Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 122 del 25/3/2002
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Si riprende la discussione del disegno di legge di conversione n. 2516.

(Ripresa esame dell'articolo 1 - A.C. 2516)

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Pecoraro Scanio. Ne ha facoltà.

ALFONSO PECORARO SCANIO. Signor Presidente, a seguito della replica del Governo, intervengo per annunciare la posizione espressa, nel corso della discussione sulle linee generali, dall'onorevole Cento a nome dei deputati dei Verdi, per tentare di contribuire a migliorare questo testo. Su di esso, al Senato, il gruppo dei Verdi ha espresso voto contrario, a causa dell'inadeguatezza complessiva, nonostante gli sforzi per realizzare determinati miglioramenti. Considerata la posizione, manifestata in aula, di non disponibilità a confrontarsi, relativamente ad una possibile modifica o miglioramento del testo, i deputati dei Verdi hanno deciso di non presentare proposte emendative al provvedimento in esame, rimettendo le scelte di miglioramento ad altri provvedimenti.
Ribadiamo, in ogni caso, una forte preoccupazione - già espressa al Senato dalla senatrice De Petris - rispetto a frasi che sono state affermate poco fa, anche dal collega Sedioli. Questa grande preoccupazione riguarda la mancanza di iniziative sulle scelte di rigenerazione, di riconversione degli allevamenti, scelte riguardanti il piano nazionale per le colture foraggiere. Suscita forte preoccupazione la realtà molto grave (ancora attuale) riguardante lo smaltimento delle farine animali. Ci sono stati consegnati dei dati dall'associazione «Amici della terra» di Milano, che ha realizzato, in modo molto semplice, un video. Sulle aree in cui dovrebbero essere stoccate le farine animali non viene esercitato alcun controllo; lì chiunque può recarsi, prendere queste farine animali e farne eventuali usi. Su ciò - a tal riguardo noto la presenza gradita del sottosegretario Scarpa Bonazza Buora -, è importante, coinvolgendo anche il Ministero della salute oltre che la AGEA, un immediato intervento rispetto ai luoghi dove sono depositate queste farine. Mi sembra, infatti, che, di fronte a queste prove - fornite in modo pubblico - sui depositi in cui sono accatastate decine di migliaia di tonnellate, si ponga la necessità complessivamente di un intervento immediato, sia per la messa in sicurezza dei siti sia per valutare le modalità - concordandole con il Ministero dell'ambiente, con le regioni e con tutte le realtà interessate - per arrivare ad uno smaltimento in tempi veloci. Sono indispensabili procedure di sicurezza. Peraltro, ciò si connette al fatto che, nella regione Piemonte, la direzione regionale


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della sanità - per dichiarazioni svolte pubblicamente dal direttore Valpreda - ha rilevato la presenza di tracce di farine animali (ancora nel 2002!) in numerosi casi di prelievi fatti dalla stessa autorità della regione Piemonte.
Mi sembra che, in tutti questi casi, dobbiamo essere estremamente vigili. Inoltre, se sarà necessario, è il caso che il Governo pensi anche ad ulteriori interventi e provvedimenti che siano assunti di concerto con il Ministero dell'ambiente, al fine di evitare che la vicenda delle farine animali resti un elemento equivoco nella storia della BSE.
Lo dico in primo luogo, perché, noi, in Parlamento - lo ricordano i colleghi - votammo, prima ancora che lo decidesse l'Unione europea, in sede di Consiglio dei ministri europei, il bando delle farine animali per tutti gli allevamenti, con un voto pressoché unanime della Camera dei deputati e, in secondo luogo, perché, purtroppo esistono ancora operatori che credono che il bando europeo sia invece non definitivo; essi potrebbero, quindi, attendersi un eventuale possibile uso, in un futuro più o meno remoto (speriamo mai!), di queste farine animali.
Quindi, bisogna intervenire. Peraltro, la normativa italiana, contenuta nella legge finanziaria approvata alla fine del 2000, è più avanzata rispetto alle misure mediamente previste da altre legislazioni: essa vieta, infatti, tutte le alimentazioni incompatibili con l'etologia degli animali allevati. Da un punto di vista tecnico, tale normativa appare molto più avanzata rispetto alla grossolana azione (molto spesso basata sull'ignoranza) realizzata da molti, in Italia e in Europa, ed indirizzata verso il divieto totale o la riaperture senza particolari cautele.
In questa materia, ritengo indispensabile continuare a sollecitare il Governo. A tale riguardo, anche qui alla Camera, come abbiamo già fatto in Senato, non presenteremo emendamenti, visto che il Governo, anche in considerazione dell'imminente scadenza dei termini, ha deciso di assumere una posizione molto rigida (comunque, ci riserviamo di valutare se presentare degli ordini del giorno).
La seconda raccomandazione di cautela la facciamo rispetto alla norma che prevede l'emanazione di un decreto del ministro della sanità che può permettere l'utilizzo delle farine animali in alcuni farmaci o presidi tecnici. Su ciò, ripeto, bisogna essere estremamente cauti ed attenti, perché la previsione potrebbe aprire un varco pericoloso. Anche in questo caso, dunque, occorre una particolare attenzione per evitare che siano compiuti tentativi di riutilizzo attraverso tali modalità.
Infine, siamo preoccupati anche per alcune modificazioni apportate. Penso, ad esempio, alla norma sulla brucellosi che, avendo previsto un termine eccessivamente lungo ed essendo formulata male, potrebbe creare problemi con l'Unione europea e, quindi, potrebbe metterci in difficoltà anche in un settore nel quale vantiamo una DOP (quella della mozzarella di bufala campana). La disposizione appare un'iniziativa a favore del settore; tuttavia, se l'Unione europea dovesse riconfermare le scelte che già in occasioni precedenti ha effettuato in relazione alla previsione di deroghe così a lungo termine, potrebbe trasformarsi in un boomerang.
Mi rendo conto che, ormai, avete preso la decisione di non modificare il provvedimento (oppure che non lo ritenete possibile) anche su questo punto; però, sulla riconversione degli allevamenti e la rigenerazione - quindi, sui fondi che già, con un consenso ampio, erano stati previsti, prevalentemente per quella che fu chiamata la rigenerazione del sistema degli allevamenti italiani -, sul forte rilancio delle colture foraggiere (al quale so che esponenti del Governo attuale sono particolarmente attenti), sulla drammatica vicenda delle farine animali, sul meccanismo di una rintracciabilità reale dei prodotti della zootecnia, noi abbiamo un'esigenza vera e forte che questo decreto-legge, purtroppo, non riesce a soddisfare.
Quindi, ribadendo il giudizio negativo che abbiamo già dato nel dibattito svoltosi al Senato, auspichiamo che, al più presto,


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in altra sede, si intervenga con determinazione per la soluzione dei problemi da noi indicati (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Verdi-l'Ulivo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Battaglia. Ne ha facoltà.

AUGUSTO BATTAGLIA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, sul fatto che questo Governo avesse poca sensibilità sulle questioni sociali, sinceramente, non avevamo molti dubbi.
Da quando al Ministero del lavoro e delle politiche sociali si è insediato il ministro Maroni, non abbiamo più visto alcuna iniziativa del Governo che riguardasse le politiche sociali, le politiche per l'integrazione delle persone disabili o gli interventi per l'assistenza agli anziani ed ai minori.
Il Governo non ha nemmeno adottato tutti i provvedimenti attuativi prescritti dalla legge n. 328 sulla riforma dell'assistenza. E l'unica legge riguardante temi sociali, che il Parlamento sta approvando dopo un anno di Governo di centrodestra - mi riferisco al provvedimento, attualmente all'esame della IV Commissione, sugli amministratori di sostegno -, altro non è che una proposta del centrosinistra, dovuta ad un lavoro promosso, nella scorsa legislatura, dalla ministra Livia Turco.
Quindi, non avevamo dubbi sulla mancanza di sensibilità sui temi sociali del Governo di centrodestra, però non ci saremmo mai aspettati che voi avreste pensato di affrontare il problema della BSE e il problema della «fettina» sottraendo 50 milioni di euro al fondo per le politiche sociali. Questa è una decisione estremamente grave.
Il fondo per le politiche sociali è stato istituito dai governi di centrosinistra nelle scorse leggi finanziarie con molta fatica. Nonostante fossimo in un periodo in cui avevamo il problema di risanare i conti pubblici, di risanare il bilancio dello Stato, i governi di centrosinistra fecero un grande sforzo per cercare di portare gradualmente il fondo per le politiche sociali ai circa 1.800 miliardi di lire di cui attualmente è dotato. Attraverso quel fondo è stato possibile effettuare dei trasferimenti aggiuntivi alle regioni che potessero cominciare a costruire quel nuovo modello di welfare definito dalla legge n. 328 del 2000 di riforma dell'assistenza. Con quel fondo per le politiche sociali abbiamo rafforzato le politiche in favore delle persone disabili; con quel fondo per le politiche sociali, attraverso la legge sull'infanzia e la legge n.285, abbiamo costruito una prima rete di risposte ai bisogni dei minori che vivono una situazione di difficoltà; con quel fondo, le regioni hanno avuto le risorse aggiuntive per cominciare a costruire il nuovo modello di servizi a rete, che la legge n. 328 del 2000 definiva.
Già nel corso dell'esame del disegno di legge finanziaria, quando la maggioranza di centrodestra ha respinto tutti gli emendamenti presentati dal centrosinistra per aumentare il fondo per le politiche sociali, avevamo avuto sentore di una vostra difficoltà su questo terreno. Vi avevamo proposto di rifinanziare i 100 miliardi per il cosiddetto «dopo di noi», cioè l'assistenza a quelle persone disabili adulte gravi che rimangono prive del sostegno della famiglia; avevamo proposto un aumento del fondo per le politiche sociali per rafforzare ed estendere la sperimentazione del reddito minimo di inserimento, che ha consentito in tante aree, soprattutto del meridione, di intervenire in maniera innovativa per superare le situazioni di disagio sociale ed economico, non soltanto mettendo una toppa con il contributo economico ma, attraverso quel contributo economico, avviando dei processi di emancipazione sociale, di riscatto sociale, per quei soggetti in difficoltà.
Avevamo proposto già in legge finanziaria una serie di emendamenti per rafforzare gli interventi nei confronti dell'handicap e dell'infanzia; ebbene voi, in quella sede, nonostante fossimo in una situazione più favorevole rispetto a quella degli anni passati, nonostante grazie alle politiche di risanamento del centrosinistra quest'anno ci fossero risorse con le quali


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poter costruire non soltanto risparmiare, avete respinto tutti nostri emendamenti. Ma, cari colleghi, rappresentanti del Governo, non ci saremmo mai aspettati che non solo voi respingeste i nostri emendamenti di aumento del fondo per le politiche sociali, ma che voi avreste addirittura avviato una operazione di smantellamento della rete dei servizi sociali, sottraendo 50 milioni di euro, cioè 100 miliardi (una cifra notevole).
Faccio notare che 50 milioni di euro, ad esempio, costituiscono il finanziamento della legge n. 104 del 1992 per l'integrazione sociale e i diritti delle persone handicappate.
Con 50 milioni di euro in meno voi diminuite lo stanziamento che l'anno scorso avete trasferito alle regioni per le politiche sociali e se consideriamo anche che con la legge finanziaria avete ridotto le risorse per i comuni, quest'anno, grazie alle vostre scelte, avremo nel territorio una drastica riduzione degli stanziamenti per i servizi sociali. Ciò implicherà necessariamente tagli e ridimensionamenti da parte dei comuni ad esempio nella realizzazione dei centri per anziani, nella realizzazione degli interventi di assistenza domiciliare, nella realizzazione delle case famiglia per i disabili, nella realizzazione degli interventi per i minori in difficoltà. Voi determinerete tutto questo è ciò si accompagnerà ad un'altra scelta: grazie ai livelli essenziali di assistenza approvati dal Governo e grazie all'interpretazione che le regioni di centrodestra stanno dando, in questi giorni, a tali livelli essenziali di assistenza vi sono regioni, come il Piemonte e la Lombardia, dove gli assessori alla sanità stanno decidendo, in questi giorni, di scaricare sui comuni una serie di prestazioni di servizi che prima venivano pagati dal servizio sanitario nazionale (mi riferisco ad una parte di quegli interventi ex articolo 26 della legge n. 833 del 1978 per la riabilitazione delle persone disabili). Nelle regioni da voi gestite state scaricando questi servizi sui comuni ai quali, peraltro, sottraete risorse con la legge finanziaria e sottraete 100 miliardi con questo provvedimento trasferendoli all'agricoltura per superare la crisi della mucca pazza. I comuni, dunque, si troveranno con maggiori responsabilità e maggiori oneri e con minori risorse, con minori disponibilità finanziarie, con meno operatori e dunque con minori possibilità di intervento.
Signori del Governo, noi vi chiediamo di modificare la copertura finanziaria di questo decreto-legge.
Vorrei far notare che, nel corso di quest'anno, avete adottato provvedimenti che già hanno impoverito le risorse dello Stato destinate ai cittadini. Con l'approvazione della legge sulle successioni, estendendo l'eliminazione della tassa sulle successioni anche ai grandi patrimoni, avete regalato 1.500 miliardi alle famiglie benestanti e ricche di questo paese e li avete sottratti all'intera comunità nazionale. Avete tolto risorse per i servizi ai cittadini. Quindi, da una parte togliete risorse ai cittadini agevolando le situazioni più favorite da un punto di vista economico e dall'altra, addirittura, tagliate le risorse ai fondi che servono per realizzare i servizi sociali. State facendo una politica da Robin Hood alla rovescia! Lo Stato, invece di aiutare le situazioni di disagio, invece di aiutare le persone disabili gravi, invece di aiutare le famiglie dove c'è un disagio, dove c'è un anziano non autosufficiente, dove c'è un disabile grave, dove c'è un giovane che ha difficoltà e che magari ha vissuto l'esperienza della droga, invece di utilizzare le risorse di tutti per aiutare queste situazioni aiuta le famiglie che stanno meglio delle altre e toglie risorse agli enti locali, alle regioni ed ai comuni per sviluppare i servizi sociali. Questa è una posizione inaccettabile, questo è qualcosa che gli italiani non possono accettare, è una cosa che, in queste ore, sta determinando la rivolta dei sindacati dei pensionati, delle associazioni dei disabili, degli operatori sociali e di tutti coloro che sono interessati alle politiche sociali e che hanno a cuore gli interessi dei cittadini che vivono maggiori difficoltà di altri.
Credo che non si possa accettare questa insensibilità del Governo rispetto ai temi sociali! Credo che non si possa accettare


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questa scelta di smantellare lo Stato sociale; a partire dalla sanità, dove avete già cominciato, con le vostre misure in materia di sanità, ad indebolire la rete dei servizi attraverso una tendenza a privatizzare, a limitare le risorse per il servizio sanitario nazionale, a rendere difficile il funzionamento delle ASL, ad imporre ticket e tasse addizionali ai cittadini per mantenere lo stato dei servizi esistente. Ma non siete contenti di questo ed avete cominciato ad aggredire anche le politiche sociali che già di per sé sono un sistema più debole rispetto a quello sanitario. Perché vedete, togliere 50 milioni di euro da un fondo di 900 milioni di euro è una scelta gravissima; voi togliete una parte consistente delle risorse che avevamo trasferito alle regioni e ai comuni per sviluppare i servizi. Pertanto ci attendiamo, già nel corso della seduta odierna, una risposta chiara da parte del Governo e anche da parte dei partiti della maggioranza, quei partiti che poi nel paese vanno a dire in giro che loro sono per il sociale, sono per sostenere i disabili, sono per affrontare, come il ministro Sirchia ed il sottosegretario Cursi hanno detto in questi giorni, i problemi degli anziani non autosufficienti, salvo poi non mettere in atto nessuna decisione, nessuna politica, nessuna legge e nessun decreto che dia corpo alle cose che si dicono ai giornali e nelle conferenze stampa.
Voglio dire a queste forze politiche che affermano di essere vicine alle situazioni di maggior disagio, che affermano di voler sviluppare le politiche sociali, di essere conseguenti, perché se poi nel paese si affermano tali cose e quando si viene qui in Parlamento, ed in aula, si votano provvedimenti che tolgono 50 milioni di euro al fondo per le politiche sociali vuol dire che voi nella pratica, nelle decisioni concrete, siete contro gli anziani non autosufficienti! Voi siete contro i disabili! Voi siete contro le famiglie dei disabili! Voi siete contro i minori in difficoltà! Voi siete contro quelle comunità per l'assistenza ai tossicodipendenti che qui affermate sempre di voler sostenere, collega Volontè, con le risoluzioni che presentate.
Quei 50 milioni di euro in meno andranno a decurtare anche i servizi per le tossicodipendenze che abbiamo con molta fatica e con molto impegno costruito nel corso di questi anni. Questa è una posizione inaccettabile.
Vogliamo avere, già dalla seduta di oggi, risposte chiare dal Governo e dalle forze dei partiti di maggioranza. Vedete, naturalmente l'obiettivo per il quale voi reperite questi 50 milioni dal fondo per le politiche sociali è un obiettivo che noi condividiamo perché è importante sostenere il settore zootecnico che, a causa della malattia della mucca pazza, ha vissuto una grave crisi; questo non lo sottovalutiamo e lo comprendiamo. La domanda che vi rivolgiamo, però, è; se si dovevano trovare 50 milioni di euro, perché toglierli agli handicappati? Perché toglierli agli anziani non autosufficienti? Perché toglierli a quei bambini che rimangono senza famiglia? Perché toglierli a quei giovani che hanno vissuto la tossicodipendenza e con tanta fatica cercano di tirarsene fuori? Perché non trovate altri capitoli nel bilancio dello Stato dai quali poter reperire 50 milioni di euro?
Penso che al riguardo vi siano tante possibilità e che voi abbiate tante possibilità! Si può rinunciare a qualche opera pubblica; si può ripristinare, ad esempio, la tassa sui grandi patrimoni, magari su quelli maggiormente consistenti.

PRESIDENTE. Onorevole Battaglia, la invito a concludere.

