XIV LEGISLATURA
PROGETTO DI LEGGE - N. 2577
Onorevoli Colleghi! - La proposta di legge nasce da una
lodevole iniziativa delle ACLI del Trentino che, tramite il
proprio patronato, si sono fatte promotrici di un incontro per
il giusto riconoscimento di un indennizzo agli ex lavoratori
forzati sotto il regime nazista, che in Trentino sono circa
2.000, e che hanno riproposto all'attenzione dell'opinione
pubblica un'incresciosa situazione.
Infatti, tra l'8 settembre 1943 e l'8 maggio 1945 oltre
700 mila italiani militari e civili furono deportati ed
internati in Germania e furono costretti a servire l'economia
e la macchina bellica del regime nazista. Il 20 settembre del
1943 Adolf Hitler non riconobbe come prigionieri di guerra
questi deportati italiani per poterli schiavizzare senza alcun
controllo; li classificò, infatti, come internati militari
italiani (IMI), categoria ignorata dalla Convenzione di
Ginevra sui prigionieri del 1929.
Seguirono a ciò venti mesi di violenze fisiche e morali,
fame, malattie, e più di 50.000 di questi prigionieri persero
la vita nei lager. I sopravvissuti furono ipocritamente
etichettati nell'agosto 1944 come "lavoratori civili
volontari/obbligati". Dunque per la Germania nazista,
aggirando i trattati internazionali, gli IMI non erano
prigionieri di guerra, tanto più che il Regno d'Italia
dichiarò guerra al Reich il 13 ottobre del 1944.
Il 2 agosto 2000 la Germania ha istituito la Fondazione
"Memoria-responsabilità e futuro" per dare un giusto
indennizzo a coloro che sono stati internati nei campi e nei
lager tedeschi e dunque l'invito a presentare le domande
a tutti coloro che erano stati indotti al lavoro forzato ha
suscitato in decine di migliaia di italiani, già
necessariamente innanzi con gli anni, la speranza di ottenere
un equo, seppur tardivo, riconoscimento sia morale che
economico del loro dramma. In Italia, secondo i dati
dell'Organizzazione internazionale per le migrazioni, 80.000
persone hanno presentato la domanda di indennizzo. Tuttavia,
in una circolare del 12 marzo 2001, relativa al programma
tedesco di indennizzo basato sulla legge del 2 agosto 2000, si
rende noto che il Governo tedesco avrebbe deciso di escludere
dal risarcimento sia gli ex internati militari italiani che
gli ex lavoratori forzati, parificati anch'essi ai militari e
considerati, a tutti gli effetti, prigionieri di guerra con
l'obbligo, imposto da quel regime, di dover prestare il
proprio lavoro senza alcun titolo di indennizzo; e dunque
esclude di fatto quasi tutti gli IMI italiani dagli aventi
diritto a chiedere questo riconoscimento.
Indipendentemente, dunque, dalla presente iniziativa di
legge che si prefigura lo scopo di far ottenere ai cittadini
italiani il giusto riconoscimento del loro sacrificio, sarà
necessario che il Governo italiano intervenga con iniziative
diplomatiche in modo decisivo affinché la Germania modifichi
il suo orientamento, riconsiderando la questione degli IMI e
conceda il preannunciato indennizzo.
Questa situazione accade oltretutto proprio nel momento in
cui è già avvenuta una prima lettura al Senato ai sensi
dell'articolo 138 della Costituzione del disegno di legge
costituzionale (atto Senato n. 77-B) avente ad oggetto
l'abrogazione del secondo comma della XIII disposizione
transitoria e finale della Costituzione, che impedisce il
rientro e il soggiorno in Italia dei discendenti maschi di
casa Savoia. Le due questioni sono sicuramente diverse e
separate ma per addivenire ad un assoluto clima di
pacificazione è indubbio che debba trovare una soluzione la
questione degli ex internati militari e civili che conobbero
quella sorte anche per responsabilità della allora regnante
casa Savoia in Italia.
E' dunque un dovere morale e civile il riconoscere da
parte della Repubblica italiana il valore storico, militare e
morale, dei militari italiani internati durante la seconda
guerra mondiale in Germania, ai quali lo Stato tedesco non
riconobbe lo status di prigionieri di guerra secondo la
citata Convenzione di Ginevra, né oggi riconosce loro alcun
indennizzo e istituire la "Giornata in memoria dei militari
italiani caduti nei campi di internamento tedeschi" con la
deposizione di una corona commemorativa presso l'Altare della
Patria il 20 settembre 2003.