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PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di un'informativa urgente del Governo sul terremoto verificatosi in Molise.
Onorevoli colleghi, ho rappresentato ieri il nostro comune dolore partecipando ai funerali dei bambini, della maestra e delle altre vittime del terremoto di San Giuliano di Puglia (L'Assemblea e i membri del Governo si levano in piedi).
L'impegno che assume la Camera dei deputati è quello di non dimenticare questi italiani così duramente colpiti nei loro più intimi affetti. Non dimenticare e operare perché tragedie analoghe non si ripetano mai più.
Propongo all'Assemblea un minuto di silenzio (L'Assemblea osserva un minuto di silenzio).
Dopo l'intervento del ministro dell'interno, onorevole Pisanu, avranno luogo gli interventi dei rappresentanti dei gruppi.
Ha facoltà di parlare il ministro dell'interno, onorevole Pisanu.
BEPPE PISANU, Ministro dell'interno. Signor Presidente, il Governo si associa alle sue parole, esprimendo sentimenti di profondo cordoglio alle famiglie colpite dall'immane tragedia che si è abbattuta sul Molise e alle istituzioni locali, così duramente messe alla prova da un evento tanto doloroso quanto imprevedibile.
Assicuro tutti che il Governo è vicino a quanti in questo momento stanno soffrendo per la perdita dei loro cari, delle loro case e dei loro beni. Il Governo farà completamente la sua parte per cercare di restituire un futuro a chi sente di averlo perduto e di riaccendere una luce di speranza in coloro che oggi sembrano smarriti nel buio di questa durissima realtà.
Il Consiglio dei ministri di ieri ha approvato un decreto-legge che è il primo impegno per una rapida ripresa delle normali condizioni di vita delle popolazioni colpite. Sono stati stanziati 50 milioni di euro come somma necessaria per le prime e più urgenti iniziative di emergenza; sono stati, inoltre, sospesi fino al 31 marzo 2003, per i residenti delle zone terremotate, tutti i termini amministrativi, processuali, giurisdizionali e convenzionali nonché, per i giovani delle zone colpite, l'adempimento degli obblighi di leva. Il decreto-legge prevede altresì che il dipartimento della protezione civile, d'intesa con la regione e con i comuni interessati, coordini i piani di ricostruzione, anche ricorrendo a localizzazioni alternative. Il provvedimento, inoltre, consente al commissario delegato la possibilità di adottare misure straordinarie con l'esercizio di poteri in deroga anche alla normativa vigente. Questo è quanto stabilito nell'immediatezza.
Il nostro lavoro, però, intende andare al di là del contingente e ad assicurare per l'avvenire che non si ripetano le gravi e incresciose situazioni verificatesi in occasione di precedenti analoghi eventi sismici. Il Presidente del Consiglio dei ministri ha assicurato che entro 24 mesi il comune di San Giuliano di Puglia e gli altri colpiti dalla calamità saranno riconsegnati alla completa e normale fruibilità dei residenti. Saranno costruite nuove case, nuove strade, spazi verdi e nuovi luoghi di aggregazione sociale. Vari architetti ed ingegneri sono già stati interessati e già stanno provvedendo ad elaborare i progetti di massima.
Per quanto riguarda gli edifici, in particolare quelli scolastici, in seguito alle ultime scosse sismiche, è già in corso una speciale ricognizione sulla loro completa affidabilità e rispondenza alle norme di agibilità e sicurezza. Se occorreranno risorse finanziarie ulteriori, il Governo le reperirà, anche intervenendo sulla prossima legge finanziaria.
Di sicuro, onorevoli colleghi, non dimenticheremo. Il culto della memoria, che sarà ravvivato da un monumento da erigere sul luogo del crollo della scuola, servirà, infatti, a ricordarci quanto siano fondamentali la sicurezza e il benessere della gente e dei nostri figli che rappresentano il futuro del paese.
Vengo ora alla ricostruzione dettagliata dell'accaduto. Alle ore 11,32 del 31 ottobre 2002 una forte scossa di terremoto, con magnitudo pari a circa 5,4 gradi della scala Richter, un valore che comporta effetti valutabili intorno all'VIII grado della scala Mercalli, si è verificata nella provincia di Campobasso, con epicentro che l'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia ha individuato con le coordinate 41,76 nord e 14,94 est, con effetti più rilevanti nei comuni di San Giuliano di Puglia, Santa Croce di Magliano e Bonefro. La profondità, stimata in base alle osservazioni sismologiche, è stata indicata entro i primi 15, 20 chilometri della crosta terrestre; quindi, anche a causa dell'ampia distribuzione del risentimento, il fenomeno ha interessato una porzione profonda della superficie. L'evento è stato preceduto da alcune scosse nelle prime ore del giorno, la più forte delle quali, alle 3,27, si è manifestata con una magnitudo 3,5 gradi della scala Richter ed è stata seguita da numerose altre repliche nel corso della stessa giornata, tra le quali la più significativa è stata quella delle ore 14,03 di magnitudo 3,7. Dopo la scossa delle ore 3,27 il dipartimento della protezione civile, informato sull'accaduto dall'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, aveva allertato l'ufficio territoriale del Governo di Campobasso e aveva diramato un comunicato stampa, come di consueto in occasione di simili eventi.
Il sisma ha provocato danni diffusi sui territori della provincia di Campobasso, interessando numerosi comuni: San Giuliano di Puglia, 1.163 evacuati; Larino, 1.000 evacuati; Rotello, 520 evacuati; Montorio nei Frentani, 370; Colletorto, 300; Macchia Val Fortore, 300; Monaciglioni, 300; Petrella Bifernina, 300; Santa Croce di Magliano, 300; Ripabottoni, 250 evacuati; Castellino di Biferno, 200; San'Elia a Pianisi, 150; Ururi, 125; Campo Marino, 100; Montelongo, 100; Provvidenti, 100
evacuati; Casacalenda, 65; Bonefro, 50; Capolieto, 30: Toro, 30; Campodipietra, 26 evacuati, per un totale complessivo di poco superiore ai seimila abitanti.
I comuni più duramente colpiti sono stati quelli di San Giuliano di Puglia, Larino e Bonefro.
Alle ore 11,34, dai comandi dei vigili del fuoco di Campobasso e Salerno, sono pervenute comunicazioni dell'evento sismico al centro operativo del Ministero dell'interno. In relazione al susseguirsi ed al sovrapporsi delle segnalazioni sempre più numerose, che pervenivano da tutti i comandi del centrosud Italia, sono state poste in allarme tutte le colonne mobili dei vigili del fuoco e sono continuati i contatti con l'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia per accertare l'epicentro e la magnitudo del sisma.
Dalle ore 11,45 le squadre di soccorso del distaccamento di Termoli e della sede centrale di Campobasso erano già operative sul territorio per una prima ricognizione e valutazione del fenomeno. Alle ore 11,50, l'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia ha comunicato l'epicentro e la magnitudo del sisma. Immediatamente, è stato disposto l'invio nella zona delle colonne mobili dei vigili del fuoco dalle regioni Lazio, Campania, Puglia e Abruzzo, mentre si sollevavano in volo elicotteri da Bari e da Pescara per la ricognizione aerea: lo stesso hanno fatto elicotteri delle forze di polizia.
Alle ore 12,20 le prime squadre dei vigili del fuoco provenienti dal distaccamento di Termoli - struttura più vicina al comune di San Giuliano - hanno cominciato ad operare per il crollo della scuola ed il recupero delle persone colpite, mentre altre squadre provvedevano al soccorso per i crolli all'interno del paese con il recupero di una persona in vita ed una deceduta.
Dopo dieci minuti vi è stato il primo recupero, congiuntamente a cittadini presenti sul posto, della prima bimba nella scuola crollata.
Le operazioni di soccorso sono risultate estremamente difficoltose, stante la necessità di utilizzare con grandissima cautela i mezzi meccanici confluiti, al fine di scongiurare il pericolo di ulteriori crolli che avrebbero potuto compromettere la già gravissima situazione e provocare altre vittime.
Con i vigili del fuoco hanno collaborato unità cinofile dell'Arma dei carabinieri ed associazioni di volontariato con l'ausilio di sonde.
Le operazioni di scavo sono state, quindi, effettuate prevalentemente a mano e si sono concluse nel pomeriggio del 1o novembre.
Sono state estratte vive e ricoverate presso gli ospedali di Larino, Termini e Campobasso, nonché di Bari e del Bambin Gesù di Roma 35 persone, di cui 5 adulti. Le vittime, purtroppo, sono 27, di cui 26 bambini di età compresa tra i 6 e i 10 anni, alle quali vanno aggiunte le due persone decedute sotto il crollo dell'abitazione adiacente alla scuola, tutte del comune di San Giuliano di Puglia. Nello stesso comune sono rimaste ferite 61 persone, di cui 15 risultano ancora ricoverate presso diverse strutture ospedaliere della regione Molise e di altre regioni italiane.
Contemporaneamente, altre unità di rinforzo, in relazione alla dimensione del crollo e alle persone coinvolte, sono state inviate da Campobasso. Mentre, quindi, squadre di vigili del fuoco e pattuglie delle forze dell'ordine effettuavano una vasta ricognizione della provincia di Campobasso, ulteriori rinforzi sono giunti a San Giuliano.
A causa della gravità della situazione, è stata successivamente disposta l'evacuazione dell'intero comune il cui centro urbano risulta pesantemente danneggiato. Intanto, presso l'ufficio territoriale del Governo di Campobasso, veniva costituito il centro coordinamento soccorsi (CSS) e nel comune di Larino un centro operativo misto (COM).
Alle ore 12,30, presso il dipartimento della protezione civile, veniva convocato il comitato operativo.
Tra le ore 12,30 e le ore 13,30, tutte le sezioni operative speciali delle colonne mobili erano in movimento per raggiungere l'area del sisma.
Alle ore 14,30, presso la scuola di San Giuliano, erano già intervenuti il capo dipartimento dei vigili del fuoco, accompagnato dal direttore centrale per l'emergenza e da un altro funzionario del dipartimento, mentre già aveva assunto la direzione degli interventi l'ispettore regionale dei vigili del fuoco del Molise.
Successivamente, sul posto giungeva anche il capo del dipartimento della protezione civile che stava operando nell'area dell'Etna per la nota emergenza.
Le prime disposizioni impartite, contestualmente all'intervento per il crollo della scuola, hanno riguardato una nuova approfondita ricognizione effettuata da pattuglie dell'Arma dei carabinieri per individuare altri eventuali pericoli nei comuni colpiti che fossero sfuggiti ad una prima valutazione. Si è contestualmente rafforzato il dispositivo dei mezzi speciali operanti intorno alla scuola, dove le operazioni di soccorso si sono protratte senza interruzione alcuna fino alle ore 18,30 del 1o novembre.
Il recupero dell'ultima salma è avvenuto alle ore 17,33 e la direzione tecnica continua delle squadre operative è stata assicurata da otto dirigenti antincendi.
Le operazioni si sono concluse con la messa in sicurezza della struttura residua dell'edificio scolastico e la delimitazione dell'area.
Sono state impiegate 28 sezioni operative speciali con circa 300 uomini, 3 elicotteri dei vigili del fuoco e 3 dei corpi armati dello Stato (in totale 6).
