![]() |
![]() |
![]() |
PRESIDENTE. L'onorevole Cialente ha facoltà di MASSIMO CIALENTE. Grazie signor Presidente. Signor sottosegretario, lei sicuramente avrà letto con attenzione la mia interpellanza, che ritengo particolarmente articolata, in cui si riporta la storia del polo elettronico de L'Aquila, inizialmente «polo delle telecomunicazioni», presente nel comprensorio interno dell'Abruzzo, appunto quello aquilano.
nostra città hanno perso il posto di lavoro decine e decine di lavoratori ultracinquantenni che non possono, quindi, neanche più usufruire dei normali o straordinari strumenti degli ammortizzatori sociali.
relativa all'esecuzione dell'accordo italo-francese dell'osservazione della terra, il Cosmos Sky-med, e a quale fase della progettazione essa sia giunta perché è quella sulla quale da tempo, da quando se ne cominciò a parlare, contava con decisione lo stabilimento aquilano Alenia Spazio.
PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per le attività produttive, onorevole Galati, ha facoltà di GIUSEPPE GALATI, Sottosegretario di Stato per le attività produttive. Signor Presidente, l'interpellanza urgente dell'onorevole Cialente - che riferisce intorno all'argomento di una complessa e generalizzata crisi di tutto l'insediamento produttivo aquilano, così come ha ricordato l'interpellanza, che è passato attraverso acquisizioni, cessioni, smembramenti, crisi, cassa integrazione - è stata oggetto di particolare attenzione da parte del Governo. Attualmente l'esecutivo è impegnato, anche se giustamente si ricordava che l'ultima riunione si è tenuta il 21 dicembre, a cercare soluzioni per consolidare sul territorio aquilano la presenza del polo elettronico che, del resto, rappresenta e ha caratteristiche di eccellenza per le riconosciute capacità professionali di un personale ampio e a tutti i livelli.
PRESIDENTE. L'onorevole Cialente ha facoltà di MASSIMO CIALENTE. Signor sottosegretario, la ringrazio per la cortese risposta, tuttavia non posso che dichiararmi non solo insoddisfatto, ma decisamente
preoccupato - molto più di quanto non lo fossi fino a un'ora fa -, soprattutto rispetto alle notizie pervenutemi dall'incontro di ieri, che era stato fissato dopo la presentazione di questa interpellanza urgente. Infatti, rispetto all'incontro avvenuto ieri, speravo che, in questa sede, lei potesse essere più articolato e preciso e che ci potesse fornire maggiori rassicurazioni.
forse avventate, fatte da qualcuno dei partecipanti alla riunione di ieri: trovo sia molto pericoloso, nel momento attuale, scherzare su una situazione drammatica e di tensione come quella che si sta vivendo in quel comprensorio. Oltretutto, il contratto di programma è stato fortemente voluto dalla città e dalle organizzazioni imprenditoriali e sindacali come un tentativo per intervenire, almeno in parte, soprattutto su una delle aziende presenti: mi riferisco alla Marconi sulla quale, come diceva anche il sottosegretario, esistono tuttora da sciogliere i nodi della proprietà e, quindi, del futuro.
PRESIDENTE. Onorevole Cialente, la invito a concludere.
MASSIMO CIALENTE. Termino, signor Presidente.
PRESIDENTE. Termini, termini!
MASSIMO CIALENTE. Questo è necessario. È l'unica speranza.
occasione e io penso che il presidente dell'ASI, Vetrella, sia colui che deve sciogliere il nodo.
Signor sottosegretario, con questa interpellanza intendiamo segnalare al Governo quella che oramai è una crisi strutturale, e non più solo congiunturale, del sito industriale aquilano chiamato «polo delle telecomunicazioni». Si tratta di una grave crisi, carica di minacciosissime prospettive, che si sta sviluppando in un comprensorio, quale quello aquilano, che da anni sta vivendo una crisi economica, occupazionale e, purtroppo (alla luce dei più recenti dati del censimento), oramai anche demografica.
