XIV LEGISLATURA
PROGETTO DI LEGGE - N. 53
Onorevoli Colleghi! - La situazione occupazionale in
Italia è paradossale: a fronte di un tasso di disoccupazione
del 10,8 per cento (fonte: Istituto nazionale di statistica,
aprile 2000), la percentuale dei permessi di soggiorno
rilasciati a cittadini stranieri per motivi di lavoro, al 31
dicembre 1999, è pari al 59,72 per cento (fonte: Ministero
dell'interno).
La popolazione straniera presente in Italia è aumentata,
negli ultimi anni, del 60 per cento, passando da 470 mila
presenze nel 1990, agli attuali 1.270.533 cittadini stranieri
(dati relativi al 1^ gennaio 2000), di cui 420.423 nel
nord-ovest e 279.442 nel nord-est, raggiungendo così il 2,2
per cento della popolazione.
Secondo i dati del Ministero del lavoro e della previdenza
sociale, nel quarto trimestre 1999 sono stati registrati 1.414
extracomunitari nuovi avviati all'attività, con la provincia
di Vicenza che, da sola, ne ha assorbiti ben 320, seguita da
Treviso con ben 229. Sempre nello stesso periodo, gli uffici
di collocamento del nord-est registravano ben 23.649 iscritti
provenienti da Paesi al di fuori della Unione europea.
Eppure sembra che non bastino, stando alle denuncie delle
associazioni degli industriali che nel maggio 2000 lamentavano
l'insufficienza del contingente di 63.000 extracomunitari
fissato per il medesimo anno, richiedendo altre trenta mila
unità aggiuntive.
Fenomeno, questo, alquanto allarmante se si considera che,
secondo una recente ricerca delle Nazioni Unite, la
popolazione italiana subirà, entro il 2050, una diminuzione
del 28 per cento, con una percentuale di
ultrasessantacinquenni che salirà dal 18 per cento del 2000 al
35 per cento del 2050. Vale a dire che, se è vero che
l'attuale offerta di lavoro in Italia è tutta indirizzata
verso l'immigrazione, perché la domanda locale rifiuta le
professioni più pesanti e a bassa remunerazione e tenuto conto
che l'età media dei lavoratori extracomunitari è di poco
superiore ai trenta anni, bisogna necessariamente rivedere la
politica di programmazione e gestione dei flussi migratori.
Altrimenti, dinanzi ad una riduzione della popolazione attiva
accompagnata da una politica volta a favorire l'ingresso di un
maggior numero di immigrati di qualunque nazionalità, il
welfare state italiano è destinato a crollare.
La presente proposta di legge intende, dunque, favorire il
fenomeno della cosiddetta "immigrazione di ritorno", ovvero il
rientro in Italia dei tanti cittadini costretti a lasciare le
proprie case "in cerca di fortuna", ma, soprattutto, dei
discendenti di coloro che dalla fine dell'ottocento fino a
tutti gli anni sessanta furono costretti ad emigrare
all'estero con le loro famiglie per lavorare e che oggi vivono
in Stati stranieri al limite dell'indigenza a causa delle
gravi crisi economiche che gli stessi Stati attraversano. Tali
ingressi, infatti, creerebbero, inevitabilmente, minori
problemi da un punto di vista dell'inserimento sociale, in
quanto i cittadini stranieri di origine italiana sicuramente
non incontrano gli stessi problemi di integrazione
socio-culturale dei tanti immigrati portatori di culture e
tradizioni diverse dalla nostra.
Si ritiene, peraltro, che un Paese che si definisce civile
e si prodiga per l'esercizio del diritto di voto nelle
elezioni politiche da parte dei propri cittadini residenti
all'estero, debba promuovere anche il loro diritto al
lavoro.
Cari colleghi! Per questi motivi la presente proposta di
legge intende utilizzare alcune agevolazioni fiscali, già
previste nella legge finanziaria 2001, per incoraggiare il
rientro dei cittadini italiani emigrati all'estero o dei loro
discendenti divenuti cittadini stranieri.
A tale fine, i commi 1, 2 e 3 dell'articolo 1, prevedono
la concessione, per la durata di tre anni, di un credito
d'imposta pari a lire 800 mila mensili in favore dei datori di
lavoro che ampliano la base occupazionale assumendo italiani
residenti all'estero ovvero stranieri di origine italiana;
tale credito è maggiorato di ulteriori 400 mila lire mensili
qualora il datore di lavoro provveda a locare ai lavoratori
stranieri di origine italiana occupati l'unità immobiliare ove
risiedere. Il comma 4, invece, dispone in favore dei nuovi
assunti, siano essi cittadini italiani residenti all'estero
oppure cittadini stranieri di origine italiana, la detrazione
ai fini dell'imposta sul reddito delle persone fisiche per
canoni di locazione, secondo gli importi di cui alle lettere
a) e b) del comma 1-bis dell'articolo
13-ter del testo unico delle imposte sui redditi,
approvato con decreto del Presidente della Repubblica 22
dicembre 1986, n. 917, introdotto dall'articolo 2, comma 1,
lettera h), della legge 23 dicembre 2000, n. 388.
Infine, il comma 5 stabilisce che tali nuove assunzioni di
lavoratori extracomunitari di origine italiana concorrano alla
determinazione delle quote di ingresso definite annualmente
dal Governo ai sensi del decreto legislativo 25 luglio 1998,
n. 286 (cosiddetto "testo unico sull'immigrazione".
Naturalmente, la loro assegnazione avverrà in via prioritaria,
tenendo conto delle richieste degli imprenditori italiani
raccolte dall'Anagrafe annuale informatizzata delle offerte e
delle richieste di lavoro subordinato dei lavoratori
stranieri, di cui all'articolo 21, comma 7, del citato testo
unico ed all'articolo 32, comma 3, del relativo regolamento di
attuazione, di cui al decreto del Presidente della Repubblica
31 agosto 1999, n. 394.
Si ricorda infatti che tale Anagrafe è stata istituita con
il preciso scopo di gestire la domanda e l'offerta di lavoro
per i lavoratori immigrati extracomunitari e, attualmente, già
quattro Direzioni provinciali del lavoro (Ancona, Bari,
Bologna e Treviso) sono collegate alla stessa tramite rete
privata. Quanto a Treviso, risulta inoltre che abbia già
avviato un'indagine in America Latina per selezionare
lavoratori di origine italiana disponibili a rientrare in
Italia.
Ribadendo l'importanza della presente proposta di legge,
si auspica, pertanto, una sua rapida approvazione.