AUGUSTO BATTAGLIA. Si può chiedere un contributo di solidarietà alle famiglie miliardarie di questo paese, se questo serve ad evitare che 50 milioni di euro, signor Presidente, siano tolti agli handicappati, alle loro famiglie, agli anziani non autosufficienti, ai minori in situazioni di difficoltà, ai giovani tossicodipendenti, ai malati di mente, eccetera.
Penso che, se nel corso di questa seduta non ci fornirete risposte chiare, vi ripeteremo questo elenco tante volte. Vorremmo, quindi, una risposta chiara da parte del Governo e da parte delle forze di


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maggioranza, le quali in campagna elettorale hanno promesso mari e monti a tutti, mentre ora che sono al governo sottraggono soldi alle categorie sociali più deboli (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Giacco. Ne ha facoltà.

LUIGI GIACCO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, è abbastanza strano sottrarre 50 milioni di euro (circa 100 miliardi di lire) alle politiche sociali per affrontare le questioni relative alla mucca pazza e alla bistecca. Direi che questa, in qualche misura, è la goccia che fa traboccare il vaso e - se ve ne fosse ancora bisogno - evidenzia in modo esplicito la politica del Governo Berlusconi, volta a difendere le classi forti e benestanti (che hanno già ottenuto 1500 miliardi con l'eliminazione della tassa di successione), a discapito dei deboli, dei disabili, degli anziani non autosufficienti, dei drogati e dei minori.
Il Governo dell'Ulivo aveva posto la questione, anche tramite un fondo nazionale per le politiche sociali di circa 1800 miliardi che si era previsto insieme alla riforma della legge quadro n. 328 del 2000 nella quale erano previsti una serie di servizi a rete su tutto il territorio nazionale. Mi chiedo e chiedo soprattutto ai colleghi della maggioranza (con i quali ci incontriamo nei vari convegni e nelle varie Commissioni e discutiamo dell'importanza dell'infanzia e dell'adolescenza): come potremo mai finanziare la legge n. 285 del 1997, in cui si prevedono servizi a favore dei bambini e delle bambine, per superare la povertà, per dare servizi innovativi per la prima infanzia (al di là degli asili nido), per aiutare gli alunni nell'orario extra scolastico, per cercare di far sì che i bambini e le bambine possano acquisire sempre più il senso civico della cittadinanza e far sì di trasformare le nostre città a misura dei bambini e delle bambine.
Accanto a ciò, ci preoccupa ancora di più l'interesse nei confronti dei disabili. Abbiamo fornito risorse per quanto riguarda la legge quadro n. 104 del 1992. Tutti dicono che sia una legge bella, fondamentale ed importante, però poi ci si rende conto che, se non vi sono le risorse, diventa estremamente difficile applicarla tutti i giorni.
Dobbiamo finanziare la legge n. 162 del 1998, la legge in favore di persone con handicap grave. Tutti si riempiono la bocca quando si parla dei malati mentali, dei malati psichiatrici e di quelle persone che hanno bisogno di assistenza per 24 ore al giorno e per 365 giorni all'anno, ma mi chiedo come si possano dare queste risorse a tali cittadini. Soprattutto, vi è il problema del «dopo di noi»: tutti si chiedono cosa succederà a questi cittadini una volta che non vi saranno più i loro familiari e si è pensato di costruire delle comunità alloggio e quant'altro. Tuttavia, se togliamo 100 miliardi di lire (50 milioni di euro) alle politiche sociali, come potremo attivare questi servizi, soprattutto se nel contempo si tagliano anche i fondi per le autonomie locali?
Pensiamo alla legge n. 284 del 1997 per quanto concerne i ciechi pluriminorati. Anche in questo caso si è parlato di interventi finalizzati alla diagnosi, alla ricerca e all'inserimento. Per non parlare poi della legge n. 68 del 1999, concernente il collocamento obbligatorio. Se non vi sono le risorse, vorrei sapere come si possano attuare queste leggi approvate con una serie di discussioni e sulle quali siamo d'accordo, per non parlare di quelle concernenti gli anziani non autosufficienti. Da questo punto di vista mi auguro che da parte della maggioranza vi sia un ripensamento sulla decisione di finanziare questo provvedimento utilizzando il fondo per le politiche sociali. Sarebbe una grande contraddizione, da una parte, voler difendere i diritti delle categorie più deboli e svantaggiate e, dall'altra, togliere 100 miliardi di lire (50 milioni di euro) all'infanzia, ai disabili, agli anziani non autosufficienti.
Chiedo soprattutto ai colleghi che fanno parte della Commissione affari sociali e della Commissione per l'infanzia,


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che hanno il senso della solidarietà: come vi comportate rispetto a questa decisione? È ora di determinare effetti concreti e avere comportamenti conseguenziali. Al di là delle affermazioni di principio vi è la necessità di passare a fatti concreti.
Ritengo che, se in questa seduta non riusciremo a far sì che la copertura di questo provvedimento venga reperita utilizzando altri fondi ed altri capitoli, sicuramente gli operatori sociali, le categorie e le associazioni di disabili sapranno a chi fare riferimento se, poi, i servizi sul territorio non vi saranno e se la loro qualità di vita sarà sempre più difficile.
Dunque, invito il Governo a trovare altre coperture finanziarie per questo provvedimento per far sì che non si torni indietro sulle politiche sociali (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Alfonso Gianni. Ne ha facoltà.

ALFONSO GIANNI. Signor Presidente, siamo di fronte ad un provvedimento che critichiamo - come diremo in seguito - per molti aspetti di merito riguardanti il tema specifico. Tra tutti questi aspetti un'attenzione particolare merita la questione, sollevata in questa sede anche da altri colleghi, della copertura finanziaria così com'è stata decisa, scelta ed individuata dal Governo. Siamo di fronte ad un fatto di estrema gravità: la sottrazione di 50 milioni di euro, cioè 100 miliardi di lire, da un fondo che dovrebbe essere interamente dedicato a forme di sostegno, di assistenza e di aiuto alle categorie più deboli dei cittadini. Mi riferisco a coloro che ne hanno effettivamente bisogno, coloro che non possono farne a meno, e che, dunque, vedono minacciata la loro condizione di sussistenza da una disinvolta, per non dire truffaldina, manovra di copertura finanziaria che spoglia il loro fondo di consistenti somme di denaro.
Vorrei richiamare l'attenzione dei colleghi e del Governo perché questo punto è rivelatore di un atteggiamento politico e di una scelta compiuta nello schieramento delle destre. Alcuni analisti politici hanno definito il Governo delle destre come il Governo che cerca di interpretare le esigenze di un capitalismo compassionevole. Si tratta di una linea liberista nel campo delle politiche economiche, dunque di una linea che indubbiamente interpreta in modo assolutamente prevalente, primario ed assorbente le esigenze delle classi dominanti e delle classi forti. D'altro canto, lo si è visto nei provvedimenti che il Governo Berlusconi ha assunto nei suoi primi mesi di vita, tutti indirizzati a garantire l'immunità della proprietà, oltre che l'impunità della nuova classe politica dirigente. Abbiamo avuto l'abrogazione della tassa di successione, abbiamo avuto l'abrogazione, di fatto, del reato di falso in bilancio, abbiamo avuto la cancellazione del concetto stesso del conflitto di interessi.
Tuttavia, vi era chi diceva: questo è vero, in fondo queste sono destre e, dunque, cosa volete che facciano? È il loro carattere quello di difendere i ricchi, la proprietà, i settori forti. Però, queste destre saranno in grado, secondo una linea emersa anche a livello internazionale, di mostrare un po' di compassione per i settori più poveri, per i ceti più deboli, per le classi sociali più basse di questa società.
Un modello, se volete, un po' borbonico, per cui si difende l'aristocrazia - oggi non c'è più l'aristocrazia ma la grande borghesia - ma si danno anche un po' di briciole e si lancia qualche osso ai poveri. Però, man mano che questo Governo va avanti, si dimostra che neppure questo principio viene effettivamente applicato. Lo si è già visto con la questione dell'aumento a un milione di lire delle pensioni minime, in base al quale si sarebbe dovuto venire incontro all'esigenza primaria di coloro che, per condizioni di reddito, sono al di sotto del livello della povertà. Per livello di povertà intendo quello internazionalmente adottato per definire coloro che statisticamente sono definiti poveri, per distinguerli da coloro che in tale definizione, fortunatamente per loro, non possono essere considerati.


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Come si è visto, le forze che, poi, hanno costituito il Governo hanno promesso ampiamente in campagna elettorale questo provvedimento e, quando si è venuti al dunque, lo stesso conteneva vincoli e limitazioni tali per cui la platea degli aventi diritto è stata ridotta ad un terzo. Inoltre, la sua applicazione pratica, per tanti motivi che sono stati spiegati da economisti e studiosi anche in materia fiscale viene vanificata da una maggiorazione della pressione fiscale su quelle stesse persone: di conseguenza, ciò che viene dato con una mano viene tolto, abbondantemente e con interessi a favore dell'erario, dello Stato, con l'altra.
Già in quel caso si vedeva che quel liberismo e quell'interpretazione delle esigenze del capitalismo moderno era, in realtà, assai poco compassionevole e, sostanzialmente, unidirezionale a favore degli interessi delle classi più forti.
Ora ne abbiamo un ulteriore esempio: si va a prelevare da un fondo che, istituzionalmente, deve sopperire alle esigenze, non solo dei cittadini deboli dal punto di vista economico e sociale, ma anche dal punto vista fisico, nella loro condizione umana intesa come fisicità del loro corpo.
Siamo, cioè, ad un parossismo di oppressione nei confronti di chi sta peggio e di fronte ad un'assenza totale di qualunque senso morale e pudore, cui pure un legislatore, a qualunque parte politica appartenga, dovrebbe, sempre e comunque, tenere fede e a cui dovrebbe pensare.
Ritengo che, all'interno di un provvedimento che nel merito specifico determina ulteriori e profondi motivi di opposizione, questa sia una norma scandalosa, che motiverebbe da sola, se non ci fossero altre ragioni una ferma opposizione (Applausi dei deputati del gruppo di Rifondazione comunista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Labate. Ne ha facoltà.

GRAZIA LABATE. Signor Presidente, molti colleghi hanno già fatto rilevare, al di là del merito intrinseco del decreto-legge al nostro esame, come la lettura attenta dell'articolo 7, relativo alla copertura finanziaria del medesimo, susciti grandi preoccupazioni. Vorrei ricordare ai colleghi che nella passata legislatura i Governi che si sono susseguiti, che hanno dovuto fronteggiare l'emergenza della BSE, con diversi provvedimenti avevano messo in campo circa 830 miliardi.
Certamente, ciò è stato fatto lavorando nelle pieghe, con i fondi speciali del Ministero, allora del tesoro, oggi dell'economia, ma evitando di sottrarre fondi ad altre politiche importanti per il nostro paese e, soprattutto, evitando una specie di gioco, di manovra surrettizia, per cui, nei programmi elettorali di questa maggioranza, negli atti di questo Governo, si dice che non occorre assolutamente aumentare le tasse ai cittadini. Poi, in questo decreto, per via surrettizia, il problema dello smaltimento viene fatto gravare non sulla collettività, come sarebbe giusto, ma sui consumatori.
Ciò che mi preme sottolineare in questa sede è che, davvero, non è tollerabile che per trovare le risorse finanziarie e per coprire i diversi interventi, previsti in vari campi tutt'affatto omogenei da questo decreto-legge, si voglia attuare una specie di predazione del fondo per le politiche sociali per la somma di 100 miliardi.
Molti colleghi hanno evidenziato in questa sede la preoccupazione per i vari interventi, cui abbiamo già assistito nella recente legge finanziaria, in cui tutta la politica sociale del nostro paese viene posta sotto scacco. Pensiamo alla politica degli anziani e a quella della prima infanzia, alla politica dell'età evolutiva e, persino, a quella per le famiglie più disagiate, ricordando che nella recente legge finanziaria si è anche provveduto a ridurre le risorse a favore dei comuni, i quali erano gli unici che, attraverso le politiche di aiuto alle famiglie più disagiate, ad esempio, in materia di affitti, potevano concorrere a fornire una risposta su questo terreno.
Allora, domando a voi e al Governo (e invito i colleghi della maggioranza a riflettere): come è possibile che, di fronte all'esigenza di copertura finanziaria di


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questo decreto-legge molto spurio e disorganico nelle sue materie, si pensi di drenare quel fondo per le politiche sociali in una misura tutt'affatto piccola? Infatti, 100 miliardi sono molto importanti se, in questo paese, al di là dell'enfasi, delle parole o dei richiami alla longevità della nostra popolazione, quelle risorse fossero lì pronte ad intervenire sulle politiche domiciliari e su quelle assistenziali.
Dunque, mi domando come ciò sia stato possibile. Vuol dire che le assicurazioni rese in televisione dal ministro dell'economia - alle quali assistiamo un giorno sì e un giorno no -, in base alle quali l'economia è in ripresa e ci sarà un forte sviluppo, a guardare bene i conti del Ministero dell'economia e delle finanze, non sono veritiere, se si intende predare di 100 miliardi il fondo per le politiche sociali.
Credo, quindi, che la riflessione di quest'Assemblea dovrebbe essere approfondita. Non è davvero tollerabile che, di fronte ai problemi seri di questo paese nel campo delle politiche sociali, tutte le volte si debba assistere allo scippo delle risorse finanziarie di questo settore.
Colleghi, come sapete, si tratta di un settore che nasce grazie all'azione riformatrice compiuta negli anni passati con la legge di riforma dell'assistenza. Dopo cento anni, il nostro paese, si è dotato di una normativa che consente, con quei fondi - se non vengono drenati -, di attuare una politica di servizi sociali pubblici, di sostegno economico alle famiglie e di servizi alternativi fortemente personalizzati e adeguati alla domanda sociale di oggi, nel campo dell'infanzia, degli anziani, dell'handicap e dell'età evolutiva.
Cento miliardi sono tanti e non è possibile drenarli da lì per coprire un decreto-legge così disomogeneo, che affastella tante misure in tanti campi, alcune delle quali anche giuste.
Occorrevano un'azione incisiva e un confronto serio con il Governo affinché le risorse fossero reperite da altri fondi e da altre tabelle. Perché non si ricorre al fondo speciale del Ministero dell'economia e delle finanze? Perché non si ricorre alla tabella A per coprire i 100 miliardi necessari a questo decreto-legge?
Allora, per questa Camera, vi è il danno e la beffa. Non abbiamo potuto discutere perché i tempi sono ristrettissimi: il 29 marzo questo decreto-legge decade. Ci si trova a discutere, come sempre alla Camera, su provvedimenti blindati, di cui non è possibile cambiare alcunché e ai quali il Governo, all'ultimo momento, presenta maxiemendamenti che stravolgono la finalità e l'essenza stessa del provvedimento; dopo di che, si predano le politiche sociali per reperire le necessarie coperture.
Io non credo che voi potrete essere sereni e tranquilli dopo questo tipo di manovra. Noi abbiamo denunciato, anche nelle Commissioni di merito, la manchevolezza e la mancata ragionevolezza del Governo: all'articolo 7, per la copertura finanziaria non si reperiscono risorse diverse, provenienti da fondi speciali o da altri settori. Di fronte alla vostra sordità, parleranno i cittadini italiani i cui bisogni non vengono estinti o esauriti per il fatto che qualcuno scippa le risorse, costringendo un comune a dire: non ho risorse, non posso più rispondere, non posso più fornirvi nemmeno i servizi dell'anno scorso. Non vi rendete conto che questo alimenta la tensione e il conflitto sociale? Si tratta di una domanda sociale inevasa in campi importantissimi, nei quali la collettività non può essere sorda o disattenta.
È per questo, signor Presidente, colleghi, signori del Governo, che vi invito ancora a riflettere perché l'articolo 7 possa essere modificato; altrimenti, le stesse politiche, gli stessi atti di indirizzo, gli stessi accordi che voi avete sottoscritto, a partire dall'accordo dell'8 agosto con tutte le regioni italiane, non potranno andare a buon fine. Mi domando che ne sarà dell'atto di integrazione socio sanitaria, se non ci sono le adeguate coperture finanziarie. Che ne sarà della politica per la terza età, quella cronica, malata e non autosufficiente?


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Dunque, il mio intervento vuole essere non una denuncia o un atto d'accusa, ma soprattutto un invito a riconsiderare l'articolo 7: stiamo parlando dei bisogni sociali di 57 milioni di cittadini italiani. Con questo decreto-legge - lo ripeto - si vogliono mettere insieme, all'ultimo momento, temi diversi, richiedendo risorse finanziarie maggiori. Non possono essere la motivazione dell'urgenza o la stessa BSE a farvi dimenticare che se c'è un'urgenza da affrontare nel nostro paese questa è un'adeguata e congrua politica sociale. È vero che nel nostro paese si vive più a lungo ma il problema consiste nel garantire una migliore qualità della vita. E questi 100 miliardi ce ne regalano senz'altro un po' meno (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Zanotti. Ne ha facoltà.