L'edificio, sede della scuola elementare e media, costituito da due piani fuori terra, è interamente crollato. Il collasso ha, purtroppo, coinvolto 56 alunni, 4 insegnanti, 2 assistenti scolastici, tutti al piano terra.
La complessità delle operazioni di recupero, peraltro trasmesse in diretta da molte reti televisive, è stata determinata dalle modalità di crollo che hanno portato i solai a schiacciarsi su se stessi, rendendo esigui e pericolosi gli spazi in cui insinuarsi per intervenire in soccorso.
Nella serata, il Presidente del Consiglio dei ministri ha effettuato un sopralluogo presso la scuola e lì si è intrattenuto con i soccorritori e si è informato su ogni eventuale necessità, al fine di assicurare il massimo dell'efficacia nell'intervento di soccorso.
Per quanto riguarda gli altri comuni colpiti dal sisma, ricordo che nel comune di Larino risultano ricoverate in ospedale circa 20 persone, mentre nel centro storico, per il pericolo di crolli e a titolo precauzionale, sono stati evacuati tutti gli edifici. È in corso di verifica la valutazione dei danni alle abitazioni private, resa peraltro estremamente difficoltosa dal continuo succedersi di scosse di assestamento.
Per quanto riguarda il comune di Bonefro sono state ricoverate tre persone e sono stati rilevati danni al centro urbano.
Le forze attualmente impiegate sul fronte del terremoto assommano a circa 3.400 unità, di cui circa 470 del Corpo nazionale dei vigili del fuoco e altrettante dell'Esercito italiano, circa 100 dell'Aeronautica militare e 250 della Marina militare. Anche le forze dell'ordine sono intervenute con 740 unità, di cui 317 della Polizia di Stato, 200 dell'Arma dei carabinieri, 48 della Guardia di finanza e 175 del Corpo forestale dello Stato. La Croce rossa italiana è intervenuta con circa 350 tra donne e uomini e l'ANAS con 65 operatori.
Le associazioni di volontariato hanno partecipato con grandi solerzia, abnegazione ed umanità, alle azioni di soccorso, disponendo sul campo oltre 1.600 volontari, organizzati per colonne mobili regionali e per associazioni. Particolarmente utile si è rivelata la scelta di impiegare i volontari sulla base di gemellaggi con i comuni terremotati, consentendo in tal modo il più ordinato e proficuo concorso di questa fondamentale componente della protezione civile.
I mezzi impiegati assommano complessivamente a 658, di cui 23 velivoli.
Nuove scosse si sono prodotte durante la notte successiva al tragico evento, tutte di intensità contenuta, cioè di magnitudo inferiore a 3,5, protraendo l'attività sismica con le stesse caratteristiche d'intensità fino alle 16,08 del giorno successivo, il
1o novembre, quando si è verificata un'ulteriore forte scossa, questa volta di magnitudo 5,3, valutabile intorno al settimo-ottavo grado della scala Mercalli, localizzata a circa 12 chilometri a sud ovest dell'epicentro principale del sisma, con effetti anche in taluni comuni della provincia di Foggia.
Alle ore 1,35 del 4 novembre è stata poi registrata una scossa di magnitudo 4,2 che fortunatamente non ha causato danni.
Vorrei ora riferire su alcuni elementi di carattere più specificamente assistenziale. Già nei primi momenti successivi alla scossa sismica sono stati inviati dal Ministero dell'interno 400 posti letto, in particolare per le esigenze del comune di San Giuliano di Puglia. Anche tutti i centri assistenziali di pronto intervento del Ministero dell'interno, i cosiddetti CAPI, sono stati subito posti in allarme.
I primi blocchi di tende sono giunti a San Giuliano di Puglia alle ore 17,30, ma si è preferito in questi primi momenti collocarli nel comune di Larino, meno coinvolto dall'intervento di primo soccorso in atto presso la scuola.
Questa la sequenza dei tempi. Alle ore 24, 4 automezzi con 120 tende e 400 posti letto erano disponibili a San Giuliano. Alle ore 1, 3 automezzi con 90 tende e 300 posti letto erano disponibili presso il centro operativo misto di Larino. Alle ore 1,30, altre 90 tende ed altri 300 posti letto si sono aggiunti ai primi disponibili per il COM di Larino. Altre tende e posti letto venivano messi a disposizione, fino alle ore 2,30. La disponibilità complessiva pertanto, nelle prime ore della notte, è stata di 510 tende e 3 mila posti letto (ogni tenda alloggia mediamente 6 persone).
Sono cominciate così le operazioni di distribuzione e di montaggio del materiale che hanno portato, ad oggi, ad una presenza nelle tendopoli di 6 mila posti letto completi, in 24 insediamenti di emergenza, distribuiti su tutto il territorio interessato. Un intervento più modesto è stato effettuato anche in cinque comuni della provincia di Foggia, con 105 tende e 630 posti letto. A questi vanno aggiunti materiali ed assistenza forniti da numerose associazioni di volontariato che, nel frattempo, hanno raggiunto l'area colpita ed un forte impegno della Croce rossa italiana con materiale assistenziale e cucine da campo.
In particolare, già dal 2 novembre è stata attivata presso la tendopoli di San Giuliano di Puglia dalla ASL di Termoli, d'intesa con l'assessore regionale alla sanità, un'unità territoriale fissa per le cure mediche e la relativa farmacia, nonché presidi di assistenza psicologica e geriatrica. Anche la ASL di Campobasso, a seguito dell'installazione di tendopoli in comuni della propria giurisdizione, ha costituito un «nucleo di responsabilità» per garantire un'efficace presenza sanitaria di continuità in favore delle popolazioni colpite. In coordinamento con il COM, la prefettura provvedeva ad acquisire presidi indispensabili per la gestione dell'emergenza, anche da privati, quali bagni chimici, macchine da spurgo e materiale elettrico, oltre a quelli fatti pervenire dal Ministero dell'interno.
Inoltre, attraverso il centro di coordinamento soccorsi, si è provveduto a richiedere agli enti gestori il potenziamento dell'erogazione elettrica nelle aree di ricovero, la realizzazione di linee elettriche, ove occorrenti, l'attivazione di nuove linee telefoniche presso le tendopoli, nonché, in un secondo tempo, l'installazione di cinque impianti di potenziamento della rete di telefonia mobile. Nelle more dell'attivazione delle cucine da campo è stata organizzata la distribuzione di pasti caldi in quantità di circa 2 mila e 500, progressivamente elevatisi fino a 5 mila pasti. Si è altresì provveduto al reperimento e all'organizzazione della distribuzione di altri generi alimentari, quali pane, latte ed acqua.
Le Forze armate hanno subito messo a disposizione 500 sacchi a pelo e 120 tende militari, per far fronte all'emergenza della prima notte, oltre a tre gruppi elettrogeni.
Nel corso del pomeriggio, sono giunti sul luogo del disastro militari del battaglione San Marco e del reggimento guastatori, i quali si sono prontamente attivati per il montaggio delle tende che via via
pervenivano, unitamente a personale dei vigili del fuoco e a volontari appartenenti a numerose associazioni.
Sin dalle ore 13 del 31 ottobre è stata data attuazione al piano sanitario maxiemergenza operativo presso i presidi ospedalieri della provincia e, successivamente, è stata attivata la sorveglianza epidemiologica per la rilevazione della situazione ed il coordinamento da attuare. L'ARPA (agenzia regionale per l'ambiente) del Molise ha effettuato il monitoraggio sulla potabilità dell'acqua.
Gli enti proprietari delle strade hanno subito avviato la verifica delle condizioni di transitabilità della rete viaria, mentre l'ente risorse idriche del Molise ha controllato l'integrità degli acquedotti, attivando consistenti interventi di ripristino e verificando la situazione degli invasi artificiali del Liscione e di Arcichiaro, senza rilevare anomalie.
Mentre erano in corso le operazioni di soccorso, tutte concentrate presso la scuola di San Giuliano di Puglia, e di assistenza alle popolazioni, con l'impegno massiccio di tutte le forze disponibili, alle ore 16,08 circa del 1o novembre, si è registrata una nuova scossa di consistente intensità (magnitudo 5.3/0 Richter, pari a circa l'ottavo grado della scala Mercalli), con epicentro Casacalenda, Sant'Elia a Pianisi e Colletorto, che ha prodotto ulteriori danni nei comuni già colpiti ed esteso lo scenario incidentale, incrementando il numero dei comuni interessati.
Il nuovo evento, avvertito in maniera evidente anche nel comune capoluogo, ha determinato forte panico tra la popolazione già colpita dall'episodio del giorno precedente. Ciò ha causato, tra l'altro, 56 ricoveri ospedalieri di persone traumatizzate a seguito di cadute per la fuga precipitosa dalle abitazioni.
Dall'inizio dell'emergenza fino alle ore 15 di ieri, i ricoveri e gli accessi ospedalieri sono stati complessivamente 173, di cui 93 presso l'ospedale di Larino, 71 presso quello di Termoli e 9 presso quello di Campobasso. Successivamente, 7 persone sono state trasferite in strutture ospedaliere di altre regioni.
I ricoveri sono stati complessivamente 23, di cui 4 presso l'ospedale di Larino, 11 presso quello di Termoli, 2 presso quello di Campobasso, 2 presso l'ospedale Bambin Gesù di Roma, 2 presso il Policlinico di Bari e 2 presso l'ospedale di Ancona.
L'aggravamento della situazione derivante dall'ampliamento dell'area interessata, che ha ricompreso anche il capoluogo, ha indotto la prefettura di Campobasso a adottare un'ordinanza di chiusura di tutte le scuole di ogni ordine e grado nonché delle scuole paritarie e degli asili nido fino a tutto il 9 novembre 2002 per consentire - come ho già detto - le occorrenti verifiche statiche.
Nelle zone colpite sono affluite le colonne mobili di regioni ed associazioni di volontariato che stanno - come ho ricordato - attivamente collaborando in tutte le attività di assistenza alle popolazioni.
Presso il COM di Larino è stato attivato un servizio coordinato per l'effettuazione delle verifiche di agibilità dei fabbricati ubicati nei comuni dell'area compresa nel COM; le verifiche nel comune di Campobasso vengono, invece, effettuate dalla struttura tecnica comunale d'intesa con il comando provinciale dei vigili del fuoco.
Per gli edifici delle scuole medie superiori le verifiche vengono svolte dall'amministrazione provinciale.
Ricordo, da ultimo, che la procura della Repubblica di Larino ha avviato indagini per acclarare eventuali responsabilità in ordine al crollo dell'edificio scolastico nel comune di San Giuliano di Puglia.
Da notizie acquisite successivamente, l'edificio, sede della scuola elementare e media, risultava essere stato costruito negli anni cinquanta e sottoposto a ristrutturazione di recente, tant'è che la parte nuova era stata inaugurata il 13 settembre scorso.
Informo, inoltre, il Parlamento, che il ministro delle infrastrutture e dei trasporti ha costituito una commissione ministeriale di inchiesta per verificare la correttezza delle procedure amministrative e per accertare le cause tecniche del collasso. Alla commissione è stato assegnato il compito
di riferire in ordine alla costruzione dell'edificio scolastico di San Giuliano di Puglia, sull'iter tecnico-amministrativo della concessione e della realizzazione sia dei lavori originariamente previsti che delle modifiche intervenute nel tempo, nonché di accertare le cause tecniche che hanno determinato il repentino collasso delle strutture. Questa, signor Presidente, onorevoli colleghi, la nuda esposizione dei fatti.
