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PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bertolini. Ne ha facoltà.
ISABELLA BERTOLINI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, come già ampiamente illustrato da chi mi ha preceduto nella discussione sulle linee generali, l'istituzione
di un'agenzia alimentare europea indipendente rappresenta la risposta ad una delle priorità espresse dall'Unione europea, vale a dire quella di assicurare agli Stati membri di poter disporre degli standard più elevati nel campo della sicurezza alimentare.
A quest'autorità, come emerge dal Libro bianco sulla sicurezza alimentare del gennaio 2000, verranno attribuiti molteplici ed importanti compiti, dal parere scientifico indipendente sui vari versanti legati alla sicurezza alimentare, alla comunicazione ed al dialogo con i consumatori sulle questioni sanitarie legate all'alimentazione ed alla sicurezza alimentare, fino alla realizzazione di reti con le agenzie alimentari nazionali e con gli organismi scientifici.
L'obiettivo è quello di istituire un'autorità che sia il punto di riferimento scientifico per l'intera Unione, concorrendo a realizzare un livello elevato di protezione della salute dei consumatori attraverso azioni coordinate ed integrate sul fronte della sicurezza alimentare, accrescendo, in questo modo, la fiducia dei consumatori stessi nella politica alimentare dell'Unione.
Il 19 maggio 2000, è stata presentata ufficialmente la candidatura della città di Parma quale sede di quest'autorità. La decisione è nata dalla convinzione che il luogo vocato a sede di questa autorità dovesse possedere, contemporaneamente, diverse caratteristiche: non solo, quindi, quelle legate alla specializzazione agro alimentare, che Parma possiede, con una straordinaria concentrazione di produzioni alimentari tipiche di elevatissima qualità, riconosciute ed esportate a livello mondiale, ma anche in quanto territorio dove si è realizzata quella speciale sintesi di esperienze alimentari da cui si è venuta a formare una vera e propria cultura della qualità degli alimenti.
Parma è quindi sede naturale di questa agenzia, non solo perché luogo di eccellente specializzazione agroalimentare, ma soprattutto perché è in questa area che si è raggiunta una sintesi eccezionale di opportunità, dall'elevato standard delle tecniche di controllo e della qualità dei processi - fino alla presenza di sedi scientifiche universitarie di altissimo livello - ad un'industria meccanica alimentare che la rendono punto di riferimento per il settore a livello internazionale.
La scelta di Parma come sede di questa autorità è stata in quest'ultimo anno sostenuta e caldeggiata fortemente dal Governo Berlusconi, anzi - come già detto dal collega Orsini nella discussione generale - il nostro Governo ha avuto la capacità indiscutibile di invertire in pochi mesi quel trend negativo che vedeva l'Italia relegata al ruolo di comparsa nelle decisioni assunte a livello europeo ed internazionale. Il Governo Berlusconi ha quindi avuto la straordinaria peculiarità di affermare nel campo della politica estera una qualificante iniziativa politica dell'Italia, in particolare in Europa, dove si era avvezzi ad un'azione politica di acquiescente approvazione di decisioni assunte da altri. Un modo di stare in Europa, quello del passato, che ha condotto a gravi discriminazioni in molti settori, foriere di danni non solo di immagine, ma soprattutto economici per il nostro mondo produttivo, in particolare di quello agricolo. Quindi, acquista veramente un sapore di pretestuosità il sostenere, come hanno fatto alcuni colleghi dell'opposizione, che con l'attuale Governo si debbano constatare progressivi arretramenti della possibilità di successo della candidatura di Parma. Noi siamo invece certi che l'attuale Governo, in particolare il Presidente Berlusconi, abbiano messo in campo le proprie forze per poter opporsi a chi vorrebbe l'Italia ancora legata ad un ruolo di subalternità, di accettazione di decisioni prese altrove, ruolo che, lo ripetiamo, fino a pochi mesi fa era all'ordine del giorno. Oggi, fortunatamente, non è più così.
Il sottosegretario di Stato Mantica ha ribadito in quest'Assemblea che l'ottenimento della sede per l'agenzia rappresenta un obiettivo prioritario del Governo, nel quadro del negoziato ancora in corso per l'assegnazione delle sedi dell'istituenda agenzia comunitaria. Ciò significa, da un lato, disponibilità ad appoggiare tutte le
iniziative che il comitato promotore della candidatura di Parma vorrà intraprendere, ma vuole anche dire contrastare quell'atteggiamento di rimando, quell'imperscrutabile temporeggiare che sembra oggi aleggiare nelle sedi europee.
