigilia degli eventi di guerra ed è del tutto evidente che la partita dell'informazione si gioca in maniera determinante e decisiva. Si perde consenso sul terreno della guerra e c'è una stretta sul sistema informativo.
Pertanto, ci associamo alle richieste avanzate dai colleghi dell'opposizione e chiediamo un dibattito generale in Parlamento sull'azienda pubblica, sulla sua missione e su che cosa si intende per pluralismo. Sappiamo che in alcuni settori della maggioranza potremmo trovare un ascolto e io credo che dovremmo fare uno sforzo collettivo per poter tirare le sorti in altro segno di questa grande azienda. È del tutto evidente, purtroppo, che questa è anche la conferma che il conflitto di interessi nel nostro paese ha assunto una dimensione non più tollerabile (Applausi dei deputati dei gruppi di Rifondazione comunista, dei Democratici di sinistra-l'Ulivo, della Margherita, DL-l'Ulivo e Misto-Comunisti italiani).
ALESSANDRO CÈ. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ALESSANDRO CÈ. Signor Presidente, devo dire non varrebbe neanche la pena di rispondere alle argomentazioni strumentali...
ANTONIO SODA. Allora, siediti e taci!
ANDREA GIBELLI. Esci, Soda!
TOMMASO FOTI. Taci, Soda!
PRESIDENTE. Colleghi, non vorrei che una discussione, che è seria e che poi sull'ordine dei lavori ha una incidenza fino a un certo punto, degenerasse in termini non civili, perché questo non lo tollererò.
Prego, continui pure, onorevole Cè.
ALESSANDRO CÈ. Signor Presidente, non varrebbe la pena intervenire, ma ormai mi sono alzato, per cui spenderò due parole. È chiaro a tutti - anche ai cittadini che hanno seguito questo dibattito - tranne che alle forze di opposizione quali siano le principali motivazioni per cui Mieli non ha accettato di far parte del consiglio di amministrazione della RAI. La richiesta di quadruplicare lo stipendio è stata disattesa, ha trovato delle giuste rimostranze, sia tra i banchi della maggioranza, sia nell'intero paese. Il presidente ancora in pectore voleva assumere anzitempo uno strapotere, quando le decisioni riguardanti il direttore generale dovevano tener conto dell'indicazione del Governo e della discussione che sarebbe sorta all'interno del consiglio di amministrazione. Il presidente in pectore intendeva inserire di nuovo in prima serata Biagi e Santoro, nei confronti dei quali, logicamente, noi abbiamo sempre espresso posizioni di contrasto; ciò perché crediamo che la loro parzialità, la loro faziosità nel fare giornalismo sia risultata evidente a tutti gli italiani. Comunque abbiamo accettato anche questo, tant'è vero che, in questi giorni, io, come capogruppo, su questo argomento non mi sono espresso. Al riguardo avrei solamente desiderato che Mieli diventasse realmente componente del consiglio di amministrazione - magari presidente - e discutesse in seguito di queste questioni con tutti gli altri membri.
Per cui risulta evidente a tutti quali siano i problemi; penso, addirittura - ma questa è una mia congettura -, che Mieli non avesse mai avuto intenzione di assumere questo ruolo. La carica di presidente
del consiglio di amministrazione è troppo scomoda, troppo pericolosa e forse qualcun altro - magari guidato da lui come un fantoccio - avrebbe potuto assumerla.
In secondo luogo mi sembra che anche da questo dibattito si evinca qual è la logica che sostiene l'opposizione che, d'altronde, è in linea, in perfetta coerenza con quanto quest'ultima ha fatto nel passato: abbiamo infatti assistito ad una precisa lottizzazione di tutti i settori della RAI. Ora che il centrosinistra è all'opposizione addirittura vorrebbe che fosse accettato anche da noi il teorema secondo cui essa stessa dovrebbe esprimere il presidente della Commissione di vigilanza dei servizi radiotelevisivi, il presidente del consiglio di amministrazione della RAI ed anche il direttore della RAI. Mi sembra si tratti di un teorema che, se la maggioranza ha una dignità - e penso ce l'abbia -, non può essere accettato ma, allo stesso tempo, la dice lunga sulla visione assolutamente monopolistica della sinistra riguardo al tema dell'informazione pubblica (Commenti dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo e di Rifondazione comunista - Si ride).
