Martedì 8 febbraio 2005. - Presidenza del presidente dell'VIII Commissione Pietro ARMANI. - Interviene il sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio Roberto Tortoli.
La seduta comincia alle 14.30.
7-00522 Calzolaio: Posizione italiana in materia di cambiamenti climatici.
Le Commissioni proseguono la discussione, rinviata il 25 gennaio 2005.
Pietro ARMANI, presidente, ricorda che nella precedente seduta ha avuto luogo l'illustrazione della risoluzione in titolo e che il rappresentante del Governo si è riservato di esprimere più compiutamente l'orientamento del Governo in occasione di un'ulteriore seduta.
Il sottosegretario Roberto TORTOLI, ricordando quanto già illustrato in occasione della precedente seduta, ribadisce che per il Governo, allo stato attuale, è possibile accogliere solo il contenuti della lettera b) della risoluzione. In merito alla lettera a), che riguarda l'obiettivo politico del negoziato in materia di cambiamenti climatici, evidenzia che il contenimento dell'aumento della temperatura superficiale del pianeta entro il limite massimo dei due gradi centigradi rispetto ai livelli pre-industriali, è stato assunto come obiettivo politico prioritario di lungo periodo dai ministri dell'ambiente di tutti gli Stati Membri dell'Unione europea fin dal 1996. Tale decisione è scaturita dalle risultanze scientifiche contenute nel secondo Rapporto di valutazione dell'Intergovernmental Panel on Climate Changes (IPCC) del 1996, che mostravano come aumenti di temperature superiori ai due gradi centigradi nel lungo periodo avrebbero, con un alto grado di probabilità, causato impatti considerevoli sul sistema climatico. Gli Stati membri dell'Unione europea, tenendo conto dei risultati del lavoro dell'IPCC,
hanno riconosciuto inoltre che per contenere l'aumento della temperatura di due gradi centigradi rispetto ai livelli pre-industriali, occorre stabilizzare le concentrazioni dei gas ad effetto serra (GHG) in atmosfera a livelli al di sotto di 550 ppm nel lungo periodo. Tuttavia, al momento permangono ancora delle incertezze scientifiche sulla relazione tra riduzioni di emissioni di GHG, tempistica in cui realizzare tali riduzioni e gli obiettivi di lungo periodo sopra menzionati. Esistono invece maggiori certezze su quello che dovrebbe essere l'andamento delle emissioni globali di GHG per raggiungere gli obiettivi di lungo periodo sopra menzionati. Per tale ragione i Ministri dell'ambiente dell'Unione europea all'unanimità hanno riconosciuto che per contenere nel lungo periodo l'aumento di temperatura di due gradi centigradi rispetto ai livelli pre-industriali, l'andamento delle emissioni globali di GHG deve raggiungere il massimo entro due-tre decadi, per poi decrescere rapidamente, con riduzioni dell'ordine di almeno il 15 per cento e forse fino al 50 per cento entro il 2050 rispetto ai livelli del 1990. L'analisi costi/benefici, attualmente in fase di elaborazione da parte della Commissione europea, è stata richiesta dai Capi di Stato e di Governo durante il Consiglio europeo di marzo 2004 con l'obiettivo di definire al meglio le possibili strategie per la riduzione delle emissioni, strategie che includano targets, da presentare al prossimo Consiglio europeo di primavera. Per le ragioni sopraesposte si ritiene necessario attendere sia la prima bozza del quarto Rapporto di valutazione dell'IPCC, che i risultati dell'analisi costi/benefici della Commissione europea prima di procedere alla definizione di impegni più puntuali in termini di riduzioni delle emissioni di medio e lungo periodo. Tale posizione è condivisa da tutti gli Stati membri dell'Unione europea, come si evince dalle conclusioni del Consiglio dei ministri dell'ambiente dell'Unione europea approvate lo scorso 20 dicembre. In merito alla lettera c), e cioè alla presentazione al Parlamento italiano entro gennaio della posizione italiana in materia di cambiamenti climatici per i Consigli ambiente del primo semestre 2005, rileva che la definizione puntuale della posizione italiana in materia di cambiamenti climatici in vista dei prossimi Consigli ambiente