Lo stesso collega Marcora ha evidenziato i problemi avuti con la Presidenza belga che ha portato ad un sensibile arretramento della candidatura di Parma. Solo il decisivo intervento del Presidente Berlusconi ha fatto sì che Parma non venisse addirittura esclusa, eliminata dal pacchetto di quelle città indicate come probabili sedi delle varie autorità. Parma è così fortunatamente rimasta in lizza, anzi, in pole position, nonostante la trapelante riluttanza di certi partner europei a riconoscere il rinnovato ruolo politico dell'Italia di oggi, il cui peso è riconosciuto incontestabilmente a livello internazionale.
È vero, quindi, che il Governo sta portando avanti le trattative perché la situazione venga sbloccata e sono certamente apprezzabili le assicurazioni che non si vuole utilizzare questa vicenda, il cui esito positivo è auspicato da tutte le forze politiche qui rappresentate, per scopi di pura polemica politica. Questa posizione ci trova assolutamente d'accordo ed è per questo che esprimeremo un voto favorevole su tutte le mozioni. Consideriamo, infatti, che gli ostacoli che si frappongono a questo obiettivo comune e condiviso siano da ricercare altrove e da contrastare e controbattere con l'univocità di intenti in tutte le sedi istituzionali preposte, nazionali ed europee, da parte di tutti coloro che hanno realmente a cuore gli interessi nazionali.
Crediamo fermamente che il Governo debba proseguire sulla strada già intrapresa di una forte iniziativa diplomatica, ma che ci debba essere di concerto una forte mobilitazione di tutti i soggetti interessati, dal mondo agricolo imprenditoriale a quello dei consumatori, perché la decisione sulla sede dell'autorità alimentare sia messa in discussione nei prossimi vertici europei. Soprattutto perché su questo tema - anche dopo emergenze così disastrose, come abbiamo vissuto per l'economia agricola e per la sicurezza dei consumatori (mi riferisco alla mucca pazza) - non dovrebbe essere più consentito quel tatticismo peculiare di certe realtà europee, amministrative e burocratiche che tendono a procrastinare, per interessi particolaristici, decisioni necessarie e vantaggiose per l'intera comunità.
Quello che si sostiene e che sostiene tutta l'Italia nel portare avanti la candidatura di Parma quale sede naturale della Authority è che non combattiamo questa battaglia per interessi particolari, per cosiddetti interessi di bottega, ma perché siamo consapevoli, senza distinzione di parte, di colore politico, che in questa città si sposano tutte quelle condizioni che sono obiettivamente indispensabili per far decollare l'agenzia e per farla operare nel migliore dei modi.
Per questo motivo riteniamo anche indispensabile, come sottolineato nella nostra mozione, che la scelta operata dalla Commissione europea di localizzare la sede dell'Autorità a Bruxelles sia assolutamente temporanea e che tale assegnazione, per strane alchimie burocratiche, non venga consolidata o resa definitiva. Non può comunque sfuggire all'attenzione comune che il lavoro diplomatico non sarà né breve né facile in quanto tra gli stati dell'Unione non c'è ancora un accordo comune sull'assegnazione delle sedi e che si sta svolgendo una battaglia incruenta e tuttavia durissima per il peso ed i futuri equilibri dell'Europa.
Per questi motivi siamo qui a garantire il massimo appoggio all'attività del Governo e il nostro più completo impegno a sostenere la scelta di Parma quale sede dell'Autorità alimentare europea (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pecoraro Scanio. Ne ha facoltà.
ALFONSO PECORARO SCANIO. Signor Presidente, l'Autorità alimentare europea è per i Verdi un tema da sempre importante e centrale. Lo abbiamo seguito al Parlamento europeo, abbiamo fortemente
lavorato perché l'Unione europea aumentasse le garanzie nei confronti dei cittadini, dei consumatori in materia di sicurezza alimentare e abbiamo lavorato anche, con grande determinazione, all'interno del Governo presieduto dall'onorevole Amato perché ci fosse una candidatura italiana ed in particolare, insieme al collega Matteoli che, all'epoca, rivestiva il ruolo di ministro delle politiche comunitarie, proponemmo Parma con una ferma volontà insieme a tanti altri colleghi del centrosinistra perché si trattava e si tratta di una città che esemplifica molto bene la nostra concezione di sicurezza alimentare.
