Doc. LVII n. 2/I/A


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Onorevoli Colleghi! - Il Documento di programmazione economico-finanziaria in esame assume come arco temporale di riferimento il periodo 2003-2006, vale a dire l'intero periodo di durata ordinaria della legislatura, essendo trascorso il primo anno di attività del Governo.
La decisione di fare riferimento ad periodo di quattro anni, anziché di tre, conferma, per un verso, l'importanza strategica che il Governo e la maggioranza parlamentare intendono attribuire al Documento e, per l'altro, la coerenza complessiva delle politiche assunte in materia economico-finanziaria, riconducibili a precise linee programmatiche.
Quanto al primo profilo, occorre rilevare che, a partire dall'ingresso dell'Italia nell'Unione monetaria europea, è venuto progressivamente accentuandosi il ruolo del DPEF quale strumento in cui vengono indicati, sia pure in termini sintetici, gli indirizzi di politica economico-finanziaria.
Infatti, l'introduzione di precisi vincoli relativi ai saldi di finanza pubblica, quali sono quelli derivanti dal Patto di stabilità e di crescita, anziché limitare gli spazi di decisione politica nella sfera economico-finanziaria, ha indotto il Governo ad una qualificazione del suo intervento. Ciò è avvenuto attraverso l'adozione di iniziative volte ad incidere significativamente sulla composizione della spesa pubblica e l'avvio di riforme strutturali in grado di aumentare le potenzialità di crescita del sistema economico.
Allo stesso tempo, con il Patto di stabilità interno si è avviato un processo volto ad assicurare il concorso dei diversi livelli di governo al rispetto degli obiettivi di finanza pubblica assunti in sede comunitaria.
I più recenti sviluppi normativi prospettano un ulteriore rafforzamento della funzione del DPEF, quale strumento di raccordo delle diverse politiche settoriali in un quadro coerente nel quale siano chiaramente individuate le linee di indirizzo strategico e le priorità da perseguire.
Va infatti ricordato che l'entrata in vigore delle disposizioni della legge n. 3 del 2001, di modifica del titolo V della Costituzione, ha posto in termini innovativi l'esigenza di definire un contesto istituzionale che favorisca la cooperazione tra lo Stato e le autonomie territoriali, nell'ambito di una precisa individuazione delle rispettive competenze e responsabilità. In questo quadro emerge l'esigenza di pervenire ad un assetto strutturato e tendenzialmente stabile delle procedure relative al Patto di stabilità interno, quale strumento principale per il coordinamento della finanza pubblica.
Si tratta di questioni su cui la Commissione Bilancio si è recentemente pronunciata mediante l'approvazione di una risoluzione che prospetta una complessiva riforma degli strumenti di bilancio, volta in particolare a potenziare il ruolo del DPEF e della legge finanziaria quali strumenti fondamentali nella definizione degli indirizzi della politica economica e finanziaria e nella relativa attuazione, comunque nel rispetto dei presidi posti a tutela degli equilibri di finanza pubblica.
Particolarmente significativo appare, in proposito, il percorso attuativo della delega per la riforma del sistema fiscale, di cui al provvedimento collegato attualmente all'esame del Parlamento, il quale affida proprio al DPEF e alla legge finanziaria il compito di individuare le risorse da destinare annualmente allo scopo e di definire

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i profili di carattere non ordinamentale del disegno riformatore.
Le indicazioni contenute nella risoluzione, approvata alla Camera con un larghissimo consenso, dovranno trovare attuazione in un impegnativo lavoro di approfondimento delle diverse problematiche connesse all'obiettivo di un riordino organico e compiuto della legislazione vigente in materia.
Allo stesso tempo, l'avvio della prossima sessione di bilancio, a partire dal mese di ottobre, richiede che si definiscano, già in sede di DPEF, le priorità che si intendono perseguire e che si indichino le risorse da destinare all'avvio delle riforme prospettate nei provvedimenti collegati, attualmente all'esame del Parlamento.
A tal fine, particolarmente opportuna risulta la scelta del Governo di prospettare nel DPEF, analogamente a quanto già fatto lo scorso anno, l'evoluzione delle grandezze macroeconomiche e di finanza pubblica a livello tendenziale e programmatico. Essa consente, infatti, di avvalorare la funzione del DPEF quale strumento in cui vengono evidenziati gli obiettivi che si intendono perseguire e indicata l'incidenza delle misure da assumere per assicurarne il perseguimento. Si rende, quindi, più stringente la connessione tra DPEF e legge finanziaria, attraverso la quale dovranno tradursi concretamente le indicazioni contenute nel primo.
Quanto agli scenari macroeconomici, assai opportunamente il DPEF muove dalla constatazione della crescente integrazione economica a livello mondiale. Ciò appare tanto più evidente nel caso italiano, che si caratterizza per un notevole grado di apertura e per l'elevata incidenza dell'interscambio su scala comunitaria.
Ne consegue, come ha ampiamente dimostrato l'andamento dell'economia nazionale nel corso del 2001 e della prima metà dell'anno in corso, una forte incidenza, sui maggiori indicatori, delle dinamiche congiunturali internazionali.
In particolare, la contrazione del tasso di crescita registrato a livello internazionale successivamente ai tragici eventi dell'11 settembre ha comportato una riduzione della domanda che, nel caso dell'economia italiana, si è tradotta in un indebolimento delle esportazioni. A tale fenomeno ha pure concorso la perdita di competitività registrata negli ultimi anni dal sistema produttivo italiano, da tempo segnalata dal sistema delle imprese, cui le riforme strutturali avviate dal Governo intendono fornire una risposta efficace.
Alla contrazione del tasso di crescita delle esportazioni si è, poi, accompagnata una decelerazione della domanda interna, sia per quanto concerne i consumi che per quanto riguarda gli investimenti. Alla luce di tale situazione particolarmente opportuna è, quindi, risultata l'adozione, da parte del Governo, delle misure di incentivazione di cui alla cosiddetta Tremonti-bis (legge n. 383 del 2001).
Pur non essendo del tutto venuti meno gli elementi di preoccupazione e di incertezza, che discendono essenzialmente dalla instabilità che ha investito i mercati borsistici e finanziari, soprattutto americani, anche a causa della recente emersione di gravi irregolarità contabili, tutti gli istituti economici, anche internazionali, concordano nel ritenere che nei prossimi mesi si dovrebbe registrare una inversione del ciclo, con una consistente ripresa a livello internazionale, tale da favorire una forte crescita degli scambi.
In questo conteso si muovono le previsioni contenute nel DPEF 2003-2006.
Si prospetta, in particolare per il 2003, una crescita tendenziale del PIL dello 2,7 per cento, che dovrebbe aumentare al 2,9 per cento grazie alle misure che il Governo intende adottare.
È evidente che il nostro Paese non deve lasciarsi sfuggire l'occasione che si offre per registrare più elevati tassi di sviluppo. Tale esigenza si pone in primo luogo in ragione della necessità di consentire all'Italia di recuperare il divario di crescita del PIL rispetto ai maggiori partner europei che si è registrato negli ultimi anni. È infatti innegabile che il processo di consolidamento della finanza pubblica intrapreso nel corso degli anni Novanta sia stato realizzato, oltre che mediante una

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drastica riduzione della spesa per interessi, attraverso il ricorso alla leva fiscale, che ha comportato una compressione della domanda interna.
Va in secondo luogo rilevato che soltanto mediante più elevati tassi di crescita potrà trovare soluzione il problema del persistente divario dei livelli di sviluppo tra le diverse aree del Paese.
Più in generale, le prospettive di ripresa del ciclo macroeconomico offrono un contesto favorevole per la realizzazione di riforme strutturali che rafforzino in modo permanente le potenzialità del sistema economico e produttivo del Paese.
È questo lo scenario indicato dal DPEF; in sostanza, si tratta di coniugare l'obiettivo della crescita con la stabilità degli equilibri finanziari.
La correlazione tra la prosecuzione del processo di risanamento della finanza pubblica e l'avvio di una nuova fase di sviluppo è chiaramente delineata nel Documento.
Allo stesso tempo, viene inequivocabilmente affermato che soltanto l'avvio di riforme di ampio respiro potrà intervenire incisivamente sui fattori che determinano il livello della spesa pubblica, in modo da liberare risorse da destinare allo sviluppo.
D'altra parte, le riforme delineate dal Governo, migliorando il livello qualitativo dell'attività dell'amministrazione pubblica, consentiranno di assicurare una maggiore equità, riducendo l'area del disagio e della marginalità.
L'esigenza di riforme strutturali, peraltro, è stata chiaramente posta anche a livello comunitario. Infatti, a partire dal Consiglio europeo di Lisbona (marzo 2001), le autorità comunitarie hanno costantemente ribadito l'esigenza di avviare una intensa fase riformatrice. Questa riflessione si è tradotta nelle conclusioni del recente vertice di Siviglia del 21 e 22 giugno scorso, dove sono stati approvati gli indirizzi di massima per le politiche economiche degli Stati membri per il 2002.
In sostanza, si è affermato che il rispetto dei vincoli in materia di finanza pubblica impone l'adozione di misure dirette a incidere sull'ordinamento vigente, realizzando riforme di ampia portata che consentano di ampliare i margini di intervento di politica economica per realizzare gli obiettivi strategici di sostegno allo sviluppo. A tal fine, le conclusioni raggiunte a livello europeo evidenziano la necessità di un miglioramento del mercato dei beni, dei servizi, dei capitali e del lavoro, creando un ambiente economico favorevole allo sviluppo e alla diffusione delle innovazioni tecnologiche, alla crescita delle imprese e dell'occupazione.
Il Consiglio di Lisbona del marzo 2001 ha assegnato alle politiche strutturali un ruolo centrale nel raggiungimento dell'obiettivo strategico di trasformare l'Unione europea nell'economia più innovativa e competitiva del mondo.
Per quanto riguarda le politiche di settore, le raccomandazioni del Consiglio si concentrano sull'importanza della riduzione della pressione fiscale, specialmente sui bassi salari, sulla modifica del sistema degli ammortizzatori sociali e sulla modernizzazione dell'organizzazione del lavoro.
Le raccomandazioni riferite all'Italia sottolineano, in particolare, la necessità di:
rafforzare la concorrenza nel settore dei beni e servizi (mercati dell'energia elettrica e del gas);
adottare interventi volti a migliorare il livello della formazione e della ricerca;
favorire politiche per la semplificazione dell'attività amministrativa;
adottare meccanismi salariali, in accordo con le parti sociali, che tengano conto della produttività e delle condizioni del mercato del lavoro locale;
accrescere gli elementi di flessibilità nell'impiego dei fattori produttivi;
procedere alla riforma degli ammortizzatori sociali.

Si tratta di indicazioni che trovano ampio riscontro nel DPEF 2003-2006.
Il Documento evidenzia, in particolare, che con la ripresa del ciclo si aprono più ampie prospettive di intervento che il