È inutile che sorridete in aula, poiché l'abbiamo visto tutti Zaccaria parlare in un comizio un'ora dopo avere dato le dimissioni da presidente della RAI: la realtà è questa e l'hanno percepita tutti i cittadini.
Comunque, oltre a volere esprimere considerazioni che per me costituivano un obbligo, debbo dire che il mio intervento è legato alla frase pronunciata dall'onorevole Violante. Spero per lui che si sia trattato di un errore, di uno svarione legato ad un momento di tensione in aula, poiché è inaccettabile che si sia espresso in questo modo (Applausi dei deputati del gruppo della Lega nord Padania). La Lega non ha mai avuto rapporti con nessuno che abbia veramente dimostrato intolleranza, razzismo, xenofobia (Commenti dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo). Onorevole Violante, è inutile che lei sorrida, perché allora debbo veramente accusarla; mi faccia presente un solo episodio di violenza nei confronti di alcuno che in questi anni abbia coinvolto i militanti della Lega.
LUCIANO VIOLANTE. Borghezio!
GIUSEPPE ROSSIELLO. Borghezio!
ALESSANDRO CÈ. Voglio solamente ricordarvi i vari e quotidiani episodi di violenza nei confronti delle persone che manifestano pacificamente, sistematicamente perpetrati dai vostri protetti dei centri sociali, dalle associazioni violente che voi proteggete e promuovete (Applausi dei deputati dei gruppi della Lega nord Padania e di Alleanza nazionale).
Portatemi l'esempio di una violenza fatta dalla Lega nord o di un suo atteggiamento realmente razzista e xenofobo (Commenti dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo e della Margherita, DL-l'Ulivo).
Queste sono sempre state solo ed unicamente montature vostre, proprie di un'ideologia di sinistra che non accetta la libertà di opinione e che si possano avere idee contrarie al vostro centralismo e al vostro comunismo (Commenti dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo - Applausi dei deputati del gruppo della Lega nord Padania). Pertanto, in merito a ciò preannuncio che utilizzeremo tutti gli strumenti consentiti dal regolamento perché questa frase, profondamente ingiuriosa verso il nostro gruppo parlamentare, verso la nostra forza politica, trovi anche all'interno della Camera, della Presidenza una censura adeguata, visto che il presidente Violante non sembra intenzionato a ritornare sui propri passi (Applausi dei deputati del gruppo della Lega nord Padania).
MARCO BOATO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MARCO BOATO. Signor Presidente, credo che l'intervento che abbiamo ascoltato poco fa faccia involontariamente emergere la gravità del clima politico che
si respira nel nostro paese in relazione ad una vicenda così importante per il pluralismo dell'informazione ed il sistema democratico del nostro paese, quale quella della RAI negli ultimi giorni. Involontariamente chi mi ha preceduto ha dato testimonianza di ciò che è avvenuto anche al di fuori delle aule parlamentari sulle pagine dei giornali e mi riferisco alle dichiarazioni pubbliche che si sono manifestate sotto forma quasi di linciaggio morale e personale nei confronti del dottor Paolo Mieli.
Vorrei, signor Presidente, anche se si tratta di un dibattito che stiamo svolgendo in modo sintetico, intervenendo sull'ordine dei lavori, cogliere questa occasione per esprimere l'apprezzamento del gruppo dei Verdi, ma credo anche di tutti gli appartenenti al gruppo misto, al di là delle diverse collocazioni (del gruppo misto fanno parte anche le minoranze linguistiche, ovviamente) per l'operato dei Presidenti della Camera e del Senato, Pier Ferdinando Casini e Marcello Pera, in occasione di questa gravissima crisi della RAI, di fronte al dovere istituzionale di nominare i nuovi membri del consiglio di amministrazione.