La sicurezza alimentare per l'Italia e per i consumatori europei, a nostro avviso, deve coniugare anche il principio della qualità. Sicurezza non può voler dire soltanto rendere sterili i prodotti alimentari, renderli insapori, inodori, incolori e che semplicemente non facciano male, ma deve difendere anche le qualità organolettiche, la tradizione e la qualità del cibo, l'identità dei territori, delle culture, delle regioni, dei comuni. Da questo punto di vista la scelta e la proposta di Parma è, implicitamente, ed anche esplicitamente, una scelta politica, in contrasto con una cultura molto diffusa negli Stati Uniti d'America dove, per anni, era addirittura vietata l'importazione del prosciutto crudo italiano perché considerato carne cruda e tutto ciò che non era sterilizzato non poteva essere venduto ai consumatori americani. È un'altra logica, è una logica che possiamo rispettare ma che non deve appartenere ad una grande tradizione enogastronomica, alla grande tradizione di cultura del cibo che c'è in Italia e in Europa. Da questo punto di vista occorre considerare, innanzitutto, l'arretratezza del lavoro concernente l'Autorità alimentare europea. Dopo il grande allarme dovuto all'emergenza della BSE, c'è stato un sostanziale rallentamento del lavoro finalizzato ad una efficace opera di precauzione in tema di cibo, in particolare per quanto riguarda il grosso problema del transgenico. Uno dei compiti dell'Autorità alimentare europea è prevenire la diffusione di prodotti come quelli geneticamente modificati che possono creare problemi. Uno dei casi, abbastanza esplicito, riguarda l'Autorità inglese di sicurezza alimentare - e ciò ci fa comprendere l'utilità di un'Autorità europea - la quale ha riscontrato, dopo un solo pasto, la presenza nello stomaco di alcuni esseri umani di geni modificati contenuti nel cibo.
Questo ha capovolto l'impostazione diffusa fino a pochi giorni fa, secondo la quale i prodotti geneticamente modificati non si «trasferivano» agli esseri umani. Proprio per evitare che questi fatti si verifichino, vi è la necessità di un'autorità alimentare europea, la quale possa accorgersi dei problemi quando i danni non si siano ancora prodotti. Vi è cioè la necessità di applicare, in modo chiaro e preciso, il principio di precauzione: da ciò deriva, in primo luogo, l'esigenza di accelerare le procedure per l'organizzazione e l'efficace funzionamento dell'autorità, in quanto avere solo un'ipotesi di sede provvisoria non solo è insoddisfacente, ma è inadeguato anche per l'efficacia del ruolo che la stessa autorità dovrebbe svolgere a tutela dei consumatori, dei produttori e di tutti i cittadini europei. Nello stesso tempo, vi è anche un'esigenza di carattere nazionale: cogliamo questa occasione per ricordare che nei provvedimenti, più esattamente nei decreti legislativi, che hanno inciso sui settori dell'agricoltura, della pesca e delle foreste, in particolare nella normativa che ha riguardato il settore agricoltura, era prevista la costituzione, almeno, di un coordinamento interministeriale. All'epoca fu difficile realizzare, per l'opposizione delle burocrazie di alcuni ministeri, in particolare quello della sanità, un'autorità nazionale per la sicurezza alimentare. Il nuovo Governo ha detto più volte che si sarebbe prodigato per costituire tale autorità; ebbene, non solo non ha dato vita a tale organismo, ma l'esecutivo non è riuscito nemmeno ad avviare quel primo passo di coordinamento in tema di sicurezza alimentare previsto, per l'appunto, nei decreti legislativi sull'agricoltura (in quella che comunemente viene chiamata
legge di orientamento) e che, pertanto, dovrebbe essere realizzato in quanto statuito in un atto di legge.
Per questi motivi dichiaro che i Verdi non solo esprimeranno un voto favorevole sulla mozione Marcora ed altri n. 1-00079 nel suo complesso, ma dichiarano anche la loro «disponibilità» verso il dispositivo della mozione Bertolini ed altri n. 1-00101 (anche se non ne condividiamo l'enfasi presente nelle premesse, non del tutto veritiere; comprendiamo però certi atteggiamenti propagandistici in esse presenti), nonché il nostro favore al dispositivo della risoluzione a prima firma Losurdo in quanto essa mira ad accentuare l'adozione di un'iniziativa unitaria di tutte le forze politiche e sociali del nostro paese affinché si ripresenti con forza la candidatura di Parma e non ci sia alcuna «abdicazione».