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Governo e la maggioranza intendono cogliere a pieno, proseguendo lungo la direzione già indicata dal DPEF dello scorso anno.
Il miglioramento del quadro macroeconomico consentirà, quindi, di accelerare il processo di realizzazione del programma governativo che lo scorso anno, proprio a causa della difficile situazione economica, ha subito un parziale rallentamento.
Peraltro, pur in presenza di una situazione obiettivamente difficile, che ha richiesto misure correttive volte ad assicurare il rispetto dei vincoli posti dal Patto di stabilità, occorre dare atto al Governo dell'impegno svolto per non rinunciare all'obiettivo prioritario di un più elevato tasso di crescita.
A fronte delle difficoltà emerse erano state prospettate due ipotesi alternative: correggere gli andamenti di finanza pubblica, conseguentemente restringendo l'ammontare delle risorse da destinare all'attuazione del programma governativo, oppure far partire immediatamente le riforme strutturali, rischiando tuttavia di disattendere i parametri del Patto di stabilità e di crescita.
L'azione del Governo e della maggioranza si è ispirata all'obiettivo di conciliare le due ipotesi, nella convinzione che fosse possibile seguire un percorso innovativo che, evitando l'adozione di manovre tradizionali, le quali avrebbero amplificato il ridimensionamento del tasso di crescita dell'economia, garantissero comunque il rispetto sostanziale degli impegni comunitari.
Il contenimento dell'andamento dei saldi di finanza pubblica nel corso del 2001 è stato assicurato anche attraverso il ricorso a misure di controllo dei flussi di cassa e di acquisizione di entrate aggiuntive, sia pure di carattere transitorio.
Particolare importanza, al riguardo, ha assunto il decreto legge n. 347 del 2001, finalizzato al contenimento dei deficit regionali sulla sanità, nel quale veniva trasfuso il contenuto dell'accordo raggiunto tra lo Stato e le regioni l'8 agosto 2001.
Occorre, peraltro, considerare che l'utilizzo di tecniche innovative, quali la cartolarizzazione, per il reperimento di risorse aggiuntive da destinare a miglioramento del saldo, ha risposto anche all'intento di avvalersi di nuovi strumenti di intervento, tali da ampliare la gamma delle leve a disposizione della politica economica. In altri termini, si tratta di aggiornare gli strumenti di intervento della finanza pubblica, anche alla luce dell'evoluzione complessiva del sistema economico, che registra una costante crescita della dimensione finanziaria. D'altra parte, già altri Paesi hanno fatto ampio ricorso a tecniche innovative per la gestione del debito pubblico e per il finanziamento delle opere infrastrutturali.
Va inoltre considerato il concorso al contenimento dei saldi assicurato dal decreto legge n. 350 del 2001, relativo al rientro dall'estero ed alla regolarizzazione dei capitali il quale, in base agli ultimi dati disponibili, avrebbe assicurato un gettito pari ad oltre 1.310 milioni di euro, con un volume di capitali rientrati di circa 52 miliardi di euro.
Allo stesso tempo, il Governo è intervenuto, in primo luogo attraverso i provvedimenti della cosiddetta manovra dei cento giorni, al fine di assicurare un ambiente favorevole alla realizzazione di nuovi investimenti e di sostenere, in primo luogo attraverso le misure inserite nell'ambito della legge finanziaria per il 2002, le fasce sociali più deboli. Misure che hanno anche una valenza macroeconomica in quanto idonee a sostenere i consumi delle famiglie, alimentando la domanda aggregata.
Il Governo ha quindi mantenuto gli impegni assunti in sede europea, sia pure con un leggero slittamento dei tempi rispetto all'iniziale programma di legislatura. Le condizioni di sostanziale solidità della finanza pubblica, insieme al miglioramento dello scenario macroeconomico, consentono oggi di accelerare i tempi per la concreta attuazione del programma delle riforme già in larga parte delineato nel DPEF dello scorso anno.
Venendo più in particolare al contenuto delle diverse riforme prospettate nel DPEF, si deve osservare, in primo luogo,

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l'importanza centrale che assume l'avvio della riforma fiscale.
Tale riforma si muove nella logica di una progressiva e generalizzata riduzione del livello di tassazione, di cui si avvarranno tutte le categorie di contribuenti, persone fisiche e imprese, secondo una logica ispirata all'equa distribuzione del carico fiscale. Esemplare, in proposito, appare il fatto che nel primo modulo attuativo verranno privilegiati i percettori di redditi medio-bassi; infatti, nel 2003 lo sforzo più consistente, nell'ordine di 5,5 miliardi di euro, sarà concentrato a favore delle fasce più deboli della popolazione.
Più in prospettiva, il drastico abbattimento del cuneo fiscale che grava sulle scelte di investimento e di occupazione accrescerà le potenzialità di crescita del sistema produttivo, favorendo una più rapida e intensa accumulazione di capitale fisico, umano e tecnologico.
Per quanto riguarda l'imposizione sulle società, si prevede una riduzione dell'aliquota IRPEG nella misura di due punti percentuali. Contestualmente, per quanto riguarda l'IRAP, si prospetta, nell'ambito di un graduale avvio del processo di riforma, la progressiva esclusione dalla base imponibile della componente delle retribuzioni, per un onere complessivo pari a 500 milioni di euro. Le imprese minori potranno inoltre avvalersi dell'ulteriore vantaggio costituito da un regime di radicale semplificazione fiscale e contabile.
Ovviamente, il conseguimento degli obiettivi previsti potrà essere facilitato dal superamento della concorrenza fiscale dannosa su scala europea, che fino ad oggi ha penalizzato, in particolare, i redditi da lavoro.
Alla realizzazione della riforma fiscale si accompagnerà un intervento strutturale sul fronte della spesa pubblica.
Riguardo alle misure di contenimento della spesa, il DPEF sottolinea, in particolare, l'obiettivo di consistenti risparmi da ottenere attraverso la razionalizzazione della spesa delle pubbliche amministrazioni per acquisti di beni e servizi, da cui si prevede di trarre un beneficio crescente, nel periodo considerato, da 3.700 milioni di euro nel 2003 fino a 7.900 milioni di euro nel 2006.
Il Documento prevede, inoltre, un articolato disegno riformatore volto a qualificare i singoli ministeri come centri di bilancio, con conseguenti effetti di potenziamento del grado di autonomia, di responsabilità e di flessibilità. Ciò conferma la necessità di completare la riforma della struttura del bilancio dello Stato, in modo da accrescere sia la trasparenza delle decisioni relative alla destinazione delle risorse che la possibilità di un accurato monitoraggio quanto al loro effettivo utilizzo. Si tratta, in altri termini, di rafforzare la connessione fra centri di responsabilità amministrativa e unità previsionali di base.
Sempre per quanto concerne le pubbliche amministrazioni, si prevede l'utilizzo di modelli flessibili di gestione del personale dipendente attraverso il ricorso al part-time, al lavoro interinale e al telelavoro.
Potrà, inoltre, concorrere in misura decisiva al contenimento, per un verso, e alla qualificazione, per l'altro, della spesa sanitaria, l'introduzione, in via sperimentale, di strumenti complementari o sostitutivi, quali le mutue.
Il Documento sottolinea, poi, alla luce dell'avanzato stato di attuazione del decentramento delle responsabilità amministrative e gestionali del sistema sanitario, l'intenzione del Governo di svolgere puntualmente la funzione di coordinamento e di verifica periodica, a garanzia dei principi solidaristici e universalistici del Servizio sanitario nazionale, privilegiando l'eliminazione degli sprechi nella erogazione delle prestazioni e il miglioramento e il completamento di sistemi di controllo dei costi del Servizio sanitario nazionale.
Una seconda fondamentale linea riformatrice riguarda il mercato del lavoro. In questo caso si tratta di conseguire una maggiore efficienza e fluidità, introducendo nuove tipologie contrattuali, proseguendo lungo la direzione indicata dalla disciplina del contratto di lavoro a tempo parziale, in attuazione dell'ordinamento comunitario.

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Alla stessa finalità potranno concorrere la diffusione capillare delle informazioni sulle opportunità di lavoro. Verranno quindi assunte entro l'anno una serie di iniziative volte alla realizzazione di una rete dei servizi al lavoro e un efficiente complesso di servizi pubblici e privati collegati tra loro da un sistema informativo per il lavoro.
Si tratta di un complesso di iniziative che in larga parte trovano già traduzione nel Patto per l'Italia, recentemente stipulato con le parti sociali, con l'unica eccezione della CGIL, e in alcuni provvedimenti collegati che nel corso dell'esame presso il Parlamento potranno essere migliorati.
Il Patto per l'Italia, siglato il 5 luglio scorso da Governo e parti sociali, assume particolare importanza in quanto conferma la condivisione, anche da parte dei sindacati, di quegli obiettivi di dinamismo economico e giustizia sociale definiti a livello di Consiglio europeo nei vertici di Lisbona e Barcellona e fatti propri, nel nostro Paese, dal Governo e dalla maggioranza.
Per il mercato del lavoro il DPEF, confortato da quanto previsto in materia dal Patto per l'Italia, offre quali importanti obiettivi finali una protezione generalizzata ed omogenea dei disoccupati involontari attraverso misure di sostegno integrative, aggiuntive o sostitutive, comunque concordate fra le parti sociali, con prestazioni autofinanziate e gestite da organismi bilaterali di natura privatistica.
Il complesso delle misure prospettate potrà risultare decisivo per l'ulteriore ridimensionamento del tasso di disoccupazione e per l'innalzamento, nei termini indicati dal DPEF, del tasso di occupazione. Alla stessa finalità concorrono anche le misure volte a innalzare l'età pensionabile, attraverso la previsione di incentivi per la permanenza in attività di soggetti che hanno maturato i requisiti previsti per accedere alla pensione, in modo da innalzare il tasso di partecipazione degli anziani al mercato del lavoro. A tal fine si prevede l'intenzione del Governo di procedere anche alla progressiva abolizione del divieto di cumulo tra pensione e redditi da lavoro.
Non va inoltre trascurato il ruolo che potrà svolgere la modifica del sistema degli ammortizzatori sociali, per il quale nel Patto per l'Italia si è previsto lo stanziamento di 700 milioni di euro.
Ai fini di una crescita della qualificazione della forza lavoro, particolare importanza assumono gli interventi previsti in materia di istruzione.
In proposito, il Documento fa riferimento allo sviluppo delle tecnologie multimediali, all'aggiornamento del personale docente e amministrativo, alle misure volte a prevenire e risolvere forme di disagio giovanile per la realizzazione del diritto - dovere di istruzione e formazione, ad interventi per lo sviluppo dell'istruzione e formazione tecnica.
A tal fine, si stabilisce che nei prossimi quattro anni si procederà al finanziamento della riforma degli ordinamenti didattici e al potenziamento delle attività di orientamento, di tutorato e di internalizzazione, nonché agli investimenti strutturali volti a realizzare sedi idonee alle funzioni didattiche e al potenziamento della ricerca scientifica.
A quest'ultimo riguardo, merita sottolineare che il Governo intende aumentare i finanziamenti assegnati nel prossimo quadriennio al sistema pubblico di ricerca dall'attuale 0,6 per cento verso l'1 per cento del PIL.
Agli interventi volti a rendere più flessibile il mercato del lavoro si dovrà accompagnare, poi, una revisione della disciplina vigente in materia previdenziale. Le indicazioni del DPEF, al riguardo, risultano pienamente coerenti con gli obiettivi stabiliti dal Consiglio europeo di Barcellona. In particolare, con la destinazione del trattamento di fine rapporto che maturerà in futuro ai fondi pensione ovvero, più in generale, a strumenti di previdenza complementare, si pongono le basi per definire un assetto equilibrato e sostenibile del sistema previdenziale, in cui le prestazioni a carico della finanza pubblica si accompagnino ad un adeguato sviluppo della previdenza integrativa.

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Una serie di iniziative, in via sperimentale, verranno avviate per promuovere nuova occupazione regolare, di incoraggiamento alla crescita dimensionale delle piccole imprese, al fine di rimuovere quegli ostacoli che limitano le potenzialità occupazionali delle impresse minori e ad incentivare una realtà, quella dei distretti industriali, strettamente connessa al territorio di riferimento. Al riguardo, appaiono particolarmente importanti gli interventi di stimolo e sostegno alla creazione, tra piccole e medie imprese, di reti distrettuali che permettano di conciliare le modalità flessibili e innovative di produzione caratteristiche della piccola dimensione con le economie di scala proprie delle realtà di maggiore consistenza.
Il sostegno alle piccole e medie imprese e, più in generale, al sistema produttivo nazionale sarà assicurato, in misura decisiva, dalle iniziative volte ad adeguare la dotazione di infrastrutture del nostro Paese, che presenta gravi carenze. L'azione del Governo e della maggioranza mira in proposito a creare, da un lato, un quadro normativo e procedurale più favorevole alla rapida realizzazione delle opere, dall'altro, a sollecitare il coinvolgimento di capitali privati nel finanziamento delle infrastrutture.
Su questo tema, il Documento si muove in coerenza con le indicazioni già contenute nel DPEF 2002-2006: viene, infatti, confermato l'obiettivo di un aumento degli investimenti infrastrutturali a tassi annui doppi rispetto a quelli tendenziali e la parallela individuazione di uno strumento innovativo - la «legge obiettivo» - in grado di sostenere, sul piano giuridico e politico, tale indirizzo.
Al rilancio della politica infrastrutturale del Paese è assegnata una duplice finalità: da un lato, il recupero del gap rispetto ai maggiori partners accumulato nel tempo e, dall'altro lato, il concorso al sostegno alla domanda globale interna. In questo quadro si inserisce la riforma della disciplina procedurale, affidata principalmente al "collegato infrastrutturale", in cui è confluita una revisione, quasi integrale, della legge-quadro sui lavori pubblici, che si ispira al principio di una generale semplificazione di istituti giuridici e di procedimenti amministrativi.
Contestualmente, si incentiva il ricorso a soluzioni in grado di coinvolgere capitali privati, secondo una linea tendenziale che promuova l'evoluzione del concetto stesso di opera pubblica verso quello di opera di interesse pubblico. A questa finalità concorre anche la recente istituzione di una società, «Infrastrutture Spa», specializzata nel finanziamento delle grandi infrastrutture, attraverso operazioni di emissione di titoli che consentano di reperire risorse sul mercato.
In proposito, il DPEF 2002-2006 aveva stimato l'importo complessivo del programma di investimenti pubblici per l'intera legislatura, a partire dal 2002, in 100.000 miliardi di lire, di cui il 50 per cento ottenuto con il metodo del project financing. Tale impegno viene confermato anche nel presente DPEF.
In connessione con la politica per le infrastrutture, possono svolgersi alcune considerazioni in ordine al patrimonio, materiale e immateriale, dello Stato, di cui soltanto una parte è contabilizzata nel Conto generale del patrimonio; in particolare, restano escluse alcune attività, quali i canoni per concessioni e i diritti d'uso. Peraltro, la parte contabilizzata è spesso iscritta a valori storici, e comunque nettamente inferiori a quelli di mercato. Proprio al fine di assicurare una effettiva valorizzazione del patrimonio dello Stato si è fatto ricorso alla istituzione di «Patrimonio Spa.». La società avrà in primo luogo il compito di evidenziare il valore dei beni che le saranno conferiti, la relativa redditività e le spese per la loro valorizzazione. Potrà inoltre procedere all'eventuale cessione a soggetti pubblici e privati dei medesimi beni, secondo procedure di massima trasparenza ed efficacia e senza incidere sui vincoli storici, artistici e paesaggistici gravanti su alcuni di essi.
In relazione alle prospettive di crescita del Paese, risulta determinante la capacità di sviluppo del Mezzogiorno, che dovrà essere sostenuta attraverso politiche efficaci

