III Commissione - Mercoledì 6 aprile 2005


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ALLEGATO 1

Interrogazione n. 5-04175 Cima: Profughi tibetani rifugiati in Nepal.

TESTO DELLA RISPOSTA

L'Italia, insieme agli altri partners europei, segue con particolare preoccupazione la situazione dei diritti umani in Nepal. A tal fine, l'Unione Europea ha deciso di co-sponsorizzare un testo di iniziativa svizzera di condanna del Nepal per gravi violazioni dei diritti umani, da presentarsi sotto il punto 9 dell'Agenda dei lavori della 61a sessione annuale della Commissione dei Diritti Umani di Ginevra, attualmente in fase di svolgimento.
Con uguale attenzione viene seguita la questione di una possibile espulsione dei tibetani rifugiati in Nepal a seguito della decisione di Katmandu di ordinare la chiusura del Tibetan Reftigee Welfare Office e dell'Ufficio del Dalai Lama che erano stati accettati de facto dal 1959, visto che i rifugiati tibetani non hanno diritto alla registrazione presso alcuna istituzione o associazione secondo la legge nepalese.
In questo quadro, la Presidenza in loco dell'UE ha effettuato, lo scorso 27 gennaio, un passo presso le autorità locali esprimendo netta contrarietà alla chiusura dei due uffici, che svolgono un'importante azione di assistenza e sostegno ai circa 20000 tibetani che vivono attualmente in Nepal. La Presidenza CE ha altresì incoraggiato il governo nepalese a rivedere la sua decisione.


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ALLEGATO 2

Interrogazione n. 5-04127 Ranieri: Conflitto in Darfur.

TESTO DELLA RISPOSTA

1. L'incapacità di cui finora ha dato prova il Governo di Khartoum di bloccare le violenze in Darfur e di neutralizzare le milizie Janjaweed ha portato il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ad adottare in questi giorni significative Risoluzioni. Queste ulteriori pressioni della Comunità internazionale potrebbero segnare una svolta nel doloroso conflitto in Darfur. È tempo ormai che gli obblighi assunti dalle Parti in conflitto vengano rispettati e cioè che venga rispettato il cessate-il-fuoco, si disarmino le milizie Janjaweed e si finisca con l'impunità dei responsabili dei crimini di guerra e contro l'umanità. In questo modo, si creeranno le condizioni per una ripresa dei negoziati di pace sotto l'egida dell'Unione Africana.
L'adozione all'unanimità della risoluzione 1590, ha effettivamente varato, per un periodo iniziale di sei mesi, l'operazione di pace UNMIS a sostegno dell'attuazione del Comprehensive Peace Agreement (CPA) firmato il 9 gennaio a Nairobi. La missione, il cui mandato ricade essenzialmente sotto il capitolo VI della Carta, avrà un carattere fortemente multidisciplinare - in linea con le più recenti esperienze di peace-keeping - e impiegherà fino a 10.000 militari e 715 unità di polizia civile, Il CdS ha inoltre adottato, il 29 lo scorso, la separata Risoluzione 1591 che estende l'embargo di armi in Darfur anche alle forze governative e introduce sanzioni individuali contro coloro che impediscono il processo di pace, commettono violazioni dei diritti umani o violano l'embargo sulle armi.
Tuttavia, lo sviluppo più significativo rimane senz'altro l'adozione, il 31 marzo, da parte del CdS, della risoluzione 1593 che, con 11 voti favorevoli e astensioni deferisce la questione dell'accertamento giurisdizionale delle responsabilità dei crimini perpetrati in Darfur alla Corte Penale Internazionale. Non solo si tratta della prima volta in cui un altro fatto deferimento ha avuto luogo, ma anche della prima volta in cui la CPI viene investita di un caso riguardante uno Stato che non è parte dello Statuto di Roma, Ciò è stato reso possibile anche grazie alle indicazioni univoche formulate dalla Commissione d'Inchiesta, più volte richiamate nelle dichiarazioni di voto dei membri del CdS per avvalorare la validità della decisione assunta.
2. L'Italia ha costantemente assicurato il proprio sostegno sia al processo di pace in Sudan sia alla ricerca di una soluzione della crisi nel Darfur, Per quanto riguarda quest'ultimo aspetto, l'Italia sta svolgendo un molo di primo piano nel ricercare soluzioni di breve e lungo termine sia a livello bilaterale sia a livello multilaterale.
L'Italia ha sempre sottolineato, in occasione delle riunioni del Consiglio dell'Unione Europea, la necessità di assicurare il rispetto degli impegni assunti con la firma dell'Accordo di cessate-il-fuoco di N'Djamena e con i Protocolli umanitario e di sicurezza del 9 novembre 2004. Si è inoltre attivata a livello bilaterale sia con le autorità sudanesi sia con le forze ribelli per rìbadire la necessità di tornare al tavolo negoziale onde poter pervenire ad una soluzione pacifica della crisi.
L'Italia partecipa attivamente al sostegno finanziario della missione di monitoraggio dell'Unione Africana AMIS (African Union Mission in Sudan), tramite la Peace Facility dell'Unione Europea: abbiamo recentemente


