Allegato B
Seduta n. 877 del 7/5/2001


Pag. I

INTERROGAZIONI PER LE QUALI È PERVENUTA RISPOSTA SCRITTA ALLA PRESIDENZA

ARACU. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
il giornalista di Radio Radicale Antonio Russo è stato rinvenuto morto in Georgia per cause incerte e fonti locali riportano informazioni frammentate sulle modalità e le cause della morte che lasciano, ad oggi, alcuni dubbi sulla loro veridicità ed attendibilità;
era cosa nota che il giornalista Antonio Russo stesse conducendo dei reportage sulla guerra in Cecenia nei quali aveva raccolto documenti delicati sul conflitto che potevano rivelare argomenti scottanti;
Antonio Russo era un giornalista di Radio Radicale, organo di informazione del partito Radicale, per il quale è stata recentemente richiesta dalla Russia l'uscita dall'Onu -:
se non ritenga opportuno intervenire presso il Governo georgiano per avere una esatta e dettagliata ricostruzione dei fatti;
quali iniziative intenda adottare per verificare eventuali implicazioni internazionali nella morte del giornalista Antonio Russo.
(4-32049)

Risposta. - Grazie all'operato del Governo italiano, le autorità georgiane, competenti per le indagini sul decesso di Antonio Russo, sono state immediatamente sensibilizzate al massimo livello sull'importanza e sull'urgenza di chiarire le circostanze della tragica scomparsa del giornalista italiano. Lo svolgimento delle indagini è seguito da vicino dall'Ambasciata a Tbilisi, con la quale le stesse autorità georgiane hanno assicurato di voler mantenere il più stretto ed efficace contatto. L'Ambasciatore d'Italia in Georgia Michelangelo Pipan ha avuto nei giorni immediatamente seguenti il ritrovamento di Antonio Russo numerosi incontri con alti rappresentanti georgiani, dal Ministro degli Esteri Menagarishvili al Presidente del Parlamento Zhvania, al Procuratore Generale Babilashvili. Tutti gli interlocutori hanno confermato che il Presidente Shevardnadze ha disposto di condurre con la massima urgenza e con la massima cura le indagini sul decesso di Antonio Russo. Il Presidente ha successivamente rilasciato anche pubbliche dichiarazioni sulla necessità di rapide ed efficaci ricerche sull'accaduto.
Il Procuratore Generale Babilashvili ha inoltre affermato che gli inquirenti georgiani sono interessati a collaborare con le competenti autorità italiane ai fini di ottenere ogni elemento che possa essere utile alle indagini.
In occasione della visita a Roma del Ministro degli Esteri georgiano Irakli Menegarishvili (31 ottobre 2000), il Ministro degli Esteri Dini ha posto l'accento sull'importanza che le circostanze della scomparsa di Antonio Russo siano chiarite totalmente ed in tempi rapidi. Il suo interlocutore ha ribadito l'impegno delle Autorità georgiane affinché sia fatta piena luce sul fatto.
Il 15 gennaio 2001 è stata presentata al Governo georgiano una Nota Verbale con la quale si sono sollecitate notizie in merito alle indagini sul caso di Antonio Russo. La


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risposta georgiana è stata accompagnata da un commento del Primo Vice Ministro degli Esteri Burduli, il quale ha confermato l'impegno profuso dagli inquirenti per fare luce sul caso Russo, che richiede indagini approfondite e rese particolarmente complesse dalla situazione della Valle di Pankisi, ai confini tra Georgia e Cecenia, sulla quale le autorità centrali esercitano con difficoltà un pieno controllo.
Si riporta qui di seguito, in una traduzione d'ufficio in lingua italiana, un'informativa che la Procura Generale della Georgia ha rimesso all'Ambasciata a seguito della suddetta Nota Verbale:
«Il 16 ottobre 2000, presso la Procura della regione di Gardabani è stato aperto il procedimento penale n. 2100866, secondo quanto previsto dall'articolo 108 del Codice Civile della Georgia, in relazione all'omicidio del cittadino italiano Antonio Russo. Motivazione: il 16 ottobre, verso le ore 15,00, nei pressi di un posto della polizia stradale di Gombori è stato trovato il cadavere di un uomo di circa 35-40 anni. Nello stesso giorno, l'inchiesta è stata avocata dall'ufficio d'inchiesta della Procura Generale della Georgia.
Dalle indagini svolte è emerso che il cadavere è quello del cittadino italiano Antonio Russo. È stato anche reso noto che il predetto era un membro del Partito Italiano Transnazionale Radicale e radiogiornalista di "Radio Radicale" dello stesso partito. Egli era interessato alla questione della Cecenia. Russo era giunto una prima volta in Georgia nel dicembre 1999, trattenendosi fino ad aprile 2000. È nuovamente giunto in Georgia alla fine di luglio 2000. In entrambi i casi di soggiorno in Georgia, Antonio Russo aveva preso in affitto un appartamento di tre stanze, pagando un canone mensile di 300$ americani. [...].
Durante il suo soggiorno in Georgia, il Sig. Russo tramite persone di origine Kisti, conosciute in loco, si sarebbe recato nella Valle di Pankisi, dove aveva contatti con gli abitanti e con profughi ceceni, cercando di contattare persone che lo potessero portare in Cecenia (senza riuscire ad andarvi). Per intervistare i comandanti impegnati in azioni di guerriglia, Russo aveva contatti con agenzie stampa cecene a Tbilisi, da cui Russo riceveva informazioni, video e notizie sugli eventi in Cecenia.
Devono essere esperite ulteriori indagini nella regione di Kakheti, (Valle di Pankisi), considerando la difficoltà a svolgere indagini circostanziate data l'attuale situazione nella regione.
Le indagini relative agli aspetti operativi del caso Russo sono state affidate ai Ministeri degli Affari Interni ed a quello della Sicurezza. Sono state eseguite l'autopsia giudiziaria e la perizia criminale.
Secondo quanto emerso dalla perizia legale, la causa diretta della morte di A. Russo è da attribuirsi a trauma toracico causato da un oggetto pesante, non appuntito, fratture multiple dello sterno e delle costole, distruzione del tessuto del polmone destro.
Dall'inchiesta è emerso che sono andati persi oggetti personali del Sig. Russo: macchina fotografica digitale, videocassette, telefono satellitare, computer portatile. Si sta esaminando il circolo delle persone contattate da Russo in Georgia, a Tbilisi e nella Valle di Pankisi, durante la sua prima e seconda venuta in Georgia.
Il caso di Russo è analizzato da un gruppo operativo, composto da esperti della Procura della Georgia, del Ministero della Sicurezza e del Ministero degli Interni.
Al fine di individuare i responsabili dell'omicidio di Russo, si stanno conducendo indagini attive ed operative.
L'inchiesta del caso Russo è oggetto di particolare attenzione da parte della Procura Generale della Georgia».

L'Ambasciatore Pipan ha preso parte il 26 marzo u.s. ad un passo dell'Unione Europea sulla situazione della sicurezza a Tibilisi nei confronti del Segretario del Consiglio Nazionale di Sicurezza, Nugzar Sajaja. Nell'ambito del passo è stata sottolineata l'importanza di rapide ed esaurienti indagini sui crimini commessi e l'Ambasciatore Pipan ha a tale proposito lamentato la mancanza di risultati nelle indagini sull'omicidio del giornalista Antonio Russo. L'interlocutore georgiano ha espresso il rammarico per l'assenza di concreti risultati su tale caso ed ha brevemente illustrato i fattori che concorrono


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a determinare l'attuale situazione della sicurezza, tra cui la crisi economica, la presenza di rifugiati, aggiungendo che le autorità seguono in diversi casi anche una traccia politica.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Umberto Ranieri.

BERGAMO. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
in circostanze non molto chiare è stato ucciso Antonio Russo, giornalista di Radio Radicale, recatosi in Georgia per motivi inerenti il suo lavoro;
sembra che il giornalista avesse raccolto una ricca documentazione in ordine alla guerra in Cecenia che potevano rivelare situazioni del conflitto sconosciute e importanti -:
quali iniziative siano state adottate dal Ministro degli affari esteri nei confronti del governo georgiano per una corretta informativa nei fatti avvenuti.
(4-32093)

Risposta. - Grazie all'operato del Governo italiano, le autorità georgiane, competenti per le indagini sul decesso di Antonio Russo, sono state immediatamente sensibilizzate al massimo livello sull'importanza e sull'urgenza di chiarire le circostanze della tragica scomparsa del giornalista italiano. Lo svolgimento delle indagini è seguito da vicino dall'Ambasciata a Tbilisi, con la quale le stesse autorità georgiane hanno assicurato di voler mantenere il più stretto ed efficace contatto. L'Ambasciatore d'Italia in Georgia Michelangelo Pipan ha avuto nei giorni immediatamente seguenti il ritrovamento di Antonio Russo numerosi incontri con alti rappresentanti georgiani, dal Ministro degli Esteri Menagarishvili al Presidente del Parlamento Zhvania, al Procuratore Generale Babilashvili. Tutti gli interlocutori hanno confermato che il Presidente Shevardnadze ha disposto di condurre con la massima urgenza e con la massima cura le indagini su decesso di Antonio Russo. Il Presidente ha successivamente rilasciato anche pubbliche dichiarazioni sulla necessità di rapide ed efficaci ricerche sull'accaduto.
Il Procuratore Generale Babilashvili ha inoltre affermato che gli inquirenti georgiani sono interessati a collaborare con le competenti autorità italiane ai fini di ottenere ogni elemento che possa essere utile alle indagini.
In occasione della visita a Roma del Ministro degli Esteri georgiano Irakli Menegarishvili (31 ottobre 2000), il Ministro degli Esteri Dini ha posto l'accento sull'importanza che le circostanze della scomparsa di Antonio Russo siano chiarite totalmente ed in tempi rapidi. Il suo interlocutore ha ribadito l'impegno delle Autorità georgiane affinché sia fatta piena luce sul fatto.
Il 15 gennaio 2001 è stata presentata al Governo georgiano una Nota Verbale con la quale si sono sollecitate notizie in merito alle indagini sul caso di Antonio Russo. La risposta georgiana è stata accompagnata da un commento del Primo Vice Ministro degli Esteri Burduli, il quale ha confermato l'impegno profuso dagli inquirenti per fare luce sul caso Russo, che richiede indagini approfondite e rese particolarmente complesse dalla situazione della Valle di Pankisi, ai confini tra Georgia e Cecenia, sulla quale le autorità centrali esercitano con difficoltà un pieno controllo.
Si riporta qui di seguito, in una traduzione d'ufficio in lingua italiana, un'informativa che la Procura Generale della Georgia ha rimesso all'Ambasciata a seguito della suddetta Nota Verbale:
«Il 16 ottobre 2000, presso la Procura della regione di Gardabani è stato aperto il procedimento penale n. 2100866, secondo quanto previsto dall'articolo 108 del Codice Civile della Georgia, in relazione all'omicidio del cittadino italiano Antonio Russo. Motivazione: il 16 ottobre, verso le ore 15,00, nei pressi di un posto della polizia stradale di Gombori è stato trovato il cadavere di un uomo di circa 35-40 anni. Nello stesso giorno, l'inchiesta è stata avocata dall'ufficio d'inchiesta della Procura Generale della Georgia.


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Dalle indagini svolte è emerso che il cadavere è quello del cittadino italiano Antonio Russo. È stato anche reso noto che il predetto era un membro del Partito Italiano Transnazionale Radicale e radiogiornalista di "Radio Radicale" dello stesso partito. Egli era interessato alla questione della Cecenia. Russo era giunto una prima volta in Georgia nel dicembre 1999, trattenendosi fino ad aprile 2000. È nuovamente giunto in Georgia alla fine di luglio 2000. In entrambi i casi di soggiorno in Georgia, Antonio Russo aveva preso in affitto un appartamento di tre stanze, pagando un canone mensile di 300$ americani. [...].
Durante il suo soggiorno in Georgia, il Sig. Russo tramite persone di origine Kisti, conosciute in loco, si sarebbe recato nella Valle di Pankisi, dove aveva contatti con gli abitanti e con profughi ceceni, cercando di contattare persone che lo potessero portare in Cecenia (senza riuscire ad andarvi). Per intervistare i comandanti impegnati in azioni di guerriglia, Russo aveva contatti con agenzie stampa cecene a Tbilisi, da cui Russo riceveva informazioni, video e notizie sugli eventi in Cecenia.
Devono essere esperite ulteriori indagini nella regione di Kakheti, (Valle di Pankisi), considerando la difficoltà a svolgere indagini circostanziate data l'attuale situazione nella regione.
Le indagini relative agli aspetti operativi del caso Russo sono state affidate ai Ministeri degli Affari Interni ed a quello della Sicurezza. Sono state eseguite l'autopsia giudiziaria e la perizia criminale.
Secondo quanto emerso dalla perizia legale, la causa diretta della morte di A. Russo è da attribuirsi a trauma toracico causato da un oggetto pesante, non appuntito, fratture multiple dello sterno e delle costole, distruzione del tessuto del polmone destro.
Dall'inchiesta è emerso che sono andati persi oggetti personali del Sig. Russo: macchina fotografica digitale, videocassette, telefono satellitare, computer portatile. Si sta esaminando il circolo delle persone contattate da Russo in Georgia, a Tbilisi e nella Valle di Pankisi, durante la sua prima e seconda venuta in Georgia.
Il caso di Russo è analizzato da un gruppo operativo, composto da esperti della Procura della Georgia, del Ministero della Sicurezza e del Ministero degli Interni.
Al fine di individuare i responsabili dell'omicidio di Russo, si stanno conducendo indagini attive ed operative.
L'inchiesta del caso Russo è oggetto di particolare attenzione da parte della Procura Generale della Georgia».

L'Ambasciatore Pipan ha preso parte il 26 marzo u.s. ad un passo dell'Unione Europea sulla situazione della sicurezza a Tbilisi nei confronti del Segretario del Consiglio Nazionale di Sicurezza, Nugzar Sajaja. Nell'ambito del passo è stata sottolineata l'importanza di rapide ed esaurienti indagini sui crimini commessi e l'Ambasciatore Pipan ha a tale proposito lamentato la mancanza di risultati nelle indagini sull'omicidio del giornalista Antonio Russo. L'interlocutore georgiano ha espresso il rammarico per l'assenza di concreti risultati su tale caso ed ha brevemente illustrato i fattori che concorrono a determinare l'attuale situazione della sicurezza, tra cui la crisi economica, la presenza di rifugiati, aggiungendo che le autorità seguono in diversi casi anche una traccia politica.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Umberto Ranieri.

