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Seduta del 16/3/2004


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Esame testimoniale di Luigi Locatelli.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'esame testimoniale di Luigi Locatelli, al quale ricordo, per dovere d'ufficio, che lo ascoltiamo con le forme della testimonianza e quindi richiamo alla sua attenzione, anche se so che non ve n'è bisogno, la normativa al riguardo che punisce la falsa testimonianza e la testimonianza reticente.
Dottor Locatelli, le chiedo di declinare le sue generalità.

LUIGI LOCATELLI. Luigi Locatelli, nato a Roma il 30 maggio 1927, residente in Roma, Via Margutta n. 7, 00187.

PRESIDENTE. Quali incarichi ha ricoperto presso la RAI?

LUIGI LOCATELLI. Presso la RAI ho avuto parecchi incarichi. Sono entrato in RAI nel 1968.

PRESIDENTE. Parliamo degli anni novanta.

LUIGI LOCATELLI. Nel 1990 ho lasciato la RAI. Ero direttore di RAIDUE e, per una serie di motivi di insoddisfazione e di rapporti più all'esterno che all'interno dell'azienda, mi sono dimesso dall'incarico ed anche dalla RAI. Quindi, sono uscito ed ho collaborato, nel senso che ho realizzato dei programmi per la RAI, una serie giornalistica in otto puntate Itinerario italiano;


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poi mi sono occupato, con un rapporto di collaborazione, della produzione di film; nel 1992 (l'epoca dei «professori», con presidenza Demattè), il contratto di collaborazione non mi è stato più rinnovato e sono tornato alla mia attività iniziale, cioè quella di giornalista della carta stampata. Sono nato come collaboratore al settimanale Il Mondo col direttore Mario Pannunzio; poi sono stato assunto a l'Espresso da Arrigo Benedetti (io e altri ragazzi fondammo insieme l'Espresso); nel 1956 sono stato chiamato al Giorno da Gaetano Baldacci, che allora stava fondando questo quotidiano e, attratto dal fascino del quotidiano, ho lasciato il settimanale, fino al 1969, quando la RAI mi ha chiamato per fare dei programmi.

PRESIDENTE. A noi interessa il periodo dopo il 1992.

LUIGI LOCATELLI. Nel 1992 ero tornato alla carta stampata. Nel 1994 sono stato richiamato in RAI - il presidente era Letizia Moratti - e riassunto per prendere la direzione di RAITRE.

PRESIDENTE. Quando successero i fatti dei quali si interessa questa Commissione, cioè l'assassinio di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin, lei era direttore di RAITRE?

LUIGI LOCATELLI. Non ancora. L'uccisione risale al 20 marzo ed io sono stato assunto e nominato alla direzione di RAITRE il 1o novembre 1994.

PRESIDENTE. Che cosa ha appreso di diretto - cioè notizie a lei fornite dai suoi collaboratori, da giornalisti e dipendenti RAI che erano in collegamento con lei - rispetto alla vicenda di Ilaria Alpi?

LUIGI LOCATELLI. Direttamente direi nulla. Se ne parlava ma molto indirettamente. Una cosa che mi disturbava un po' era che, di fronte ad un episodio così forte e drammatico per la RAI, vi fosse una sorta, non dico di indifferenza, ma di non sufficiente tensione sia all'interno sia all'esterno dell'azienda. Nel mondo giornalistico in genere c'erano molto cordoglio e molta ritualità. Queste erano le mie sensazioni.
Alla fine del 1995 si presentò da me una giornalista, che risiedeva in Spagna, Isabel Pisanu...

PRESIDENTE. Spagnola?

LUIGI LOCATELLI. No. Io la consideravo spagnola, ma in realtà mi sembra che fosse del Paraguay, o comunque sudamericana. Mi propose un servizio in Algeria, dove si era verificato un fatto molto drammatico: erano stati uccisi sette marinai italiani di un mercantile ancorato in un porto algerino. Io non la conoscevo; non sapevo che peso e che qualità professionali potesse avere, però era una persona molto motivata e coraggiosa. Le proposi di andare, poi avrei deciso l'acquisto del servizio al suo ritorno. Debbo dire, in verità, che portò un ottimo servizio. Io le avevo suggerito di fare una puntata e lei me ne portò due, fatte molto bene: furono trasmesse entrambe ed ebbero un ottimo risultato. Poco tempo dopo mi propose di andare in Somalia per fare un servizio su Ilaria Alpi. Dato il precedente positivo del servizio algerino...

PRESIDENTE. Scusi se la interrompo. Questa disattenzione sulla vicenda di Ilaria Alpi che lei ha qualificato come una sorta di ritualità, da quali settori della RAI proveniva?

LUIGI LOCATELLI. In genere dai settori della RAI nei quali Ilaria lavorava, cioè il telegiornale (lei era al TG3). Io, con il TG3 in quel periodo non avevo rapporti. Tra l'altro quando è successo il fatto io ero fuori della RAI. Ogni tanto se ne parlava anche sulla carta stampata, ma non trovavo una volontà di capire cosa fosse successo.
Come dicevo, quando la signora Pisanu mi ha proposto di fare questo servizio, io le ho affidato un incarico molto preciso: vai e raccogli il più possibile i fatti; non mi interessano tesi preconcette, non mi interessa