Tale declino aquilano si lega alla storia del polo delle telecomunicazioni stesso della città. Si tratta di una vicenda sulla quale ci soffermiamo e sulla quale richiamiamo l'attenzione del Governo, poiché è emblematica della storia economica di alcune aree del nostro paese.
Signor sottosegretario, negli anni settanta, nella città de L'Aquila (in un comprensorio che allora era di 90-95 mila abitanti, in una parte dell'Abruzzo che, allora, era una delle regioni più povere e quella che storicamente soffriva di un ritardo economico, infrastrutturale, occupazionale) si sviluppava un forte insediamento produttivo di oltre 5 mila posti di lavoro.
Lei può capire cosa abbia significato negli anni settanta questo insediamento, non solo ai fini occupazionali ma anche economici e di sviluppo sociale e culturale.
Ebbene, non ripercorrerò tale storia (sono certo che lei avrà letto la nostra interpellanza), ma in questi anni, oltre ad una crisi legata al passaggio dalla telefonia all'elettromeccanica e all'elettronica e in seguito alla privatizzazione delle telecomunicazioni, nel nostro paese vi è stato un progressivo ridimensionamento del sito industriale, che nel 1999 si è ridotto ad una presenza di circa 1.800 unità lavorative.
Si tratta, quindi, di una perdita netta di moltissimi posti di lavoro, solo in parte riassorbiti da forme di ristrutturazione in altre aziende, alcune delle quali sono andate purtroppo, a loro volta, in crisi. Nella
In questo momento stiamo assistendo ad una crisi grave rispetto alla quale le ultime vicende che hanno visto l'Italtel divenire proprietà della Siemens avevano portato, comunque, ad un accordo sottoscritto alla presenza del Governo. Tale accordo prevedeva da parte della Siemens una rinnovata presenza nel comprensorio aquilano, sia nel settore della ricerca, sia della produzione, ed un nuovo ricambio del mix occupazionale con 240 lavoratori che uscivano e 120 che venivano assunti (è inutile dirle che i 240 sono stati licenziati, ma i 120 non sono stati assunti). Soprattutto, vi era stata la ricerca di una partnership con un'azienda che avrebbe dovuto attivare un percorso di ulteriore qualificazione attraverso investimenti e l'allargamento a nuovi mercati.
La situazione attuale vede la Siemens Icn presentare continue richieste di cassa integrazione. Tale azienda è riuscita a mettere per quattro settimane, nel luglio dello scorso anno, 200 lavoratori della ricerca in cassa integrazione. Credo sia stata la prima volta in Europa, o forse nel mondo, che vengono messi in cassa integrazione per un mese lavoratori del settore della ricerca, cioè il cuore, il cervello, il futuro stesso di un'azienda. Oggi, anche 300 lavoratori del settore produttivo sono in cassa integrazione. La Flextronics, che era il partner ricercato e voluto per un rilancio del settore manifatturiero, vede oggi la bellezza di 1.000 lavoratori a rotazione in cassa integrazione e non sappiamo cosa succederà da qui ad un mese. Per 230 lavoratori di un'altra impresa nata dalla riorganizzazione, la Lares Tecno, è previsto dalla prossima settimana l'avvio della cassa integrazione speciale. Le altre imprese nate dall'outsourcing, come la Policarbo (oggi Cofathec), risentono della crisi di Siemens che era il perno centrale dell'accordo. A ciò si aggiunge che l'Alenia Spazio, che a L'aquila occupa 360 addetti, ha denunciato recentemente 400 esuberi in tutte le sedi italiane e ne ha individuati il maggior numero (63, pari, quindi, al 17,5 per cento) nello stabilimento aquilano (rispetto al 6 per cento negli stabilimenti di Torino e di Roma). A ciò si aggiunge, purtroppo, la crisi di altri settori quali imprese di Finmeccanica come la Optimes o la Mazzoni (ex Alcatel).