Ci siamo molto rammaricati, perché in occasione di ogni vertice europeo il Presidente del Consiglio ha sempre annunciato che si sarebbe risolta la vicenda di Parma, mentre in realtà questa veniva progressivamente rinviata. Ebbene, riteniamo che, di rinvio in rinvio, la destinazione provvisoria di Bruxelles possa diventare definitiva. Siamo pertanto assolutamente favorevoli ad iniziative energiche del Governo, che dovrà agire su due livelli: quello riguardante i consumatori e gli utenti del nostro paese, per ciò che concerne un forte impegno italiano perché sia costituita una vera autorità per la sicurezza alimentare europea e non si ripetano le esperienze della BSE e quello che oggi ho ricordato a seguito dell'invasione del transgenico selvaggio, indiscriminato e non controllato (anzi, dopo quello che è stato acclarato dalle autorità sanitarie della Gran Bretagna, occorrerebbe sospendere cautelativamente la commercializzazione in Europa dei prodotti geneticamente modificati); in secondo luogo, quello riguardante la localizzazione: è molto importante che sia svolto un deciso lavoro che tenda a ribadire che Parma rappresenta non una candidatura solamente italiana, bensì una candidatura che l'Italia offre per coniugare i valori di sicurezza e qualità alimentare. Questo è fondamentale ed è ciò che chiedono, a detta di qualsiasi osservatore, tutti i cittadini del nostro continente, gli operatori, i produttori, gli agricoltori, i consumatori. Vi è quindi un grande consenso al quale la politica non può rispondere con la solita logica del «rimpiattino» sulle authority, logica che ne vede sempre rimandata la costituzione perché non si sa come ripartirne le sedi tra i vari Stati membri.
Queste sono le ragioni forti e convinte del consenso dei Verdi alla mozione Marcora ed altri n.1-00079, nonché del consenso, limitatamente al dispositivo, alla mozione Bertolini ed altri n. 1-00101 e alla risoluzione Losurdo in quanto esse mirano a far sì che il Governo si impegni con forza per ribadire la candidatura di Parma (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Verdi-l'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Preda. Ne ha facoltà.
ALDO PREDA. Signor Presidente, abbiamo seguito la discussione sulle linee generali e la presentazione delle varie mozioni. Ovviamente, siamo favorevoli alla mozione Marcora ed altri n. 1-00079 e chiediamo, per quanto riguarda le altre, eventualmente una votazione separata per le singole mozioni.
Credo che, in questa sede, occorra riconfermare alcuni impegni chiari e ritengo che la votazione delle mozioni non sia un fatto formale; credo, infatti, che si debbano rinnovare alcuni impegni ben precisi.
Un primo impegno, ovviamente, riguarda il Parlamento ed il Governo. Quest'ultimo si deve muovere a livello diplomatico, affinché la sede dell'authority, collocata provvisoriamente a Bruxelles, possa essere localizzata nel nostro paese a Parma, in Emilia Romagna.
Dobbiamo chiedere anche un rinnovato impegno alle organizzazioni agricole ed alle organizzazioni dei consumatori, dal momento che questa authority svolge compiti precisi anche con riferimento alle organizzazioni agricole e alle richieste dei consumatori.
Vorrei ricordare a tutti che l'authority è indipendente dai Governi nazionali così come è indipendente dalla Commissione e dal Parlamento europeo. È un'authority indipendente e corrisponde ad una tradizione e ad una storia del nostro paese.
Vorrei ricordare che il nostro è il paese dei grandi prodotti tipici e tradizionali; esso è il paese delle commodity, ma anche della grande qualità; è il paese delle DOP, la cui esportazione, anche nei nuovi mercati come quelli asiatici, sta aumentando di anno in anno con percentuali vertiginose: le ultime statistiche dell'ICE mostrano che in alcuni paesi asiatici si è registrato un incremento del 48 per cento rispetto all'anno precedente.
Il nostro è anche il paese delle denominazioni famose. Non a caso, le denominazioni italiane sono, purtroppo, copiate in tutto il mondo e credo si debbano difendere fino in fondo.
