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Seduta del 4/12/2002


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Audizione del ministro per l'innovazione e le tecnologie, ingegner Lucio Stanca.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sul funzionamento e sulle modalità di gestione dell'anagrafe tributaria, l'audizione del ministro per l'innovazione e le tecnologie, ingegner Lucio Stanca.
Ricordo che si tratta dell'ultima audizione prevista nell'ambito dell'indagine conoscitiva prima della predisposizione - nel corso della prossima seduta - dello schema di documento conclusivo. L'audizione odierna intende in particolare approfondire problematiche concernenti le utilità del sistema gestito dalla Sogei che potranno essere utilizzate nell'ambito di un sistema informatico complessivo della pubblica amministrazione. Allo stesso tempo, ove possibile, potranno essere verificati i rapporti tra la carta nazionale dei servizi e la carta di identità elettronica, come già emerso nel corso di audizioni precedenti.
Do quindi la parola al ministro per l'innovazione e le tecnologie, ingegner Lucio Stanca, che ringrazio per la sua partecipazione e la disponibilità a seguire, in questi mesi, i lavori della nostra Commissione.

LUCIO STANCA, Ministro per l'innovazione e le tecnologie. Signor presidente, onorevoli parlamentari, desidero innanzitutto ringraziarvi per questo invito a fornire il mio parere sui temi dell'anagrafe tributaria.
Rispetto a cinque mesi fa, data della mia precedente audizione, abbiamo uno scenario completamente diverso, caratterizzato dal fatto che la Sogei è stata acquistata al 100 per cento dal Ministero dell'economia e delle finanze, come da me prefigurato in quella occasione.
Nel corso di questa mia audizione affronterò alcuni temi: in primo luogo intendo esaminare la posizione della SOGEI rispetto al Ministero dell'economia e delle finanze. Mi soffermerò poi su taluni aspetti quali il campo di azione della SOGEI e i possibili sviluppi del sistema fiscale italiano, non trascurando di fare riferimento ai temi affrontati nelle precedenti audizioni.
L'acquisizione della Sogei da parte del Ministero dell'economia e delle finanze ha permesso di riportare nell'ambito pubblico, attraverso una strumento di tipo privatistico, la responsabilità dello sviluppo e della conduzione del sistema informativo della fiscalità, lasciando al Ministero dell'economia e delle finanze il ruolo strategico di governo, indirizzo e controllo, riconoscendo così il valore


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della tecnologia come strumento abilitante per una più efficace politica fiscale.
Questa operazione ha consentito, tra l'altro, di risolvere una situazione a voi ben nota caratterizzata dal fatto che dati sensibili quali quelli relativi all'anagrafe tributaria erano gestiti da una società privata.
Con soddisfazione posso dire che questo Governo ha conseguito un importante risultato, anche in tempi relativamente brevi, tenuto conto che si trattava di un obiettivo che si intendeva perseguire da tempo.
In questo nuovo contesto, che sarà caratterizzato, come ho già detto, dalla ricerca di maggiore produttività ed efficienza e da un maggiore orientamento al cittadino, diventa rilevante esaminare gli aspetti che a mio giudizio la Sogei dovrà affrontare per fare compiere un ulteriore salto di qualità al sistema fiscale nazionale e posizionarsi come una delle migliori realtà tecnologiche nei sistemi tributari europei .
Un primo aspetto importante è quello relativo alle professionalità e alle competenze che sono maturate in seno a codesta società, da sempre dedicata ai bisogni tecnologici del Ministero dell'economia e delle finanze. Primo compito della Sogei dovrà essere quello di salvaguardare queste professionalità e di valorizzarle nel tempo. A mio parere, uno dei modi per assicurare il continuo sviluppo delle competenze è quello di arricchire tale patrimonio, quando necessario, mediante l'inserimento di professionalità esterne, per utilizzare, in modo sempre più innovativo, le opportunità tecnologiche offerte dal mercato a supporto di un sistema fiscale più moderno e più vicino ai cittadini.
Un secondo aspetto da approfondire è relativo al confronto tra il mercato e la Sogei. Il ruolo che dovrebbe rivestire la Sogei trova il suo cardine nella necessità di valorizzare i dati dell'anagrafe tributaria per una fiscalità più vicina ai contribuenti con maggiori servizi, efficienza e qualità. Questo obiettivo può essere conseguito attraverso l'uso esclusivo della propria capacità produttiva, ovvero ricercando le migliori opportunità di esternalizzare, nel tempo, alcune delle attività non strategiche, se ciò ne migliora l'efficienza. Tale confronto della Sogei con il mercato potrebbe mantenere competitivi i costi e nel contempo consentirle un migliore aggiornamento tecnologico con ricadute positive sullo sviluppo delle professionalità interne.
L'esperienza già in atto presso la CONSIP dimostra che una tale strategia può risultare vincente, anche se, consapevoli della elevata complessità dei sistemi del Ministero dell'economia e delle finanze, potrebbe non essere un obiettivo perseguibile a breve scadenza.
Questa sinergia con il mercato si potrà dunque realizzare in un ragionevole lasso di tempo, consentendo alle strutture i necessari adeguamenti per superare possibili attuali necessità di effettuare al proprio interno la gran parte delle attività di sviluppo e di gestione.
Questa auspicabile futura «esternalizzazione» di attività non strategiche è in piena sintonia con il provvedimento emanato su proposta dello stesso Ministero dell'economia e delle finanze, in attuazione della scorsa legge finanziaria, che indicava tra i servizi da trasferire al mercato proprio i servizi informatici.
Un secondo aspetto importante da affrontare è relativo al rapporto giuridico tra Ministero dell'economia e delle finanze e Sogei alla scadenza dell'attuale concessione prevista per il 2003. Non credo che da parte mia sia opportuno, in questa sede, esaminare le tematiche connesse alle differenze tra le possibili soluzioni giuridico-amministrative in grado di disciplinare il rapporto tra Sogei e Ministero dell'economia e delle finanze, che autorevoli giuristi come il presidente Carabba hanno già affrontato con perizia in questa sede.
Ritengo che la Sogei debba ispirare i propri rapporti con il Ministero dell'economia e delle finanze a trasparenti criteri economici di remunerazione dei servizi


