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PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, dunque, l'audizione del professor Guido Rossi, già presidente di STET.
Professor Rossi, lei viene nominato - mi correggerà qualora vi siano imperfezioni nelle notizie di cui dispongo - presidente della STET società finanziaria in data 30 gennaio 1997, in sostituzione di Biagio Agnes. Quest'ultimo ci ha raccontato che gli vennero imposte le dimissioni dall'azionista di riferimento Ministero del tesoro, perché ritenuto inadatto per il processo di privatizzazione ormai alle porte.
Vuole spiegarci da chi venne informato circa la sua designazione ai vertici della STET?
GUIDO ROSSI, Presidente pro tempore di STET. Da chi venni informato della mia designazione come presidente della STET, questa è la domanda. Venni informato da una telefonata che ricevetti dall'allora Presidente del Consiglio Romano Prodi e da un incontro che ebbi, convocato, con il ministro del tesoro, onorevole Ciampi.
PRESIDENTE. A suo parere, in base a quali parametri di valutazione - le chiedo non una valutazione personale, ma da tecnico, da esperto - Biagio Agnes ed Ernesto Pascale non erano stati ritenuti idonei per avviare il processo di privatizzazione, anche in considerazione dei risultati, fortemente positivi in termini di fatturato, che costoro avevano conseguito nei vertici della STET? E, sempre su tale linea di discussione, perché lei e Tommasi di Vignano eravate stati designati a coprire tale ruolo? Cioè, quali prove in negativo avevano offerto Agnes e Pascale sulla materia delle privatizzazioni?
GUIDO ROSSI, Presidente pro tempore di STET. Per quel che riguarda il dottor Pascale, io non lo so. Per quel che riguarda l'allora presidente Agnes, posso solo ricordare che nell'incontro che ebbi con lui subito dopo la mia nomina egli mi disse che sarebbe stato estremamente difficile fare la fusione tra STET e Telecom Italia e che la privatizzazione forse era un sogno, del quale io mi accingevo a mettere in pratica l'esecuzione. Non so altro.
PRESIDENTE. Si mostrò avversario di questo sogno, o lo considerò un opera difficile e complessa, che quindi richiedeva migliori energie, più forte impegno?
GUIDO ROSSI, Presidente pro tempore di STET. Francamente, credo, per le parole che mi disse, che egli non credesse alla privatizzazione. Nulla posso dire, invece, riguardo l'amministratore delegato Pascale, perché con lui non parlai allora e non so che idee avesse, né relativamente alla fusione, che era preliminare al processo di privatizzazione, né alla privatizzazione.
PRESIDENTE. Nel consiglio di amministrazione STET del 26 febbraio 1997 vennero attribuiti poteri a lei spettanti per legge, per statuto e, in particolare, la rappresentanza legale della società di fronte a qualunque autorità giudiziaria o amministrativa e di fronte a terzi, nonché la firma sociale. Nel corso di altro interrogatorio - che lei ricorda, non davanti a questa Commissione ma ad altra autorità istituzionale -, lei ha tenuto a far presente che in veste di presidente della STET non ha di fatto esercitato mai alcun potere. Potrebbe chiarire il perché di questa anomalia?
GUIDO ROSSI, Presidente pro tempore di STET. Devo precisarle che non è, forse, una anomalia. Lei si riferisce, evidentemente, all'interrogatorio che io ho avuto davanti a giudici del tribunale di Torino. C'era una netta distinzione, come c'è anche attualmente, soprattutto per le società a grandi dimensioni, fra la gestione dell'impresa sociale, che comporta dei poteri molto importanti sui quadri, sui dipendenti e così via, e la funzione del presidente di un consiglio d'amministrazione, i cui poteri, tra l'altro, sono molto ben specificati anche nella nuova riforma del
diritto societario, cioè sono poteri di rappresentanza all'esterno, ma senza alcuna delega per quel che riguarda la gestione dell'impresa sociale, quindi convocazione delle assemblee, convocazione degli amministratori. Per di più, io posso dirle che avevo avuto un mandato preciso dal Ministero del tesoro, che era quello di procedere, appunto, prima alla fusione tra STET e Telecom, che aveva enormi difficoltà di carattere giuridico, e poi al processo di privatizzazione.
Per questo motivo la mia attività non poteva svolgersi nell'ambito della gestione dell'impresa sociale, tant'è che in un periodo ristretto di dieci mesi, quando io mi dimisi perché ritenevo di avere esaurito il mio compito, convocai ben cinque assemblee ed undici consigli d'amministrazione (che credo sia un record per qualunque società italiana quotata) perché il mio compito era appunto esclusivamente quello. Invece, la gestione del gruppo in tutte le sue diversificazioni imprenditoriali apparteneva all'amministratore delegato, il quale, infatti, aveva tutti i poteri di ordinaria e di straordinaria amministrazione e riferiva al consiglio quando riteneva di dover avere il conforto dell'opinione del consiglio di amministrazione. Questa è la situazione e - si è mi permette un'ulteriore precisazione - non è un caso che questo tipo di divisione, per così dire, dei poteri esistesse in tutte le società a partecipazione statale, tant'è che l'amministratore delegato aveva una qualifica molto precisa, che è più o meno come quella del CEO di nordamericana memoria, in quanto veniva chiamato «capo azienda». Capo azienda nel senso che era lui che comandava, non c'era nessuna possibilità di interferenza sui quadri della gestione sociale da parte di qualunque altro amministratore che non avesse avuto delle deleghe speciali, cosa che io non volli mai avere.
PRESIDENTE. Lei ha dichiarato che il consiglio di amministrazione - con lei presidente e Tommasi amministratore delegato - si trovava di fronte due snodi, che si articolavano in momenti e oggetti diversificati. Mi spiego: in una prima fase, presieduta da lei, si trattavano problematiche connesse alla privatizzazione; in una seconda fase la gestione del consiglio veniva di solito assunta dall'amministratore delegato Tommasi per trattare le vere e proprie attività strategico-operative dell'azienda, definiamole così. Questo non avvenne nel consiglio di amministrazione del 6 giugno 1997, allorquando vennero trattate solo le deliberazioni ai sensi dell'articolo 10 dello statuto sociale e le «varie ed eventuali». Sotto quest'ultima voce, assolutamente generica, venne data formalmente notizia dell'acquisizione del 29 per cento delle quote azionarie di Telekom Serbia.
In qualità di presidente, fu messo a conoscenza dell'oggetto della voce «varie ed eventuali» concernente un argomento così importante non solo sotto l'aspetto economico, ma anche politico?
GUIDO ROSSI, Presidente pro tempore di STET. Mi è difficile ricordare se venni informato preventivamente, perché comunque si trattava di una questione che non necessitava di alcuna delibera del consiglio di amministrazione di STET. Mi pare di ricordare che l'amministratore delegato disse che vi era già stata una delibera del consiglio di amministrazione di STET, prima della mia gestione cioè sotto la gestione di Agnes e Pascale.
Si trattava semplicemente di un'informativa che l'amministratore delegato dava su un'operazione che, secondo lui, non necessitava di una nuova approvazione in quanto già ampiamente discussa e deliberata dal precedente consiglio, per la quale era stato dato mandato all'amministratore delegato di proseguire nell'operazione e di concluderla. Questo è quanto ricordo.
PRESIDENTE. Per il riguardo che si deve ad un organo così importante com'è il consiglio di amministrazione, lei pensa che si possa nascondere nella voce «varie ed eventuali» una vicenda così rilevante, anche a livello di comunicazione? La mia domanda non riguarda l'eventualità che Tommasi avesse l'obbligo di riferire o di
essere autorizzato, ma in presenza di una comunicazione di questo genere, credo che il rilievo imponesse di includerla specificatamente nell'ordine del giorno, non sotto la voce «varie ed eventuali», tranne nel caso in cui questa voce comprenda tutti gli argomenti su cui non si intenda discutere. Ecco la perplessità mia e della Commissione.
GUIDO ROSSI, Presidente pro tempore di STET. Il discorso è sempre lo stesso: il capo azienda aveva tutti i poteri di gestione; secondo quello che lui ha detto, c'era già stata una discussione a livello di consiglio di amministrazione e, per quanto ricordi io, altre questioni di grande rilevanza non vennero mai deliberate. Non credo che furono oggetto di delibera del consiglio di amministrazione altre acquisizioni fatte in quel periodo.
PRESIDENTE. Insomma, era una specie di monarchia assoluta...
GUIDO ROSSI, Presidente pro tempore di STET. Nella gestione dell'impresa sociale questo è il capo azienda, purtroppo.
PRESIDENTE. Ho detto monarchia assoluta per intenderci.
GUIDO ROSSI, Presidente pro tempore di STET. Certo. Nella gestione dell'impresa sociale è così, avendone i poteri. Il problema è se non ci sono altre deleghe.
PRESIDENTE. Ricorda i nomi dei consiglieri del tesoro e delle poste nella società da lei rappresentata?
GUIDO ROSSI, Presidente pro tempore di STET. Ricordo certamente il professor Izzo, che credo fosse stato indicato dal tesoro. Per quanto riguarda le poste mi rincresce, ma non ricordo il nome.
PRESIDENTE. Tralasciamo i nomi; questi consiglieri svolgevano una parte attiva durante i lavori oppure erano presenti per sentire ed eventualmente riferire?
GUIDO ROSSI, Presidente pro tempore di STET. Se ben ricordo, durante i dieci mesi della mia presidenza tutti i consiglieri svolsero in modo identico, o comunque analogo, una funzione partecipativa alle riunioni del consiglio di amministrazione. Non direi che avessero soltanto ed esclusivamente una parte passiva; se vuole una precisazione di carattere esclusivamente personale, ricordo che gli interventi del professor Izzo erano particolarmente accurati. La sua preparazione, essendo economista, lo spingeva spesso a discutere di varie questioni ed essendo in contatto, se ben ricordo, con alcuni professori americani nell'ambito delle telecomunicazioni, mostrò molte volte di essere estremamente preparato in quel settore.
