XIV LEGISLATURA
PROGETTO DI LEGGE - N. 2610
Onorevoli Colleghi! - I combattimenti fra animali -
soprattutto cani - a fini di scommesse costituiscono un
indotto economico sempre più rilevante della criminalità
organizzata, in particolare della camorra e della mafia, e
rappresentano dunque un aspetto importante delle ecomafie,
entrando a fare parte delle attività criminose che coinvolgono
gli animali, le zoomafie.
Sviluppatosi nei primi anni novanta in Campania, Sicilia e
Puglia, il fenomeno si è diffuso notevolmente, anche grazie
all'assenza di norme efficaci e ad una certa sottovalutazione
del problema, anche in sede politica. Al 1992 risale la prima
proposta di legge "verde" recante "Istituzione della licenza
per la detenzione di cani di grossa e media taglia ritenuti
potenzialmente aggressivi. Divieto di impiego di animali di
affezione in lotte, competizioni e addestramenti
pericolosi".
Oggi i combattimenti interessano quasi tutte le regioni
italiane, seppure in diversa maniera; inoltre, non mancano
contatti e forme di "collaborazione" tra i criminali italiani
e quelli di altri Paesi: dalla frontiera di nord-est, ad
esempio, passano animali destinati al nostro Paese. Le norme
in vigore non costituiscono strumenti efficaci per affrontare
un'attività delittuosa che è anche tanto crudele, di cui gli
animali sono le vittime principali, ma che coinvolge anche i
minori, spesso usati per fare da "pali" durante i
combattimenti, oppure destinati ad "allenare" gli animali.
Secondo le valutazioni della Lega anti vivisezione (LAV)
sono circa 15 mila i cani impiegati ogni anno, di cui almeno
un terzo trova la morte negli incontri, condotti sino alle
estreme conseguenze.
Gli animali sono infatti spesso drogati ed imbottiti di
anabolizzanti. Come è noto, l'addestramento non esclude
nessuna forma di crudeltà: dai digiuni alle bastonate per
piegarne la volontà, dalle carrucole all'elettroshock
per svilupparne la muscolatura, dall'allenamento sui randagi
all'attacco su animali sanguinanti per eccitarne
l'aggressività. Il pitbull è il cane più usato, ma anche
su esemplari di altre razze si concentra l'attenzione dei
criminali: il fila brasileiro, il bandog, il cane
corso, eccetera.
Il turbamento che questa fattispecie di crimine reca alle
coscienze è grande; nell'Aula di Montecitorio, alla fine del
mese di maggio 2000, nella XIII legislatura, i giovanissimi
dell'iniziativa "Ragazzi in aula" hanno portato tra le loro
proposte anche quella contro i combattimenti, che ha raccolto
molti consensi.
Onorevoli colleghi, non possiamo lasciare ancora un vuoto
normativo; non è accettabile che la legge risponda con una
contravvenzione o comunque con misure blande invece che
applicando la fattispecie del delitto e la reclusione. Diverse
sono state le iniziative parlamentari al proposito nella
scorsa legislatura, tra cui il disegno di legge presentato dal
Governo nel novembre 2000, atto Camera n. 6583, XIII
legislatura, ed anche nella presente legislatura sono stati
presentati progetti di legge in materia. C'è senza dubbio
un'attenzione generale e trasversale che deve tradursi in una
normativa chiara ed efficace. Una normativa capace di fermare
gli affari della criminalità, di tutelare gli animali, di
impedire il malessere sociale causato dal coinvolgimento dei
minori, ma anche di affrontare quel costume sempre più diffuso
che vede tanti cittadini "normali" scegliere un cane
particolare per farne una minaccia verso altri uomini o
animali.
Questo è infatti l'altro aspetto del problema che la
presente proposta di legge intende affrontare.
Già il testo presentato dai Verdi nel 1992 contemplava la
prescrizione di un "porto cane", una licenza particolare per
la detenzione di cani appartenenti a razze che potremmo
definire "potenzialmente pericolose". La presente proposta di
legge stabilisce una serie di norme tese a costituire un
sistema di garanzie per la detenzione di cani impegnativi. E'
infatti inaccettabile che cani più predisposti di altri
all'attacco siano "proprietà" di minorenni, persone non
responsabili, pregiudicati, cittadini condannati per
violazione del reato di maltrattamento di animali. E'
parimenti necessario che i proprietari degli animali di razze
impegnative - individuate con decreto del Ministro della
salute, di concerto con i Ministri dell'interno, dell'ambiente
e della tutela del territorio e delle politiche agricole e
forestali - siano forniti di assicurazione obbligatoria e che
osservino ogni misura per impedire danni a persone o ad altri
animali.
E' importante, contemporaneamente, che siano richiamati
alle loro responsabilità i veterinari e il personale sanitario
tenuti a prendersi cura di animali feriti nei combattimenti.
Deve essere proibito l'addestramento all'attacco, con
l'eccezione degli animali in dotazione alle Forze
dell'ordine.
Misure cautelative, restrittive, sono necessarie per
impedire il ripetersi di aggressioni da parte di animali
selezionati ed allevati per attaccare, anziché convivere con
gli umani ed i non-umani. Quelli che con un facile termine ad
effetto sono definiti "cani-killer" sono il frutto
incolpevole delle distorsioni di alcuni uomini per una
esibizione di forza, segnale di minaccia e di un approccio
violento verso gli altri.
Un fenomeno che va stroncato, per la sicurezza dei
cittadini e per il benessere degli animali. Occorre che la
legge sappia prevedere, come fa la presente proposta di legge,
mezzi finanziari per ospitare gli animali confiscati, che
devono essere sterilizzati e di cui si deve tentare la
rieducazione. Alcuni etologi affermano che è possibile
ricorrere ad un condizionamento al contrario: con alcune
generazioni di incroci giungere a cani che perdano la loro
aggressività e che possano vivere davvero un rapporto
affettuoso, sereno ed equilibrato con gli altri esseri viventi
e con i "padroni" - beninteso - responsabili ed
equilibrati.