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che presta; di conseguenza, i contratti con l'amministrazione dovranno essere tali da garantire costi comparabili a quelli ottenibili in un contesto di mercato aperto alla concorrenza.
A tale scopo i rapporti che saranno definiti da Sogei con l'amministrazione delle finanze dovranno essere sottoposti a congruità tecnico-economica, così come del resto normativamente stabilito per tutte le altre amministrazioni dello Stato; ciò anche al fine di valutare l'aderenza dei progetti agli indirizzi strategici definiti dal Governo in merito all'innovazione tecnologica.
Rimane comunque fondamentale, anche alla luce della complessità del sistema, rafforzare la struttura di governo del Ministero dell'economia e delle finanze al fine di una chiara distinzione dei ruoli e delle funzioni, per non instaurare una dipendenza degli indirizzi strategici dell'amministrazione da parte del partner tecnologico, seppur completamente controllato.
Le considerazioni precedenti ci portano anche a valutare il campo di azione futuro della SOGEI, tenendo conto che il suo vero valore risiede nelle competenze funzionali e tecniche per le profonde conoscenze delle problematiche di natura fiscale. Tale patrimonio va quindi indirizzato laddove è in grado di esprimere al meglio il proprio valore e la propria competitività.
Già nel corso della mia audizione del 15 maggio scorso avevo espresso questa considerazione ricordando che tanto è stato fatto, ma che molto c'è ancora da fare.
A solo titolo di esempio, e non in modo esaustivo, cito alcuni sviluppi che, a mio avviso, dovrebbero appartenere all'agenda delle prossime attività: introdurre la firma digitale nei rapporti tra fisco e cittadini, con la successiva «dematerializzazione» dei documenti di natura fiscale; esaltare la vera tipicità di Internet che consiste anche nella graduale riduzione dell'intermediazione tra Fisco e cittadini; migliorare i servizi ai cittadini attraverso, ad esempio, la possibilità di accedere ai propri dati fiscali quali la rendita dei propri immobili, oppure la predisposizione preventiva delle dichiarazioni dei redditi da parte del fisco, poiché già a conoscenza di tutte le informazioni necessarie, minimizzando quindi l'onere per il contribuente; rafforzare l'impegno alla lotta all'evasione fiscale e al sommerso, cui la Sogei potrebbe fornire un utile apporto in virtù dei dati di cui dispone relativi all'anagrafe tributaria.
Inoltre, nel quadro della cooperazione internazionale, andrebbe valutata la possibilità di sostenere, anche nell'ambito del programma innovativo lanciato dal Governo per i paesi emergenti, denominato «e-government per lo sviluppo», a sostegno di una maggiore trasparenza nell'utilizzo dei fondi erogati a livello internazionale, la possibile utilizzazione della Sogei come strumento di supporto a tali paesi per l'introduzione di sistemi fiscali adeguati alle loro esigenze.
Poiché in alcune delle precedenti audizioni è stato affrontato il tema della carta nazionale dei servizi, associata alla carta sanitaria, penso che sia opportuno soffermarci sugli aspetti peculiari di questo importante progetto. Allo scopo, ricordo che il decreto legislativo 23 febbraio 2002, n. 10, nel quale è stata recepita la disciplina europea in materia di firma elettronica, introduce la Carta nazionale dei servizi come uno degli strumenti validi per il colloquio in rete tra il cittadino e le pubbliche amministrazioni. Altri due strumenti sono la carta d'identità elettronica e la firma digitale stessa.
Si tratta di tre progetti di estrema rilevanza per le strategie dell'innovazione tecnologica del paese. In particolare, il legislatore ha voluto definire la carta d'identità elettronica non solo come strumento di identificazione «a vista», ma anche come strumento fondamentale di autenticazione del cittadino quando accede ai servizi in rete erogati dalle pubbliche amministrazioni.
A causa, però, della elevata complessità tecnico-organizzativa, che vede coinvolti il