Consentitemi, a nome del Governo ed anche mio personale, di aggiungere una parola di ammirazione e di profonda gratitudine nei confronti di tutti gli operatori dei vigili del fuoco, delle forze di polizia, delle Forze armate, della regione, della provincia, degli enti locali, delle ASL, delle associazioni di volontariato e dell'ENEL, i quali si sono prodigati nel soccorso con un impegno, una generosità, uno spirito di sacrificio ed una professionalità che fanno onore innanzitutto a loro e, poi, all'intera comunità nazionale. Eguali sentimenti desidero esprimere a quanti hanno operato, e tuttora operano, per l'emergenza etnea.
Chi, in questi giorni, è stato a San Giuliano e nei comuni colpiti, ha visto che solidarietà umana e amor di patria non sono parole vane (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza nazionale, dell'UDC (CCD-CDU) e della Lega nord Padania).
PRESIDENTE. Grazie, onorevole ministro.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Mastella. Ne ha facoltà.
MARIO CLEMENTE MASTELLA. Signor Presidente, i fotogrammi scattati dal ministro, rigorosamente freddi, che hanno raccontato la cronaca di un evento e di una calamità, fanno da contrappunto a fotogrammi in cui c'erano pathos, dignità e compostezza: il pathos, la dignità e la compostezza delle genti sannite del Molise.
Questi due elementi, non in contrapposizione, ma dialetticamente, conducono alla nostra coscienza, la interpellano e richiedono, da ognuno di noi, senso di responsabilità e di orientamento. E credo che il primo dato, signor Presidente, onorevoli colleghi, sia quello di assumere come riferimento, come valore quasi biblico, una unità morale che è molto di più dell'unità politica: l'unità morale ricomprende l'unità politica perché è un valore alto di riferimento.
L'unità morale è quella per cui l'ennesima sventura, l'ennesima tragedia del mio sud, trova incredibili riscontri di generosità in tante parti geografiche del paese, eliminando o mettendo la museruola a quell'enorme contraddizione, più politologica e politica, della differenza sostanziale, anche nei sentimenti, tra il sud ed il nord.
L'unità morale è quella che non elude le responsabilità, anzi le declina fino in fondo, assumendole in proprio, a partire dalla classe politica; a fronte dell'appello, dall'umanesimo gigantesco ed incredibile, di quella mamma e del vescovo della comunità di Termoli, l'unità morale fa mettere da parte e bandisce ogni gelosia, ogni prerogativa di parte, eliminando polemiche distorte, tra noi, che riguardano il presente, ma anche il passato.
Ecco perché, lo dico con molta serenità, non mi sono piaciute alcune parole - anche se condivido l'azione del Governo per quello che sta facendo e per quello che farà - pronunciate ieri dal Presidente del Consiglio. Non si tratta di fare paragoni, non si tratta di ripercorrere un itinerario che, fin dal passato, tragicamente, ha visto protagoniste le nostre popolazioni. È forte il sentimento della nostra solidarietà, della mia e di tanti altri del mio gruppo politico, nei confronti dei bambini, a cui inviamo una carezza. Una forma di grande solidarietà da esprimere in termini di tempestività di interventi in questo momento.
Ricordando le vittime del Molise, ricordo anche le vittime del Friuli, le vittime dell'Umbria, le vittime dell'Irpinia e del Sannio, perché ritengo, signor ministro, che il senso complessivo di appartenenza alla comunità nazionale richieda ad ognuno che ci sia questa forma di prerogativa collettiva, saldandosi con l'interpellanza del bisogno e rimuovendo ogni ostacolo che c'è tra di noi.
Io, prima di essere deputato di questo Parlamento, mi sento meridionale fino in fondo; ecco perché dal mio punto di vista ci sarà sempre l'incoraggiamento per ciò che il Governo, gli enti locali, le regioni, le province e i comuni faranno in quelle località.
Che strano paradosso, signor Presidente, in un paese abituato ai sondaggi permanenti! Proprio una settimana fa si chiedeva agli italiani quali regioni conoscano; è emerso che il 70 per cento degli italiani non conosce che cosa sia e dove sia il Molise.
Drammaticamente, il paradosso, quasi l'astuzia di una ragione molto vichianamente intesa nei sentimenti e nel cuore degli uomini ha portato all'attenzione del paese, ha fatto conoscere all'Italia e al mondo il senso e la presenza non soltanto del Molise ma anche delle popolazioni del Molise.
Ecco perché, signor Presidente, di fronte a quelle popolazioni, di fronte a quello che ella ha visto ieri (e noi con lei), di fronte a tutto questo occorrano un lavoro comune, un grande laboratorio di solidarietà nazionale che venga espressa in quella circostanza e per questa circostanza.
Di fronte a quanto emerso, di fronte alla fragilità, alla paura dell'opinione pubblica, alla paura delle mamme e dei papà delle nostre parti che si interrogano sullo stato degli edifici che i figli frequentano - ricordo l'appello della mamma e del vescovo che hanno invitato a vigilare - credo che, se il Governo farà la sua parte, se magari tra un mese o tra qualche tempo si raggiungerà una «radiografia» d'intesa fra il Governo e le forze locali, per stabilire le condizioni in cui vivono e vivranno i ragazzi, ci sentiremo tutti più sicuri e avremo vissuto all'interno di questa grande unità morale, di questa grande unità del popolo italiano, rappresentati, in questo caso, da forze politiche che si sentono, con solidarietà, insieme, di scoprire un modo nuovo di fare politica.
Se così è, allora, signor Presidente, mi sia consentito, con estrema serenità, dire che il Molise non può avere quest'anomalia istituzionale. Il Molise ha il presidente della regione che contemporaneamente è parlamentare, il Molise ha il presidente della provincia che contemporaneamente è sindaco della città di Campobasso.
Credo, in nome dell'unità morale - poiché bisogna lavorare, bisogna sporcarsi le mani in quelle circostanze -, che sia giusto che ognuno si assuma le proprie responsabilità e ognuno, dal punto di vista etico, faccia la propria parte. Noi, insieme a loro, faremo la nostra, a partire dal Governo, da cui siamo oggettivamente distanti. Tuttavia, non ci riterremo distanti se il Governo farà, per la nostra gente, per la gente sannita, per quanti si trovano in questo momento in enormi difficoltà e in tristissimi bisogni (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-UDEUR-Popolari per l'Europa, dei Democratici di sinistra-l'Ulivo, Misto-Comunisti italiani e Misto-Socialisti democratici italiani).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Agostini. Ne ha facoltà.
MAURO AGOSTINI. Signor Presidente, signor ministro, ogni tragedia, soprattutto quando è determinata da eventi improvvisi, lascia un senso di costernazione, di smarrimento ed anche di solitudine interiore e questo, soprattutto, quando quella tragedia ha il sapore dell'inaccettabilità perché coinvolge e riguarda, quasi esclusivamente, purtroppo, dei bambini. Questo fa sorgere dal nostro cuore, come è accaduto in questi giorni, da chi era lì, dai commentatori, una specie di urlo: non è possibile che questo avvenga, non è possibile perché, appunto, ci sono di mezzo bambini che, per definizione, sono i più deboli e i più indifesi.
Con questo spirito, come gruppo dei Democratici di sinistra, giunga a tutte le popolazioni, alle famiglie di San Giuliano e dei comuni colpiti ma, soprattutto, ci sia consentito di esprimere, alle madri ed ai padri, il senso della nostra partecipazione al loro dolore che è un dolore totale e giunga, soprattutto, la nostra solidarietà di uomini e di donne che sanno che di fronte a quanto è accaduto, il rispetto più profondo,
proveniente da altre madri e da altri padri, non potrebbe essere che il silenzio. A questo ci porterebbe il nostro rispetto autentico per quel dolore ma mai, mai come in questi casi dobbiamo dimenticare, mai come in questi casi dobbiamo sentire di più di rappresentare il paese. Noi siamo qui, in una sede istituzionale, siamo qui, appunto, in rappresentanza del paese, siamo qui nella massima sede istituzionale: a noi, tutti, spetta dare delle risposte; spetta a voi, Governo, spetta al Parlamento, spetta anche all'opposizione.
Noi siamo qui, vogliamo dirlo fin da subito, ministro Pisanu, per fare la nostra parte con spirito positivo, con proposte, ed anche, naturalmente, come deve essere, con l'esame critico (che è il sale dell'opposizione) di ciò che il Governo farà, ma non ci troverete mai disponibili alla polemica per la polemica, alla ritorsione propagandistica.
Spiace dire che non tutti, in questi giorni e in queste ore, hanno tenuto questo atteggiamento; non di questo c'è bisogno, né per quanto riguarda la positiva esperienza dell'Umbria né per quanto riguarda, soprattutto, i problemi che sono aperti di fronte a noi; il lavoro istituzionale, infatti, sarà lungo. Dovremo discutere ed approvare il decreto sull'emergenza, di cui lei ha parlato; dovremo discutere, nell'ambito della legge finanziaria, degli stanziamenti per l'emergenza e per la ricostruzione.
Vorrei ricordarle, sempre in questo spirito di collaborazione, che sono già stati presentati, dal nostro gruppo e dall'Ulivo, alcuni emendamenti che si riferiscono, proprio, alla protezione civile e che prevedono più risorse per la protezione civile ed anche un piano straordinario per la messa in sicurezza degli edifici pubblici, con particolare riferimento, come lei ha ricordato prima, all'edilizia scolastica. Questo sarà il secondo passaggio che ci aspetta. Poi avremo un terzo passaggio che è la legge per la ricostruzione di cui, naturalmente, il Parlamento dovrà essere chiamato a discutere. Dunque, come vediamo, un lavoro lungo.
Chiediamo soltanto, ministro Pisanu, che il confronto sia reale e leale.
Ci sembra giusto che insieme all'emergenza si parli, già fin da oggi, della ricostruzione perché ciò significa inviare un segnale di speranza, di fiducia. Non ci sono modelli astratti da proporre, alle nostre spalle ci sono esperienze diverse: dal Friuli all'Umbria, alle alluvioni del Piemonte, solo per citare i primi che vengono in mente. Ogni terremoto, infatti, ogni evento catastrofico di questo tipo ha una sua specificità, perché, nello squassare un territorio, colpisce una società, le sue tradizioni, le sue peculiarità, la sua storia, di quella gente lì; oggi, della gente del Molise. La risposta, quindi, non può che essere specifica, non solo dal punto di vista ambientale ma anche da un punto di vista sociale ed economico.
Ci sono, certamente, diversi modelli di ricostruzione ma è proprio partendo da quelli che si può fare tesoro per fare meglio, per imparare di più, perché ogni circostanza, naturalmente, ci consente di imparare dalle nostre esperienze.
Noi riteniamo che non possa esserci, però, un intervento dall'alto, con qualcuno che demolisce tutto, con qualcuno che ricostruisce tutto, mentre le istituzioni locali ed i cittadini di quei luoghi rimangono ad aspettare la fine di tale scena. Questa sarebbe, infatti, una risposta che guarderebbe al passato, una risposta inadeguata.