Signor sottosegretario, abbiamo rivolto questa interpellanza al Ministero che lei qui autorevolmente rappresenta per capire quali iniziative intenda assumere realmente il Governo per intervenire in una pesante e complessa situazione di crisi di un intero compartimento industriale, quello del polo elettronico de L'Aquila, al fine di assicurarne l'effettivo, efficace e duraturo rilancio strutturale. Abbiamo presentato questa interpellanza perché, per circa un anno, si è cercato di coinvolgere il Governo ma, al di là di una riunione organizzata presso il Ministero nel dicembre 2001, non ci sono stati più segnali. Anche l'impegno assunto in quell'occasione dalla Siemens di presentare un piano industriale entro la fine del febbraio di quest'anno è stato disatteso.
Chiediamo ancora se il Governo, riconoscendo la validità degli accordi sottoscritti in sede ministeriale e prendendo atto che tutto il polo elettronico ruota intorno alla Siemens, non ritenga giunto il momento di aprire non solo il tavolo delle trattative ministeriali con le organizzazioni sindacali, con la giunta regionale d'Abruzzo e con l'insieme delle aziende, ma soprattutto richiamando la Siemens ad un ruolo concreto e ad un piano strategico in quel comprensorio.
Chiediamo ancora quale sia il destino del contratto di programma proposto per L'Aquila, che reca un ritardo ormai inspiegabile - e non si sa se verrà approvato - e che non interessa, purtroppo, la Siemens e le altre grandi imprese ma sicuramente - se ne parlava pochi minuti fa - la Marconi che, forse, è una delle presenze sulle quali riteniamo di poter fare un minimo di affidamento.
Infine, chiediamo quale sia - questa è una domanda importante per il destino di Alenia Spazio de L'Aquila - la situazione
A tale scopo è importante conoscere che, proprio ieri pomeriggio, si è aperto presso il Ministero delle attività produttive un tavolo di consultazione con la presenza del presidente della regione, di tutte le imprese e degli enti locali interessati e, quindi, questo è un primo auspicio per una ripresa di quello che si ritiene importante per l'insediamento produttivo. Circa la questione specifica dell'approvazione del contratto di programma, si fa presente che il consorzio aquilano ha presentato un'istanza per l'accesso allo stesso, al fine della riqualificazione della filiera produttiva delle imprese del settore elettronico che gravitano nel distretto.
Questa esigenza appare sentita in considerazione della concentrazione, appunto, di tali imprese del comparto nel territorio della provincia nonché della congiuntura del settore. Il consorzio ha, però, successivamente comunicato la necessità di una revisione della prima originaria proposta, al fine anche di limitare l'impatto degli oneri sulla finanza dello Stato, per cui è stata prevista la predisposizione di uno stralcio funzionale per il citato contratto di programma. Parallelamente ci siamo attivati presso la regione per conoscere la determinazione in merito alle possibilità del cofinanziamento dell'iniziativa, ove quest'ultima intenda concretamente supportare la realizzazione del progetto.
Al momento attuale dell'interpellanza il Ministero delle attività produttive, però, non dispone né di alcun elemento di novità relativamente alla revisione del piano progettuale da parte del consorzio né della deliberazione della regione per un significativo apporto di quest'ultimo al contratto di programma. Pertanto, appena saremo in presenza sia della revisione progettuale che della determinazione della deliberazione della regione, l'iter sarà ripreso e avremo la possibilità di portare l'istanza presso il CIPE.
Per quanto concerne, infine, il programma Cosmos Sky-med di interesse interdisciplinare, in quanto il maggior utente è costituito dal Ministero della difesa, si fa presente che lo stesso è ancora oggetto di parziale copertura dell'onere di spesa poiché la legge finanziaria per il 2002, per i noti motivi di rispetto dei parametri di Maastricht relativamente al bilancio dello Stato, ha portato ad una limitata assegnazione dei fondi per il finanziamento delle fasi conclusive dello sviluppo di tale programma. Si confida, quindi, che nella legge finanziaria del prossimo anno ci sia consentito di recuperare quanto necessario per il mantenimento dei tempi originari e del programma complessivo.