Non so, signor Presidente, e mi riferisco a lei Presidente Biondi, che sta presiedendo autorevolmente come sempre i nostri lavori, ed agli altri colleghi, se si sa che oggi si è riunito il consiglio di amministrazione della RAI nella composizione smart, così la chiamano, con Baldassarre e Albertoni; dopo la pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale dei nuovi cinque membri del consiglio di amministrazione della RAI, non si è avuto neppure il pudore, la dignità, il rigore istituzionale, anche se uno dei due è presidente emerito, come si usa dire, della Corte costituzionale, di astenersi dal tenere ulteriori riunioni di ciò che resta del defunto consiglio di amministrazione della RAI. Io credo che solo questo episodio di cronaca (la riunione odierna del consiglio di amministrazione, formato da Baldassarre e Albertoni) dia il segno di quale gravità abbia raggiunto la crisi della RAI e di quale responsabile positiva da noi condivisa si siano assunti i Presidente Pera e Casini nella nomina del nuovo consiglio d'amministrazione della RAI, nell'esplicita indicazione del dottor Paolo Mieli come il possibile futuro presidente di quel consiglio d'amministrazione.
Il fatto che oggi il dottor Mieli abbia rinunciato a questa designazione (credo che giuridicamente non si possa neppure parlare di dimissioni), il fatto che nelle notizie delle agenzie si legga, non so se corrisponda al vero, che anche un altro dei cinque neodesignati, il professor Giorgio Rumi, abbia annunciato la possibilità di rinunciare alla propria designazione, il fatto che il presidente designato Mieli abbia, nel rivolgersi ai Presidenti della Camera e del Senato, espresso apprezzamento nei loro confronti e nei confronti del comportamento degli altri quattro membri designati di questo consiglio d'amministrazione, la dice lunga sulla positività della scelta dei Presidenti della Camera e del Senato e sulla gravissima responsabilità che la Lega, ma non solo questo gruppo, si è assunta nel condurre una vera e propria campagna di calunnia, di denigrazione, di aggressione nei confronti del dottor Paolo Mieli e ciò è stato confermato dall'intervento che mi ha appena preceduto in quest'aula.
Signor Presidente (Commenti del deputato Guido Giuseppe Rossi)... Io non ho interrotto nessuno, né insultato alcuno: ho soltanto ascoltato. Comunque quando si chiede qualche esempio di comportamenti razzisti non mi riferisco a te, ma a nomi come Boso, Borghezio ed il sindaco di Treviso, che possono dare purtroppo lezioni di razzismo all'intera Italia, visto che nella mia regione hanno proposto di predisporre carri ferroviari separati per cittadini italiani e cittadini extracomunitari (Applausi del deputato Bindi - Commenti del gruppo della Lega nord Padania - Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Verdi-l'Ulivo, dei Democratici di sinistra-l'Ulivo, della Margherita, DL-l'Ulivo e di Rifondazione comunista)! Se questo non è razzismo, ditemi voi cosa sia il razzismo! Comunque io non avevo detto nulla al riguardo: dal momento che voi siete in
tolleranti per natura, io ho ascoltato l'onorevole Cè senza interromperlo e voi mi state interrompendo (Commenti dei deputati Guido Giuseppe Rossi e Lussana)...
GUIDO GIUSEPPE ROSSI. ...brigatista... Io ti chiamo brigatista... razzista e intollerante...
MARCO BOATO. Bravo! Stai dimostrando la tua geniale intelligenza. Continua che offri un esempio luminoso della tua intolleranza. Signor Presidente, vorrei concludere, se questo deficiente che mi sta interrompendo non la smettesse di insultarmi. Perché evidentemente dopo la pazienza di dieci insulti, uno di risposta, che allude soltanto alla sua intelligenza, mi sembra doveroso. Forse lei non se ne è accorto...
PRESIDENTE. No, parlavo con il Presidente...
MARCO BOATO. Allora si faccia dare lo stenografico e legga cosa è stato detto.
GUIDO GIUSEPPE ROSSI. ...brigatista...
MARCO BOATO. Ecco, signor Presidente, lo ha ascoltato? Vedo che lei non reagisce, signor Presidente.
PRESIDENTE. Onorevoli colleghi della Lega, vi prego di lasciar parlare l'onorevole Boato, senza offenderlo né personalmente né in termini ingiuriosi rispetto al fatto che sta discutendo, magari animatamente. (Commenti dei deputati della Lega nord Padania).
MARCO BOATO. Signor Presidente (Commenti dei deputati della Lega nord Padania)... Io non ho parlato di questo... Signor Presidente, vorrei concludere...
PRESIDENTE. Onorevole Boato sono spiacente specialmente per l'aggettivo che è stato usato. La conosco da anni, e so quale sia lo stile con il quale lei conduce la sua vita parlamentare (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Verdi-l'Ulivo, dei Democratici di sinistra-l'Ulivo, della Margherita, DL-l'Ulivo e dell'Unione dei democratici cristiani e dei democratici di centro).