dell'Unione europea potrà essere effettuata soltanto a seguito della presentazione da parte della Presidenza del Lussemburgo della proposta di conclusioni. Considerando che oggetto del prossimo Consiglio ambiente della Unione europea è la preparazione del Consiglio europeo del prossimo marzo in cui verranno prese in considerazione le possibili strategie di riduzione delle emissioni di GHG, inclusi targets, gli elementi che costituiranno la base della posizione italiana possono essere sintetizzati come segue: innanzitutto, non è realistico procedere nell'adozione di misure unilaterali per la lotta ai cambiamenti climatici. Al contrario occorre reintegrare nella discussione tutte le Parti, in particolare gli USA e i maggiori Paesi in via di sviluppo. I Paesi industrializzati, nel medio periodo, devono accrescere i rispettivi sforzi di riduzione allo scopo di ottenere le riduzioni di emissioni necessarie a livello globale a raggiungere l'obiettivo ultimo della Convenzione. Tali sforzi devono tener conto delle circostanze nazionali e devono includere anche azioni volte a ridurre le emissioni nei Paesi in via di sviluppo. Inoltre, non è possibile isolare il problema della lotta ai cambiamenti climatici dalla più generale strategia di sviluppo dell'Europa e pertanto occorre effettuare una valutazione puntuale degli effetti economici e dei risultati ambientali dei programmi e delle misure comunitarie per l'attuazione del protocollo di Kyoto. Alla definizione delle strategie future per la lotta ai cambiamenti climatici dovrà contribuire non solo il Consiglio ambiente, ma tutte le formazioni del Consiglio pertinenti (Consiglio energia, competitività). In considerazione del fatto che sembrerebbe fissata per il prossimo 14 febbraio l'esame da parte dell'Assemblea degli argomenti trattati, sarebbe opportuno demandare a quella sede le ulteriori valutazioni, anche di carattere politico.
Valerio CALZOLAIO (DS-U) valuta anzitutto positivamente il fatto che, con un mese di anticipo rispetto alla prossima riunione del Consiglio ambiente dell'Unione europea, il Governo sintetizzi opportunamente in questa sede le linee di discussione che saranno affrontate in questo Consiglio, consentendo al Parlamento di partecipare utilmente alla fase ascendente dell' elaborazione delle politiche europee in materia di cambiamenti climatici.
Il sottosegretario Roberto TORTOLI ritiene che, a prescindere da posizioni di tipo demagogico e dalle interpretazioni apparse sugli organi di stampa circa le dichiarazioni rese da rappresentanti dell'Esecutivo, è da considerare un fatto significativo che le Commissioni III e VIII abbiano inteso richiamare l'attenzione del Governo su un tema di importanza centrale quale quello delle politiche in materia di cambiamenti climatici. Sottolinea che, malgrado sulla rilevanza di tale questione vi siano sensibilità disomogenee nel Paese come anche all'interno dello stesso ambito governativo, il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio attribuisce priorità assoluta alla definizione di strategie in materia dei cambiamenti climatici e intende impegnarsi per individuare le risorse necessarie alla realizzazione degli obiettivi fissati. Fa presente, peraltro, che, in base agli approfondimenti tuttora in corso circa gli effetti dell'attuazione del Protocollo di Kyoto e i costi che essa comporta, si è giunti alla conclusione che le risorse necessarie potrebbero essere inferiori a quelle previste a condizione che vi sia la ferma volontà di accelerare i
tempi e di rafforzare la capacità decisionale. Sottolinea, inoltre, che il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio intende tenere il Parlamento informato su ogni singolo aspetto della questione al fine di potere contare sulla piena collaborazione e sul supporto di quest'ultimo. In conclusione, anche in considerazione dell'inserimento nel calendario dei lavori dell'Assemblea della discussione di una mozione vertente sulla stessa materia, ribadisce l'auspicio che ulteriori considerazioni di tipo politico possano più adeguatamente essere affrontate in quella sede.
