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PRESIDENTE. L'onorevole Mario Pepe ha facoltà di
n. 2-00306 (vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti sezione 11).
MARIO PEPE. Signor Presidente, la ringrazio e mi riservo di intervenire in sede di replica.
PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la giustizia, onorevole Valentino, ha facoltà di GIUSEPPE VALENTINO, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Signor Presidente, è necessario premettere che, in seguito alla diminuzione delle disponibilità di bilancio sul capitolo specifico della sanità penitenziaria nel corrente esercizio finanziario, il dipartimento dell'amministrazione penitenziaria ha posto, immediatamente, all'attenzione dei responsabili politico-istituzionali la possibilità di disporre una cospicua integrazione dei fondi stanziati, anche in relazione ai recenti aumenti contrattuali concessi al personale sanitario penitenziario, secondo quanto previsto dalla vigente normativa. Peraltro, tali compensi, pur riguardando operatori non dipendenti ma convenzionati con l'amministrazione penitenziaria, seguono, comunque, la dinamica delle retribuzioni pubbliche e private. A ciò si aggiunga la necessità di portare a termine i progetti già avviati e di perseguire obiettivi già definiti secondo precise e ben individuate priorità rappresentate dalla prevenzione e dal controllo delle malattie infettive, dall'implementazione dei livelli assistenziali dei portatori di disagio psichico, dall'individuazione di una rete di strutture e di servizi penitenziari per il trattamento dei detenuti disabili.
dotato di un servizio medico adeguato alle esigenze profilattiche e diagnostico-terapeutiche della popolazione detenuta e che si avvalga dell'ausilio dei servizi pubblici sanitari locali, ospedalieri ed extraospedalieri, di intesa con la regione secondo gli indirizzi del Ministero della salute.
PRESIDENTE. L'onorevole Mario Pepe ha facoltà di MARIO PEPE. Signor Presidente, ringrazio il Governo, nella persona del sottosegretario per la giustizia, per la sensibilità dimostrata verso il grave problema della sanità nelle carceri. Lo ringrazio a nome dei detenuti e delle loro famiglie che, in carcere, vivono un doppio disagio. In un sistema penitenziario che, con i suoi ventimila detenuti in eccesso, è ormai al collasso, i portatori di disagi fisici e psichici e di infezioni da HIV costituiscono il 40 per cento della popolazione detenuta, senza dimenticare i malati psichici, seminfermi mentali o internati negli ospedali psichiatrici. Al problema della sanità nelle carceri in questi ultimi anni sono state destinate sempre minori risorse, come posso evincere da un grafico che consegnerò al Governo. Vorrei però approfittare della presenza del Governo per sollecitare l'approvazione di quelle leggi in itinere che contribuiranno, non poco, a risolvere il problema del sovraffollamento carcerario.
Per nessuno dei settori sopra citati il dipartimento dell'amministrazione penitenziaria ha dato indicazioni volte al ridimensionamento delle risorse finanziarie assegnate. Si precisa, inoltre, che l'eccessiva presenza di detenuti, 55.512 al 9 aprile 2002 a fronte di una capienza effettiva di 42.134 posti letto, pur costituendo un notevole problema per l'amministrazione penitenziaria, non ha impedito di offrire a tutti i presenti livelli adeguati di assistenza sanitaria.
Quanto al trasferimento della sanità penitenziaria al servizio sanitario nazionale, il citato dipartimento, nei limiti del proprio ruolo di organo amministrativo, ha più volte rappresentato - dalla data di emanazione del decreto legislativo n. 230 del 1999, riguardante il riordino della medicina penitenziaria - le notevoli difficoltà incontrate dagli assessorati alla sanità regionali, con la collaborazione dei provveditorati penitenziari, nell'approvare nuovi e più idonei modelli organizzativi di assistenza sanitaria in ambito penitenziario in assenza di adeguati finanziamenti, come peraltro evidenziato dalla Corte dei conti all'esito dell'indagine amministrativo-contabile sulla gestione dei fondi destinati alla sanità penitenziaria e di verifica dello stato di attuazione della legge di riforma. Tali problematiche si sono riscontrate sia nelle regioni sedi di sperimentazione (Puglia, Lazio, Toscana, Emilia Romagna, Molise e Campania) sia nelle altre regioni, già nella prima fase di elaborazione dei progetti obiettivi da parte delle commissioni regionali composte da dirigenti e funzionari delle ASL e dei provveditorati.
Giova inoltre ricordare, a norma del comma 5 dell'articolo 5 del decreto legislativo n. 230 del 1999, l'esclusiva competenza delle regioni in ordine all'attuazione degli indirizzi contenuti nel piano sanitario nazionale in materia di assistenza sanitaria nei confronti dei detenuti e degli internati. L'intervento dei provveditorati dell'amministrazione penitenziaria secondo il disposto normativo si è quindi esplicitato principalmente attraverso una piena e completa disponibilità a collaborare alla stesura di linee di indirizzo regionali elaborate dagli assessorati alla sanità regionali secondo gli obiettivi contenuti nel progetto-obiettivo nazionale.
Non si può inoltre disconoscere, indipendentemente dall'attuale legge di riforma della medicina penitenziaria, come il principio di salvaguardia della salute, quale bene supremo ed inviolabile dell'individuo, fosse già alla base della legge n. 354 del 1975, dove all'articolo 11 si afferma la necessità che ogni istituto sia
L'amministrazione penitenziaria, a fronte quindi di una normativa allo stato frammentaria e, sotto certi aspetti, lacunosa, e con tutti i limiti dovuti alla carenza di finanziamenti, di personale, di strutture ed al sovraffollamento dei malati, non ha mai cessato, con propri indirizzi, di organizzare un sistema sanitario intra moenia il più rispondente possibile alle esigenze di salute della popolazione detenuta, cercando, inoltre, di valorizzare e favorire al massimo il contributo delle numerose associazioni di volontariato che operano a favore della popolazione detenuta.
Si evidenzia, infine, che è stato istituito, tra i Ministeri della giustizia e della sanità, un tavolo di lavoro finalizzato ad una migliore regolamentazione dei rapporti tra i due dicasteri in una materia così delicata come la sanità penitenziaria.
Mi riferisco alla legge sulla liberazione anticipata: oggi molti detenuti non riescono a cogliere l'opportunità di questa legge, perché il tribunale di sorveglianza emette sentenze dopo che la pena è stata scontata per intero. Mi riferisco anche al problema dei residui di pena: molte persone rientrano in carcere per scontare 15 giorni, 20 giorni, un mese o due mesi. Si tratta di tossicodipendenti che non possono seguire un processo e pagare gli avvocati per dieci anni in attesa della sentenza e, anch'essi, non riescono a cogliere l'opportunità di una legge che commina pene alternative come l'affidamento in prova ai servizi sociali.
Signor sottosegretario, sono convinto che lei non vorrà far mancare la sensibilità a questi problemi. Noi dal Parlamento la controlleremo e la stimoleremo.