VINCENZO BIANCHI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri ed ai Ministri dell'ambiente e per la funzione pubblica e gli affari regionali. - Per sapere - premesso che:
il decreto-legge 25 marzo 1997, n. 67, all'articolo 6 prevede che il ministero dell'ambiente adotti entro trenta giorni, decorrenti dal 27 marzo 1997, un piano straordinario di completamento e razionalizzazione dei sistemi di collettamento e depurazione delle acque reflue;
la disposizione richiede una partecipazione attiva delle regioni, delle autorità di bacino di rilievo nazionale e degli enti


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locali, chiamate a svolgere un ruolo strategico sia nella fase di elaborazione che in quella di attuazione del piano, consistente nella individuazione degli interventi e delle opere da inserire nel piano, mediante l'esame del piano in conferenza Stato-regioni-province autonome e prima ancora attraverso una attività di ricognizione e valutazione;
in data 3 aprile 1997 il ministero dell'ambiente rendeva noto attraverso un testo illustrativo sull'articolo 6 del decreto-legge n. 67 del 1997 le modalità e i tempi d'attuazione fissando per il giorno 7 aprile 1997 una riunione per l'esame delle questioni applicative e delle prime risultanze delle attività demandate alle regioni, alle autorità di bacino e per il tramite, agli enti locali competenti la realizzazione delle opere e degli interventi di collettamento e depurazione delle acque reflue;
in data 8 aprile 1997 la regione Lazio, evidentemente interessata dal ministero dell'ambiente, trasmette alle Amministrazioni provinciali di Frosinone, Latina, Rieti, Roma e Viterbo la documentazione inviata dal ministero dell'ambiente per la predisposizione del piano, previsto dal decreto in oggetto, indicando quale data ultima per l'invio delle schede raccoglienti per ogni singolo intervento le proposte delle Amministrazioni provinciali, il 9 aprile 1997;
non si comprende per quale motivo la regione Lazio abbia fissato il termine di un giorno per la redazione delle schede tecniche necessarie alla redazione del piano, vista la complessità per la redazione delle stesse;
appare anzi opportuno che vengano prorogati i termini fissati dalla regione Lazio, comunque sia sempre entro i trenta giorni, dalla data del 27 marzo 1997, previsti dal decreto stesso;
bisogna tener presente la complessità per la redazione delle schede tecniche che raccoglieranno ogni singolo intervento, e la necessità, da parte delle Amministrazioni provinciali, di sentire tutti i comuni interessati -:
se non ritenga sia da ascrivere ad una grave negligenza da parte della regione la fissazione in un giorno del termine di consegna delle schede tecniche, visto che il decreto stesso fissa in trenta giorni, dalla data del 27 marzo 1997, il termine ultimo per l'adozione del piano straordinario di completamento e di razionalizzazione dei sistemi di collettamento e depurazione delle acque reflue.
(4-09309)

Risposta. - Con riferimento all'interrogazione parlamentare, si precisa che il Piano Straordinario di collettamento e depurazione ex articolo 6 L. 135/97 è stato pubblicato in G.U. Suppl. Ord. N. 286 in data 09.12.97.
Esso comprende tutti gli interventi che le varie Regioni hanno considerati prioritari, sia coperti da finanziamento, sia relativi a risorse finanziarie ancora da reperire.
Per quanto riguarda la Regione Lazio sono stati inseriti nel Piano Straordinario interventi per complessivi 2068,6 miliardi, con la seguente ripartizione per Provincia.
Provincia di Roma: 1763 miliardi.
Provincia di Frosinone: 96,6 miliardi.
Provincia di Latina: 127 miliardi.
Provincia di Rieti: 61 miliardi.
Provincia di Viterbo: 21 miliardi.
Il Ministro dell'ambiente: Willer Bordon.

BIONDI. - Ai Ministri degli affari esteri e della difesa. - Per sapere - premesso che:
da notizie di stampa esisterebbe un accordo militare tra Italia e Cina al fine di sviluppare e produrre assieme nuovi sistemi d'arma;
l'accordo prevederebbe l'esistenza di un comitato misto italo-cinese con compiti attuativi;
tale comitato sarebbe già stato insediato al fine di esaminare i progetti principali e coinvolgere nelle trattative i ministeri dei due Paesi;


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sul conflitto in Kosovo, la Cina ha assunto, specie dopo il bombardamento dell'ambasciata cinese a Belgrado, un'atteggiamento di non collaborazione con la Nato;
Pechino ha dimostrato di non essere particolarmente sensibile alle tematiche dei diritti umani;
quest'anno ricorre il decennale dei fatti di Tienanmen, dove vennero trucidati studenti inermi che manifestavano contro il regime cinese -:
se le notizie riguardanti l'accordo corrispondano al vero e se, in caso affermativo, il Governo non ritenga quantomeno inopportuno sottoporre l'accordo stesso alla ratifica del Parlamento in un periodo in cui i rapporti fra la Nato (accordo militare difensivo di cui il nostro Paese fa parte) e la Cina non possono essere definiti di collaborazione né tanto meno distensivi;
quale sia la linea di politica estera che tale accordo sottintende.
(4-24053)

Risposta. - Il Memorandum d'Intesa tra il Ministero della Difesa della Repubblica Italiana ed il Ministero della Difesa della Repubblica popolare cinese nel campo della tecnologia e degli equipaggiamenti militari è stato firmato a Roma il 26 febbraio del 1999 tra il Segretario Generale del Ministero della Difesa italiano ed il suo omologo cinese.
Il Memorandum mira a rafforzare i legami di amicizia tra i due Paesi e a promuovere la cooperazione e l'interscambio nell'ambito delle tecnologie e degli equipaggiamenti militari tra i due Paesi. Il Comitato misto italo-cinese previsto dall'Intesa provvede ad identificare le aree di mutua cooperazione per la predisposizione di progetti e piani di collaborazione comune che saranno comunque sottoposti all'esame ed all'approvazione dei competenti organi di Governo. L'intesa mira altresì ad assicurare il pieno rispetto delle disposizioni nazionali concernenti la tutela di documentazioni e materiali classificati.
Su un piano generale il Memorandum, nell'assicurare una positiva prosecuzione dei rapporti italo-cinesi nel settore della Difesa, si inserisce in un contesto di rapporti bilaterali caratterizzati da un accentuato rafforzamento e strutturazione del dialogo politico, anche sulla base del Protocollo al riguardo perfezionato in occasione della visita di stato in Cina dell'allora Presidente Scàlfaro nel giugno del 1998.
Il dialogo politico bilaterale ha registrato negli ultimi anni una notevole intensificazione. La gamma delle questioni trattate si è gradualmente ampliata sino ad includere, oltre alle questioni di stretto interesse bilaterale, anche frequenti consultazioni su diversi temi di attualità internazionale, quali sicurezza e non proliferazione, allargamento del Consiglio di sicurezza, riorganizzazione delle Nazioni Unite, riforma delle istituzioni finanziarie internazionali, Organizzazione mondiale del Commercio ecc.
Anche in occasione del conflitto nella ex Yugoslavia, malgrado il bombardamento per errore da parte della NATO dell'Ambasciata cinese in Belgrado, la reazione delle Autorità cinesi è stata nel complesso equilibrata, ed i rapporti bilaterali italo-cinesi non hanno sofferto incrinature di rilievo. Da parte italiana, pertanto, sulla linea di analoghe politiche svolte dai nostri principali Partners europei, si intende continuare a sviluppare con Pechino rapporti organici di lungo periodo, nell'ambito dei quali, pur nel rispetto delle diverse posizioni, sia possibile affrontare con spirito costruttivo anche le questioni «sensibili» (diritti umani, Tibet, Taiwan). In tale spirito si sono svolte sia la visita di stato in Italia del Presidente cinese Jiang Zemin nel marzo 1999 che la recente visita del Presidente Amato in Cina. Nel marcare un ulteriore rafforzamento delle relazioni bilaterali, le reciproche visite hanno consentito un proficuo scambio di punti di vista su un ampio spettro di questioni internazionali.
Sulla base di quanto precede il Governo italiano ha ritenuto di dar corso all'
iter di ratifica del Memorandum d'Intesa da parte del Parlamento.
In considerazione dell'imminente scadenza della legislatura, ho ritenuto opportuno


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rispondere alla Sua interrogazione per gli aspetti di competenza di questo Ministero.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Ugo Intini.

BIELLI. - Al Ministro dell'ambiente. - Per sapere - premesso che:
una discarica abusiva è stata scoperta in questi giorni nell'ambito di operazioni di controllo del Nucleo di polizia ambientale della stazione navale delle Fiamme gialle riminesi, nella campagna di Savignano sul Rubicone (Forlì);
da informazioni apparse sulla stampa locale, pare essa che sia molto estesa e che smaltisse rifiuti speciali;
il materiale è stato scaricato in due distinti terreni;
al momento le autorità locali nulla hanno dichiarato rispetto al materiale trovato e neppure sulla tossicità o meno dello stesso -:
quali siano le informazioni che sono pervenute al Ministro interrogato;
quali iniziative o indagini ritenga di avviare per appurare la reale situazione della discarica e di quale materiale trattasi;
se risultino eventuali responsabilità.
(4-06132)

Risposta. - In riferimento all'interrogazione indicata si fa presente che in data 27 novembre 1996 il Nucleo della Polizia Ambientale della Stazione Navale di Rimini, 14a Legione Guardia di Finanza, ritrovava in località Savignano sul Rubicone un deposito abusivo di materiale di risulta proveniente da attività di impiantistica idraulica (rottami ferroso e plastici) ubicato su due terreni privati distinti, e di diversa proprietà, forse derivanti dalle attività lavorative dei proprietari.
Si ritiene utile precisare che le indagini condotte dalla Procura della Repubblica presso la Pretura di Forlì hanno portato, con atto 1559/97 del GIP, all'archiviazione del reato di cui all'ex articolo 25 decreto del Presidente della Repubblica 915/82 per l'esercizio di discarica abusiva.
Per completezza di informazione si partecipa che la provincia di Forlì-Cesena, interpellata in merito, ha comunicato che attualmente nell'area oggetto dell'interrogazione in argomento non è stata rilevata la presenza di alcun tipo di rifiuto.
Il Ministro dell'ambiente: Willer Bordon.

BONATO. - Ai Ministri dell'ambiente, del bilancio e della programmazione economica e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
la regione Veneto ha approvato la realizzazione di un impianto di trattamento e smaltimento di rifiuti solidi urbani richiesto dal Consorzio intercomunale «Priula», già individuato dalla regione come autorità di bacino nel territorio denominato «TV 2»;
dalle verifiche effettuate dall'amministrazione comunale di Spresiano (Treviso), comune sul cui territorio dovrebbe sorgere il nuovo impianto, risulta che detto progetto non fornisce le garanzie ambientali necessarie (vicinanza con i centri abitati, tecnologie impiantistiche superate, dimensionamento imprecisato, eccetera);
i finanziamenti concessi dalla regione Veneto rientrano nel Piano triennale di tutela ambientale 1994-1996, erogabili dalla Cassa depositi e prestiti, giusta il provvedimento del consiglio regionale n. 991 del 31 agosto 1994;
la regione Veneto, su richiesta del consorzio intercomunale «Priula» ha mutato (con delibera di giunta regionale n. 6379 del 5 dicembre 1995) il soggetto attuatore dell'intervento da detto consorzio alla società mista Contarina spa, di cui non si conosce la composizione proprietaria ed i mutamenti fino ad oggi intervenuti tra i soci privati, subordinando comunque la possibilità di contrazione del mutuo con la Cassa depositi e prestiti (per 9.457 milioni)


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al «benestare» del ministero dell'ambiente, come scritto esplicitamente nelle premesse della delibera della citata Giunta regionale: «corre l'obbligo di precisare che i predetti interventi sono finanziati, tramite l'erogazione di mutuo, dalla Cassa depositi e prestiti, ai sensi della legge n. 441 del 1987. Per tanto, una che il Ministero dell'ambiente, a cui va trasmesso il provvedimento in esame, abbia rilasciato il proprio benestare, i nuovi soggetti titolari dovranno espletare le procedure previste dalla circolare n. 1203 del 1995 pubblicata sul supplemento ordinario della Gazzetta Ufficiale n. 23 del 28 gennaio 1995, ai fini della contrazione del mutuo medesimo -:
se abbiano mai rilasciato il proprio esplicito benestare al finanziamento della società Contarina spa per la realizzazione di detto impianto.
(4-07319)

Risposta. - In riferimento all'interrogazione parlamentare, giova preliminarmente ricordare che il Consorzio intercomunale per la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani «Priula» di cui fanno parte 14 Comuni del trevigiano, venne nominato, con decreto della Giunta Regionale n. 2659 del 27 aprile 1990 - «ente responsabile» del bacino «Treviso 2» ai sensi dell'articolo 11 dell"elaborato A del Piano Regionale di Smaltimento dei rifiuti solidi urbani approvato con provvedimento del Consiglio Regionale n. 785 del 28 ottobre 1988.
Nell'ambito della sua competenza, il Consorzio «Priula» predispose, attraverso la società a capitale misto pubblico-privato «Contarina S.p.A.» di cui è socio di maggioranza al 51 per cento (l'altra consociata risulta essere la società Segesta - Gestioni per l'ambiente Fiat - Lyonnaise S.p.A.) un progetto per la costruzione di un impianto di trattamento di rifiuti solidi urbani approvato con deliberazione n. 33 del 29 novembre 1991.
L'impianto di compostaggio rifiuti di cui trattasi è situato a sud del Comune di Spresiano, in località nota come «Le Contarine», in un'area che si estende per circa 11,7 ettari, delimitata a sud dal confine con il Comune di Villorba, ad ovest e a nord da terreni agricoli e ad est dalla strada comunale Via Vittorio Veneto e, tramite questa, collegata sia alla Strada Statale 13 «Pontebbana» che alla Strada Provinciale 108.
I centri abitati più vicini risultano essere Catena di Villorba, Lovadina di Spresiano e Visnadello.
Il progetto originario, ad opera della TEPRIN Coop. S.r.l. di Ravenna e da realizzarsi nel Comune di Spresiano, aveva previsto una spesa complessiva pari a L. 29.956.000.000, di cui 9.457.000.000 a carico dello Stato - ai sensi della legge n. 441 del 1987 (Cassa depositi e prestiti) - e 20.139.000.000 a carico della «Contarina S.p.A.» per la realizzazione di una linea di trattamento rifiuti solidi urbani, con separazione ed igienizzazione della frazione organica, recupero del ferro e produzione di R.D.F. (
refuse derived fuel = combustibile derivato da rifiuti), ed una linea di trattamento di frazioni organiche selezionate provenienti da raccolte differenziate per la produzione di «compost».
La Giunta Regionale del Veneto, con deliberazione n. 6105 del 23 ottobre 1992 approvava, in linea tecnica ed economica, il progetto generale ed il 1o stralcio esecutivo dell'impianto di trattamento di RSU nel Comune di Spresiano, recependo integralmente le indicazioni al riguardo formulate nel parere della Commissione tecnica regionale sez. ambiente n. 1444 del 9 aprile 1992. L'opera veniva dichiarata di pubblica utilità e i lavori indifferibili e urgenti.
Il citato parere della Commissione disponeva l'indizione di un appalto concorso per l'esecuzione delle opere civili e dell'impiantistica elettromeccanica principale. Inoltre, in data 5 dicembre 1995 la Giunta regionale nominò la Società «Contarina S.p.A.» quale soggetto titolare dell'intervento di completamento della prima linea dell'impianto di Spresiano. Sulla variazione del soggetto titolare dell'intervento (da Ente di Bacino TV2 - Consorzi Intercomunale Priula - a «Contarina S.p.A.» con sede in Spresiano) il Ministero dell'ambiente, con nota n. 1913/ARSIDI/VA del 1o febbraio 1996, espresse parere favorevole anche in