È il paese delle filiere, lunghe e corte, organizzate dai produttori agricoli. Le nostre associazioni dei produttori, pur con alcuni elementi di confusione determinati anche dalle norme europee ed italiane, arrivano al mercato in modo organizzato. Nel nostro paese i produttori agricoli riescono a raggiungere direttamente il mercato (pensiamo ai prodotti del settore ortofrutticolo, per il 23 per cento, e ad alcune produzioni, per percentuali che arrivano al 30-35 per cento), sia sul fresco che sul trasformato. Le nostre associazioni di produttori si stanno ponendo il problema di organizzare associazioni transnazionali e le associazioni degli altri paesi sono portate ad aderire alle nostre associazioni di produttori.
In alcune regioni (in Emilia-Romagna ciò accade da tempo e ad essa hanno fatto seguito poi le altre), sono state condotte le prime sperimentazioni sulla lotta guidata e oggi, se vi è la qualità, è anche perché negli anni passati abbiamo cominciato a sperimentare la lotta guidata.
I prodotti della nostra industria alimentare, per quanto concerne la grande distribuzione, sono sparsi in tutto il mondo; in tutto il mondo, infatti, vi sono etichette italiane. La nostra è anche l'agricoltura delle grande diversità: le diversità regionali, infatti, sono maggiori di altri paesi europei. È un'agricoltura che ha saputo coltivare le diversità regionali e le diversità delle varie agricolture.
Ecco, allora, che l'authority, autonoma - lo ripeto - dai governi ed autonoma dalla Commissione europea, svolge importanti compiti di consulenza scientifica e di assistenza; essa dà istruzioni e suggerimenti sulla normativa e sulle politiche comunitarie, sui temi relativi alla sicurezza alimentare, sui mangimi, sulla salute della gente e sulla salute del cittadino consumatore.
Ha compiti di monitoraggio; coordina la definizione di regole globali, perché oggi sulla salute e sugli alimenti abbiamo bisogno di regole globali; definisce i rischi emergenti; fornisce informazioni al cittadino consumatore: sono tutti compiti codificati nel libro bianco sulla sicurezza alimentare. Vi è - e credo che il libro bianco sulla sicurezza alimentare lo abbia recepito - un nuovo diritto di cittadinanza portato avanti dalle associazioni dei consumatori. Mi riferisco al diritto della salute alimentare, della genuinità di ciò che si consuma, del piacere di consumare un cibo salubre.
In passato anche il mondo agricolo - soprattutto le multinazionali ancora oggi presenti in questo settore - ha giocato molto sui differenziali sociali. Mi riferisco al non avere regole sulla sicurezza alimentare, non avere regole sui prodotti chimici da usare in agricoltura, non avere regole sul lavoro nero, sul lavoro dei bambini in agricoltura. L'industria agroalimentare, soprattutto quella multinazionale, ha giocato molto su tali differenziali sociali. Oggi credo che il nuovo diritto di cittadinanza della salute alimentare debba avere alcune regole, alcuni controlli, alcune trasparenze che l'authority ci può garantire. L'authority è una risposta che dobbiamo dare a questo nuovo diritto dei consumatori. Lo stesso problema della tracciabilità, di cui stiamo discutendo in Commissione, ha bisogno di regole globali, di regole sui
mercati, di regole che valgano non solo per il mercato europeo, ma per tutti i mercati mondiali.
Oggi a tutto ciò corrisponde un'ansia dei produttori. Questi ultimi, in passato, si preoccupavano dei costi, oggi si preoccupano della qualità, del rischio alimentare. Credo che dare una risposta positiva e muoversi in tutte le direzioni (sui governi europei, sulle associazioni europee, con le grandi organizzazioni dei consumatori e dei produttori agricoli europei) voglia dire fornire una risposta a questa ansia dei cittadini.
Tutto ciò - l'agricoltura diversa, le filiere dell'industria alimentare, la capacità di valorizzare le produzioni agricole - è presente in Emilia Romagna. Tale regione è all'avanguardia su tutto questo e Parma è al centro di questo distretto agroalimentare estremamente importante e significativo per tutto il mondo, perché tutti i mercati del mondo guardano al nostro mercato agricolo. Dunque, credo che muoversi in questa direzione sia una risposta seria che possiamo dare al nuovo diritto di cittadinanza portato avanti dai consumatori e dai cittadini non solo del nostro paese, ma di tutta Europa (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Marcora. Ne ha facoltà.
