XIV LEGISLATURA

PROGETTO DI LEGGE - N. 2341




        Onorevoli Colleghi! - La città di Venezia, la sua laguna, la città di Chioggia, il delta del fiume Po, le lagune di Goro e di Scardovari, il mare Adriatico sono un bene prezioso per la nostra Nazione e per l'umanità intera; assieme costituiscono, da sempre, un unicum naturalistico, ambientale ed artistico la cui tutela e salvaguardia va garantita.
        Il legislatore, seppur parzialmente, si è già espresso in questa direzione.
        Lo Stato italiano con la legge n. 171 del l973 ha affermato che: "La salvaguardia di Venezia e della sua laguna è dichiarata problema di preminente interesse nazionale. La Repubblica garantisce la salvaguardia dell'ambiente paesistico, storico, archeologico ed artistico della città di Venezia e della sua laguna, ne tutela l'equilibrio idraulico, ne preserva l'ambiente dall'inquinamento atmosferico e delle acque e ne assicura la vitalità socio- economica nel quadro dello sviluppo generale e dell'assetto territoriale della Regione" (articolo 1).
        Innumerevoli sono inoltre le iniziative indirizzate a salvaguardare il delta del Po, e per valorizzare il suo immenso patrimonio naturalistico e storico. Si segnala inoltre che il delta del Po è Parco naturale regionale ed è soggetto a quanto previsto in materia di salvaguardia delle zone umide d'importanza internazionale dalla Convenzione di Ramsar del 2 febbraio 1971 e resa esecutiva ai sensi del decreto del Presidente della Repubblica 13 marzo 1976, n. 448.
        E' noto come le attività turistiche nate e consolidatesi attorno alla gestione delle spiagge del nord Adriatico contribuiscano in modo determinante al buon andamento dell'economia del nostro Paese, garantendo, inoltre, lavoro e benessere alle nostre regioni.
        Parimenti è nota l'importanza delle attività legate alla pesca e all'acquicoltura.
        Nonostante questo, la laguna di Venezia, il mare Adriatico, il bacino del fiume Po sono stati soggetti, soprattutto in anni passati, a un forte degrado ambientale dovuto all'applicazione di un modello di sviluppo dell'economia e di antropizzazione del territorio non rispettoso dell'equilibrio ambientale e delle attività economiche che da esso traggono sostentamento.
        Le cronache hanno a lungo parlato del fenomeno della mucillaggine, delle morie di pesci e molluschi e dei conseguenti danni arrecati alle attività turistiche e della pesca.
        L'opinione pubblica nazionale ed internazionale segue costantemente, con preoccupazione, i problemi della salvaguardia di Venezia e la sua difesa dalle acque alte e dal degrado ambientale.
        Lo Stato italiano destina ogni anno rilevanti risorse alla salvaguardia delle città di Venezia e di Chioggia.
        Le attività industriali e dell'agricoltura, gli insediamenti abitativi del nord Italia, e dell'area padana in particolare, continuano a sversare nel bacino dei fiumi Po, Volano, Reno, Adige, Brenta e Tagliamento veleni letali per la flora e la fauna dell'Adriatico e del delta dei fiumi.
        Solo negli ultimi anni, a seguito dell'incalzare dell'opinione pubblica nazionale ed internazionale, di una mutata coscienza degli amministratori pubblici e delle popolazioni, dell'emanazione di una nuova legislazione in materia ambientale, si sta faticosamente affermando un diverso modello sociale ed economico.
        L'area del nord Adriatico è, inoltre, fortemente interessata da gravi fenomeni di subsidenza ed eustatismo. L'estrazione indiscriminata di acqua e di gas metano ha determinato e continua a determinare un abbassamento dei suoli e contemporaneamente assistiamo, a causa dell'intensificarsi dei fenomeni legati all'effetto serra e all'innalzamento delle temperature del Pianeta, ad un innalzamento del livello del mare.
        Anche minime variazioni possono influire negativamente sull'assetto geologico dei nostri territori.
        Sono stati presentati negli ultimi anni, da parte di importanti imprese nazionali ed internazionali, che operano nel settore degli idrocarburi, progetti per la intensificazione dell'estrazione del gas metano, o per la costruzione di piattaforme offshore per la rigassificazione. Le comunità locali hanno sempre espresso la loro ferma contrarietà a tali progetti, preoccupate per l'alterarsi degli equilibri naturali e geologici dell'area, oltreché per evidenti fenomeni di inquinamento, anche termico, delle acque.
        Siamo consapevoli dell'importanza che lo sfruttamento di tali risorse naturali assume per l'equilibrio energetico del nostro Paese, tuttavia siamo altrettanto consapevoli dell'importanza che l'area del nord Adriatico riveste sotto l'aspetto ambientale, artistico e per l'economia legata al turismo e alla pesca.
        L'Enel Spa ha presentato un proprio progetto di "ambientalizzazione" della centrale di Porto Tolle teso a migliorare notevolmente la qualità dell'aria, abbattendo le emissioni di polveri e di sostanze inquinanti, per rendere compatibile la gestione della centrale con le normative vigenti entro il 2002. Va comunque seguito tutto l'iter dell'approvazione del progetto, garantendone un controllo costante, considerate le forti concentrazioni di olii minerali nella zona a seguito della loro movimentazione.
        Per ognuna delle opere fin qui enunciate è stata, o sarà prevista la valutazione di impatto ambientale così come prescrive la vigente legislazione in materia.
        Non è stato tuttavia valutato l'impatto globale che le opere di estrazione degli idrocarburi, di trattamento e rigassificazione del gas metano, di concentrazione e di trasporto degli olii minerali, oltreché lo sversamento di sostanze inquinanti nel mare Adriatico da parte dei bacini fluviali a partire da quello del fiume Po, potrebbero avere sulla zona del nord del mare Adriatico.
        Lo scopo della presente proposta di legge è quello di attivare una procedura per indagare l'impatto sul nord Adriatico del complesso di tali opere, sommato all'effetto di altre fonti inquinanti.
        Tale impostazione segue quanto previsto dalla moderna legislazione della Unione europea in materia di valutazione ambientale strategica, in particolare la direttiva 2001/42/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 27 giugno 2001. Poiché la legislazione italiana non ha ancora recepito le direttive comunitarie in materia, si rende necessario proporre misure straordinarie da applicare ad aree geografiche particolarmente delicate da un punto di vista ambientale.
        L'area individuata con precisione è quella già sottoposta a protezione dall'estrazione di idrocarburi da parte del Ministero dell'ambiente attraverso il decreto 3 dicembre 1999, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del 29 dicembre 1999, n. 304.
        L'articolo 1 istituisce un Comitato a composizione mista per verificare l'impatto sull'ambiente di un complesso di opere delle quali è prevista la realizzazione, sommato agli effetti di una molteplicità di altre fonti inquinanti.
        L'articolo 2, fissa la composizione del Comitato, riconosce il ruolo, oltreché dei Ministeri, delle regioni e degli enti locali.
        Gli articoli 3 e 4 prevedono i tempi entro i quali il Parlamento decide in materia. Nel frattempo le attività già previste nell'area geografica in oggetto sono sospese.




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