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considerazione della qualificazione come Società a prevalente capitale pubblico.
Il citato parere fu inviato alla Cassa Depositi e Prestiti e trasmesso per conoscenza alla Regione del Veneto ed alla Contarina S.p.A. In ottemperanza al summenzionato parere della Commissione tecnica la «Contarina S.p.A.», con bando di gara pubblicato integralmente sulla
Gazzetta Ufficiale della Comunità Europea S41/137 del 28 febbraio 1996 e sulla G.U.R.I, Foglio delle Inserzioni n. 52 del 2 marzo 1996 nonchè per estratto, sui quotidiani «Il Sole 24 Ore», «il Gazzettino» e «La Tribuna» del 29 febbraio 1996, avviava la procedura di appalto concorso.
Esperiti gli adempimenti procedurali di rito, «Contarina S.p.A.» procedeva alla successiva richiesta di pubblicazione di integrale avviso di appalto aggiudicato, ex articolo 20, legge n. 55/90, inviata all'Ufficio Pubblicazioni della
Gazzetta Ufficiale delle Comunità Europea; avviso pubblicato, altresì, integralmente sulla G.U.R.I., Foglio delle Inserzioni n. 39 del 17 febbraio 1998 e per estratto sui quotidiani prima citati.
Il Comune di Spresiano, facente parte del Consorzio «Priula» si oppose, mediante delibera, al previsto esproprio dei lotti interessati dalla discarica in argomento, denunciando una serie di discrepanze tra i dati rilevati dalla Commissione tecnica regionale in materia di fascia di rispetto stradale e quelli effettivi, chiedendo una nuova verifica da parte della predetta Commissione.
La Giunta regionale, nel ribadire che l'impianto doveva essere classificato tra le opere pubbliche di interesse regionale e precisamente tra le opere igieniche, intimava al Comune di Spresiano a procedere all'espropriazione.
La società «Contarina S.p.A.» si rivolse, quindi, al Comitato di Controllo ed alla Prefettura di Treviso per ottenere l'autorizzazione per l'inizio della costruzione dell'impianto di compostaggio di RSU, chiedendo inoltre di intervenire in sostituzione del Sindaco di Spresiano mediante l'adozione dei provvedimenti di cui all'articolo 48 della legge 42/90 ed all'articolo 23 della legge regionale 19/91 con procedura d'urgenza, attesa l'improrogabile necessità di iniziare i lavori entro il 24 novembre 1996.
In data 23 ottobre 1996 il Sindaco del Comune di Spresiano inoltrava un esposto alle Procure della Repubblica di Treviso e di Venezia per falso in atto pubblico e truffa ai danni dello Stato, ponendo l'accento sulle difformità rilevate tanto nel progetto presentato per l'approvazione rispetto alle prescrizioni poste dal Piano regionale di smaltimento dei rifiuti solidi urbani, quanto nel parere n. 1444 espresso in data 9 aprile 1996 dalla più volte richiamata commissione tecnica, in ordine sia alle distanze riscontrate in tema di fasce di rispetto stradali, sia alla pericolosità dei rifiuti destinati all'impianto.
All'esito della condotta istruttoria, il G.I.P. di Treviso ha emesso decreto di archiviazione in data 25 gennaio 1999 recependo integralmente le motivazioni espresse dal P.M. incaricato il quale ha ritenuto di condividere le positive conclusioni cui è pervenuta l'apposita Commissione tecnica istituita per la verifica delle distanze imposte dalla legge regionale.
Il Ministro dell'ambiente: Willer Bordon.

BOGHETTA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri e ai Ministri dell'università e della ricerca scientifica e tecnologica e della giustizia. - Per sapere - premesso che:
il 9 giugno 2000 vi sarà il primo turno di votazioni presso l'università di Bologna, per l'elezione del Rettore;
le votazioni dovevano tenersi nel giugno del 1999, ma lo stesso rettore Roversi era riuscito a protrarre di un anno la scadenza del suo rettorato con una prima delibera del Senato accademico e consiglio di amministrazione in data 16 gennaio 1999, bloccata poi dal Consiglio di Stato per irregolarità, reiterata con una seconda delibera del 3 settembre 1999, nonostante che centinaia di docenti avessero firmato un documento di protesta, e intrapreso un'azione legale presso il Consiglio di Stato;


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nonostante quello che ad avviso dell'interrogante appare come un abuso commesso la proroga è stata portata avanti;
addirittura durante la riunione dell'Adu (docenti universitari) del 29 febbraio 2000 il professor Ghetti ha dichiarato che il bilancio dell'Ateneo non è trasparente;
inoltre sulla stampa si registrano attacchi ripetuti e sospetti ai candidati Flamigni e Lorenzini, attacchi alla facoltà di Medicina ed al suo preside, e in tutto l'Ateneo si sta creando un clima di intimidazioni;
in una trasmissione televisiva su una televisione locale, presenti i candidati al rettorato, il professor Flamigni ha dichiarato che siamo in presenza di un clima di veleni, di pugnali e nessuno gli ha dato torto;
il professor Barbiroli, a nome del gruppo del Coordinamento del forum permanente, in una lettera ai docenti afferma che: «anzitutto è indispensabile creare un clima di distensione e di fiducia affinché tutti coloro che vogliono partecipare attivamente alle scelte della vita universitaria, che è la "nostra" vita, non vengano artificiosamente obnubilati da una situazione di incertezza, di condizionamento intellettuale e morale, o, peggio ancora, di intimidazione. Già alcuni interventi che abbiamo letto in posta elettronica e sui quotidiani fanno intendere, a chi è attento, che si vuole creare uno stato d'animo di preoccupazione, evocando fra l'altro una ipotetica incertezza del futuro, una misteriosa esigenza di unità e preoccupanti contrapposizioni di linea gestionale»;
il rettore Roversi Monaco mentre si esprime sul comportamento di altri docenti, candidati siede in consigli di amministrazione di aziende e nella Fondazione di una banca; presenza discutibile visto che tali possibilità e deroghe vengono concesse da organi universitari palesemente compiacenti -:
se non siritenga opportuno aprire un'inchiesta sul comportamento del rettore Roversi Monaco e sulla situazione dell'università di Bologna ai fini di consentire le elezioni in un clima positivo e in modo trasparente e democratico.
(4-29997)

Risposta. - Si comunica che le votazioni per l'elezione del nuovo Rettore presso l'Università di Bologna sono state regolarmente svolte. Il Ministero ha disposto la nomina, per il prossimo quinquennio accademico 2000/05, del nuovo Rettore nella persona del prof. Ugo Calzolari.
Il Sottosegretario di Stato per l'università e la ricerca scientifica e tecnologica: Luciano Guerzoni.

BORGHEZIO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
le procedure previste dalla recente legge tedesca (12 agosto 2000) sulla istituzione della Fondazione «Memoria, Responsabilità e Futuro», che ha disciplinato le modalità previste per le richieste dei risarcimenti in favore degli ex lavoratori forzati e delle altre vittime del nazismo pone il delicato problema della estrema difficoltà di reperimento della relativa documentazione da parte dei richiedenti;
in particolare, questo problema risulta riguardare la quasi totalità dei casi per quanto riguarda gli aventi diritto civili e militari Istriani e Dalmati, costretti a fuggire dalle loro case per le persecuzioni titine;
se non intendano intervenire urgentemente nei confronti dell'ente incaricato dell'erogazione dei fondi, per quanto riguarda gli aventi diritto italiani, I.O.M., ufficio regionale Italia, con sede in Roma, via Nomentana 62, affinché tale ente partner della fondazione tedesca accetti, in queste fattispecie, l'autocertificazione da parte degli aventi diritto, che in caso contrario si vedrebbero ingiustamente esclusi dai risarcimenti.
(4-32399)

Risposta. - Il risarcimento previsto dalla Fondazione tedesca «Memoria, Responsabilità


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e Futuro» è a favore delle vittime del nazismo, e pertanto non si comprende come la I.O.M. di Roma possa accertare domande di risarcimento da parte delle vittime delle persecuzioni titine.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Umberto Ranieri.

BOSCO, FONTANINI e PITTINO. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
nel luglio 1997, l'Italia ha acquisito, attraverso la società Stet, controllata dallo Stato, ed in collaborazione con la società greca Ote, una importante quota della Telecom Serba (Telekom Srbija) per un controvalore di più di 1.500 miliardi;
la partecipazione dell'Italia alla privatizzazione della telefonia serba non avrebbe potuto avvenire senza il coinvolgimento o quantomeno l'interessamento, del Governo nelle trattative, dal momento che all'epoca la Telecom era pubblica ed il suo azionista di riferimento era il Ministero del tesoro;
l'operazione finanziaria della Telecom Italia nei Balcani, aggirando le sanzioni contro Belgrado imposte dalla Comunità internazionale, ha contribuito a sostenere il regime dell'ex presidente serbo Slobodan Milosevic -:
se il coinvolgimento della nostra politica estera nella privatizzazione della telefonia serba, anche alla luce dei successivi investimenti finanziari e dei grossi progetti infrastrutturali assegnati al nostro Paese nell'area dei Balcani, sia stato strumentale al consolidamento della presenza economica nell'ex Jugoslavia e, nel caso, quali siano gli specifici interessi coinvolti;
quale tipo di strategia ha giustificato l'operazione, a fronte delle pesanti implicazioni umanitarie e di politica internazionale derivanti dall'affare e se, in tali implicazioni, fosse inclusa anche la possibilità che le somme destinate alla Telekom potessero servire a tappare i buchi di bilancio del regime o finire su conti esteri dell'ex dittatore;
se al Ministro risulti che la pratica dell'acquisizione di partecipazioni presso società di Paesi stranieri, da parte del Governo italiano, non si sia limitata al caso Serbia e, nel caso, se i movimenti di capitale pubblico siano gestiti autonomamente o sia prevista qualche forma di controllo istituzionale.
(4-34180)

Risposta. - In relazione all'argomento della presente interrogazione, si rinvia agli elementi forniti dall'onorevole Ministro nel corso dell'informativa del 28 febbraio 2001, presso l'Aula della Camera dei deputati sulla vicenda dell'acquisto di una quota di capitale della Telekom Serbia. (Informativa allegata: in visione presso il Servizio Resoconti).
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Umberto Ranieri.

CACCAVARI. - Al Ministro dell'università, al Ministro della ricerca scientifica e tecnologica, al Ministro della sanità. - Per sapere - premesso che:
il centro di medicina del sonno di Parma nato nel 1974 come laboratorio per lo studio dei sistemi di vigilanza presso l'Istituto di Neurologia dell'Università, ha iniziato la sua attività clinica nel campo dei disturbi del sonno a partire dal 1983;
nel 1990 è stato strutturato come centro di Medicina del Sonno (Cms) con delibera del consiglio di facoltà di medicina e chirurgia e del senato accademico dell'università di Parma in seguito all'esplicita richiesta del consiglio dell'istituto di neurologia;
è stato quindi uno dei primi centri operanti in Italia e dal 1995 è accreditato dall'Associazione italiana di medicina del sonno come centro multidisciplinare idoneo a diagnosticare e trattare tutte le patologie del sonno;


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nello stesso anno il Cms è stato accreditato come centro training per la formazione del personale medico nazionale nel campo delle malattie del sonno. Dal 1996 è entrato a far parte della rete di interscambio fra i laboratori europei denominati european network of sleep laboratories sotto il controllo della european sleep research society;
nel 1997 è stato inserito tra i centri di eccellenza dell'organizzazione mondiale della sanità nell'ambito del progetto internazionale «Word wilde project of sleep and health» per avere identificato un elemento fondamentale della struttura del sonno e precisamente il Cap, ed è diventato una delle sedi più famose a livello mondiale per lo studio del sonno e delle sue patologie;
il Csm di Parma ha ospitato medici e ricercatori per soggiorni di formazione inviati dai più prestigiosi ospedali del mondo ed ha determinato l'avvio di programmi di insegnamento a livello internazionale;
il responsabile del Csm è professore ordinario di neurologia e ha ricoperto la carica di presidente dell'Associazione italiana di medicina del sonno conducendo tutto il lavoro basandosi esclusivamente sull'apporto di collaboratori volontari e sull'impiego di attrezzature acquistate mediante i fondi del programma di ricerca;
essendo venuti meno tali apporti, il centro non ha potuto contare su nessuna figura operativa medica o tecnica di competenza ospedaliera e universitaria pur essendo una struttura riconosciuta e apprezzata dalla comunità scientifica internazionale;
il centro è chiuso dal 31 dicembre 1999 -:
come si intenda procedere, in tempi rapidi, per dotare il centro di ogni mezzo e del personale necessario perché possa riprendere l'attività e ritornare ad essere riferimento formativo e scientifico nel campo specifico della medicina del sonno.
(4-32323)

Risposta. - Il Rettore dell'Università degli studi di Parma, cui il Ministero ha chiesto gli elementi di risposta in merito alla vicenda segnalata nell'atto di sindacato ispettivo, ha riferito quanto segue.
Il Centro di medicina del sonno nasce come centro di ricerca, idoneo a studiare le patologie connesse con i disturbi del sonno, con atto del Consiglio di Facoltà di Medicina e chirurgia del 16 maggio 1990, del Senato accademico del 25 giugno 1990 ratificato con delibera del Consiglio di Amministrazione del 27 giugno 1990 dell'Università di Parma.
La struttura in questione svolge la sua attività all'interno dell'Istituto di Neurologia della Facoltà di medicina e chirurgia.
Responsabile del centro è il prof. Mario Giovanni Terzano, che si avvale della collaborazione di personale tecnico della stessa Università di Parma, in convenzione con l'azienda ospedaliera (una unità a tempo pieno e una unità a tempo parziale) nonché per l'attività di segreteria amministrativa, del personale assegnato all'Istituto di Neurologia.
Il Rettore ha, altresì, comunicato che l'Università stessa non ha adottato alcun provvedimento relativo alla chiusura del Centro di Medicina del sonno, che continua, quindi, ad operare come centro di ricerca all'interno di una struttura universitaria.
In relazione a quanto fatto presente dal predetto Ateneo si ritiene di aver fornito esaustivi chiarimenti ai quesiti posti.
Il Sottosegretario di Stato per l'università e la ricerca scientifica e tecnologica: Luciano Guerzoni.