PRESIDENTE. Le sono grato della risposta che ci presenta un professor Izzo a noi sconosciuto. Il professor Izzo che conosciamo noi ha dichiarato che partecipò senza intervenire e che si trovò nello spazio di cinque o sei minuti ad ascoltare velocemente la relazione sull'affare inserita sotto la voce «varie ed eventuali»
GUIDO ROSSI, Presidente pro tempore di STET. Mi scusi, presidente, ma ho parlato del professor Izzo in generale, non ricordo esattamente se quando il dottor Tommasi illustrò la vicenda di Telekom-Serbia, egli abbia parlato o no.
PRESIDENTE. Non le sto contestando che questi abbia detto cosa diversa da come lei lo rappresenta, le contesto la tipologia degli interventi del professor Izzo, che reputavamo particolarmente competente. Nel caso della Telekom-Serbia il professor Izzo non aprì bocca su niente perché, a quanto ci ha detto, ebbe conoscenza della questione ascoltando la relazione trattata sotto la voce «varie ed eventuali».
In quel momento rappresentava il Ministero del tesoro, cioè la proprietà: alla luce di quanto lei ha poc'anzi affermato, cioè di un professor Izzo che non ama il silenzio, che in ragione delle sue responsabilità ama approfondire i temi, intervenire,
conoscere e poi riferire, come spiega l'inattività assoluta del professor Izzo che dice «io c'ero ma è come se non ci fossi»? Che senso ha? Che spiegazioni dà lei? Era un atteggiamento del professor Izzo? Senza pretendere che lei si trasferisca nella mente del professor Izzo, vorrei sapere se il dovere istituzionale imponeva un intervento su questo oppure se Tommasi superava il Ministero del tesoro e faceva quello che voleva.
GUIDO ROSSI, Presidente pro tempore di STET. A mio giudizio, il problema non è tanto se Tommasi potesse superare il Ministero del tesoro - perché Tommasi non poteva superare gli azionisti -, quanto il fatto che secondo i miei ricordi e per come venne presentata la questione Telekom-Serbia, l'operazione era già fatta. Apparteneva alla passata gestione e in quel momento si trattava di concludere un iter, probabilmente molto lungo, che non riguardava il consiglio di amministrazione in carica, perché tutto era stato impostato e deliberato in precedenza.
PRESIDENTE. A questo punto, Tommasi si trova nelle condizioni di riferire velocemente dell'operazione come di un affare che sta per concludersi, di cui non ha dato conto a nessuno. Lo dico perché la materia coinvolgeva le competenze dei ministeri rappresentati e, quindi, il Tesoro e le Poste avevano il dovere di interloquire. Quando il tutto viene presentato come un'operazione significativa o che sta per compiersi, si ha il dovere di sentire preventivamente i vari ministeri? Quando lei precisa che Tommasi non aveva il potere di superare il Tesoro, le obietto: di fatto non superava i ministeri di rappresentanza?
GUIDO ROSSI, Presidente pro tempore di STET. Non so se Tommasi avesse parlato con i ministeri di competenza, non posso saperlo.
PRESIDENTE. Abbiamo appreso da chi lo rappresentava, in questo caso dal professor Izzo, perché l'altro non lo abbiamo ascoltato, che Tommasi non lo informò della vicenda di cui sentì parlare per la prima volta in quel consiglio di amministrazione dalla lettura veloce di cui le ho detto.
GUIDO ROSSI, Presidente pro tempore di STET. Forse, anche qui c'è una piccola, sottile distinzione giuridica da fare: Izzo e l'altra persona nominata dal Ministero delle poste erano due amministratori normali. In una società per azioni, come era STET a quell'epoca, non credo avessero il dovere particolare di informare il Tesoro o le Poste, non era loro compito. Pur nominati e designati dal Tesoro e dalle Poste, il loro compito era di fare gli amministratori della società, non di riferire; secondo me i canali di riferimento dovevano essere altri.
PRESIDENTE. Scusi, come si fa ad essere amministratore della società quando si ha un atteggiamento inerte, nel senso che si assiste alla lettura di una relazione? In una situazione del genere, la presenza del Tesoro si configurava come una vigilanza oppure era inerte?
GUIDO ROSSI, Presidente pro tempore di STET. Non so se vi siano stati dei rapporti tra l'amministratore delegato e il Tesoro, ammesso che dovesse esserci in quel momento un'informativa al Tesoro. Da quanto ricordo, questa operazione era iniziata molto tempo prima e se ne parlò il 6 giugno perché stava per concludersi.
Venne presentata come un'operazione in gestazione da moltissimo tempo; probabilmente il Tesoro era già stato informato, non lo so.
PRESIDENTE. Forte di quali appoggi Tommasi poteva fare quello che ha fatto?
GUIDO ROSSI, Presidente pro tempore di STET. Forte delle deleghe che aveva, altro non so.
PRESIDENTE. Doveva rendere conto di un'iniziativa assunta in regime assolutamente autonomo, disancorato da ogni controllo?
GUIDO ROSSI, Presidente pro tempore di STET. Non so se fosse disancorato da ogni controllo; bisognerebbe chiedere ai Ministeri del tesoro e delle poste se fossero stati informati.
PRESIDENTE. Forse si è distratto un attimo, dottor Rossi: ho detto che Izzo era presente in rappresentanza del Ministero del tesoro.
GUIDO ROSSI, Presidente pro tempore di STET. Mi perdoni, ho detto che Izzo era in rappresentanza del Ministero del tesoro in quanto designato da quel dicastero; non sono in grado di dire se i rapporti tra Izzo e il Ministero del tesoro fossero tali per cui il primo dovesse riferire continuamente quanto succedeva in consiglio di amministrazione.
PRESIDENTE. Se così non è, mi spieghi in che cosa consiste la rappresentanza, perché non riesco a capire
GUIDO ROSSI, Presidente pro tempore di STET. Presidente, non è un problema di rappresentanza bensì di designazione. I due soggetti erano stati designati.
PRESIDENTE. Erano stati designati per percepire un emolumento oppure per svolgere un ruolo?
GUIDO ROSSI, Presidente pro tempore di STET. Non perché avessero un ruolo, in quanto il Ministero del tesoro - secondo la legge o lo statuto, non ricordo - aveva diritto di indicare degli amministratori.
PRESIDENTE. Con quale funzione?
GUIDO ROSSI, Presidente pro tempore di STET. Con la funzione di amministratori.
GUIDO ROSSI, Presidente pro tempore di STET. Di partecipare alle riunioni del consiglio di amministrazione, come tutti gli altri amministratori.
PRESIDENTE. D'accordo, ma partecipare significa svolgere un ruolo di vigilanza oppure no, trattandosi di denaro pubblico?
GUIDO ROSSI, Presidente pro tempore di STET. Sono assolutamente d'accordo su questo, ma secondo il mio parere costoro non avevano una funzione diversificata o speciale rispetto a quella normale svolta da tutti gli amministratori.
PRESIDENTE. Dottor Rossi, si sente forse aggredito dalle mie domande?
GUIDO ROSSI, Presidente pro tempore di STET. Neanche per idea.
PRESIDENTE. Le ho posto la domanda perché c'è qualcuno che si è sentito aggredito. Se così fosse, mi autolimiterei.
GUIDO ROSSI, Presidente pro tempore di STET. Se do l'impressione di sentirmi aggredito è in virtù della professione di avvocato che svolgo, che a volte mi porta ad aggredire nelle risposte.
PRESIDENTE. Non contesto a lei le risposte, sto contestando a me stesso le domande.
GUIDO ROSSI, Presidente pro tempore di STET. Le ripeto che non mi sento affatto aggredito.
PRESIDENTE. Bene; continuiamo. Era a conoscenza del fatto che per concludere l'affare con la Serbia erano state pagate mediazioni consistenti al signor Gianni Vitali e al signor Dimitrijevic?
GUIDO ROSSI, Presidente pro tempore di STET. No.
PRESIDENTE. Vi erano precedenti in materia?
GUIDO ROSSI, Presidente pro tempore di STET. No, che io sappia.
PRESIDENTE. Lei ha dichiarato di non aver mai visto, in un'operazione di questo genere, l'acquirente che paga il consulente del venditore. Ricorda il passaggio?
GUIDO ROSSI, Presidente pro tempore di STET. È un principio di carattere generale.
PRESIDENTE. Queste ovvietà sono diventate materia di contestazione e noi di queste ovvietà ne abbiamo fatto legge. La SIN pagò una corposa parcella alla Nat West, società inglese che fornì una prestazione di consulenza ai serbi grazie alla quale il valore del cento per cento di Telekom-Serbia ebbe un forte rialzo rispetto a quanto valutato da UBS, consulente di Telecom Italia. Le chiedo: ha conoscenza di una valutazione gonfiata, perciò al rialzo, in rapporto al prezzo indicato dal consulente di fiducia, cioè la UBS?
GUIDO ROSSI, Presidente pro tempore di STET. No, non sapevo neanche che UBS fosse la prima consulente e che l'altra banca fosse la consulente esterna. Ripeto, non ne sapevo nulla.
PRESIDENTE. In ragione della sua competenza come giudica un comportamento siffatto?
GUIDO ROSSI, Presidente pro tempore di STET. Dal punto di vista astratto, di puro diritto, direi che è strano a meno che non sia previsto contrattualmente. È possibile che nell'ambito del contratto ci sia una parte che assume, a proprio carico, le spese della parte opposta. Questo dipende dal contratto: se è stato previsto, non vi è nulla di strano; se non è stato stipulato appare comunque non usuale.
PRESIDENTE. Possiamo definirlo strano e non usuale?
GUIDO ROSSI, Presidente pro tempore di STET. Strano e non usuale se non è nel contratto.
PRESIDENTE. Perfetto.
Dalla documentazione acquisita risulta che lei e Tommasi avreste dovuto firmare il contratto di acquisizione delle quote di Telekom-Serbia, ma in realtà la firma venne apposta solo da Tommasi; potrebbe spiegare il reale motivo per cui l'atto in questione venne sottoscritto solo dal Tommasi e non anche da lei?
GUIDO ROSSI, Presidente pro tempore di STET. Era un atto di gestione e non ho mai saputo che l'avrei dovuto firmare.
PRESIDENTE. Non era pronto ad andare a Belgrado, ma ci fu un disguido per cui lei non partì più?
GUIDO ROSSI, Presidente pro tempore di STET. Che tipo di disguido?