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Ministero dell'interno e più di 8 mila comuni, la completa diffusione nel paese della carta d'identità elettronica richiederà alcuni anni. Come è stato riferito in questa Commissione dal sottosegretario D'Alì, al termine del prossimo anno completeremo l'attuale fase di distribuzione, che vede coinvolti 56 comuni di medie e piccole dimensioni, diffusi su tutto il territorio nazionale. A partire dal 2004, si entrerà in una fase di distribuzione a regime, che si completerà, come detto, in un certo numero di anni.
Poiché, però, è impegno del Governo accelerare la modernizzazione delle pubbliche amministrazioni, attraverso l'uso più diffuso delle tecnologie digitali, e quindi avere nei prossimi anni un numero più elevato di servizi disponibili in rete, si rende necessario anticipare la disponibilità delle funzioni di autenticazione del cittadino svolte attraverso la carta d'identità elettronica. Pertanto, congiuntamente al Ministro dell'interno, che ringrazio in questa sede per il proficuo lavoro svolto insieme, ho proposto - ed il Governo ha condiviso - di introdurre la carta nazionale dei servizi, in attesa di fornire a tutti i cittadini la carta d'identità elettronica.
La carta nazionale dei servizi, quindi, è solo uno strumento di riconoscimento in rete, funzionale alle applicazioni di qualunque natura erogate dalle pubbliche amministrazioni attraverso Internet, che necessitano di una autenticazione telematica del cittadino, ma non ha alcuna valenza per la identificazione «a vista». La carta nazionale dei servizi, analogamente alla carta d'identità elettronica, e limitatamente al riconoscimento in rete, rappresenta lo standard unico nazionale che tutte le pubbliche amministrazioni - sia centrali, sia locali - dovranno adottare al fine di garantire il riconoscimento sicuro dell'utente ed assicurare l'interoperabilità della carta medesima a livello nazionale.
La non disponibilità della carta nazionale dei servizi nei prossimi anni comporterebbe una proliferazione di carte, o comunque di metodi di riconoscimento diversi - tra l'altro, già oggi esistenti - non compatibili tra loro, a livello sia centrale, sia locale. Tutto ciò a discapito della semplificazione del rapporto tra cittadini e pubbliche amministrazioni. Come detto, la carta nazionale dei servizi - quale anticipazione della carta d'identità elettronica - è funzionale solo alle amministrazioni in grado di offrire servizi attraverso la rete informatica.
Pertanto, a differenza della Carta d'identità elettronica, che può essere emessa solo dai comuni, la Carta nazionale dei servizi, non essendo un documento di identità, potrà essere distribuita da tutte le pubbliche amministrazioni interessate a soddisfare la domanda dei propri utenti. Ciò consentirà di rispondere più velocemente alle loro esigenze. Peraltro, potranno essere conseguite anche forme di economicità attraverso possibili finanziamenti delle carte da parte di soggetti privati, interessati a quel bacino di utenza: al riguardo, esistono già esempi di carte emesse da enti locali con il contributo finanziario di soggetti privati.
Al fine di assicurare una razionale diffusione della Carta nazionale dei servizi su tutto il territorio, il Dipartimento per l'innovazione e le tecnologie della Presidenza del Consiglio dei ministri svolgerà il necessario ruolo di coordinamento tra le amministrazioni interessate al rilascio.
I cittadini già in possesso della Carta d'identità elettronica non avranno bisogno della Carta nazionale dei servizi. In tale contesto, il Ministero dell'economia e delle finanze potrà emettere la Carta nazionale dei servizi ai propri utenti-contribuenti attraverso la Sogei, e la stessa Sogei si potrà proporre, in competizione con il mercato, a tutte le amministrazioni pubbliche interessate, come partner tecnologico per il rilascio della Carta nazionale dei servizi.
Per quanto riguarda, poi, la Carta sanitaria, desidero fare presente che già il citato decreto legislativo prevedeva che le applicazioni connesse ai servizi sanitari facessero parte delle funzionalità della