DOZZO, GUIDO DUSSIN, MICHIELON e LUCIANO DUSSIN. - Al Presidente del Consiglio dei ministri e ai Ministri del tesoro e dell'ambiente. - Per sapere - premesso che:
il comune di Spresiano fa parte, unitamente ad altri comuni, del consorzio intercomunale per la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani, approvato


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con provvedimento del consiglio regionale 28 ottobre 1988, n. 785;
nell'ambito della sua competenza, il Consorzio intercomunale, denominato «Priula», predisponeva, attraverso la società a capitale misto pubblico-privato denominata «Contarina spa», di cui è socio di maggioranza (cinquantuno per cento È l'altro socio è la società Segesta È Gestioni per l'ambiente Fiat-Lyonnaise spa), un progetto per la costruzione di un impianto di trattamento di rifiuti solidi urbani con produzione di «compost» e Rdf (refuse derived fuel);
tale progetto, elaborato dalla Teprin società cooperativa a responsabilità limitata di Ravenna, avrebbe dovuto realizzarsi nel comune di Spresiano e avrebbe comportato la complessiva spesa di lire 29.956.000.000, di cui 9.457.000.000 a totale carico dello Stato, ai sensi della legge n. 441 del 1987, e lire 20.139.000.000 a carico della società Contarina spa;
ad una attenta analisi, svolta in relazione sia a quanto espresso in sede di pareri della commissione tecnica regionale, sezione per l'ambiente, n. 1444 del 9 aprile 1992 e n. 1446 del 5 aprile 1993, allegati alla delibera della giunta regionale, che alle prescrizioni poste dal piano regionale di smaltimento dei rifiuti solidi urbani, si è notato che il progetto presentato per l'approvazione espone ed illustra una situazione difforme dalla realtà;
nelle delibere sopracitate si legge: «Il Centro viene realizzato in un'area identificata con i mappali n. 100-101-128-129-127-107 parte foglio 20 del comune di Spresiano e nota come località "Le Contarine"; è situata a sud del comune di Spresiano, prospiciente con il comune di Villorba, e si estende su circa 11,7 ettari. L'area risulta delimitata ad est dalla strada comunale via Vittorio Veneto, a sud dal confine con il comune di Villorba, ad ovest e a nord da terreni agricoli. L'area è abbastanza lontana da centri abitati (i più vicini sono: Catena di Villorba a circa 2 chilometri a sud, Lovadina di Spresiano a circa 1,4 chilometri a nord, Visnadello a circa 1,8 chilometri ad ovest) in una zona prevalentemente agricola con scarsa edificazione rurale; essa è accessibile da tutto il territorio consortile per la presenza della strada comunale via Vittorio Veneto direttamente collegata sia alla strada statale n. 13 Pontebbana, sia alla strada provinciale n. 108». Inoltre si legge «Agli effetti del rispetto delle valutazioni di cui all'articolo 7, Relazione di compatibilità ambientale, si intende esauriente quando dimostri che il sito disti con riferimento al perimetro dell'area effettivamente interessata al trattamento dei rsu ed in relazione ai tempi di realizzazione secondo il piano di gestione: 100 metri dalle abitazioni effettivamente utilizzate come residenza o domicilio di persone continuamente nel tempo; 200 metri dalle autostrade, dalle strade statali e provinciali; 500 metri dai nuclei abitativi effettivamente utilizzate come residenza continuamente nel tempo.»;
da un esame della cartografia del comune di Spresiano è dato ricavare invece che il perimetro dell'impianto dista: dal centro abitato di catena di Villorba solo seicento metri anziché due chilometri; dal centro abitato di Lovadina di Spresiano solo quattrocentoventi metri anziché millequattrocento; dal centro abitato di Visnadello solo seicentocinquanta metri, anziché milleottocento; l'autostrada A27 Venezia-Pian di Vedoia dista solo cento metri, anziché duecento; vi sono abitazioni a soli venti metri dal perimetro dell'area anziché a cento metri, e un nucleo abitato composto di quattro edifici dista soli trenta metri; a soli sessantacinque metri dal perimetro dell'area vi è un'azienda zootecnica «Venturin», che, nei quarantadue ettari di cui dispone, pratica una coltivazione «ecocompatibile» ai sensi del Regolamento Cee 2078, allevando duecento capi di bestiame sia da latte che da carne, la quale potrebbe venir gravemente danneggiata dalla realizzazione dell'impianto; la strada comunale via Vittorio Veneto non è direttamente collegata sia con la strada statale n. 13 «Pontebbana» che con la strada provinciale n. 108; invece la strada statale n. 13 è collegata alla strada provinciale


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n. 102 attraverso la via Marconi, che attraversa una zona abitata e non costituisce strada idonea al passaggio di mezzi pesanti; a sua volta, la strada provinciale n. 102 si immette sulla strada statale n. 13 «Pontebbana» a Castrette di Villorba, dopo aver attraversato il centro abitato di Catena di Villorba; a nord via Vittorio Veneto si collega alla strada provinciale n. 108 nell'abitato di Lovadina -:
se non si ritenga opportuno sottoporre, dopo quanto sopra descritto, lo studio di impatto ambientale presentato dalla «Contarina Spa» ad una attenta analisi (ai sensi del decreto del Presidente della Repubblica 12 aprile 1996, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del 7 settembre 1996), ancorché il progetto sia stato già approvato;
se non si ritenga opportuno richiedere alla «Contarina Spa» l'adeguamento del capitolato di appalto alla normativa Cee, specie per quanto attiene alle direttive 91/156 e 91/889 ora vigenti;
se non si ritenga opportuno sospendere l'erogazione, tramite la Cassa depositi e prestiti, del finanziamento a carico dello Stato di lire 9.457.000.000 ai sensi della legge n. 441 del 1987, sino a quando non si sia fatta piena luce sulla vicenda.
(4-05521)

Risposta. - In riferimento all'interrogazione parlamentare di cui all'oggetto, giova preliminarmente ricordare che il Consorzio intercomunale per la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani «Priula di cui fanno parte 14 Comuni del trevigiano, venne nominato, con decreto della Giunta regionale n. 2659 del 27 aprile 1990 «ente responsabile» del bacino «Treviso 2» ai sensi dell'articolo 11 dell'elaborato A del Piano Regionale di Smaltimento dei rifiuti solidi urbani approvato con provvedimento del Consiglio Regionale n. 785 del 28 ottobre 1988.
Nell'ambito della sua competenza, il Consorzio «Priula» predispose, attraverso la società a capitale misto pubblico-privato «Contarina S.p.A.» di cui è socio di maggioranza al 51% (l'altra consociata risulta essere la società Segesta-Gestioni per l'ambiente Fiat-Lyonnaise S.p.A.) un progetto per la costruzione di un impianto di trattamento di rifiuti solidi urbani approvato con deliberazione n. 33 del 29 novembre 1991.
L'impianto di compostaggio rifiuti di cui trattasi è situato a sud del Comune di Spresiano, in località nota come «Le Contarine», in un'area che si estende per circa 11,7 ettari, delimitata a sud dal confine con il Comune di Villorba, ad ovest e a nord da terreni agricoli e ad est dalla strada comunale Via Vittorio Veneto e, tramite questa, collegata sia alla Strada Statale 13 «Pontebbana» che alla Strada Provinciale 108.
I centri abitati piu vicini risultano essere Catena di Villorba, Lovadina di Spresiano e Visnadello.
Il progetto originario, ad opera della TEPRIN Coop. S.r.l. di Ravenna e da realizzarsi nel Comune di Spresiano, aveva previsto una spesa complessiva pari a L. 29.956.000.000, di cui 9.457.000.000 a carico dello Stato - ai sensi della legge n. 441 del 1987 (Cassa depositi e prestiti) - e 20.139.000.000 a carico della «Contarina S.p.A.» per la realizzazione di una linea di trattamento rifiuti solidi urbani, con separazione ed igienizzazione della frazione organica, recupero del ferro e produzione di R.D.F. (refuse derived fuel - combustibile derivato da rifiuti), ed una linea di trattamento di frazioni organiche selezionate provenienti da raccolte differenziate per la produzione di «compost».
La Giunta Regionale del Veneto, con deliberazione n. 6105 del 23 ottobre 1992 approvava, in linea tecnica ed economica, il progetto generale ed il 1ostralcio esecutivo dell'impianto di trattamento di RSU nel Comune di Spresiano, recependo integralmente le indicazioni al riguardo formulate nel parere della Commissione tecnica regionale sez. ambiente n. 1444 del 9 aprile 1992. L'opera veniva dichiarata di pubblica utilità e i lavori indifferibili e urgenti.
Il citato parere della Commissione disponeva l'indizione di un appalto concorso per l'esecuzione delle opere civili e dell'impiantistica elettromeccanica principale.


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Inoltre, in data 5 dicembre 1995 la Giunta regionale nominò la Società «Contarina S.pA.» quale soggetto titolare dell'intervento di completamento della prima linea dell'impianto di Spresiano. Sulla variazione del soggetto titolare dell'intervento (da Ente di Bacino TV2 - Consorzi Intercomunale Priula - a «Contarina S.p.A.» con sede in Spresiano) il Ministero dell'ambiente, con nota n. 1913/ARSIDI/VA del 1ofebbraio 1996, espresse parere favorevole anche in considerazione della qualificazione come Società a prevalente capitale pubblico.
Il citato parere fu inviato alla Cassa Depositi Prestiti e trasmesso per conoscenza alla Regione del Veneto ed alla Contarina S.p.A. In ottemperanza al summenzionato parere della Commissione tecnica la «Contarina S.pA.», con bando di gara pubblicato integralmente sulla
Gazzetta Ufficiale della Comunità Europea S 41/137 del 28 febbraio 1996 e sulla G.U.R.I., Foglio delle Inserzioni
n. 52 del 2 marzo 1996 nonché per estratto, sui quotidiani «Il Sole 24 Ore», «il Gazzettino» e «La Tribuna» del 29 febbraio 1996 avviava la procedura di appalto concorso.
Esperiti gli adempimenti procedurali di rito, «Contarina S.p.A», procedeva alla successiva richiesta di pubblicazione di integrale avviso di appalto aggiudicato, ex articolo 20, legge n. 55/90, inviata all'Ufficio Pubblicazioni della
Gazzetta Ufficiale della Comunità Europea; avviso pubblicato, altresì, integralmente sulla G.U.R.I., Foglio delle Inserzioni n. 39 del 17 febbraio 1998 e per estratto sui quotidiani prima citati.
Il Comune di Spresiano, facente parte del Consorzio «Priula», si oppose, mediante delibera, al previsto esproprio dei lotti interessati dalla discarica in argomento, denunciando una serie di discrepanze tra i dati rilevati dalla Commissione tecnica regionale in materia di fascia di rispetto stradale e quelli effettivi, chiedendo una nuova verifica da parte della predetta Commissione.
La Giunta regionale, nel ribadire che l'impianto doveva essere classificato tra le opere pubbliche di interesse regionale e precisamente tra le opere igieniche, intimava al Comune di Spresiano a procedere all'espropriazione.
La società «Contarina S.p.A.» si rivolse, quindi al Comitato di Controllo ed alla Prefettura di Treviso per ottenere l'autorizzazione per l'inizio della costruzione dell'impianto di compostaggio di RSU, chiedendo inoltre di intervenire in sostituzione del Sindaco di Spresiano mediante l'adozione dei provvedimenti di cui all'articolo 48 della legge 42/90 ed all'articolo 23 della legge regionale 19/91 con procedura d'urgenza, attesa l'improrogabile necessità ad iniziare i lavori entro il 24 novembre 1996.
In data 23 ottobre 1996 il Sindaco del Comune di Spresiano inoltrava un esposto alle Procure della Repubblica di Treviso e di Venezia per falso in atto pubblico e truffa ai danni dello Stato, ponendo l'accento sulle difformità rilevate tanto nel progetto presentato per l'approvazione rispetto alle prescrizioni poste dal Piano regionale di smaltimento dei rifiuti solidi urbani, quanto nel parere n. 1444 espresso in data 9 aprile 1996 dalla più volte richiamata commissione tecnica, in ordine sia alle distanze riscontrate in tema di fasce di rispetto stradali, sia alla pericolosità dei rifiuti destinati all'impianto.
All'esito della condotta istruttoria, il G.I.P. di Treviso ha emesso decreto di archiviazione in data 25 gennaio 1999 recependo integralmente le motivazioni espresse dal P.M. incaricato il quale ha ritenuto di condividere le positive conclusioni cui è pervenuta l'apposita Commissione tecnica istituita per la verifica delle distanze imposte dalla legge regionale.
Il Ministro dell'ambiente: Willer Bordon.

DELMASTRO DELLE VEDOVE. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
non pago della figuraccia fatta dal suo predecessore Di Rupo nel 1994, l'attuale Ministro degli affari esteri belga Louis Michel ha incredibilmente dichiarato che, in caso di vittoria della Casa delle Libertà alle prossime elezioni politiche, il


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suo Paese prenderebbe in esame l'eventualità di infliggere sanzioni in danno dell'Italia;
al di là del fatto che bene farebbe il Ministro degli esteri belga a pensare all'autoctono estremismo fiammingo e vallone, resta la evidente inaccettabilità di una così virulenta ingerenza di un Paese straniero ed alleato negli affari politici interni dell'Italia;
le interferenze esterne, ancorché - forse - eterodirette, certamente non giovano alla serenità della contingenza elettorale che vive l'Italia -:
se non ritenga di dover richiedere formalmente al collega belga di astenersi da una così evidente ingerenza negli affari interni del nostro Paese e, soprattutto, dalla reiterazione di assurde minacce di sanzioni nei confronti dell'Italia, che rivendica l'assoluta libertà di scegliere la maggioranza che ritiene più confacente ai propri interessi senza condizionamenti esterni.
(4-34320)

Risposta. - In relazione a quanto richiesto dall'Onorevole interrogante circa le dichiarazioni del Ministro belga Michel sull'ipotesi di una vittoria del Centro destra alle elezioni in Italia, merita rilevare innanzitutto che lo stesso Ministro degli esteri belga ha espressamente riconosciuto di aver parlato in qualità di esponente politico di un partito e non come rappresentante del Governo belga.
Per tale ragione i governi europei, e quello italiano, si sono astenuti dal commentare.
Il Ministro Michel ha comunque voluto precisare, in un colloquio con l'On. Ministro Dini la sua posizione, dichiarando di non avere intenzione di prendere alcuna iniziativa individuale qualora la Casa delle Libertà dovesse vincere le prossime elezioni.
Egli ha aggiunto che l'eventuale ricorso alla procedura prevista dal nuovo articolo 7 del Trattato dell'Unione Europea - approvato a Nizza nel dicembre scorso e recentemente sottoscritto dai 15 Ministri degli Esteri - sarebbe preso in considerazione soltanto in circostanze ben determinate a fronte di comportamenti precisi, che mettano in pericolo i valori europei definiti nel Trattato stesso.
Il Ministro belga ha poi tenuto ad assicurare che in ogni caso il Belgio si atterrà strettamente, quando assumerà la Presidenza di turno del Consiglio UE dal 1oluglio prossimo, alle regole istituzionali europee.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Umberto Ranieri.