PRESIDENTE. Riferisce Tommasi in una intervista che dovevate partire assieme, ma ci fu un ritardo nella partenza e dato che lei aveva altri impegni non intese seguirlo. Ricorda il passaggio?
GUIDO ROSSI, Presidente pro tempore di STET. Non lo ricordo, ma certamente non andai in Jugoslavia. Avevo molto da fare e non avevo nessuna voglia di girare per il mondo.
PRESIDENTE. Poco fa le ho chiesto spiegazioni sulla funzione del professor Izzo e lei ha risposto che si trattava di una mera rappresentanza del Ministero. A noi risulta che lei venne nominato, all'unanimità si intende, presidente di Telecom Italia dopo la fusione, su proposta del consigliere Lucio Izzo, rappresentante del Ministero del tesoro. Ricorda questo particolare?
GUIDO ROSSI, Presidente pro tempore di STET. Non lo ricordo esattamente, ma ho una spiegazione da dare. Normalmente le proposte per le nomine e le cariche sociali vengono fatte dal consigliere anziano e credo che il professor Izzo fosse il consigliere anziano.
PRESIDENTE. Abbiamo posizionato il professor Izzo, il quale presenta la proposta che viene accolta all'unanimità. Dalla lettura degli atti risulta che lei, commosso, ringrazia e dichiara di accettare la carica.
GUIDO ROSSI, Presidente pro tempore di STET. Il «commosso» credo sia una clausola di stile; non mi commuovo così facilmente. Ho ringraziato perché è buona educazione.
PRESIDENTE. Agli inizi di novembre, lei scrive una lettera al Ministero del tesoro lamentando all'allora ministro l'insolita gestione dell'impresa pubblica da lei presieduta che, in realtà, presentava un capo azienda responsabile di tutto, oltretutto controllore-controllato (quest'ultima espressione l'ho aggiunta io, perché lei si limita a sottolineare la responsabilità globale). Ciò vanificava il ruolo del consiglio di amministrazione che risultava svuotato di tutti i poteri. Quali risposte ebbe dai vertici del Ministero del tesoro?
GUIDO ROSSI, Presidente pro tempore di STET. Credo che lei si riferisca alla lettera che scrissi al Ministero del tesoro prima di dimettermi, in cui ritenevo compiuta la mia opera in quanto la privatizzazione si era conclusa. In quello scritto ritenevo che la società, essendo ormai uscita dal settore delle imprese a partecipazione statale, dovesse darsi delle regole che oggi si chiamano di corporate and governance, le quali a mio parere erano assolutamente essenziali.
PRESIDENTE. Ricorda che lamentò l'esorbitanza di questi poteri?
GUIDO ROSSI, Presidente pro tempore di STET. Lamentai l'esorbitanza di questi poteri perché ritengo che, nell'ambito del diritto societario, l'eccessiva posizione assunta dagli amministratori delegati o dai chief executive officers come succede negli Stati Uniti, sia una delle cause della crisi della grande impresa. Era un problema di cultura societaria ed aziendale, anche di quelle a partecipazione statale.
PRESIDENTE. Ebbe mai modo di parlare e di confrontarsi con Agnes e Pascale in merito a come privatizzare il gruppo STET-Telecom Italia?
GUIDO ROSSI, Presidente pro tempore di STET. No.
PRESIDENTE. Era notoria la differenza di impostazione - chiamiamola anche di cultura - tra lei e Agnes e Pascale all'interno dei circoli di opinione che accompagnavano questa vostra attività?
GUIDO ROSSI, Presidente pro tempore di STET. All'interno dell'azienda credo che tutti i quadri importanti mi considerassero una persona assolutamente anomala.
GUIDO ROSSI, Presidente pro tempore di STET. Perché dovevo esercitare un compito che non era estremamente gradito: la privatizzazione fu sicuramente qualcosa di incisivo sulle strutture, ma anche non felicemente accettato.
PRESIDENTE. Insomma, ci furono delle resistenze.
GUIDO ROSSI, Presidente pro tempore di STET. Ci furono resistenze di tutti i generi.
PRESIDENTE. Il 6 giugno 1997 il consiglio di amministrazione di STET viene a conoscenza dell'operazione Telekom-Serbia. Secondo il quotidiano la Repubblica del 16 febbraio 2001 Tommasi di Vignano, cito, «bofonchia in modo confuso qualche spiegazione che vuole essere persuasiva e convincente tra lo sconcerto del presidente della STET, Guido Rossi». Ricorda questo suo sconcerto ed il «bofonchiare»?
GUIDO ROSSI, Presidente pro tempore di STET. No.
PRESIDENTE. Lei «fa qualche domanda, riceve mediocri risposte alquanto evasive e larghe nonché l'invito rifiutato di andare a Belgrado per la firma».
GUIDO ROSSI, Presidente pro tempore di STET. Da dove è preso il pezzo che ha citato?
PRESIDENTE. Dal quotidiano la Repubblica del 16 febbraio 2001 e non è stato mai smentito.
GUIDO ROSSI, Presidente pro tempore di STET. Lo «sbofonchiamento» mi pare difficile da smentire.
PRESIDENTE. Non dico lo «sbofonchiamento», ma l'invito rifiutato di andare a Belgrado per la firma.
GUIDO ROSSI, Presidente pro tempore di STET. Mi scusi, ma non prendevo ordini da Tommasi.
PRESIDENTE. Ho parlato di invito, non di ordini.
GUIDO ROSSI, Presidente pro tempore di STET. Neanche gli inviti! I miei rapporti con l'amministratore delegato non erano idilliaci, quindi i suoi inviti normalmente ricevevano un rifiuto.
PRESIDENTE. È stato tenuto al corrente dell'andamento delle trattative sull'ingresso della società greca OTE nell'operazione?
GUIDO ROSSI, Presidente pro tempore di STET. No.
PRESIDENTE. Durante quella riunione, qualcuno sollevò perplessità sulla bontà dell'operazione e, in particolare, sulla valutazione di Telekom-Serbia?
GUIDO ROSSI, Presidente pro tempore di STET. Non lo ricordo.
PRESIDENTE. Faccio un passo indietro (come diceva Dumas): perché i rapporti non erano idilliaci?
GUIDO ROSSI, Presidente pro tempore di STET. Non erano idilliaci intanto perché a me non piaceva la posizione del capo azienda, in virtù di ragioni esclusivamente culturali. La cultura di Tommasi era quella di un manager di indubbio valore cresciuto nell'ambito di un'azienda pubblica; la mia è una cultura di carattere diverso.
PRESIDENTE. Se Tommasi aveva una cultura pubblicistica, definiamola così, a differenza della sua che si caratterizza per l'attività professionale che svolge, Tommasi poteva andare in rotta di collisione con la privatizzazione, almeno sul piano culturale?
GUIDO ROSSI, Presidente pro tempore di STET. Sì.
PRESIDENTE. Lo chiedo perché stranamente venne scelto Tommasi al posto di due persone che all'attivo avevano un fatturato di prim'ordine, ma non erano vocati alla privatizzazione. Apprendo dalla sua lealtà che questo problema era un vulnus del Tommasi.
Per quanto a lei risulta, vi furono determinati soggetti istituzionali che concorsero alla decisione dell'acquisto aiutando, sponsorizzando o sollecitando Tommasi di Vignano all'acquisto di Telekom-Serbia?
GUIDO ROSSI, Presidente pro tempore di STET. Non lo so.
PRESIDENTE. Izzo ha dichiarato alla Commissione che Tommasi di Vignano parlò essenzialmente della struttura di comando di Telekom-Serbia, senza dire nulla del profilo economico e strategico dell'operazione. In realtà, dal verbale della riunione risulta invece che Tommasi espose diffusamente i termini dell'operazione, specie quelli di natura economica.
Personalmente propendo per la prima ipotesi, visto che in sei minuti tutte queste divulgazioni non possono essere consumate; ma questa è una mia valutazione che non conta niente, importante è il suo ricordo, professor Rossi.
GUIDO ROSSI, Presidente pro tempore di STET. Ricordo che l'illustrazione dell'operazione Telekom-Serbia da parte di Tommasi fu abbastanza dettagliata; lo stesso vale per i rapporti con OTE, la società greca, sotto il profilo economico.
PRESIDENTE. Non le chiedo di fare il cronometrista, ma lei propende per i sei-sette minuti riferiti da Izzo oppure vi fu un tempo più apprezzabile per l'illustrazione dell'iniziativa?
GUIDO ROSSI, Presidente pro tempore di STET. A distanza di sei anni mi è difficile ricordare la durata dei consigli di amministrazione. Su questo tema non so, non posso essere preciso, non sono in grado di dire se i minuti furono sette o quindici.
PRESIDENTE. Le risulta che i vertici istituzionali italiani fossero al corrente dell'operazione Telekom-Serbia?
GUIDO ROSSI, Presidente pro tempore di STET. Non lo so.
PRESIDENTE. Sa come fu finanziata l'operazione?
GUIDO ROSSI, Presidente pro tempore di STET. No.
PRESIDENTE. Quali altre partecipazioni estere sono state acquisite durante la sua presidenza?
GUIDO ROSSI, Presidente pro tempore di STET. Ci fu un'assunzione di partecipazione nell'impresa di telecomunicazioni cubana; se ben ricordo, c'era un diritto di opzione da parte di STET ad acquisire una parte della quota, o tutta la quota, sottoscritta da una società messicana, la quale, ad un certo punto, mise in vendita una parte della propria quota e l'acquisizione si concluse.
PRESIDENTE. Ricorda l'entità dell'acquisto?
GUIDO ROSSI, Presidente pro tempore di STET. No.
PRESIDENTE. Ricorda se furono pagate mediazioni?
GUIDO ROSSI, Presidente pro tempore di STET. No. Se fossero state pagate mediazioni, per il mio carattere non me lo avrebbe detto nessuno.
PRESIDENTE. Quindi, è possibile che le cose si facessero all'insaputa di chi aveva il potere di controllo?
GUIDO ROSSI, Presidente pro tempore di STET. Il potere ed il dovere di controllo con il capo azienda e con la lettera da me inviata al ministro del tesoro, spiega tante cose.
GUSTAVO SELVA. Scusi, ma non si è capita la risposta perché è stata pronunciata lontana dal microfono.