MARCO BOATO. La ringrazio, signor Presidente, mi sento adeguatamente tutelato da lei. Vorrei concludere dicendo che questa vicenda di oggi, ovvero la rinuncia di Paolo Mieli alla designazione che avevano indicato con grande equilibrio e responsabilità i Presidenti di Camera e Senato, Casini e Pera, ed il fatto che questa vicenda si intrecci non casualmente con quella parlamentare ed istituzionale del conflitto di interessi, nonché con quella parlamentare ed istituzionale relativa all'assetto complessivo del sistema radiotelevisivo, dia vita in modo molto evidente ad una crisi politica ed istituzionale che va affrontata sia nelle sedi politiche sia in quelle istituzionali.
Per il solo profilo istituzionale io mi rivolgo a lei, associandomi ai colleghi dell'opposizione che mi hanno preceduto, perché lei, nel modo che riterrà opportuno, investa il Presidente della Camera delle richieste e sollecitazioni che, in modo assolutamente rispettoso delle prerogative del Presidente della Camera, sono state avanzate.
Ho letto soltanto dichiarazioni per quanto riguarda la Casa delle libertà da parte dell'onorevole Follini e credo anche dell'onorevole Volontè, che parlerà dopo di me. Solo in queste dichiarazioni ho trovato la consapevolezza della gravità di ciò che è accaduto.
Credo che non sia mai troppo tardi perché anche altri esponenti della Casa delle libertà si rendano conto della gravità della vicenda che il nostro paese e, in particolare, la democrazia del nostro paese in questo momento sta attraversando (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Verdi-l'Ulivo).
ELIO VITO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ELIO VITO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, credo che la Presidenza abbia
fatto bene, anche se in maniera irrituale, a consentire questo dibattito sull'ordine dei lavori, perché effettivamente la questione è di grande attualità ed importanza. Proverò però non a ristabilire la verità, dal momento che non ho questa presunzione, ma almeno a fornire la mia opinione sulla verità, perché, come sempre, credo che siamo di fronte ad un clamoroso ed enorme stravolgimento dei fatti. Quali sono i fatti? Per la prima volta i Presidenti di Camera e Senato, Casini e Pera, eletti dal centrodestra - ripeto: per la prima volta -, hanno nominato un consiglio d'amministrazione indicando un presidente di garanzia.
Io non ricordo - il presidente Violante fece delle nomine - che altri schieramenti, che si vantano di essere democratici, pluralisti o alcunché, abbiano mai fatto una scelta così autenticamente democratica, innovativa e pluralista (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia). Quindi, si deve al centrodestra e ai Presidenti delle Camere, eletti dal centrodestra, se per la prima volta, contravvenendo a tutte le precedenti nomine fatte dai Presidenti delle Camere, eletti dalla sinistra, abbiamo avuto una indicazione di tal genere (Commenti del deputato Bindi).
PRESIDENTE. Onorevole Bindi, la prego...
ELIO VITO. Non è vero, com'è stato ricordato, che rispetto a queste nomine vi sia stato un plauso generale, perché ora si parla del fatto che sono state avanzate delle critiche, ma io ricordo che hanno parlato contro Cofferati, esponenti del correntone dei Democratici di sinistra e persino il capogruppo dei senatori dei Democratici di sinistra, tanto per cominciare a dire chi ha sparato contro Mieli (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia)! E per quanto riguarda le indicazioni e l'autonomia dei Presidenti delle Camere dai partiti, a me risulta che, poche ore prima della nomina di Mieli, sia stato per pudore e frettolosamente sconvocato un vertice dell'Ulivo, che doveva indicare i nomi ai Presidenti della Camera e del Senato!
È anche per questa ragione che noi siamo contrari oggi ad una riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo su un tema che è di esclusiva, personale responsabilità e competenza dei Presidenti delle Camere (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza nazionale e della Lega nord Padania). I capigruppo devono organizzare i lavori parlamentari, ma non hanno competenze su queste decisioni. Richiedere la convocazione della Conferenza dei capigruppo è un modo anche per far entrare i gruppi e i partiti in nomine che non spettano ai gruppi e ai partiti, ma all'autonomia dei Presidenti delle Camere, ai quali noi ci rimettiamo.