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incrementato il contributo bilaterale alla missione, portandolo a 650 mila euro ed assicurando la presenza di un osservatore militare nella località di Tiné e di un pianificatore delle operazioni aeree in seno al Quartier Generale della AMIS.
Siamo inoltre presenti a Nyala, nel Sud del Darfur, con la missione umanitaria della Cooperazione italiana affidata alla dottoressa Barbara Contini. Attraverso il canale dell'emergenza, la nostra cooperazione ha previsto un rifinanziamento pari a un milione di euro, destinato al miglioramento del funzionamento dell'Ospedale di riferimento di Kassala e al sostegno dei servizi sociali, sanitari e dell'approvvigionamento idrico nelle province del Nord Darfur e Kordofan del Sud. Prossimamente un nostro volo umanitario fornirà alla popolazione del Darfur, generi alimentari, macchine agricole, adeguati materiali tecnici, equipaggiamenti di vario genere e medicinali per un valore di 900.000 euro.
3. Anche sul fronte dei diritti umani, prosegue l'impegno del Governo: io stessa mi sono recata più volte in missione sia a Khartoum sia nel Darfur al fine di ribadire l'interesse italiano per il miglioramento del rispetto dei diritti umani nella regione. La crisi in Darfur ha, tra l'altro, formato oggetto di un mio incontro a margine dei lavori della 61a CDU con l'Alto Commissario per i Diritti Umani delle Nazioni Unite, Signora Louise Arbour.
Il CAGRE del 16 marzo scorso ha espresso il suo sostegno alle negoziazioni attualmente in corso tra l'Unione Europea e i Paesi africani per la presentazione di un testo, ad opera di quest'ultimi, circa la situazione dei diritti umani in Sudan da presentarsi alla CDU. In caso il testo africano si rivelasse insufficiente, l'Unione Europea prenderà in considerazione l'opportunità di presentare un proprio testo. Si è inoltre sottolineata la necessità di basare la risoluzione sul Sudan sul Rapporto della Commissione Internazionale d'Inchiesta sul Darfur e sulle sue raccomandazioni. In tale contesto, il Consiglio ha riaffermato il suo costante sostegno alla Corte Penale Internazionale ed ha reiterato la sua posizione comune a riguardo.
Questa posizione è stata ampiamente ripresa, negli stessi termini contenuti nelle conclusioni del CAGRE, nell'intervento pronunciato dalla Presidenza lussemburghese a nome dei 25 sulle violazioni dei diritti umani nel mondo, nel quadro dei lavori della 61a CDU.


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ALLEGATO 3

Interrogazione n. 5-04148 Landi di Chiavenna: Sostegno allo Yemen per l'assistenza ai profughi somali.