PRESIDENTE. Ha risposto che dati i poteri del capo azienda, sono fatti che sfuggono al controllo degli altri.
Nell'operazione che, per intenderci, chiameremo Cuba-Messico, ci sono punti di contatto con Telekom-Serbia? Le due operazioni sono omologabili oppure c'è difformità? Ci fu trattativa privata o asta pubblica?
GUIDO ROSSI, Presidente pro tempore di STET. Non lo so, l'unica osservazione che posso fare è che se avessi ricevuto l'invito di andare a Cuba, sarei partito; sarei andato molto più volentieri che in Serbia, però nessuno mi invitò ad andare a Cuba.
PRESIDENTE. Le sembra normale, consuetudinaria, anomala o originale l'acquisizione di Telekom-Serbia senza dar luogo ad un asta pubblica, ma insistendo per la trattativa privata, contrariamente al parere dei serbi? Come si sarebbe comportato lei?
GUIDO ROSSI, Presidente pro tempore di STET. Questo non può chiedermelo.
PRESIDENTE. La mia voleva essere un'insinuazione.
Era a conoscenza dell'incarico di mediazione conferito da Telecom Italia al conte Vitali e al professor Dimitrijevic? Certo, lei non conosce la mediazione pagata, ma sa se questi due signori sono stati presenti nell'operazione, sia pur per un certo periodo di tempo?
GUIDO ROSSI, Presidente pro tempore di STET. Non so neanche chi siano.
PRESIDENTE. Lei ha dichiarato che la gestione di STET da parte del capo azienda Tommasi era caratterizzata da una certa «opacità nei confronti del consiglio di amministrazione». Ha altresì dichiarato di essersi dimesso a causa di questo tipo di gestione; non è che avesse esaurito il compito assegnatole, c'erano intralci al compimento del compito e comunque vi era un regime di opacità, di oscurità. È così?
GUIDO ROSSI, Presidente pro tempore di STET. Presidente, mi consenta di precisare.
Mi sono dimesso il 28 novembre 1997 a privatizzazione già avvenuta, quindi il mio compito doveva ritenersi concluso. Quando venni nominato, il 30 gennaio 1997, dichiarai che ero presidente e che il mio compito consisteva esclusivamente nel giungere alla fusione tra STET e Telecom per procedere alla privatizzazione. Mi dimisi perché i nuovi soci ed il nuovo consiglio di amministrazione (il Tesoro si era liberato di quasi tutte le sue azioni attraverso la privatizzazione) continuarono a mantenere la stessa struttura di governo societario come quando la STET e la Telecom erano possedute dal Tesoro. Ritenevo questo assolutamente improponibile per una società privatizzata, che doveva essere una società a larga diffusione azionaria nel pubblico ed avere un governo societario diverso.
PRESIDENTE. Si lamentò con qualcuno di questa opacità?
GUIDO ROSSI, Presidente pro tempore di STET. Credo che lo sapessero tutti; credo che vi siano anche delle mie dichiarazioni rilasciate a quotidiani. In realtà, mi lamentavo della figura del capo azienda.
PRESIDENTE. Tra la fine di ottobre e l'inizio di novembre 1997 lei invia una lettera al ministro del tesoro dell'epoca sulla gestione di STET, da lei non condivisa: ricorda?
GUIDO ROSSI, Presidente pro tempore di STET. Sì.
PRESIDENTE. Può spiegare perché non la condivideva?
GUIDO ROSSI, Presidente pro tempore di STET. Non la condividevo per le ragioni già spiegate. Non la condividevo non dal punto di vista dei risultati; non ritenevo che il governo societario di una società così importante dovesse essere esclusivamente accentrato sulle deleghe, per la gestione dell'impresa sociale, nelle mani dell'amministratore delegato, come avviene con i CEO americani.
PRESIDENTE. Lei non sarebbe stato informato dell'accordo stretto da Tommasi con la società AT&T, tanto che si infuria e chiede di poter essere ricevuto dal ministro, il quale di fronte alle sue parole, sconsolato, allarga le braccia e dice di essere anche lui all'oscuro di tutto. Ricorda l'episodio?
GUIDO ROSSI, Presidente pro tempore di STET. Sì, è vero. Quando erano venuti
a Roma i responsabili della AT&T ero stato contattato come presidente della società ed avevo parlato con loro pur non entrando nei dettagli dell'operazione; poi non ne seppi più niente. Ritenevo che la cosa fosse di una certa importanza e, quindi, mi lamentai.
GUIDO ROSSI, Presidente pro tempore di STET. Il ministro condivise le lamentele e disse che non ne sapeva niente.
PRESIDENTE. Si lamentò anche con il dottor Draghi?
GUIDO ROSSI, Presidente pro tempore di STET. Mi lamentai certamente, ma non ricordo i particolari.
PRESIDENTE. Ricorda che risposta dette il dottor Draghi e come commentò questa vicenda? Come si atteggiò?
GUIDO ROSSI, Presidente pro tempore di STET. No, non lo ricordo.
PRESIDENTE. Conosce il professor Francesco De Leo?
GUIDO ROSSI, Presidente pro tempore di STET. Sì.
PRESIDENTE. Ha dichiarato alla Commissione di essersi sostanzialmente occupato, durante il suo mandato, della questione relativa alla AT&T, dando l'impressione che si sia trattato di un'operazione che presentava diversi profili di criticità. Può dire qualcosa in più su questo termine?
GUIDO ROSSI, Presidente pro tempore di STET. Non sono in grado di dirlo.
PRESIDENTE. Lei ha dichiarato di ritenere che Tommasi di Vignano avesse come referente il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Enrico Micheli.
GUIDO ROSSI, Presidente pro tempore di STET. So che erano molto amici.
PRESIDENTE. Come apprese questa notizia?
GUIDO ROSSI, Presidente pro tempore di STET. Credo me lo disse lo stesso dottor Tommasi. Tutti e due provenivano dallo stesso ceppo, cioè dall'IRI.
PRESIDENTE. Valutando le sue affermazioni, cioè che non vi erano rapporti idilliaci, Tommasi le disse questo per sentirsi più forte, per ostentare una sponsorizzazione importante?
GUIDO ROSSI, Presidente pro tempore di STET. Non penso. Credo che sapesse che questo tipo di ostentazione non avrebbe avuto nessuna presa su di me. Probabilmente me lo disse durante qualche discussione.
PRESIDENTE. Premesso che Micheli era sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, sa se vi fossero rapporti identici o analoghi con Prodi, allora Presidente del Consiglio?
GUIDO ROSSI, Presidente pro tempore di STET. Questo non me lo disse mai. Mi disse che per ragioni di consuetudine di lavoro conosceva molto bene ed era molto vicino a Micheli.
PRESIDENTE. La ringrazio e do la parola all'onorevole Zanotti.
KATIA ZANOTTI. A proposito dei suoi rapporti con Tommasi, lei ha spiegato bene la divisione dei ruoli e di funzioni tra il presidente e l'amministratore delegato; nel corso della sua audizione, il dottor Chirichigno ha evidenziato quella che lui considerava una strana anomalia - non ricordo se abbia utilizzato questo termine - circa il ruolo di Tommasi quale direttore generale di Telecom ed amministratore delegato di STET. Anche lei considera
un'anomalia il fatto di svolgere un ruolo importante in una società che ne controlla un'altra?
GUIDO ROSSI, Presidente pro tempore di STET. Se devo essere sincero, ma appartiene alla mia cultura giuridica, certamente è un'anomalia. Nella situazione dell'epoca e nell'ambito delle partecipazioni statali, non era affatto anomalo; d'altra parte, dato che la STET era la holding e la Telecom era la società operativa, il capo azienda doveva avere una funzione importante anche nella società operativa se voleva esercitare le deleghe all'interno dell'intero gruppo, in ordine alla gestione dell'impresa gruppo, non più delle singole società.
Credo che ciò si possa ripetere con la carta carbone per altre società a partecipazione statale.
KATIA ZANOTTI. La seconda domanda non è, forse, frutto di una mia competenza particolare. Lei è stato chiamato in STET per procedere alla fusione delle due società e poi alla privatizzazione: nella istruttoria del suo lavoro credo che, inevitabilmente, dovesse essere posta attenzione circa la presenza delle due società, in particolare di Telecom, nelle compartecipazioni... Insomma, è possibile che nel corso di questo lavoro di istruttoria lei non abbia avuto maggiori elementi di conoscenza circa la vicenda Telekom-Serbia? Lei ci dice di essere arrivato quando tutto era maturato, quando il percorso era ormai concluso, ma dopo questo percorso di acquisizione avviene la compartecipazione in Telekom-Serbia, vengono nominati i delegati di Telecom nella società, addirittura - se non ricordo male - si fa un contratto con il conte Vitali per sanare alcuni problemi di gestione legati, appunto, alla compartecipazione in Telekom-Serbia; insomma, di problemi ce ne sono prima e dopo. È possibile che nel corso del suo lavoro lei non abbia avuto la percezione né del prima né di quanto stava accadendo nella fase di sua presenza in STET?
GUIDO ROSSI, Presidente pro tempore di STET. No, assolutamente no. Però vi è anche un problema di date, a parte il discorso di carattere generale che ho già fatto. Il problema di date è che mi pare che l'assemblea della fusione sia del 30 aprile 1997, perché quello era il primo passo propedeutico alla privatizzazione. Quindi, il periodo tra il 30 gennaio e il 30 aprile è di tre mesi; in tre mesi per fare la fusione, certamente di istruttorie su ipotesi di eventuali affari che venivano trattati era estremamente difficile averne. Anche perché il vero problema della fusione era quello della concessione delle telecomunicazioni, che era in capo a Telecom e doveva passare in capo a STET, quindi era una problema soprattutto con il Ministero delle poste. Tra il 30 aprile ed il 6 giugno, evidentemente, avviene qualcosa per Telekom-Serbia che non fa parte di nessuna istruttoria che riguardi la fusione.
KATIA ZANOTTI. Io ho finito, presidente.
ALFREDO VITO. Professore, Pascale prima e poi Chirichigno ci hanno detto che Tommasi aveva i poteri di ordinaria amministrazione ed anche quelli di straordinaria amministrazione, salvo riferire al consiglio di amministrazione nella prima riunione. Lei conferma questo?