KATIA ZANOTTI. Signor Presidente, anch'io mi unisco ai colleghi che sono intervenuti per esprimere molto sconcerto e molta indignazione per la sottrazione di fondi, come previsto dall'articolo 7 di questo decreto-legge. A me pare di poter dire, senza particolare preoccupazione di essere smentita, che questo Governo stia cancellando le politiche sociali.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ALFREDO BIONDI (ore 19,30)

KATIA ZANOTTI. Le politiche sociali, anche con la decisione contenuta nel provvedimento, stanno scomparendo dall'agenda politica di questo Governo. È un Governo che non offre garanzie sulla qualità dei servizi e che non si sta impegnando su questo tema: alcuni provvedimenti all'esame della Commissione competente - e in particolare quello sugli asili nido - mi consentono di affermarlo.
È un Governo che non offre alcuna risposta sul tema della qualità dei servizi e delle risorse per espandere la rete dei servizi in questo paese. Anzi, mi pare di poter dire che, se la risposta è questa, la rete dei servizi in questo paese sarà compressa e ridotta, anziché ampliata. Nelle politiche sociali del Governo è completamente abbandonato il tema del sociale innovativo. In questo senso, negli anni scorsi abbiamo conosciuto molte e importanti proposte di forti politiche sociali molto innovative, anche sperimentali.
Questa opposizione sa bene che per i beni sociali fondamentali, come l'istruzione, la sanità, la previdenza e l'assistenza, l'universalismo non può essere garantito senza un primato dell'offerta pubblica. Sa bene, appunto, che il privato può affiancarsi all'offerta pubblica di servizi per la collettività e per gli uomini e le donne di questo paese, invece, questo Governo sta disinvestendo. Questo è il segnale chiaro che sta dando: questo Governo produce silenzio, produce il nulla, produce il disinvestimento. C'è un vuoto di progettualità preoccupante per i cittadini di questo paese che hanno bisogno di politiche di sostegno: gli anziani, l'infanzia, le donne, gli handicappati e i disabili. Tali politiche sono importanti, come diceva l'onorevole Labate e da esse dipende la qualità della vita delle persone, che possono valorizzare.
Ma ci sono fatti concreti, cari colleghi della maggioranza e del Governo, che ci portano a sostenere queste valutazioni così preoccupate. Ci sono inadempienze gravi nell'applicazione della legge n. 328 del 2000, di riforma dell'assistenza e nell'applicazione di leggi fondamentali come quella sull'authority del volontariato, come la legge sull'associazionismo sociale, come la norma della legge finanziaria per i disabili, relativa al « dopo di noi ». Non si è proceduto al riordino dell'indennità di invalidità e non si è proceduto all'attuazione dell'articolo 12 della legge finanziaria, relativo alle professioni sociali; non si sono realizzate le carte dei servizi; si è abbandonata la commissione d'indagine sulla esclusione sociale al suo destino. Nella legge finanziaria è stato semplicemente riconfermato il fondo per le politiche sociali del 2001. Non ci sono risorse aggiuntive per la non autosufficienza; non viene incrementato il reddito minimo di


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inserimento; manca totalmente una politica di sostegno alle famiglie che non sia, appunto, qualche idea come i buoni e qualche detrazione fiscale.
Colleghi della maggioranza, credo che questo basti per sottolineare la preoccupazione con cui, anche in questo dibattito su questo decreto-legge, noi dichiariamo che si compie un atto sbagliato, che produce persino uno scempio nei confronti di tutte quelle persone che hanno bisogno di politiche di sostegno che, invece, attraverso questo decreto-legge noi cancelliamo, perché il vuoto di progettualità, naturalmente, diventa inevitabilmente un vuoto di scelte e di priorità, di scelte di risorse prioritarie: si può decidere tranquillamente che, in assenza di finanziamenti e di fondi, si possano effettuare sottrazioni dal bilancio sociale. Ci sono uomini e donne in carne e ossa che ne risentiranno e su questo esprimeranno, noi sappiamo, delle valutazioni certo non positive (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo e della Margherita, DL-l'Ulivo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Maura Cossutta. Ne ha facoltà.

MAURA COSSUTTA. Signor Presidente, anche io intervengo su questo provvedimento, proprio perché l'articolo 7 - l'hanno ripetuto tanti colleghi - è effettivamente una disposizione grave che sottrae risorse ad un capitolo, quello del fondo per le politiche sociali, che invece tutti - opposizione ed anche maggioranza -, in tutte le sedi e in tutte le circostanze, dicevano che andava aumentato. Io ritengo che la scelta di considerare le politiche sociali in modo un po' ancillare sia grave ed irresponsabile. La spesa sociale viene vista come ancilla delle altre politiche attuate dal Governo. Sono scelte che voi avete portato avanti in tutti questi mesi per curare e garantire gli interessi e i privilegi di pochi. Non mi riferisco alla solita - e pur giusta - polemica sulle rogatorie e sul rientro dei capitali dall'estero ma, soprattutto, all'eliminazione della tassa di successione per tutti i redditi. Anche il governo di centrosinistra aveva previsto l'eliminazione di questa tassa per i redditi sotto i 300 milioni, voi invece avete regalato centinaia e centinaia di miliardi al fine di eliminare questa tassa. Oggi sottraete 100 miliardi al fondo per le politiche sociali, mentre i finanziamenti, le risorse, i decreti attuativi - citati dai colleghi e dalle colleghe - per l'applicazione della legge di riforma dell'assistenza non procedono. Si tratta di una grave e seria responsabilità che, d'altra parte, risulta essere coerente con le vostre scelte, con la complessiva strategia e la cultura politica di questo Governo, che considera la spesa sociale come un peso.
La spesa sociale viene vista come la responsabile dei limiti, dei ritardi, dei vizi di questo sistema e di questo modello economico e sociale. Anzi, sarebbe proprio la spesa sociale - quindi l'assetto complessivo del nostro sistema pubblico di tutela, di garanzia, di welfare - la responsabile di un mancato sviluppo a differenza, per esempio, di altri modelli come quello americano. Si tratta di modelli dove si «sopporta» il peso di alcune disuguaglianza e della riduzione della spesa sociale per ottenere più posti di lavoro. Questo modello fallisce in America e, soprattutto, fallisce nel nostro paese.
La vostra scelta è quella di ridurre la spesa sociale per rendere incompatibile il welfare con lo sviluppo. Si vuole ridurre la spesa sociale perché la scelta è quella di ridurre il costo del lavoro e di considerare - appunto - la spesa sociale e tutta la legislazione vincolistica sul lavoro il vero peso di un mancato sviluppo, di mancati posti di lavoro e di mancata promozione della piena occupazione. Questa è la vostra linea, assolutamente coerente con la scelta che avete fatto in questi mesi.
In finanziaria sono diminuite le risorse per tutti i settori del nostro Stato sociale. Riguardo l'assistenza viene ridotto il fondo del reddito minimo di inserimento; si sono ridotte le spese per la sanità e per la scuola pubblica. Le vostre scelte attuate attraverso la legge finanziaria sono coerenti con questo articolo 7. Per coprire un buco, un'emergenza si fa sempre riferimento


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alla spesa sociale, nelle varie tabelle si sottraggono fondi al fondo complessivo della spesa sociale. Per voi, per la vostra politica e per la vostra cultura la spesa sociale rappresenta un di più.
Hanno ragione i colleghi che mi hanno preceduto, la vostra cultura è un po' quella della beneficenza. Sabato ha fatto bene Cofferati in piazza ad affermare - parlando a quella folla sterminata di lavoratori - che questa è la vostra cultura; non è la cultura dei diritti, delle tutele, della solidarietà, delle politiche pubbliche per l'assistenza, la sanità, per il welfare. La vostra idea generale, il vostro punto di riferimento resta sempre quello delle mance, delle beneficenze, di un qualcosa da concedere: diritti, risarcimenti, remunerazioni.
Le scelte attuate per il tramite dell'articolo 7 sono coerenti con le deleghe che voi state portando avanti. Si tratta delle deleghe fiscali e di quelle riferite al mercato del lavoro.
Quando voi con le deleghe fiscali e sul mercato del lavoro riducete le aliquote, ma soprattutto la contribuzione, non fate altro che diminuire di fatto gli introiti per la fiscalità generale. Pertanto, riducete le risorse, gli strumenti principali, la possibilità concreta di finanziare e di portare avanti il nostro sistema pubblico di welfare!
La scelta di ridurre la spesa sociale è coerente con quelle che state adottando anche sul mercato del lavoro. Si difende oggi l'articolo 18 - milioni di lavoratori oggi lo capiscono - esattamente per questo. Non è vero che con la libertà di licenziare - come dite voi - si creeranno posti di lavoro, bensì disoccupati, disoccupati senza diritti, con ulteriore flessibilità e precarizzazione del mercato del lavoro.
Attaccando il mondo del lavoro ed i diritti dei lavoratori dipendenti, non fate altro che attaccare i diritti di tutti i lavoratori, i diritti sociali che proprio l'organizzazione dei lavoratori dipendenti ha garantito in questi decenni. La vostra è una logica coerente che vede la tutela dei diritti del mondo del lavoro e dei diritti sociali come un orpello, la causa, il peso del mancato sviluppo economico.
È per questo motivo che attaccate il sindacato! Lo avete sempre attaccato, osteggiato, perdendo oggi addirittura le staffe. Il Presidente della Repubblica ha dovuto rispondere alle accuse infamanti e gravissime sollevate dai vostri ministri, non da qualche militante leghista che non si può più trattenere, ma dai vostri ministri e sottosegretari (mi riferisco ad esempio a Martino e a Sacconi) che aggrediscono il sindacato (considerandolo responsabile e connivente con i terroristi), attaccando la sinistra.
Avete detto: «prima l'ammazzano, poi vanno in piazza a dire di essere contro il terrorismo»! La vostra è una logica aberrante, perversa, coerente, che attacca la storia e la cultura del nostro paese, che avversa il ruolo, la storia del movimento dei lavoratori, del movimento operaio in tutte le sue articolazione politiche, nelle sue forme di rappresentanza. Lo ha fatto perché è stato il soggetto storico della rappresentanza sociale di questi interessi. Voi oggi attaccate la storia e la cultura, non solo del sindacato della sinistra, ma anche del nostro paese.
Questa è la vostra linea profonda di stravolgimento del dettato costituzionale, nei suoi articoli ispiratori principali; mi riferisco a quelli che pongono il lavoro ed il principio di eguaglianza rispettivamente al centro dei diritti di cittadinanza e della costruzione di un sistema pubblico ed universalistico dei diritti che deve essere garantito dalla fiscalità generale e, quindi, da risorse, dalla spesa pubblica che deve essere aumentata e considerata come elemento, come volano stesso dello sviluppo economico e della promozione sociale.
Voi attaccate questo dettato costituzionale! D'altra parte, con riferimento al provvedimento sul conflitto di interessi, la discussione è stata aberrante; probabilmente non a sufficienza è stato sottolineato il fatto che, anche attraverso quest'ultimo, viene stravolto il dettato costituzionale, proprio nei suoi articoli principali.


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L'unico principio costituzionale che, a vostro avviso, si deve mantenere è quello della difesa della proprietà individuale dei pochi a tutti i costi, non quello del ruolo della proprietà, dello sviluppo economico rispetto alla sua funzione sociale.
Il bene pubblico, per voi, quello sancito dalla Costituzione (che presuppone, quindi, la responsabilità pubblica dello Stato, per rispondere ai bisogni collettivi del bene pubblico), si trasforma nel bene di un cittadino pubblico, vale a dire del Presidente del Consiglio.
È uno stravolgimento del dettato costituzionale, del diritto al lavoro ed all'uguaglianza, di quei principi che hanno promosso quel modello economico e sociale italiano ed europeo.
Credo che per questo siano gravissime le dichiarazioni dei vostri ministri che attaccano il sindacato e la sinistra. In piazza, a Roma, sabato, vi erano tantissimi lavoratori, dipendenti, precari, c'erano padri e figli, c'era la CGIL, ma non soltanto essa. C'erano tanti altri lavoratori di altre confederazioni e persone non iscritte alla CGIL.
Insieme alla CGIL c'era un popolo democratico, che sapeva che doveva essere al suo fianco per difendere una diga, un punto di non ritorno. L'articolo 18 è per tutti i democratici e non soltanto per la sinistra, l'Ulivo e i lavoratori iscritti alla CGIL, un punto di non ritorno, al di là del quale cadranno a cascata i diritti per i garantiti e non ci saranno i diritti per i non garantiti.
Per questa ragione, soprattutto in ragione di essa, siamo contro questo provvedimento, perché già all'articolo 7 si intravede un ulteriore «pezzo» di questa linea di liberismo selvaggio, di monetarismo. Le politiche sociali non le adotta il ministro per le politiche sociali, la politica della sanità non la fa il ministro della salute, bensì Tremonti, il ministro dell'economia. Questo è il senso profondo del vostro progetto e della vostra strategia: liberismo economico e selvaggio. Vorrei aggiungere: liberismo, individualismo sfrenato contro la responsabilità pubblica statale e rispetto al bene pubblico, ma statalismo sfrenato, confessionale quando si parla di libertà e dei diritti delle persone. Sii sta discutendo in Commissione affari sociali della Camera una proposta di legge sulla procreazione assistita: voi volete portare avanti una proposta di legge che interviene pesantemente - voi che fate tanto i libertari e i liberisti dell'economia - sulle libertà e sulle responsabilità nella scelta delle persone.
State quindi portando avanti uno stravolgimento non soltanto della cultura costituzionale, di quella democratica, della storia e della cultura del nostro paese, ma persino del pensiero liberale a cui dite di ispirarvi. Anche per questo, noi del gruppo Misto-Comunisti italiani, come i colleghi dell'Ulivo e di Rifondazione comunista, siamo contro questo provvedimento, in particolare contro l'articolo 7 con cui voi decidete di sottrarre ulteriori risorse - 100 miliardi - alla spesa sociale.
Attaccate tanto l'articolo 18, affermando: discutiamo del Libro bianco. In quest'ultimo, era previsto chiaramente che si sarebbe dovuto discutere di ammortizzatori sociali, di statuto dei nuovi lavori e di nuovi diritti. Ma con quali risorse? Come garantirete gli ammortizzatori sociali, l'aumento delle indennità di disoccupazione, se non prevedete anche lo stanziamento di risorse? Se invece di stanziare risorse aggiuntive per garantire questi nuovi diritti, sottraete addirittura da subito, in un provvedimento che riguarda altro, 100 miliardi dalle politiche sociali!
È allora ben chiaro che la vostra linea non è quella di difendere i diritti di chi non è garantito, non è quella di creare posti di lavoro, nè di finanziare gli ammortizzatori sociali, bensì di attaccare la spesa sociale, la sanità pubblica, l'assistenza, la scuola pubblica. Parlate di ammortizzatori sociali ma in realtà lo fate per attaccare la spesa previdenziale: questa è la vostra strategia. Per questo, anche per questo, voteremo contro questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Comunisti italiani).


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PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Zanella. Ne ha facoltà.

LUANA ZANELLA. Signor Presidente, il disegno di legge in esame, che reca la conversione del decreto-legge 25 gennaio 2002, n.4, contiene disposizioni urgenti finalizzate a superare lo stato di crisi per il settore zootecnico, per la pesca e per l'agricoltura.
Sappiamo che il termine per la conversione in legge scade il prossimo 29 marzo e che il decreto-legge in esame è stato caratterizzato da un iter piuttosto insolito e complesso. La XIII Commissione si è anche trovata in difficoltà, anzi, il disagio della Commissione stessa è stato sottolineato dal relatore.
Come già anticipato dai colleghi Cento e Pecoraro Scanio, noi Verdi riteniamo che questo decreto-legge sia assolutamente incapace di far fronte alla problematica che intende affrontare e risolvere - malgrado le caratteristiche di urgenza e necessità che sono le precondizioni di un decreto-legge - anche perché non riesce ad inserirsi, ancora una volta, nella necessaria programmazione che invece compete ad una politica che affronta il settore zootecnico ed agricolo nel suo complesso. Ricordo inoltre che al Senato è stato presentato un maxiemendamento da parte del Governo, che con questo ha dimostrato la fondatezza di molte delle critiche e delle argomentazioni che venivano illustrate e poste all'attenzione del Senato e del Governo, durante il dibattito che si è svolto nell'aula del Senato, da parte dell'opposizione, opposizione che appunto metteva in evidenza l'inadeguatezza del decreto-legge e, in particolare, le misure assolutamente insufficienti per contrastare la BSE.
Il Governo si è trovato costretto successivamente a modificare il proprio provvedimento, non già alla luce di un dibattito parlamentare svoltosi, se pure con toni polemici e necessariamente anche forti che accompagnano una sentita presa di parola, specie per problemi così importanti e determinanti per la qualità della vita della popolazione italiana (e non solo italiana); la disponibilità a modificare il testo è scaturita, invece, più dalla vicenda della ragazza siciliana colpita dal morbo che non dal contenuto delle motivazioni avanzate, anche in modo competente, dettagliato ed argomentato, dalle voci dell'opposizione. Ancora una volta, quindi, per dare risposta più ai «venti» che hanno trovato, come sempre, una giusta attenzione, ma anche un'amplificazione massima ideologica, a dimostrare che in fondo è questa ricerca del facile consenso, il tentativo di sentirsi in sintonia con ciò che appare più che con ciò che è, che spinge la decisione del Governo.
Sorge quindi il dubbio che le ragioni della sottovalutazione degli effetti della malattia derivassero dalla volontà di tranquillizzare i consumatori per favorire lo smaltimento delle farine e dei materiali a rischio (di cui, peraltro, neanche la riformulazione dei primi tre articoli del decreto-legge impedisce il reinserimento nella catena alimentare tramite le esche). Nemmeno è prevista una soluzione per la questione degli impianti di macellazione che non sono a norma o addirittura rispetto a quelli clandestini, per i quali si propone un inasprimento delle sanzioni penali, anche ai fini del contrasto della criminalità organizzata cui spesso tali impianti appartengono.
Noi ribadiamo la necessità di porre attenzione al rapporto tra problematica connessa alla mafia e alla criminalità organizzata e sicurezza alimentare, in questo come in altri comparti.
Ancora una volta, dunque, si interviene, sull'onda dell'emergenza, ricorrendo alle proroghe rispetto alle deroghe (lo abbiamo verificato anche in altri settori dell'intervento governativo: vorrei richiamare l'esempio della regolarizzazione degli allevamenti di bufala), non nel segno del risanamento strutturale di un settore fondamentale per la sicurezza alimentare, per la salute dei cittadini ed anche per le giuste aspettative, rispetto alle garanzie che il Governo è tenuto a fornire.
Ci troviamo, dunque, di fronte ad una politica agricola del Governo che complessivamente emerge, con chiarezza, dal provvedimento al nostro esame: il Governo