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Carta d'identità elettronica (quindi, della Carta nazionale dei servizi), e pertanto non si tratta di una ulteriore carta. A tal fine, intendo sottolineare che un approccio razionale, che si avvalga dell'evoluzione tecnologica, assegna alle carte essenzialmente il ruolo di riconoscimento in rete: di qui la necessità di avere un unico standard di accesso, definito tramite la Carta d'identità elettronica, e quindi dalla Carta nazionale dei servizi. Questo evita il proliferare di diverse tipologie di carte quali, ad esempio, la carta elettorale, la carta sanitaria, la carta fiscale e così via. Pertanto, è il contesto applicativo che qualifica la Carta, e non la memorizzazione di eventuali dati sul chip contenuto sulla Carta stessa.
Faccio presente che tale possibilità (la memorizzazione di dati sul chip) poteva rappresentare una soluzione valida qualche anno fa, quando Internet non aveva raggiunto la diffusione applicativa attuale; con le nuove tecnologie di rete, la memorizzazione dei dati può avvenire in modo controllato e sicuro al di fuori della Carta. Pertanto, la Carta d'identità elettronica, e quindi la Carta nazionale dei servizi, non dovrebbero contenere dati, e dovrebbero funzionare anche nel settore sanitario in qualità di documento sicuro di riconoscimento in rete per garantire la riservatezza dei dati personali dei cittadini, così come richiesto anche dal presidente del Garante per la protezione dei dati personali, Rodotà. Allo scopo, sto già lavorando con il Ministro Sirchia per la definizione di questi delicati aspetti.
Concludo affermando che tali sistemi di accesso rappresentano lo standard per tutto l'e-government, semplificando notevolmente l'utilizzo dei servizi da parte dei cittadini (un solo modo di accesso a tutte le pubbliche amministrazioni, valido su tutto il territorio nazionale), facilitandone l'emissione a tutte le pubbliche amministrazioni, poiché lo standard è già definito.
In conclusione, il Ministero dell'economia e delle finanze ha correttamente gestito una politica di acquisizione di strutture di valore da lui stesso create, recuperando l'investimento effettuato. Affinché tale politica sviluppi i suoi più positivi risultati in termini di economicità, innovatività e velocità di realizzazione, è importante completare questa strategia attraverso l'esatta individuazione dei ruoli e degli ambiti operativi delle strutture informatiche del ministero. Per fare questo, il ministero dovrà dotarsi di una organizzazione forte ed integrata che indirizzi, coordini e controlli le attività informatiche delle sue diverse strutture.
Signor presidente, ovviamente sono disponibile a rispondere a qualsiasi domanda, e vi ringrazio per l'attenzione prestata.