GUIDO ROSSI, Presidente pro tempore di STET. No, «salvo riferire» no.
ALFREDO VITO. Conferma che avesse poteri di ordinaria e di straordinaria amministrazione?
GUIDO ROSSI, Presidente pro tempore di STET. Aveva tutti i poteri per la gestione...
ALFREDO VITO. Doveva poi riferire al consiglio di amministrazione sull'uso di questi poteri, sulla gestione che poneva in essere?
GUIDO ROSSI, Presidente pro tempore di STET. Sì, riferiva, certo. Riferiva, in verità... Per questo prima avevo detto e spiegato cosa intendevo per opacità: riferiva quello che riteneva di dover riferire.
ALFREDO VITO. Quello che riteneva di dover riferire. Questo, ovviamente, con riferimento al consiglio di amministrazione del 6 giugno 1997 - in cui Tommasi venne ed illustrò, per sei minuti o per più di sei minuti, l'acquisto di Telekom-Serbia - sottintende una ratifica da parte del consiglio di amministrazione stesso?
GUIDO ROSSI, Presidente pro tempore di STET. Nossignore. Nossignore perché non ci fu alcuna delibera di ratifica. Le operazioni che venivano compiute in base a deleghe precise da parte dell'amministratore delegato non necessitavano di nessuna ratifica da parte del consiglio di amministrazione e le dirò di più: l'operazione Telekom-Serbia veniva fatta addirittura da una società controllata (non ricordo se di primo e di secondo grado), che era STET International Netherlands, la quale aveva i suoi organi. Io non so se Tommasi facesse parte anche del consiglio di amministrazione di questa società o meno. Comunque, non c'è dubbio che ratifiche non erano necessarie.
ALFREDO VITO. Siccome lui non aveva i poteri per decidere da solo questa operazione...
GUIDO ROSSI, Presidente pro tempore di STET. No, li aveva, come no! Li aveva almeno per due ragioni: una, perché aveva tutti i poteri di ordinaria e di straordinaria amministrazione; due, perché, addirittura, a quello che mi pare lui avesse riferito, una eventuale delibera, anche se ritenuta non necessaria, da parte del consiglio di amministrazione di STET era già stata presa l'anno precedente.
ALFREDO VITO. Pascale ci ha detto che non era possibile che un acquisto dell'importanza di Telekom-Serbia potesse essere fatto senza una preventiva valutazione positiva e, quindi, senza un preventivo consenso da parte di STET e che, a sua volta, l'azionista di riferimento, il Tesoro, ne doveva comunque essere informato. Ai tempi, disse Pascale, c'erano anche delle circolari che regolavano i rapporti tra il Ministero del tesoro, la holding, e le aziende del gruppo. Siccome queste circolari non erano venute meno - erano venuti meno alcuni degli amministratori, che, probabilmente, si opponevano a questo, ma non era venuta meno la prassi -, lei ha ben illustrato, e credo che abbiamo tutti capito, quali fossero i poteri del presidente della STET (poteri di rappresentanza all'esterno, di convocazione dell'assemblea dei soci e degli amministratori), ma certamente aveva anche un potere di verifica sul rispetto degli iter fissati tra Tesoro, STET e Telecom in ordine ad una operazione così importante.
GUIDO ROSSI, Presidente pro tempore di STET. Mi scusi, ma è la prima volta che io sento che esistevano delle direttive precise da parte del Ministero del tesoro. A me il ministro del tesoro mai lo disse e io non sono a conoscenza...
ALFREDO VITO. Non in riferimento a questa operazione, ma in genere ad operazioni che riguardavano la STET. Pascale questo ci ha detto.
GUIDO ROSSI, Presidente pro tempore di STET. Io di queste direttive è la prima volta che ne vengo a conoscenza. Non le ho mai avute. Il Ministero del tesoro non mi ha mai dato delle direttive di nessun genere, né ha mai chiesto a me di riferire qualcosa in base a specifiche direttive.
ALFREDO VITO. Quindi, lei non ritiene esatto che un acquisto dell'importanza di Telekom-Serbia, operato dalla Telecom, dovesse avere una preventiva approvazione da parte di STET, la quale, per le vie brevi o per le vie ufficiali, si sentiva con il Tesoro. Mi risponda a tratti, prima rispetto a STET.
GUIDO ROSSI, Presidente pro tempore di STET. Apparentemente, come le ho già
detto, Tommasi dichiarò che un precedente consiglio di amministrazione di STET aveva già approvato l'operazione e quindi questa era la chiusura finale.
ALFREDO VITO. Su questo fatto ci sono profonde incertezze. Il dottor Chirichigno addirittura non si riconosce nel verbale del consiglio d'amministrazione del febbraio 1996, ritiene che alcune espressioni in esso contenute non rispondano al vero. Il dottor Pascale non ricorda proprio che si sia parlato di questa questione. Quindi, vi è una parte che tende a dire che il 26 febbraio fu fatta almeno una minima informativa; invece, lei qui ci porta quello che altri hanno già detto, cioè che nel consiglio d'amministrazione del 6 giugno 1997 Tommasi diede questa informativa come parte finale, diciamo, della autorizzazione che egli già aveva. Lei non chiese di vedere la precedente delibera di STET? Quale presidente, rispetto ad una operazione importante non tanto dal punto di vista economico, quanto da quello della strategia politica (parliamo di una acquisto in Serbia, all'indomani dell'embargo, in una situazione che politicamente dal punto di vista della strategia aziendale presentata certo una serie di dubbi), non chiese cosa fosse stato detto, quale fosse il punto di riferimento precedente; non chiese di vedere il verbale del febbraio 1996, quali fossero le linee autorizzative lungo le quali ci si era mossi...
GUIDO ROSSI, Presidente pro tempore di STET. Posso risponderle con la massima franchezza: se avessi dovuto entrare in tutte le operazioni che facevano capo alle deleghe di Tommasi, probabilmente Telecom non sarebbe mai stata privatizzata. Io avevo altro da fare, purtroppo, e la gestione del gruppo era nelle mani di Tommasi.
ALFREDO VITO. Capita a tutti di avere tante cose da fare, ma questo, se mi consente, non giustifica, rispetto ad una operazione...
GUIDO ROSSI, Presidente pro tempore di STET. Mi perdoni: non capita a tutti di privatizzare un gruppo in dieci mesi, come è stato fatto. Con cinque assemblee e undici...
ALFREDO VITO. Questo è un merito indiscutibile, ma qui non stiamo parlando di questo.
GUIDO ROSSI, Presidente pro tempore di STET. È merito di chi ha lavorato. Gratuitamente, tra l'altro.
ALFREDO VITO. È un merito suo. Non so se abbia lavorato gratuitamente, comunque le fa onore.
GUIDO ROSSI, Presidente pro tempore di STET. Perché ritenevo che fosse una funzione pubblica.
ALFREDO VITO. Ma l'oggetto del nostro lavoro è un altro, è quello di indagare in ordine alla vicenda Telekom-Serbia. Su questo lei ci deve dire con precisione.
GUIDO ROSSI, Presidente pro tempore di STET. Ma io le ho risposto.
ALFREDO VITO. In una situazione in cui l'embargo è finito da poco, vi è ancora una crisi internazionale nei rapporti con la Serbia, non si conosce cosa succederà nel governo serbo, dunque, in un momento così delicato, viene presentata da Tommasi, in pochi minuti, la decisione di acquistare per 1.500 miliardi il 49 per cento di Telekom-Serbia e si fa riferimento, debbo ritenere generico riferimento, a questo punto, poiché lei dice che non fu vista la precedente delibera del consiglio di amministrazione... Siccome era subentrato da poco, anche per motivi di normale cautela, lei non ritenne di dover chiedere conto di questa delibera, di doverla esaminare? Non fu fatto niente di tutto questo?
GUIDO ROSSI, Presidente pro tempore di STET. Nossignore.
ALFREDO VITO. Né fu fatta una richiesta in ordine alla congruità del prezzo,
al modo in cui era stato determinato; fu dato per scontato. Se invece di parlare di 1.500 miliardi, ne avesse indicati 2.500, sarebbe passata lo stesso? Quale fu la procedura?
GUIDO ROSSI, Presidente pro tempore di STET. In verità, quando riferì che aveva trattato prima anche della questione economica, disse, se ben ricordo, che era stato ottenuto un prezzo particolarmente vantaggioso, ad esempio rispetto a quello che aveva pagato la OTE greca. Questo è un ricordo che ho. Il resto non lo so.
ALFREDO VITO. Quindi, lei conosce poco di questa vicenda.
GUIDO ROSSI, Presidente pro tempore di STET. Pochissimo.
ALFREDO VITO. In data 12 giugno 1997, lei invia una lettera di ringraziamento al giornale Financial Time per gli apprezzamenti che erano stati rivolti alla sua attività quale presidente della STET nel campo delle privatizzazioni. Lo ricorda?
GUIDO ROSSI, Presidente pro tempore di STET. Ricordo di aver scritto una lettera al Financial Time. Non ricordo che fosse una lettera di ringraziamento. Però, adesso, non lo ricordo...
ALFREDO VITO. A seguito di un articolo del Financial Time lei scrisse una lettera: questo lo ricorda?
GUIDO ROSSI, Presidente pro tempore di STET. Ricordo di aver scritto una lettera e ricordo anche come iniziava: dicendo che l'articolo del Financial Time era per me come una sorta di doccia scozzese. Questa è una cosa che mi ricordo, quindi non era, forse, una lettera di ringraziamento.
ALFREDO VITO. Comunque, in quella lettera - parliamo del 12 giugno 1997, quindi di sei giorni dopo quel consiglio d'amministrazione del 6 giugno in cui Tommasi riferì di Telekom-Serbia e lei, come ci dice, non sapeva molto - non solo accenna, ma tratta abbastanza diffusamente dell'acquisto di Telekom-Serbia. Lo ricorda?
GUIDO ROSSI, Presidente pro tempore di STET. Francamente, non ricordo. Ma, evidentemente, era perché il Financial Time aveva fatto prima delle osservazioni o dei commenti sull'acquisto di Telekom-Serbia e per questa ragione io risposi. Ma non ricordo.
ALFREDO VITO. E ricorda con precisione cosa rispose a proposito di Telekom-Serbia?