DELMASTRO DELLE VEDOVE. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
quasi simbolicamente, il secondo anniversario dell'inizio della guerra contro la Serbia è stato celebrato dai terroristi dell'UCK (che da almeno un anno e mezzo avrebbe dovuto essere sciolta e disarmata con una violenta e sanguinosa offensiva in Macedonia);
la presenza dei militari della Kfor per l'ennesima volta si è rivelata inidonea a prevenire gli assalti degli estremisti albanesi;
l'episodio (l'ultimo di una lunga serie) testimonia che la guerra contro la Serbia ha lasciato in eredità un quadro di pericolosissima ed irreparabile instabilità e soprattutto che era erroneo il convincimento che la rimozione di Milosevic fosse di per sé sufficiente a restituire serenità, pace e democrazia all'area balcanica;
la situazione, ora, appare senza soluzione e senza onorevoli vie di uscita -:
quali siano le possibili soluzioni del conflitto etnico che, anche dopo l'uscita di scena di Slobodan Milosevic, sta martoriando l'area balcanica e quali siano le ragionevoli previsioni temporali (se ve ne sono) per il nostro disimpegno dall'area balcanica.
(4-34449)

Risposta. - L'Ex Repubblica Federale Jugoslava di Macedonia si trova alle prese


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con una delle più difficili crisi interne dal momento della sua nascita, nel 1991, crisi che costituisce una minaccia alla stabilità e alla sicurezza non solo della FYROM stessa, ma dell'intera area.
La crisi è iniziata il 10 febbraio u.s., con un attentato a Tearce (non lontano dalla citta di Tetovo) contro un posto di polizia nei pressi della frontiera del Kossovo e rivendicato da un sedicente «Esercito di liberazione nazionale» è costato la vita ad un agente ed il ferimento di altri due (di etnia slavo-macedone). L'offensiva dei gruppi estremisti di etnia albanese si è poi allargata e poi la città di Tetovo (principale città a maggioranza albanese, a circa 40 km a nord-ovest della capitale). Per far fronte all'emergenza secondo quanto risulta alla nostra Ambasciata in Skopje il Governo ha deciso di richiamare i riservisti. Emerge chiaramente tenendo anche conto che si tratta di popolazioni che avevano convissuto per decenni nella stessa nazione jugoslava - che esistano legami tra i gruppi estremisti di etnia albanese che operano tra Kossovo, Macedonia e Serbia Meridionale (limitrofa Valle di Presevo), e che quindi vi siano connessioni tra gli atti armati in Macedonia ed i flussi di attività di contrabbando ed ai traffici illeciti di varia natura partecipino militanti dell'ex-UCK, di origine kossovara ovvero albano-macedone, alcuni dei quali sono stati in passato arrestati ed identificati.
L'allargarsi degli scontri ha immediati riflessi sul delicato equilibrio interetnico del Paese (circa il 30 per cento della popolazione macedone è di etnia albanese).
La situazione sul terreno non appare al momento ancora del tutto risolta. L'effettivo avvio dell'offensiva non ha mancato di avere ripercussioni sui delicati equilibri politici interni: mentre la coalizione di governo ha mantenuto una certa coesione con un accordo tra il Presidente Trajkowski ed il
leader del Partito governativo albanese DPA Xhaferri affinché «l'azione militare non danneggi i civili della minoranza albanese», i Parlamentari appartenenti all'altro partito albanese PDP hanno annunciato l'astensione dei propri rappresentanti dai lavori del Parlamento di Skopje. In tale contesto hanno avuto luogo il 26 marzo le delicate visite a Skopje del Segretario Generale della Nato Robertson e dell'Alto rappresentante Solana, i quali hanno portato alle Autorità macedoni un messaggio di sostegno e, nel contempo, di cautela, affinché non venga compromessa la stabilità della coalizione di governo a seguito di indesiderate radicalizzazioni del conflitto.
Per quanto concerne le reazioni nei Paesi limitrofi, va sottolineato che esse sono improntate a grande responsabilità e ciò appare positivo anche in relazione alle prospettive del conflitto di cui si preoccupa l'On. interrogante. Sofia ha infatti chiarito che un eventuale invio di truppe potrebbe avvenire solo nel quadro di una forza multinazionale. Per parte sua Tirana ha sviluppato un'apprezzabile opera di mediazione e di responsabilizzazione nei confronti dei leader politici di etnia albanese della FYROM e del Kossovo, anche nell'obiettivo di ribadire la sua totale estraneità dagli eventi macedoni.
L'Unione Europea ha affrontato il problema nel Consiglio Affari Generali del 19 marzo u.s. e poi anche nel Consiglio Europeo di Stoccolma del 23 e 24 marzo, cui ha preso parte anche il Presidente macedone Trajkovski. Nel reiterare l'inviolabilità dei confini internazionalmente riconosciuti nella regione e la sovranità, nonché l'integrità territoriale della FYROM come stato unitario multietnico, l'UE ha sostenuto il Governo macedone invitandolo comunque a perseverare nella sua linea responsabile e di cautela ed a prendere quelle misure interne in particolare sul piano linguistico e culturale necessarie per favorire il dialogo interetnico.
Per quanto riguarda la NATO si è tenuto il 19 scorso un colloquio al Quartier Generale della NATO tra il Ministro degli Esteri macedone, Kerim ed il Segretario Generale Lord Robertson.
La posizione italiana prevede che i problemi in corso debbano essere risolti attraverso il ricorso al dialogo, in un percorso istituzionale e politico basato sul rispetto dell'integrità della struttura statuale e dell'inviolabilità delle frontiere e nel quale possano trovare naturale espressione le esigenze proprie di un Paese che si fonda sulla


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pacifica coesistenza di più comunità etniche. In questa prospettiva il Governo italiano si attende che possa essere promosso un più ampio coinvolgimento della locale collettività albanese nelle istituzioni pubbliche e sul piano culturale e linguistico, che possa riflettere anche sul piano locale gli equilibri opportunamente raggiunti a livello centrale grazie all'associazione alle responsabilità governative del maggior partito di etnia albanese (PDA).
Contestualmente il Governo ha costantemente rappresentato ai responsabili politici della comunità albanese residente in Kossovo, sul piano bilaterale ed anche nel quadro dei passi svolti d'intesa con i nostri principali
partners, l'assoluta necessità di troncare ogni legame, anche indiretto, con i gruppi armati che stanno operando nella zona nord della Macedonia.
Si ricorda come l'Italia rimanga fortemente impegnata, nel quadro delle attività messe in atto dalla comunità internazionale, nonché sul piano bilaterale, per favorire processi di crescita economica e sociale, in un disegno di stabilizzazione e di ricostruzione che possa favorire una sempre più convinta integrazione della minoranza albanese nei vari livelli di responsabilità.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Umberto Ranieri.

FIORI. - Ai Ministri dell'ambiente e dei lavori pubblici. - Per sapere - premesso che:
la principale causa dell'inquinamento del Tevere e quindi del litorale romano è l'Aniene, che continua ad essere lo scarico a cielo aperto di sostanze non bio-degradabili emesse da moltissime aziende che operano nel territorio della provincia di Roma;
detti rifiuti industriali altamente tossici e inquinanti vengono immessi direttamente dal Tevere in mare;
ciò dipende dal fatto che sono del tutto inadeguati i controlli sull'esistenza di opere di depurazione al termine del ciclo di lavorazione delle aziende insediate nel bacino dell'Aniene -:
quali attività vengano svolte per il controllo sull'inquinamento di dette aziende;
quale tipo di coordinamento venga effettuato tra le varie Autorità che hanno competenza su tali questioni;
quali misure si intendano assumere per costringere le aziende suddette a munirsi di un adeguato sistema di depurazione;
quali responsabilità sussistano per la mancanza di controlli e di interventi.
(4-21133)

Risposta. - In merito all'interrogazione, si precisa che l'intera materia della tutela delle acque dall'inquinamento è stata completamente rinnovata con il nuovo decreto legislativo dell'11 maggio 1999, che recepisce tra l'altro la direttiva comunitaria 91/271 sulla depurazione delle acque reflue urbane.
In particolare, l'elemento fortemente innovativo del decreto è quello di correlare la regolamentazione degli scarichi alle reali necessità di tutela, in vista del raggiungimento dell'obbiettivo di qualità «buono» per tutti i corpi idrici, superficiali e sotterranei.
Il decreto tra l'altro innova anche il sistema delle autorizzazioni e del controllo degli scarichi industriali, continuando a mantenere la competenza a livello regionale.
Il Ministro dell'ambiente: Willer Bordon.

FONGARO. - Al Ministro delle finanze. - Per sapere - premesso che:
nel bilancio di previsione relativo all'anno 1997 del comune di Valdagno (Vicenza), approvato nella seduta del 7 febbraio 1997, è prevista una spesa di lire 80.000.000 per la stipula di una convenzione con cui il comune di Valdagno incarica l'Ute di Vicenza di eseguire l'aggiornamento delle pratiche catastali arretrate


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relative ad immobili siti nel comune medesimo ed a titolo di compenso per detto lavoro l'Amministrazione comunale versa all'Ute la somma di lire ottantamila;
detto provvedimento presenta risvolti quanto meno dubbi, visto che esso prevede di affidare, dietro compenso, l'incarico di aggiornamento delle pratiche catastali al medesimo ufficio che dovrà poi rilasciare i documenti tipici relativi agli immobili aggiornati;
è evidente l'inoppurtunità di dare un compenso ai dipendenti dell'Ute affinché essi svolgano straordinariamente quello che fanno (o dovrebbero fare) durante il normale orario di lavoro -:
se ritenga legittima l'operazione descritta in premessa;
se non ritenga opportuno bloccare immediatamente il provvedimento previsto nel bilancio del 1997 del comune di Valdagno.
(4-07480)

Risposta. - Con l'interrogazione cui si risponde si lamenta la inopportunità di affidare lo smaltimento dell'arretrato per l'aggiornamento del catasto edilizio urbano, presso l'Ufficio Tecnico Erariale di Vicenza, ai dipendenti dello stesso ufficio. Ciò anche in considerazione dei possibili riflessi negativi sui normali ritmi di lavoro ed il conseguente cumulo di nuovo arretrato.
Al riguardo, la competente Agenzia del Territorio ha precisato che in data 24 settembre 1998 è stato stipulato un protocollo d'intesa tra il soppresso Dipartimento del Territorio (ora Agenzia) ed il comune di Valdagno. Tale convenzione aveva ad oggetto alcune attività di collaborazione riguardanti l'aggiornamento degli archivi del catasto, la formazione dell'archivio magnetico delle planimetrie, la revisione del classamento delle unità immobiliari urbane, il controllo della toponomastica ed altro.
Il protocollo di intesa è stato stipulato nell'ambito dell'ampio contesto di cooperazione tra la stessa Amministrazione Finanziaria e le Amministrazioni locali, che ha interessato, negli ultimi anni, un rilevante numero di Comuni ed Enti territoriali sovra-comunali, quale espressione di una precisa scelta politico-gestionale, riflettente l'opportunità di ottimizzare le risorse attraverso le sinergie e la collaborazione tra tutti i settori della pubblica amministrazione.
Scopo specifico di dette convenzioni è quello di favorire, con il coinvolgimento delle Amministrazioni locali, l'accelerazione degli adempimenti a carico dell'Amministrazione Finanziaria in materia di aggiornamento degli atti catastali, individuazione delle microzone censuarie del classamento ed al contempo fornire la disponibilità alle amministrazioni locali degli atti e informazioni catastali, necessari per i loro fini istituzionali, come un maggior controllo sull'imposizione dei tributi (imposta comunale sugli immobili, tassa per lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani ecc.).
Più precisamente, l'Amministrazione del catasto, ai sensi dell'articolo 3, comma 58, della legge 28 dicembre 1995, n. 549, ha proceduto al recupero dell'arretrato di unità immobiliari non censite, anche mediante il ricorso, fra le altre modalità, a convenzioni stipulate con le associazioni degli enti locali.
Inoltre, l'articolo 3, comma 58, la legge 23 dicembre 1996, n. 662 che disciplina altre forme di collaborazione, prevede la partecipazione dei Comuni alle ordinarie attività di accertamento fiscale in collaborazione con le strutture dell'Amministrazione Finanziaria e con propri fondi a ciò appositamente destinati.
Nello specifico settore catastale il Comune, ricorrendone i presupposti, può richiedere all'Ufficio Tecnico Erariale la classificazione di immobili il cui classamento risulti non aggiornato ovvero palesemente non congruo.
Il comma 153 del predetto articolo istituisce un sistema di comunicazione delle informazioni e dei dati tra amministrazione centrale, regioni ed enti locali al fine di consentire la pianificazione e la gestione dell'autonomia locale. E, infine, il comma 154 prevede l'intervento e la partecipazione dei Comuni nel processo di revisione degli estimi, della microzonizzazione del territorio, dei criteri di classamento e più in generale nell'aggiornamento del catasto.


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Ciò posto, l'Agenzia del Territorio ha specificato che i lavori di aggiornamento catastali previsti nel protocollo di intesa sono stati ultimati. In particolare, gli obiettivi dell'intesa sono stati perseguiti e i lavori svolti sono stati oggetto di collaudo con positive risultanze.
Pertanto, la predetta Agenzia del Territorio ritiene che le attività di collaborazione, inquadrate in questa prospettiva, evidenzino la loro piena legittimità ed utilità nella direzione di favorire i richiamati obiettivi.
Per quanto concerne le specifiche modalità esecutive della collaborazione posta in essere, è stata l'Amministrazione comunale interessata ad operare la scelta di incaricare per la esecuzione delle attività a proprio carico i dipendenti dell'Ufficio Tecnico Erariale e, comunque, i predetti dipendenti hanno svolto tale lavoro, ovviamente, con la dovuta autorizzazione ed al di fuori dell'ordinario orario di lavoro.
Infine, è opportuno aggiungere che la tempestività nel recupero dell'arretrato di norma consente significativi recuperi di gettito, come d'altronde, stanno testimoniando gli esempi di collaborazione già instauratasi con altri Comuni italiani.
Il Ministro delle finanze: Ottaviano Del Turco.