PRESIDENTE. Ringrazio il signor ministro per la sua esaustiva relazione, ricca di spunti, di analisi ed anche di prospettive.
Mi pare che lei abbia ben definito gli scenari futuri cui, peraltro, noi siamo interessati soltanto per quanto attiene al rapporto che intercorre con Sogei. Ciò non deriva, certamente, da uno scarso interesse nei confronti della materia, ma dalla circostanza che questa Commissione non può spingersi oltre le proprie competenze. Mi pare che lei abbia opportunamente sottolineato, signor ministro, la distinzione di funzioni tra la carta nazionale dei servizi e la carta di identità elettronica. Ritengo importante evidenziare come i due strumenti, con le loro differenti funzioni, possano rappresentare un grande passo in avanti sul piano dell'innovazione del nostro sistema e dell'eliminazione di una certa burocrazia, che passa attraverso una quantità di carta ormai notevole.
Ringraziando il signor ministro per avere già illustrato gran parte di quanto la Commissione desiderava conoscere, invito i commissari che lo desiderino a formulare le loro domande e mi riservo di proporre io stesso, successivamente, alcune osservazioni.


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ALDO CENNAMO. Ringraziando, a mia volta, il ministro Stanca, desidero rivolgergli alcune domande in forma, per così dire, colloquiale. Ritengo che il disegno di legge finanziaria in corso di esame non stia rendendo un buon servizio al suo Ministero. Almeno, mi auguro che quanto già definito in occasione della sua approvazione alla Camera possa essere modificato al Senato. Infatti, è vero che tale disegno di legge prevede l'istituzione di un fondo per il finanziamento di progetti di innovazione tecnologica delle pubbliche amministrazioni, ma tale fondo è finanziato con 100 milioni che sono, praticamente, stornati dagli stanziamenti per l'informatica iscritti nel bilancio dello Stato nella misura dell'8 per cento. Quindi, mi pare che si sottraggano risorse importanti destinate ad avviare processi di informatizzazione e progetti di innovazione tecnologica che, come lei ricordava, signor ministro, sono importanti, soprattutto in questo settore, per la semplificazione dei rapporti tra cittadino e istituzioni. Questa semplificazione dei rapporti tra cittadino e pubbliche amministrazioni per noi rappresenta una formula ma sottende un significato più profondo, perché la semplificazione presuppone una ripresa del rapporto di fiducia tra i cittadini e le istituzioni. Ecco perché noi sosteniamo scelte diverse che, appunto, incentivino le risorse a disposizione del suo Dicastero.
Vorrei soffermarmi sul tema della firma digitale perché, come il presidente ricorderà, in occasione della recente audizione di rappresentanti degli ordini professionali, svoltasi nei mesi scorsi, la definizione di questo programma è stata molto sollecitata in quanto i certificatori ammessi all'albo hanno già effettuato investimenti e si corre il rischio, ove questo servizio non sia prontamente attivato, che le procedure da loro utilizzate, attraverso l'investimento di risorse, possano diventare obsolete. Più specificamente, e nel merito, le chiedo se il decreto di recepimento della direttiva comunitaria, approvato nel gennaio 2002, richieda l'emanazione di un regolamento applicativo e se questo regolamento sia stato redatto.
Per quanto attiene alla carta d'identità elettronica, come lei ricordava, 56 comuni hanno presentato i relativi progetti. Si tratta dei comuni sperimentatori della cosiddetta fase 2, che dovrebbe presupporre l'estensione del servizio a tutti i comuni italiani. In occasione della approvazione del documento di programmazione economico finanziaria, il Governo sottoscrisse un impegno rispetto al quale mi sembra che i tempi di realizzazione si allunghino. Infatti, lei ha affermato che dopo la sperimentazione, che dovrebbe essere avviata nei 56 comuni ricordati, occorreranno almeno alcuni anni per realizzare l'estensione della carta di identità elettronica all'intero territorio nazionale, cioè a tutti i comuni italiani.
Su queste due questioni, in particolare, vorrei sottoporle le mie riflessioni, dal momento che sulla carta dei servizi si è diffusamente intrattenuto e ci ha specificato puntualmente il valore, relativamente al riconoscimento in rete, di questo strumento, che non è una carta d'identità.

PRESIDENTE. Invito il ministro Stanca ad una replica.