TESTO DELLA RISPOSTA

All'origine del traffico di esseri umani tra le coste settentrionali della Somalia e lo Yemen denunciato dall'Alto Commissariato per i Rifugiati (UNHCR) vi sono senz'altro le difficili condizioni di vita in Somalia, dato lo stato di anarchia ed assenza di sicurezza che da oltre 10 anni caratterizza vaste aeree del Paese.
Il flusso di migranti e rifugiati somali attraverso il Golfo di Aden si è fatto purtroppo più consistente negli ultimi tempi (16.000 arrivi solo nel 2004). L'Alto Commissariato stima in alcune decine di migliaia i somali attualmente nello Yemen (47.000 sono registratì) e circa 1.500 quelli attualmente in attesa di partire. Si teme purtroppo che le tragedie dell'inizio di marzo non siano casi isolati e che altri fatti analoghi si siano verificati senza che se ne abbia notizia. L'UNHCR è soddisfatto della collaborazione offerta dal Governo di Sana'a che riconosce ai somali lo status di rifugiato prima facie, sulla sola base della loro nazionalità. Nell'ambito del tradizionale contributo alle attività dell'UNHCR nello Yemen a favore dei rifugiati, l'Italia ha erogato nel 2004 200.000 euro ripartiti fra il contributo volontario per i rifugiati ospitati nel campo profughi di Kharaz e il Fondo bilaterale di emergenza per l'acquisto di medicinali ed apparecchiature. L'UNHCR conta sul Comprehensive Plan of Action for Somalia (promosso e finanziato dall'Unione Europea) come possibile soluzione di lungo periodo per eliminare alla radice le cause del fenomeno. Nell'ambito del programma di cooperazione con lo Yemen attualmente in corso, nel marzo 2004 è stato approvato un credito di aiuto di 20 milioni di Euro destinato al potenziamento della Guardia Costiera yemenita. Tale intervento prevede la creazione di un sistema di controllo delle coste e del traffico marittimo, per la sicurezza in mare, la tutela delle risorse ambientali e ittiche ed il contrasto al traffico di esseri umani.
In aggiunta ai programmi di assistenza, il Governo italiano, per porre fine a tale situazione, ha anche fornito un determinante contributo, in termini di supporto politico e finanziario, alla Conferenza di Riconciliazione Nazionale sulla Somalia promossa dall'IGAD. L'Italia è attualmente impegnata a supporto del processo di trasferimento del Governo e delle nuove Autorità all'interno della Somalia, affinché possano esservi ristabilite accettabili condizioni di sicurezza con un progressivo loro ritorno e radicamento sul territorio. È stata inoltre dichiarata la disponibilità italiana ad ospitare una Conferenza Internazionale dei Donatori, che avrà lo scopo di coordinare gli aiuti della Comunità Internazionale a sostegno delle nuove strutture di governo e delle popolazioni somale.
Desidero infine ricordare che, in occasione della 61a sessione della Commissione Diritti Umani (CDU) attualmente in svolgimento a Ginevra, l'Italia sta negoziando un testo di risoluzione sulla situazione dei diritti umani in Somalia che dovrebbe essere presentato nei prossimi giorni. Si tratta, in analogia con le precedenti sessioni della CDU, di un testo su «Assistenza tecnica alla Somalia nel settore dei Diritti Umani», incentrato sulla promozione di una effettiva partecipazione ed assistenza da parte della comunità internazionale al Paese, al fine di creare le condizioni minime di uno stato di diritto e di una società democratica, stabile e rispettosa dei diritti e delle libertà fondamentali.


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ALLEGATO 4

Norme per l'attuazione del principio del ripudio della guerra sancito dall'articolo 11 della Costituzione e dallo Statuto dell'ONU (C. 4072).

EMENDAMENTO

Sopprimere gli articoli da 1 a 5.
1.1. Il Relatore.