Dopo aver lamentato il ritardo che vi è stato - probabilmente anche da parte di qualche istituzione locale, come la regione -, dimostrato dal fatto che il Governo ha fissato un incontro solo ieri pomeriggio, ritengo che lei, signor sottosegretario, abbia fornito risposte molto preoccupanti, che non sciolgono il nodo. Proprio perché l'interpellanza era particolarmente precisa, direi quasi pignola nella sua puntigliosa ricostruzione dei fatti, pensavamo di essere riusciti a farci comprendere circa il nodo del problema.
A questo punto, e per l'assoluta serietà della vicenda - lo dico senza alcuna polemica -, non vorrei che l'incontro di ieri sia stato dettato quasi dalla volontà di guadagnare tempo, che si sia trattato di una sorta di melina. Infatti - come lei sa - a L'Aquila la situazione è di particolare tensione ed essa, inevitabilmente, si ripercuoterà sulle prossime elezioni amministrative.
Con riferimento al polo elettronico, le aziende si trovano, indubbiamente, una fase congiunturale negativa; tuttavia, riteniamo che le vicende del polo elettronico aquilano non siano più legate ad una vicenda congiunturale, ma a un problema strutturale dovuto alla presenza della Siemens a L'Aquila. Infatti, erano stati firmati degli accordi, a seguito dei quali erano stati anche concessi contributi e agevolazioni, ma i risultati non si sono ottenuti a causa di una mancanza di processi strategici che l'azienda tedesca non ha per quel sito.
Ho l'impressione che, per come è stato acquisito all'atto della separazione consensuale con Italtel, il sito aquilano abbia vissuto quasi come un figliastro rispetto ad altri siti industriali della Siemens esistenti in Italia; quasi un figlio della colpa, per usare immagini retoriche o contenute in un romanzo.
Fortunatamente, le notizie che leggiamo circa l'andamento economico della Siemens italiana e tedesca sono assolutamente positive. Tuttavia, a noi sembra che, rispetto agli stabilimenti ritenuti strategici di Marcianise e Milano, quello de L'Aquila non lo sia.
Non è un caso che anche nell'incontro di ieri - non so se lei, signor sottosegretario, fosse presente -, da parte delle aziende Siemens e Flextronics, siano state sollevate preoccupazioni, più che per un piano industriale di rilancio, su come gestire gli esuberi e sulla mobilità. Ciò non può essere più accettato dal comprensorio; questo è il dato politico che abbiamo cercato di trasmettere attraverso questa interpellanza.
Ribadiamo l'esigenza che il Governo avvii un intervento straordinario per il polo elettronico aquilano, anche al fine di attuare progetti specifici per sostenere e favorire i piani industriali delle aziende. Questo è il nodo politico, relativo a quel comprensorio, che solo il Governo può risolvere.
E questo si deve fare con decisioni ai massimi livelli e, soprattutto, con la Siemens alla quale, ai livelli ai quali mi sono appena riferito, si può e si deve chiedere il rispetto degli impegni: un progetto vero e strutturale non soltanto sul piano produttivo e manifatturiero ma anche nel settore della ricerca. La Siemens è centrale, è oggi l'asse portante dell'intero polo elettronico. Se ciò non dovesse avvenire, il polo elettronico non avrà futuro: allora, veramente, per il comprensorio aquilano si aprirebbero scenari drammatici. Questo deve essere l'impegno del Governo, non quello di accettare ulteriori mobilità o ulteriori casse integrazioni.