LUCIO STANCA, Ministro per l'innovazione e le tecnologie. Per quanto riguarda il disegno di legge finanziaria - ripetendo quanto già affermato in altre sedi - continuo a sperare che possano essere disponibili risorse maggiori di quelle previste anche se sono consapevole degli spazi ristretti in cui ci troviamo. Comunque, è auspicabile avere risorse aggiuntive a quelle già previste. Nello stesso disegno di legge finanziaria, all'articolo 15, è previsto un impegno alla razionalizzazione della spesa della pubblica amministrazione centrale, anche nel campo informatico. Se è vero che abbiamo bisogno di risorse aggiuntive, è altrettanto vero che, ogni anno, si effettuano spese abbastanza rilevanti e un processo di maggiore disciplina, rigore e


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coerenza, una strategia complessiva, può far recuperare ulteriori risorse finanziarie.
Per quanto riguarda la firma digitale, desidero ricordare soltanto che è vigente una normativa che la rende già pienamente utilizzabile nel nostro paese. Anzi, siamo stati tra i primi Stati europei ad aver introdotto questo strumento. Inoltre, nello scorso mese di gennaio, è stato emanato un decreto legislativo per il recepimento della direttiva comunitaria in materia, che introduce più livelli di firma e una maggiore liberalizzazione del mercato da parte dei certificatori. Quanto alla emanazione del regolamento applicativo, siamo alle battute conclusive e spero che, nel giro di pochissimi settimane, potremo completare l'iter di attuazione della direttiva europea e della modifica ed aggiornamento della normativa italiana. Sono molto sensibile alle attese ed alle preoccupazioni degli operatori che già oggi hanno effettuato investimenti. Abbiamo avuto ripetuti incontri e ci siamo confrontati anche in merito alla stesura del regolamento. Quindi, credo di interpretare e di comprendere bene le loro aspettative. Lo ripeto, spero di poter completare tutto questo iter in brevissimo tempo.
Sulla osservazione circa il ritardo nell'introduzione della carta d'identità elettronica mi sembra di poter dissentire. Si tratta di un progetto estremamente complesso, sia dal punto di vista della innovazione, sia dal punto di vista organizzativo, coinvolgendo tutti i comuni italiani, anche i più piccoli. Lo strumento che vi sto mostrando (il ministro mostra alla Commissione un esemplare di carta di identità elettronica) sembra molto semplice ma è tecnologicamente molto avanzato. Abbiamo completato la prima fase, che ha riguardato un centinaio di migliaia di carte, distribuite in poco più di 80 comuni, unicamente per sperimentare il procedimento di emissione. Infatti, questo documento, al pari di quello cartaceo, deve essere rilasciato a vista. Perciò, in questi comuni, è stata testata la tecnologia dell'emissione e la relativa organizzazione. Oggi siamo entrati nella seconda fase della sperimentazione, che consiste non soltanto nell'emissione ma nella distribuzione, al 100 per cento della popolazione dei 56 comuni interessati, di questo strumento, al fine di testarlo non soltanto come documento di identità rilasciato a vista ma anche come documento di autenticazione digitale in rete.
Questa è una fase che va completata entro la fine del prossimo anno. In seguito, a partire dal 2004 - come previsto - si entrerà in una fase di distribuzione a regime. Stiamo ancora valutando quanto accelerata potrà essere questa fase, ma si consideri comunque che, in base alla popolazione adulta del nostro paese, si tratta di emettere 5, 6, 7, 8 o 9 milioni di carte di identità elettroniche all'anno. Tutto ciò, chiaramente, richiede un certo numero di anni, anche perché nel frattempo gli oltre ottomila comuni d'Italia dovranno attrezzarsi tutti per questo compito e si dovranno abituare anche gli italiani ad utilizzare uno strumento diverso. È un progetto complesso che richiede tempi altrettanto complessi.
Ecco perché, con un'ottima collaborazione con altre realtà regionali, provinciali, ma soprattutto comunali (che sono le realtà della pubblica amministrazione più vicine alle imprese e ai cittadini) abbiamo messo in atto progetti per far sì che più servizi possibili siano resi disponibili in rete nei prossimi uno o due anni.
Vi era una sfasatura tra i tempi di autenticazione previsti per la carta di identità elettronica e la disponibilità di questi servizi. O accettavamo - come sta avvenendo - il proliferarsi di sistemi diversi o introducevamo un nuovo sistema. Si pensi che solo nella pubblica amministrazione centrale abbiamo decine e decine di sistemi di autenticazione diversi che possano essere realizzati con una carta o con un PIN, un codice segreto utilizzato per identificarsi; tutto ciò, trasferito poi a livello regionale e comunale, comporta una miriade di questi sistemi. Allora, per semplificare la vita ai cittadini, e per anticipare quelle funzioni


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digitali di riconoscimento dei cittadini in rete della carta di identità elettronica, introduciamo lo strumento della carta nazionale dei servizi. È un sistema del tutto compatibile con la carta di identità elettronica; i due strumenti quindi sono assolutamente compatibili tra loro, pertanto, man mano che il cittadino riceverà la carta di identità elettronica dismetterà la carta nazionale dei servizi.
Questo è il disegno complessivo al fine di dare uno standard nazionale unico, semplificare, quindi, la vita ai cittadini ed avere un unico strumento di riconoscimento del cittadino in rete da parte della pubblica amministrazione, centrale e locale.