LUCA MARCORA. Signor Presidente, intervengo brevemente, visto che abbiamo già svolto le nostre considerazioni in fase di discussione sulle linee generali, per motivare il senso della nostra mozione. La candidatura di Parma prende lo spunto dalla nascita del comitato promotore a livello provinciale nel novembre del 1999. Pensavamo di poter presentare tale candidatura perché Parma costituisce storicamente un punto di riferimento ben preciso nello scenario agroalimentare nazionale ed europeo se non, addirittura, mondiale.
L'interconnessione tra la tradizione e la cultura secolare dei prodotti tipici e la più recente, ma ormai consolidata, crescita delle strutture scientifiche e tecnologiche rende la candidatura di Parma particolarmente idonea per la sede dell'autorità alimentare europea prevista dal libro bianco sulla sicurezza alimentare pubblicato nel gennaio del 2000. Non mi riferisco, quindi, solo alla presenza di una diffusa rete di imprese di piccole e medie dimensioni legate alla produzione dei prodotti tipici che fanno di Parma la capitale internazionale del mangiare bene, ma anche alla presenza di significative imprese di grosse dimensioni, alcune a carattere multinazionale, che a Parma hanno sede.
Ma non solo; esiste anche una consolidata e ramificata presenza di imprese impegnate nell'impiantistica alimentare e quindi diciamo che possiamo coprire tutto l'arco della produzione agroalimentare, che è legata appunto alla sicurezza alimentare.
Vi è inoltre un'università particolarmente prestigiosa, in grado di fornire figure professionali altamente qualificate nei settori della produzione agroalimentare e vi è anche un affermato istituto sperimentale sulle conserve alimentari; vi è poi una Camera di commercio, particolarmente attiva sui temi dell'agroalimentare.
Vi è infine un'ulteriore motivazione: il fatto cioè che a Parma si incarni un'idea di sicurezza alimentare, che non è necessariamente solo legata al controllo igienico-sanitario (come è nell'idea di sicurezza alimentare dei paesi nord europei), ma anche ad esempio alla tipicità dei prodotti, al loro legame con il territorio e alla loro certificazione in termini di prodotti DOP e IGP.
Detto ciò, la nostra mozione prende le mosse dalla considerazione che la candidatura di Parma, a livello europeo, ha in questi ultimi mesi subito un arretramento, rispetto alle posizioni che i governi dell'Ulivo erano riusciti a garantirle. Ricordiamo che in occasione del vertice del giugno 2001 Parma poteva essere, insieme ad Helsinki, ormai prossima al traguardo.
Successivamente invece la posizione della candidatura di Parma, come dicevo, ha subito un arretramento. In particolare
al vertice di Laeken si è giunti alla necessità, da parte del Governo di Berlusconi, di porre il veto su un pacchetto di proposte per la localizzazione della sede dell'autorità (non solo di quella alimentare, ma anche di quella dell'agenzia marittima, di quella delle telecomunicazioni e via dicendo), che prevedeva la localizzazione della sede dell'autorità alimentare europea ad Helsinki. Questo veto imposto da Berlusconi per impedire che passasse il pacchetto predisposto dalla presidenza belga è stato, a nostro avviso, più un segno di debolezza che non un atto di forza. Occorreva impedire, infatti, che la presidenza belga arrivasse alla formulazione di un pacchetto sulla localizzazione delle sedi delle autorità che vedeva esclusa Parma. Bisognava, con l'attività diplomatica e con l'attività di promozione della candidatura di Parma, impedire che si arrivasse a quel punto.
Il fatto di porre il veto ha rappresentato dunque un atto di debolezza più che di forza, perché evidentemente è stato la constatazione di non essere riusciti ad ottenere un risultato diplomatico diverso, attraverso le normali attività di trattativa.