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per il potenziamento della dotazione infrastrutturale, l'attrazione degli investimenti produttivi e la riduzione del disagio sociale.
Lo sviluppo economico e sociale del Mezzogiorno assume, nelle considerazioni del DPEF, una valenza prioritaria.
Il Documento indica, per il 2002, una crescita del PIL nel Mezzogiorno pari all'1,7 per cento, e quindi superiore rispetto alla crescita dell'1,2 del Centro-Nord (1,3 per cento su base nazionale). Viceversa, per il 2003, pur in presenza di una accentuata ripresa economica, viene stimata una crescita del PIL tendenziale del Mezzogiorno (2,6 per cento), leggermente inferiore alla media italiana (2,7 per cento). Per il periodo 2004-2006, considerando solo le risorse previste dalla legislazione vigente, la crescita del PIL scenderebbe al 2,3 per cento e si accompagnerebbe ad una limitata espansione degli investimenti.
A fronte dell'insoddisfacente evoluzione che si delinea sulla base degli andamenti tendenziali, il DPEF mostra come, a livello programmatico, il proseguimento e l'intensificazione dell'azione del Governo dovrebbero permettere di ottenere un tasso di crescita, nelle regioni meridionali, stabilmente al di sopra di quello nazionale e di quello medio europeo. Più in particolare, fin dal 2003 gli effetti congiunti delle misure volte a migliorare il contesto economico e sociale e della modernizzazione amministrativa, assieme all'impatto diretto dei crescenti investimenti pubblici, dovrebbero consentire di raggiungere una crescita attorno al 3 per cento, leggermente superiore a quella nazionale. Dall'anno successivo, il pieno esplicarsi degli effetti delle politiche intraprese permetterà di pervenire ad un livello di crescita superiore al 4 per cento.
L'ampia sezione dedicata nel DPEF al Mezzogiorno individua i quattro assi di intervento sui quali si concentrerà l'azione di sostegno dello sviluppo.
Si tratta di:
accelerare e qualificare gli investimenti pubblici e la partecipazione di capitali privati al finanziamento di infrastrutture di servizio, materiali e immateriali;
attuare progetti di qualità, integrati localmente;
promuovere gli investimenti produttivi privati;
modernizzare l'amministrazione pubblica.

Quelle prospettate sono, in realtà, politiche valide per l'intero contesto nazionale; nel Mezzogiorno, tuttavia, dovranno essere realizzate con particolare intensità, sia attraverso l'impiego di specifici strumenti di intervento, sia attraverso la destinazione di risorse di entità proporzionalmente maggiore.
Per l'incremento del livello di competitività del sistema economico nazionale, un rilievo fondamentale assumono gli interventi rivolti a promuovere il livello di concorrenza nei diversi mercati, in modo da stimolare l'innovazione e l'abbassamento dei costi. Sotto questo profilo rivestono particolare importanza le misure volte a definire l'assetto dei mercati relativi al settore dell'energia. Nel DPEF viene ribadito l'intento del Governo di completare il processo di liberalizzazione, in modo da assicurare, peraltro, la reciprocità nei processi di apertura dei mercati nazionali dei Paesi appartenenti all'Unione europea.
In particolare, per quanto riguarda il settore dell'energia elettrica, l'azione del Governo si rivolgerà a tre obiettivi principali, strettamente connessi: garantire l'economicità e al tempo stesso la sicurezza delle forniture; definire un quadro regolamentare certo; semplificare le procedure. A tal fine, da un lato, sarà promosso l'incremento quantitativo dell'offerta, anche attraverso il potenziamento della capacità produttiva e la diversificazione delle fonti; dall'altro, dovrà essere completato il quadro di regole che, contestualmente all'attuazione del piano di dismissione di capacità produttiva da parte dell'ENEL, assicuri stabilità e trasparenza nella formazione dei prezzi.


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Anche nel settore del gas, il potenziamento delle infrastrutture di approvvigionamento e trasporto e la valorizzazione delle risorse nazionali dovrà accompagnarsi alla definizione di una disciplina che regoli l'accesso alle infrastrutture di approvvigionamento, stoccaggio, trasporto e distribuzione in modo da contemperare la tutela dei soggetti che hanno sostenuto gli oneri per la loro realizzazione con le esigenze di un allargamento della concorrenza e di una riduzione dei costi.
Qualche considerazione va svolta con riferimento alle problematiche relative ai servizi pubblici locali. Al riguardo, il Documento manifesta chiaramente l'intenzione del Governo di provvedere alla adozione della disciplina regolamentare necessaria per dare attuazione alle disposizioni di cui all'articolo 35 della legge finanziaria per il 2002. In effetti, il termine previsto per l'emanazione del regolamento attuativo è decorso da tempo. È quindi necessario provvedere al più presto, in modo da consentire agli enti locali di avvalersi pienamente del complessivo disegno riformatore contenuto nel citato articolo 35. Tale articolo, frutto di un approfondito lavoro svolto con il proficuo concorso del Governo e del Parlamento, ha inteso prospettare un riordino della materia tale da conseguire l'obiettivo del miglioramento degli standard qualitativi e del livello di efficienza dei servizi pubblici locali, a vantaggio dell'utenza. Si è quindi trovato un apprezzabile punto di equilibrio nella previsione del mantenimento del controllo pubblico sulla proprietà delle reti e delle infrastrutture e nel contestuale affidamento con gara pubblica della gestione del servizio. Alla luce di tali elementi, non possono che suscitare forti preoccupazioni le notizie, di cui recentemente hanno dato conto gli organi di stampa, secondo le quali le autorità comunitarie avrebbero richiesto al Governo italiano di fornire chiarimenti in merito ai contenuti delle disposizioni di cui all'articolo 35, alla luce della normativa in materia di appalti pubblici di servizi. Va in proposito ricordato che la materia degli affidamenti e della concessione di servizi pubblici locali non rientra, come ha affermato la Corte di Giustizia, nella sfera di applicazione della disciplina comunitaria. Infatti, nonostante alcuni tentativi della Commissione di includere la concessione di pubblico servizio nell'ambito di tale disciplina, il Consiglio ha sempre escluso tale eventualità. In considerazione degli orientamenti del Consiglio, la Commissione stessa ha dovuto quindi prendere atto della impossibilità di procedere nel senso prospettato. È quindi auspicabile che il Governo italiano provveda a fornire tutti i chiarimenti sollecitati dalle autorità comunitarie e che in quella sede si ribadiscano le ragioni che hanno con tanta convinzione indotto Governo e Parlamento a definire la disciplina di cui all'articolo 35.
Oltre che alle tematiche e alle prospettive di sviluppo economico, il DPEF dedica grande attenzione alle questioni relative ad un assetto sociale più equo.
A tal fine grande rilievo assumono gli interventi relativi al sostegno ed al miglioramento delle condizioni di vita dei nuclei familiari, nella convinzione che la famiglia costituisce il primo pilastro della coesione sociale e l'ambiente fondamentale all'interno del quale si garantisce la solidarietà intergenerazionale.
La centralità della famiglia verrà sostenuta, oltre che dalla attuazione della riforma fiscale, con il ricorso a procedure di modernizzazione, potenziamento, facilitazione dell'accessibilità di tutti i principali servizi di assistenza domiciliare ai malati cronici, ai disabili, agli anziani.
Si intende, per altro verso, procedere alla realizzazione, in tempi rapidissimi, del piano nazionale degli asili nido aziendali, interaziendali, di quartiere e pubblici, in modo da favorire al contempo la permanenza della donna nel mercato del lavoro.
Nel DPEF le esigenze di sostegno allo sviluppo dell'economia si associano alla consapevolezza che tale sviluppo dovrà attuarsi in condizioni ecosostenibili.
Gli obiettivi del Governo a contrasto dei problemi relativi all'ambiente, quali l'aumento del 6 per cento delle emissioni di anidride carbonica, la pressione sulle

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risorse idriche e quella del traffico stradale, sono incentrati sul miglioramento del grado di qualità della vita e di benessere sociale, con una riduzione dei livelli di inquinamento, con la garanzia della sicurezza alimentare.
La riduzione delle emissioni inquinanti, in coerenza con le misure introdotte dalla legge di ratifica del Protocollo di Kyoto, sarà assicurata anche attraverso l'incremento dell'uso delle fonti energetiche rinnovabili.
Le esigenze di tutela ambientale dovranno sposarsi con quelle di sviluppo socio - economico all'interno delle aree sottoposte a vincolo ambientale.
Per contrastare l'emergenza idrica, particolarmente acuta nelle aree del Centro - Sud del Paese, il Governo predisporrà una serie di interventi, tra cui l'uso delle acque reflue in agricoltura; sarà inoltre rafforzata l'attività relativa alla valutazione di impatto ambientale.
Va, quindi, apprezzato lo sforzo compiuto recentemente dal Governo nell'ambito del decreto-legge n. 138 del 2002, per il reperimento di risorse da destinare alla realizzazione di interventi a vantaggio sia dei soggetti produttivi, con particolare riferimento al comparto agricolo, che dei cittadini delle aree più direttamente investite dall'emergenza idrica.
Si procederà inoltre alla bonifica dei siti inquinati del Paese, che attualmente sono alcune migliaia, con una maggiore sinergia tra la pubblica amministrazione e i settori produttivi e finanziari interessati alle operazioni di bonifica.
Il DPEF dello scorso anno aveva già evidenziato alcune priorità in materia di sicurezza, successivamente attuate con il rinnovo contrattuale delle forze di polizia, il loro potenziamento tecnologico ed il migliore impiego delle forze dell'ordine sul territorio. Ulteriori interventi in materia, con specifico riferimento alla tutela delle imprese, soprattutto medie e piccole, sono prospettati nel DPEF in esame; al riguardo, si fa esplicito riferimento alla adozione di sistemi efficaci di prevenzione delle aggressioni. Il Governo indica, inoltre, l'obiettivo del completamento del processo di parametrizzazione retributiva del personale sicurezza e difesa.
A queste misure si accompagnerà la semplificazione e l'ammodernamento dell'ordinamento giudiziario, in modo da assicurare la certezza, la qualità, l'efficacia e l'efficienza del sistema.
In questo ambito, si dovrà provvedere alla riduzione dell'arretrato giudiziario e dei tempi e dei costi del processo penale e civile; ad un'azione di prevenzione e contrasto dei reati, anche in sede internazionale; alla certezza della pena, che comunque si associa all'attenzione per la dignità delle condizioni detentive; alla tutela dei minori e alla prevenzione alla devianza minorile.
Il contesto normativo e giudiziario potrà, inoltre, beneficiare delle misure rivolte alla riforma dei codici, con un processo di delegificazione e revisione del diritto societario e fallimentare; alla valorizzazione della professionalità della magistratura togata e della magistratura onoraria; ad una serie di interventi specifici, tra cui la valorizzazione del ruolo e della professionalità del personale addetto ai servizi penitenziari; all'abolizione dei tribunali minorili in campo civile a favore di sezioni specializzate per la famiglia presso i tribunali ordinari.
Alla luce della comparsa della minaccia terroristica a livello internazionale, il Governo intende favorire una cultura della difesa nazionale, accelerando il processo di attuazione di un nuovo modello di difesa e anticipando il superamento del servizio militare obbligatorio per giungere a una completa organizzazione professionale delle forze armate.
Per realizzare gli obiettivi previsti, il Documento prospetta una crescita delle risorse destinate alla funzione difesa, in modo da raggiungere gradualmente un rapporto percentuale, rispetto al PIL, pari all'1,5 per cento.
La maggiore efficienza che si prospetta in materia sarà indirizzata all'organizzazione della difesa sia per esigenze nazionali sia in un'ottica di partecipazione alle missioni internazionali.