GALEAZZI. - Ai Ministri dell'università e della ricerca scientifica e tecnologica e della giustuzia. - Per sapere - premesso che:
Flavio de Luca è ricercatore di ruolo presso l'Istituto di Diritto Pubblico della Facoltà di Giurisprudenza dell'Università «La Sapienza» di Roma;
con provvedimento rettorile del 5 luglio 1993, n. 485 il dottor Flavio de Luca è stato sospeso dall'insegnamento a seguito della sua condanna in primo grado da parte del Tribunale di Napoli per i fatti relativi alla Flotta Lauro;
con sentenza del 1 novembre 1996, n. 23336 la Cassazione ha annullato con rinvio (ad altra sezione della Corte di appello di Napoli) la sentenza di condanna del dottor Flavio de Luca assunta a motivazione della sospensione dal servizio;
dopo ben cinque anni ed otto mesi precisamente il 5 marzo 1999 il rettore ha nuovamente sospeso il dottor Flavio de Luca sulla base della sentenza del Tribunale di Napoli annullata dalla Cassazione avviando il procedimento disciplinare a suo carico;
gli uffici dell'Università hanno omesso di acquisire e valutare la sentenza di Cassazione che ha annullato la condanna del dottor de Luca;
il nuovo provvedimento di sospensione dal servizio del dottor de Luca ed il relativo avvio del procedimento disciplinare sono stati adottati nonostante l'originaria sospensione avesse superato il termine di cinque anni;
nonostante diverse segnalazioni in tal senso, gli uffici dell'Università hanno mandato alla firma del rettore il nuovo provvedimento di sospensione del dottor de Luca omettendo di informarlo sia della scadenza del termine quinquennale sia della sentenza di Cassazione che aveva annullato la condanna del dottor de Luca -:
se quanto sopra premesso corrisponda al vero;
quali iniziative saranno adottate per verificare la rispondenza a vero di dette narrative e se del caso quali misure si intendano adottare qualora si accertasse la veridicità dei fatti esposti.
(4-26813)

Risposta. - Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo si fa presente che il Rettore dell'Università «La Sapienza» di Roma ha recentemente comunicato che il dott. Flavio De Luca, ricercatore presso la citata Università è stato riammesso in servizio (delibera del Senato Accademico del 6.4.2000 e D.R. 3.5.2000) con la reintegrazione completa delle funzioni e dello stipendio. Si ritiene, pertanto, che a seguito dell'adozione di tale provvedimento sia stata


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regolarizzata la posizione giuridico-amministrativa dello stesso.
Il Sottosegretario di Stato per l'università e la ricerca scientifica e tecnologica: Luciano Guerzoni.

GIORDANO, MANTOVANI, BONATO e BOGHETTA. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
3 ragazziitaliani si sono messi in viaggio verso Praga per partecipare alle manifestazioni indette da varie organizzazioni politiche e sociali in occasione del vertice del FMI internazionale che si terrà nella capitale della Repubblica Ceca;
i ragazzi in questione sono stati respinti alla frontiera come «persone non gradite» senza motivazioni fondate;
questo blocco immotivato rischia addirittura di rendere ancora più teso il clima in cui si terranno le manifestazioni;
l'impedire senza reali motivazioni di entrare nella Repubblica Ceca, limitare pretestuosamente la libertà di circolazione è un fatto gravissimo -:
se non ritenga di dover intervenire con urgenza presso le istituzioni della Repubblica Ceca affinché siano rimossi gli impedimenti utilizzati per impedire la partecipazione ad una manifestazione democratica.
(4-31483)

Risposta. - In relazione ai quesiti posti nell'interrogazione parlamentare, si segnala che la situazione di tensione verificatasi a seguito della decisione delle autorità ceche di non ammettere nel territorio nazionale alcuni partecipanti italiani alle dimostrazioni di Praga è stata risolta.
L'Ambasciata d'Italia a Praga ha infatti mantenuto sin dall'arrivo dei primi manifestanti italiani nella Repubblica ceca uno stretto contatto con i parlamentari italiani intervenuti per seguire le manifestazioni (tra cui gli Onorevoli Cento e Francescato dei Verdi e Mantovani di Rifondazione Comumsta). L'intervento dell'Ambasciata, che ha mantenuto un costante dialogo con le autorità locali, e l'azione moderatrice dell'On. Mantovani e degli altri responsabili del gruppo, hanno permesso di risolvere la citata situazione di tensione presso la frontiera austriaca.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Umberto Ranieri.

GIANCARLO GIORGETTI. - Ai Ministri della sanità e dell'ambiente. - Per sapere - premesso che:
la pesca nel lago Maggiore, zona italiana, è vietata da circa due anni per il superamento nelle carni di pesce dei limiti di DDT previsti dalla normativa sanitaria italiana;
ormai da un anno le autorità regionali sanitarie non rendono pubblici i dati delle analisi sui campioni di pesce analizzati;
l'attuale concentrazione di DDT potrebbe rientrare nei parametri e quindi rendere possibile la commercializzazione -:
quali siano i dati più recenti disponibili concernenti la presenza di DDT nei pesci del lago Maggiore.
(4-19271)

Risposta. - Si risponde ai quesiti contenuti nell'atto ispettivo in esame, sulla base dei dati finalmente pervenuti dalle competenti autorità Sanitarie della Regione Lombardia.
I più recenti dati analitici, relativi alla ricerca del DDT e dei suoi isomeri e metaboliti nei pesci del Lago Maggiore, sono quelli riguardanti gli accertamenti effettuati nel corso del 2000, sia dall'Istituto Zooprofilattico della Lombardia e dell'Emilia Romagna, sia dal Laboratorio Cantonale di Lugano.
Essi evidenziano un sensibile miglioramento rispetto all'anno precedente.
Tuttavia, i valori evidenziati permangono superiori al limite stabilito dall'Allegato 4 del Decreto del Ministro della Sanità del 19 maggio 2000, che individua il limite per il


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DDT (compresi i suoi isomeri e metaboliti) in relazione al contenuto, in percentuale, di grasso animale.
I valori ammessi dal suddetto Decreto sono cosi fissati: percentuale di grasso:
per contenuto di grasso £ 5%, il limite è di 0,05 mg/kg;
per contenuto di grasso compreso tra 5 e 20%, il limite è di 0,1 mg/kg.

Al riguardo, occorre ricordare che i limiti fissati dalla normativa italiana sono diversi e più cautelativi rispetto a quelli fissati ed in uso presso gli altri stati della UE.
Per l'anno 2001 sono in programma controlli su pescate selettive, al fine di evidenziare l'andamento della concentrazione di DDT, soprattutto nei nati dopo la chiusura della produzione di tale sostanza presso l'insediamento industriale di Pieve Vergonte.
Per completezza di esposizione, si allegano i prospetti relativi alle analisi eseguite (prospetti in visione presso il Servizio Resoconti).
Il Sottosegretario di Stato per la sanità: Ombretta Fumagalli Carulli.

LUCCHESE. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere: se abbia avuto incontri con l'amministratore delegato Telecom dopo lo scoppio della scandalosa vicenda Telekom Serbia e se i colloqui si siano tenuti in sedi private.
(4-34488)

Risposta. - In relazione all'argomento della presente interrogazione, si rinvia agli elementi forniti dall'On. Ministro nel corso dell'informativa del 28 febbraio 2001, presso l'Aula della Camera dei deputati, sulla vicenda dell'acquisto di una quota di capitale della Telekom Serbia (Informativa allegata in visione presso il Servizio Resoconti).
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Umberto Ranieri.

MAIOLO. - Ai Ministri degli affari esteri e dell'industria, del commercio e dell'artigianato e commercio con l'estero. - Per sapere - premesso che:
nel mese di agosto del 1999 la società Finpart spa di Milano mette a punto un progetto per l'apertura di un ufficio di rappresentanza a Marrakech, Marocco. Il progetto prevede la formazione di personale locale presso la sede milanese della società Merchandising Management Technology (MMT), società di import/export del gruppo Finpart spa;
la società MMT individua come soggetto idoneo da formare presso la sede milanese la signora El Marini Soad. La signora è nata a Marrakech il 25 agosto 1977, risiede a Marrakech all'indirizzo 60 Unite 2 Q.M., è titolare di un regolare passaporto n. E 577589, è studentessa del 4 anno presso la Scuola superiore del commercio di Marrakech, parla e scrive correntemente quattro lingue, tra le quali l'italiano;
la società MMT trasmette al consolato italiano di Marrakech la richiesta di visto d'ingresso in Italia della signora El Marini Soad, fornendo tutte le informazioni richieste e, in aggiunta, un accordo di stage tra la Scuola superiore del commercio di Marrakech e la MMT, accordo che prevede un soggiorno in Italia della signora El Marini Soad dal 1 marzo 2000 al 31 maggio 2000. La società MMT fornisce inoltre precise garanzie economiche, relative all'alloggio e alla tutela sanitaria della signora nel corso del suo soggiorno in Italia;
tutta la documentazione viene presentata al consolato italiano di Marrakech, dove viene esaminata dal consigliere dottor Perna, il quale chiede di incontrare la signora El Marini Soad. Nell'incontro il dottor Perna accerta la fedeltà delle informazioni fornite, ma decide di negare il visto di ingresso con un argomento a parere dell'interrogante pretestuoso. Il consigliere Perna, infatti, comunica alla MMT che, poiché la sorella della signora El Marini Soad vive già in Italia con un regolare


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permesso di soggiorno, la richiesta di visto occulterebbe un progetto per far espatriare uno alla volta tutti i familiari. Di qui la decisione di negare il visto;
il consigliere Perna, in un suo colloquio telefonico con il signor Maurizio Floris, dirigente del gruppo Finpart, oltre a sostenere la sua tesi «dietrologica e pretestuosa», si dilunga in considerazioni non richieste sulla convenienza economica per l'azienda italiana di operare in Marocco, nell'evidente tentativo di far desistere l'azienda dal suo progetto di apertura di una sede di rappresentanza;
la società MMT aveva previsto, ma al momento non ha ancora proceduto, a richiedere il visto di ingresso per un soggiorno di breve periodo anche del fratello della signora El Marini, il signor Hamid, da formare in qualità di tecnico meccanico perché possa operare successivamente in Marocco presso la sede di rappresentanza della società;
per i due cittadini del Marocco era quindi previsto un breve soggiorno in Italia, al solo scopo di essere formati alle rispettive mansioni, per poi essere stabilmente inseriti nella costituenda sede di rappresentanza dell'azienda italiana in Marocco;
un tale progetto ha quindi l'obiettivo esplicito di incrementare le esportazioni italiane verso il Marocco e, contemporaneamente, crea alcuni posti di lavoro nella nazione africana, secondo lo spirito di tutti gli accordi di cooperazione bilaterale e multilaterale che legano l'Italia e il Marocco;
l'articolo 4 comma 3 della legge 6 marzo 1998 n. 40 stabilisce che «l'Italia, in armonia con gli obblighi assunti con l'adesione a specifici accordi internazionali, consentirà l'ingresso nel proprio territorio allo straniero che dimostri di essere in possesso di idonea documentazione atta a confermare lo scopo e le condizioni del soggiorno, nonché la disponibilità di mezzi di sussistenza sufficienti per la durata del soggiorno e, fatta eccezione per i permessi di soggiorno per motivi di lavoro, anche per il ritorno nel Paese di provenienza. [...] Non potrà essere ammesso in Italia lo straniero che non soddisfi tali requisiti o che sia considerato una minaccia per l'ordine pubblico o la sicurezza dello Stato o di uno dei Paesi con i quali l'Italia abbia sottoscritto accordi per la soppressione dei controlli alle frontiere interne e la libera circolazione delle persone, con i limiti e le deroghe previsti nei suddetti accordi»;
l'articolo 4 comma 2 della legge 6 marzo 1998 n. 40 stabilisce che «Il diniego del visto di ingresso o reingresso è adottato con provvedimento scritto e motivato, che deve essere comunicato all'interessato unitamente alle modalità di impugnazione e ad una traduzione in lingua a lui comprensibile o, in mancanza, in inglese, francese, spagnolo o arabo;
nessuno dei motivi ostativi previsti dall'articolo 4 comma 3 è stato addotto (né poteva essere addotto) per motivare il diniego alla concessione del visto d'ingresso da parte del consigliere Perna;
a quanto risulta all'interrogante, tale diniego è stato comunicato solo verbalmente, contrariamente a quanto disposto dalla legge, impedendo con ciò l'impugnazione della decisione -:
le ragioni ufficiali con le quali il consolato italiano a Marrakech abbia opposto il suo diniego alla richiesta di visto d'ingresso della signora El Marini Soad;
se tali ragioni addotte integrino le previsioni di legge o configurino un eccesso di potere da parte dell'ufficio competente;
quali provvedimenti i Ministri interrogati intendano adottare per garantire il rispetto della legge e non ostacolare lo sviluppo delle attività delle imprese italiane.
(4-29871)

Risposta. - Agli atti del Consolato Generale d'Italia a Casablanca non risulta depositata da parte della società Finpart Spa di Milano, la documentazione comprovante il progetto di apertura di un ufficio di rappresentanza a Marrakech che avrebbe


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potuto motivare la necessità di formare personale locale presso la sede milanese della Marchandising Management Technology (MMT), società di Import/Export del gruppo Finpart Spa e destinarlo successivamente al predetto ufficio.
In data 9.7.1999 la Soc. MITEL3 S.r.l. di Milano inviava una lettera comunicando l'intenzione di realizzare uno «stage di formazione per personale di lingua francese/marocchina» nel periodo luglio/settembre 1999, nell'ambito di un accordo commerciale non ancora finalizzato relativo alla distribuzione in Marocco di ciclomori Garelli.
Intendendo avvalersi di tale possibilità, la Sig.ra El Marini, ha presentato in data 29 luglio 1999, domanda di visto per tirocinio peraltro mancante dell'autorizzazione della competente Direzione Provinciale del Lavoro e del nulla osta della Questura. Tale documentazione era peraltro prescritta all'epoca dalla Circolare n. 8 del 17 settembre 1977 per il rilascio del visto per tirocinio, successivamente abolito con il Decreto Interministeriale del 12.07.2000.
Il nostro Consolato Generale in Casablanca ha invitato quindi l'interessata a ripresentare la richiesta di visto unitamente alla documentazione mancante e non ha rilasciato alcun provvedimento di diniego ma considerando irricevibile, in quella situazione, la richiesta stessa in quanto priva della suddetta documentazione.
È utile sottolineare che il citato Consolato Generale, venendo incontro alle aspettative delle imprese italiane che intrattengono relazioni con aziende marocchine, ha rilasciato negli ultimi due anni 1654 visti per affari, n. 2727 visti per inserimento nel mercato del lavoro e n. 3634 per lavoro straordinario.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Rino Serri.

MANTOVANI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
una cruenta ed inaccettabile repressione è stata scatenata dalla polizia della Repubblica Ceca a Praga in seguito alle riuscite manifestazioni di protesta del 26 settembre contro il vertice del Fondo monetario internazionale e della Banca mondiale;
sono stati centinaia gli attivisti fermati dalla polizia: molti di questi sono stati picchiati selvaggiamente, obbligati a passare la notte al freddo senza cibo né acqua in celle di pochi metri quadri stracolme di persone;
secondo le denunce dell'ufficio legale dell'Inpeg di Praga, si sono registrate vere e proprie sevizie nei confronti dei cittadini stranieri e non, fermati, obbligati a denudarsi e pestati negli organi genitali, casi di stupro e violenza sessuale nei confronti di donne. Particolare accanimento la polizia - in questo sembra aiutata da un gruppo di naziskin fatti entrare nelle celle - lo ha riservato nei confronti dei manifestanti di pelle nera o di cittadini israeliani rivelando un inquietante sfondo razzista nel trattamento da riservare alle loro vittime;
moltissimi stranieri dopo il trattamento di cui sopra sono stati privati dei loro soldi e riaccompagnati alla frontiera in aperta campagna;
la Repubblica Ceca ha chiesto di entrare a far parte dell'Unione europea ma ha usato un comportamento nei confronti dei cittadini europei in palese contrasto con i più elementari princìpi di civiltà e di rispetto dei diritti umani -:
se il Governo non reputi necessario - anche il riferimento alla richiesta d'ingresso della Repubblica Ceca nell'Unione europea - di richiedere all'Unione europea il varo di una commissione d'inchiesta che verifichi la dinamica dei fatti e la veridicità delle denunce;
quali atti siano già stati assunti nei confronti del Governo di Praga in merito agli episodi segnalati e che hanno coinvolto anche cittadini italiani.
(4-31766)

Risposta. - In relazione ai quesiti posti nell'interrogazione parlamentare, si segnala che la situazione di tensione verificatasi a


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seguito della decisione delle autorità ceche di non ammettere nel territorio nazionale alcuni partecipanti italiani alle dimostrazioni di Praga è stata risolta.
L'Ambasciata d'Italia a Praga ha infatti mantenuto sin dall'arrivo dei primi manifestanti italiani nella Repubblica ceca uno stretto contatto con i parlamentari italiani intervenuti per seguire le manifestazioni (tra cui gli Onorevoli Cento e Francescato dei Verdi e Mantovani di Rifondazione Comunista). L'intervento dell'Ambasciata, che ha mantenuto un costante dialogo con le autorità locali, e l'azione moderatrice dell'On. Mantovani e degli altri responsabili del gruppo, hanno permesso di risolvere la citata situazione di tensione presso la frontiera austriaca.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Umberto Ranieri.