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sposare una tesi o dare, in partenza, una soluzione al fatto, ma voglio esattamente sapere che cosa e come sia successo. Le proposi di preparare del materiale per un servizio di un'ora su cosa fosse accaduto nelle ultime 24 ore della vita di questa nostra collega. Isabel intervistò molte persone e fece un lavoro di raccolta di materiale e documentazione notevole, anche ripercorrendo situazioni molto difficili in un paese difficile, in una situazione politicamente e militarmente difficile, perché l'episodio era accaduto il giorno in cui le truppe italiane abbandonavano la Somalia, un momento in cui non c'erano più difesa, né polizia, né ordine pubblico; il paese era completamente allo sbando ed in mano ad un'infinità di bande. Poi bisognava considerare una serie di situazioni: Ilaria abitava a Mogadiscio sud, mentre invece si era trasferita a Mogadiscio nord di ritorno dal suo viaggio a Bosaso... c'erano tante situazioni incongruenti, non logiche, in una situazione complessiva di estremo rischio.
Feci comunque il contratto alla Pisanu a metà maggio 1996 per raccogliere il materiale e produrre il servizio; feci un contratto non di produzione ma di preacquisto, nel senso che lei partiva sapendo che, se il servizio fosse stato soddisfacente, RAITRE lo avrebbe acquistato e mandato in onda. Tornò con il materiale e cominciò il lavoro di montaggio. In questa fase si avvalse della collaborazione di una sua collega, alla quale si era rivolta già prima di andare in Algeria, perché era molto esperta dei problemi algerini, ed insieme fecero un buon lavoro che è stato messo in onda il 20 marzo 1997.
In maggio feci il contratto con Isabel; poi, però, il 5 agosto 1996, stavo partendo per le vacanze (ero in viaggio) e fui raggiunto da una telefonata dell'allora direttore generale, Franco Iseppi - dopo la vittoria dell'Ulivo nelle elezioni del 1996, erano cambiati il consiglio d'amministrazione e il presidente (era stato nominato Siciliano) -, che mi avvertiva che non ero più direttore di rete «Va bene. Arrivederci e grazie».
Tornai a Roma verso la fine di agosto, ma non avevo più l'incarico e non potei seguire la realizzazione del programma. Ero abbastanza tranquillo, perché avevo dato alle due colleghe che stavano lavorando indicazioni molto precise, avevo detto loro di seguire una certa logica, un certo criterio, un certo stile ed un certo taglio giornalistico per raccontare tutta la vicenda, raccogliendo più elementi possibile. Come in tutti gli altri programmi giornalistici che ho prodotto, ho preteso il racconto dei fatti, lasciando poi allo spettatore il compito di trarre le sue conclusioni; non mi interessano né le tesi preconcette, né le tesi suggerite.

PRESIDENTE. Quando lei andò via dalla RAI, il servizio era completato?

LUIGI LOCATELLI. No. Era in fase di montaggio, un montaggio abbastanza complicato perché si doveva raccogliere anche materiale di repertorio RAI, cioè ciò che era stato trasmesso, registrato e girato all'epoca dei fatti, o immediatamente dopo. Si trattava di strutturare un vero racconto, usando le interviste e l'inchiesta fatte in loco e il materiale raccolto in Italia.

PRESIDENTE. Quindi lei non sa che cosa sia successo dopo?

LUIGI LOCATELLI. Non ho potuto seguire. Poi è subentrato nella direzione di RAITRE Giovanni Minoli, che ha mandato in onda il servizio il 20 marzo 1997, anniversario dell'uccisione di Ilaria Alpi, sotto la sigla Mixer; fu mandato in seconda serata e il programma ebbe un ottimo ascolto.

PRESIDENTE. Ne ha parlato con Minoli prima?

LUIGI LOCATELLI. No. Detti a Minoli un elenco dei programmi che lasciavo in corso d'opera, ancora incompiuti ma già attivati, sia contrattualmente sia produttivamente e nell'elenco c'era anche questo programma che aveva il titolo provvisorio Ilaria Alpi.


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PRESIDENTE. Le risulta che vi siano state delle difficoltà a che il programma andasse in onda? Minoli o altri le hanno rappresentato delle volontà diverse?

LUIGI LOCATELLI. Quando io ho deciso di far realizzare il programma e di preacquistarlo con il contratto, la notizia che RAITRE si stava occupando di questo argomento era nota e pubblica, perché dietro un contratto ci sono 15-16 firme, per cui i fogli passano per 15-16 uffici amministrativi, organizzativi e produttivi. Io non ho avuto alcun ostacolo, alcuna difficoltà, alcun avvertimento, suggerimento o consiglio da chicchessia, né interno né esterno all'azienda. Ho avuto soltanto una telefonata, non ricordo se negli ultimi giorni della mia direzione o poco dopo, da un giornalista del TG3 (mi sembra che si chiamasse Torrealta) che non conoscevo e che cominciò a protestare, chiedendomi come mi fossi permesso di decidere e far realizzare un servizio sulla vicenda di Ilaria Alpi e di assegnarlo ad una persona esterna alla RAI. Io gli risposi semplicemente che, nella mia responsabilità e nella mia qualità di direttore di rete, non dovevo rispondere a nessuno di ciò che decidevo, in quanto i miei referenti erano il pubblico e il direttore generale.
Questo programma poi ha avuto un premio al concorso giornalistico intitolato ad Ilaria Alpi - il presidente della giuria era Sergio Zavoli - non perché mandato al premio da RAITRE, da Minoli, o dagli autori, in quanto fu Sergio Zavoli che probabilmente vide il programma in trasmissione, chiese alla commissione di acquisirlo e propose di dargli, fuori concorso, una menzione speciale. Il programma poi è stato chiesto anche da un organismo televisivo internazionale (mi sfugge il nome) ed ha ricevuto un altro premio nel 1997 da una commissione presieduta da Alberto Sordi. È stato ritenuto da Zavoli e da Sordi, indipendentemente dalla partecipazione al premio, meritevole di un riconoscimento.

PRESIDENTE. Grazie, dottor Locatelli. Dichiaro conclusa la seduta.

La seduta termina alle 23,20.

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