Ciò detto, signor Presidente, la verità è che la sinistra ha sparato su questo metodo, nonostante fosse innovativo e fosse garanzia di pluralismo, e che la sinistra ha sparato per prima su Mieli, dimostrando quello che ha detto un autorevole esponente della sinistra, Giuliano Amato: altro che conflitto di interessi, altro che sei reti controllate dal centrodestra; la RAI è il vero nervo scoperto della sinistra, la sinistra ritiene che la RAI sia il suo grimaldello, il suo punto di forza ed è questo, quindi, che si è verificato ancora oggi. Non so se a D'Alema avrebbe fatto piacere, ad esempio, il ritorno in RAI di Santoro.
GIOVANNI RUSSO SPENA. Ma chissenefrega!
ELIO VITO. Ora sparate su di noi, ma noi abbiamo detto apertamente delle cose sul modo di condurre. Io non so se a D'Alema o a Fassino avrebbe fatto piacere il ritorno in RAI di Santoro, ad esempio, in prima serata, dopo le cose che anche recentemente ha detto.
Quindi, Presidente, come vede, la realtà può essere interpretata in maniera diversa, sui soggetti ai quali spettano oggi le responsabilità di una decisione che è stata assunta. Io non ne conosco i motivi, dico soltanto che è una mancanza di rispetto, anche e soprattutto nei confronti dei Presidenti delle Camere che, quando essi fanno una nomina, si pongano delle condizioni preventive su questa nomina, che
non competono al ruolo che si andrà a ricoprire. Tutto qui. Quindi, se vogliamo difendere la scelta dei Presidenti delle Camere, trovo quanto meno singolare che uno, prima di essere nominato, ponga delle condizioni su cose che non sono di sua competenza, ma di competenza collegiale del consiglio di amministrazione, di competenza dell'azionista, cioè del Tesoro. Si tratta di una mancanza di rispetto anche nei confronti dei Presidenti della Camera e del Senato.
Vorrei dire un'ultima cosa. I conflitti in quest'aula - lo ha detto qualcuno molto più importante di me e molto meglio di me - possono, debbono essere anche accesi. Servono in questo caso, e se servono, ad eliminare e ridurre i conflitti fuori dal Parlamento, nel paese. Abbiamo visto un Parlamento, negli anni '50, dove il conflitto era anche truce, violento, ma quel conflitto serviva a ridurre il conflitto civile e sociale nel paese. Oggi credo, signor Presidente, che invece noi rischiamo di riprodurre e di amplificare in quest'aula, inconsapevolmente, un conflitto che nel paese c'è.
Oggi abbiamo ricevuto la solidarietà di tutti gruppi e del Presidente della Camera - che ringraziamo - perché sono state recapitate delle pallottole alla sede di Forza Italia. Il nostro conflitto in quest'aula deve servire a ridurre le pallottole contro le sedi dei partiti, di tutti i partiti (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, dell'Unione dei democratici cristiani e dei democratici di centro e della Lega nord Padania)! Il nostro conflitto in quest'aula non deve servire a riportare qui cose sbagliate che non appartengono al gruppo della Lega! Per questo credo che il presidente Violante possa trovare il modo di correggere quell'espressione, sicuramente infelice, che ha avuto, perché, se facciamo questo, evidentemente riportiamo in aula un conflitto esterno, che c'è, che è sbagliato e che tutti insieme dobbiamo sconfiggere.
Quindi, Presidente, per quanto ci riguarda, noi ci rimettiamo all'autonomia, al prestigio e all'autorevolezza delle scelte dei Presidenti di Camera e Senato e alla competenza che, in questa materia, per quanto generale, il Governo ha. Il Governo viene chiamato in causa su cose che non lo riguardano della RAI, quando ha delle competenze, come le ha l'azionista, evidentemente queste competenze le deve esercitare. Nessuno scandalo, ma oggi che non si straccino le vesti coloro che magari, sotto sotto, gioiscono - e sono i primi - che Mieli si sia dimesso (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza nazionale, dell'Unione dei democratici cristiani e dei democratici di centro e della Lega nord Padania).