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Quanto alla finanza pubblica, per l'anno 2003 viene fissato un obiettivo di indebitamento netto pari allo 0,8 per cento del PIL, con un recupero rispetto all'evoluzione tendenziale di otto decimi di punto. L'indebitamento strutturale, ovvero corretto per gli effetti ciclici, si collocherebbe allo 0,4 per cento, nell'ipotesi che per il 2003 la crescita potenziale sia pari al 2,4 per cento. Si tratta di un valore del saldo prossimo al pareggio di bilancio, come stabilito nel Consiglio europeo di Siviglia e nel Consiglio Ecofin di Madrid.
Le recenti decisioni assunte in sede europea traggono spunto dalla doverosa constatazione della necessità di considerare le regole del Patto di stabilità in una logica flessibile, che non prescinda dall'andamento dell'economia. In sostanza, non si tratta di mettere in discussione il rigore nella gestione della finanza pubblica quanto, piuttosto, di non pregiudicare la possibilità di consentire ai Paesi membri, in una fase congiunturale negativa, di sviluppare politiche di sostegno agli investimenti, alla produzione, ai consumi, in una logica di rafforzamento del sistema Europa nell'economia globale.
Si potrebbe, pertanto, affermare che i più recenti orientamenti comunitari rispondono alla logica ispiratrice della politica economico-finanziaria dell'attuale Governo, che ha sempre inteso garantire la solidità della finanza pubblica senza tuttavia pregiudicare le prospettive di crescita dell'economia.
Per gli anni successivi, l'obiettivo dell'indebitamento viene fissato ad un livello in progressiva riduzione, fino a raggiungere l'avanzo nel 2005.
Il rapporto fra debito e PIL evidenzia una forte diminuzione; già a partire dal 2002 tale rapporto si colloca al di sotto del 100 per cento, per proseguire la sua discesa negli anni successivi e attestarsi al 94,4 per cento nel 2006.
Gli obiettivi indicati nel DPEF attestano l'impegno del Governo e della maggioranza per garantire il mantenimento e il miglioramento delle condizioni di stabilità della finanza pubblica. Nel rispetto di questi obiettivi, il Documento prospetta un programma articolato e coerente di politiche a sostegno della crescita del Paese e dello sviluppo delle sue potenzialità, sulla base della salda convinzione che stabilità e crescita rappresentano finalità complementari, tali da rafforzarsi a vicenda. Va inoltre considerato che il Documento si caratterizza per alcuni apprezzabili novità per quanto concerne l'impianto e per la previsione, accanto ai dati relativi agli andamenti tendenziali, anche di quelli programmatici. Per queste ragioni ritengo che il Documento meriti una valutazione pienamente favorevole.
Alberto GIORGETTI,
relatore per la maggioranza.

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PARERI, AI SENSI DELL'ARTICOLO 118-BIS
DEL REGOLAMENTO, DELLE COMMISSIONI PERMANENTI

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I COMMISSIONE PERMANENTE
(Affari costituzionali, della Presidenza del Consiglio e interni)

(Relatore: Nicolò CRISTALDI)

parere sul

Documento di programmazione economico-finanziaria relativo alla manovra di finanza pubblica per gli anni 2003-2006 (Doc. LVII, n. 2)

La I Commissione,
esaminato il Documento di programmazione economico-finanziaria relativo alla manovra di finanza pubblica per gli anni 2003-2006;
rilevato che uno degli obiettivi dell'azione di Governo è quello di incentivare la partecipazione femminile alle competizioni elettorali unitamente all'incremento della qualità dei servizi destinati a favorire la conciliazione tra le esigenze familiari e quelle lavorative, per agevolare l'inserimento e la permanenza della donna nel mondo professionale e garantire al contempo la cura dei figli;
preso atto che il Governo intende promuovere politiche di prevenzione e di rimozione di ogni discriminazione anche attraverso l'istituzione di un apposito ufficio di controllo e garanzia istituito presso il dipartimento per le pari opportunità;
espresso apprezzamento per l'intenzione di creare un tavolo comune di lavoro per procedere sulla strada dell'applicazione del nuovo titolo V della parte II della Costituzione, prevedendo in particolare la devoluzione progressiva di competenze e funzioni amministrative agli enti territoriali con la contestuale assegnazione di fonti autonome di entrata per il finanziamento dei nuovi compiti;
ritenuta positiva l'intenzione di avviare il trasferimento di risorse finanziare necessarie a consentire l'esercizio dell'autonomia regionale secondo criteri di economicità, anche al fine di evitare duplicazioni di strutture e competenze e conseguenti aggravi di spesa per il bilancio dello Stato;
ritenuta condivisibile la volontà di agevolare il rapporto tra il cittadino e le istituzioni attraverso il potenziamento dei sistemi informativi e della loro interconnessione, anche al fine di perseguire il


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risultato di migliorare la qualità dei servizi offerti dalla pubblica amministrazione e condividendo la scelta di incrementare l'opera di informatizzazione degli uffici territoriali del Governo, presso i quali tra l'altro sarà aperto «lo sportello unico per l'immigrazione»;
constatata la conferma dell'impegno assunto dal Governo per il completamento del processo di parametrizzazione retributiva del personale del comparto sicurezza e difesa;
rilevato positivamente che è obiettivo del Governo avviare una reale politica in favore delle comunità italiane all'estero prevedendo a tal fine che, compatibilmente con le risorse finanziarie, accanto alla parità di diritti politici sia garantita la tutela dei cittadini italiani all'estero in campo sociale e previdenziale, anche attraverso l'ampliamento delle convenzioni internazionali di sicurezza sociale;
condivisa, infine, l'idea che per la realizzazione delle diverse iniziative delle amministrazioni centrali e locali appaiono essere fattori abilitanti di base, tra gli altri, il potenziamento dei servizi in rete ai cittadini e alle imprese e la concretizzazione della Carta d'identità elettronica/Carta nazionale dei servizi per la creazione di uno standard sicuro e diffuso di identificazione digitale,
esprime

PARERE FAVOREVOLE

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II COMMISSIONE PERMANENTE
(Giustizia)

(Relatore: Luigi VITALI)

parere sul

Documento di programmazione economico-finanziaria relativo alla manovra di finanza pubblica per gli anni 2003-2006 (Doc. LVII, n. 2)

La II Commissione,
esaminato il Documento di programmazione economico-finanziaria relativo alla manovra di finanza pubblica per gli anni 2003-2006;
ritenuto che l'efficienza del sistema giudiziario rappresenti una delle condizioni imprescindibili per un pieno sviluppo delle potenzialità non solo sociali, ma anche economiche del Paese, per cui appare opportuno inserire, nella parte del DPEF dedicata agli obiettivi fondamentali del Governo, la riforma della giustizia tra quelle dirette a consentire una crescita potenziale ed effettiva del Paese;
sottolineata l'esigenza di potenziare gli investimenti destinati a favore del settore della giustizia, al fine di consentire l'adeguamento delle risorse umane e strutturali al processo di riforma della giustizia attualmente in corso in campo civile, penale ed amministrativo, anche in attuazione dei principi del giusto processo sanciti dall'articolo 111 della Costituzione;
sottolineata l'esigenza di verificare, in occasione della revisione della geografia giudiziaria, la razionalità della locazione sul territorio degli uffici giudiziari relativi alla magistratura onoraria di pace e che, nell'ambito di tali uffici, sia assicurata una equa distribuzione di magistrati;
ritenuto che l'obiettivo di ridurre l'eccessiva durata del processo civile - che crea disservizi e, quindi, spese - possa essere raggiunto attraverso l'incremento dei filtri precontenziosi e la ristrutturazione del processo, secondo un modello in cui il giudice intervenga solo quando vi sia effettivamente bisogno, prevedendo, pertanto, che l'attività istruttoria possa svolgersi senza il suo intervento, salvo quando sia necessario per risolvere quelle questioni che siano insorte tra le parti;


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considerato che in materia di giustizia amministrativa sono state introdotte consistenti riforme, che, ridisegnando la disciplina del processo amministrativo, rendono ancora più forte l'esigenza di rispondere alla crescente domanda di efficienza del servizio della giustizia amministrativa, per cui appare necessario incrementare le spese dirette all'aumento degli organici togati ed amministrativi e quelle inerenti alla edilizia giudiziaria amministrativa;
rilevato che nel Documento di programmazione è fatto riferimento all'abolizione dei tribunali minorili in campo civile e la contestuale creazione di sezioni specializzate per la famiglia presso i tribunali ordinari, per quanto sia attualmente all'esame della Commissione giustizia della Camera dei deputati il disegno di legge del Governo A.C. 2517 recante «Misure urgenti e delega al Governo in materia di diritto di famiglia e dei minori», che si ispira a tali principi;
rilevato che nel Documento programmatico si prevedono interventi volti al decentramento sul territorio dell'amministrazione della giustizia, senza tuttavia definire quali siano le funzioni da attribuire alle sedi decentrate o comunque individuare le modalità organizzative e di collegamento tra il Ministero e gli uffici territoriali;
sottolineata la drammaticità del sovraffollamento degli istituti penitenziari, la quale si riversa sul livello di vita non solo dei detenuti, ma anche di coloro che svolgono la loro attività lavorativa in tali istituti;
esprime

PARERE FAVOREVOLE

con le seguenti condizioni:
a) in relazione alla giustizia ordinaria e a quella amministrativa, siano previsti incrementi, rispetto alle precedenti manovre di finanza pubblica, degli investimenti diretti a potenziare, da un lato, gli organici del personale togato e di quello amministrativo e, dall'altro, le strutture giudiziarie, anche in vista di una razionalizzazione dell'organizzazione giudiziaria sul territorio, che ravvicini il cittadino al servizio giustizia;
b) siano espressamente delineate le competenze e le specifiche finalità inerenti gli uffici decentrati sul territorio, quali sedi decentrate del Ministero della giustizia, alle quali è fatto riferimento, in maniera generica, nel Documento programmatico;
c) sia assicurata una razionale distribuzione sul territorio nazionale della magistratura onoraria di pace;
d) siano incrementate le spese in materia penitenziaria dirette a potenziare le risorse strutturali, garantendo il completamento degli organici amministrativi e di polizia penitenziaria.


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III COMMISSIONE PERMANENTE
(Affari esteri e comunitari)

(Relatore: Patrizia PAOLETTI TANGHERONI)

parere sul

Documento di programmazione economico-finanziaria relativo alla manovra di finanza pubblica per gli anni 2003-2006 (Doc. LVII, n. 2)

La III Commissione,
esaminato, per gli aspetti di propria competenza, il Documento di programmazione economico-finanziaria relativo alla manovra di finanza pubblica per gli anni 2003-2006;
nel raccomandare che le previsioni di rafforzamento e di ampliamento del settore esteri contenute nel DPEF 2003-2006 siano mantenute nei documenti finanziari successivi;

esprime

PARERE FAVOREVOLE

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IV COMMISSIONE PERMANENTE
(Difesa)

(Relatore: Pierfrancesco Emilio Romano GAMBA)

parere sul

Documento di programmazione economico-finanziaria relativo alla manovra di finanza pubblica per gli anni 2003-2006 (Doc. LVII, n. 2)

La IV Commissione,
esaminato il Documento di programmazione economico-finanziaria relativo alla manovra di finanza pubblica per gli anni 2003-2006 (Doc. LVII, n. 2);

considerato:
che lo stesso documento si pone in linea di continuità con le scelte operate col precedente strumento programmatorio approvato dal Parlamento e riferito al periodo 2002-2006;
che, in riferimento al comparto della difesa, l'impegno del Governo a proseguire con decisione nell'azione di ristrutturazione e riforma dello strumento militare, al fine di realizzare pienamente, attraverso le nuove Forze armate interamente professionali e un consistente processo di ammodernamento e rinnovamento dei sistemi d'arma, dei mezzi e dei materiali, il nuovo modello di difesa, comporta la necessità di un adeguato incremento delle risorse finanziarie;
ritenuto in particolare che:
in relazione alla transizione dal sistema della leva obbligatoria al reclutamento su base interamente volontaria, è urgente prevedere idonei stanziamenti per favorire il passaggio al servizio effettivo del personale ausiliario e in ferma temporanea e consentire il riordino dei ruoli previsto dalla recente contrattazione;
in riferimento al miglioramento della capacità operativa dello strumento militare nazionale, è necessario prevedere, già nell'immediato, adeguate disponibilità per finanziare i programmi di ammodernamento


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e ricerca più urgenti rispetto alle esigenze derivanti dalla partecipazione alle missioni internazionali
esprime

PARERE FAVOREVOLE

auspicando che, a partire dalla prossima legge finanziaria, il rapporto relativo alle risorse economiche destinate alla funzione difesa rispetto al PIL si elevi sensibilmente, nella direzione del prossimo raggiungimento della misura dell'1,5 per cento.