GUIDO ROSSI, Presidente pro tempore di STET. No, non ricordo.
ALFREDO VITO. Comunque, noi lo possiamo acquisire agli atti.
Veniamo alla sua nomina. Lei ha detto, rispondendo al presidente, di essere stato informato della sua nomina a presidente della STET dall'allora Presidente del Consiglio Prodi e dal ministro Ciampi. Cosa le dissero? Poi, abbiamo saputo che la nomina è stata fatta su proposta del consigliere anziano Izzo. Le fu detto come si sarebbe svolto il consiglio? «Non ti nominiamo noi, perché non è un atto del Governo, ovviamente. Vai lì e sarai nominato». Cosa le dissero con precisione? Non era un atto di competenza del Governo, quindi non potevano dire «noi ti nominiamo».
GUIDO ROSSI, Presidente pro tempore di STET. Certamente no.
ALFREDO VITO. Evidentemente, sapevano quello che sarebbe successo nel consiglio di amministrazione.
GUIDO ROSSI, Presidente pro tempore di STET. Esattamente.
ALFREDO VITO. Quindi, cosa le dissero con precisione?
GUIDO ROSSI, Presidente pro tempore di STET. La telefonata del Presidente Romano Prodi fu estremamente breve; mi disse: «Adesso vediamo, dopo aver tanto teorizzato sulle privatizzazioni, se è anche capace di farle. Noi abbiamo molta fiducia». Fu più lungo, invece, il colloquio con il ministro del tesoro e credo, anzi sono sicuro, che fosse presente anche il dottor Draghi, perché mi indicò quali erano - d'altra parte, io dovevo ancora accettare - gli scopi che dovevo perseguire. Erano, appunto, quello della fusione tra STET e Telecom e quello della privatizzazione.
ALFREDO VITO. Diciamo che le fu indicato un percorso.
GUIDO ROSSI, Presidente pro tempore di STET. Mi diedero un mandato preciso.
ALFREDO VITO. E le dissero: «Quelli di prima non volevano fare così. Noi abbiamo pensato di mettere lei al posto di quelli di prima, che non volevano fare così»?
GUIDO ROSSI, Presidente pro tempore di STET. No, non ricordo... Certamente, ripeto, la telefonata con Prodi fu brevissima e il ministro del tesoro non ricordo che ebbe a fare dichiarazioni sul precedente vertice.
ALFREDO VITO. Però le dissero che sarebbe stato nominato presidente ma che Tommasi avrebbe avuto molti più poteri di lei, molte più funzioni di lei? Non pare strano assegnare ad una persona un percorso difficile, complesso, nel quale lei ha trovato, come ci ha detto prima, una serie di resistenze, investirla di questa responsabilità quando, poi, i maggiori poteri erano stati attribuiti ad altra persona?
GUIDO ROSSI, Presidente pro tempore di STET. Mi scusi: io stesso non volli avere nessuna delega, perché andavo per procedere alla fusione ed alla privatizzazione e questo era uno scopo che era a latere rispetto a quello della gestione normale dell'impresa sociale. Quindi io non volevo nessuna delega. Questo capita in tutte le società a grandi dimensioni; è un problema di diritto societario.
ALFREDO VITO. Sta bene. Non ho altre domande.
GIAMPIERO CANTONI. Vorrei un chiarimento a proposito di una dichiarazione fatta dall'avvocato Francesca Petralia, che è responsabile del Corporate Finance legal affairs di Telecom, nel corso dell'audizione davanti a questa Commissione rispetto a quanto detto oggi dal professor Rossi, il quale ha indicato il consiglio d'amministrazione del 18 marzo 1996 come quello decisivo per l'operazione. L'avvocato Petralia, che ha dimostrato, nella sua audizione, di essere il dominus di questo affare, ha dichiarato, invece, che non è sicuramente quella del 18 marzo 1996 la data nella quale è stata presa la decisione. Chiedo, dunque, al professor Rossi di riflettere attentamente se si tratti veramente della data del 18 marzo 1996.
GUIDO ROSSI, Presidente pro tempore di STET. Io non posso avere indicato la data del 18 marzo 1996, perché a quella data io non c'ero. Non posso sapere di quello che è avvenuto in un periodo in cui non c'ero. Io so solo che Tommasi ha detto che l'operazione era stata autorizzata precedentemente alla nostra nomina, quindi prima del 30 gennaio 1997.
GIAMPIERO CANTONI. Questo è il punto.
GUIDO ROSSI, Presidente pro tempore di STET. Quando, io non lo so.
GIAMPIERO CANTONI. Dato che ripetutamente è stato indicato che l'operazione era stata decisa precedentemente, l'avvocato Petralia ha detto che non era stata decisa precedentemente, perché la data del 18 marzo 1996 non era una data di decisione. Quindi, la delibera è successiva. Lo dico perché non vorrei avere poi necessità di chiarire ancora questo aspetto.
Ai commissari risulta che la decisione non sia stata assunta in quella data ma successivamente; tanto che la Petralia dice: «sicuramente non era la data del 18 marzo 1996, perché mi sembra troppo lontana, la più lontana nel tempo». Quindi, è una decisione che deve avvenire su proposta di Tommasi e di Guido Rossi, oppure va chiarito quando è stata assunta questa decisione strategica, di acquisizione - questi cinque-sei minuti di cui parla il professore Izzo - e si deve analizzare quale sia veramente il verbale. A noi risulta che i poteri per la chiusura di questo accordo erano conferiti al presidente e a Tommasi; tanto è vero che risulta anche che il viaggio fosse stato organizzato per la firma da parte del presidente Rossi, il quale invece, nel giorno fissato, per un disguido o un ritardo, era già partito per Torino e, non potendo modificare i suoi impegni, invitò Tommasi a firmare, avendo gli stessi poteri del presidente. Poiché tutto ciò è a verbale, ritengo valga la pena di chiarire questo aspetto.
Vorrei aggiungere che l'avvocato Petralia è venuta preparatissima, con un atteggiamento molto sicuro, per cui la sua affermazione che la decisione sia non del 18 marzo 1996 ma successiva fa sorgere il dubbio che l'affare sia stato deliberato durante la presidenza della professor Guido Rossi, su proposta di Tommasi.
GUIDO ROSSI, Presidente pro tempore di STET. Neanche per idea. Lo posso negare nel modo più categorico. Altrimenti, ci sarebbe un verbale di consiglio... Può anche essere che in un verbale di consiglio vi sia l'ipotesi della firma finale per cui si danno disgiuntamente i poteri anche al presidente: questo non lo ricordo, ma se c'è va benissimo. Ma non che vi sia stata una seduta di consiglio d'amministrazione, delle undici che si sono svolte dal 26 febbraio al 28 novembre, in cui, oltre a quella del 6 giugno, si sia discussa e approvata l'operazione.
GIAMPIERO CANTONI. Però, probabilmente, varrebbe la pena di...
GUIDO ROSSI, Presidente pro tempore di STET. Certo, ma credo che la Commissione abbia tutti verbali del consiglio di amministrazione.
GIAMPIERO CANTONI. L'avvocato Petralia fa questa dichiarazione; quindi, se lei è in grado di confermare che non è avvenuto sotto la sua presidenza, ciò fa chiarezza.
GUIDO ROSSI, Presidente pro tempore di STET. Non c'è nessuna riunione di consiglio d'amministrazione sotto la mia presidenza - e vorrei che questo fosse molto chiaro - in cui si esamina e si delibera di dare corso all'operazione di acquisizione di Telekom-Serbia. Questo lo nego nel modo più assoluto.
GIAMPIERO CANTONI. Cioè non esiste questa delibera.
GUIDO ROSSI, Presidente pro tempore di STET. Non può esistere, perché non c'è mai stata.
GIAMPIERO CANTONI. Perché è stata presa precedentemente.
GUIDO ROSSI, Presidente pro tempore di STET. Secondo quello che ha detto Tommasi, sì.
GIAMPIERO CANTONI. Ma questo è un punto fondamentale.
GUIDO ROSSI, Presidente pro tempore di STET. Ho capito. Ma io cosa ci posso fare!
GIAMPIERO CANTONI. Il mio dovere è quello di cercare di chiarire.
GUIDO ROSSI, Presidente pro tempore di STET. Il mio è quello di rispondere la verità. Ma cosa ci posso fare se una persona dice una cosa e poi non è così?
PRESIDENTE. Senatore Cantoni, ha finito?
GIAMPIERO CANTONI. Sì, presidente.
ALESSANDRO FORLANI. Professor Rossi, sotto la sua presidenza venne esaminata, in qualche riunione del consiglio d'amministrazione, la documentazione relativa al contratto di acquisizione di Telekom-Serbia: documenti giustificativi, documenti esplicativi?
GUIDO ROSSI, Presidente pro tempore di STET. No. Non a mia memoria.
ALESSANDRO FORLANI. Si è accertato che la firma del contratto fosse stata validamente apposta?
GUIDO ROSSI, Presidente pro tempore di STET. Se ricordo bene, quando Tommasi ne parlò nel consiglio d'amministrazione del 6 giugno l'operazione non era ancora stata chiusa. Egli disse che stava per chiuderla.
ALFREDO VITO. Fu chiusa qualche giorno dopo.
GUIDO ROSSI, Presidente pro tempore di STET. Quando io avrei dovuto essere a Belgrado e invece sono andato a Torino!
ALESSANDRO FORLANI. Quindi non ci fu un accertamento di questo tipo.
GUIDO ROSSI, Presidente pro tempore di STET. No.
ALESSANDRO FORLANI. Erano state rispettate le procedure in ordine al conferimento dei poteri a Tommasi per concludere questo contratto?
GUIDO ROSSI, Presidente pro tempore di STET. Mi scusi: Tommasi li aveva già.
PRESIDENTE. La fase cronologica successiva.
ALESSANDRO FORLANI. Certo, certo. Erano state rispettate le procedure sulle autorizzazioni ministeriali? Cioè, è erano richieste autorizzazioni ministeriali per questo tipo di acquisizioni da parte di una società a partecipazione statale?
GUIDO ROSSI, Presidente pro tempore di STET. Non lo so. Non so se fossero necessarie autorizzazioni ministeriali e di che tipo. Penso che siano state richieste, se erano necessarie, ma non lo so.