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ha voluto modificare il decreto-legge, anziché ritirarlo, dopo averne constatato l'inadeguatezza, o riformulare, in maniera complessiva, tutto l'approccio al problema stesso. Successivamente, parlerò anch'io della copertura finanziaria, del problema che è stato così sapientemente illustrato dai colleghi e dalle colleghe che mi hanno preceduto e dei risvolti che hanno poi nella riduzione rispetto alle spese sociali, già così contenute ed inadeguate nel nostro paese.
Restano irrisolti - come accennavo in precedenza - i problemi relativi allo smaltimento delle farine a rischio, nonostante sia stato approvato un ordine del giorno al Senato riguardante questo problema. Restano drammaticamente irrisolti - anzi, totalmente aperti - anche i problemi della macellazione clandestina o degli impianti non a norma. La soluzione di tali problemi (quindi, la volontà di risolverli, di dare certezze, di arrivare ad una definitiva, chiara e trasparente messa a norma degli impianti stessi) avrebbe rassicurato l'opinione pubblica, i consumatori e le consumatrici nel vedere garantiti, con una maggiore certezza e sicurezza, i propri diritti e le proprie aspettative. Non viene garantita nemmeno la sicurezza per i consumatori, con l'approvazione dell'emendamento che reintroduce le farine alimentari nella catena alimentare, sia pure in misura limitata (di fatto, vengono reintrodotte).
Sarebbe necessario, a nostro giudizio, attuare, per il settore agricolo e zootecnico, un intervento ampio, programmato, di largo respiro, evitando interventi che surrettiziamente definiscono e delineano una politica che avrebbe bisogno di ben altro respiro. Bisogna, dunque, evitare il ritorno a ciò che ha caratterizzato il passato: misure disomogenee, frammentarie, disarticolate, che non si riferiscono al complesso degli interventi necessari.
Da parte del Governo, credo sarebbe stato opportuno - già durante il dibattito al Senato - approvare i miglioramenti e le proposte che la minoranza ha presentato in tale sede.
Per esempio, per promuovere lo sviluppo di tecnologie innovative nel settore dell'irrigazione agricola, finalizzate al risparmio idrico e al riutilizzo di acque reflue depurate, bisognava prevedere un impegno di spesa per ciascuno degli anni 2002, 2003 e 2004; e la ripartizione dei fondi tra le regioni (al limite di tale impegno era dedicato uno dei molteplici emendamenti presentati al Senato) doveva essere disposta con decreto del ministro delle politiche agricole e forestali, naturalmente d'intesa con la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e Bolzano.
Inoltre, al fine di favorire l'eliminazione delle giacenze dei materiali e dei prodotti a rischio di cui all'articolo 3 del decreto-legge 11 gennaio 2001, n. 1, convertito, con modificazioni, dalla legge 9 marzo 2001, n. 49, il commissario straordinario del Governo per il coordinamento dell'emergenza BSE avrebbe dovuto adottare, entro 30 giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione poc'anzi citata, naturalmente di concerto con il ministro della salute e d'intesa con la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e Bolzano, un programma in grado di assicurare il completo smaltimento dei suddetti residui entro il 30 settembre 2002.
Ancora, bisognava prevedere che, a decorrere dal 1o ottobre 2003 (quindi, in una data piuttosto lontana nel tempo), la macellazione degli animali e la divisione delle carcasse in mezzene o quarti fossero consentite esclusivamente negli impianti riconosciuti dalla Commissione dell'Unione europea, ai sensi dell'articolo 13 del decreto legislativo 18 aprile 1994, n. 286, e successive modificazioni.
Al fine di agevolare, poi, l'adeguamento dei macelli di capacità limitata alle aziende titolari degli impianti di macellazione di cui all'articolo 5 del citato decreto legislativo n. 286 del 1994, doveva essere riconosciuto un credito di imposta pari (tanto per dare un'indicazione approssimativa) almeno al 40 per cento delle spese sostenute per gli interventi strutturali resisi necessari per ottenere il riconoscimento


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da parte dell'Unione europea. E, quanto alle modalità di concessione dell'agevolazione, queste dovevano essere determinate con decreto del ministro della salute, di concerto con il ministro dell'economia e delle finanze, che avrebbe condiviso, per così dire, il merito di una saggia decisione.
Un'altra osservazione riguarda gli enti locali competenti, che devono eseguire gli interventi per l'adeguamento dei macelli pubblici alle nuove disposizioni. A tale scopo, si sarebbe dovuto assegnare alle regioni e alle province autonome di Trento e Bolzano una somma pari almeno a 20 milioni di euro, da ripartire con decreto del ministro della salute, di concerto con il ministro dell'economia e delle finanze e con la Conferenza per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e Bolzano.
E ancora, a decorrere dal 1o novembre 2002, alla copertura dei costi connessi agli obblighi di smaltimento di materiali e alle attività previste si sarebbe dovuto provvedere a carico della filiera zootecnica previo accordo da definirsi entro la data, che si proponeva, del 15 settembre...

PRESIDENTE. Onorevole...

LUANA ZANELLA. Ho già esaurito il tempo?

PRESIDENTE. Sì, è finito da pochi secondi. La invito a concludere con una efficace sintesi.

LUANA ZANELLA. ...e, quindi, nell'ambito delle organizzazioni interprofessionali del settore si sarebbe potuto provvedere anche alla copertura dei costi connessi agli obblighi di smaltimento di materiali. Ecco, quindi tutta una serie di suggerimenti che non sono stati colti e che, invece, avrebbero migliorato un provvedimento le cui carenze, i cui limiti e soprattutto la cui copertura finanziaria trova contrario non soltanto il nostro gruppo ma l'opposizione nel suo insieme (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Verdi-l'Ulivo)

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Loddo. Ne ha facoltà.

SANTINO ADAMO LODDO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, questo provvedimento ha seguito un corso davvero inusuale. Presentato con procedura d'urgenza per affrontare lo stato di crisi della zootecnia, della pesca e dell'agricoltura, è stato successivamente riproposto dal Governo al Senato con un maxiemendamento che ha completamente stravolto l'impianto originario. Con questo non vogliamo dire che il Governo abbia fatto male a correggere l'impostazione originaria. La correzione dei propri errori, anche se tardiva, è sempre un segno di attenzione e va apprezzato.
Le vicende di questi giorni dimostrano ampiamente che il Governo è precipitato in uno stato confusionale. Al Senato la nostra collaborazione all'elaborazione di un testo adeguatamente comprensivo della problematica oggetto di questo provvedimento è stata, fin dal primo momento, puntuale e totalmente scevra di polemiche pretestuose. Possiamo anzi dire, con un certo orgoglio, che, se il nostro atteggiamento non avesse avuto un taglio così aperto e costruttivo, il nuovo testo non presenterebbe quei pochi caratteri di positività che è dato riscontrarvi.
I nostri argomenti sono stati dettati dalla convinzione che lo stato di emergenza non fosse affatto concluso il 30 aprile, come sostanzialmente si asseriva nella prima stesura del decreto legge. Questo è avvenuto perché nella legislatura in corso non si è provveduto a verificare con scrupolo lo stato di conservazione e di eliminazione delle farine proteiche ad alto e basso rischio. Non si era sufficientemente aggiornati sul mercato clandestino delle carni, mancava una mappa dettagliata dei macelli autorizzati e degli impianti di pretrattamento e di distruzione delle parti a rischio. Ignoravamo quali somme fossero state impegnate per consolidare un sistema adeguato di monitoraggio, di controllo e di interdizione della produzione dell'uso delle farine animali. Restava ancora da risolvere il problema


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della tracciabilità, misura necessaria per il controllo genetico ed alimentare dei bovini destinati alla macellazione. Cosa ancora più deprecabile sul versante umano, l'Istituto superiore della sanità non ha mai chiarito e non ha mai fatto accertamenti diagnostici approfonditi sulle cause di centinaia di decessi imputati in questi ultimi anni genericamente al morbo di Creutzfeldt-Jacob essendosi ritenuto, impossibile il salto di specie del prione maligno dall'animale all'uomo.
Eppure gli esiti delle indagini cliniche condotte in Inghilterra ed in Francia avrebbero dovuto generare qualche dubbio. Come era possibile dichiarare prossima la fine dell'emergenza in difetto di queste conoscenze e di questi interventi? Abbiamo avuto l'impressione che il Governo volesse archiviare il problema troppo frettolosamente, quasi a voler fare intendere che tutto era stato fatto e nulla era stato trascurato. Poi si è verificato il caso di Palermo e le successive inchieste promosse dal Ministero della salute hanno indotto il Governo a riaprire il capitolo dell'emergenza BSE.
Il Governo, col suo maxiemendamento, ha calibrato il provvedimento in modo più esteso, forse più corretto, finanziandolo con ulteriori fondi. Disapproviamo però che questa operazione sia stata compiuta a danno di settori a loro volta in grave stato di bisogno quali la meccanizzazione agricola e l'assistenza, per cui è facilmente prevedibile che nell'immediato ci troveremo ad affrontare nuove e difficili emergenze.
Prendiamo atto che il superministro dell'economia non ha saputo fare di meglio in proposito. Va anche detto che le problematiche principali che rientrano in questo decreto-legge sono state riprese dalla legge n. 49 del 2001 la quale ha avuto il merito sia di rendere disponibili somme cospicue per fronteggiare in modo serio il fenomeno, sia di comprendere in modo organico la gamma di articolazioni e di interdipendenza che esso implicava.
L'attuale decreto-legge ha tentato di riprendere il problema della BSE e della pesca in termini di maggiore comprensione aggiungendo provvedimenti di qualche rilievo in altri ambiti economici quali la forestazione, la crisi della produzione bioetica saccarifera, le aree demaniali. Se si fosse proseguito nello spirito e nella lettera della legge n. 49 del 2001 siamo certi che i risultati dell'intervento legislativo in corso di approvazione sarebbero stati sicuramente migliori.
Cosa dovrebbe avvenire dello smaltimento degli scarti di macellazione una volta dichiarata la fine dell'emergenza? Nell'immaginazione della gente restano da chiarire gli «autoemendamenti» della maggioranza, come ad esempio quello che ha introdotto l'articolo 3-bis che ha prodotto un arretramento rispetto alla legge n. 49 del 2001 e, di fatto, ha segnato diversi passi indietro persino rispetto alle intenzioni. L'aver cancellato il consorzio obbligatorio di tutti i soggetti della filiera per sostituirlo con un accordo interprofessionale della filiera zootecnica senza vincoli tassativi tra le parti produrrà una situazione di inattività della quale pagheremmo tutte le conseguenze. Non sarebbe stato meglio rifarsi alla legge n. 49 e varare il regolamento ministeriale attuativo che ancora mancava? (Applausi dei deputati del gruppo della Margherita, DL-l'Ulivo e di deputati di Forza Italia)

PRESIDENTE. La ringrazio onorevole Loddo, la sua fatica è stata giustamente premiata.

LUIGINO VASCON. Sono applausi di deputati sardi!

PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare invito il relatore ad esprimere il parere sulle proposte emendative presentate all'articolo 1 del decreto-legge.

GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO, Relatore. Con riferimento all'articolo 1, il parere della Commissione è contrario su tutte le proposte emendative presentate.
Signor Presidente, desidero far presente, anche per amore di chiarezza, che al comma 14 dell'articolo 1 si parla di un


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incremento di 56 mila 805 milioni di euro del fondo di cui all'articolo 7-bis, comma 1, del decreto-legge n.1 del 2001. Ovviamente si tratta di un mero refuso tipografico, dovendosi intendere un spostamento della virgola. Pertanto, rispetto al testo originario (prima si trattava di 31 milioni e 331 mila euro) deve intendersi incrementato per un importo pari a 56 milioni e 805 mila euro.

PRESIDENTE. La Presidenza ne prende atto. Il Governo?

PAOLO SCARPA BONAZZA BUORA, Sottosegretario di Stato per le politiche agricole e forestali. Il Governo esprime parere conforme a quello del relatore. Ci dispiace, avremmo voluto accogliere qualche emendamento, ma i motivi per cui non possiamo farlo sono noti.

PRESIDENTE. La ringrazio. Passiamo alla votazione dell'emendamento Rava 1.1.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rava. Ne ha facoltà.

LINO RAVA. Grazie, signor Presidente. Apprezziamo il dettaglio con cui il relatore ha voluto esprimere il parere sugli emendamenti e apprezziamo anche il chiarimento fornitoci dal sottosegretario. Ciò non toglie però che vogliamo svolgere il nostro ragionamento e vogliamo farlo nel merito. Certo, i colleghi intervenendo sul complesso degli emendamenti hanno anche sollevato problemi di metodo che in questi mesi vi sono stati e sono stati ribaditi anche con questo decreto. Vi sono comunque problemi di merito molto forti che vogliamo sottolineare in modo che, anche se non in questa fase, si possa discutere per apportare dei miglioramenti.
Iniziamo da questo emendamento con il quale, in sostanza, si ribadisce un principio della legge n. 49, cioè si afferma che restano fermi gli obblighi di incenerimento o coincenerimento, previsti dalla legge n. 49 del 2001. Intendiamo affermare con nettezza che tutti i materiali che sono a rischio, così definiti dalla normativa comunitaria, devono essere distrutti a prescindere dal contributo previsto dalle lettere a) e b) del comma 1 dell'articolo 1. Diciamo ciò perché questo era lo spirito che informava la legge n.49 del 2001 e perché questo è lo spirito con cui riteniamo si possa garantire, da un lato, l'equità nei confronti dei produttori e, dall'altro, ma ancora di più e, se permettete, questo è fondamentale, la sicurezza dei consumatori. Dobbiamo in tutti i modi evitare che materiali pericolosi possano in qualche modo rientrare nel circolo del mercato.
Questo era, quindi, l'obiettivo previsto dalla suddetta legge n.49 e il commissario Alborghetti, nella sua attività di commissario straordinario per la BSE, aveva già affrontato questo tema in maniera molto seria; aveva preso accordi per gli inceneritori e ne aveva avviati per i cementifici. Oggi vorrei chiedere a che punto siano tali accordi. Queste strutture come lavorano per togliere dallo stoccaggio le farine e i materiali a rischio?
Infatti, come dicevo, la distruzione è l'unico sistema che, da un lato, garantisce la sicurezza dei consumatori e, dall'altro, riduce i costi di stoccaggio. Non dimentichiamo che una delle voci più importanti del provvedimento in esame (lo vedremo in seguito) riguarda proprio gli oneri di stoccaggio che l'Agea deve sopportare per incamerare le farine derivanti dai rifiuti a rischio.
Con l'emendamento Rava 1.1 abbiamo voluto evidenziare che riteniamo questo decreto-legge coerente con la legge n. 49 del 2001, per le ragioni che ho menzionato anche prima. Dalla lettura del decreto-legge sembra che lo spirito sia, invece, quello di privilegiare lo stoccaggio, come se quest'ultimo fosse la soluzione al problema. Così non è per i motivi che ho menzionato prima, per gli alti costi e, soprattutto, per la quantità di materiale che ogni anno la filiera produce. Stiamo parlando di 300 mila tonnellate di materiale ad alto e a basso rischio che ogni anno viene prodotto e che, se non viene distrutto, deve essere stoccato.
Credo, allora, che il principio dello stoccaggio debba rimanere fermo con


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chiarezza e con certezza. Proprio questo è uno degli elementi che riteniamo manchi in questo provvedimento e sono molti gli emendamenti volti a precisare i termini con cui vengono affermati alcuni principi. Temiamo, infatti, che l'indeterminatezza con cui essi vengono definiti sia poi motivo di discussioni successive.
Credo molto onestamente - e concludo - che se il decreto non verrà modificato, vi sarà bisogno di molte circolari interpretative del Ministero per chiarire tutti gli elementi che noi oggi cerchiamo di portare all'attenzione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Preda. Ne ha facoltà.

ALDO PREDA. Signor Presidente, mi sembra che nella legge n. 49 del 9 marzo 2001 fossero previsti alcuni pilastri abbastanza importanti, proprio in relazione agli obblighi di incenerimento o coincenerimento. I paletti erano essenzialmente tre: il primo concerneva l'incenerimento del materiale ad alto rischio, attraverso una serie di norme; il secondo riguardava la possibilità dei titolari di impianti di incenerimento di provvedere obbligatoriamente all'incenerimento all'interno delle strutture; il terzo atteneva alla costituzione del consorzio obbligatorio nazionale.
Ci sembra che in questo provvedimento vi sia un alleggerimento degli obblighi e dei paletti previsti dalla precedente legge, il quale ci può portare ad una serie di conseguenze negative. Interverrò sui successivi emendamenti, proprio per sottolineare l'indebolimento che mi sembra si sia determinato.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Franci. Ne ha facoltà.

CLAUDIO FRANCI. Signor Presidente, nella discussione sulle linee generali che si è svolta venerdì scorso, abbiamo già avuto modo di sottolineare le perplessità rispetto al decreto oggi sottoposto alla nostra attenzione. Abbiamo preso atto dell'impossibilità, che ci viene da parte del Governo, di modificare questo testo anche attraverso gli emendamenti.
Non possiamo, però, rinunciare a richiedere ai parlamentari, non solo dell'opposizione, ma anche della maggioranza, di fare attenzione ad alcuni elementi che a nostro avviso - lo hanno già detto prima di me l'onorevole Rava e l'onorevole Preda - attenuano gli obblighi di fronte ad un problema serio come quello dell'incenerimento delle farine animali ad alto rischio.
L'emendamento al quale diamo il nostro voto favorevole tende a rendere la norma più cogente perché nell'articolo 1 viene introdotto il principio dell'eliminazione, che riteniamo un principio generico. Noi proponiamo di ripristinare, invece, le norme previste dalla legge 9 marzo 2001 n. 49 introducendo nel testo l'obbligo di incenerimento o coincenerimento così come previsto da quella legge.
Vi sono anche altri emendamenti successivi, che sosterremo, che vanno tutti nella stessa direzione: pongono il problema di rendere più stringenti le norme di controllo rispetto al problema dello smaltimento delle farine animali ad alto rischio (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Comunisti italiani e dei Democratici di sinistra-l'Ulivo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Borrelli. Ne ha facoltà.