Vi è bisogno, invece, a nostro giudizio, di due requisiti: innanzitutto la partecipazione dei cittadini, dei privati, perché, non appaia paradossale, i protagonisti primi della ricostruzione sono proprio i cittadini ed i privati; in secondo luogo, la presenza, nella ricostruzione, di un modello istituzionale decentrato, in qualche modo direi federalista. Occorre investire pertanto sulle popolazioni e sulle istituzioni locali ed eventualmente intervenire sui punti deboli di questo percorso se dovessero essere individuate situazioni di difficoltà, di inefficienza, e solo in questo caso, intervenire (lo vedremo, comunque, discutendo della legge sulla ricostruzione). Solo se tutto questo, lo ripeto, solo se tutto questo dovesse dimostrarsi impraticabile -
ma noi non lo crediamo - allora si potranno valutare altre soluzioni. Preferiamo comunque pensare alla ricostruzione come ad un fatto che valorizzi il capitale sociale della gente di quei luoghi, delle forze economiche che sono lì impegnate. La ricostruzione anche come opportunità per le realtà locali.
Signor ministro, le vorremmo sottoporre un'altra questione: come sarà formulata la legge per la ricostruzione? Questo è un punto non indifferente nel nostro percorso. Come sarà l'iter che condurrà alla sua formazione? Vi sarà, anche in questo caso, un lavoro centralista o vi sarà, invece, un coinvolgimento reale dei sindaci, delle autorità locali, delle forze economiche, dei cittadini, delle forze istituzionali della provincia e della regione? Le istituzioni, insomma, fanno le regole, ma i protagonisti della ricostruzione sono i cittadini. Le istituzioni, pertanto, devono muoversi nel pieno rispetto delle norme di buona amministrazione delle risorse, della buona amministrazione del territorio, eliminando tutti gli intralci burocratici, laddove essi esistono, ma non certo le regole.
Prima di questa fase di ricostruzione, vi è la gestione dell'emergenza. Anche noi vogliamo associarci, come lei ha fatto, al ringraziamento per quanti hanno lavorato ai soccorsi, con l'uniforme, senza uniforme, volontari, dipendenti dello Stato o di altre amministrazioni, non ha importanza. A tutti coloro che hanno messo le mani in quell'opera purtroppo tragica, anche a loro, soprattutto a loro, va il nostro ringraziamento.
Credo però che in questa circostanza, in uno spirito di serenità, debba anche ripensarsi, alla scelta, a nostro giudizio centralista, effettuata dal Governo a proposito della protezione civile. Notiamo, lo sottolineano tutti i giornali, che non vi è un responsabile politico per la protezione civile; vi è un capo dipartimento, ma la responsabilità politica, per la mancanza, appunto, di un responsabile politico, è nelle mani del Presidente del Consiglio.
È importante gestire bene queste fasi, i prossimi giorni e le prossime settimane, perché bisognerà, senza semplificazioni, saper conciliare rapidità, decoro e qualità della vita. Infatti, la sistemazione immediata che verrà data a quei cittadini li accompagnerà per tutta la fase della ricostruzione, ed anche se i tempi per la ricostruzione saranno, come noi auspichiamo, di due o tre anni (quindi tempi molto rapidi), dobbiamo però sapere che quei cittadini vivranno nelle condizioni abitative che oggi verranno loro garantite.
Ripeto: per questo sarà necessario conciliare rapidità e decoro. Anche in questo caso sono maturate, in passato, diverse esperienze, in Friuli, in Umbria ed in altre regioni. Quello a cui vi richiamiamo è la necessità di fare presto: non deve esserci una sottovalutazione della condizione in cui versano quei cittadini. L'inverno è alle porte, la situazione è grave, molto preoccupante e, pertanto, bisogna trovare e dare una risposta che sia rapida e confacente. Non ci sono, insomma, scorciatoie: ci vuole un costante e faticoso percorso di confronto con le popolazioni. Siano chiamati i cittadini a scegliere, siano chiamate a scegliere le situazioni locali: il nostro compito è soprattutto garantire la celerità degli interventi immediati ed una ordinarietà e capacità di incidere della legge, o comunque dello strumento che voi individuerete, per la ricostruzione.
Concludo ricordando la frase di un contadino umbro del 1997, pubblicata su qualche giornale di questa mattina. Allora, egli disse ad alcuni cronisti: non voglio una casa nuova, rivoglio la mia casa; voglio ritirare su le mura mattone per mattone come ho fatto in tanti anni, riconoscere gli odori, accarezzare le pareti che conosco come fossero le guance di mio figlio; ci ho messo tanti anni a costruirla questa casa e lì dentro ci morirò, ci volessero anche dieci anni per riaverla: è la mia vita.
Può sembrare un linguaggio di altri tempi nell'epoca della globalizzazione, ma forse è qualcosa di molto moderno ed attuale che richiama tutte le classi dirigenti di questo paese al rispetto di alcuni principi. Voglio ricordarne soltanto due: una cultura delle regole, dell'ordinarietà degli interventi, di governo del territorio; secondo, la piena consapevolezza che le
città e i piccoli centri sono un tessuto sociale, civile, fatto di abitazioni, di residenzialità, ma anche di piccole attività produttive e di servizio. Queste rappresentano, per larga parte, il tessuto connettivo del nostro paese.
Credo che i cittadini del Molise ma anche i cittadini di tutto il paese ci giudicheranno sulla capacità di fornire queste risposte. Noi dall'opposizione faremo il nostro dovere e, soprattutto, sentiamo il dovere morale di fare tutto ciò che la gravità dell'accaduto richiede (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo, della Margherita, DL-l'Ulivo, di Rifondazione comunista, Misto-Comunisti italiani e Misto-Socialisti democratici italiani).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Vendola. Ne ha facoltà.
NICHI VENDOLA. Signor Presidente, signor ministro, dovremmo tornare a discutere ancora della tragedia che ha devastato uno spicchio di Molise e un pezzettino di Capitanata, perché non possiamo cavarcela con un dibattito rapido in un'aula mezza vuota e perché la tragedia di San Giuliano parla complessivamente di storia, di geografia, di modello di sviluppo, di cultura e di scelte politiche concrete.
San Giuliano per noi diventa la nuova tappa di un lungo calvario che racconta della storia complessa e complessiva del nostro paese e del nostro Mezzogiorno. Dopo Sarno, dopo Soverato, dovremo ricordarci di San Giuliano. Vorrei dire che vi è quasi un carattere selettivo in queste tragedie ed in questo dolore indicibile che svelano pezzi sconosciuti d'Italia e che raccontano cose su cui dovremmo interrogarci di più quando costruiamo l'agenda della politica.
Signor ministro, la prima urgenza che sento di segnalarle è la seguente. La nostra attenzione rischia di finire nel recinto dell'epicentro e di durare lo spazio dell'emozione che rimbalza attraverso il circuito mediatico. Lei sa che i comuni coinvolti da questo evento sismico sono 22 nella provincia di Campobasso ed 8 nella provincia di Foggia e che vi è stato un esodo forzato di intere comunità. Il dramma degli sfollati è inenarrabile, è il dramma dello sradicamento, soprattutto per i più anziani, e sarà tra qualche giorno il dramma delle cattive condizioni meteorologiche, che già oggi hanno cominciato ad inquietare quei territori.
Allora, vorremmo che, spenti i riflettori, non si spegnesse l'attenzione della politica e che la macchina che deve governare l'emergenza e il soccorso, oltre che il lungo progetto della ricostruzione, abbia come propria area di estensione tutto il territorio colpito dal sisma. Questa è la prima urgenza che le segnalo.
Signor ministro, in questi giorni siamo stati lì, abbiamo potuto vedere concretamente... Signor Presidente, faccio veramente fatica a parlare con questo brusio... Abbiamo potuto apprezzare la macchina dei soccorsi, il lavoro dei volontari e tra questi - mi permetto di dirglielo, ma sommessamente - il lavoro di tutti ragazzi del Social forum molisano che ho incontrato ogni giorno, ventiquattro ore al giorno, con i loro furgoni a portare acqua, pane e latte da una tendopoli all'altra. Abbiamo potuto capire anche quanto strumentali fossero talune polemiche costruite sui giornali. Mi riferisco a polemiche di cartapesta come quella particolarmente sgradevole sul povero sindaco di San Giuliano. Si costruiva una polemica mentre il sindaco scavava cercando i suoi due figlioli.
Signor ministro, avremmo gradito nella sua relazione, pure così puntuale, qualche notizia in più relativamente alle mappe sismiche di questi territori. Vorremmo sapere se tali mappe siano state aggiornate e dove siano. Inoltre, vorremmo sapere, qualora fossero state aggiornate e comprendessero i comuni toccati dall'evento sismico, per quale ragione esse non siano state rese di dominio delle autorità locali. Questo mi pare un punto importante.
Altrettanto importante è aprire un discorso fuori dal ring della polemica politica sulla cabina di regia della protezione civile. Vede, signor ministro, l'eroismo di coloro che lavorano nella protezione civile,
come l'eroismo dei vigili del fuoco e dei volontari non ci deve depistare dal bisogno di mettere in discussione i rischi legati ad una vacanza di governo di una delle istituzioni più importanti di un paese che ha le caratteristiche geomorfologiche dell'Italia, un paese fragile ed a rischio.
Ancora, faremo il dibattito sull'edilizia scolastica? Quella mamma, la mamma di Luigi, la mamma di tutti i bimbi della comunità di San Giuliano, ha posto, con una lucidità non scalfita dal dolore, il problema dell'edilizia scolastica. Signor ministro, l'edilizia scolastica nel Mezzogiorno d'Italia è la scena di una sconfitta dello Stato. Se dovessimo discutere sugli indici reali di agibilità delle scuole nel sud faremmo una discussione molto angosciata. Credo che dovremmo farla, perché, quando passeremo alla discussione della legge finanziaria, delle scelte di politica di bilancio, bisognerà misurare quanto riusciamo a mantenere le nostre promesse, quelle che facciamo nella solennità e nella commozione dei funerali di Stato.
Ho sentito dalla più alta carica dello Stato venire parole di autocritica, sincere, penso: noi adulti non abbiamo provveduto alla sicurezza ed alla protezione dei più piccoli. Vi è da riflettere su tali parole. Esse ci aiutano a non degenerare nella polemica politica più meschina, quella che cerca i ritagli di responsabilità del contingente per far vivere la polemica politica nello spazio di una giornata giornalistica. Tuttavia, l'espressione «noi adulti» non è precisa. L'espressione precisa è «le classi dirigenti complessive di questo paese». Mi riferisco alla responsabilità di chi pensa che l'opera pubblica di messa in sicurezza del nostro territorio sia soltanto argomento per i dibattiti domenicali o per qualche seminario culturale, di chi non riesce a fare una radiografia precisa dello stato delle nostre città, delle nostre coste, delle nostre alture, dei nostri fiumi.
Si dice troppo facilmente: calamità naturale. Vi è naturalmente un elemento di fatalità nel dispiegamento della morte e della distruzione, quando vi è un evento come il terremoto; tuttavia, l'espressione calamità naturale, signor ministro, tante volte è deviante perché la verità è che la maggior parte degli effetti di morte e di devastazione appartengono ad altro genere di calamità: le calamità artificiali. Attengono alle responsabilità di chi ha vissuto il territorio come un'area di mercificazione e di saccheggio; di chi ha costruito sulle falde e sulla sabbia; di chi ha costruito risparmiando sui materiali di costruzione; di chi ha bucato le alture; di chi ha disboscato; di chi ha inquinato i fiumi!