PRESIDENTE. Vorrei rivolgere una semplice domanda sempre sul tema della carta nazionale dei servizi. È chiaro che per la carta di identità elettronica i tempi sono decisamente più lunghi, non per una mancanza di volontà di abbreviarli ma per difficoltà di ordine tecnico; ritengo anche che non sarà facile riuscire ad avviare il servizio negli ottomila comuni italiani, atteso che abbiamo dei comuni (non sono pochi) che hanno 150, 200 abitanti, o poco più. Questo comporta un problema notevole: forse andranno ricercate delle aggregazioni, delle unioni di comuni o addirittura si dovranno individuare dei comuni capofila che possano servire gli altri. Infatti, come principio di razionalizzazione si potrebbe pensare di realizzare delle convenzioni, ad esempio, tra sette, otto o dieci comuni che deleghino ad un unico comune la gestione di questo servizio.
Mi interessa capire quali tempi si ritengono più probabili per il progetto della carta nazionale dei servizi e soprattutto se tali tempi saranno compatibili con la necessità di soddisfare l'obiettivo principale del progetto della carta nazionale dei servizi, cioè la semplificazione dei rapporti tra cittadino e Stato.

LUCIO STANCA, Ministro per l'innovazione e le tecnologie. Signor presidente, lei ha parlato bene, inquadrando correttamente i problemi attinenti all'uno e all'altro progetto.
Già oggi alcuni enti-INPS, fisco, alcuni comuni e regioni, eccetera - possiedono dei propri sistemi per l'autenticazione di coloro con i quali realizzano delle transazioni attraverso la rete. Questa autenticazione non è necessaria quando vi è un semplice scambio di informazioni ma, se si vuole realizzare una transazione, è necessario autenticare chi si trova dall'altra parte della rete. Per tale scopo esistono già diversi strumenti: i sistemi più svariati, come carte varie, eccetera.
Il processo quindi è già in atto e se avessimo atteso solo la lunga e complessa introduzione della carta di identità elettronica avremmo favorito la proliferazione di questi meccanismi con la conseguente complessità del sistema. Il cittadino infatti ha rapporti con vari soggetti ed in diversi luoghi: con il comune, con la provincia, con l'amministrazione, con il soggetto presso il quale lavora, dove vive, laddove trascorre le vacanze, dove i figli studiano, eccetera. Allora il rischio è di riempire le tasche di noi cittadini - man mano che, auspicabilmente, l'innovazione tecnologica avanza nella pubblica amministrazione - con tutti questi sistemi differenti, carte e quant'altro, necessari per il riconoscimento e l'autenticazione.
La carta nazionale dei servizi anzitutto non è un documento di identità; la carta di identità elettronica, in quanto tale, e poiché attiene all'anagrafe e all'identità, deve essere giustamente emessa soltanto dai comuni. Oggi qualsiasi amministrazione voglia autenticare un cittadino emette un proprio sistema: allora ogni amministrazione che vuole passare allo standard nazionale lo può fare utilizzando lo standard della carta nazionale dei servizi. Di fatto tale carta nazionale non è un documento ma viene emesso da tutte le amministrazioni, centrale e locali, utilizzando un unico standard che, guarda caso, è quello utilizzato anche per la carta di identità elettronica.
Quindi la sua diffusione sarà molto più veloce, perché tutte le amministrazioni che


