XIV LEGISLATURA
PROGETTO DI LEGGE - N. 3919
Onorevoli Colleghi! - La condizione dell'ordine sociale
nel mondo del calcio, del tifo e in generale delle grandi
manifestazioni sportive e culturali è in crisi per quel che
riguarda la sicurezza dei partecipanti e da molto tempo; ha
sollevato clamori l'episodio di sabato 22 febbraio 2003 -
quando gruppi di teppisti mascherati hanno sfondato le
barriere penetrando militarmente nel campo di gioco - ma non
da ieri si assiste, soprattutto negli stadi di calcio, a
comportamenti violenti e contrari alla legge da parte di masse
esaltate, a scontri tra gruppi di facinorosi, con danni
ripetuti e gravi alle cose, ad atleti ed arbitri, ai membri
delle Forze dell'ordine e ad altri cittadini. Tutti abbiamo
nella memoria l'immagine della carcassa di un motorino
scagliata di anello in anello in un grande stadio, di
giocatori storditi dalla detonazione di una bomba carta, di
agenti di polizia portati a braccia dai colleghi, fuori da
mischie gladiatorie: basta scorrere le cronache degli anni
passati per scoprire che il lancio di ordigni esplosivi e di
oggetti di tutti i generi, lo sfondamento di barriere,
incendi, aggressioni, pestaggi sono la normalità e non
l'eccezione, nello scorrere dei campionati di calcio.
Non da ieri gli stadi sono fuori dal controllo della
società, pronti a diventare campi di battaglia per i violenti
abituali, per i disagiati e i devianti disperati, per i deboli
di spirito che si uniscono alla massa nell'imitazione
distruttiva!
Gli effetti di questo stato di cose sono la distruzione di
beni, violenze, un forte costo finanziario per lo Stato per il
mantenimento dell'ordine pubblico e ancor più alto è il costo
sociale: a molti cittadini, per timore, è impedito di
praticare il tifo, le società sportive scendono a patti con i
facinorosi, le Forze dell'ordine sono logorate nella
ripetizione di situazioni di scontro.
Per questo il Governo e il Parlamento hanno già preso
delle iniziative per cercare di combattere il fenomeno della
violenza abituale in occasione di manifestazioni sportive.
Specialmente in occasione delle partite di calcio tra le
società più famose, i tifosi stessi sono testimoni, e spesso
anche vittime, delle distruzioni e delle aggressioni di gruppi
minoritari, ma consistenti di violenti per i quali la grande
manifestazione sportiva è diventata solo l'occasione per lo
sfogo di pulsioni violente. Sull'origine di questi
comportamenti si potrebbe discutere molto, ma al riguardo
abbiamo una certezza: negli stadi italiani si è dato un luogo
di impunità e di esercizio per i violenti.
La maggior parte delle iniziative di legge prende la
strada dell'inasprimento delle pene e della definizione di
provvedimenti restrittivi sempre più particolari e duri. Per
rispondere al susseguirsi degli incidenti si è adattata la
struttura delle grandi strutture sportive in luoghi pronti a
sostenere la battaglia con barriere antiproiettile, reti,
grate; si sono introdotte norme che espandono i poteri della
polizia giudiziaria nei confronti dei tifosi violenti più di
quanto non si faccia per rapinatori e ladri; in occasione
degli incontri si sottopongono i tifosi a perquisizioni; si
approntano agenti della Polizia di Stato appositamente
addestrati e dotati alle operazioni antisommossa, neanche si
dovesse accogliere uno scontro tra bande, non gli appassionati
di un grande sport.
Invece di restare sul campo dello scontro violento tra la
forza dello Stato e la forza di cittadini a disagio violenti e
deviati, si deve prevenire la violenza e far ridiventare gli
stadi - e le grandi strutture d'accoglienza per la ricreazione
- luoghi sicuri e controllati dai sistemi di sicurezza della
società civile. Ostacolo al controllo, spesso ridotto fino
all'inefficacia, è l'illogica e pericolosa distribuzione degli
spettatori all'interno delle strutture; non vi è controllo sul
numero delle persone che accedono alle strutture, sulle loro
intenzioni e sulla posizione che prenderanno nel settore degli
spalti. Non vi è modo di impedire che noti facinorosi,
interdetti per legge dalla presenza alle partite, si rechino
allo stadio; vi sono stati casi in cui i biglietti per la
manifestazione sono stati venduti in numero superiore ai
posti, oppure distribuiti per canali particolari, lasciando
dei tifosi senza la possibilità di acquisire il biglietto
regolarmente; in vario modo si continua ad alimentare il
fenomeno del bagarinaggio, degli ingressi irregolari e
pericolosi.