LUIGI BORRELLI. Signor Presidente, anch'io intervengo per sostenere che questo decreto-legge, rispetto alla prima versione, si presenta notevolmente migliorato. Rimane, però, un'aria di ambiguità - come sosteneva il collega Rava nel suo intervento iniziale - su un fatto importante: quello della distruzione dei materiali ad alto e basso rischio.
Nel testo del decreto-legge vediamo che sostanzialmente si finanzia la raccolta ai fini della distruzione, ma non si legge mai un'obbligatorietà del conferimento ai fini della distruzione. Quello che vogliamo porre all'attenzione dell'Assemblea è ripristinare l'obbligo alla distruzione di questi


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materiali, anche perché sappiamo che, una volta distrutti, non saranno più in circolazione. Se, invece, non verranno distrutti probabilmente correremmo il rischio di ritrovarli da qualche parte.
Per questa ragione, signor Presidente, chiediamo di accogliere questo emendamento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Rossiello. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE ROSSIELLO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, ho riflettuto a lungo sui contenuti di questo decreto-legge e penso che, alla fine, esso sia il frutto di una bizzarria metafisica. Infatti, non c'è ragionevolezza in ordine ad un primo aspetto: bisogna applicare, in genere, una continuità legislativa. La legge n. 49 era stata elaborata col consenso generale e tra mille difficoltà. Il problema era quello di valutare l'impatto di quella legge in ordine agli aspetti positivi ed agli aspetti risolti che ne erano derivati e di lavorare per cercare di cogliere e colmare una lacuna.
Un altro aspetto inquietante è quello di intervenire, in maniera raffazzonata, rispetto ad un problema che pure era stata analizzata: far diventare questo provvedimento un decreto-legge omnibus inaccettabile. È del tutto evidente che la nostra logica emendativa è dentro il filone della ripresa della legge n. 49 e della sicurezza che doveva derivare, ed è derivata in gran parte, da quella legge (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo e Misto-Comunisti italiani).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Rava 1.1, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e Votanti 402
Maggioranza 202
Hanno votato
173
Hanno votato
no 229).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Rava 1.2.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Borrelli. Ne ha facoltà.

LUIGI BORRELLI. Signor Presidente, l'emendamento Rava 1.2, come il precedente, si iscrive in una linea di collaborazione. Come ho detto prima, riteniamo che il decreto-legge al nostro esame sia, certamente, migliorato rispetto alla versione iniziale ma debba contenere ulteriori misure di chiarezza.
Quando nel decreto-legge si parla del ritiro dei materiali si dice che tutto ciò avviene sotto il controllo dell'autorità sanitaria pubblica e l'emendamento Rava 1.2 cerca di precisare che deve essere un controllo ed un impegno diretto ed immediato, non soltanto un monitoraggio o un controllo dall'alto, di tale autorità.
Questo è il senso dell'emendamento in esame, che non sconvolge il testo, ma fornisce soltanto un elemento aggiuntivo di chiarezza.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Preda. Ne ha facoltà.
Prego, onorevole Preda.

ALDO PREDA. Signor Presidente, non funzionava il microfono, sono inconvenienti tecnici.
È un inconveniente tecnico anche quello che è capitato al Governo nel momento in cui ha presentato all'originario decreto-legge il maxiemendamento e abbiamo improvvisamente scoperto che l'unico articolo rimasto in essere è l'articolo 8 dell'originario decreto-legge, quello che - se volete lo leggo, anche perché è estremamente interessante, dato che è la dimostrazione di un nuovo modo di legiferare - si limita a prevedere l'entrata in vigore della presente legge.


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Se sussiste una continuità, come ci deve essere, a livello legislativo, dobbiamo avere sull'enorme problema della BSE - con tutte le conseguenze sugli animali, non solo bovini - un coinvolgimento diretto e sempre più diretto dell'autorità sanitaria pubblica.
In questo caso, non abbiamo bisogno di convenzionamenti e di altre procedure ma di un coinvolgimento diretto dell'autorità sanitaria pubblica.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Rossiello. Ne ha facoltà.
Mi pare che l'onorevole Rossiello stia conversando con il sottosegretario.

GIUSEPPE ROSSIELLO. Signor Presidente, i colleghi stiano tranquilli che non si tratta di alcun accordo o inciucio.
Prima parlavo di bizzarria metafisica e continuo su questo tema perché il Governo ha deciso che entro il 30 aprile 2002 la questione deve essere finita: non vi preoccupate, la BSE è stato un episodio e si potrà andare avanti.
Questa storia mi fa ricordare la domanda di uno studente che anni fa mi chiedeva quale fosse la data esatta del termine del Medioevo, al quale ho risposto che non si può stabilire il giorno in cui finisce il Medioevo e incomincia l'Umanesimo: ci vuole un periodo di tempo.
Voi, per data certa, definite che, in qualche modo, si è fuori pericolo e, poi, quando all'improvviso scoppia il caso di Palermo - e sapete perché è scoppiato - cercate di rivedere anche temporalmente tutta la complessa vicenda.
Pensate che questo sia un modo serio di affrontare il problema? Quando immaginate - e mi riferisco specificamente all'emendamento - che occorre affidare il controllo all'autorità sanitaria pubblica, per «pubblica» cosa intendete? Perché con la parola «pubblico» si intende tutto e nulla.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Rava. Ne ha facoltà.

LINO RAVA. Signor Presidente, non parlerò del Medioevo, mi accontento di parlare del merito di questo emendamento, che tende - come molti altri emendamenti, anche più impegnativi in termini di modifica radicale del provvedimento - a chiarire, in maniera netta, le singole responsabilità.
Nel momento in cui prevediamo il controllo diretto dell'autorità sanitaria pubblica, ciò fornisce una precisa indicazione rispetto a chi ha la responsabilità di eseguire i controlli e di seguire tutto ciò che avviene.
Nei vari passaggi precedenti la distruzione vi sono: la raccolta, il trasporto, la trasformazione, lo stoccaggio e, finalmente, la distruzione. Chiaramente, i passaggi sono molto lunghi ed è necessario un organismo che abbia la piena e totale responsabilità.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Franci. Ne ha facoltà.

CLAUDIO FRANCI. Signor Presidente, credo non sia facile fornire un apporto costruttivo ad una discussione e ad un decreto-legge nel quale, nonostante la buona volontà, gli emendamenti presentati - alcuni dei quali vengono riconosciuti di buonsenso e positivi - non hanno alcuna valenza, in quanto non è possibile modificare nulla. Quindi, ci troviamo di fronte ad una sorta di «prendere o lasciare».
Le modifiche che proponiamo tendono a migliorare un testo frutto di molta improvvisazione. Infatti, sulla vicenda della BSE e sulla situazione di emergenza, nei mesi scorsi, ne abbiamo sentite di tutti i colori da parte del ministro, con vari interventi sui giornali e prese di posizione.
Sembrava che, prima della fine dell'anno, i fiorentini potessero mangiare la loro bistecca; siamo Pasqua e la bistecca sulle tavole dei fiorentini non c'è e, forse, non ci sarà neanche all'inizio dell'estate. Dico ciò per affermare che un'emergenza grave, che aveva bisogno di essere affrontata con lungimiranza, con serietà e guardando, nel complesso, al rilancio del settore


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zootecnico, è stata frutto di grande improvvisazione. Non a caso il decreto oggi in esame, presentato al Senato, è stato modificato con un maxiemendamento che ha cambiato radicalmente i primi quattro articoli. Quindi, non rinunciamo a sollecitare l'attenzione dell'Assemblea per migliorare questo provvedimento alla nostra attenzione.
Prima il collega Rava ricordava i passaggi che portano dal momento in cui l'animale viene riconosciuto ammalato al momento della distruzione dello stesso. Si tratta di passaggi che hanno bisogno di essere controllati e verificati; occorre avere il controllo e la certezza che le farine animali vengano distrutte attraverso l'incenerimento, così come abbiamo bisogno che il controllo, da parte dell'autorità sanitaria pubblica, sia diretto all'interno di questo processo e di questi passaggi.
Lasciare solo una dizione generica, come quella contenuta nell'articolo 1, vale dire «sotto il controllo dell'autorità sanitaria», a nostro avviso, costituisce un elemento di rischio per quanto concerne il provvedimento (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di Sinistra-l'Ulivo e Misto-Comunisti italiani).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Russo Spena. Ne ha facoltà.

GIOVANNI RUSSO SPENA. Signor Presidente, il gruppo di Rifondazione comunista esprimerà un voto favorevole sull'emendamento Rava 1.2 che è certamente importante. Apprezziamo lo spirito di riduzione del danno - per così dire - che, con questo e con altri emendamenti, i colleghi presentatori hanno voluto esercitare sul provvedimento in esame. Quindi, ribadisco che noi esprimeremo un voto favorevole e che apprezziamo questa battaglia emendativa, pur sapendo che questo provvedimento è figlio di una visione organica, sul piano sia politico che programmatico, delle questioni relative all'agricoltura, alla zootecnia e alla pesca: la visione di questo Governo e di questa maggioranza parlamentare delle destre è completamente diversa dalla nostra.
Noi partiamo da un punto di vista alternativo ed antagonista: le politiche agricole, sia in Italia sia a livello mondiale, come dato strutturale, sono frutto di un modello sociale ed economico che punta allo sfruttamento intensivo delle risorse ambientali e anche, quindi, delle risorse zootecniche e che ha prodotto fame, insicurezza alimentare e calamità vere e proprie, come la BSE, di fronte alle quali oggi siamo. Sto pensando ai polli alla diossina, agli allevamenti zootecnici, al morbo della mucca pazza: tutto ciò ci impone rivendicazioni di un'altra agricoltura, basata sulla sostenibilità dello sviluppo contro una politica delle privatizzazioni delle sementi e dell'acqua, contro lo sfruttamento intensivo del territorio. In questo caso, siamo soltanto alla proiezione ultima, al frutto avvelenato di una politica sbagliata sul piano del rapporto fra produzione e ambiente, fra zootecnia, alimentazione ed utente. Tale politica ricade pesantemente sull'utenza, ma non soltanto. Essa ricade anche sulle politiche occupazionali e questo ci preoccupa. I dati in nostro possesso ci dicono che ogni giorno in Europa chiudono centinaia di aziende agricole e che nei prossimi cinque anni in Italia migliaia di lavoratori agricoli rischiano di scomparire.
In conclusione, vorrei richiamare il passaggio dell'intervento del collega Rossiello relativo all'impossibilità di determinare una data fissa, come propone il Governo in questo provvedimento, in maniera ridicola e grottesca. Il collega e compagno Rossiello, in maniera dotta, ha fatto giustamente riferimento al passaggio dal medioevo all'umanesimo, segnalando l'impossibilità di fissare la storia nella gabbia di una data fissa. Signor Presidente, nemmeno la mucca pazza può essere fissata nella gabbia di una data fissa.

PRESIDENTE. Altro che medioevo!.

ANTONIO BOCCIA. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Come di solito fa. Comunque, ne ha facoltà.


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ANTONIO BOCCIA. Signor Presidente, numerosi colleghi chiedono di conoscere l'andamento dei lavori: in particolare, coloro che hanno viaggiato nel corso della giornata, vorrebbero finalmente rifocillarsi un po' (Applausi di deputati del gruppo della Margherita, DL-l'Ulivo).
Le chiedo se, per cortesia, può dirci quando ci sarà una mezzoretta di sospensione, per poter poi continuare a lavorare più efficacemente.

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Boccia. Guardi, io solidarizzo completamente con i colleghi che hanno applaudito. Il mio compito, naturalmente, è funzionale alle decisioni che sono state assunte a suo tempo. Ritengo che il Presidente, quando sarà conclusa la riunione dell'Ufficio di Presidenza, potrà affrontare la questione che lei pone e risolverla, non so se secondo le sue aspettative o meno. Nel frattempo, proseguiamo la discussione, anche perché gli uffici mi informano che la riunione dell'Ufficio di Presidenza si è conclusa.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Rava 1.2, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e Votanti 413
Maggioranza 207
Hanno votato
179
Hanno votato
no 234).

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE PIER FERDINANDO CASINI (ore 20,46)

PRESIDENTE. L'onorevole Boccia ha chiesto notizie sull'andamento dei lavori. Mi sembra che quanto succede dimostra il fatto che siamo qui a ranghi compatti: c'è un impegno, un calendario e bisogna andare avanti. Abbiamo convocato questa seduta di lunedì per poter esaurire le votazioni domani sera.

GIOVANNI RUSSO SPENA. Beh, continuiamo: siamo qua!

PRESIDENTE. Devo dire che, onestamente, sono un po' perplesso dall'andamento dei lavori.

ALFREDO BIONDI. Andamento lento.

PRESIDENTE. Infatti, ero convinto che prendessero una piega diversa.
Tuttavia, non riesco bene a capire la ragione di tutto ciò, anche perché il clima politico è già un po' difficile, ma pur nel dissenso, nella contrapposizione e nella discussione, ritengo che ci sia stato sempre un rapporto di correttezza reciproca tra tutti i gruppi.
La seduta di lunedì è stata decisa per andare avanti con un programma. Se qualcuno ha idee diverse, evidentemente, visto che siamo nella piena...

ANTONIO BOCCIA. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO BOCCIA. Signor Presidente, avevo posto al Presidente Biondi una domanda non per definire un calendario di lungo periodo, ma soltanto perché interessato a sapere quando fosse prevista una brevissima pausa, che poi può servire anche per trovare le soluzioni per il lungo periodo.

PRESIDENTE. Debbo dire che mi sembra difficile che si possa svolgere questa sera la prevista discussione sulle linee generali del disegno di legge di ratifica del trattato sulla difesa europea, soprattutto a causa della lentezza con cui stiamo procedendo. Vorrei però andare avanti rapidamente sul resto - visto che c'è un ampio numero di colleghi che sono venuti il lunedì, cosa inconsueta - e poi interrompere


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la seduta: è inutile che proseguiamo con la discussione generale. Andiamo avanti.
Se mi assecondate, sarei disponibile a dare il mio contributo di moral suasion: ma avrei bisogno di essere assecondato, perché non c'è cosa più frustrante che «clamare nel deserto».
Passiamo alla votazione dell'emendamento Rava 1.3.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Preda. Ne ha facoltà.

ALDO PREDA. Signor Presidente, ho bisogno di intervenire perché c'è un po' di confusione tra «eliminazione» e «distruzione», che non è una differenza da poco. Infatti, questa differenza rischia di diventare sostanziale, perché noi avevamo un'impostazione della legge che prevedeva la «distruzione» di tutto il materiale specifico a rischio. Tale materiale doveva essere distrutto, con una serie di aiuti per la distruzione, attraverso l'incenerimento o il coincenerimento, i consorzi obbligatori, i titolari di stabilimenti di macellazione al cui interno erano installati gli impianti di incenerimento e attraverso una serie di procedure che obbligavano alla distruzione, che vuol dire incenerimento, non altro.
Ora, nutro un forte dubbio che la parola «eliminazione» voglia dire qualcosa di diverso. Eliminazione vuole anche dire, ad esempio, seppellire il materiale a rischio e non provvedere ad incenerirlo. Tra l'altro, si andrebbe ad alleggerire l'impianto previsto per la distruzione attraverso un indebolimento dei consorzi obbligatori e un affidamento alle filiere.
Al comma 2, infatti, è scritto: «Le attività di cui al comma 1», quindi l'eliminazione o la distruzione, «possono essere svolte dall'organizzazione interprofessionale di settore ...». Noi abbiamo di fronte un settore dove non esiste una filiera fatta dai produttori, quella che ci avrebbe potuto assicurare lo svolgimento di una serie di attività collegate. I produttori avevano tutto l'interesse a provvedere alla distruzione e non all'eliminazione. In questo settore si rischia di non avere nemmeno l'organizzazione interprofessionale di settore che era stata riscoperta dall'articolo 12 del decreto legislativo n. 173 del 1998. Tale decreto è stato, purtroppo, più o meno abbandonato e, purtroppo, dico che è stata abbandonata anche l'organizzazione interprofessionale. Tale organizzazione esiste però sappiamo bene che, nel nostro paese, esiste solamente sulla carta, perché in Italia abbiamo penalizzato - e non abbiamo aiutato a sorgere - tutto ciò che rappresentava un'aggregazione dei produttori agricoli. In questo modo l'interprofessione è debolissima, abbiamo gli accordi interprofessionali - che sappiamo non esistere - e le deboli organizzazioni dei produttori, le quali aggregano una debolissima percentuale di produttori agricoli. Abbiamo, quindi, una serie di conseguenze negative.
Non vorrei che si andasse ad indebolire l'impianto così com'era stata previsto. Siamo di fronte al di grosso rischio che l'interprofessione, la filiera, le associazioni dei produttori - molto deboli - di fatto non esistano. Noi stiamo andando non verso la distruzione, bensì verso l'eliminazione di tutto questo specifico materiale a rischio, con tutte le conseguenze che ciò comporta.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Rossiello. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE ROSSIELLO. Signor Presidente, ho sottoscritto con molta convinzione questo emendamento, non foss'altro perché la parola «eliminare» proviene da ex limine, cioè tenere fuori dal confine, dalla soglia, ma quale soglia? Infatti quei materiali si possono tenere fuori dalla soglia della stalla bovina e magari farli entrare dalla soglia della stalla ovina, tant'è che vi è una encefalopatia spongiforme trasmissibile, da quello che sappiamo. La farina animale si può eliminare dal mercato e farla magari arrivare in una vasca di pesci e quant'altro. Eliminare non basta, non si tratta di una parola che possa convincerci. «Distruggere» invece significa farla sparire, incenerirla (Applausi


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dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Rava. Ne ha facoltà.

LINO RAVA. Signor Presidente, francamente non riesco a comprendere le ragioni per cui dal termine «distruzione», utilizzato nella legge n. 49 del 2001, si passi al termine «eliminazione».
Giustamente il collega Preda sottolineava che la nostra preoccupazione è che si voglia dire un'altra cosa. Noi possiamo anche pensare che si possa agire in altro modo, ma se si vuole fare ciò occorre chiarire quali sono i processi. Andando in giro a discutere di BSE ho sentito parlare anche della possibilità di riconvertire la farina in concimi. Ma se questa fosse l'idea che balena credo che, a quel punto, occorra definire quali siano i processi che si debbono seguire.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Franci. Ne ha facoltà.

CLAUDIO FRANCI. Signor Presidente, intervengo per dichiarare che voglio sottoscrivere l'emendamento Rava 1.3 che sembra in linea con le esigenze che abbiamo finora cercato di sottolineare, di dire e di rappresentare.
Nell'articolo 1, come nel resto del provvedimento alla nostra attenzione, emerge un equivoco di fondo; occorre, infatti, capire dove vadano a finire le farine animali ad alto rischio, se si proceda nella direzione della loro distruzione ed incenerimento o se, adottando un termine così generico, quale è «eliminazione», ci si intenda riferire anche ad altre cose, ad altri metodi per il loro smaltimento.
Pertanto, ritengo che questo emendamento si ponga in una linea di coerenza con quelli che precedentemente abbiamo proposto perché intende ridare un po' di profumo e di sapore al provvedimento che è stato definito, in sede di discussione sulle linee generali, un «minestrone». Viene denominato provvedimento omnibus, ma, dalla mie parti, si chiama primariamente «minestrone» al quale però mancano profumi, aromi e sapori.
Con gli emendamenti che abbiamo presentato, ci proponevamo la finalità di apportare questi profumi, aromi e sapori (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Comunisti italiani, dei Democratici di sinistra-l'Ulivo e della Margherita, DL-l'Ulivo)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Borrelli. Ne ha facoltà.