MANTOVANI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che in occasione della recente Conferenza degli italiani nel mondo la delegazione proveniente dalla Svezia non comprendeva nessun rappresentante del Partito della Rifondazione Comunista, pur essendo il PRC l'unico partito italiano organizzato sul territori del Regno di Svezia -:
sulla base di quali criteri l'ambasciata italiana presso il Regno di Svezia abbia composto la suddetta delegazione.
(4-33858)

Risposta. - I criteri per la designazione dei delegati alla prima Conferenza degli italiani nel mondo sono stati elaborati e decisi dal Comitato Organizzatore della Conferenza stessa. Ciò in base alla Legge n. 138 del 24 maggio 2000 «Disposizioni per l'organizzazione ed il finanziamento della prima Conferenza degli italiani nel mondo» che all'articolo 2 ha fissato le disposizioni relative alla costituzione, alla composizione ed ai compiti del Comitato Organizzatore.
A seguito dalle decisioni assunte dal citato Comitato Organizzatore il compito di designare i delegati provenienti dall'estero è stato affidato - per ciascuna delegazione nazionale, ognuna fissata sulla base della consistenza delle comunità - a Comites ed Associazioni (tra cui erano compresi Enti e Partiti politici) attenendosi a criteri di rappresentatività e pluralismo e tenendo conto dell'esigenza - espressamente menzionata nella legge n. 138 - di assicurare la partecipazione delle donne e delle giovani generazioni. Alle Rappresentanze diplomatiche, unitamente ai locali Consiglieri CGIE, era affidato un ruolo di supervisione e di arbitrato sulle designazioni cosi effettuate.
La delegazione che alla Conferenza ha rappresentato la comunità italiana residente in Svezia era composta da tre persone: oltre che dal membro del CGIE e Presidente del Comites Sig. Oscar Cecconi, dal Sig. Mario Zarotti e dalla Sig.ra Maria Brignali.
Il Sig. Zarotti oltre che membro del Comites è presidente dell'Associazione italiana di Gavle. La Sig.ra Brignali oltre che membro del Comitato direttivo dell'Associazione di Vasteras era stata scelta per la sua giovane età, in modo da rappresentare sia la componente femminile che quella giovanile.
Alla scelta dei delegati si è proceduto - con unanimità dei consensi - nel corso di una riunione del Comites nella quale erano rappresentate tutte le maggiori Associazioni italiane in Svezia. Il criterio utilizzato è stato quello della rappresentatività degli interessi della collettività, della conoscenza delle tematiche oggetto della Conferenza e del riconosciuto impegno nelle attività delle rispettive Associazioni.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Umberto Ranieri.

MANTOVANO. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
il giornalista di Radio Radicale Antonio Russo, trovato morto il 16 ottobre 2000 nella Repubblica della Georgia, secondo i risultati dell'esame autoptico sembra essere stato vittima di un omicidio più che di un evento accidentale;


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considerare tale decesso in maniera marginale, quasi fosse una occasionale disgrazia, sarebbe veramente grave, perché lesivo oltre che della vita umana anche della libertà di informazione -:
se e quali iniziative siano state o si intendano adottare in relazione alla morte del giornalista Antonio Russo al fine di accertare più precisamente le circostanze del decesso.
(4-32133)

Risposta. - Grazie all'operato del Governo italiano, le autorità georgiane, competenti per le indagini sul decesso di Antonio Russo, sono state immediatamente sensibilizzate al massimo livello sull'importanza e sull'urgenza di chiarire le circostanze della tragica scomparsa del giornalista italiano. Lo svolgimento delle indagini è seguito da vicino dall'Ambasciata a Tbilisi, con la quale le stesse autorità georgiane hanno assicurato di voler mantenere il più stretto ed efficace contatto. L'ambasciatore d'Italia in Georgia Michelangelo Pipan ha avuto nei giorni immediatamente seguenti il ritrovamento di Antonio Russo numerosi incontri con alti rappresentanti georgiani, dal Ministro degli Esteri Menagarishvili al Presidente del Parlamento Zhvania, al Procuratore Generale Babilashvili. Tutti gli interlocutori hanno confermato che il Presidente Shevardnadze ha disposto di condurre con la massima urgenza e con la massima cura le indagini sul decesso di Antonio Russo. Il Presidente ha successivamente rilasciato anche pubbliche dichiarazioni sulla necessità di rapide ed efficaci ricerche sull'accaduto.
Il Procuratore Generale Babilashvili ha inoltre affermato che gli inquirenti georgiani sono interessati a collaborare con le competenti autorità italiane ai fini di ottenere ogni elemento che possa essere utile alle indagini.
In occasione della visita a Roma del Ministro degli Esteri georgiano Irakli Menegarishvili (31 ottobre 2000), il Ministro degli Esteri Dini ha posto l'accento sull'importanza che le circostanze della scomparsa di Antonio Russo siano chiarite totalmente ed in tempi rapidi. Il suo interlocutore ha ribadito l'impegno delle Autorità georgiane affinché sia fatta piena luce sul fatto.
Il 15 gennaio 2001 è stata presentata al Governo georgiano una Nota Verbale con la quale si sono sollecitate notizie in merito alle indagini sul caso di Antonio Russo. La risposta georgiana è stata accompagnata da un commento del Primo Vice Ministro degli Esteri Burduli, il quale ha confermato l'impegno profuso dagli inquirenti per fare luce sul caso Russo, che richiede indagini approfondite e rese particolarmente complesse dalla situazione della Valle di Pankisi, ai confini tra Georgia e Cecenia, sulla quale le autorità centrali esercitano con difficoltà un pieno controllo.
Si riporta qui di seguito, in una traduzione d'ufficio in lingua italiana, un'informativa che la Procura Generale della Georgia ha rimesso all'Ambasciata a seguito della suddetta Nota Verbale: «Il 16 ottobre 2000, presso la Procura della regione di Gardabani è stato aperto il procedimento penale N. 2100866, secondo quanto previsto dall'articolo 108 del Codice Civile della Georgia, in relazione all'omicidio del cittadino italiano Antonio Russo. Motivazione: il 16 ottobre, verso le ore 15,00, nei pressi di un posto della polizia stradale di Gombori è stato trovato il cadavere di un uomo di circa 35-40 anni. Nello stesso giorno, l'inchiesta è stata avocata dall'ufficio d'inchiesta della Procura Generale della Georgia. Dalle indagini svolte è emerso che il cadavere è quello del cittadino italiano Antonio Russo. È stato anche reso noto che il predetto era un membro del Partito Italiano Transnazionale Radicale e radiogiornalista di «Radio Radicale» dello stesso partito. Egli era interessato alla questione della Cecenia. Russo era giunto una prima volta in Georgia nel dicembre 1999 trattenendosi fino ad aprile 2000. È nuovamente giunto in Georgia alla fine di luglio 2000. In entrambi i casi di soggiorno in Georgia, Antonio Russo aveva preso in affitto un appartamento di tre stanze, pagando un canone mensile di 300$ americani. [...].
Durante il suo soggiorno in Georgia, il Sig. Russo tramite persone di origine Kisti, conosciute in loco, si sarebbe recato nella Valle di Pankisi, dove aveva contatti con gli


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abitanti e con profughi ceceni, cercando di contattare persone che lo potessero portare in Cecenia (senza riuscire ad andarvi). Per intervistare i comandanti impegnati in azioni di guerriglia, Russo aveva contatti con agenzie stampa cecene a Tbilisi, da cui Russo riceveva informazioni, video e notizie sugli eventi in Cecenia.
Devono essere esperite ulteriori indagini nella regione di Kakheti, (Valle di Pankisi), considerando la difficoltà a svolgere indagini circostanziate data l'attuale situazione nella regione.
Le indagini relative agli aspetti operativi del caso Russo sono state affidate ai Ministeri degli Affari Interni ed a quello della Sicurezza. Sono state eseguite l'autopsia giudiziaria e la perizia criminale.
Secondo quanto emerso dalla perizia legale, la causa diretta della morte di A. Russo è da attribuirsi a trauma toracico causato da un oggetto pesante, non appuntito, fratture multiple dello sterno e delle costole, distruzione del tessuto del polmone destro.
Dall'inchiesta è emerso che sono andati persi oggetti personali del Sig. Russo: macchina fotografica digitale, videocassette, telefono satellitare, computer portatile. Si sta esaminando il circolo delle persone contattate da Russo in Georgia, a Tbilisi e nella Valle di Pankisi, durante la sua prima e seconda venuta in Georgia.
Il caso di Russo è analizzato da un gruppo operativo, composto da esperti della Procura della Georgia, del Ministero della Sicurezza e del Ministero degli Interni.
Al fine di individuare i responsabili dell'omicidio di Russo, si stanno conducendo indagini attive ed operative.
L'inchiesta del caso Russo è oggetto di particolare attenzione da parte della Procura Generale della Georgia.»
L'Ambasciatore Pipan ha preso parte il 26 marzo u.s. ad un passo dell'Unione Europea sulla situazione della sicurezza a Tblisi nei confronti del Segretario del Consiglio Nazionale di Sicurezza, Nugzar Sajaja. Nell'ambito del passo è stata sottolineata l'importanza di rapide ed esaurienti indagini sui crimini commessi e l'Ambasciatore Pipan ha a tale proposito lamentato la mancanza di risultati nelle indagini sull'omicidio del giornalista Antonio Russo. L'interlocutore georgiano ha espresso il rammarico per l'assenza di concreti risultati su tale caso ed ha brevemente illustrato i fattori che concorrono a determinare l'attuale situazione della sicurezza, tra cui la crisi economica, la presenza di rifugiati, aggiungendo che le autorità seguono in diversi casi anche una traccia politica.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Umberto Ranieri.

MANZONI. - Al Ministro della pubblica istruzione. - Per sapere - premesso che:
la università di Lecce - Dipartimento scienze pedagogiche, psicologiche e didattiche - in regime di convenzione con il consorzio universitario di Brindisi, ha attivato in Brindisi n. 2 corsi biennali, denominati Brindisi I e Brindisi II, per la specializzazione di giovani diplomati e laureati nell'attività di sostegno alla integrazione scolastica di alunni in situazione di handicap, nei vari ordini di istruzione della provincia di Brindisi;
l'attivazione dei due corsi, in ossequio alle disposizioni recate dall'articolo 6 del decreto ministeriale 24 novembre 1998 n. 460, ribadite successivamente dal MPI con note esplicative del 5 agosto 1999 - prot. N. 41082/BL, e del 6 settembre 1999 - prot. 4073/H/10, fu preceduta dal previsto e dovuto accertamento presso il provveditorato agli studi di Brindisi circa il fabbisogno provinciale di docenti di sostegno;
l'attività didattica dei due corsi ha avuto inizio nel mese di luglio 1999, e ad essi partecipano, proprio in relazione all'accertato fabbisogno, ottanta tra diplomati e laureati;
recentemente l'Università di Macerata ha bandito un concorso (iscrizioni per la prova selettiva scadute il 15 novembre 2000) per la attivazione nella provincia di Brindisi di quattro (tre in Brindisi città, uno in Ostuni) identici corsi biennali per la


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specializzazione in attività di sostegno per un totale di 160 posti da coprire;
l'articolo 6del decreto ministeriale 640/1998 disciplina la fase transitoria di copertura dei posti, ed il Ministro della pubblica istruzione (MPI) con le note esplicative più innanzi richiamate, chiarendo il contenuto e la portata del citato articolo 6, ha precisato che condizione per la validità dei corsi e dei titoli rilasciati a conclusione degli stessi, è, tra l'altro, il preliminare accertamento presso ogni provincia dell'effettivo fabbisogno di docenti specializzati per il sostegno; condizione, questa, di poi espressamente prevista dalle disposizioni contenute nel decreto ministeriale 30 novembre 1999 n. 287 (in Gazzetta Ufficiale 12 febbraio 2000 n. 41) -:
se risulti che l'Università di Macerata abbia effettuato presso il provveditorato agli studi di Brindisi il previsto preliminare accertamento circa il fabbisogno di posti da coprire per il periodo transitorio, e, considerato che la ratio delle disposizioni sopra richiamate risiede nella necessità di garantire una rispondenza tra il numero dei frequentanti ed i posti disponibili nelle scuole della provincia, se non ritenga, nella ipotesi negativa o comunque in ipotesi di soprannumero provinciale di docenti specializzati per via dei corsi attivandi da parte dell'Università di Macerata, di dovere procedere all'annullamento di questi corsi, ad evitare anche che possano andare frustrate e vanificate le aspettative e i sacrifici dei giovani, la cui frequenza ai corsi biennali comporta per ciascuno una spesa di circa 10 milioni di lire.
(4-32833)

Risposta. - Si fa riferimento all'atto di sindacato ispettivo suindicato, con il quale vengono richieste notizie in merito al concorso indetto dall'Università di Macerata per la partecipazione ai corsi biennali di specializzazione per le attività di sostegno nella provincia di Brindisi.
Al riguardo si fa presente che, poiché, effettivamente, come segnalato nella medesima provincia l'Università di Lecce risultava aver già bandito analogo concorso in regime di convenzione con il Consorzio universitario di Brindisi, questo Ministero ha disposto, con nota n. 526 del 15.12.2000, apposita ispezione presso l'Università di Macerata al fine di acquisire elementi di valutazione in merito ai corsi in argomento.
Il nucleo ispettivo incaricato è stato invitato a prestare particolare attenzione sia alle convenzioni in atto stipulate dall'Università di Macerata sia alle note dei Provveditorati agli studi relative all'effettivo fabbisogno di ciascuna provincia, nonché ai requisiti previsti dalla normativa di riferimento e dalle prescrizioni amministrative dettate in proposito.
Questa Amministrazione ha, inoltre, richiesto al Ministero della Pubblica Istruzione - ufficio di Gabinetto un intervento presso i suddetti Provveditorati, affinché le comunicazioni del fabbisogno di insegnanti di sostegno siano il più possibile complete e dettagliate e affinché gli stessi dati non vengano comunicati a più Atenei per evitare l'inutile duplicazione di più corsi di specializzazione e, conseguentemente, garantire l'effettiva corrispondenza tra il numero dei frequentanti e quello dei posti disponibili nelle scuole di ciascuna provincia.
In ogni caso, la stessa Università di Macerata, con nota del 24 gennaio c.a. diretta a questo Ministero, ha fatto presente di aver già provveduto, in ragione dell'obiettivo stato di incertezza tale da compromettere, sul piano giuridico-amministrativo, il futuro svolgimento dei corsi in questione, all'annullamento dei relativi bandi.
Ulteriori informazioni in merito potranno essere fornite dopo lo svolgimento dell'ispezione sopraindicata.
Il Sottosegretario di Stato per l'università e la ricerca scientifica e tecnologica: Luciano Guerzoni.