LUCA VOLONTÈ. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, proprio sulle pregiudiziali si aprirà un dibattito, spero sul sistema radiotelevisivo italiano e non esclusivamente sulle dimissioni del nominato presidente Paolo Mieli che ritengo - come ha detto il presidente Follini - persona certamente non legata ai soldi e che non fa di mestiere il burattinaio che voleva un direttore generale fantoccio.
Credo opportuno, se lo riterranno, dopo la riflessione del presidente Violante, i gruppi di opposizione, scoprire come mai (ammesso che il ministro del tesoro non lo riveli prima) il colloquio di ieri non ha condotto ad un momento di intesa tra chi sarebbe dovuto essere nominato presidente ed il ministro del tesoro, sul direttore generale. Purtroppo, si dovrà attendere la prossima settimana per le interrogazioni a risposta immediata. Non ritengo opportuno, invece, presidenti Violante e Castagnetti - il Presidente della Camera deciderà in assoluta autonomia - fare una Conferenza dei presidenti di gruppo, proprio perché, attualmente, anche in quest'ultimo frangente (ma non solo in questo) il Presidente Casini ed il suo collega sono stati apprezzati da tutti per l'assoluta tranquillità, autonomia, trasparenza e per la valutazione dei migliori e più prestigiosi personaggi della cultura da inserire nel consiglio d'amministrazione.
Ritengo che occorra farli lavorare con la stessa autonomia con cui hanno agito nelle ultime settimane. Spero non solo che il presidente nominante Mieli torni sulla sua decisione, ma anche che si arrivi velocemente ad una rapida soluzione di questo problema.
Domani sarà una delle occasioni in cui rifletteremo sulla libertà di informazione. L'abbiamo fatto tutti insieme in quest'aula un anno fa, con un tono molto più pacato, riflettendo sulle parole del Presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, a seguito della lettera inviata ai due rami del Parlamento. È importante il confronto di merito che inizierà domani sulla riforma del sistema radiotelevisivo; una delle occasioni è quella del conflitto di interesse che - lo sappiamo tutti - è stato inserito nell'ordine del giorno, per volontà non solo del Governo ma anche della maggioranza, nelle ultime tre settimane. Tuttavia, anche questa settimana, ci siamo trovati a discutere, in maniera approfondita - non che non ce ne fosse bisogno, ma forse non vi era lo stesso bisogno - sulle ratifiche di trattati internazionali. Né questa maggioranza né questa parte politica vuole dimenticare questi importanti temi.
Ritengo che l'accostamento, con riferimento alla vicenda Mieli, degli interessi di un gruppo privato delle telecomunicazioni presente nel nostro paese sia assolutamente infondato quando è riferito al Presidente del Consiglio. Ritengo - e sono certo - che il primo interesse da uomo di Stato quale è il Presidente del Consiglio sia il rilancio dell'azienda radiotelevisiva, proprio perché fa con estrema trasparenza (Commenti del deputato Bindi) il suo mestiere, vale a dire servire, anche in questo caso, i cittadini italiani. Sappiamo che i cittadini italiani sono, oggi, gli unici veri azionisti del sistema radiotelevisivo pubblico e, quindi, della Rai.
Domani, avremo l'occasione del dibattito sulle pregiudiziali su disegno di legge Gasparri. Non finisce il dibattito sul sistema radiotelevisivo pubblico. Mi auguro che i Presidenti di Camera e Senato, ancora una volta, dimostrino celerità, trasparenza e assoluta indipendenza nel convincere Mieli e Rumi a tornare al loro posto o, se ciò non fosse possibile (me ne dispiacerei molto e sarei preoccupato molto anche dal punto di vista politico), creino velocemente le condizioni perché il sistema radiotelevisivo pubblico, attraverso un completamento del consiglio d'amministrazione possa finalmente risolvere i problemi che l'azienda ha. I cittadini si aspettano questo (Applausi dei deputati del gruppo Unione dei democratici cristiani e dei democratici di centro).
IGNAZIO LA RUSSA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
IGNAZIO LA RUSSA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, esprimo, anzitutto, a nome del gruppo di Alleanza nazionale, il rammarico per il fatto che una personalità come Paolo Mieli, che noi stimiamo, ha ritenuto, in una lettera indirizzata ai Presidenti di Camera e Senato, di non accettare l'incarico di consigliere di amministrazione della RAI e la candidatura a presidente di tale ente. È un rammarico sincero, in linea anche con le nostre dichiarazioni di questi giorni, sempre improntate alla massima attenzione e collaborazione.