LUIGI BORRELLI. Signor Presidente, intervengo per dichiarare il voto favorevole sull'emendamento in esame, di cui sono cofirmatario, e sostanzialmente per ribadire che in questo provvedimento emerge un'ambiguità di fondo (come anche gli altri colleghi hanno cercato di mettere in risalto) derivante dal fatto che, non essendo chiara l'azione di obbligatorietà della distruzione dei materiali a rischio, con la parola «eliminazione» si possono trovare escamotage o altre forme per non arrivare all'effettiva distruzione dei materiali stessi e per poi ritrovarli da qualche altra parte. Per tale motivo, insistiamo affinché...

PRESIDENTE. La ringrazio onorevole Borrelli. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Rava 1.3, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e Votanti 418
Maggioranza 210
Hanno votato
182
Hanno votato
no 236).


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Passiamo alla votazione dell'emendamento Marcora 1.4.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Marcora. Ne ha facoltà.

LUCA MARCORA. Signor Presidente, come tutti i colleghi hanno capito, stiamo discutendo sostanzialmente di niente perché il provvedimento è assolutamente blindato. Pertanto, nessun emendamento presentato dall'opposizione verrà accolto. Non possiamo però esimerci dal far notare una serie di incongruenze, anche proprio dal punto di vista tecnico, che questo provvedimento presenta e lo faremo puntualmente quando verranno esaminati gli emendamenti.
Più in generale, solleviamo obiezioni di carattere sostanziale. Si sta, infatti, parlando di un provvedimento che non ha niente a che vedere con il piano con cui il Governo aveva promesso di rilanciare tutto il settore bovino e zootecnico. Abbia già detto dove vengono prelevati questi soldi e sicuramente non condividiamo questa scelta.
Per rimanere al punto, gli emendamenti tecnici che presentiamo sono assolutamente indispensabili per l'applicazione della legge.
In particolare, con l'emendamento in discussione chiediamo di aggiungere dopo le parole: «è riconosciuto», l'indicazione dei destinatari cui riconoscere il contributo per lo smaltimento del materiale ad alto o a basso rischio. Nel provvedimento ciò non è chiaro, non è detto! Pertanto, non si capisce chi deve essere il destinatario del contributo.
Pertanto, in tale contesto suggeriamo di specificare che questi soldi vengano destinati «al soggetto che assicura la distruzione dei materiali di cui sopra», ovviamente. Per le modalità con le quali, invece, il provvedimento è formulato, potrebbero essere destinati ai trasportatori o alle industrie mangimistiche; ciò non si capisce assolutamente!
Ci troviamo, quindi, di fronte ad un provvedimento difficilmente applicabile che richiederà circolari applicative molto specifiche poiché è stato formulato sicuramente in maniera imprecisa, imperfetta e non chiara.
È quindi indispensabile che vengano chiarite tali cose, perché, in caso contrario, non potremmo applicare il contributo. Presenteremo numerosi altri emendamenti e li discuteremo.
Il problema è che vi siete posti in una condizione per cui il termine per la conversione del decreto-legge scade il 29 marzo e noi siamo qui a dover recepire quello che avete stabilito al Senato, senza possibilità di apportare alcuna variazione. Se vi volete mettere in queste situazioni, cercate almeno di fare buone leggi.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Preda. Ne ha facoltà.

ALDO PREDA. Signor Presidente, intervengo per ribadire che voteremo a favore di questa proposta emendativa presentata dall'onorevole Marcora. Nel testo originario del decreto-legge, all'articolo 1, comma 2, - ho ricordato che sono stati approvati miglioramenti e probabilmente un confronto più attento avrebbe evitato una serie di problemi - si prevede chiaramente: «riconosce al soggetto che assicura la distruzione dei materiali». Noi quindi riteniamo che una più attenta formulazione del maxiemendamento avrebbe dovuto indicare chiaramente chi fossero i beneficiari del contributo.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Marcora 1.4, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge. (Vedi votazioni).
(Presenti 412
Votanti 411
Astenuti 1
Maggioranza 206
Hanno votato
174
Hanno votato
no 237).


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Passiamo alla votazione dell'emendamento Rava 1.5.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Borrelli. Ne ha facoltà.

LUIGI BORRELLI. Signor Presidente, con l'emendamento in esame entriamo sostanzialmente in uno dei punti fondanti, rappresentato dalla data di attività. Nel testo del decreto-legge originario, quello recante la data del 4 gennaio, si era stabilito da parte del Governo che sostanzialmente l'emergenza BSE dovesse cessare con il mese di aprile. A partire cioè dal primo maggio non vi era più un'emergenza BSE, come ribadiva il ministro Alemanno quando affermava che la bistecca tornava sui piatti di tutti e tutti, felici e contenti, pensavamo di aver posto alle spalle la questione della BSE.
In realtà, le cose non stanno così, tant'è vero che lo stesso Governo si è dovuto, come dire, autoemendare, costretto anche dai fatti. Abbiamo registrato a Palermo il caso della diffusione della variante umane della BSE e questo indubbiamente ha provocato preoccupazioni, facendo capire che la data fissata, senza particolare attenzione, era troppo ravvicinata.
Non solo questo vi è da osservare. In realtà, vi sono anche altri aspetti che ribadiscono che l'emergenza BSE non è affatto superata e che fanno pensare che nemmeno il termine prefissato del 31 dicembre possa essere preso in considerazione. Aveva ragione il collega Rossiello, in un suo precedente intervento: è difficile, di fronte ad una situazione del genere, riuscire a definire una data su una questione così seria come la BSE.
Vorrei ricordare all'Assemblea che lo stato in cui ci troviamo è assai grave: il Ministero della salute al Senato - ho qui gli atti - ha sostanzialmente affermato che, a fronte di moltissimi ispezioni svolte in 16 regioni nel 2001, è emerso quanto segue: «la colorazione del materiale specifico a rischio, nella maggioranza degli impianti e in tutte le realtà regionali, non è effettuata correttamente, se non addirittura affatto.
La compilazione dei registri di carico e scarico risulta problematica nella quasi totalità degli impianti visitati in tutte le regioni. Particolari problemi sono dati dalla correlazione fra l'animale macellato e la colonna vertebrale che viene scaricata in giornate successive a quelle della macellazione. I documenti di trasporto previsti dal decreto-legge 26 marzo 1994 non sempre risultano conformi e adeguatamente conservati.
Nei piani di autocontrollo aziendale, inoltre, nella maggior parte dei casi, manca una specifica sezione relativa alla gestione del materiale specifico a rischio, come previsto dall'ordinanza ministeriale del 29 settembre 2000. Relativamente alla gestione del materiale a basso e ad alto rischio è stato riscontrato quanto segue: nei macelli la gestione dell'alto rischio, in base alla normativa vigente, non veniva distinta da quella del materiale specifico a rischio; per il basso rischio non sempre è stata riscontrata una gestione adeguata e il controllo veterinario su tale sottoprodotto non è soddisfacente.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ALFREDO BIONDI (ore 21,05)

LUIGI BORRELLI. In alcuni casi, il basso rischio non è adeguatamente separato dal materiale specifico a rischio e viene smaltito come tale, con problemi della differenziazione anche su base documentale«.
Signor Presidente, colleghi, le stesse ispezioni del Ministero della salute dimostrano che siamo - ahimé - ben lungi dall'essere fuori dalla fase di emergenza. Per questa ragione, la data del 31 ottobre, indicata attualmente nel decreto-legge, ci sembra estremamente ravvicinata. Noi abbiamo proposto la data del 31 dicembre per portare a compimento l'anno 2002, ma non è detto che su questa data non sia necessario tornare per ragionarci sopra.
Per queste ragioni, signor Presidente, chiediamo di prendere in considerazione l'emendamento Rava 1.5 (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo).


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PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Marcora. Ne ha facoltà.

LUCA MARCORA. Signor Presidente, anche a noi della Margherita il termine del 31 ottobre sembra assolutamente insufficiente. L'emergenza BSE è tuttora gravissima.
Il collega Borrelli ha rappresentato i problemi legati agli aspetti sanitari, io vorrei portare quelli legati al settore zootecnico, al mondo dell'allevamento. Ve lo dice un agricoltore, un allevatore, quale io sono: l'altra settimana ho dovuto vendere una vacca di 5 quintali a 120 euro. Fate voi i calcoli.
È quindi assolutamente indispensabile pensare ad una proroga che arrivi almeno fino al 31 dicembre, come sarebbe stato ancora più indispensabile prevedere anche degli indennizzi per gli allevatori (sappiamo bene che, secondo i dettami dell'Unione europea, non possono essere più prorogati, ma avrebbero potuto essere previsti in questo decreto-legge almeno fino al limite previsto dall'Unione).
Un'altra sottolineatura: il Governo continua a decretare sul tema della BSE in termini di emergenza. Abbiamo prorogato i termini a luglio, li abbiamo ulteriormente prorogati ad ottobre, la prima versione del decreto-legge parlava di aprile, adesso parliamo del 31 ottobre. Quindi, il Governo continua a legiferare in materia unicamente rincorrendo l'emergenza. Manca, invece, un discorso più complessivo di rilancio del settore zootecnico.
Ricordavo poc'anzi che il Governo ha più volte preannunziato un intervento, un piano di rilancio di tutto il settore zootecnico ed invece si continua ad andare avanti a proroghe, di mese in mese, per rincorrere un'emergenza che sicuramente è tuttora presente e che sicuramente non sarà sanata dal provvedimento in questione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, con la nota sintesi che ciò comporta, l'onorevole Preda. Ne ha facoltà.

ALDO PREDA. Signor Presidente, vorrei solamente compiere una breve riflessione. Conosco benissimo l'attenzione che il sottosegretario Scarpa Bonazza Buora presta a questi problemi e credo di essere consapevole insieme a lui dei problemi che ci sono. Ci troviamo davanti ad una serie di problemi abbastanza pesanti. Non abbiamo soltanto il problema della BSE: legato a questo vi è il problema della macellazione e della commercializzazione abusiva, dei macelli non controllati. Abbiamo, inoltre, il problema relativo al fatto che moltissimi macelli nel nostro paese, soprattutto per quanto riguarda questi tipi di macellazione, sono privi del bollo CEE e, quindi, sono privi di un'autorizzazione ad operare in un mercato più ampio, in un mercato europeo. Abbiamo, quindi una serie di problemi.
Credo che la proroga al 31 dicembre del corrente anno sia inevitabile. Probabilmente, ci troveremo davanti ad un altro provvedimento di proroga, proprio perché ancora esiste, da molto tempo nel nostro paese, una serie di problemi legati a questo settore (filiere deboli, filiere inesistenti, l'interprofessione che non esiste), di cui non attribuisco alcuna colpa al Governo. Credo che tali problemi meritino probabilmente un allungamento dei tempi.

PAOLO SCARPA BONAZZA BUORA, Sottosegretario di Stato per le politiche agricole e forestali. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PAOLO SCARPA BONAZZA BUORA, Sottosegretario di Stato per le politiche agricole e forestali. Signor Presidente, intervengo brevemente per ricordare - a me stesso, prima di tutto, e poi al collega Marcora, che ci rimproverava un «emergenzialismo» nell'ambito del nostro operare - che i decreti-legge, in genere, servono per far fronte ad un'emergenza. È evidente, dunque, che, con questo decreto-legge, non crediamo di aver esaurito il nostro interesse, la nostra attenzione ed il nostro impegno legislativo.


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In questa sede, vorrei affermare, senza alcuna polemica, che, da parte del Governo c'è la massima disponibilità a ragionare, come è nostra abitudine, con l'opposizione, al fine di delineare un discorso di prospettiva che certamente non pensiamo minimamente di avere esaurito con il provvedimento al nostro esame.
Per quanto riguarda la proroga al 31 ottobre, vorrei ricordare (solo a me stesso), che gli emendamenti originari del centrosinistra, presentati in Commissione agricoltura del Senato, prevedevano il termine del 30 settembre. Quindi, siccome questi fatti sono sicuramente molto noti ai miei colleghi del centrosinistra, forse si farebbe bene a considerare che è stato fatto il massimo sforzo possibile e compatibile, da un lato, con le normative comunitarie, e, dall'altro, con i vincoli di bilancio, per venire incontro alle proposte del centrosinistra, ma non solo, largamente ed ampiamente superate dall'emendamento del Governo, successivamente ai primi emendamenti.
Se si vuole fare del garbato ostruzionismo, si può fare, possiamo stare qui a ragionare tutto il tempo che crediamo opportuno, per arrivare alla definizione del provvedimento entro domani. Tuttavia, occorre ricordare la sua effettiva genesi.
Vorrei ricordare inoltre che il famoso maxiemendamento - largamente criticato nel corso di molti interventi - trae la sua origine non solo dal confronto, avvenuto in Commissione agricoltura del Senato, tra Governo, maggioranza ed opposizione, ma dall'ampio confronto (che c'è stato e continua ad esserci) tra Governo e regioni, oltre che organizzazioni professionali, quindi, sul piano della collaborazione istituzionale tra Governo e regioni e su quello della concertazione tra Governo e parti sociali.

LUCA MARCORA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUCA MARCORA. Signor Presidente, non critichiamo il maxiemendamento. Come hanno già affermato i miei colleghi, infatti, esso accoglie, con riferimento a questo tema, molte richieste dell'opposizione. Critichiamo che sia posto un termine all'emergenza, finita la quale il costo dello smaltimento ricadrà su tutta la filiera e, in particolare, sull'anello più debole, ossia gli allevatori.
Mentre sosteniamo che, dopo il 31 ottobre, le spese per lo smaltimento dovranno essere pagate anche (io dico soprattutto) degli allevatori, rileviamo che il Governo non presenta un piano di rilancio del settore, come, più volte, ha promesso di fare.
Sono passati nove mesi dall'inizio dell'attività del Governo Berlusconi; da allora continuate a prometterlo, da allora continuate a disattendere questa promessa! Il provvedimento in esame è il terzo decreto-legge di proroga dei termini per la BSE. Penso, quindi, che ci sarebbe stato il tempo, da giugno ad oggi, per realizzare il piano di rilancio del settore zootecnico e ritengo anche che, in uno di questi tre decreti, potevano essere inserite norme a favore degli allevatori che attenuassero la crisi e l'emergenza che li sta investendo.

LINO RAVA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LINO RAVA. Signor Presidente, come ha già fatto rilevare il collega Marcora, non critichiamo il maxiemendamento o, almeno, non lo critichiamo se non in quelle parti che, riteniamo debbano essere perfezionate, mancando, secondo noi, di coerenza rispetto alle previsioni della legge n. 49 e, soprattutto, non essendo sufficientemente chiare.
Abbiamo cercato di spiegare questa nostra posizione già negli interventi precedenti. Desidero, ora, dire con chiarezza che, a gennaio, è stato adottato un decreto che non era assolutamente in grado di affrontare il problema. Come abbiamo avuto modo di dire subito, e come è emerso poi dalla discussione, quel decreto non affrontava alcuno dei punti nodali dell'emergenza BSE - nella quale siamo sprofondati in questi anni - pur disponendosi


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di informazioni e di strumenti normativi che avevano dimostrato, nei fatti, di funzionare!
Questo fatto - perché di fatto si tratta - ha creato molteplici problemi: ad esempio, dopo l'adozione del decreto, il Governo ha dovuto confrontarsi con le regioni - cosa che avrebbe dovuto fare prima...

PAOLO SCARPA BONAZZA BUORA, Sottosegretario di Stato per le politiche agricole e forestali. Si è confrontato prima e dopo!

LINO RAVA. Sì, prima e dopo: però, prima si concludono le procedure e poi si presentano i decreti-legge!
Il Governo avrebbe dovuto affrontare in maniera serrata in Commissione agricoltura, al Senato, quella discussione forte, la mancanza della quale ha impedito che potessimo discutere e, conseguentemente, che potessimo apportare al provvedimento le modifiche necessarie! Questo è il problema!
Accanto a questo, vi è un altro problema del quale dobbiamo discutere con chiarezza: in sede di esame del disegno di legge finanziaria, avevamo detto a chiare lettere che le risorse disponibili per affrontare l'emergenza BSE non erano sufficienti. Voi ci avete risposto che erano sufficienti, la maggioranza ci ha risposto che erano sufficienti; oggi, invece, vediamo che siamo costretti a sottrarre risorse all'assistenza!
Se facciamo un confronto con l'azione del Governo di centrosinistra che, nel 2001, ha destinato 830 miliardi all'emergenza BSE, vediamo quanto sia netta la differenza: qui stiamo esaminando un disegno di legge di conversione di un decreto-legge che stanzia la somma di 300 miliardi, circa il 35 per cento di quella che noi avevamo stanziato! Questo è un altro problema!
Quindi, signor sottosegretario, apprezziamo la sua correttezza ed anche la sua disponibilità, ma lei deve rendersi conto che la nostra denuncia riguarda temi fondamentali: su di essi vogliamo richiamare la vostra attenzione, su di essi vogliamo spendere le nostre parole fino al termine della discussione (Applausi di deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Russo Spena. Ne ha facoltà.

