XIV LEGISLATURA
PROGETTO DI LEGGE - N. 666
Onorevoli Colleghi! - Il problema dell'inquinamento
dell'aria è problema grave ed a tutti noto ed al quale, già
nella XIII legislatura, si era tentato di dare una soluzione
legislativa, con la presentazione della proposta di legge atto
Camera n. 750, il cui iter non è stato concluso a causa
della fine dei lavori parlamentari. Attesa la gravità del
problema, si ripropone il testo già presentato, auspicandone
l'approvazione.
L'inquinamento è ormai un fenomeno cronico e tendente
all'aumento, tanto che le nostre città sono spesso obbligate a
soluzioni di ripiego per limitare lo smog ed i danni ad
esso conseguenti.
Purtroppo il sistema ventoso dell'Italia non permette il
ricambio dell'aria esterna che ristagna nelle nostre
pianure.
L'aria interna delle case e degli edifici non è altro che
il riflesso dell'aria esterna aggravata dalla maggiore
stagnazione. I danni provocati da tale situazione colpiscono
maggiormente i soggetti più deboli ed in particolare i bambini
in età scolare. Diversi studi hanno valutato l'esistenza di
un legame significativo tra gradi di inquinamento atmosferico
ed insorgenza di malattie dell'apparato respiratorio.
Schematicamente possiamo dividere l'inquinamento chimico
atmosferico in fotochimico od ossidativo e riducente.
L'inquinamento fotochimico è rappresentato da idrocarburi e da
ossidi di azoto, prodotti di scarico di motori di auto a
benzina.
In particolare, l'ozono e gli ossidi di azoto sembrano
avere un effetto ossidoriducente sulle componenti della
membrana cellulare dell'epitelio bronchiale, determinando
flogosi epiteliale e conseguente incremento della reattività
bronchiale.
L'inquinamento chimico di tipo riducente, prevalentemente
di tipo chimico industriale, è determinato principalmente
dall'anidride solforosa e da materiale particolato,
soprattutto particelle di carbone.
Gli effetti biologici degli ossidi di zolfo sono per lo
più oscuri nel dettaglio, tuttavia è stata segnalata un'azione
sui recettori bronchiali irritativi, ed è stato osservato un
incremento della prevalenza delle broncopneumopatie croniche
ostruttive nelle aree maggiormente industrializzate.
Rilevante interesse riveste il materiale particolato, sia
chimico (derivati dai combustibili fossili, ad esempio
scarichi diesel), che biologico (allergeni come pollini
e spore fungine, polveri derivate dalla lavorazione del ricine
e della soia, di diametro inferiore ai 10 micron che può
penetrare con l'aria inalata nelle vie aeree più distali).
Uno studio epidemiologico eseguito nella metà degli anni
novanta su un campione ritenuto rappresentativo della
popolazione italiana ha messo in evidenza una prevalenza di
asma bronchiale pari al 5 per cento in soggetti provenienti da
un'area agricola del Delta padano e pari al 7 per cento in
soggetti appartenenti ad un'area urbana della Toscana
centrale. Questa differente incidenza della patologia asmatica
fra aree rurali ed urbane nel nostro Paese è probabilmente in
relazione al diverso grado di inquinamento ambientale: a tale
proposito, è stato evidenziato che l'inquinamento atmosferico,
espresso come micron di particolato sospeso/metro cubo
di aria è, rispetto alle aree rurali padane, circa il doppio
nella città di Pisa, e circa il quadruplo nella zona di
Cascina, che fanno parte della suddetta area urbana della
Toscana centrale.
Per quanto riguarda la distribuzione della malattia
asmatica per classi di età, è stato rilevato che nella
popolazione di sesso maschile del Delta padano la prevalenza
di tale malattia ha un andamento ad "U", presentandosi più
elevata nei soggetti con età compresa tra gli 8 e i 14 anni e
maggiore di 45 anni che nelle classi intermedie di età, mentre
lo stesso non accade per la popolazione di sesso femminile,
dove le percentuali sono costanti.
Le ragioni dell'inquinamento e i suoi componenti possono
essere riassunti nei seguenti elementi:
a) particelle da combustibili, riscaldamento,
benzina esauste, eccetera;
b) particelle generate da pura mancanza di
pulizia: polvere, peli, desquamazioni;
c) particelle di origine medica: virus o
germi diffusi da soggetti malati (raffreddori, bronchiti,
asma, eccetera);
d) emissione di particelle elettriche od
elettroniche generate da fotocopiatori, computer,
lampade al neon, che alterano l'equilibrio elettrico
degli ambienti.
A tutto ciò bisogna aggiungere i problemi relativi alle
allergie (al polline, alla polvere, eccetera) che ormai
interessano oltre il 20 per cento della popolazione
scolastica.
Con ogni riserva del caso, una legge relativa alla
purificazione dell'aria nelle scuole interessa circa 10
milioni di persone. Ipotizzando, infatti, una popolazione fino
a 19 anni di età pari a circa 14 milioni di individui,
equivalenti al 25 per cento della popolazione totale, e tenuto
conto dell'età scolare obbligatoria, tale cifra si riduce a 10
milioni includendo l'indotto collegato ai minori in età
scolare: insegnanti ed inservienti.