Detto ciò, la successiva presidenza spagnola ha sostanzialmente accantonato il problema della localizzazione delle sedi delle autorità. Ciò ha rappresentato un ulteriore arretramento della candidatura di Parma, perché Aznar dichiarò pubblicamente che non avrebbe posto in discussione, nei due vertici di Siviglia e di Barcellona, nessuna ipotesi di compromesso sulla localizzazione delle sedi delle autorità, se non vi fosse stato un accordo fra i governi. Questo accordo evidentemente non c'è stato ed è per questo che lamentiamo una scarsa attività diplomatica da parte del Governo Berlusconi su tale tema. Tanto è vero che il commissario per la direzione generale della Sanità, David Byrne, ha affermato che la sede provvisoria che si è deciso di localizzare a Bruxelles potrebbe diventare addirittura la sede definitiva dell'Autorità alimentare europea. Questo ci preoccupa molto perché vuol dire che non si sta facendo il dovuto, per scongiurare la possibilità che Bruxelles diventi la sede definitiva.
Infine, vorrei far presente che oggi esiste un fattore nuovo, che ci permette di riproporre la candidatura di Parma con maggiori possibilità di riuscita. Questo fattore è la nomina, da parte della Commissione europea, e in particolare da parte del suo Presidente (visto che competono a lui questo tipo di nomine), della direttrice generale alla direzione generale della Sanità nella figura di una esponente finlandese.
Ovviamente, i motivi che hanno portato il Presidente della Commissione europea a questa nomina sono legati alla capacità ed alle doti della persona, ma ciò può rappresentare anche una grande occasione per riproporre la candidatura della città di Parma. È infatti molto difficile che si possa manifestare, contemporaneamente, la nomina di un direttore generale finlandese alla direzione generale della sanità e la localizzazione della sede dell'autorità alimentare nella capitale finlandese. Si tratta di una grande occasione da sfruttare e, in questo momento, è necessario riprendere l'attività diplomatica e di promozione della candidatura della città.
Non siamo sicuri che ciò stia avvenendo e, per questo motivo, chiediamo nella nostra mozione di conoscere quale sia lo stato attuale dell'azione diplomatica e quali siano gli esiti prodotti sino ad oggi dal sostegno alla candidatura della città da parte del Governo. Chiediamo anche di rafforzare le attività di promozione della candidatura, appoggiando l'attività del comitato promotore e, infine, di proseguire con determinazione nell'azione a livello diplomatico con gli altri Stati europei.
Ciò vuole rappresentare uno sprone all'attività del Governo. Non intendiamo aprire una polemica legata alle appartenenze politiche, perché riteniamo che la questione della capitale dell'autorità alimentare a Parma rivesta carattere nazionale e, come tale, debba vedere uniti gli sforzi di tutte le componenti politiche. Non possiamo comunque evitare di registrare come, dai governi dell'Ulivo ad oggi,
la posizione di Parma sia sostanzialmente arretrata (Applausi dei deputati del gruppo Margherita, DL-l'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zani. Ne ha facoltà.
MAURO ZANI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, intervengo in questa fase, quando sono già note le ragioni per cui ci battiamo per avere la sede dell'autorità alimentare a Parma, in Emilia-Romagna, per ristabilire, almeno in parte, una verità di metodo opposta a quella avanzata, poc'anzi, dalla collega Isabella Bertolini. Secondo la collega, dal Governo Berlusconi in poi vi è stata una forte capacità di imporre all'ordine del giorno dell'Unione europea il tema della candidatura della città di Parma, mentre in precedenza il Governo di centrosinistra non aveva assunto iniziative in tal senso.
Su ciò si è in parte già espresso giustamente il collega Marcora, ma vorrei aggiungere, in maniera più chiara, come sia andata nella mia verità parziale e provvisoria - ripeto opposta a quella della collega Bertolini - tale vicenda. Ad un certo punto si parlò del Presidente del Consiglio, onorevole Silvio Berlusconi, come l'uomo che per la prima volta, proprio a partire dalla proposta della città di Parma come sede dell'autorità, picchiava i pugni sul tavolo; si parlò di tattica dei «pugni sul tavolo» al vertice di Laeken, a cui corrisposero «pugni di mosche»; questo è stato il risultato di quel vertice.
Naturalmente, in quella sede si parlò anche di altro, di renne, di prosciutti e persino di modelle, perché il Presidente del Consiglio, onorevole Berlusconi, nella sua lungimiranza spiegò che in Finlandia vi sono soltanto renne e che i finlandesi non sanno neanche cosa sia il prosciutto di Parma.