GIOVANNI RUSSO SPENA. Signor Presidente, credo che il sottosegretario abbia esposto, sia pure in maniera garbata, una tesi completamente sbagliata e che, comunque, non corrisponde alla realtà di questo provvedimento.
Noi crediamo che si possa dire, in maniera fondata, che il provvedimento ha un carattere emergenziale. Perché? Perché il Governo - è questo il punto, signor sottosegretario - invece di affrontare il tema dello sviluppo della produzione agricola (e sappiamo che alcune patologie e calamità sono il frutto, di lungo periodo, anche di una politica di liberalizzazione economica applicata al settore agricolo), invece di delineare, come sarebbe necessario, una prospettiva strategica per il settore agricolo, della pesca e della zootecnia, invece di affrontare i problemi in maniera strutturale, si rifugia in decreti-legge che, peraltro, partono con un testo e, via via, diventano - mi permetta di denominarli così, signor sottosegretario - un coacervo di interventi senza una logica!
Questo provvedimento ha carattere emergenziale anche in termini di utilizzo dei fondi. Ad esempio, le risorse finanziarie destinate a fronteggiare l'emergenza dell'encefalopatia spongiforme bovina, che raggiungono la somma di 400 miliardi circa, vengono sottratti agli investimenti strutturali in agricoltura e agli stessi agricoltori.
Quindi, il decreto, se non rientra in una logica emergenziale, deve essere un provvedimento urgente all'interno di un alveo, di un orizzonte di intervento di tipo strutturale. Se invece il provvedimento urgente contraddice la politica strutturale, signor sottosegretario, siamo nel campo dell'emergenzialismo. Questo mi sembra il punto.


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PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Franci. Ne ha facoltà.

CLAUDIO FRANCI. Signor Presidente, vorrei prendere atto delle parole dette prima dal sottosegretario di Stato e del manifestato impegno del Governo a ritornare su questi provvedimenti e a sostenere l'agricoltura. Tornerò poi un attimo su questo ragionamento. Mi preme però sottolineare, relativamente a questo decreto, che è vero che il Governo, nel dibattito al Senato, ha accolto una parte delle osservazioni avanzate dalle opposizioni, ed è vero che c'è stata una concertazione - tardiva, a nostro avviso - con le regioni, però, se noi guardiamo attentamente il dibattito svoltosi al Senato, possiamo registrare intanto un fatto: l'inadeguatezza del decreto-legge che il Governo aveva presentato all'attenzione di quella Camera. Non a caso esso è stato largamente modificato negli articoli fondamentali e più importanti. E anche in questo caso abbiamo sottolineato positivamente i cambiamenti intervenuti, come ne denunciamo l'inefficacia e l'inefficienza per tutta una serie di parti che non sono state modificate. Signor Presidente, signor sottosegretario, noi siamo sinceramente preoccupati per ciò che avviene nell'agricoltura perché, al di là delle manifestazioni di parole di buona volontà, che anche il sottosegretario oggi ha svolto, abbiamo assistito in questi mesi ad alcune cose abbastanza strane, non solo a decretazioni sempre di urgenza e di emergenza. Abbiamo visto affissi sui muri delle nostre città manifesti nei quali si diceva che questo ministro e questo Governo erano amici dell'agricoltura. Abbiamo un amico che con la finanziaria ha sottratto, rispetto allo scorso anno, circa mille miliardi di risorse al settore agricolo.
Stiamo per finanziare questo decreto-legge, che riteniamo insufficiente - lo diceva prima l'onorevole Rava -, tagliando risorse sia agli investimenti in agricoltura sia intervenendo sui più poveri, colpendo l'assistenza sociale e sanitaria. Siamo di fronte alla presentazione in Commissione agricoltura di una proposta di legge delega, che arriverà presto in Assemblea (anche quella modificata in corso d'opera), che tende a trasferire mille funzioni, mille interventi di delega al Governo tagliando fuori sia la Commissione sia il Parlamento da un dibattito generale sulle questioni legate all'agricoltura in un momento in cui profondi sono i cambiamenti nel settore e davvero serie sono le sfide che abbiamo di fronte, sia per le modifiche della politica agricola comune sia per l'ingresso degli altri paesi in Europa.
Ritorno all'emendamento e concludo. Portare al 31 dicembre la scadenza di questo decreto intanto darebbe il segno di minore provvisorietà e forse darebbe anche qualche segnale di maggiore garanzia e sicurezza ai cittadini. Questo non è stato fatto. Prima si è parlato di aprile, le opposizioni avevano indicato settembre, ci ricordava l'onorevole sottosegretario di Stato che è stato portato il termine ad ottobre: oggi si ritiene che la fine dell'anno sia troppo in là. Credo però che, nell'adozione di un provvedimento come questo, al di là delle parole, proprio perché ritengo che il Governo sia consapevole che l'emergenza BSE non è finita, forse siamo di fronte ad un problema di risorse e di vincoli di bilancio.
Non a caso l'altro elemento che ci preoccupa è la norma che viene reintrodotta: la tassa sulla fettina. Si ipotizza, infatti, che successivamente alla conversione in legge di questo decreto-legge i costi per gli interventi sulla sicurezza alimentare relativamente al problema della BSE potranno essere pagati dai consumatori con una tassa dal macellaio (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Comunisti italiani, dei Democratici di sinistra-l'Ulivo, della Margherita, DL-l'Ulivo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Preda. Ne ha facoltà.

ALDO PREDA. Signor Presidente, giustamente il sottosegretario dice che viene introdotto un metodo nuovo, un metodo inusuale poiché vi è un problema di urgenza. Tutto questo c'è: abbiamo il problema


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del rapporto con le regioni perché col referendum i poteri delle regioni e quelli del ministero sono cambiati ed abbiamo il problema dei vari tavoli (il tavolo verde, il tavolo agroalimentare); cioè, oggi, abbiamo una serie di problemi nuovi rispetto al passato. Tutti abbiamo il problema di fare chiarezza sulle procedure da adottare perché altrimenti accade che le organizzazioni agricole, le organizzazioni della filiera e le organizzazioni cooperative si lamentano di non essere chiamate per la concertazione; le regioni si lamentano perché vogliono essere coinvolte e noi ci lamentiamo perché rischiamo di svuotare il lavoro delle Commissioni e del Parlamento. Credo che sia arrivato il momento anche per fare, tutti assieme, una riflessione sul sistema che abbiamo davanti perché altrimenti rischiamo di complicare problemi di per sé già complicati e di svilire il ruolo di qualcuno. Il mio è anche un invito ad affrontare questo problema fino in fondo perché altrimenti rischiamo di svilire il ruolo di qualcuno: qualche volta le regioni, qualche altra volta il Parlamento o le Commissioni.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Rava 1.5, non accettato dalla Commissione né dal Governo su cui la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e Votanti 369
Maggioranza 185
Hanno votato
153
Hanno votato
no 216).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Rava 1.6.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rossiello. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE ROSSIELLO. Signor Presidente, a proposito di questo emendamento devo riprendere un concetto sul quale si sono soffermati alcuni colleghi intervenendo sul precedente emendamento. Ho già avuto modo di dire, in Commissione agricoltura, che non riesco ad abituarmi all'idea di essere prepensionato o pensionato da questo Governo. La logica del maxiemendamento ha raggiunto, su altri versanti, un crinale al quale gli stessi parlamentari di maggioranza hanno dovuto dire basta.
Mi spiego: mentre si arrivava in aula con il testo della delega al Governo sull'agricoltura, quando c'era già un testo elaborato dalla XIII Commissione, prima ancora che quel testo venisse discusso in Assemblea, è arrivato il maxiemendamento. Perché arrivano i maxiemendamenti? Perché da parte del Governo c'è una visione aziendalistica del Parlamento per cui il consiglio di amministrazione decide, a dieci metri di distanza da qui, che è stato deciso «A» e questo «A» non può essere modificato? Oppure perché, sul piano del metodo non si segue, come più volte noi abbiamo suggerito, quella che io definisco fatica della democrazia e che so stare a cuore anche al sottosegretario che in questo momento mi sta ascoltando e che magari è in difficoltà in relazione al famoso termine «blindato»?
Voglio dire, in buona sostanza, che spesso abbiamo criticato che non fossero state sentite le regioni. Voi tirate avanti, poi ascoltate le regioni ed arriva il maxiemendamento. Ma possiamo essere schiaffeggiati così, come parlamentari di maggioranza e di opposizione?
Più volte vi abbiamo invitato ad ascoltare le regioni! Ma no, si è andati avanti. Perché una delle ragioni per cui ci si inciampa e ci si azzoppa, come si suol dire, è determinata dal fatto che pretendete di correre e avete la velocità della tartaruga; che non è certo la tartaruga del filosofo. Qui c'è una questione, a nostro avviso importante, su cui dobbiamo riflettere tutti. Il maxiemendamento giunge dopo avere ascoltato le regioni (che noi abbiamo chiesto di ascoltare) e dopo avere


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ascoltato le organizzazioni sindacali; il che espropria la Commissione ed i parlamentari in ordine ad un tema che è assolutamente politico, di democrazia. Abbiamo avuto modo di dire, e lo ribadiamo questa sera, che le idee sono poche, anzi, tanto poche sono le idee tante sono le proroghe. Ciò perché le proroghe sono, a mio avviso, la spia di allarme della mancanza di idee: siccome non ne abbiamo, procediamo con quello che c'è. Lo avete fatto sulle accise, lo avete fatto tante volte!
Da questi banchi si è richiamata l'attenzione sul fatto che un'impresa agricola moderna che ha sofferto per gli eventi più disparati non ha bisogno di proroghe ma di certezze legislative in ordine agli investimenti che ha fatto o che intende fare. Con le proroghe l'impresa non può andare avanti: voi, in agricoltura, procedete così, a strappi, con le proroghe.
Vi è un terzo elemento di discussione e di valutazione. Si è fatto il gioco delle tre carte sulla strumentazione finanziaria...

PRESIDENTE. Onorevole Rossiello, la invito a concludere.

GIUSEPPE ROSSIELLO. Vengo all'emendamento, non ne ho ancora parlato signor Presidente ma concluderò in un minuto.

PRESIDENTE. Il tempo assegnatole era di cinque minuti.

GIUSEPPE ROSSIELLO. Mi riprometto di non intervenire in seguito a titolo personale ma mi si consenta di concludere il ragionamento (Commenti dai banchi dei deputati di Forza Italia). Lo faccio, se l'ho promesso lo faccio.
Noi abbiamo riproposto la stessa cifra della legge n. 49 del 2001; non perché vogliamo essere bravi ma perché riteniamo che sia importante ragionare non in termini del più o del meno ma in ordine ad un concetto politico che sintetizzo così: quanto minori sono gli incentivi tanto maggiore può essere - o si rischia che sia - la coerenza dei soggetti attuatori. Grazie (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di Sinistra-L'Ulivo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Preda. Ne ha facoltà.

ALDO PREDA. Grazie, signor Presidente. Sul problema di queste benedette risorse non è che abbiamo voluto mirare in alto per creare dei turbamenti. C'è un problema complessivo di risorse per la nostra agricoltura italiana: sono poche!
Vi è un altro problema: come utilizzare queste risorse nel verso giusto. Vi è ancora un ulteriore problema: come utilizzare le risorse europee e quali meccanismi mettere in atto per assecondare questa rivoluzione che vi è nel settore agricolo.
Abbiamo bisogno di un chiarimento ed è questo lo scopo degli emendamenti in esame che vanno ad incidere sulle risorse. Abbiamo bisogno di superare il cono d'ombra che c'è nell'agricoltura del nostro paese tra risorse regionali, nazionali, comunitarie e vi è la necessità del loro coordinamento. Questo lo dobbiamo fare per il bene dell'agricoltura italiana (Applausi dei deputati del gruppo a Democratici di sinistra-l'Ulivo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Rava. Ne ha facoltà.

LINO RAVA. Signor Presidente, intervengo molto rapidamente perché il mio emendamento 1.6 è già stato illustrato dai colleghi. In sostanza, esso è volto a mettere in evidenza una delle grandi differenze tra il modo di affrontare il problema dell'attuale maggioranza e del Governo e il modo con cui lo ha affrontato il centrosinistra. Con la legge n. 49 del 2001 avevamo definito gli indennizzi per lo smaltimento e la distruzione del materiale a rischio pari a 435 lire al chilogrammo per il materiale tal quale e 1450 lire per le farine. Con l'emendamento in esame abbiamo semplicemente riportato le attuali previsioni del Governo al livello di quelle contenute nella legge n. 49 del 2001 per dare certezze ai nostri produttori della filiera.


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Signor sottosegretario - e concludo - lei, però, dimentica un dato che bisogna rendere noto. Fino al 31 dicembre i macellai, per il servizio di raccolta del materiale a rischio, spendevamo 50 mila lire più IVA al mese; oggi ne spendono 120 mila più IVA. Ciò significa che questi costi (oltre naturalmente a quelli previsti dal comma 9) si riversano sui consumatori (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo).

PAOLO SCARPA BONAZZA BUORA, Sottosegretario di Stato per le politiche agricole e forestali. Chiedo di parlare (Commenti dei deputati del gruppo di Alleanza nazionale).

PRESIDENTE. Colleghi, scusate, quando un sottosegretario sente il dovere di rispondere all'Assemblea dovreste esserne grati, perché questo è il dialogo. Anche se è tardi, si tratta di un gesto di democrazia (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo). Prego, onorevole sottosegretario, ha facoltà di parlare.

PAOLO SCARPA BONAZZA BUORA, Sottosegretario di Stato per le politiche agricole e forestali. Signor Presidente, spero di non far perdere troppo tempo ai colleghi deputati. Lo spirito del mio intervento è quello di accedere alla richiesta che mi pare sia stata avanzata in modo reiterato in tutti gli interventi dell'opposizione che sin qui ho udito, al fine di favorire un clima di ancora maggiore collaborazione rispetto a quella che si è avuta fino adesso in Commissione agricoltura e che - lo vorrei ripetere - è nella tradizione della Commissione stessa.
Cari colleghi del centrosinistra, vi dico subito che da parte nostra vi è la massima disponibilità a ragionare in questi termini. Dico anche di più e vi invito a trasformare, se possibile, alcuni dei vostri emendamenti in ordini del giorno: da parte del Governo vi sarà sicuramente la massima attenzione e la massima disponibilità a considerarli positivamente.
Ripeto che non siamo assolutamente convinti di aver risolto una volta per tutte il problema, né quello relativo alla BSE né tutti gli altri problemi relativi ai «vagoncini» che si sono uniti ai due vagoni principali e originari.
Da parte nostra, quindi, vi è la massima buona volontà, anche perché siamo consapevoli del fatto che vi è la comune intenzione del centrodestra e del centrosinistra di licenziare questo provvedimento. Siamo anche consapevoli del fatto che nessuno di noi, né nel centrodestra né nel centrosinistra, è convinto che questo sia un decreto-legge perfetto. È un provvedimento perfettibile e, quindi, attraverso il lavoro e la fatica della democrazia - evocata poc'anzi anche dal collega - riusciremo a trovare insieme le migliori soluzioni per i problemi che affliggono non solo i nostri allevatori, ma tutta la nostra agricoltura.
Vi prego, quindi, di considerare le mie parole come parole convinte, espresse non solo da un sottosegretario ma dall'intero Governo, per il comparto dell'agricoltura (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia e dei Democratici di sinistra-l'Ulivo).

PRESIDENTE. Grazie, onorevole sottosegretario. È un invito a razionalizzare la discussione trasfondendo il contenuto degli emendamenti in ordini del giorno. Vedremo se il seme gettato (siamo in materia di agricoltura) darà buoni germogli. Staremo a vedere.

RENZO INNOCENTI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

RENZO INNOCENTI. Signor Presidente, ho ascoltato con attenzione - come sempre è giusto fare - le affermazioni del sottosegretario. È chiaro che egli pone di fronte a noi tutti un problema sul quale dobbiamo riflettere attentamente.
I tempi necessari a dare certezza di conversione del decreto-legge - la cui scadenza è il 29 marzo, e siamo già in terza lettura - vanno conciliati con l'accoglimento


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dello spirito e, se ho capito bene, per quanto riguarda alcuni emendamenti, anche delle proposte provenienti dall'opposizione. Vi è un problema rappresentato dal fatto che è difficile conciliare entrambe le cose.
La proposta è quella di trasfondere il contenuto di alcuni emendamenti in ordini del giorno e vedere poi se, almeno dal punto di vista degli impegni che il Governo si assume durante le votazioni di questo provvedimento, si riesca a superare in positivo una diversità di vedute che esiste, come abbiamo registrato in queste ore in aula. È una proposta interessante, non c'è dubbio, ma vi è la necessità di rifletterci attentamente e di valutare per quali e quanti degli emendamenti presentati si possa trasfondere il contenuto in ordini del giorno.
Dunque, chiedo al Presidente, al rappresentante del Governo ed a tutti i colleghi di valutare questa come possibile strada attraverso cui si riesca a raggiungere l'obiettivo della certezza della conversione in legge del decreto-legge. Occorrerebbe, però, sospendere la seduta per avere il tempo necessario a determinare questa possibilità e poi, domani, riunirsi con questo spirito - almeno da parte nostra, come credo da parte di altri - per andare avanti più speditamente e cogliere il senso della proposta del Governo.

GIACOMO de GHISLANZONI CARDOLI, Presidente della XIII Commissione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIACOMO de GHISLANZONI CARDOLI, Presidente della XIII Commissione. Signor Presidente, mi sembra che la proposta dell'onorevole Innocenti sia condivisibile. Però, sarebbe opportuno almeno terminare l'esame dell'articolo 1 del decreto-legge e domani, con tutto il tempo, provvedere alla redazione degli ordini del giorno.

ANTONIO BOCCIA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO BOCCIA. Signor Presidente, il gruppo della Margherita giudica ragionevole la proposta del presidente della XIII Commissione. Quindi, potremo sicuramente accedere all'ipotesi di concludere questa sera l'esame dell'articolo 1 del decreto-legge per rinviare il seguito dell'esame del provvedimento a domani, accelerando i nostri lavori. Però, vi dovrebbe essere un'intesa generale perché da soli, certamente, non possiamo conseguire questo risultato.

MARCO BOATO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARCO BOATO. Intervengo per associarmi a quanto detto dal collega Boccia: anche da parte nostra vi è la disponibilità all'ipotesi prospettata dal presidente della XIII Commissione.

LUCA MARCORA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUCA MARCORA. Vorrei solo sottolineare che vi è un gran numero di emendamenti all'articolo 1 del decreto-legge. Dunque, chiederei l'accantonamento dell'esame dell'articolo perché mi sembra difficile poter votare emendamenti sui quali vi è il parere contrario della Commissione e del Governo che, dunque, sarebbero bocciati, e poi ripresentarli come ordini del giorno. Penso sia una contraddizione e, dunque, propongo di accantonare l'articolo e di procedere ad una verifica sugli ordini del giorno che il Governo è intenzionato ad accogliere.