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VI COMMISSIONE PERMANENTE
(Finanze)

(Relatore: Vittorio Emanuele FALSITTA)

parere sul

Documento di programmazione economico-finanziaria relativo alla manovra di finanza pubblica per gli anni 2003-2006 (Doc. LVII, n. 2)

La VI Commissione,
esaminato il Documento di programmazione economico-finanziaria relativo alla manovra di finanza pubblica 2003-2006;
considerato che gli interventi prospettati dal Documento intendono, per un verso, cogliere le opportunità offerte dal processo di crescente integrazione economica e finanziaria e, per altro verso, correggere gli effetti negativi determinati dal fenomeno cosiddetto di «globalizzazione»;
rilevato che il Documento attribuisce un ruolo centrale allo strumento fiscale, sia con riguardo alla riforma del sistema tributario statale, sia ai fini degli interventi attinenti a specifiche politiche di settore, quali il mercato del lavoro, la riforma della previdenza sociale, la politica agricola e l'ambiente;
tenuto conto, in particolare, del fatto che la riforma fiscale è indicata quale componente essenziale al fine di incrementare in via permanente la crescita dell'economia, mediante la riduzione del cuneo fiscale che grava sulle scelte di investimento e occupazione;
rilevato che il Documento contiene una serie di indicazioni in merito alla prima attuazione della riforma nell'anno 2003, con particolare riferimento alla tassazione sulle persone fisiche e giuridiche e alla base imponibile IRAP;
considerato con soddisfazione che il Documento ribadisce la prospettiva di una generale e graduale riduzione della pressione fiscale, che partirà dai redditi medio-bassi e si estenderà poi a fasce di reddito più elevate, impiegando le risorse che si renderanno di anno in anno disponibili;


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rilevato, altresì, che, in attuazione della delega per la riforma fiscale, il Documento prevede una radicale semplificazione fiscale e contabile in favore delle imprese minori;
tenuto conto che gli interventi indicati dal Documento appaiono idonei a perseguire gli obiettivi di crescita e sviluppo economico, nonché di equità sociale, in un contesto di progressivo miglioramento dei conti pubblici e di attuazione del programma di stabilità e crescita concordato in sede comunitaria;
esprime

PARERE FAVOREVOLE

con la seguente osservazione:
valuti la Commissione di merito l'opportunità di segnalare al Governo la possibilità di definire più in dettaglio le modalità attraverso le quali si procederà alla riduzione del carico fiscale sulle persone fisiche, in particolare indicando in quale misura tale riduzione avverrà mediante una rimodulazione delle aliquote ovvero con un intervento sulle detrazioni e delle deduzioni, nonché precisando il livello di reddito minimo personale escluso da imposizione.


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VII COMMISSIONE PERMANENTE
(Cultura, scienza e istruzione)

(Relatore: Fabio GARAGNANI)

parere sul

Documento di programmazione economico-finanziaria relativo alla manovra di finanza pubblica per gli anni 2003-2006 (Doc. LVII, n. 2)

La VII Commissione,
esaminato il Documento di programmazione economico-finanziaria per gli anni 2003-2006,
esprime

PARERE FAVOREVOLE

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VIII COMMISSIONE PERMANENTE
(Ambiente, territorio e lavori pubblici)

(Relatore: Pietro ARMANI)

parere sul

Documento di programmazione economico-finanziaria relativo alla manovra di finanza pubblica per gli anni 2003-2006 (Doc. LVII, n. 2)

L'VIII Commissione,
esaminato il Documento di programmazione economica e finanziaria per gli anni 2003-2006;
considerato positivamente che, con il DPEF 2003-2006, il Governo delinea una ambiziosa politica economica «di legislatura», finalizzata allo sviluppo, alla stabilità ed all'avvio di un ampio ciclo di riforme;
rilevato che il Documento contiene significativi elementi di indirizzo in materia di ambiente e di infrastrutture, delineando un quadro di riferimento per quanto concerne le priorità in campo ambientale ed individuando le linee strategiche del Governo in relazione ai nuovi interventi per le opere pubbliche;
valutato con interesse il ruolo centrale che, sulla base del DPEF, sarà attribuito alla società di nuova costituzione, la «Infrastrutture s.p.a.», creata nell'ambito della Cassa depositi e prestiti, con il compito di favorire il maggiore coinvolgimento di soggetti privati nella realizzazione e gestione di opere infrastrutturali pubbliche e per lo sviluppo;
osservato che, a fronte di una possibile incerta ripresa della congiuntura internazionale, la crescita del PIL italiano è inevitabilmente legata alla domanda interna per consumi e investimenti e che, dunque, la ripresa è possibile solo nel quadro di una partenza decisa dei programmi di realizzazione delle grandi opere infrastrutturali, capaci di alimentare e sostenere la domanda globale interna;
considerato al riguardo che profili problematici potrebbero sorgere da alcuni elementi di rigidità emersi di recente nella nostra realtà istituzionale, con particolare riferimento al rischio che il contenzioso in atto tra Stato, regioni ed autonomie locali,


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per la definizione delle competenze concorrenti in attuazione del Titolo V della Costituzione, ritardi la crescita del PIL e dell'occupazione;
esprime

PARERE FAVOREVOLE

con le seguenti osservazioni:
a) per garantire il rapido consolidamento del programma infrastrutturale strategico, appare fondamentale che, nel breve periodo, sia fatta definitiva chiarezza sugli ambiti di competenza regionale in materia di lavori pubblici, affermando il principio che la normativa sui lavori pubblici - e in modo particolare sui lavori pubblici di grandi dimensioni e di importo superiore alle soglie definite dalle direttive comunitarie - rientra nel concetto di «interesse nazionale» e, dunque, a pieno titolo nelle competenze statali, essendo finalizzata principalmente a garantire condizioni di libera concorrenza nel mercato e a dare attuazione, sotto questo particolare profilo, alle norme comunitarie; a tal fine, pertanto, si segnala l'assoluta necessità che il Governo si faccia promotore di una incisiva revisione del Titolo V della Costituzione, in particolare per quanto riguarda le competenze concorrenti;
b) sia valutata l'opportunità che il Governo assuma una specifica iniziativa diretta a modificare, in misura strutturale, la legge n. 109 del 1994 (cosiddetta «legge Merloni»), che necessita di un sostanziale intervento di aggiornamento e snellimento, anche al fine di evitare la costituzione di un «doppio circuito» di regolazione dei lavori pubblici, l'uno moderno e semplificato, in grado di sviluppare le grandi opere infrastrutturali, e l'altro, che è in realtà il più diffuso, ancora caratterizzato da vincoli e complicazioni, che ne impediscono un ordinato sviluppo;
c) valuti altresì la Commissione di merito l'opportunità di prevedere che, tra le opere strategiche di assoluto rilievo nazionale, siano introdotte anche la realizzazione della cosiddetta «variante di valico» nel tratto autostradale Firenze-Bologna e della tangenziale di Bologna, nonché la realizzazione della tratta autostradale Asti-Cuneo, del cosiddetto asse viario «Fano-Grosseto», l'ammodernamento della strada statale n. 106 (Jonica) e la realizzazione dell'autostrada Taranto-Lecce, le quali, pur essendo comprese nella delibera del CIPE del dicembre 2001, non sono state tuttavia inserite - nel DPEF - tra le opere chiave dell'intero programma attivato dal Governo nel settore delle grandi infrastrutture strategiche;
d) andrebbe infine segnalata l'esigenza che, in termini di principio, sia definito un criterio per il finanziamento degli investimenti sulle strade statali trasferite a regioni ed enti locali, nel quadro degli equilibri di bilancio dei diversi livelli di Governo.


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IX COMMISSIONE PERMANENTE
(Trasporti, poste e telecomunicazioni)

(Relatore: Angelo SANZA)

parere sul

Documento di programmazione economico-finanziaria relativo alla manovra di finanza pubblica per gli anni 2003-2006 (Doc. LVII, n. 2)

La IX Commissione,
esaminato, ai sensi dell'articolo 118-bis del Regolamento, il Documento di programmazione economico-finanziaria relativo alla manovra di finanza pubblica per gli anni 2003-2006;
premesso che:
nel corso dell'ultimo anno la congiuntura economica nazionale ed internazionale è stata caratterizzata - anche a causa dei tragici eventi dell'11 settembre 2001 - da un brusco rallentamento della crescita che ha parzialmente ridimensionato le prospettive di sviluppo delineate nel precedente Documento di programmazione economico-finanziaria;
nonostante il quadro macroeconomico sfavorevole imprevedibilmente venutosi a determinare, le politiche messe in atto dal Governo - con i cosiddetti «provvedimenti dei cento giorni» e con la legge finanziaria per il 2002 - hanno avviato una positiva azione di risanamento della finanza pubblica, in grado di conciliare il necessario rigore nella gestione delle risorse pubbliche con le esigenze di uno sviluppo equo ed equilibrato, diretto a ridurre i livelli di disoccupazione, a favorire gli investimenti, a promuovere la ricerca e la modernizzazione del Paese;
nel definire gli obiettivi di politica economica per il quadriennio 2003-2006, il Documento di programmazione economico-finanziaria si pone in linea di sostanziale continuità con la positiva azione avviata dal Governo sin dall'inizio della XIV legislatura; nel Documento si sottolinea, in particolare, come la politica economica del Governo si ispiri ai quattro principi fondamentali della «stabilità», delle «riforme», dello «sviluppo» e dell'«equità»;
il Documento di programmazione economico-finanziaria prevede, in particolare, un sensibile innalzamento sia del


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tasso di crescita potenziale dell'economia italiana (destinato a salire gradualmente dal 2,25 per cento tendenziale al 2,8 per cento annuo, come effetto delle riforme strutturali), sia del tasso di crescita effettivo (che si prevede in aumento del 2,9 per cento nel 2003 e si sostiene negli anni successivi, in modo da chiudere gradualmente l'output gap);
è, altresì, previsto un miglioramento permanente di tutti gli indicatori del mercato del lavoro (con una discesa del tasso di disoccupazione dal 9,1 al 6,8 per cento ed un aumento del tasso di occupazione dal 54,6 al 60 per cento), nonché dei conti pubblici, con il raggiungimento di una posizione strutturale vicina al pareggio nel 2003 e di pareggio o surplus in tutti gli anni successivi;
l'azione di politica economica delineata nel Documento consentirà, inoltre, un'apprezzabile discesa del rapporto tra debito pubblico e prodotto interno lordo (che sarà ridotto a meno del 100 per cento a partire dal 2004) ed un significativo ridimensionamento della pressione fiscale, che dal 42,3 sarà ricondotta al 39,8 per cento;
considerato che:
si rende necessario proseguire nell'attuazione di politiche in grado di mobilitare pienamente tutte le risorse esistenti nel Paese, portando l'Italia ad un livello di crescita analogo a quello degli altri Paesi europei; il conseguimento di tale obiettivo appare realistico, tenuto conto che il quadro di stabilità politica finalmente raggiunto dal Paese costituisce un presupposto essenziale per governare lo sviluppo economico nazionale, consentendo la realizzazione delle indifferibili riforme strutturali;
è necessario che nella strategia di politica economica del Governo l'obiettivo di rilanciare lo sviluppo del Mezzogiorno e delle altre aree svantaggiate del Paese sia perseguito con decisione e continuità;
è, altresì, indispensabile che l'azione del Governo a sostegno della crescita continui ad essere svolta nel pieno rispetto delle compatibilità macroeconomiche e degli impegni assunti dall'Italia nel quadro del Patto di stabilità stipulato a livello comunitario;
le linee programmatiche delineate nel Documento con riferimento al settore dei trasporti e delle telecomunicazioni appaiono coerenti con le esigenze di sviluppo e di modernizzazione del Paese;
ritenuto che:
vadano sempre più rafforzati gli interventi destinati a garantire al Paese uno sviluppo equilibrato sotto il profilo geografico, sostenibile dal punto di vista ambientale, caratterizzato da un elevato grado di equità sociale e compatibile con i vincoli derivanti dall'appartenenza all'ordinamento comunitario;
esprime:

PARERE FAVOREVOLE

con le seguenti osservazioni:
per ciò che ciò che concerne la politica dei trasporti:
a) al fine di imprimere una decisa accelerazione ai progetti diretti a potenziare le dotazioni infrastrutturali del Paese, ad innalzare - in termini di qualità, affidabilità e sicurezza - il livello di efficienza dei sistemi di trasporto, a consentire l'efficace integrazione di tale sistema con il tessuto produttivo del Paese ed a realizzare i presupposti per la riqualificazione del Mezzogiorno, occorre dare piena attuazione agli interventi adottati con la legge 21 dicembre 2001, n. 443 (cosiddetta «legge obiettivo»), alla delibera CIPE del 21 dicembre 2001 ed alle misure introdotte dal provvedimento collegato alla manovra di finanza pubblica per l'anno 2002, recante «disposizioni in materia di infrastrutture e trasporti» (A.C. 2032-B);
b) nel quadro degli interventi di potenziamento infrastrutturale, un'importanza strategica deve essere attribuita - in linea con gli orientamenti espressi nel Libro bianco della Commissione delle Comunità


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europee in materia di politica europea dei trasporti - all'obiettivo di incentivare le forme di intermodalità e di interoperabilità, accompagnate dall'ottimizzazione di processi logistici, telematici, informatici e tecnologici che coinvolgano pienamente la rete ferroviaria ed il trasporto via mare;
c) tenuto conto dei notevoli costi umani, sociali ed economici che il rilevante numero di incidenti della strada ogni anno comporta, riveste carattere prioritario ed appare indifferibile l'adozione di interventi diretti ad accrescere i livelli di sicurezza nella circolazione stradale; analoghi interventi dovrebbero, altresì, essere adottati anche con riferimento ai settori del trasporto aereo, ferroviario e marittimo;
d) nel quadro degli interventi di potenziamento della rete di trasporto nazionale, la realizzazione degli anelli mancanti della rete stradale e ferroviaria, il potenziamento dei sistemi integrati di trasporto nelle grandi città ed il completamento della rete di hub portuali, interportuali ed aeroportuali deve costituire un obiettivo prioritario; coerentemente con tali misure, occorre prevedere altresì interventi di sostegno in favore della cantieristica;
e) con riferimento al settore ferroviario, gli investimenti da effettuarsi nelle aree del Mezzogiorno devono rappresentare almeno il 30 per cento della spesa in conto capitale complessivamente prevista per tale settore;
f) in relazione al settore aereo, l'obiettivo di accrescere gli attuali standard di sicurezza deve essere sostenuto dalla previsione di adeguati finanziamenti;
g) occorre prevedere, con riferimento al trasporto marittimo, idonei interventi per la formazione professionale degli equipaggi, anche al fine di colmare il grave deficit di personale che attualmente si registra in tale settore;
h) appare necessario colmare al più presto, mediante l'adozione di idonee misure normative e di sostegno economico, il gap infrastrutturale e gestionale che caratterizza il mercato del trasporto merci rafforzando ed ampliando la struttura imprenditoriale, tecnologica ed organizzativa degli operatori del settore, al fine di accrescerne la competitività, anche rispetto ai concorrenti stranieri; in particolare, per quanto riguarda l'autotrasporto, tale rafforzamento - che costituisce uno dei presupposti per l'effettivo sviluppo di forme di trasporto combinato e delle «autostrade del mare» - deve essere finalizzato a favorire l'aggregazione delle imprese operanti nel settore e la crescita dimensionale di queste ultime;
i) in tale contesto, nella prospettiva di un progressivo trasferimento di quote consistenti del trasporto merci dalla rete stradale a quella ferroviaria ed alle vie d'acqua, si ritiene necessario rafforzare l'impegno per la realizzazione di forme di trasporto combinato e delle «autostrade del mare», sostenere il cabotaggio, ammodernare il servizio di navigazione delle Ferrovie dello Stato, potenziare i nodi portuali, riconoscendo altresì una più netta autonomia finanziaria alle Autorità portuali e rifinanziando adeguatamente il piano di completamento dei porti;
l) appare, altresì, necessario destinare congrue risorse ai progetti mirati all'eliminazione dei cosiddetti «colli di bottiglia», privilegiando gli investimenti diretti a realizzare reti specializzate per il trasporto merci, collegamenti della rete ferroviaria con i porti ed efficienti forme di integrazione tra reti di trasporto aereo e ferroviario;
m) coerentemente con la politica dei trasporti delineata nel Documento di programmazione economico-finanziaria, occorre coniugare le esigenze di sviluppo economico con la necessità di perseguire l'obiettivo di ridurre le emissioni inquinanti dei mezzi di trasporto, di attenuare l'impatto ambientale delle opere di nuova realizzazione e di contenere il rischio connesso al trasporto di merci pericolose;
n) in tale prospettiva, lo sviluppo delle «autostrade viaggianti» appare uno

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strumento di particolare rilevanza, sia per l'efficienza dei trasporti, sia per pervenire ad una forte riduzione dell'impatto ambientale causato dal transito degli automezzi pesanti nelle principali vie di comunicazione e nei passaggi transfrontalieri, assicurando, nel contempo, il rispetto di elevati livelli di sicurezza e favorendo il raggiungimento degli obiettivi fissati dal Protocollo di Kyoto;
o) particolare attenzione deve essere dedicata alla razionalizzazione della mobilità urbana, per la quale alcuni apprezzabili interventi sono già previsti dal programma delle infrastrutture strategiche ripresi dallo stesso Documento; a tal fine occorre reperire adeguate risorse finanziarie, per la promozione dei piani urbani di mobilità ed attuare interventi volti a favorire la sostituzione del parco autobus circolante;
p) appare, inoltre, necessario valorizzare il ruolo svolto dal Corpo delle Capitanerie di porto nel settore della sicurezza marittima e portuale ed in quello della prevenzione dei rischi legati al trasporto di merci pericolose; a tal fine, si ritiene opportuna un'accelerazione del programma di progressiva sostituzione dei militari di leva con volontari di truppa, già avviato con il provvedimento collegato in materia di infrastrutture e trasporti;

per ciò che concerne il settore delle comunicazioni:
q) anche con riferimento alle politiche riguardanti il settore delle comunicazioni, l'obiettivo di accelerare il processo di sviluppo ed ammodernamento delle dotazioni infrastrutturali del Paese riveste carattere prioritario;
r) in particolare, riveste importanza strategica la realizzazione delle infrastrutture per l'accesso alla larga banda, per le reti UMTS e per la televisione digitale terrestre, destinate a realizzare un sistema di reti convergenti, tramite il quale fornire nuovi servizi interattivi ai cittadini e alle imprese;
s) ferme restando le esigenze di tutela del diritto inalienabile alla salute e di protezione dell'ambiente, occorre adottare misure in grado di snellire le procedure di localizzazione degli impianti di telecomunicazione e di favorire il reperimento - anche mediante il ricorso ai fondi strutturali comunitari - delle risorse finanziarie occorrenti per la loro realizzazione;
t) appare, altresì, opportuno adottare iniziative idonee a favorire un effettivo confronto concorrenziale tra le imprese operanti nel settore, in particolare relativamente alle infrastrutture finalizzate all'uso delle nuove tecnologie; tale confronto deve avere, come scopo ultimo, di innalzare i livelli di qualità, affidabilità e sicurezza dei servizi prestati, di contenerne i costi e di consentirne la fruizione da parte di un'ampia platea di utenti;
u) si segnala, inoltre, la necessità di favorire - anche con adeguati sostegni alla ricerca - l'integrazione tra le nuove reti terrestri ed i sistemi di comunicazione satellitare, quale il progetto «Galileo», in considerazione delle rilevanti applicazioni - anche in termini di sicurezza e di controllo del traffico di mezzi di trasporto - che tale progetto è in grado di assicurare;
v) appare opportuno definire con maggiore chiarezza le strategie del Governo con riguardo alle prospettive ed all'assetto del settore dei servizi postali;

per ciò che concerne il programma di privatizzazioni:
z) occorre assicurare che le operazioni di dismissione di Telecom Italia, Alitalia-Linee Aeree Italiane, Tirrenia e Fincantieri siano attuate - in tendenziale coerenza con i piani industriali elaborati dalle suddette aziende - con l'obiettivo di accrescerne il grado di competitività sui mercati nazionali ed internazionali, di innalzare il livello di qualità dei servizi prestati, di migliorare l'efficienza della gestione, assicurando al contempo, la salvaguardia dei livelli occupazionali.


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X COMMISSIONE PERMANENTE
(Attività produttive, commercio e turismo)

(Relatore: Stefano SAGLIA)

parere sul

Documento di programmazione economico-finanziaria relativo alla manovra di finanza pubblica per gli anni 2003-2006 (Doc. LVII, n. 2)

La X Commissione,
esaminato il Documento di programmazione economico-finanziaria per gli anni 2003-2006;
premesso che:
il Documento di programmazione economico-finanziaria relativo alla manovra di finanza pubblica per gli anni 2003-2006 conferma e rafforza la politica di riforme strutturali già delineata dal Governo con il precedente DPEF, con la finalità di conseguire l'obiettivo di una profonda modernizzazione del Paese;
esso precisa che la politica economica per la legislatura si fonda sugli obiettivi della stabilità, delle riforme, dello sviluppo e dell'equità, obiettivi tra loro integrati e da coordinare in un quadro coerente;
sul piano economico, tra l'altro, gli interventi previsti dal Documento sono volti a conseguire un innalzamento del tasso di crescita potenziale dell'economia italiana fino al 2,8 per cento annuo, un miglioramento del tasso di crescita effettivo (2,9 per cento nel 2003), un deciso miglioramento dei conti pubblici nel 2002, nonché il raggiungimento di una posizione strutturale vicina al pareggio nel 2003 e di pareggio o surplus in tutti gli anni successivi;
il 21 giugno scorso il Consiglio dei ministri economici e finanziari di Siviglia ha adottato talune raccomandazioni rivolte all'Italia che, tra l'altro, impegnano il Paese a rafforzare la concorrenza nel settore dei beni e dei servizi, in particolare nel mercato dell'energia elettrica e del gas, e di sostenere le politiche volte a migliorare il livello di formazione e il settore della ricerca e dello sviluppo;
esprime

PARERE FAVOREVOLE

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con le seguenti osservazioni:
a) va preliminarmente rilevato che l'Italia necessita di una politica industriale, non in una logica di politiche di intervento su questioni specifiche dell'impresa bensì nella logica di una politica che incida su aspetti fondamentali e strutturali per il sistema delle imprese; occorre quindi progettare i livelli di infrastruttura e di logistica integrata in Italia, compiere le scelte energetiche necessarie per il Paese, progettare le scelte fondamentali per rafforzare la competitività e promuovere lo sviluppo del sistema produttivo nazionale;
b) in relazione agli interventi in materia di mercato del lavoro, ed in particolare agli effetti che essi possono avere sul sistema delle imprese, appare opportuno estendere le agevolazioni e gli incentivi già previsti per le PMI alle imprese sociali senza scopo di lucro. L'impresa sociale costituisce, infatti, una rilevante opportunità occupazionale anche nel contesto di un nuovo rapporto nell'erogazione dei servizi pubblici improntato al principio della sussidiarietà orizzontale, dal momento che associazionismo, volontariato e cooperazione sociale rappresentano una visione innovativa del fare impresa che il Governo intende valorizzare;
c) va salutato favorevolmente l'impegno a promuovere l'attività di ricerca mediante una strutturata e rigorosa strategia, in particolare attraverso il potenziamento delle attività di ricerca industriale e la promozione delle capacità di innovazione da parte delle piccole e medie imprese, con la previsione di un aumento dei finanziamenti assegnati nel prossimo quadriennio al sistema pubblico della ricerca dall'attuale 0,6 per cento verso l'obiettivo dell'1 per cento del PIL. Occorre peraltro individuare ulteriori modalità di stimolo della ricerca svolta dalle imprese, promuovendo sempre più stretti e intensi rapporti di collaborazione e sinergie tra queste, le università e le amministrazioni pubbliche;
d) appare condivisibile l'impegno del Governo a ridurre, in ossequio agli impegni internazionali assunti ed alle misure introdotte dalla legge di ratifica del protocollo di Kyoto, le emissioni inquinanti, in un quadro di azioni che tenga conto della competitività del sistema economico. In tale ambito devono essere promosse misure volte a incrementare l'uso delle fonti energetiche rinnovabili, ridurre l'utilizzo di combustibili inquinanti, promuovere il risparmio energetico e favorire l'applicazione di nuove tecnologie agli impianti di produzione di energia. Sempre in materia ambientale va segnalata l'esigenza che si pervenga sollecitamente alla bonifica dei siti contaminati, anche ai fini di una loro riutilizzazione in attività produttive, attraverso opportune forme di integrazione fra capitali pubblici e privati;
e) in relazione alla prima fase di attuazione della riforma del Titolo V della Costituzione, sono emerse difficoltà ben superiori a quelle prevedibili al momento dell'entrata in vigore della nuova disciplina. Con specifico riferimento a quanto emerso in relazione alle materie di diretta competenza della Commissione (energia, infrastrutture produttive strategiche, eccetera) il nuovo testo dell'articolo 117 della Costituzione ha realizzato un intrico di competenze legislative, regolamentari ed amministrative che si è ben lontani dall'essere riusciti a dipanare, con inevitabili conseguenze negative in termini di efficienza dell'azione pubblica e di competitività del sistema Paese. Ferma restando, inoltre, l'esigenza che Stato, regioni ed enti locali collaborino, esercitando in modo concertato le rispettive competenza, occorre che siano definite procedure volte ad assicurare che si pervenga comunque a decisioni in tempi predefiniti;
f) nel valutare favorevolmente una politica finalizzata alla tempestiva realizzazione di infrastrutture e insediamenti produttivi strategici, secondo le procedure previste dalla legge n. 443 del 2001 e mediante il ricorso allo strumento della finanza di progetto, appare indispensabile che - attraverso procedure semplificate, che prevedano il coinvolgimento di regioni ed enti locali ma garantiscano tempi predefiniti di decisione - si proceda alla


