Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 172 del 9/7/2002
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(Andamento del processo sull'omicidio di Giacomo Turra n. 3-00235)

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la giustizia, onorevole Santelli, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Ruzzante n. 3-00235 (vedi l'allegato A - Interrogazioni sezione 3).

JOLE SANTELLI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Signor Presidente, con riferimento all'atto ispettivo in discussione, posso riferire quanto segue.
Il caso del signor Giacomo Turra è all'attenzione del Governo italiano sin dal 1995. La morte del cittadino italiano avvenne a Cartagena, in Colombia, nella notte fra il 3 ed il 4 settembre 1995. Il giovane fu visto entrare in un ristorante in stato di forte agitazione e chiedendo aiuto; alcuni avventori, forse allarmati per il suo stato, lo notarono e chiesero l'intervento della polizia. Gli agenti, constatato lo stato di agitazione del Turra, lo immobilizzarono e lo trasportarono all'ospedale Boccagrande di Cartagena, dove un medico gli somministrò un calmante senza effettuare alcun esame per verificare le cause del suo stato; subito dopo, il giovane fu portato alla vicina stazione di polizia. Circa un'ora più tardi, il signor Turra venne ricondotto in ospedale e gli furono rilevati segni di violenza in tutto il corpo, non riscontrati precedentemente, che inducevano a ritenere che fosse stato percosso al posto di polizia. Subito dopo il ricovero, il Turra morì.
Il caso del nostro connazionale non ha mai smesso di essere al centro delle relazioni bilaterali italocolombiane, incidendovi sensibilmente, soprattutto a seguito della sfavorevole evoluzione del processo nei confronti degli agenti accusati dell'omicidio. La magistratura militare colombiana, posta sotto pressione anche dalle proteste della nostra rappresentanza, delle autorità istituzionali e politiche e dei familiari della vittima, ha incriminato per omicidio preterintenzionale cinque agenti colombiani. Essi sono stati giudicati ed assolti da un collegio presieduto da un loro superiore, come prevedeva la legge all'epoca in vigore; la sentenza è stata poi confermata in appello dal tribunale militare di Bogotà, che ha motivato l'assoluzione sostenendo che il decesso di Giacomo Turra fu determinato dall'ingestione di alcol e cocaina; tali sostanze, sempre secondo il collegio giudicante colombiano, avrebbero provocato, prima, uno stato di delirio e di ipereccitazione incoercibili, durante i quali il Turra si sarebbe provocato i traumi riscontrati sul suo corpo, e, in seguito, un blocco respiratorio risultato letale.
Il ricorso in Cassazione è stato presentato dai legali del giovane in data 10 giugno 1999 e più volte l'ambasciatore d'Italia a Bogotà ha rappresentato personalmente al presidente della Corte e ad altre personalità del mondo politico ed istituzionale le perplessità su tale sentenza, tesa a giustificare l'operato dei poliziotti imputati, trascurando l'esame di prove che avrebbero potuto condurre a conclusioni diverse. Le autorità colombiane competenti, anche in seguito alle proteste avanzate dalle autorità italiane e dal nostro ambasciatore, hanno sottoposto il ricorso alla magistratura civile colombiana, alla quale spetta ora decidere se confermare la sentenza di appello, dichiarare la nullità della sentenza d'appello, con rinvio per riesame al giudice di prima e di seconda istanza, oppure revocare la sentenza, emettendone una nuova che disponga l'assoluzione o la condanna degli imputati. Tuttavia, in considerazione del carico di processi pendenti presso i collegi colombiani, i tempi previsti per la decisione della Corte sono dell'ordine di due o tre anni.
Il rilancio dei rapporti con la Colombia sia sul piano bilaterale sia su quello europeo è inteso come un segnale di incoraggiamento per le iniziative intraprese dal Governo di Pastrana sul piano della pacificazione


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interna, ma non prescinde dalla continua attenzione nei confronti delle questioni ancora aperte, fra cui quelle del signor Turra. La nostra rappresentanza a Bogotà continua in ogni caso a seguire con la massima attenzione l'iter giudiziario del caso adoperandosi affinché la Corte si pronunci in tempi più ristretti.

PRESIDENTE. L'onorevole Ruzzante ha facoltà di replicare.