Rispose Chirac - certo non un avversario politico - per spiegare, in quella sede, all'onorevole Berlusconi che se tale era l'approccio alla questione, tanto valeva istituire un'autorità per le modelle in Svezia. E credo avesse ragione, seguendo quel metodo. I giornali scrissero allora - e lo stesso Berlusconi ebbe ad accennare al fatto - che, tolta di mezzo la Presidenza belga, ci sarebbe stata la Presidenza spagnola, una Presidenza amica; quindi, la questione si sarebbe risolta. In questa valutazione, si era fortemente sottovalutato il fatto che un conto sono le omogeneità politiche a livello europeo e tutt'altro conto sono gli interessi nazionali che ciascuno, giustamente, salvaguarda. E così è successo che a Siviglia, ancora una volta, si è fatto quello che io considero un passo indietro. Badate, la decisione di assegnare temporaneamente a Bruxelles la sede dell'authority rappresenta un grande passo indietro, difficile da superare. Questo è il risultato della nuova politica dei pugni sul tavolo dell'attuale Governo.
Dunque, esprimo una valutazione opposta rispetto a quella della collega Bertolini: oltre a vanificare l'impegno bipartisan del comitato locale che da tempo promuove Parma come sede dell'authority alimentare europea, rischiamo di creare una situazione di impasse dalla quale può essere molto, molto difficile uscire. Tra l'altro, nel corso della campagna elettorale, anche l'attuale ministro Alemanno accennò al fatto che ci sarebbero state novità dopo Siviglia; dopodiché, è passata la campagna elettorale per Parma: passata la festa, «gabbato» il santo. Siamo allo stesso punto di prima, in una situazione in cui il nostro Governo mi pare sostanzialmente inerte di fronte al problema.
Per concludere, il mio modesto consiglio al Governo è quello di cambiare radicalmente il proprio approccio. E lo si fa in maniera molto semplice in Europa: cambiare il proprio approccio significa cominciare a riconoscere le ragioni degli altri, proprio per far valere meglio le proprie e per farle accogliere da altri che hanno, anche loro, opzioni e ragioni. In sostanza, bisogna cercare di far prevalere un atteggiamento di discussione serena e nel merito. Da un atteggiamento non arrogante, aperto alla discussione serena e nel merito, Parma non può che uscire come sede dell'Autorità alimentare europea.
Da una discussione che tende alla contrapposizione si ottiene il risultato che abbiamo già visto. Spero che questo consiglio venga accolto, correggendo un atteggiamento che rischia di portare, ancora una volta, ad un insuccesso (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mazzarello. Ne ha facoltà.
GRAZIANO MAZZARELLO. Signor Presidente, intervengo per una sottolineatura, essendo d'accordo con le posizioni assunte dal mio gruppo e con il voto favorevole preannunciato sulla mozione Marcora ed altri n. 1-00079.
Vorrei ricordare che il Governo precedente pose in Europa, oltre alla candidatura di Parma come sede dell'Autorità alimentare europea, anche la candidatura di Genova come sede dell'Autorità per la sicurezza marittima: c'era una proposta principale ed un'altra che veniva immediatamente dopo. Chiedo al Governo di ritornare su una posizione equilibrata. Al contrario, come sosteneva il collega Zani, il Governo Berlusconi con la politica dei pugni sul tavolo ha fatto retrocedere la candidatura di Parma come sede dell'Autorità alimentare europea, indebolendo la posizione italiana, e ha abbandonato completamente anche la proposta di Genova come sede dell'Autorità per la sicurezza marittima.
Genova ha la cultura, la capacità e la storia di essere sede di un'autorità di questo tipo. Quindi, il Governo Berlusconi ha ottenuto un risultato clamorosamente debole.
Allora, io chiedo al Governo - e lo chiedo proprio in un attimo - di ritornare a quella posizione equilibrata, che vede la proposta della candidatura di Parma come sede dell'Autorità della sicurezza alimentare come candidatura principale, e quella di Genova come sede dell'Autorità della sicurezza marittima come candidatura subordinata (voglio usare questo termine). Credo che, con questa apertura e questo equilibrio, potremmo non rischiare che alla fine nessuna delle autorità per la sicurezza, quelle principali almeno, abbiano sede nel nostro paese, come ci fa concretamente rischiare questo Governo.
Questo è solamente un richiamo - non presento nessun atto formale nella votazione di oggi -, una sollecitazione al Governo perché riprenda questa posizione equilibrata, nella quale c'è, appunto, una candidatura principale e anche una candidatura che viene immediatamente dopo, quella di Genova come sede dell'Autorità per la sicurezza marittima (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo).
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.
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