Ciò non toglie che il rammarico si debba anche estendere, a mio avviso, a questo informale dibattito sviluppatosi in aula. Sotto questo profilo, il rammarico è dovuto al fatto che la notizia, da Paolo Mieli data, com'è suo costume, con buona grazia, con sintesi e senza offendere nessuno, anzi, semmai, attenendosi alla massima riservatezza, si è, invece, tradotta, come spesso avviene, ahimè, nelle vicende politiche italiane, in una polemica immediata tra maggioranza ed opposizione, con qualche accenno polemico addirittura all'interno della stessa maggioranza.
È un peccato perché questa era una svolta importante per la RAI e per il rapporto tra politica e comunicazione, una svolta che i Presidenti di Camera e Senato avevano avviato, con grande coraggio e con grande volontà di rottura rispetto al passato,
nominando cinque persone, tra cui Paolo Mieli - primo, anzi, tra loro -, assolutamente inattaccabili, da ogni punto di vista e da tutte le forze politiche, e che come tali erano state salutate. Quindi, il punto di partenza era estremamente positivo.
Paolo Mieli ci dice che motivazioni tecnico-politiche - è esatto? - lo hanno indotto a non accettare.
Se il giornalista, la persona di cultura, lo scrittore Paolo Mieli non ci fornisce ulteriori e più dettagliate notizie, non capisco come facciano, invece, dai banchi dell'opposizione (e non solo), ad essere così bravi da sapere, nei dettagli, quali siano state queste ragioni tecnico-politiche (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza nazionale). Noi non lo sappiamo! Noi non gli abbiamo parlato! Noi non abbiamo condizionato nessuno! Noi non ne siamo informati! E chi è troppo informato, vuol dire che era troppo vicino (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza nazionale)!
Se, invece, debbo pensare solo ad una lettura dei giornali, allora li leggo tutti i giornali, e comincio a leggere quelli della stessa giornata in cui venne ipotizzato il cosiddetto 4 più 1, vale a dire cinque persone di garanzia, di cui uno dell'area culturale diversa da quella espressa dalla maggioranza del paese (mi pare che fossero questi i termini giornalistici). Ricordo che la prima reazione - e ci sono proverbi che insegnano che la prima reazione, in tante cose, è quella che più conta! - dell'opposizione e della sinistra fu quella di definire la predetta ipotesi, che noi salutiamo, ancora oggi, con piacere e con atteggiamento positivo, un trappolone; e subito dopo, avendo capito che era difficile sostenere, di fronte all'opinione pubblica, che era un trappolone offrire all'opposizione la presidenza della RAI - di trappoloni del genere non abbiamo mai avuto la fortuna di poter godere in passato, mai (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza nazionale)! - venne esplicitata la teoria (che era, di per sé, un condizionamento dei Presidenti della Camera e del Senato) che si poteva anche accettare l'ipotesi di Pera e Casini, a patto che simul stabunt, simul cadent: ove si fosse dimesso il presidente della RAI, si dovevano obbligatoriamente dimettere gli altri quattro!
L'opposizione, dunque, entrò subito in una fase di dura contestazione dell'ipotesi che potesse essere presidente della RAI una persona da loro indicata, io credo anche per l'impossibilità di scegliere, tra tutti loro, a chi dovesse toccare quella carica (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza nazionale)!
Io credo che questa difficoltà, se dobbiamo tirare ad indovinare, può essere l'unica spiegazione della strumentale utilizzazione della lettera di Mieli per polemiche interne a noi. Noi dobbiamo solo chiederci: è diritto della Camera avere maggiori notizie sulle ragioni vere di queste dimissioni? Io penso di sì. Chi ce le può dare? Qui viene il difficile, perché i Presidenti della Camera e del Senato potranno riferire quello che ritengono, quello che sanno; ma potrebbero anche non sapere, perché la lettera avrebbe potuto dirci di più e non ce l'ha detto. Io non voglio criticare Paolo Mieli, assolutamente, neanche in questa circostanza, ma lui era l'unico che poteva dirci almeno le ragioni che lui ritiene importanti. Non ce le ha ancora dette, se voleva poteva dircele. Ci ha invece detto chiaramente che aveva posto delle condizioni alla sua permanenza nel consiglio di amministrazione della RAI. Io mi ero permesso di dire - lo ridico rispettosamente, con la stima che ho per Paolo Mieli - che erano condizioni mal poste. Preciso, condizioni che capisco dal punto di vista operativo, perché una persona come Paolo Mieli che deve lasciare il ruolo che ha, se vuole andare a fare il presidente, vuole, in cuor suo, essere sicuro di poter lavorare come ritiene meglio. Quindi, le capisco. Però, erano mal poste - e non vedo perché non dirlo - nel modo e nel tempo in cui venivano avanzate, perché non potevano essere avanzate al Presidente della Camera e del Senato che nessun potere hanno né in ordine alla nomina del direttore generale né - ancor meno - in ordine al palinsesto di prima o di seconda serata.