ALESSANDRO FORLANI. Per quale motivo non si rilevò l'incongruenza del pagamento in contanti, quando vi furono pagamenti in contanti di provvigioni o, mi pare, di una parte...
GUIDO ROSSI, Presidente pro tempore di STET. Di questo io non so assolutamente niente.
ALESSANDRO FORLANI. È inutile, allora, che le chieda quale motivo avrebbe avuto il versamento delle somme per mediazioni sia al facilitatore, sia al mediatore del venditore o per quale motivo non si verificò la possibilità di dividere con il venditore la mediazione. Le chiedo, invece, se lei avrebbe speso 900 miliardi per l'acquisto di una quota di minoranza in una società che avrebbe poi introitato moneta non convertibile, dal momento che il dinaro iugoslavo non era, all'epoca, moneta convertibile.
GUIDO ROSSI, Presidente pro tempore di STET. La business judgement rule è difficilmente applicabile, non lo so!
ALESSANDRO FORLANI. La ringrazio. Non ho altre domande.
ENRICO NAN. Formulerò solo pochissime e rapide domande. Professore, lei ebbe occasione di parlare con Tommasi dell'autorizzazione che era stata precedentemente rilasciata? Mi spiego meglio: in quale occasione Tommasi disse che vi era stata un'autorizzazione precedente all'operazione Telekom-Serbia?
GUIDO ROSSI, Presidente pro tempore di STET. Credo che ne accennasse nel consiglio d'amministrazione del 6 giugno.
ENRICO NAN. La mia domanda tendeva proprio a chiarire questo.
GUIDO ROSSI, Presidente pro tempore di STET. Ho questo ricordo vago, ma non è neanche così...
ENRICO NAN. Formulo meglio la domanda. Ebbe altre occasioni per parlare...
GUIDO ROSSI, Presidente pro tempore di STET. No.
ENRICO NAN. Quindi, lei parlò con Tommasi solo in quella occasione.
GUIDO ROSSI, Presidente pro tempore di STET. Di Telekom-Serbia...
ENRICO NAN. Fuori da quel consiglio d'amministrazione lei non ne parlò mai.
GUIDO ROSSI, Presidente pro tempore di STET. No, perché io non mi occupavo per nulla di...
ENRICO NAN. Con Izzo ebbe occasione di parlare dell'operazione Telekom-Serbia?
GUIDO ROSSI, Presidente pro tempore di STET. Non credo proprio. No.
PRESIDENTE. Mi scusi se intervengo, presidente Nan, ma desidero chiarire che la domanda non si riferisce soltanto ai siti istituzionali, cioè ai consigli amministrazione, ma anche a degli scambi di opinione amichevoli.
ENRICO NAN. Certo, anche fuori dal consiglio. Probabilmente avrete avuto dei contatti anche fuori del consiglio, avrete parlato, sarete andati qualche volta a colazione insieme, vi sarete incontrati ed avrete parlato delle operazioni più importanti che in quel periodo erano in essere.
GUIDO ROSSI, Presidente pro tempore di STET. A colazione credo di no.
ENRICO NAN. In ufficio, magari.
PRESIDENTE. Che Izzo apra la bocca è difficile!
ENRICO NAN. Finora, abbiamo sempre parlato di incontri ufficiali, ma possono esservi state occasioni informali.
GUIDO ROSSI, Presidente pro tempore di STET. Mi pare ci sia ancora, forse, un equivoco che non ho chiarito bene. Il problema di una preventiva autorizzazione da parte del consiglio di amministrazione di STET è qualcosa di superfluo, perché Tommasi comunque per fare quell'operazione aveva tutti i poteri. Punto e a capo.
ENRICO NAN. Lei è sicuro di quello che dice.
GUIDO ROSSI, Presidente pro tempore di STET. Sono sicurissimo di quello che dico, perché Tommasi aveva tutti i poteri della gestione sociale.
ENRICO NAN. È sicuro che non aveva solo poteri in via d'urgenza?
GUIDO ROSSI, Presidente pro tempore di STET. Per quello che ricordo io, no.
ENRICO NAN. È sicuro che non c'era un limite di spesa nell'ambito delle deleghe? Poteva fare liberamente qualsiasi spesa, senza alcun limite di tetto?
PRESIDENTE. Professore, è importante che rifletta un momento, perché lei sa che per le operazioni IRI c'era un limite di spesa.
GUIDO ROSSI, Presidente pro tempore di STET. Bisognerebbe vedere... Però è difficile rispondere... Ma se ci sono dei limiti di potere alle deleghe di Tommasi, sono scritti. Io non ricordo.
ENRICO NAN. La mia domanda trae origine dal fatto che è stato lei a dire che non c'era bisogno di una delibera perché Tommasi non aveva alcun limite. Allora, io le chiedo se ne è sicuro, se ha letto queste deleghe.
GUIDO ROSSI, Presidente pro tempore di STET. Bèh, certo. Poi il 6 giugno vennero confermate. È per questo che, poi, l'operazione Telekom-Serbia andò nelle cosiddette «varie ed eventuali», perché ci fu la conferma dei poteri del presidente, del vicepresidente e dell'amministratore delegato.
ENRICO NAN. Quindi, in quella occasione si...
GUIDO ROSSI, Presidente pro tempore di STET. Si riconfermarono tutti i poteri...
ENRICO NAN. Ma le deleghe vennero esplicitate nell'occasione del 6 giugno 1997?
GUIDO ROSSI, Presidente pro tempore di STET. C'erano già le deleghe precedenti. Vennero riconfermate le deleghe precedenti.
ENRICO NAN. Le faccio questa domanda perché, invece, risulta che in precedenza ci fossero dei limiti di spesa. Ovviamente, se le faccio la domanda è perché abbiamo dei riscontri.
PRESIDENTE. Limiti di legge. Non limiti che si erano dati così, amichevolmente.
ENRICO NAN. Invece, lei oggi sostiene che Tommasi poteva fare tutto ciò che voleva, senza alcun limite, né dal punto di vista del tetto di spesa, né da quello della possibilità di assumere un provvedimento magari solo in via d'urgenza.
GUIDO ROSSI, Presidente pro tempore di STET. Ma questa era una acquisizione... Perché prima avete parlato di 49 per cento? Io avevo in mente 29 per cento.
ENRICO NAN. Una parte è stata poi girata a OTE, ma la trattativa iniziale era per il 49 per cento. È un altro mistero, come dice il presidente.
Quindi, ricapitolando, la mia domanda è precisa: lei ha oppure no una ricordo preciso per quanto riguarda le deleghe?
GUIDO ROSSI, Presidente pro tempore di STET. Io credevo di avere un ricordo preciso. Lei mi sta facendo venire dei dubbi.
ENRICO NAN. Questo famoso consiglio d'amministrazione del 6 giugno 1997...
PRESIDENTE. Mi scusi, ma non è ancora stato esaurito il tema su cui insiste anche il presidente: il limite di spesa era un fatto oggettivo - direi -, istituzionale; voi potevate spingervi sino ad una certa somma, dopo di che doveva essere informato l'IRI e, quindi, la vostra azienda doveva essere autorizzata per il di più. Lei ha ricordo di questo?
GUIDO ROSSI, Presidente pro tempore di STET. No. Purtroppo no.
ENRICO NAN. Lei ha ricordo se c'è la necessità di informativa ai ministeri competenti in presenza di delibere importanti come questa?
GUIDO ROSSI, Presidente pro tempore di STET. Informative ufficiali non ricordo... No. Ufficiose, forse sì.
ENRICO NAN. Il consiglio d'amministrazione del 6 giugno 1997 è molto importante: lei ricorda se si parlò dei rapporti con l'OTE?
GUIDO ROSSI, Presidente pro tempore di STET. L'OTE era la società greca. Sì, ricordo che si parlò. Cioè, ne parlò Tommasi.
ENRICO NAN. Ricorda se si parlò di un rischio paese, ovviamente in relazione alla Serbia, considerato il momento politico internazionale molto particolare?
GUIDO ROSSI, Presidente pro tempore di STET. No, questo non lo ricordo.
ENRICO NAN. Ricorda se si parlò della congruità del prezzo, considerata l'importanza della spesa che si stava facendo?
GUIDO ROSSI, Presidente pro tempore di STET. Ricordo che l'amministratore delegato dichiarò che il prezzo era congruo e che aveva avuto anche delle consulenze al riguardo.
ENRICO NAN. Ma ricorda se qualcuno fece qualche domanda, se ci fu un dibattito? Mi spiego meglio: fu un informativa o ci fu anche un contraddittorio, una discussione?
GUIDO ROSSI, Presidente pro tempore di STET. No, fu un'informativa. Non credo che...
ENRICO NAN. Quindi, di fronte ad una situazione di questo genere, nessuno in quell'occasione fece una domanda. Nessuno ebbe qualche curiosità, qualche dubbio.
GUIDO ROSSI, Presidente pro tempore di STET. Probabilmente delle domande vennero fatte, però non ci fu un grande dibattito.
ENRICO NAN. Però un po' di dibattito ci fu. Lei ricorda?
GUIDO ROSSI, Presidente pro tempore di STET. Probabilmente ci fu qualche domanda, ma non ricordo esattamente. Le devo dire che il problema Telekom-Serbia è un problema che ha avuto un'importanza successiva; allora, francamente, non aveva grande importanza nell'ambito della internazionalizzazione del gruppo. Era molto più importante...
ENRICO NAN. Si trattava comunque della spesa di 1.500 miliardi.
GUIDO ROSSI, Presidente pro tempore di STET. Non discuto, ma c'erano state altre acquisizioni, di altro genere. Era molto importante il tentativo di accordo con l'AT&T e tutti rimproveravano - ecco, forse, la lettera al Financial Time - il fatto che Telecom fosse un mastodonte seduto, che non si apriva ad esperienze internazionali e così via. È solo dopo che questo problema di Telekom-Serbia è comparso.
ENRICO NAN. Un'ultima domanda, alla quale può rispondere in base alla sua esperienza. In occasione di operazioni di questo livello, in genere, i ministeri competenti venivano informati o si faceva tutto a loro insaputa?