Nel momento in cui il mondo dello sport e delle grandi
manifestazioni culturali organizza eventi che portano nello
stesso luogo migliaia e migliaia di persone paganti, fino alle
decine di migliaia, come è possibile lasciare che questo non
avvenga sotto un controllo di sicurezza, un'attività di
prevenzione, la responsabilità precisa di chi promuove lo
spettacolo? Che gli organizzatori non siano responsabili delle
condizioni in cui le Forze dell'ordine devono svolgere il loro
compito, se la struttura è gestita da enti diversi dallo
Stato, anche privati? Non è credibile che non vi siano le
risorse economiche, tecniche e organizzative per riportare
l'efficacia delle leggi nei grandi luoghi di riunione.
La legge dello sport addirittura impedisce i contatti tra
società sportive e tifoserie, negando un rapporto che invece è
naturale, spesso esiste in modo clandestino e che, quando
viene realizzato in modo sano e razionale, può essere una
risorsa positiva.
In Spagna il regio decreto n. 75 del 1992, per esempio,
prevede la figura del responsabile della sicurezza, norme
dettagliate per la bigliettazione, solo posti a sedere,
soprattutto dispone nel complesso la partecipazione alla
maggiore sicurezza degli stadi proprio delle società
sportive.
Gli articoli della proposta di legge si riferiscono alle
condizioni di sicurezza di luoghi in cui si svolgono
manifestazioni sportive o culturali che raccolgono grandi
masse di persone in luoghi delimitati al fine di prevenire
l'azione di singoli o di gruppi violenti autori di
comportamenti pericolosi o comunque contrari alla legge.
Si istituisce la figura del responsabile della sicurezza
degli eventi a carico del proprietario della struttura in cui
si svolge l'evento: la gestione del rischio come scienza e le
figure professionali dei responsabili del rischio sono una
realtà, come anche i servizi privati di accoglienza, e in
altri Paesi è normale che ci sia del personale privato
all'interno dello stadio a coadiuvare i responsabili
istituzionali della sicurezza e dell'ordine pubblico.
Per la definizione dei diritti e dei doveri di queste
figure professionali - come per l'adeguamento degli stadi agli
altri dettami della legge - si prevede che con decreto del
Presidente della Repubblica, su proposta del Ministro
dell'interno, venga emanato il regolamento di attuazione della
legge.
Per ridurre le storture derivanti da irregolare vendita e
uso dei titoli che permettono l'accesso alle manifestazioni -
abbonamenti, tessere, biglietti anche a titolo di omaggio -
devono essere introdotti metodi per identificare univocamente
le persone che accedono alla struttura, con l'obbligo di
numerazione di tutti i posti, dei biglietti relativi e della
registrazione dell'identità degli spettatori. Al pubblico
devono essere messi a disposizione solo posti a sedere. Tutto
questo viene già fatto in altri Paesi europei con ottimi
risultati e senza violare i diritti dei cittadini, proteggendo
e quindi favorendo le grandi manifestazioni sportive.
Si potrà essere preparati, prima della manifestazione, a
gestire l'identificazione dei facinorosi e dei violenti, a
isolarli prima che si scatenino e a fare in modo che solo come
estrema soluzione si debba essere costretti a mandare i
poliziotti armati di manganelli tra gli spettatori.
Ai provvedimenti di controllo degli accessi si devono
affiancare procedure e provvedimenti per evitare la presenza
di materiali o di situazioni di rischio: è già successo che
venissero introdotti, a gara in corso, o nei giorni precedenti
alla gara, ordigni pirotecnici esplosivi nelle zone dedicate
agli spettatori.
Non è accettabile come normalità che i seggiolini e i
sanitari degli stadi si possano staccare a gara in corso per
farne proiettili da scagliare in campo.
Un altro aspetto da sanare è quello della identificabilità
del personale impiegato nel controllo del pubblico.
L'anonimato di chi veste una divisa - anche tra il personale
privato addetto alla gestione dell'impianto - potrebbe dare
spazio ad abusi nei confronti del pubblico convenuto e dunque
si prescrive, nel rispetto della sicurezza immediata
dell'identità delle persone coinvolte, anche la
regolamentazione di questo aspetto.
Per evitare problemi di connivenza occulta e di ricatto
tra libere associazioni di tifosi e sostenitori da una parte,
e grandi società dell'affare dell'intrattenimento dall'altro,
l'articolo 6 prevede la trasparenza dei bilanci delle grandi
società sportive.
Il complesso delle norme della proposta di legge punta a
stimolare un cambiamento completo nell'approccio alla
sicurezza pubblica in occasione di grandi manifestazioni
ricreazionali, sportive e non. Dobbiamo rifiutare del tutto la
possibilità e lo spazio per la violenza e il crimine dentro i
grandi impianti ricreativi, allontanarci dall'idea del grande
luogo pubblico come zona di sfogo della violenza generata
dalla società, percepita come tale dal pubblico e gestita
dallo Stato come una fonte di emergenza strisciante; dobbiamo
restituire quei luoghi all'uso pacifico e sereno da parte di
tutti i cittadini, il fine per cui sono concepiti e per cui
meglio possono svolgere una funzione.