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effettiva realizzazione delle opere necessarie a garantire la sicurezza strategica dell'approvvigionamento energetico del Paese;
g) in relazione al tema delle privatizzazioni e delle liberalizzazioni, appare necessario distinguere chiaramente i due processi, dal momento che la privatizzazione delle partecipazioni pubbliche non è condizione sufficiente per una effettiva liberalizzazione dei mercati, né quest'ultima presuppone necessariamente la prima. In via generale, le residue partecipazioni pubbliche non possono essere oggetto di una gestione meramente finanziaria - volta a garantire entrate una tantum al bilancio dello Stato -, in particolare ove non vi siano specifiche esigenze di bilancio ed in una fase di estrema debolezza dei mercati finanziari. Né, d'altra parte, le operazioni di riassetto e valorizzazione delle partecipazioni residue possono essere realizzate in assenza di indirizzi di strategia industriale, che dovranno essere definite - anche previe idonee forme di coinvolgimento degli organi parlamentari - dalle amministrazioni con competenza specifica sui singoli settori (Ministero delle comunicazioni, Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, e in particolare, data la rilevanza dei profili di competenza, Ministero delle attività produttive);
h) al fine di potenziare la capacità strutturale delle imprese italiane nel mercato globale e la capacità dell'economia nazionale di attrarre nuovi investimenti, appare necessario sostenere, d'intesa con le regioni, i sistemi locali con attenzione allo sviluppo ed alla «clonazione» dei distretti industriali. Specializzazione di settore, divisione del lavoro tra imprese, strategie di commercializzazione comuni sono elementi di forza dei distretti che vanno promossi al fine di sostenere le PMI nella competizione globale. Ferme restando le competenze di regioni ed enti locali in materia di distretti industriali, al Ministero delle attività produttive potrebbe essere affidato il compito di realizzare una modernizzazione dei criteri di identificazione dei distretti, non più improntati semplicemente su dati statistici ma anche geografici, storici e culturali;
i) con riferimento al settore dell'energia va sottolineato come le asimmetrie che si registrano nel contesto europeo non derivino soltanto da ritardi nell'attuazione delle direttive ma anche dal contenuto delle direttive stesse che lasciano ampi spazi di discrezionalità ai singoli paesi. Ciò consente, ad esempio, che in Francia la EDF operi in posizione di sostanziale monopolio ed utilizzi al contempo le opportunità competitive offerte dal processo di liberalizzazione dell'offerta in atto in altri paesi. A tale proposito occorre che il Governo promuova a livello europeo iniziative che salvaguardino il processo di liberalizzazione limitando l'ingresso di operatori sostanzialmente monopolisti nel paese d'origine. Le politiche per il settore, che dovranno trovare quanto prima concretizzazione nello specifico provvedimento legislativo che il Governo ha da tempo preannunziato, dovranno perseguire le finalità di: dare priorità all'obiettivo di riduzione di prezzi e tariffe assicurando margini di redditività alle imprese, da conseguire anche attraverso aumenti di efficienza e riduzione dei costi; mantenere - come previsto dalla risoluzione di approvazione del DPEF 2002-2006, dalle posizioni comuni espresse dai capi di governo italiano e britannico e dalle conclusioni del recente vertice di Barcellona - l'accesso e l'uso regolato delle reti nazionali di energia elettrica e del gas attuando le direttive europee e promuovendo gli investimenti in nuove infrastrutture; adoperarsi affinché l'accesso e l'uso regolato delle reti siano adottati, come previsto dalla proposta di nuova direttiva europea per il mercato unico dell'energia, anche dai paesi europei che, imponendo procedure di accesso negoziato, ostacolano l'ingresso sui loro mercati alle imprese italiane, segnatamente Francia e Germania; richiedere ai Paesi europei che operano e intendono operare con loro imprese sul mercato dell'energia

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elettrica e del gas italiano condizioni di assoluta reciprocità al fine di evitare impropri vantaggi derivanti da asimmetrie nei processi di liberalizzazione dei mercati; rivedere gli oneri generali di sistema che gravano sulle tariffe elettriche in modo che non si abbiano aumenti rispetto ai costi attualmente sostenuti in tariffa da imprese e consumatori; attuare tempestivamente il riordino e l'armonizzazione di accise e IVA sulle tariffe di distribuzione del gas agli utenti domestici, prevedendone una riduzione che potrà essere compensata dai previsti aumenti dei consumi, con conseguente invarianza del gettito fiscale complessivo;
l) in relazione al tema dei servizi pubblici locali, occorre dare sollecita attuazione alle previsioni dell'articolo 35 della legge n. 448 del 2001 (legge finanziaria 2002). In particolare - riconoscendo il ruolo propositivo del Ministero delle attività produttive, in relazione alla centralità dei profili di tutela della concorrenza, e con il coinvolgimento delle altre amministrazioni interessate - occorre definire tempestivamente la prevista disciplina di natura regolamentare, al fine di realizzare il nuovo assetto dei servizi pubblici locali in una logica di liberalizzazione e promozione della concorrenza e dell'efficienza.

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XI COMMISSIONE PERMANENTE
(Lavoro pubblico e privato)

(Relatore: Cesare CAMPA)

parere sul

Documento di programmazione economico-finanziaria relativo alla manovra di finanza pubblica per gli anni 2003-2006 (Doc. LVII, n. 2)

La XI Commissione,
esaminato il Documento di programmazione economico-finanziaria relativo alla manovra di finanza pubblica per gli anni 2003-2006;
considerato che:
le previsioni di crescita per il 2002 riflettono il forte deterioramento del quadro economico internazionale e che quindi la ripresa dell'economia mondiale, e in particolare di quella europea, è prevista verificarsi in tempi più lenti e a tassi significativamente inferiori rispetto alle proiezioni dello scorso anno;
la ripresa dell'economia italiana dovrà essere favorita dalle azioni di politica economica intraprese dal Governo;
il DPEF viene esaminato subito dopo la stipula - avvenuta lo scorso 5 luglio - dell'accordo con le parti sociali (cosiddetto Patto per l'Italia - Contratto per il Lavoro - Intesa per la competitività e l'inclusione sociale), che a sua volta segue la predisposizione del Piano nazionale d'azione per l'occupazione (giugno 2002);
appare confermata la perdurante validità del dialogo sociale, che deve consentire di adottare le misure necessarie a perseguire l'interesse generale e non può risolversi in un gioco di veti incrociati;
tra le principali riforme economiche, il Documento fa riferimento a quella del mercato del lavoro, che comprende gli obiettivi dell'inclusione sociale e delle pari opportunità, e del sistema previdenziale con l'utilizzo di incentivi per il prolungamento dell'età lavorativa e la creazione del secondo pilastro della previdenza;
più indirettamente, il mondo del lavoro è comunque interessato alla riforma


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del sistema fiscale e della funzione pubblica con la trasformazione dei ministeri in centri di responsabilità e l'introduzione del criterio dello «zero budget». Difatti, non sarebbe possibile attuare la riforma del mercato del lavoro senza il «taglio fiscale» sui redditi più bassi;
in relazione all'occupazione, l'obiettivo dichiarato dal Documento consiste in un miglioramento permanente di tutti gli indicatori del mercato del lavoro, con una discesa del tasso di disoccupazione dal 9,1 (2002) al 6,8 (2006) per cento ed un aumento del tasso di occupazione dal 54,6 al 60 per cento nel medesimo periodo;
preoccupa in particolare l'occupazione femminile, che si attesta al 41,1 per cento, e quella dei lavoratori tra i 55 e i 64 anni, ferma al 28 per cento. Ecco perché il Governo intende introdurre elementi di flessibilità nel mercato del lavoro con contestuale trasformazione del regime di tutele e ridefinire il sistema di incentivi all'occupazione con le misure necessarie per accrescere la partecipazione al mercato del lavoro delle donne e dei lavoratori più anziani;
appare significativo l'utilizzo di nuove forme contrattuali anche nel pubblico impiego: il Documento di programmazione economico-finanziaria prevede, infatti, il ricorso al contratto di part-time (già utilizzato) nonché al telelavoro e al lavoro interinale, due modalità finora previste solo in pochi casi e in via sperimentale. Sarà, inoltre, incentivata la mobilità della dirigenza pubblica tra le diverse amministrazioni o all'interno delle amministrazioni di appartenenza, ma anche - come già anticipato nel disegno di legge di riordino della dirigenza statale già approvato dal Parlamento ed in attesa di promulgazione - da e verso il settore privato;
queste politiche si inquadrano negli accordi convenuti al Consiglio europeo di Lisbona (70 per cento tasso di occupazione generale) e reiterati a Barcellona e richiedono riforme strutturali che consentano una maggiore efficienza e flessibilità del mercato del lavoro, nonché la sua piena accessibilità;
in Europa esistono oggi Paesi che già hanno tassi di occupazione ben superiori al 70 per cento e Paesi che sono molto al di sotto di questi livelli. L'Italia è purtroppo all'ultimo posto, nonostante che il livello di disoccupazione sia disceso al di sotto del 10 per cento. Pertanto, fuori dalle ideologie, bisogna sperimentare politiche e regole che hanno determinato in altri Paesi successi importanti nella costruzione di un mercato trasparente e efficace e di una società attiva;
appare ormai giunto il momento anche per una riforma degli ammortizzatori sociali, per i quali in Italia si è speso nella seconda metà degli anni novanta solo lo 0,6 per cento del PIL, ossia l'ammontare più basso tra tutti i paesi dell'Unione europea. In merito, l'orientamento del Governo è quello di attuare un processo graduale e compatibile con le risorse finanziarie che si renderanno disponibili, secondo un criterio di innalzamento dei trattamenti per l'indennità ordinaria di disoccupazione e di allungamento della sua durata in maniera tale da non disincentivare, però, l'offerta di lavoro. Inoltre, la riforma del mercato del lavoro integrerà il primo livello di tutela con un secondo livello di natura facoltativa e volontaria a carico delle parti e un terzo livello di sostegno al reddito di ultima istanza gestito dagli enti locali sotto il coordinamento e il controllo dell'amministrazione centrale;
tra le politiche del lavoro vanno anche considerate le misure per l'inserimento lavorativo dei giovani e per il reinserimento delle persone più deboli, quali disoccupati di lunga durata, disabili, ex-detenuti, ex-tossicodipendenti. Occorre poi avviare programmi per il contrasto di tutte le forme di discriminazione, etniche e razziali, anche nell'ambito lavorativo, dove una particolare rilevanza va riservata al fenomeno del mobbing;
le misure per innalzare il tasso d'occupazione degli individui tra i 55 e i