Allora, e concludo, vi è il bisogno di affrontare il dibattito sulla ricostruzione e quello sul malpaese, in primo luogo perché ricostruzione significhi, come è stato detto poco fa, ricostruzione delle identità e di quel patrimonio prezioso di piccoli comuni come presepi, che sono lì arroccati nel sub appennino daunio; inoltre, dobbiamo operare perché il nostro futuro possa essere non governo dell'emergenza bensì interventi di prevenzione e di ricostruzione di un territorio meno fragile e meno esposto a danni, che provocano i dolori come quelli che abbiamo visto in via Giovanni XXIII a San Giuliano di Puglia (Applausi dei deputati dei gruppi di Rifondazione comunista, dei Democratici di sinistra-l'Ulivo, della Margherita, DL-l'Ulivo, Misto-Comunisti italiani e Misto-Socialisti democratici italiani - Congratulazioni).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Gianfranco Conte. Ne ha facoltà.
GIANFRANCO CONTE. Presidente, signor ministro, onorevoli colleghi, non posso che unirmi alle manifestazioni di cordoglio e di vicinanza per i tragici eventi di San Giuliano di Puglia. Ho avuto l'occasione di passare due anni della mia vita come coordinatore regionale del Molise e, pur non essendo molisano, ho potuto apprezzare la grande dignità e le doti umane di questo popolo: gente che lavora duramente e che è abituata a soffrire e a vivere in condizioni obiettivamente disagiate.
Quando si parla di San Giuliano di Puglia, di Montorio dei Frentani, di Ripabottoni, di Colletorto, di Larino, molti di noi non conoscono quelle realtà; non
sanno che si tratta di paesini che vanno dai cento fino agli ottomila abitanti, al massimo (a Larino): gente abituata a lavorare sodo e radicata nel proprio territorio e che ci tiene a conservare le proprie tradizioni. A quella gente non possiamo fare che un plauso al fine di mantenere rapporti civili e sociali che in realtà sono difficili.
Vorrei ringraziare il Governo, le forze di polizia e i volontari che hanno dato una mano in questo momento difficile. Gli interventi sono stati tempestivi, considerando i luoghi e le relative difficoltà di collegamento; si è trattato di interventi che si sono mossi con difficoltà enormi, data anche la catastrofe della scuola di San Giuliano. Ho molto apprezzato, tra l'altro, l'intervento del collega Agostini il quale dice che oggi non è il momento di polemiche, dissociandosi da alcuni personaggi che hanno inteso discettare sulla tempestività degli interventi, sulle responsabilità e quant'altro.
Tutti noi non possiamo che essere commossi e anche responsabilizzati dalle parole toccanti di quella madre, la madre di Luigi, che ci ha richiamati tutti ad un'attenzione particolare per i luoghi dove i nostri figli vanno a scuola. Si è trattato di una drammatica vicenda che ha coinvolto queste giovani vite e a quelle giovani vite noi oggi dobbiamo dare una risposta. Mi spiace però quando si comincia a ragionare su come intervenire sul territorio. È chiaro e nessuno lo ha messo in dubbio: lo stesso Presidente Berlusconi ha parlato di ricostruzione e di discontinuità rispetto agli interventi che sono stati fatti negli anni scorsi, in altre occasioni, ma sempre e comunque in accordo con gli abitanti locali, sempre tenendo presenti le esigenze degli abitanti di San Giuliano di Puglia, di Larino, di Montorio nei Frentani. Gente che, oggi, è costretta a vivere nelle tende ma che, naturalmente, vorrà rientrare nelle proprie case.
È difficile intervenire in realtà così piccole - costruite, quasi sempre, in epoca medievale - nelle quali procedere ad interventi di ricostruzione ha costi pesantissimi e tempi molto, molto lunghi. Non vorremmo ripetere per il prossimo futuro - e questo è un invito che rivolgiamo al Governo - le esperienze passate, quando abbiamo costretto le popolazioni colpite dai terremoti a vivere per anni e anni in container o, nella migliore delle ipotesi, in case prefabbricate, aspettando i tempi della ricostruzione.
Certo, è necessario il coinvolgimento delle realtà locali; è chiaro che i politici locali dovranno dire la loro insieme agli abitanti, ma questo Governo ha una responsabilità: deve tracciare una linea netta rispetto al passato, cominciando a pensare al futuro, alla soluzione dei problemi della gente molisana nel più breve tempo possibile.
Questo è l'impegno che noi, come gruppo di Forza Italia, chiediamo al Governo, vale dire una immediatezza nella risposta a queste popolazioni, la cui dignità non può essere messa in discussione. Si tratta di gente che è abituata a vivere senza infrastrutture e che, oggi, ha bisogno di un aiuto concreto, che deve arrivare da tutti noi. Posso anticipare, a nome del gruppo di Forza Italia, che anche il nostro gruppo politico parteciperà alla gara di solidarietà promossa in questo paese, fornendo un contributo concreto per la ricostruzione.
Per quanto riguarda il piano di ricostruzione, voglio cogliere le affermazioni rese dal rappresentante dei Democratici di sinistra e degli altri colleghi che mi hanno preceduto, sottolineando che, in questo paese, vi sono due urgenze: definire i percorsi delle ricostruzioni e definire anche un piano urgente di verifica delle condizioni delle scuole e di tutti gli edifici pubblici. Un gap vissuto, soprattutto nel Mezzogiorno, con difficoltà, perché mancano i mezzi.
Ci saranno occasioni - già a partire dalla prossima finanziaria, quando discuteremo degli interventi per la ricostruzione - per fornire un segnale positivo a questa gente che vive - e, d'altra parte, ha sempre vissuto - momenti difficili, all'interno di una regione - come già affermato
da un collega che mi ha preceduto - dimenticata da molti italiani, ma che vive pur sempre delle proprie risorse.
Non dobbiamo dimenticare che, nella finanziaria, vi era già un passaggio riguardante il Molise, una regione che sta uscendo dall'area di intervento del Mezzogiorno e per la quale occorrerà riconsiderare le condizioni generali, al fine di creare una vera possibilità di ricostruzione e di rilancio per dare alle popolazioni del Molise una speranza nel prossimo futuro.
Credo che, nella fase della ricostruzione, il Governo, abbandonato il momento difficile dell'assistenza alle popolazioni, metterà in gioco la propria credibilità e noi siamo sicuri che l'esecutivo saprà fornire a questo stato di crisi risposte concrete, definitive e risolutive (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ruta. Ne ha facoltà.
ROBERTO RUTA. Signor Presidente, colleghi, cercherò di essere sobrio. Stamattina, partendo da Campobasso, ho pensato a quali cose, al di là del silenzio, potessero servire ai molisani e a tutti quelli che, in questo momento, stanno vivendo questa difficoltà estrema.
Ancora stanotte, in Molise, la terra ha tremato, ancora stanotte abbiamo passato un'altra nottata in piena agitazione. Così, questo lembo di terra, questa periferia d'Italia in parte sconosciuta, è rimbalzata alle cronache nazionali proprio per il terremoto e per la tragedia che ne è conseguita.
Poi, il gesto della mamma di Luigi e le sue parole hanno fatto conoscere il Molise non soltanto per il terremoto ma anche per la forza d'animo dei suoi abitanti che non amano la cronaca, che non amano stare in prima pagina, che amano la riservatezza e una modalità di vita fatta di laboriosità e di operosità, possibilmente senza urlare e senza andare per forza in prima pagina. Quella compostezza e quella forza d'animo quasi incredibili ci hanno detto una cosa: serve un piano nazionale perché tutti gli edifici pubblici - non soltanto le scuole ma anche gli ospedali e quant'altro vi è di pubblico - non soltanto siano messi a norma ma siano anche sicuri, perché quegli eventi non si ripetano più.
Vorrei fornire un dato. Presso il Ministero dell'istruzione uno studio datato febbraio 2002 dice che 5.468 scuole italiane, pari al 57 per cento, sono sprovviste del certificato di agibilità statica. Perché quel grido e quel gesto così nobile non vadano perduti, un piano straordinario deve poter trovare ospitalità in questa finanziaria in maniera forte e significativa.
Dicevo che la terra continua a tremare in Molise. Anche stanotte. Le cifre sugli sfollati, sulle persone che in Molise non dormono più a casa propria, perché gli edifici presentano lesioni o sono crollati, sono, purtroppo, di gran lunga superiori a quelle fornite oggi. È così perché non tutti lo dichiarano, perché non tutti lo enunciano, perché non tutti lo vogliono far sapere. Ora ci si sta attrezzando perché ciò si sappia e perché si abbia pienamente la dimensione dell'accaduto. I comuni interessati sono oltre 26. Ministro Pisanu, lei faceva riferimento alla città di Campobasso. Ne ho esperienza diretta, perché dove abito gli uffici pubblici al pianterreno sono stati evacuati. Eppure, io continuo a dormire lì e come me tantissime famiglie molisane, nonostante una serie di problemi.
Il Molise ha 136 comuni e ne vuole conservare 136. Per questo è necessario ricostruire quel paese. Per questo è necessario consentire la vivibilità e la fruibilità negli altri comuni del Molise che sono stati danneggiati, che non sono entrati in cronaca ma che sono sconquassati, «spallati» dalle scosse che, purtroppo, continuano.
Ora c'è un altro dato: la fretta. La fretta e la corsa contro il tempo, perché si dorme fuori e fa freddo. Il Molise, infatti, è una regione fredda, tra le più fredde d'Italia. Arriveranno l'acqua e la neve. Quindi, c'è fretta di dare una sistemazione possibile, prima che sopraggiunga la convinzione che bisogna andare via dal Molise per sempre. Certamente c'è bisogno di
unità nazionale e di senso di responsabilità, prima che arrivi quella convinzione. Non pensavo di doverlo dire, perché lo davo per scontato.
Ringrazio il Presidente della Repubblica Ciampi ed il nostro Presidente della Camera Casini per la loro presenza.
La loro presenza di ieri per noi è motivo di grande conforto, perché sappiamo che essa è un impegno duraturo nel tempo e che in quella sede rappresenta gli uni e gli altri, le forze politiche tutte e l'intera Italia. Inoltre, sappiamo che quell'impegno, proprio per quella presenza, sarà mantenuto nel tempo fino in fondo, quando i riflettori - diceva bene un collega - saranno spenti e quando il dramma continuerà ad esistere.
Certamente, ci vuole un emendamento nella legge finanziaria e di sicuro il gesto del Governo ha valore, purché sia primo un primo gesto. La tempestività è necessaria, ma anche qui è necessario essere tempestivi ed efficaci per la quantità di impegno in denaro che verrà profuso perché il Molise non sia abbandonato e perché i molisani abbiano la convinzione che vale la pena di rimanere in Molise. Abbiamo di fronte il dovere e il compito della ricostruzione di un'intera regione, perché di questo, purtroppo, si tratta. Allora, noi vogliamo ricostruire il Molise e c'è bisogno, anche qui, di un emendamento nella legge finanziaria, immediatamente, perché si abbia la percezione di una forza e di una volontà decisa che riguardi i comuni interessati che, purtroppo, sono tanti.