Né le proiezioni sui prossimi dieci anni modificano i dati
citati, in quanto la popolazione sino ai 19 anni di età
nell'anno 2005 è stimata intorno ai 13.400.000 di
individui.
Le tabelle relative alle visite mediche, ai ricoveri in
ospedale, ai ricoveri specializzati nei centri asma danno una
proiezione di circa 2 milioni di visite mediche nella
categoria sino ai 19 anni di età di cui circa 600 mila visite
specialistiche e la differenza per le visite pediatriche e
post-pediatriche, il tutto solo per le malattie
respiratorie.
Ciò conduce, ipotizzando un costo umano di due ore per
visita per i medici generici e di quattro ore per gli
specialisti (includendo la struttura infermieri, eccetera) ad
un totale di 5 milioni di ore lavorative mediche. Si
aggiungano le giornate scolastiche perse per le malattie
respiratorie che possono essere calcolate nelle somme citate
moltiplicate per due (tempi di attesa, tempi di spostamento,
eccetera), divisi per due poiché, in genere, la scuola è
frequentata solo al mattino.
A ciò si aggiunga il costo statale e privato dell'assenza
delle persone destinate ad accudire i minori malati, calcolata
nella cifra identica a quella dell'assenza dei bambini stessi
divisa per due, poiché talora nonne e nonni possono
supplire.
Il costo sociale delle malattie respiratorie in età
scolare è quindi così calcolabile:
a) numero 5 milioni di ore mediche per lire 50
mila uguale lire 250 miliardi;
b) numero 5 milioni di ore scolari perse diviso 5
ore uguale 1 milione di giornate scolastiche perse, pari a 500
mila giornate lavorative perse dai genitori per
l'assistenza.
500 mila giornate lavorative comportano un costo sociale
pari a 60 miliardi di lire, e questo calcolando il costo medio
della giornata lavorativa in lire 120 mila, cifra del tutto
ottimistica.
Alle cifre riportate vanno aggiunti i costi delle
ospedalizzazioni, che contano per 1.500 bambini per 10 giorni
di media, oltre 1.000 giorni per 30 giorni in caso di asma,
per un totale di 170 mila giornate perse pari a lire 20,5
miliardi per quanto riguarda i genitori, mentre, per quanto
riguarda il costo medico, lo stesso va calcolato non sulle
usuali 500/600 mila giornaliere per gli adulti, ma sulle 800/1
milione di lire, costo medio per i minori, per un totale di
140 miliardi di lire.
A ciò va aggiunto il costo in medicine, nella
considerazione che le stesse, specie quelle per i bimbi più
piccoli, hanno un costo unitario molto più alto di quelle per
adulti, sicché si può considerare che il costo medio per
malattia raggiunge le 50 mila lire, per un totale generale di
100 miliardi di lire, calcolati certamente in difetto, poiché
nei casi dei medicinali per asmatici si superano nelle
giornate di crisi le 200 mila lire.
A ciò si aggiunga come elemento essenziale il prezzo della
sofferenza ed il prezzo sociale del necessario recupero
scolastico dei giovani malati.
Per riassumere, il costo delle malattie respiratorie della
classe sino ai 19 anni di età è, in puri termini monetari, di
circa lire 570/600 miliardi. L'introduzione di ogni unità
scolastica di purificatori d'aria che eliminino oltre il 90
per cento delle particelle inquinanti, contemporaneamente
abbassando l'inquinamento da odore e da ozono, secondo le
esperienze in altri Stati e particolarmente negli Stati Uniti,
può ridurre della metà l'impatto delle malattie respiratorie,
eliminando le particelle impure da 0,01 a 1 micron, i
batteri da 0,1 a 1000, i pollini da 10 a 100, la polvere da 1
a 1000, lo smog da 0,01 a 5, i funghi da 0,1 a 5, i
residui di capelli da 10 a 500 e le particelle da starnuto da
5 a 500.
Supposto l'utilizzo di un purificatore per aula ed
un'aggiunta del 30 per cento per le parti comuni, i pezzi
necessari ammonterebbero a circa 600 mila e, supposto un costo
medio dell'unità installata di lire 700 mila (prezzo medio per
un prodotto di qualità), l'investimento sui tre anni previsti
dalla presente proposta di legge è dell'ordine di lire 420
miliardi, ovvero di lire 140 miliardi l'anno.
A ciò si aggiunga il costo di manutenzione, calcolabile in
200 mila lire annue per purificatore, corrispondenti a tre o
quattro filtri annui un costo generale di 120 miliardi, a
regime.
Nei tre anni di attuazione della presente proposta di
legge, il risparmio, utilizzato un criterio progressivo, è
dell'ordine dei 600 miliardi di lire, contro un investimento
identico in macchine e manutenzione.
Dal quarto anno il risparmio sarà dell'ordine di lire 180
miliardi annue.
Con il risparmio ottenuto, a decorrere dal quarto anno,
potranno essere interamente finanziati i purificatori
installati negli edifici pubblici.