PRESIDENTE. Si tratta di una proposta intermedia rispetto a quella avanzata dal presidente della XIII Commissione. Gradirei conoscere anche il parere di qualche collega della maggioranza, gli arcana regni.


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GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO, Relatore. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO, Relatore. Mi permetto di dare un suggerimento, collega Marcora: voi potreste ritirare questi emendamenti ed avere tutto il tempo, nel corso della serata e nella prima mattinata di domani, per trasfonderne il contenuto in ordini del giorno. In tal modo potremmo chiudere l'esame dell'articolo 1 e, contemporaneamente, gli emendamenti non essendo stati respinti, potrebbero essere trasformati in ordini del giorno (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia).

LINO RAVA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà. Gradirei, però, che ci fosse anche un momento decisionale.

LINO RAVA. Signor Presidente, tutto dipende anche dalla posizione del Governo rispetto agli eventuali ordini del giorno, cioè bisognerebbe capire quali proposte emendative sull'articolo 1, che sono le più importanti, il Governo condivida e, quindi, sia disponibile ad accettare come ordini del giorno.

PAOLO SCARPA BONAZZA BUORA, Sottosegretario di Stato per le politiche agricole e forestali. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PAOLO SCARPA BONAZZA BUORA, Sottosegretario di Stato per le politiche agricole e forestali. Signor Presidente, il mio intervento di prima era volto a favorire un clima di maggiore comprensione e - ovviamente non lo nascondo, altrimenti sarei un ipocrita - una rapida approvazione del provvedimento al nostro esame. È chiaro che, se dobbiamo accantonare l'esame dell'articolo 1 o sospendere i lavori per ragionare su quali emendamenti possano essere trasformati in ordini del giorno, eventualmente accoglibili, si innesca un sistema estremamente interessante e, probabilmente, anche producente ma, alla fine, i tempi resterebbero gli stessi di un normale esame degli emendamenti.
Quindi, mi sento di reiterare la richiesta prima avanzata, riassicurando la massima disponibilità al ragionamento e alla comprensione per il provvedimento in esame ed, evidentemente, ancora di più per il futuro.
Se da parte dei colleghi dell'opposizione, invece, resta un diverso orientamento - ovviamente, sono rispettosissimo dell'opinione del Presidente della Commissione agricoltura e dei colleghi che sono intervenuti -, allora, a questo punto, il Governo preferisce procedere con la votazione: si tratta di una scelta che rimetto nelle mani dei colleghi del centrosinistra.
Da parte nostra c'è la massima disponibilità ed annuncio - voglio dirlo, però, prima che si arrivi alla votazione degli ordini del giorno - la massima disponibilità, senza alcuna riserva, da parte del Governo in ordine al problema della copertura.
Quindi, anche in ordine a tutta una serie di critiche e di riflessioni che sono state avanzate dai colleghi del centrosinistra, vi è una comune volontà - perché l'ordine del giorno a cui mi riferisco è del centrodestra - a modificare nel tempo e a reintegrare il fondo sociale che viene intaccato per reperire la copertura finanziaria per il provvedimento in esame.
Di conseguenza, a fronte della massima disponibilità del Governo, spetta all'opposizione ragionare se continuare in un'opera tendenzialmente emendativa, ma che di fatto si traduce in ostruzionismo, o se, invece, accedere ad una via più pratica.

PRESIDENTE. Volevo far presente al sottosegretario Scarpa Bonazza Buora che se venissero respinti gli emendamenti all'articolo 1, gli stessi non potrebbero più formare oggetto di ordini del giorno.

GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO, Relatore. Presidente, se vengono ritirati sì.


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PAOLO SCARPA BONAZZA BUORA, Sottosegretario di Stato per le politiche agricole e forestali. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PAOLO SCARPA BONAZZA BUORA, Sottosegretario di Stato per le politiche agricole e forestali. Signor Presidente, ritengo estremamente ragionevole la proposta del collega Marinello. Se vogliamo essere estremamente pratici mi pare che, per motivi evidenti, da parte nostra non ci possa che essere un'opposizione rispetto ad ogni emendamento. Quindi, secondo me il modo più logico e producente di procedere sarebbe quello di provvedere al ritiro degli emendamenti all'articolo 1, trasfondendone il contenuto in ordini del giorno.
Secondo me questo è l'unico modo per fare qualcosa di producente.

RENZO INNOCENTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

RENZO INNOCENTI. Mi rendo conto che vi sono impedimenti dovuti al fatto che il regolamento non consente di presentare un ordine del giorno che riproduca il contenuto di un emendamento respinto dall'Assemblea. Allora, potremmo procedere, per quanto riguarda l'articolo 1, emendamento per emendamento, per consentire ai colleghi di valutare la possibilità di ritirare ciascun emendamento e di verificare, in quella circostanza, se il Governo possa accogliere un ordine del giorno di analogo tenore. Altrimenti, procediamo alla votazione e concludiamo l'esame dell'articolo 1.

ANTONIO LEONE. Questo è il rito ambrosiano!

PRESIDENTE. Quindi, dovremmo procedere esaminando emendamento per emendamento e il Governo dovrebbe precisare quale proposta emendativa intenda accettare come ordine del giorno; gli altri emendamenti si dovrebbero votare secondo la regolarità del cursus evolutivo della vicenda.

ANTONIO BOCCIA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO BOCCIA. Signor Presidente, la sua mediazione, rispetto a quanto affermato da noi e dal Governo, può essere accolta, quindi ci impegneremo a rendere più agevoli le nostre posizioni emendamento per emendamento.
Tuttavia, al termine dell'esame dell'articolo 1, si deve sospendere la seduta, altrimenti la proposta non è completa.

PRESIDENTE. Mi pare che questo sia un patto tra gentiluomini, come si usa dire.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Rava 1.6, non accettato dalla Commissione né dal Governo, sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e Votanti 385
Maggioranza 193
Hanno votato
154
Hanno votato
no 231).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Marcora 1.7, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.


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Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 391
Votanti 390
Astenuti 1
Maggioranza 196
Hanno votato
157
Hanno votato
no 233).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Marcora 1.8.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Marcora. Ne ha facoltà.

LUCA MARCORA. Si tratta di un altro degli emendamenti formali e tecnici che noi proponiamo. Il testo recita: «euro 146 a tonnellata sul materiale tal quale ed euro 486 sul materiale trasformato». Evidentemente, si tratta di qualcosa di alternativo; cioè, questi due contributi non possono essere sommati. Infatti, uno è riferito al materiale tal quale e l'altro al materiale trasformato; o rimane tal quale o viene trasformato. Il testo, inserendo la «e», sembra volerli sommare e questo sarebbe assolutamente fuori luogo.
Dunque, l'emendamento è teso a sostituire le parole: «e euro 486» con «o euro 486». È evidente che tali contributi non si possono sommare; o è trasformato o non lo è.
Ciò dimostra come questo decreto-legge necessiti di correzioni.

PAOLO SCARPA BONAZZA BUORA, Sottosegretario di Stato per le politiche agricole e forestali. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PAOLO SCARPA BONAZZA BUORA, Sottosegretario di Stato per le politiche agricole e forestali. Signor Presidente, a questo punto, ritengo sarebbe più utile che il collega Marcora, insieme agli altri deputati del centrosinistra, cercassero di raccordarsi tra loro, per valutare quali emendamenti sottoporre alla nostra attenzione per trasformarli in ordini del giorno.

PRESIDENTE. Non ho alcuna difficoltà in merito. Tuttavia, si tratta di un modo di lavorare un po' atipico, perché si crea una specie di «pacchetto di mischia».

PAOLO SCARPA BONAZZA BUORA, Sottosegretario di Stato per le politiche agricole e forestali. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PAOLO SCARPA BONAZZA BUORA, Sottosegretario di Stato per le politiche agricole e forestali. Signor Presidente, io continuo a pensare - e mi pare che i colleghi siano d'accordo - che il modo più utile di procedere sia quello di ritirare gli emendamenti, convocare per domani mattina alle 8,30 il Comitato dei nove e procedere con il resto. Mi appello al senso di responsabilità. Mi sembra la cosa più logica e più naturale.
Diversamente, signor Presidente, mi sento autorizzato, anche dai commenti dei colleghi, a chiederle di proseguire con la votazione degli emendamenti (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza nazionale e della Lega nord Padania).

PRESIDENTE. Onorevole Innocenti, vuole dire qualcosa su questa proposta, che mi pare la più adatta a regolamentare, non soltanto stasera ma anche domani, le modalità di risoluzione di eventuali questioni?

RENZO INNOCENTI. Signor Presidente, credo che sarebbe necessario soltanto qualche minuto per questa azione di coordinamento (Commenti di deputati del gruppo di Forza Italia). Mentre io sto parlando - non so se qualcuno lo nota -, i colleghi responsabili di questo lavoro si stanno già occupando dell'individuazione degli emendamenti che possono essere ritirati. Mi sembra che il presidente Biondi abbia compreso quali siano le dinamiche. Credo ci sia la possibilità di accogliere la richiesta.


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PRESIDENTE. Sono qui da stamattina alle 9,30 ma vorrei precisare che, se si deve concludere, si conclude. Sospendiamo brevemente la seduta.

RENZO INNOCENTI. Signor Presidente, é necessario qualche minuto per poter avanzare una proposta al Governo che gli consenta di pronunciarsi, procedendo, successivamente, al ritiro degli emendamenti. Domani andremo avanti nella fase dell'esame degli ordini del giorno. Grazie.

PRESIDENTE. Accetto questa proposta, sia pure atipica. C'è una soluzione offerta dal Governo e recepita dall'opposizione; si tratta di vedere se in questi pochi minuti si possa raggiungere l'accordo. Se non si raggiunge l'accordo, si va avanti.

ANTONIO BOCCIA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO BOCCIA. Signor Presidente, lei mi perdonerà se intervengo ancora una volta sulla questione: avendo raggiunto un'intesa in aula con la Presidenza dell'Assemblea, mi era parso che essa fosse definitiva e su questo avevo fatto affidamento. Ora, c'è una nuova iniziativa che pone un problema.
Dunque, signor Presidente, vorrei dirle che la nostra posizione rimane quella che avevamo concordato. Noi pensiamo che gli emendamenti riferiti all'articolo 1 debbano essere esaminati uno per uno; ci siamo impegnati a ritirare tutti gli emendamenti che riteniamo si possano ritirare e ad ascoltare dal Governo per quali ritenga di poter accogliere ordini del giorno nei quali siano trasfusi i contenuti. Si votino, invece, gli emendamenti sui quali riteniamo si debba esprimere un voto; inoltre, abbiamo assunto l'impegno di accelerare al massimo la procedura, evitando ogni ostruzionismo, perché al termine dell'esame dell'articolo 1 si possa concludere la seduta.
Francamente, signor Presidente, non vedo altre soluzioni. Ovviamente, se da parte sua o da parte della maggioranza dell'Assemblea se ne troveranno altre, noi le subiremo.

PRESIDENTE. Onorevole Boccia, mi sono regolato sulla base delle sopravvenienze, consentendo qualche minuto di pausa in ragione di un'offerta non dico di transazione ma di esame delle possibilità di un accordo. Se al termine della sospensione l'accordo non dovesse essere raggiunto, certamente si proseguirà l'esame, emendamento per emendamento, sino alla votazione dell'articolo 1, con tutte le conseguenze. Quindi, non è preclusa la posizione del suo gruppo, assolutamente. Non sarebbe giusto.
Pertanto, sospendo brevemente la seduta.

La seduta, sospesa alle 22, è ripresa alle 22,15.

PRESIDENTE. Chiedo al sottosegretario Scarpa Bonazza Buora se vi siano novità.

PAOLO SCARPA BONAZZA BUORA, Sottosegretario di Stato per le politiche agricole e forestali. Signor Presidente, ritengo che il lavoro che è stato fatto sia stato producente e mi permetterei, pertanto, di parteciparne all'Assemblea gli esiti.
Il Governo si dichiara disponibile ad accettare eventuali ordini del giorno che recepiscano il contenuto degli emendamenti Marcora 1.10 e 1.13, ed inoltre, come raccomandazione, ordini del giorno nei quali fosse trasfuso il contenuto degli emendamenti Nannicini 1.9, Sedioli 1.16, Marcora 1.30 e Rava 1,15 1.17, 1.29, e 1.33. Inoltre, signor Presidente, avendo proceduto anche all'esame degli altri emendamenti relativi agli articoli seguenti, accoglieremo, come raccomandazione, se trasformato in ordine del giorno, l'emendamento Franci 4.3.
Per quanto riguarda poi l'aspetto più dibattuto, relativo alla copertura finanziaria, ribadisco che è intenzione del Governo accogliere l'ordine del giorno presentato


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dalla maggioranza al riguardo, e invitiamo anche l'opposizione, o le opposizioni, a presentare un ordine del giorno di analogo contenuto, ovvero sempre sulla copertura finanziaria.
Questa è la nostra disponibilità, che mi sembra notevole. Mi sentirei anche di rivolgere l'auspicio di poter proseguire, andando oltre alla votazione dell'articolo 1, visto che i problemi sembrano essere stati risolti. Credo che ci siano gli elementi, se vi è buona volontà da parte di tutti, per completare gran parte dell'esame del provvedimento questa sera e di procedere, eventualmente domani mattina, alla votazione del disegno di legge di conversione. Diversamente, ci si può limitare all'articolo 1.

LINO RAVA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LINO RAVA. Signor Presidente, come abbiamo già preannunciato al Governo, in forma molto rapida, siamo d'accordo sulle proposte emendative e ringraziamo il sottosegretario per l'atteggiamento che ha voluto avere. Naturalmente, prendiamo atto di questa disponibilità e, quindi, addiveniamo alla richiesta di ritiro degli emendamenti relativi agli ordini del giorno accolti.
Riteniamo opportuno tuttavia, anche per problemi pratici di stesura degli ordini del giorno, fermare l'esame del provvedimento all'articolo 1, per riprenderlo domani mattina, naturalmente con la disponibilità che già questa sera diamo rispetto a una rapida evoluzione dei lavori, per poter, quindi, concludere in tempi brevi domani mattina.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Marcora 1.8, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e Votanti 371
Maggioranza 186
Hanno votato
147
Hanno votato
no 224).

Avverto che gli emendamenti Nannicini 1.9 e Marcora 1.10 sono stati ritirati.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Rava 1.11, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e Votanti 376
Maggioranza 189
Hanno votato
150
Hanno votato
no 226).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Marcora 1.12, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e Votanti 378
Maggioranza 190
Hanno votato
150
Hanno votato
no 228).

Avverto che l'emendamento Marcora 1.13 è stato ritirato.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Marcora 1.14, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.


Pag. 125

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e Votanti 371
Maggioranza 186
Hanno votato
147
Hanno votato
no 224).

Avverto che gli emendamenti Rava 1.15, Sedioli 1.16 e Rava 1.17 sono stati ritirati.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Rava 1.18, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 360
Votanti 359
Astenuti 1
Maggioranza 180
Hanno votato
139
Hanno votato
no 220).

LORENZO ACQUARONE. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori (Commenti del deputato Antonio Leone).

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LORENZO ACQUARONE. Signor Presidente, di fronte alle ironie del mio amico e collega Antonio Leone, insigne giurista...

ANTONIO LEONE. Non ho ancora l'età!

LORENZO ACQUARONE. ...debbo far rilevare che tale ironia è un po' fuor di luogo, perché se non vi fosse il concorso dei voti dell'opposizione, la Camera da cinque votazioni non sarebbe in numero legale (Commenti dei deputati del gruppo di Forza Italia).

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, l'ironia è una delle poche pause meno solenni che caratterizzano le nostre riunioni.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Rava 1.19, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e Votanti 357
Maggioranza 179
Hanno votato
139
Hanno votato
no 218).

Prendo atto che il dispositivo di voto dell'onorevole Pinto non ha funzionato.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Rava 1.20, non accettato dalla Commissione né dal Governo, e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 368
Votanti 367
Astenuti 1
Maggioranza 184
Hanno votato
145
Hanno votato
no 222).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Rava 1.21, non accettato dalla Commissione né dal Governo, e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.


Pag. 126

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 371
Votanti 370
Astenuti 1
Maggioranza 186
Hanno votato
144
Hanno votato
no 226).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Rava 1.22, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e Votanti 375
Maggioranza 188
Hanno votato
150
Hanno votato
no 225).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Rava 1.23, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e Votanti 373
Maggioranza 187
Hanno votato
146
Hanno votato
no 227).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Rava 1.24, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 376
Votanti 374
Astenuti 2
Maggioranza 188
Hanno votato
147
Hanno votato
no 227).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Rava 1.25, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 343
Votanti 342
Astenuti 1
Maggioranza 172
Hanno votato
118
Hanno votato
no 224).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Rava 1.26, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e Votanti 374
Maggioranza 188
Hanno votato
144
Hanno votato
no 230).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Rava 1.27, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.


Pag. 127

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 377
Votanti 376
Astenuti 1
Maggioranza 189
Hanno votato
147
Hanno votato
no 229).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Marcora 1.28, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione)

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 376
Votanti 374
Astenuti 2
Maggioranza 188
Hanno votato
144
Hanno votato
no 230).

Avverto che gli emendamenti Rava 1.29 e Marcora 1.30 sono stati ritirati.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Rava 1.31, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 371
Votanti 370
Astenuti 1
Maggioranza 186
Hanno votato
145
Hanno votato
no 225).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Rava 1.32, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 377
Votanti 375
Astenuti 2
Maggioranza 188
Hanno votato
150
Hanno votato
no 225).

Avverto che l'emendamento Rava 1.33 è stato ritirato.
Chiederei adesso al relatore di integrare il parere precedentemente espresso.

RENZO INNOCENTI. No, Presidente, no.

GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO, Relatore. La Commissione esprime parere contrario su tutti gli emendamenti riferiti agli articoli del decreto-legge.

PRESIDENTE. Secondo gli accordi raggiunti, sospendiamo a questo punto l'esame degli emendamenti presentati all'articolo 1 del decreto-legge.
Il seguito del dibattito è, pertanto, rinviato alla seduta di domani. È, altresì, rinviato l'esame degli altri punti all'ordine del giorno.

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