Per quanto riguarda il contratto di programma, chiarisco la mia preoccupazione: io ero convinto che il 23 maggio - credo che per il 23 sia fissata una seduta del CIPE - sarebbe stato possibile approvare il contratto di programma. Me ne ero convinto anche sulla base di dichiarazioni,
Presidente, rubo ancora due minuti. Signor sottosegretario - se mi consente -, lei saprà benissimo che l'Abruzzo è un po' in credito nell'ambito dei contratti di programma: come lei sa, il Ministero del tesoro ha assorbito il contratto di programma della Texas Instruments di Avezzano perché la nuova proprietà non la volle; ci fu, dunque, una sorta di patto fra gentiluomini fra regione Abruzzo e Governo che prevedeva che almeno una parte dei 300 milioni di euro tornassero nella nostra regione. Sia ben chiaro, torno a sperare che l'accordo si possa fare. Da abruzzese non capisco il ritardo della regione né lo giustifico. Mi spiace dirlo: neanche li onora. Tuttavia, signor sottosegretario, si tratta di un aiuto che non incide assolutamente sulla vicenda drammatica rappresentata dal polo elettronico.
Infine, vorrei affrontare due argomenti. Signor sottosegretario, credo che lei non fosse presente alla riunione di ieri: si è parlato molto del progetto Galileo. Se ne è parlato anche nelle agenzie abruzzesi di oggi, sulla stampa di ieri e di oggi, nei comunicati: si dice che il ministro avrebbe affermato che il progetto Galileo e le grandi risorse ad esso legate potranno essere localizzate all'interno del polo elettronico aquilano. Trovo che, in questo momento, sia pericoloso fare affermazioni non motivate e non attente. Detto così, sembra una battuta determinata da ottimismo. Vorrei dire: da ottimismo e basta. Diciamo che ciò è da verificare.
Quello che oggi è il grande progetto Galileo, nel quale io personalmente credo molto (300 milioni di euro iniziali, un miliardo di euro di ricadute, seimila posti di lavoro generati per il nostro paese, per i nostri giovani e per i nostri tecnici) rappresenta per L'Aquila una ricaduta assolutamente irrisoria. Credo che questo lei lo sappia. Ancor meglio lo saprà il ministro Marzano, se non altro perché ne abbiamo parlato in Commissione attività produttive. Anzitutto, si deve verificare ancora oggi, alla luce dei problemi che ci sono stati, la ripartizione europea tra produzione e servizi; poi si dovrà seriamente ritagliare il ruolo che Alenia Spazio, Alenia Spazio di L'Aquila e Telespazio potranno avere: ora, sia ben chiaro, tale ruolo è assolutamente risibile. E questo lo sanno tutti.
In parole povere, rispetto al progetto Galileo, di cui ieri si è parlato con affermazioni pesanti, che cadono su un territorio assetato di buone notizie, di qualsiasi notizia, ci si deve impegnare a far sì che Alenia Spazio sposti a L'Aquila qualche settore produttivo, qualche catena di produzione. La chiami come vuole. Altra cosa che il Governo dovrà fare - e può fare - sarà favorire l'insediamento a L'Aquila alcune strutture. Penso alle aziende che certamente saranno costituite per assicurare il funzionamento del sistema Galileo.
Lei sa che il Ministero della difesa ha ora disposto il finanziamento. Il problema è che in questo momento il Governo - non voglio qui aprire una polemica, anche per evitare che il Presidente giustamente mi richiami - ha indebolito la nostra posizione: lo schema è quello della grande
Voglio dire solo una cosa e con questa termino. È necessario che il Governo comprenda (e io dico che questa è una preoccupazione democratica, da rappresentante di quel comprensorio) che la portata del problema è grave e che va, quindi, avviata una politica seria e di ampio respiro, evitando risposte episodiche, non chiare, non sincere, confuse e soprattutto - ma non è il nostro caso, ne sono sicuro - dettate da esigenze elettorali. Occorre fare questo, altrimenti ciò significa essere irresponsabili e immorali.