Laura CIMA (Misto-Verdi-U) sottolinea l'importanza per il Parlamento di poter interloquire con il Governo sui temi oggetto della risoluzione in discussione, allo scopo di svolgere un ruolo fattivo in relazione agli impegni presi dal nostro Paese nell'ambito del protocollo di Kyoto, nonché per sostenere una posizione più forte del Governo italiano in ambito europeo. Auspica pertanto uno sforzo opportuno che, riformulando le lettere a) e c) del dispositivo della risoluzione in oggetto, possa consentire una concreta convergenza di Parlamento e Governo su temi di politica ambientale così importanti.
Pietro ARMANI, presidente, ricorda che il rappresentante del Governo ha testé proposto di rinviare ulteriori approfondimenti sulla materia oggetto della risoluzione in esame alla discussione delle mozioni sul protocollo di Kyoto, che si terrà in Assemblea a partire dalla prossima settimana. Propone, pertanto, di rinviare il seguito della discussione ad altra seduta.
Le Commissioni concordano.
Pietro ARMANI, presidente, rinvia, quindi il seguito della discussione ad altra seduta.
La seduta termina alle 14.55.
Martedì 8 febbraio 2005. - Presidenza del presidente dell'VIII Commissione Pietro ARMANI. - Interviene il sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio Roberto Tortoli.
La seduta comincia alle 14.55.
Sulla missione a Buenos Aires in occasione della X Sessione della Conferenza delle Parti (COP10) relativa alla Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici (14-17 dicembre 2004).
Pietro ARMANI, presidente, ricorda che nella precedente seduta i deputati Calzolaio e Paroli hanno presentato una relazione sulla missione in titolo. Nessuno chiedendo di intervenire, dichiara conclusa la discussione sulle comunicazioni in argomento.
La seduta termina alle 15.
(Seguito della discussione e rinvio).
In merito alla lettera c) del dispositivo della risoluzione in discussione, fa poi presente che essa è volta a creare una proficua occasione di dibattito in Parlamento sulle linee che il Governo sosterrà in ambito europeo in materia di cambiamenti climatici: appare infatti particolarmente importante garantire la trasparenza della politica del Governo in questo settore ed accentuare la partecipazione del Parlamento alla fase ascendente di formazione delle politiche europee in tema di cambiamenti climatici.
In merito alla lettera b) del dispositivo della risoluzione in discussione, apprezza il giudizio positivo espresso dal Governo e ribadisce che l'efficienza energetica è un criterio discriminante nelle strategie di ricerca e di utilizzazione delle fonti di energia.
Sulla lettera a) del dispositivo, fa infine presente che l'adozione di una linea unilaterale da parte di un solo Paese in materia di riduzione delle emissioni non è giudicata errata soltanto dal nostro Governo, ma da tutta la comunità internazionale e pertanto le osservazioni del rappresentante del Governo in merito appaiono scontate. Tuttavia, sia l'Italia che l'Unione europea intendono accentuare gli sforzi volti a ridurre le emissioni di gas serra, ma è necessario a tal fine coinvolgere i Consigli competitività ed energia.
Pur condividendo nella sostanza alcune delle affermazioni fatte dal rappresentante del Governo, al tempo stesso ritiene che altre affermazioni risultino poco convincenti e pecchino di schematismo e superficialità. In particolare, a suo giudizio, il Governo non assume sui punti evocati un atteggiamento sufficientemente chiaro poiché non vuole ammettere di aver in realtà boicottato tutte le scelte politiche coerenti con il raggiungimento degli obiettivi fissati dal protocollo di Kyoto, adottando sul punto una posizione subalterna a quella degli Stati Uniti ed ancora più isolata rispetto alla comunità internazionale.
Nel ricordare che i temi oggetto della risoluzione in discussione potranno essere utilmente discussi anche in Assemblea la prossima settimana, in occasione della discussione di una mozione relativa ai temi di politica ambientale, ribadisce l'opportunità che il Parlamento venga costantemente informato, sia prima che dopo il Consiglio ambiente dell'Unione europea, sulle strategie da adottare in materia di riduzione delle emissioni dopo il 2012, termine previsto dallo stesso protocollo di Kyoto per la prima tappa di riduzione delle stesse emissioni.