PIERO RUZZANTE. Signor Presidente, io non mi dichiaro soddisfatto della risposta, e cerco di spiegarne le ragioni, non tanto per il contenuto della risposta del sottosegretario Santelli, anche se devo rilevare che questa mia interrogazione è stata presentata il 20 settembre del 2001 - è passato quasi un anno e solo dopo due solleciti che ho rivolto in quest'aula riesco ad ottenere una risposta; potrà accorgersi il sottosegretario come la mia interrogazione all'ordine del giorno di oggi sia quella presentata più tempo addietro tra quelle che sono state rivolte al Governo - ma anche per altre ragioni.
Questo è un grave ritardo perché l'importanza e la delicatezza del tema da me posto sono evidenti a tutti. Si tratta di un giovane italiano morto all'estero, in Colombia, dopo essere stato sicuramente picchiato all'interno di una caserma di polizia. Quindi, credo che da questo punto di vista dovrebbero esserci maggiori attenzione e sensibilità da parte del Governo. Sono passati sei anni dalla morte di Giacomo Turra e non si è arrivati all'individuazione dei colpevoli, nonostante in un primo momento si fossero individuati nei cinque poliziotti gli autori dell'assassinio. La tesi dell'autolesionismo - lo capisce anche lei, signor sottosegretario - non sta assolutamente in piedi; del resto, si conoscono le situazioni esistenti nell'ambito delle forze di polizia di quel paese e, soprattutto, i metodi utilizzati da parte dei rappresentanti delle forze di polizia in certi paesi.
Allora, la domanda che avevo rivolto - alla quale sinceramente non ho trovato sufficiente risposta da parte del sottosegretario - è quale sostegno il Governo riuscirà a garantire ai familiari nei prossimi giorni e nelle prossime settimane, che possono essere quelle decisive. Inoltre, il problema che ho sollevato è quello di Giacomo Turra, ma in generale si pone un problema complessivo, vale a dire, quale sostegno il nostro Governo riesce a garantire ai nostri concittadini residenti all'estero in situazioni difficili.
Siamo al punto decisivo rispetto al caso di Giacomo Turra, che dura da sei anni e a più riprese ho presentato interrogazioni anche al Governo precedente. Devo dire la verità: il caso di Giacomo Turra ha trovato anche molta sensibilità nei banchi del Parlamento, tra tutti i gruppi parlamentari. Tuttavia, siamo punto decisivo, visto che c'è il ricorso alla Suprema corte di cassazione, dopo le due scandalose sentenze che hanno assolto i poliziotti accusati dell'omicidio. Ripeto, qui siamo al punto decisivo: se il ricorso non avrà esito positivo il caso Turra, purtroppo, rischia di essere chiuso.
Pertanto, credo che oggi il Governo debba andare al di là dell'impegno della rappresentanza diplomatica. Ci deve essere un intervento forte per sensibilizzare le autorità politiche colombiane su un caso che, lo ripeto, ha visto la mobilitazione in sede nazionale e internazionale di decine e decine di organismi. Ci sono stati 140 deputati di tutti i gruppi parlamentari che hanno inviato una lettera all'allora Presidente della Repubblica Scalfaro e hanno preso posizione l'università di Padova, il consiglio comunale della città di Padova ed anche organismi internazionali.
Il punto centrale della mia interrogazione - sulla quale ritornerò a chiedere al Governo un impegno più forte - è come l'Italia intenda procedere nel chiedere giustizia per un proprio concittadino che è stato colpito e assassinato barbaramente all'estero. È perfettamente inutile fare i grandi vertici se poi non riusciamo a garantire giustizia e a tutelare i nostri concittadini. Vi è stato un caso analogo a quello di Giacomo Turra, sempre in Colombia, che ha colpito un cittadino spagnolo, Iñigo Eguiluz, che è stato ucciso insieme ad un sacerdote colombiano. An


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che in quel caso era stato ipotizzato da parte delle autorità colombiane un incidente stradale. Nel gennaio del 2001 i poliziotti autori dell'omicidio volontario sono stati condannati a 29 anni di carcere.
Credo quindi sia giusto ribadire in quest'aula, al di là della mia insoddisfazione, la speranza che il Governo intervenga in difesa di un caso che non appartiene al mio gruppo politico o alla mia parte politica, ma appartiene a tutta l'Italia. Si tratta di difendere la dignità dei nostri concittadini che si recano all'estero per lavoro, per turismo o per studio. È morto un ragazzo di 23 anni che ho anche avuto la fortuna di conoscere: non può essere morto senza un perché, senza un colpevole. Giacomo Turra ed i suoi familiari attendono giustizia, io attendo che il Governo faccia qualcosa di più affinché, a questo caso, venga resa giustizia.

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