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oggi hanno dei sistemi propri di autenticazione, per essere pronte ad utilizzare la carta d'identità elettronica dovranno adeguarsi ad esso; il decreto legislativo in materia afferma infatti che l'unico sistema per le procedure di dialogo e autenticazione con la pubblica amministrazione è la carta d'identità elettronica, la carta nazionale dei servizi o la firma digitale (se bisogna dare valore legale all'atto). Pertanto è necessario migrare verso questo standard. Ma allora facilitiamo questo adeguamento subito, già da oggi, in modo da razionalizzare subito il sistema e non aspettare un migrazione molto più complessa fra qualche anno, quando vi sarà già stata questa proliferazione di sistemi diversi. Per questo obiettivo concettualmente vi sono la carta nazionale dei servizi e l'utilizzo di un unico comune standard da parte di tutte le amministrazioni, che avendo dei servizi in rete, anziché continuare ad utilizzare dei propri sistemi di autenticazione utilizzano l'unico standard nazionale.
La carta nazionale dei servizi è molto più veloce, vede una pluralità di attori, è molto meno costosa e non ha la tecnologica prevista per la carta di identità elettronica, che invece deve proteggere l'identificazione fisica ed ha una parte che memorizza i dati fisici e deve essere inalterabile. La carta nazionale dei servizi non prevede la fotografia, non ha dati di identità, non è dotata di quella banda ottica che è presente sulla carta di identità elettronica e che serve per il controllo della fotografia. Qualora la fotografia fosse alterata, vi è quella riportata sulla banda ottica per una seconda verifica; esiste quindi l'assoluta certezza e garanzia dell'identità fisica.
La carta nazionale dei servizi è molto più semplice, più simile ad un Bancomat con un microchip, quindi ha un costo anche molto più basso della carta d'identità elettronica ed è costituita da un materiale diverso. Inoltre ho già rilevato come in molte realtà locali esistano già delle sponsorizzazioni per favorire questo sistema. Credo quindi che possa esservi una sua diffusione già molto elevata; conosco casi di regioni già pronte a questo, regioni di notevoli dimensioni, quindi con grandi numeri, già pronte per convertire i propri strumenti di autenticazione verso questo standard nazionale. I tempi fra i due sistemi sono notevolmente diversi; quelli della carta nazionale dei servizi sono tempi tattici, a breve; quelli della carta d'identità elettronica sono tempi strategici, più lunghi.

ALDO CENNAMO. Signor ministro, la carta d'identità elettronica potrà avere anche una funzione per l'esercizio dei diritti politici, ossia potrà sostanzialmente sostituire il certificato elettorale cartaceo?

LUCIO STANCA, Ministro per l'innovazione e le tecnologie. Certamente. Una volta realizzato, questo strumento di riconoscimento può essere usato nei vari campi applicativi.
Ad esempio, può sostituire il certificato elettorale, poiché posso autenticarmi prima di votare, e dunque validare se ho i pieni diritti di voto; oppure, posso recarmi in un ospedale, o collegarmi a distanza, ed accedere ai dati sanitari. In altri termini, è possibile operare in vari campi, come quello sanitario o fiscale.
Voglio semplicemente dire che, dal punto di vista tecnologico, una volta i dati venivano memorizzati sul microchip della carta perché il costo di trasmissione era elevato, ed Internet non era diffusa. Oggi, invece, conviene proteggere i dati, in termini sia di garanzia, sia di privacy (come ha affermato anche il presidente del Garante per la protezione dei dati personali, professor Stefano Rodotà) nei sistemi centrali, in modo da avere una maggiore sicurezza ed un maggior controllo di accesso, e lasciare sulla Carta d'identità elettronica, invece, solamente i dati necessari per effettuare l'autenticazione. Ad esempio, è possibile memorizzare nello stesso microchip l'algoritmo matematico rappresentante le impronte digitali, che costituiscono ancora uno strumento di riconoscimento.
I dati applicativi e funzionali, invece, non vanno più memorizzati su queste


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carte, ma vanno tenuti nei grandi server, in cui sono maggiormente controllabili e sicuri e sono a disposizione in modo circolare. Il sistema bancario, ad esempio, mantiene i dati finanziari (come il conto corrente) non sul bancomat, ma nei grandi server, e la tessera bancomat serve solamente per accedere ai servizi.

PRESIDENTE. Signor ministro, penso che lei ci abbia veramente fatto una lezione sulle tecnologie e sulle applicazioni avanzate. La ringrazio per questa brillante audizione e, a nome di tutta la Commissione, formulo i migliori auguri affinché la Carta nazionale dei servizi sia attuata al più presto possibile, e la Carta di identità elettronica possa rappresentare non tanto uno status symbol, quanto uno strumento efficiente nei rapporti tra cittadino e pubblica amministrazione.
Dichiaro conclusa l'audizione.

La seduta termina alle 14,55.

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