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64 anni dovranno essere affrontate all'interno della cornice costituita dalla riforma previdenziale. Attualmente, nonostante la media di vita sia in costante aumento, il tasso di partecipazione al mercato del lavoro dei più anziani (tra i 55 ed i 64 anni) sta subendo riduzioni significative: nel 2001 il numero di occupati anziani sul totale della forza lavoro è stato pari al 28 per cento, mentre la media europea era intorno al 38,2 per cento. Nell'ultimo Piano di azione nazionale sull'occupazione il Governo si è, pertanto, posto l'obiettivo di un significativo aumento di questa variabile fino al 40 per cento, entro il 2005;
in merito al sistema pensionistico obbligatorio, nel lungo periodo, sono confermati gli andamenti ormai noti, per cui il rapporto fra spesa pensionistica e PIL presenta una rapida crescita nel prossimo trentennio, dove fa registrare un incremento di oltre due punti percentuali di PIL passando dal 13,8 per cento del 2000 al valore massimo del 16 per cento nel 2033. Dopo tale data, il rapporto decresce attestandosi al 13,6 per cento nel 2050. La legge delega in materia previdenziale punta quindi al riequilibrio delle aliquote contributive, al riordino degli enti previdenziali nella direzione dell'efficienza e alla liberalizzazione dell'età di pensionamento per aumentare il tasso di partecipazione al mercato del lavoro da parte degli anziani. Riguardo allo sviluppo della previdenza complementare, la legge delega prevede specifiche misure di sostegno, tra cui soprattutto la destinazione ai fondi pensione delle risorse del nuovo trattamento di fine rapporto (TFR) e la revisione, in senso più favorevole, della tassazione dei rendimenti delle forme pensionistiche complementari, anche nell'ottica di una maggiore armonizzazione europea;
esprime

PARERE FAVOREVOLE

con le seguenti osservazioni:
a) appare opportuno che, anche nel quadro di difficoltà economica internazionale, il Governo, nella predisposizione della prossima manovra finanziaria, si impegni a non ridurre la spesa sociale rispetto all'anno precedente;
b) appare urgente la messa a punto della riforma della disciplina del collocamento, per migliorare i servizi per l'incontro tra domanda e offerta di lavoro, integrando un moderno ed efficiente sistema di servizi pubblici con quello privato tramite un sistema informativo per il lavoro. A tal fine è atteso un decreto legislativo per la riforma del collocamento, ma va anche attivata la cosiddetta «Rete dei servizi al lavoro», per una «borsa» del lavoro operante tramite il collegamento tra il Ministero del lavoro, gli enti previdenziali e i servizi all'impiego nel territorio (pubblici, privati e privato-sociali);
c) appare necessaria una ricognizione delle risorse fin qui impegnate per l'integrazione ad un milione del trattamento dei pensionati al minimo, in modo da assicurarne la costante destinazione all'aumento delle pensioni minime, eventualmente modificando o diversamente graduando i requisiti e gli importi previsti dall'articolo 38 della legge 28 dicembre 2001, n. 448 (legge finanziaria per il 2002), che ha consentito di soddisfare un milione e 800 mila domande;
d) appare opportuno inserire la riforma del sistema previdenziale in un disegno complessivo, che coinvolge le politiche per il lavoro delle fasce generazionali prossime alla pensione e la promozione della previdenza integrativa, da accompagnare con misure fiscali di favore e l'utilizzazione del trattamento di fine rapporto, così favorendo, tra l'altro, una stabilizzazione del mercato azionario tramite l'intervento dei fondi pensione;
e) appare ugualmente opportuno che il Governo assicuri un adeguato stanziamento per garantire l'assistenza ai grandi invalidi di guerra o per servizio, anche alla luce della progressiva riduzione delle spese inerenti a tali categorie.


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XII COMMISSIONE PERMANENTE
(Affari sociali)

(Relatore: Francesco STAGNO d'ALCONTRES)

parere sul

Documento di programmazione economico-finanziaria relativo alla manovra di finanza pubblica per gli anni 2003-2006 (Doc. LVII, n. 2)

La XII Commissione,
considerata la rilevanza delle questioni affrontate nel Documento di programmazione economico-finanziaria per gli anni 2003-2006 in materia di politiche di assistenza e di tutela della salute;
preso atto dell'impegno del Governo al rispetto dei fondamentali principi universalistici e solidaristici del Servizio sanitario nazionale ed al perseguimento degli obiettivi di equità e di crescita per il Paese, al fine di migliorare la qualità della vita delle persone;
considerato che il quadro delle finanze pubbliche nel biennio 2000-2001 è risultato contraddistinto da un aumento delle esigenze finanziarie nel settore della sanità, tale per cui sono state assunte misure di contenimento da parte del Governo e delle Regioni, e che l'andamento tendenziale a legislazione vigente della spesa sanitaria continua a presentare incrementi progressivi fino al 2006 e oltre, anche in conseguenza dell'invecchiamento demografico della popolazione;
preso atto che il percorso di riforma e di razionalizzazione del sistema sanitario non ha ancora portato gli effetti auspicati e che gli interventi ivi previsti di copertura degli oneri non hanno ancora sviluppato completa efficacia, in termini di qualità ed al contempo di compatibilità con gli obiettivi ed i programmi di stabilità;
valutate le proposte di interventi finalizzati alla tutela della famiglia, da realizzare a livello uniforme sul territorio nazionale attraverso servizi di assistenza a persone non autosufficienti come attraverso servizi in favore dell'infanzia e dell'adolescenza, nonché di iniziative di coordinamento, concertazione e sostegno in


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favore degli altri enti territoriali e dei soggetti attivi nel terzo settore;
valutate, altresì, le proposte di interventi di prevenzione e contrasto dei fenomeni di disagio giovanile, con l'obiettivo di promuovere consapevolezza e responsabilità e di favorire la crescita personale e l'inserimento sociale, nonché di contrasto dell'emarginazione e della discriminazione, in particolare nel mondo del lavoro, e rilevata, pertanto, una previsione di azioni orientate all'inclusione delle persone ed alla valorizzazione dei soggetti che operano nel campo della solidarietà sociale;
considerato che le politiche per la salute sono informate alla tutela dei principi di universalità e solidarietà che regolano il Servizio sanitario nazionale e che il rafforzamento del sistema assistenziale, prioritariamente in favore degli anziani non autosufficienti e dei diversamente abili, può essere perseguito anche attraverso l'introduzione, in via sperimentale, dello strumento delle mutue integrative o sostitutive, purché sia prevista un'azione di coordinamento e verifica del Servizio sanitario nazionale, al fine di salvaguardare proprio i principi che ispirano il Servizio medesimo e, quindi, la qualità della sanità pubblica su tutto il territorio;
esprime:

PARERE FAVOREVOLE

con le seguenti osservazioni:
valuti la Commissione di merito l'opportunità che il percorso di riforma sia attuato attraverso il rafforzamento delle attività di coordinamento e programmazione tra Stato e regioni in materia sanitaria, delle misure di controllo della spesa, riferita a beni e servizi e farmaceutica, e delle verifiche sulla qualità del servizio reso;
sia valutata l'ipotesi di introdurre un sistema complementare integrativo per gli anziani non autosufficienti al fine di migliorare il livello di «benessere sanitario» perseguendo una politica di efficienza del sistema sanitario nazionale e garantendo livelli uniformi nelle prestazioni essenziali, in coerenza con i principi di universalità e solidarietà delle politiche sociali.


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XIII COMMISSIONE PERMANENTE
(Agricoltura)

(Relatore: Gianluigi SCALTRITTI)

parere sul

Documento di programmazione economico-finanziaria relativo alla manovra di finanza pubblica per gli anni 2003-2006 (Doc. LVII, n. 2)

La XIII Commissione,
esaminato il Documento di programmazione economico-finanziaria relativo alla manovra di finanza pubblica per gli anni 2003-2006;

premesso che:
sono da valutare positivamente gli obiettivi e le linee generali di intervento indicati nel Documento, volti a definire la politica economica del Paese per la corrente legislatura;
nella parte del Documento dedicata al settore primario, del quale si afferma il valore strategico, si indica come fondamentale obiettivo delle politiche di settore l'incremento della competitività della filiera agroalimentare nel contesto europeo ed internazionale, coniugando tale finalità con il diritto dei cittadini alla sicurezza alimentare, nonché con la salvaguardia del tessuto delle imprese agricole e delle risorse ambientali del Paese;
anche nel settore agricolo si è quindi voluto dare un segnale di svolta, nel senso di accreditare lo sviluppo di un'agricoltura attiva, legata allo sviluppo di una impresa produttiva in cui si bandisce l'assistenzialismo e si creano le condizioni per una grande opera di semplificazione legislativa ed amministrativa, consentendo all'economia agricola italiana di assumere un ruolo trainante in Europa e conferendo al made in Italy competitività ed efficienza sui mercati globalizzati, anche grazie alla valorizzazione delle produzioni tradizionali;
l'attuazione delle deleghe legislative contenute nel disegno di legge collegato contenente «Disposizioni in materia di agricoltura», già approvato dalla Camera ed in corso d'esame presso il Senato (S. 2599), appare fondamentale ai fini della concretizzazione di un'efficace ed efficiente


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strumentazione legislativa ed amministrativa nel settore primario, in coerenza con le linee programmatiche enunciate nel Documento;
ciò premesso, esprime, per quanto di competenza,

PARERE FAVOREVOLE

con le seguenti osservazioni:
il Governo si attivi per attenuare gli effetti della cartolarizzazione dei crediti INPS nelle aree colpite da calamità, da siccità o da crisi settoriali;
fermo restando l'impegno del Governo alla realizzazione delle infrastrutture, si segnala la necessità di individuare le priorità nella destinazione delle risorse, anzitutto riguardo ai sistemi viario ed energetico, al fine di abbattere il livello dei costi a carico degli operatori agricoli, e al sistema idrico, che attualmente versa in stato di grave crisi per effetto di fattori congiunturali e di elementi di più lungo periodo, relativi all'avanzante processo di desertificazione del territorio;
il Governo consideri la necessità di aumentare la dotazione del Fondo di solidarietà nazionale al fine di apprestare un adeguato ristoro agli operatori agricoli che hanno subito ingenti perdite economiche a causa della siccità e degli eventi alluvionali;
il coinvolgimento del Governo nel dibattito sulla riforma della PAC, nei negoziati sull'allargamento dell'Unione europea e in tutte le sedi interessate sia finalizzato ad assicurare al massimo livello la tutela delle produzioni nazionali, valorizzandone le tipicità, oltre che i profili qualitativi, affinché tali produzioni non risultino essere penalizzate nella destinazione delle risorse comunitarie, e garantendo, anche successivamente al 2006, il mantenimento almeno delle attuali quote di produzione italiane;
il Governo si attivi affinché livelli elevati di tutela della sicurezza alimentare siano garantiti sia nei negoziati sull'allargamento dell'Unione europea, sia nei negoziati in corso di svolgimento in sede WTO;
sia assicurato il sostegno del Governo ai piani di miglioramento genetico delle razze equine; relativamente al settore della pesca marittima professionale, il Governo garantisca la realizzazione, nel confronto in sede di Unione europea, di misure sociali, da affiancare agli interventi strutturali di demolizione o riconversione, tali da consentire agli operatori di quei segmenti del settore ittico particolarmente colpiti dalla realizzazione del piano di protezione delle risorse acquatiche un'uscita dal settore che non comporti sacrifici e discriminazioni nei propri livelli di vita e in quelli delle loro famiglie;
il Governo persegua un'attività di coinvolgimento, di collaborazione e di coordinamento delle autonomie territoriali, in particolare quelle regionali, al fine di predisporre piani di intervento complementari rispetto a quelli europei e nazionali, per provvedere alle urgenze di tipo ambientale ed economico-sociale, con speciale riguardo al settore della pesca professionale locale.


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XIV COMMISSIONE PERMANENTE
(Politiche dell'Unione europea)

(Relatore: Marco AIRAGHI)

parere sul

Documento di programmazione economico-finanziaria relativo alla manovra di finanza pubblica per gli anni 2003-2006 (Doc. LVII, n. 2)

La XIV Commissione,
esaminato il Documento di programmazione economico-finanziaria relativo alla manovra di finanza pubblica per gli anni 2003-2006;
rilevato che, in aderenza con quanto previsto dal Consiglio europeo di Lisbona del marzo 2000 e, successivamente, dal Consiglio europeo di Barcellona del marzo 2002, il documento di programmazione economico-finanziaria prevede di porre in essere un incisivo programma di riforme per il potenziamento delle politiche strutturali;
tenuto conto che i programmi di riforma appaiono in linea con le raccomandazioni formulate dal Consiglio ECOFIN di Siviglia del 21 giugno 2002, dove si è evidenziata l'importanza di prevedere un abbassamento della pressione fiscale, soprattutto sui bassi salari;
esprime

PARERE FAVOREVOLE