GUIDO ROSSI, Presidente pro tempore di STET. È difficile rispondere. Non lo so. O erano operazioni che dovevano essere approvate anche dei ministeri competenti, e allora...
ENRICO NAN. La domanda è se venissero informati indipendentemente dalle esigenze procedurali.
GUIDO ROSSI, Presidente pro tempore di STET. Certamente io non informavo...
ENRICO NAN. Mi scusi. Lei riceve da Prodi una telefonata con la quale viene informato che sarà nominato e mi sembra una cosa corretta che chi la designa la chiami: fin qui, tutto normale. È ovvio che questo significa che c'è una parte politica che decide chi va ad amministrare una società importante. Dunque, in qualche modo un rapporto si crea...
PRESIDENTE. È un rapporto istituzionale.
ENRICO NAN. Un rapporto si tiene e si deve tenere proprio perché chi è stato nominato, nel momento in cui viene a conoscenza di questioni importanti o vengono poste in essere delibere importanti, sente di avere il dovere istituzionale di riferire, a volte, ogni tanto. Questo non accadeva con la STET?
GUIDO ROSSI, Presidente pro tempore di STET. Le devo dire che, per esempio, il Presidente del Consiglio Prodi in dieci mesi l'ho visto una volta sola. Quindi, evidentemente, non avevo nessun rapporto.
ENRICO NAN. Dopo la sua nomina.
GUIDO ROSSI, Presidente pro tempore di STET. Dopo la mia nomina. Nei dieci mesi in cui sono stato nominato. L'ho visto una volta sola.
ENRICO NAN. Ci sarà stata al ministero qualche persona di collegamento alla quale lei, in occasione di alcune esigenze, poteva rivolgersi.
GUIDO ROSSI, Presidente pro tempore di STET. No, con la Presidenza del Consiglio io non avevo nessun rapporto.
ENRICO NAN. Con quali ministeri aveva rapporti?
GUIDO ROSSI, Presidente pro tempore di STET. Ho avuto rapporti con il Ministero delle poste e telecomunicazioni, perché c'era un problema estremamente delicato ed importante ai fini della fusione: la concessione era stata data a Telecom Italia e non a STET e siccome l'incorporante era STET, che poi è diventata Telecom, la concessione doveva essere trasferita. Questo era un grosso problema di carattere giuridico-amministrativo. Fu un vero problema e dunque per questo motivo ebbi moltissimi rapporti con il Ministero delle poste e telecomunicazioni, ma sempre agli effetti della fusione. Poi con il Ministero del tesoro, ma mai su questioni che riguardassero la gestione del gruppo: sempre ed esclusivamente per quello che riguardava i due compiti che io mi ero assunto.
PRESIDENTE. Professore, quando venne nominato?
GUIDO ROSSI, Presidente pro tempore di STET. Il 30 gennaio 1997.
PRESIDENTE. Con il permesso del senatore Cantoni, rafforzo la domanda che evocava l'avvocato Petralia. Le riferisco talune date in cui si parlò, nel consiglio di amministrazione, della vicenda Telekom-Serbia: 18 marzo 1996, e lei non c'era; 5 giugno 1997 e lei c'era.
GUIDO ROSSI, Presidente pro tempore di STET. Il 5 giugno no; è il 6 giugno 1997 che si svolge il famoso consiglio di amministrazione in cui se ne parla.
PRESIDENTE. Attenzione: il 18 marzo 1996 si svolge il consiglio di amministrazione di Telecom; il 5 giugno 1997 si ha il consiglio di amministrazione di SIN; il 6 giugno 1997 c'è il consiglio di amministrazione di STET; il 9 giugno 1997, il consiglio di amministrazione di STET International.
Lei è presente solo il 6 giugno 1997 perché c'era il consiglio di amministrazione di STET; c'è un'attività frenetica, non è che la questione passi sotto silenzio come finora si vorrebbe far credere, non da parte sua ovviamente. Si riuniscono quattro organismi in quattro date diverse e, quindi, si parla di Telekom-Serbia.
GUIDO ROSSI, Presidente pro tempore di STET. Sono assolutamente d'accordo su questa sua osservazione, la verità è che io non ero presente in nessuno di quegli organismi.
PRESIDENTE. Credo però che circolassero delle voci sull'acquisto, dato che se ne occuparono quattro organismi diversi, ma contigui.
GUIDO ROSSI, Presidente pro tempore di STET. Sono contigui, ma ognuno per fatti propri. Se ne parla a livello di consiglio di amministrazione.
PRESIDENTE. Se ognuno dei quattro organismi era composto di più persone, è facile che sia circolata una voce, che sia
stata scambiata un'opinione, che sia girata un'indiscrezione, che se ne sia parlato in corridoio, qualcosa si è saputo o era tutto carbonaro?
GUIDO ROSSI, Presidente pro tempore di STET. Apprendo ora che si sono svolti i consigli di amministrazione di SIN e di Telecom International.
PRESIDENTE. La parola al collega Selva.
GUSTAVO SELVA. Professor Rossi, ho la colpa o il merito di aver sollevato questa questione a livello parlamentare. I nostri interlocutori governativi, cioè il ministro Dini ed il sottosegretario Fassino, hanno adottato un sistema per rispondere che somiglia a quello da lei illustrato e che potrebbe essere sintetizzato in un apologo: io non c'ero, se c'ero dormivo, se non dormivo pensavo ad altro! Insomma, non si sa chi abbia adottato questa decisione! Dunque, o si tratta di una gestione fatta di monadi oppure è una gestione fatta di parallele che, com'è noto, nonostante la forzature del compianto onorevole Moro, si incontrano solo all'infinito; altrimenti ci deve essere qualcuno in questa operazione, che, per quanto sottovalutata rispetto al tema generale delle privatizzazioni, comportava un esborso di 1500 miliardi.
In questi consigli di amministrazione c'era un'autorità - salva la parte riguardante l'aspetto di politica internazionale, per il quale dagli ambasciatori abbiamo avuto risposte esattamente corrispondenti all'apologo da me citato -, nel senso che c'era il rappresentante del Ministero del tesoro; lei con Prodi ha parlato una sola volta, mentre con il ministro Ciampi ha parlato pochissimo...
GUIDO ROSSI, Presidente pro tempore di STET. Questo non l'ho detto.
GUSTAVO SELVA. D'accordo, lei ha detto di aver parlato.
Il rappresentante del Ministero del tesoro, presente all'interno del consiglio di amministrazione, dava delle direttive? Non le dava? Perché è stato in silenzio? Si tratta di un interrogativo al quale non è stata data ancora una risposta soddisfacente. Mi vuole aiutare a riportare culturalmente una opinione diversa da quella data dal ministro Dini e dal sottosegretario Fassino al Parlamento ed ai giornali, secondo cui hanno appreso tutto dai giornali iugoslavi, non avendo avuto conoscenza di nulla in precedenza?
GUIDO ROSSI, Presidente pro tempore di STET. Inizio dall'apologo: se c'ero non dormivo, glielo assicuro. La verità è che non c'ero!
Tra gli apologhi citati, il più rilevante è quello delle monadi. Era un sistema fatto di monadi, in cui le referenze erano fuori dai canali strettamente ufficiali. Il fatto che io non abbia mai saputo niente - perché mi occupavo di altre cose - né dei consigli di amministrazione di Telecom International, né della SIN rientra assolutamente nella norma di quel sistema di partecipazione statali.
Se i ministri o chi abbia un incarico politico conoscano così bene la lingua da leggere i giornali iugoslavi, nulla posso dire.
PRESIDENTE. La parola al senatore Chirilli.
FRANCESCO CHIRILLI. Professore, nei consigli di amministrazione di tutte le società che si rispettino vengono predisposti dei pre-verbali: in questo caso, ci fu un pre-verbale al consiglio di amministrazione del 6 giugno 1997?
GUIDO ROSSI, Presidente pro tempore di STET. Non è vero che vi siano i pre-verbali in tutti i consigli di amministrazione. Probabilmente ci fu, anche perché avevo sempre richiesto che i consiglieri fossero informati; d'altronde svolgendo undici consigli di amministrazione in dieci mesi...
FRANCESCO CHIRILLI. Non sentì il bisogno di contattare il rappresentante del ministero, o qualcuno dei ministeri competenti, per acquisire il loro parere?
GUIDO ROSSI, Presidente pro tempore di STET. Non rientrava nelle mie funzioni il fatto di contattare per ogni argomento proposto, non all'ordine del giorno, e non per ogni delibera.
FRANCESCO CHIRILLI. Lei è stato presidente della CONSOB, che ha fatto due pesanti rilievi su questo contratto; la Telecom come si sarebbe dovuta comportare in questo caso?
GUIDO ROSSI, Presidente pro tempore di STET. A me la CONSOB non ha mai fatto alcun rilievo, né durante la mia presidenza, né dopo.
FRANCESCO CHIRILLI. Li ha fatti successivamente.
GUIDO ROSSI, Presidente pro tempore di STET. Per quello che riguarda me, no!
FRANCESCO CHIRILLI. Ce ne sono stati due pesanti e le spiego le ragioni. Innanzi tutto, non sono state rispettate le procedure interne Telecom Italia all'epoca vigenti per il conferimento degli incarichi di consulenza e non vi è stata evidenza del servizio reso.
GUIDO ROSSI, Presidente pro tempore di STET. Abbia pazienza, ma questo non è un problema del consiglio!
FRANCESCO CHIRILLI. Inoltre, osservava che l'attività della Mak - che produceva cibo per animali - non appariva coerente con il tipo di prestazione oggetto della consulenza. La domanda è la seguente: Telecom come si sarebbe dovuta comportare di fronte a due rilievi del genere? Non all'epoca della sua presidenza, ma anche in seguito.
GUIDO ROSSI, Presidente pro tempore di STET. Si sarebbe dovuto verificare chi non aveva rispettato la normativa interna. Poiché il rispetto delle normative interne competeva all'amministratore delegato, l'intero consiglio di amministrazione non c'entrava nella. La nomina dei consulenti non è fatta dai consigli di amministrazione.
FRANCESCO CHIRILLI. La ringrazio.
PRESIDENTE. Ringrazio il professor Rossi e i colleghi intervenuti e dichiaro conclusa l'audizione.
La seduta termina alle 16.
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