Avviandomi alla conclusione, in quella palestra che ha retto a San Giuliano di Puglia, fa veramente male al cuore - ed è una ferita che sanguinerà per sempre nel cuore di tutti i molisani e di tutti gli italiani - vedere quelle bare bianche e vedere - so che non è il caso di dire queste cose, ma credo che c'è un momento in cui la politica, che fa parte della vita, abbia anche bisogno di una riflessione che ognuno di noi fa con non la propria sensibilità - quei peluche su quelle bare che lasciano un segno indelebile nella nostra mente e nella nostra memoria. Erano i nostri fratelli minori.
Un giovane ieri a San Giuliano di Puglia mi ha fatto una domanda, dicendomi «Roberto, ma questo paese lo ricostruiamo?» Era solo una domanda e io gli ho risposto «per forza», altrimenti non ha senso il nostro impegno di cittadini, di classe dirigente, l'impegno in politica e non ha più significato il senso di appartenenza ad una civiltà che si vuole abbracciare perché sa che vuole puntare forte sul progresso e sulla speranza di un futuro. Qualcuno, qualcosa, un accanimento del destino, hanno rubato il futuro. Noi abbiamo il compito e il dovere di restituire il futuro (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-l'Ulivo, dei Democratici di sinistra-l'Ulivo e Misto-Socialisti democratici italiani):
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Riccio. Ne ha facoltà.
EUGENIO RICCIO. Signor Presidente, onorevole ministro, signori rappresentanti del Governo, onorevoli colleghi, avrei preferito che la mia regione, il Molise, salisse alla ribalta per un evento felice. Sono costretto a parlarne per un terremoto devastante, reso drammatico dalla strage, di tanti bambini e della loro maestra all'interno della scuola, che ha commosso il mondo intero.
Ringrazio, a nome dei molisani, tutti coloro che hanno dato luogo ad una gara di solidarietà senza pari. Un grazie particolare ai vigili del fuoco, alle forze dell'ordine, alle Forze armate, ai tantissimi volontari per lo straordinario e tempestivo impegno nell'opera di soccorso.
Un grazie particolare alla struttura della protezione civile che, debbo dire, è stata mirabile per efficienza e per tempestività di interventi.
Ringrazio parimenti il Santo Padre ed i massimi rappresentanti delle nostre istituzioni con in testa il Presidente della Repubblica, il nostro Presidente della Camera e il Vicepresidente del Senato.
Ora, però, la commozione deve cedere il passo alla realtà, alla dura realtà. Ringrazio
in particolare - non me ne voglia il Governo - il ministro dell'interno per essere stato presente in ogni momento, per essersi attivato immediatamente nell'opera di soccorso e di immediato intervento.
Come dicevo in precedenza, bisogna che la commozione ceda il passo alla dura realtà che, certamente, non è fatta di polemiche perché questo non è il momento delle polemiche. La dura realtà è costituita, però, dalla precisa cognizione della drammaticità della situazione e di quanto è avvenuto. Un edificio scolastico in muratura, appesantito da un recente intervento di sopraelevazione in cemento armato, è collassato. Noi ci chiediamo se il crollo poteva essere evitato, oppure se a causarlo sia stata semplicemente una fatalità. Certo, mentre tutto intorno edifici costruiti in altre epoche - anche lontane - rimanevano in piedi, era la scuola a crollare, il centro stesso del nostro avvenire. Perché questo è avvenuto? Certamente, sono in corso delle inchieste e non sta a noi entrare in questi problemi, ma si è detto tanto sul fatto che San Giuliano di Puglia fosse tra quei comuni della mia regione non inclusi tra i comuni a rischio sismico.
Vedete, la regione Molise è, purtroppo, tra le regioni italiane, quella che forse ha subito nel corso dei secoli terremoti devastanti e disastrosi, come quello che fece migliaia e migliaia di vittime il 26 luglio 1805. Questa regione ha subito un terremoto disastroso anche recentemente, nella provincia di Isernia il 7 e l'11 maggio 1984.
Chi vi parla ogni anno ha dovuto - per tanti anni - chiedere al Governo che con impegni, sia pur minimi, potesse continuare l'opera di ricostruzione ed ha chiesto che non si verificasse che agli edifici si aggiungesse il cappello di coperture in cemento armato, le quali servivano soltanto ad appesantire le strutture. Chi vi parla ha verificato il disastro di interi centri abitati e giovedì scorso era presente in aula per intervenire sul disegno di legge finanziaria quando ha avuto notizia del terremoto. Era qui per chiedere al Governo l'inclusione nel disegno di legge finanziaria dell'ultima tranche che desse senso all'opera svolta per tanti anni e che consentisse di chiudere le priorità del terremoto del 1984. Ero certo, e lo sono tuttora, che il Governo comprenderà appieno questa esigenza.
Perché si è parlato tanto delle strutture, degli edifici scolastici, della messa in sicurezza e dell'identificazione delle zone sismiche? Vorrei ricordare - e lo faccio sommessamente perché non vorrei urtare la suscettibilità di nessuno - che nel 1998 è stata emessa un'ordinanza da parte della protezione civile (12 giugno 1998), la quale prevedeva, oltre ai comuni già classificati come sismici, ai sensi della legge del 1974, l'aggiunta di altri ad elevato rischio sismico (si trattava di comuni nei quali il livello di rischio sismico è superiore alla media nazionale). Questa ordinanza è stata eseguita anche con riferimento al comune di San Giuliano di Puglia. Anche per quest'ultimo comune, purtroppo, erano stati previsti interventi e contributi proprio per mettere a norma gli edifici.
Signor Presidente, mi avvio rapidamente alla conclusione, dicendo che abbiamo accolto con soddisfazione l'intervento immediato del Governo il quale ha dato un primo tangibile contributo, assumendosi l'impegno dei 100 miliardi. Ora, è solo il momento di ricostruire gli abitati e di costruire il futuro di questa regione.
Il gruppo di Alleanza nazionale certamente è a fianco del Governo perché questa regione possa ricoprire il ruolo che merita nello scacchiere nazionale (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza nazionale).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Di Giandomenico. Ne ha facoltà.
REMO DI GIANDOMENICO. Signor Presidente, signor ministro, onorevoli colleghi, appena qualche settimana fa, come è già stato ricordato, gli organi di informazione avevano dato il risultato di un sondaggio: nove italiani su dieci non sapevano dove si trovasse il Molise. Mai e poi mai, e Dio solo lo sa, avremmo voluto che il Molise venisse conosciuto per un motivo così tragico.
Ho percorso in questi giorni le strade tortuose che uniscono i comuni interessati dal terremoto. Ho sentito, insieme alla gente attonita, la terra che si muoveva. Ho visto macerie e macerie in tutti gli abitati. Ho pianto senza ritegno davanti alla scuola di San Giuliano di Puglia, divenuta sepolcro. Ho assistito ieri alla cerimonia funebre.
Signor Presidente, onorevoli colleghi, è nei momenti più duri e difficili che viene fuori la qualità di un popolo. Ieri, gli abitanti di San Giuliano hanno messo in mostra la dote fondamentale dei molisani, la dignità. Sì, signor Presidente, la dignità di un popolo che ha sofferto in silenzio per tanto tempo con pazienza ed abnegazione, la dignità di chi è andato all'estero per mettere su quelle quattro mura, la dignità di chi, caparbiamente, ha voluto continuare a vivere in una terra amara, spesso dimenticata un po' da tutti.
E questa dignità si è accomunata sempre con la speranza, quella di un mondo migliore, la speranza di aprire squarci di futuro ai propri figlioli, la speranza di far continuare a vivere i propri paesi, dilaniati da una continua emigrazione. È questo, signor Presidente, ciò che chiede oggi il popolo della terra di Molise, terra duramente colpita che chiede al Governo e al Parlamento di dare nuovamente la speranza che un crudele destino sembra abbia voluto spezzare all'improvviso.
Come si può ridare la speranza? Indubbiamente le istituzioni sono state da subito all'altezza della situazione, pur operando in condizioni difficili, determinate soprattutto dal succedersi di continue scosse sismiche, le ultime nella tarda mattinata di oggi.
Il nostro ringraziamento va a tutti coloro che si sono messi immediatamente in moto e che stanno lavorando alacremente. Un grazie sentito per la vicinanza al dolore delle nostre popolazioni va al Capo dello Stato, al Presidente della Camera, a quello del Senato, al Presidente del Consiglio e ai membri del Governo, nonché ai rappresentanti di tutte le forze politiche: a tutti, dai semplici cittadini ai personaggi più famosi! Toccante è stato il messaggio di solidarietà paterna di sua Santità Giovanni Paolo II: grazie, un grazie a nome di tutti i molisani.
Passato tuttavia il momento più intenso del dolore, è necessario pensare a far riprendere la vita, dall'immediato; l'inverno è alle porte: occorre procedere alla ricostruzione rapida, che soltanto può dare corpo alle speranze, oggi morte, e che solo può consentire di far nuovamente credere in un futuro per le comunità colpite.
Vedete, onorevoli colleghi, alla ribalta di tutti i riflettori, giustamente, vi è stato il dramma umano di San Giuliano di Puglia, ma tanti e tanti paesi hanno avuto distrutto più del 60 per cento delle proprie abitazioni, le chiese crollate, gli edifici pubblici inagibili.
Si tratta allora di compiere uno sforzo straordinario: il Governo, di questo lo ringraziamo, ha già predisposto uno stanziamento di 50 milioni di euro. Indubbiamente, una prima manifestazione di volontà concreta; tuttavia, essa non è sufficiente sia in termini finanziari sia in termini di strategia di intervento, che indubbiamente deve essere fatta d'intesa con la regione ed i comuni interessati.
In termini economici sollecito il Governo, così come lei ha appena detto, signor ministro, a prevedere nel disegno di legge finanziaria che abbiamo in discussione le risorse adeguate. In termini di strategia va impostata un'azione che abbia una regia unica, che sia efficace, superando le diverse strozzature burocratiche ed attivando rapidamente i soggetti straordinari, con poteri speciali, che portino avanti in termini concreti l'opera di ricostruzione e di sistemazione infrastrutturale dell'intera zona, valutando anche l'opportunità di far scaturire situazioni per iniziative economiche nelle zone interessate, nell'ambito della peculiarità dei luoghi e nel rispetto delle tradizioni locali.
Questo, signor Presidente, onorevoli colleghi, è ciò che chiedono gli elettori del mio collegio, così duramente e profondamente colpiti nei loro affetti e per la perdita di risparmi ottenuti in una vita passata spesso all'estero. Il popolo molisano
infatti ha una lunga storia di emigrazione, spesso non compresa e a cui certamente non sempre sono state date risposte adeguate. I molisani sono fiduciosi perché non potrebbero mai capire come ad una naturale solidarietà non seguano comportamenti di grande concretezza, per dare così risposte a chi mi diceva, con le lacrime agli occhi, di aver lavorato tutta una vita e all'improvviso di essersi trovato senza niente.
Lo Stato oggi deve dare una prova di grande efficienza; la gente molisana la attende. La attendono soprattutto quei poveri bimbi, quegli angeli innocenti stroncati all'alba della loro vita.
Un'intera nazione si è commossa davanti a quelle bare bianche: che il loro sacrificio non sia stato inutile, dipende da ognuno di noi, dipende dal Parlamento, e soprattutto dal Governo. Così se l'anno prossimo non avremo la seconda elementare nella scuola di San Giuliano di Puglia, potremo senz'altro pensare di avere la prima elementare in una nuova scuola, perno di un nuovo paese, in una realtà di comuni non più terremotati, ma ricostruiti, che guardi di nuovo con fiducia e speranza l'avvenire.