Non potevano essere poste alle forze politiche, che tutte le volte che esprimono opinioni su questa materia, giustamente o non giustamente, vengono accusate di intromissioni in un campo che non li riguarda; non potevano essere poste al ministro delle telecomunicazioni che, mai come in questa occasione, ha dato visibilmente il segnale di un distacco del ruolo del ministro delle telecomunicazione da interessi di bottega (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza nazionale). Io lo ringrazio per questo, il ministro Gasparri. Non potevano essere infine poste e non sono state poste, onore e merito a Paolo Mieli, nemmeno ai quattro componenti del consiglio di amministrazione, che infatti egli ringrazia nella sua lettera, perché con loro avrebbe dovuto decidere, ma solo dopo l'insediamento del consiglio di amministrazione.
Allora, capisco che il desiderio di Mieli di avere, nel quadro di un piano editoriale, delle garanzie fosse assolutamente giustificato, però credo che il fatto che lui non parli di queste condizioni ma di altro, nasconda o perlomeno faccia pensare che vi siano state altre difficoltà politiche, che mi rifiuto di credere possano essere attribuite alla maggioranza alle forze politiche e, in maniera ancor più dettagliata, alle forze politiche di questa coalizione di maggioranza.
Presidente, dico pertanto che, in base all'analisi forse troppo lunga che ho fatto, trovo offensiva la richiesta di convocare la Conferenza dei capigruppo, che non ha alcun potere in materia e che determinerebbe un'interferenza nel ruolo del Presidente della Camera e del Senato, a cui noi diamo la nostra piena solidarietà (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza nazionale).
Invito quindi tutti ad avere pazienza, a non mettere il carro davanti ai buoi, a lavorare con serenità perché il problema spinoso, in Italia, della comunicazione e quello di una maggiore condivisione, che il centrodestra ha avviato - grazie Elio Vito per averlo ricordato -, possano procedere tranquillamente (Applausi dei deputati dei gruppi di Alleanza nazionale e di Forza Italia - Congratulazioni).
PRESIDENTE. Onorevole colleghi, naturalmente farò presente al Presidente della Camera ciò che è avvenuto, perché ha la sua importanza. Non è stata una discussione impropria, e del resto io non potevo certamente impedire che si svolgesse; si è svolta con toni accalorati, me ne dispiace, qualche volta con affermazioni offensive che non sono corrispondenti, credo, ai sentimenti personali che ognuno deve avere nei confronti degli altri qui dentro. Desidero dire che in Italia la prescrizione è breve, specie dei complimenti e degli apprezzamenti.
Io ricordo, perché anch'io leggo i giornali, gli apprezzamenti positivi sulle scelte fatte e sulle motivazioni che le sostenevano, sulla qualità delle persone, nonché le modalità con le quali ho sentito - anche oggi, e ringrazio chi lo ha fatto - elogiare i Presidenti di Senato e Camera per aver compiuto un'azione ed anche per aver preso un'iniziativa molto importante e, nello stesso tempo, innovativa. Credo che in Italia la prescrizione dei complimenti, come la nascita dei risentimenti, sia spesso molto breve.
Il Presidente della Camera farà il suo dovere, sentirà i colleghi se riterrà di sentirli, prenderà le iniziative che riterrà più opportune.
Per quello che mi riguarda, desidero dire che la Camera dei deputati deve rispettare la decisione dei Presidenti di Camera e Senato, perché a loro compete la scelta che non è né condizionata né condizionabile (Applausi dei deputati del gruppo dell'Unione dei democratici cristiani e dei democratici di centro).
![]() |
![]() |
![]() |