Signor Presidente, onorevoli colleghi, in tal modo questo Parlamento, più che assolvere ad un ruolo meramente celebrativo degli eventi drammatici verificatisi in Molise, risponderà ad una richiesta legittima delle popolazioni di ricominciare a vivere e di avere strutture pubbliche e private sicure, capaci di fronteggiare eventuali pericoli causati da calamità naturali.
Così, in definitiva, risponderemo alla richiesta della mamma di San Giuliano, mamma di tutte le mamme che, nel corso della celebrazione funebre di ieri, ha chiesto semplicemente un impegno deciso, affinché simili fatti dolorosi non abbiano più a ripetersi in nessuna zona della nostra Italia [Applausi dei deputati del gruppo dell'UDC (CCD-CDU)].
PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Di Giandomenico.
Vorrei salutare con un applauso gli alunni della scuola elementare «Dante Alighieri» di San Giovanni Rotondo che, per una coincidenza, sono qui proprio mentre stiamo facendo questo dibattito (Applausi).
Ha chiesto di parlare l'onorevole Di Gioia. Ne ha facoltà.
LELLO DI GIOIA. Signor Presidente, chi come me in questi giorni ha visitato i comuni colpiti dal sisma, si è reso conto della grande povertà che esiste in quelle realtà ma, nello stesso tempo, della grande ricchezza di dignità, dignità che viene dai poveri, dalla parte più debole della nostra struttura sociale ed economica del nostro paese. A loro rivolgo, da parte del mio gruppo, l'espressione di un cordoglio profondo, ai cittadini molisani e ai cittadini pugliesi di una parte della Capitanata, che hanno subito di fatto crolli ed enormi danni durante questo sisma.
Vorrei per un attimo riportarvi alla mente le parole di quella madre di San Giuliano di Puglia sulle quali credo dobbiamo riflettere, non per creare polemiche, non per innescare meccanismi tra il Governo ed un'altra parte di questo Parlamento. Credo, tuttavia, che quelle parole ci debbano far riflettere, perché con grande dignità e con grande fermezza d'animo hanno posto un problema alla nostra attenzione: fare in modo che queste drammatiche situazioni non si verifichino più in nessuna parte della nostra nazione.
Al di là del profondo ringraziamento a tutte le forze dell'ordine e alle associazioni di volontariato di tutta la nostra nazione, credo sia necessario capire quello che è accaduto al fine di costruire un futuro diverso. Bisogna capire per quale motivo dal 1999 non siano state, di fatto, rivisitate le mappe: quei comuni, come Castelnuovo della Daunia, Casalnuovo Monterotaro e Carlantino, in provincia di Foggia, non sono classificati tra le zone sismiche ed invece è lì che si sono verificate le tragedie più gravi. Bisogna capire per quale motivo queste notizie non sono state diramate e come mai in questi anni non si è voluto affrontare con puntualità e con responsabilità il problema dell'edilizia scolastica,
dell'edilizia sanitaria, degli interventi in quelle realtà povere del nostro paese.
È qui che si svolgono i drammi (che, in ogni caso, sono annunciati) relativi al dissesto idrogeologico, al sisma, ai territori poveri.
Credo sia opportuno, in questo momento, far capire ciò al Governo durante la discussione di questo disegno di legge finanziaria.
PRESIDENTE. Onorevole Di Gioia...
LELLO DI GIOIA. Proprio perché il ministro Pisanu, nel corso del suo intervento, ha sottolineato che, se sarà necessario, si porrà mano al disegno di legge finanziaria, credo si debba modificare questo provvedimento con riferimento ai seguenti aspetti: l'edilizia scolastica, il recupero del territorio, il dissesto idrogeologico. Sono problemi importanti che occorre affrontare per dare certezza nel prossimo futuro e per fare in modo che le parole di quella madre non cadano nel vuoto.
Signor ministro, vorrei rilevarle un ultimo aspetto. Lei ha citato, con puntualità, determinati dati ma, con molta superficialità, ha evidenziato alcuni gravi danni che si sono determinati in una parte della provincia di Foggia. Le chiediamo che, in quell'area omogenea (perché di ciò si tratta), siano realizzati gli interventi necessari, perché i cittadini di quell'area e i cittadini molisani in generale possano vedere un futuro diverso.
Siamo fortemente convinti di ciò e compiremo tutti gli sforzi possibili ed immaginabili perché si possa fornire una risposta seria, responsabile, che dia certezza alla gente povera del nostro territorio nazionale (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Socialisti democratici italiani e Misto-UDEUR-Popolari per l'Europa).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Pecoraro Scanio. Ne ha facoltà.
ALFONSO PECORARO SCANIO. Signor Presidente, signor ministro, il cordoglio è un atto ovvio, dovuto. Noi, come deputati dei Verdi, lo abbiamo subito espresso e, nello stesso tempo, abbiamo espresso solidarietà alle forze del volontariato e a quanti hanno lavorato in modo corretto.
Voglio accogliere l'appello del Presidente Casini affinché in aula vi sia un forte senso di responsabilità. La responsabilità deve essere misurata sul nostro lavoro di parlamentari, signor ministro. Il nostro lavoro non è quello di dare solidarietà (del resto, lo facciamo come cittadini), ma quello di legiferare e di controllare.
I dati del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca del febbraio 2002 evidenziano che 5.468 scuole italiane sono sprovviste del certificato di agibilità statica (il 57,2 per cento); 7 mila istituti (73,1 per cento) non hanno il certificato di prevenzione incendi; 2 mila istituti (il 20 per cento) non hanno mai effettuato prove di evacuazione.
Il 10 ottobre, l'associazione nazionale dei comuni italiani ha chiesto al Governo di provvedere a ciò nel disegno di legge finanziaria per evitare che i tagli riguardassero proprio queste verifiche negli istituti scolastici. Il 26 luglio scorso, anche presidenti delle province hanno denunciato questa estrema difficoltà, proprio per la mancanza i fondi.
Signor ministro, il dovere del Parlamento è quello di fornire risposte serie, di accertare le responsabilità e di evitare che le cose si riproducano, altrimenti si assiste solo ad una giusta serie di interventi di cordoglio; non è vero che non ci deve essere un confronto e non è vero che, su queste posizioni, siamo tutti uguali. Signor ministro, noi, deputati dei Verdi, abbiamo presentato, all'inizio dell'attuale legislatura, una proposta di legge concernente l'adeguamento antisismico degli edifici pubblici e privati e di infrastrutture in zone a rischio. Tale provvedimento è in Commissione ambiente e, nella seduta del 20 febbraio 2002, il sottosegretario Viceconte ha chiesto ulteriormente tempo per esprimere i pareri del Governo in modo che l'iter di tale proposta di legge fosse sbloccato e che essa fosse approvata.
Questa proposta di legge, presentata dai Verdi, è stata calendarizzata con il consenso anche delle forze di maggioranza e, sebbene avessimo assunto un'analoga iniziativa già nel 1994, abbiamo avuto difficoltà, anche quando eravamo nel Governo di centrosinistra, a far capire che la cultura della prevenzione è un elemento centrale! Questi sono i temi sui quali gradiremmo che un diverso atteggiamento del Governo si manifestasse già nel corso dell'esame del disegno di legge finanziaria.
Un'ultima cosa. Ho letto un'intervista all'architetto Giancarlo Ragazzi, quello che ha realizzato «Milano 2», il quale sostiene di aver ricevuto, insieme ad altri due colleghi, una sorta di incarico esplorativo da parte del Presidente del Consiglio per la ricostruzione di un centro residenziale nel territorio del comune di San Giuliano di Puglia. Signor ministro, dobbiamo evitare che anche in questioni così gravi e delicate, come un terremoto e la ricostruzione, vi sia una commistione tra ruolo privato e ruolo pubblico. Il signor Presidente del Consiglio, anche quando, animato dalle migliori intenzioni, pensa di convocare alcuni architetti (che hanno già realizzato «Milano 2») per affidare loro - se è vero - una sorta di incarico esplorativo, crea quanto meno una stranezza.
Noi abbiamo bisogno di risposte concrete di ordine legislativo e di fondi, non di una gestione per la costruzione o per la ricostruzione di un'area! Peraltro, atenei come la seconda università degli studi di Napoli si sono offerti di redigere il progetto gratis; e vi sono altre università italiane pubbliche che hanno grandi competenze in materia. Non è proprio il caso, quindi, che il Presidente del Consiglio si rivolga ad architetti privati, di sua fiducia, per uno studio preliminare diretto alla costruzione di una specie di villaggio turistico in una zona disastrata.
Aggiungo che tutti i più grandi studiosi europei, quando parlano di ricostruzione, fanno riferimento al fatto che i nostri paesi, le nostre terre, in Europa - parlate tanto di tradizioni e di mantenimento della cultura europea! -, sono fatti di radici, di storia e di tradizione. Parliamo di persone in carne ed ossa, non di un supermercato generalizzato delle abitazioni!
Che il Governo ed il ministro delle infrastrutture e dei trasporti dedichino meno tempo a parlare del ponte sullo stretto ed un po' di più a come costruire edifici sicuri in questo paese perché, spesso, sono proprio gli edifici costruiti male ed il cemento armato usato in modo assassino a fare molte più vittime dei terremoti stessi! E che edifici più sicuri si possono costruire ce lo insegnano le esperienze del Giappone, della California e di altri paesi (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Verdi-l'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Craxi. Ne ha facoltà.
BOBO CRAXI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor ministro dell'interno, penso che, dopo il grande dolore e la partecipazione solidale, debba giungere, per tutti, il momento della responsabilità.
Noi abbiamo apprezzato l'impegno del Governo, ben illustrato nella relazione del ministro dell'interno e, in particolare, gli sforzi di tutti coloro che, dallo Stato e nello Stato, hanno lavorato, in queste ore, in questi giorni, con grande abnegazione e spirito di sacrificio, salvando vite umane e portando un sostanziale conforto alla popolazione molisana e della Puglia che, come abbiamo potuto apprendere anche nel corso di questo dibattito, è ancora sotto shock.
Bisognerà ricostruire in fretta, attingendo a risorse straordinarie, anche qualora non fossero sufficienti quelle già stanziate dal Consiglio dei ministri. Stamani, un grande quotidiano nazionale, con sobrietà, ma non senza polemica, ricordava lo stato in cui versano gli istituti scolastici del nostro paese (lo ha ricordato poco fa anche il collega Pecoraro Scanio e vale la pena ricordarlo ancora): il 60 per cento di essi viola i parametri igienico-sanitari ed oltre il 70 per cento non possiede un apparato antincendio; per non parlare del deficit di sicurezza secondo il dettato normativo europeo.
Eppure, di fronte ad un fabbisogno di 3 miliardi di euro, sono stati stanziati, con le ultime leggi finanziarie, soltanto 200 miliardi delle vecchie lire.
È un quadro pieno di contraddizioni e questi cataclismi naturali, che sono frequenti peraltro nel nostro paese, mettono a nudo i ritardi, le inadempienze, il mancato rispetto dei vincoli di carattere ambientale; in una parola, mettono a nudo lo stato di arretratezza del nostro paese su tanti fronti.
Ecco perché, onorevoli colleghi, penso che questa occasione drammatica debba essere colta cercando di volgerla al meglio, cioè cambiando quello che non va e facendo quello che ancora non c'è. Vale per l'emergenza molisana e per l'emergenza catanese, siciliana, che non è da sottovalutare.
Ci vuole per questo l'impegno di tutti, senza polemiche politiche, che in questi frangenti appaiono ridicole e che dovremmo risparmiare al paese. Se vi sono oggettivamente dei responsabili, essi andranno puniti, senza dimenticare tuttavia il carattere di imprevedibilità che sovente hanno alluvioni e terremoti.
Va dato atto ad alcuni uomini politici di aver fatto autocritica (penso a quel ministro di origine molisana dei lavori pubblici che ha fatto pubblica autocritica); penso però che anche il Governo debba sentirsi messo alla prova e non possa che considerare che il forte sostegno, in questo drammatico frangente, in qualche modo, deve richiamarci tutti quanti ad un bisogno di unità della nazione, di senso di responsabilità, di senso della misura e di senso dello Stato. È un sostegno che anche noi in queste ore confermiamo, così come confermiamo alle famiglie delle vittime, al popolo molisano, a nome del gruppo dei socialisti, dei liberal-democratici, dei repubblicani, il nostro più sentito e partecipato cordoglio (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Liberal-democratici, Repubblicani, Nuovo PSI).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Nesi. Ne ha facoltà.
NERIO NESI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor ministro dell'interno, ho ascoltato con rispetto la sua relazione sulla tragedia del Molise. È difficile parlare freddamente di questa tragedia, soprattutto per me che ho ricoperto l'incarico di ministro dei lavori pubblici per un anno, dal maggio 2000 al maggio 2001. Parlerò quindi solo di questioni istituzionali, anche perché questo è il mio compito, anche per rispondere ad una giusta domanda del collega Vendola e di altri colleghi.
La materia è stata regolata trent'anni fa dall'articolo 3 della legge n. 64 del 1974. Essa prevedeva che la classificazione sismica avvenisse attraverso un decreto dei Ministeri dei lavori pubblici e dell'interno, sentito il consiglio superiore dei lavori pubblici e le regioni interessate. Ventiquattro anni dopo, l'articolo 93 della legge n. 112 del 1998 ha attribuito questo compito ad un decreto dei Ministeri dei lavori pubblici e dell'interno, sentiti il Consiglio superiore dei lavori pubblici, il Consiglio nazionale delle ricerche e la Conferenza unificata regioni, province e comuni. Ma l'oggetto del compito era profondamente cambiato. Esso consisteva infatti e consiste tuttora nel definire i criteri generali per l'individuazione delle zone sismiche, mentre attribuiva e attribuisce alle regioni, sentite le province e i comuni interessati, il compito di provvedere alla individuazione delle stesse zone sismiche. Poco tempo più tardi, il decreto legislativo 30 luglio 1999, n. 300, in attuazione dell'articolo 11 della legge 15 marzo 1997, n. 59, all'articolo 79, costituiva l'agenzia della protezione civile alla quale attribuiva le funzioni e i compiti tecnico-operativi e scientifici fino ad allora svolti dal servizio sismico nazionale.
Lo stesso decreto attribuiva all'Agenzia, in primo luogo, le ricerche sulla previsione e la prevenzione dei rischi naturali ed antropici, ricerche finalizzate alla definizione dei fenomeni attesi e alla valutazione del loro impatto sul territorio e, in secondo luogo, la raccolta sistematica, la valutazione e la diffusione dei dati sulle situazioni di rischio. Come lei sa, recentemente,
l'attuale Governo ha soppresso l'Agenzia ed ha trasferito tutte le sue competenze ad un dipartimento della Presidenza del Consiglio dei ministri.
L'articolo 42 dello stesso decreto legislativo n. 300, sempre del 1999, stabilisce che il nuovo Ministero delle infrastrutture e dei trasporti svolga le funzioni ed i compiti di spettanza statale nell'area funzionale delle costruzioni nelle zone sismiche. Infine, il decreto del Presidente della Repubblica del 26 marzo 2001, n. 177, attribuisce al nuovo Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, precisamente alla sua direzione generale per l'edilizia statale, la competenza sulle zone sismiche e l'edilizia antisismica, mentre, il decreto del Presidente della Repubblica 27 marzo 2001, n. 178, attribuisce al nuovo Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio ed, in particolare, al suo dipartimento per l'assetto dei valori ambientali del territorio, la previsione, la prevenzione e la difesa del suolo.
Siamo in presenza, signor ministro, come credo lei sappia meglio di me, di norme temporanee, talvolta anche contraddittorie. Dobbiamo cogliere questa occasione per regolare una materia così importante con disposizioni più precise e meglio sistematizzate che codifichino, in modo organico, competenze centrali e competenze periferiche e, nell'ambito delle competenze centrali, i compiti specifici dei ministeri e delle strutture statuali che si occupano della materia, perché questo è stato uno dei problemi.
Un'ultima osservazione. Le attuali disposizioni di legge riguardano le nuove costruzioni ma esse dovrebbero riguardare, soprattutto, il patrimonio edilizio già esistente e ciò comporterà ostacoli, anche di natura locale, che possiamo immaginare e che abbiamo già sperimentato ma, soprattutto, rivedere le norme e farle applicare sul patrimonio edilizio esistente comporterà un costo finanziario altissimo per il quale non esistono, spero di sbagliarmi, stanziamenti nella legge finanziaria, né in disegni di legge specifici.
Signor ministro, è ormai opinione diffusa in tutta Europa che l'Italia dà il meglio di sé nell'emergenza e non nella normalità; questo è accaduto anche negli anni scorsi, quando il nostro paese fu sconvolto, in molte sue parti, ma soprattutto nel nord ovest, da alluvioni che provocarono gravi danni umani e patrimoniali. Non è un caso che la nostra legislazione di quel periodo abbia affrontato con molta maggiore precisione e continuità i problemi idrogeologici rispetto a quelli sismici. Cerchiamo insieme di fare in modo che questa così dolorosa e tragica emergenza sia almeno di sprone per affrontare, definitivamente, la fragilità sismica del nostro territorio (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Comunisti italiani e di Rifondazione comunista).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Gibelli. Ne ha facoltà.
ANDREA GIBELLI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, onorevole ministro, anche la Lega nord si unisce al cordoglio generale per le vittime di San Giuliano di Puglia. Questo dramma si unisce alle tragedie che hanno contraddistinto il paese tutte le volte che calamità naturali di questa entità si sono abbattute sul nostro territorio. Ciò non toglie che alle tragedie non prevedibili si aggiungono quelle che l'uomo può e deve evitare. Parlo dei tempestivi interventi, non solo di natura finanziaria (e ringrazio il Governo per l'intervento di natura finanziaria approvato nel Consiglio dei ministri straordinario di ieri), poiché, sicuramente, la sfida è intervenire in maniera strutturale.
È inutile ricordare all'Assemblea che il piano antisismico nazionale non è aggiornato da anni. Ci auguriamo che le modalità di investimento non saranno simili a quelle che hanno contraddistinto stagioni molto tristi della Repubblica italiana; ci auguriamo che non si ripetano le lungaggini burocratiche che hanno minato, in questo paese, la speranza di tanti terremotati e che - questo è il richiamo che rivolgo al Governo - le dichiarazioni di chi si deve occupare, in maniera celere, della situazione non rimangano, come è avvenuto in più di un'occasione nel passato,
solo dei fermi proclami, che portano, via via che il dramma si allontana, ad abbandonare migliaia e migliaia di persone al proprio destino quando le stesse non fanno più notizia (come potrebbe accadere anche oggi).
Vorrei citare l'esempio dell'Umbria oppure, tornando indietro negli anni, la situazione dell'Irpinia, dove, al di là di tante questioni di carattere emotivo e di protocollo, abbiamo poi assistito ad una situazione che, politicamente, si è dimostrata intollerabile, con finanziamenti a pioggia (ciò probabilmente non si ripeterà in questo caso) e l'assoluta incapacità di controllare le risorse pubbliche. Questo non può accadere! Non è un monito a lei, ma è l'esperienza, la storia di questo paese che, purtroppo, ci insegna che, al di là di tante considerazioni, è con i fatti che si fa la differenza. Ci auguriamo che questa volta, anche nelle modalità di spesa, vi sia la possibilità di un controllo effettivo, per fare in modo che la gente abbia, tangibile, il segno della partecipazione dello Stato.
Oggi rimane però aperta un'altra ferita: la sciagura di San Giuliano ha evidenziato un altro insopportabili limite, quello che proprio un edificio pubblico, una scuola, sia stata protagonista del dramma maggiore. Per uno strano, ma evitabile, gioco del destino risulta che proprio una scuola, cioè un edificio, un luogo che dovrebbe avere caratteristiche straordinarie, sia stato oggetto di un dramma dalle dimensioni che tutti noi conosciamo.
È indispensabile, quindi, che vengano individuate le responsabilità e le negligenze, che si rifletta, tutta l'Assemblea ed il Parlamento in primo luogo, quando si sentono dichiarazioni legate ad ipotetici condoni edilizi. Quale scuola possiamo dare al paese nel momento in cui - forse proprio a causa di negligenze pubbliche e private - si è costretti, oggi, ad inseguire una situazione che non siamo stati in grado di controllare? Non mi riferisco alla possibilità di anticipare ciò che non è possibile anticipare, cioè lo scatenarsi di un sisma, ma alle conseguenze di questo.
È emerso, nel giro di poche ore, che circa il 60 per cento degli edifici scolastici sono a rischio o non a norma. Mi chiedo se in un paese che si definisce europeo possa accadere tutto questo. Penso sia necessaria una serie di interventi di natura strutturale generale che porti l'Italia in una situazione accettabile. Questo, naturalmente, non individuando solo impegni di spesa, bensì attraverso un impegno serio, di tutti, affinché chiunque, dal Parlamento fino all'ultimo amministratore, faccia il proprio dovere: controllare quando sono in causa limiti strutturali; non si può far finta di niente e poi essere tutti pronti a correre all'inseguimento di drammi ormai non più controllabili.
Quindi, l'invito è quello di prendere in mano la legislazione, per aggiornare tutti quegli aspetti che già sono stati anticipati da altri colleghi, ma non solo a parole, bensì nei fatti.
Riteniamo comunque che la sfida più grande, oggi, al di là della celerità degli interventi, sia quella, come dicevo, di spendere meglio le risorse. Il passato è qui che ci giudica e non possiamo permetterci di contraddistinguere la nostra azione politica con situazioni ambigue: lo dico in maniera preventiva. Spesso in passato, come già ricordavo, non è stato così; oggi, per tutti noi, il miglior servizio al paese è proprio questo, accettare la presenza di un dramma per dare al paese un'immagine nuova e, soprattutto, alle popolazioni colpite da questo dramma, una risposta concreta (Applausi dei deputati del gruppo della Lega nord Padania).
PRESIDENTE. È così esaurita l'informativa urgente del Governo sul terremoto verificatosi in Molise.
Nel concludere questo punto all'ordine del giorno, credo di dover ancora rivolgere un ringraziamento alla gente del Molise anche per la sobrietà e la serenità con cui ieri ha accolto i rappresentanti delle istituzioni e del Parlamento. È chiaro che non è una cambiale in bianco, bensì il segno di una fiducia che ci dovremo meritare con i nostri comportamenti concreti.
Ringrazio il ministro dell'interno per la sua presenza.
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