MARTINAT. - Al Ministro dell'ambiente. - Per sapere - premesso che:
è grave il problema dell'inquinamento delle acque per i suoi risvolti ambientali ed economici;
da alcune indagini si deduce che la gestione del processo depurativo è molto


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approssimativa; pochi gestori tengono verbali di impianto dai quali poter dedurre l'attività pregressa e la logicità degli interventi sullo stesso; la gestione e la raccolta del fango non corrisponde in molti casi a quanto occorrerebbe; i controlli sono episodici; la valutazione della forza del liquame in ingresso non viene sempre verificata all'atto della progettazione; spesso le condizioni dei siti e la preparazione del personale risultano largamente al di sotto delle necessità e delle normative relative alla sicurezza;
dalle medesime indagini risulta che, mediamente, solo una minima parte degli impianti sarebbe realmente ed efficacemente funzionante -:
se non ritenga di intervenire urgentemente per verificare in modo autentico le condizioni effettive dei processi depurativi.
(4-24966)

Risposta. - Con riferimento all'interrogazione parlamentare, si fa presente che in data 11 maggio 1999 è entrato in vigore il Decreto Legislativo 152/99, che innova profondamente la tutela delle acque in Italia, recependo tra l'altro la direttiva comunitaria 91/271 relativa alla raccolta e trattamento delle acque reflue urbane.
A completamento della normativa tecnica di supporto a tale Decreto, è prevista la emanazione di un documento contenente linee guida per la progettazione e l'esercizio di collettori e depuratori di acque reflue urbane.
Il Ministro dell'ambiente: Willer Bordon.

MASELLI, LUCÀ, STELLUTI, LUCIDI e CHIUSOLI. - Al Ministro per gli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
in Cecenia continuano a svolgersi operazioni militari tra le truppe della Federazione russa e i sostenitori del movimento per l'indipendenza cecena;
a causa dei cruenti scontri armati si verificano spostamenti di grandi masse di civili, che si vedono costrette ad abbandonare le proprie case e i propri familiari e a sottostare ad una vera e propria evacuazione forzata;
questi civili, tra i quali si contano moltissimi anziani e bambini, si trovano in condizioni di estrema difficoltà, anche perché nei loro confronti non viene messa in atto alcuna forma di assistenza -:
quali misure il ministro intenda intraprendere per fornire aiuti che sostengano questa popolazione così provata;
quali passi abbia compiuto o intenda compiere per giungere al più presto ad una pace sempre più necessaria.
(4-28621)

Risposta. - La crisi cecena ha vissuto una fase acuta dall'ottobre 1999 al febbraio 2000, quando le operazioni militari su larga scala sono state interrotte e lo scontro tra truppe della Federazione russa e formazioni indipendentiste si è spostato nella regione montuosa a sud della capitale Grozniy. Nel frattempo, la comunità internazionale ha mantenuto una contante pressione nei confronti di Mosca, invitando la Russia ad avviare una soluzione politica del conflitto.
Tutte le maggiori organizzazioni internazionali attive anche nel settore dei diritti umani, le Nazioni Unite, l'OSCE, il Consiglio d'Europa e l'Unione Europea, hanno adottato documenti ufficiali nei quali la richiesta di una soluzione politica alla questione cecena figura in primo piano. Nell'ambito delle suddette organizzazioni internazionali, l'Italia ha sostenuto attivamente la necessità di mantenere nei confronti della Russia un atteggiamento chiaro e di invitare il Governo russo ad interrompere le ostilità su larga scala, ad avviare una soluzione politica del conflitto ed a consentire l'accesso delle organizzazioni internazionali. L'Unione Europea, nella dichiarazione adottata al Consiglio Europeo di Helsinki del dicembre 1999 ha deciso di rivedere la Strategia Comune per la Russia in assenza di significativi progressi nella crisi cecena in


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particolare per quanto concerne l'avvio di una soluzione politica.
Nell'autunno del 1999, con il riacutizzarsi del conflitto in Cecenia, la Cooperazione italiana ha devoluto, nell'ambito di un intervento sanitario d'emergenza denominato «Intervento di solidarietà a favore degli sfollati del Nord-Caucaso», 300 milioni di lire sotto forma di contributi bilaterali.
L'Italia si propose di intervenire a favore della popolazione sfollata dalla Cecenia sostenendo il Ministero della Sanità della Repubblica dell'Inguscezia e rifornendone gli ospedali e i centri sanitari locali di farmaci e materiale sanitario. L'intervento è stato effettuato in coordinamento con il Ministero dell'Emergenza e della Protezione Civile della Federazione Russa (EMERCOM).
Nello stesso periodo, sotto forma di contributi materiali, l'Italia ha versato 300 milioni all'UNHCR come supporto all'assistenza dei profughi della Cecenia rifugiatisi nelle Repubbliche della Inguscezia e del Daghestan.
L'assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa ha inoltre deciso il 6 aprile 2000 di sospendere il diritto di voto della delegazione russa ed il successivo 25 aprile la Commissione per i Diritti Umani delle Nazioni Unite ha adottato una risoluzione nella quale si chiedeva alla Russia di istituire una commissione indipendente per indagare sulle presunte violazioni dei diritti umani in Cecenia.
Nel corso della Presidenza di turno del Comitato dei Ministri del Consiglio d'Europa, esercitata dal maggio al novembre 2000; l'Italia ha dedicato priorità alla questione cecena, nella convinzione che un costruttivo dialogo tra la Russia e l'organizzazione di Strasburgo avrebbe potuto facilitare gli sviluppi auspicati dalla comunità internazionale. Il Ministro degli Esteri Dini ha compiuto un viaggio a Mosca il 24 giugno 2000 ed ha riferito sui progressi compiuti dalla Federazione Russa, in particolare nell'ammettere in territorio ceceno organizzazioni internazionali di assistenza umanitaria, nella successiva sessione dell'Assemblea Parlamentare. Nel frattempo, esperti del Consiglio d'Europa hanno iniziato una presenza stabile in Cecenia presso l'Ufficio del Rappresentante Speciale del Presidente Putin, Kalamanov, che tuttora si protrae. Tale struttura ha tra l'altro il compito di raccogliere segnalazioni su presunte violazioni dei diritti umani. La riammissione al diritto di voto della delegazione russa ha avuto luogo nel gennaio 2001.
Nel mese di agosto si sono potute tenere in Cecenia elezioni per il rappresentante al Parlamento della Federazione Russa, rinnovato nel dicembre 1999. In attesa della definizione dei rapporti tra la Cecenia e la Federazione Russa, la regione è stata sottoposta ad un regime di amministrazione diretta del Cremlino e l'incarico di amministratore è stato conferito ad una figura di leader religioso, il Muftì Kadyrov.
La 57esima sessione della Commissione per i Diritti Umani delle Nazioni Unite, apertasi in questi giorni a Ginevra, continuerà ad occuparsi degli aspetti più gravi e più urgenti della questione cecena, vale a dire la situazione dei rifugiati interni e di quelli trasferitisi nelle regioni limitrofe, nonché del consolidamento delle strutture e dei metodi per la tutela dei diritti umani e per la trattazione dei casi di violazione accertata.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Umberto Ranieri.

MIGLIORI. - Al Ministro dell'ambiente. - Per sapere - premesso che:
l'amministrazione comunale di Prato ha deliberato l'installazione di una struttura di smaltimento nella zona del Macrolotto in Prato, frazione San Giusto;
tale scelta appare irrazionale urbanisticamente e di dubbia legittimità rispetto alle distanze minime dai centri abitati, assi autostradali e strutture produttive che insistono vicinissime rispetto a tale zona;
gli stessi vincoli idrogeologici dell'area paiono non essere stati presi in considerazione;


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non paiono assolutamente valutati gli effetti riguardanti sia le emissioni sia i pesanti derivanti flussi veicolari sulla salute e la qualità della vita della popolazione ivi residente;
nonostante tali ovvie constatazioni, non si registrano iniziative volte ad individuare altrove, nella stessa provincia di Prato o in quelle confinanti, possibili soluzioni alternative di localizzazione -:
quali iniziative urgenti si intendano assumere onde verificare il rispetto delle leggi nazionali vigenti di tutela ambientale da parte della suddetta deliberazione del comune di Prato;
se non reputi opportuno l'avvio di una urgente indagine ministeriale sui potenziali effetti nocivi di tale scelta e, inserito, quali ulteriori iniziative di competenza intenda assumere.
(4-20107)

Risposta. - In riferimento all'interrogazione parlamentare, si ritiene utile premettere che per l'ubicazione della stazione di trasferimento rifiuti in località San Giusto, la Provincia di Prato ha richiesto alla Regione Toscana parere di conformità al piano provinciale di smaltimento rifiuti presentato per la fase transitoria come previsto dall'articolo 31 della legge regionale 25/98.
Ai sensi del punto 5.1 del D.C.R.T. 88/98 «Criteri di localizzazione per impianti di trattamento e smaltimento rifiuti» i siti previsti e ritenuti idonei alla realizzazione di un impianto di smaltimento rifiuti devono tener conto di fattori escludenti, penalizzanti e preferenziali con previsione di parametri specifici relativi alla sicurezza ambientale.
In attesa della redazione del nuovo piano di smaltimento rifiuti della Provincia di Prato, con D.G.R.T n. 1083 del 29 settembre 1998 «Legge regionale 25/98 D.C.R.T. 88/98, - Provincia di Prato - Pronuncia di conformità ai sensi dell'articolo 31 - disposizioni transitorie»; la Regione Toscana espresse parere favorevole alla conferma delle scelte effettuate dall'Amministrazione provinciale e alla localizzazione del suddetto impianto che non presenta, tra l'altro, fattori escludenti né penalizzanti ai sensi del citato punto 5.1 del D.C.R.T. 88/98 e, per scelte progettuali e ciclo di lavorazione, è conforme alla normativa nazionale e regionale vigente in materia.
La zona nella quale va ad insediarsi la stazione di trasferimento in parola è un Macrolotto industriale, individuato ai sensi di quanto previsto dal decreto legislativo 22/97 e la piazzola sorgerà in una zona che, proprio per le caratteristiche del comparto, assicura la massima distanza dalle abitazioni, peraltro non numerose.
Per completezza di informazione si rappresenta che la stazione di trasferimento, da costituirsi da parte dell'Azienda speciale Municipalizzata per l'igiene urbana del Comune di Prato, sostituirà la piazzola attualmente in uso che risulta più vicina al centro abitato.
Sul progetto di tale impianto, già beneficiario di un finanziamento dell'Unione Europea, si è espressa favorevolmente la Commissione edilizia integrata comunale (CEI) che, in base alla vigente normativa regionale, ha il compito della tutela dei beni di cui alla legge n. 1497/1939.
Il Ministro dell'ambiente: Willer Bordon.

OLIVIERI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
i mezzi d'informazione hanno dato recentemente notizia che il Governo Federale di Germania avrebbe costituito un'apposita Commissione per l'esame e la definizione dell'indennizzo per quei cittadini, civili e militari, di diverse nazionalità, che furono costretti a lavorare nelle fabbriche belliche del Terzo Reich durante la seconda guerra mondiale;
la predetta Commissione sarebbe composta da rappresentanti di Germania, Stati Uniti, Polonia, Repubblica Ceca, Bielorussia, Russia, Ucraina, Israele, nonché da rappresentanti delle industrie tedesche che hanno beneficiato di questa manodopera. Il coordinamento sarebbe affidato dal Ministro tedesco presso la Cancelleria


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Federale. Non risulterebbe la presenza di alcun rappresentante dell'Italia;
alcune industrie tedesche avrebbero comunque provveduto, di propria iniziativa ad indennizzare alcuni dei lavoratori coatti italiani. Tali iniziative sarebbero però sporadiche e non contribuiscono dunque a fare chiarezza per i numerosi cittadini italiani che hanno vissuto la stessa situazione -:
quali notizia abbia a proposito della Commissione che sarebbe stata costituita al fine di esaminare e definire l'indennizzo per quei cittadini, civili e militari, di diverse nazionalità, che furono costretti a lavorare nelle fabbriche belliche del Terzo Reich durante la seconda guerra mondiale;
quali siano gli effettivi Stati e soggetti rappresentati in questa Commissione, se vi sia un rappresentante dell'Italia e se no, quale sia la motivazione di tale assenza alla luce del fatto che numerosi cittadini italiani sono stati costretti a questo tipo di lavoro nelle industrie tedesche durante la seconda guerra mondiale;
se corrisponda al vero che alcuni nostri concittadini hanno ricevuto un indennizzo per il periodo nel quale sono stati costretti a lavorare presso le industrie tedesche durante la seconda guerra mondiale e quali criteri siano stati utilizzati per il computo dell'indennizzo;
se non ritenga opportuno acquisire mediante i propri uffici, notizie precise sulla situazione e sugli indennizzi in modo da chiarire la situazione e renderla intellegibile ai numerosi cittadini italiani interessati;
se non ritenga, attraverso i propri uffici di acquisire informazioni e precise notizie ed informazioni presso il Governo tedesco riguardo la Commissione sopra nominata ed i criteri che sarebbero adottati per l'indennizzo;
se non reputi necessario porre attenzione a questa questione, aprendo in questo modo una possibilità anche per i numerosi cittadini italiani che hanno vissuto questa tragica esperienza di ricevere un indennizzo.
(4-29141)

Risposta. - Il 14 luglio 2000 il Parlamento tedesco ha approvato la legge istitutiva della Fondazione «Memoria, Responsabilità e Futuro» per gli indennizzi a favore dei lavoratori forzati in Germania durante l'ultimo conflitto mondiale. La legge è entrata in vigore il 12 agosto dello stesso anno.
È utile sottolineare come l'impegno assunto dalla Germania non è, per quanto riguarda l'Italia ed altri Paesi occidentali, il risultato di un negoziato tra Paesi, ma solo parte di una più ampia autonoma decisione del Governo e del Parlamento tedeschi di corrispondere compensazioni alle vittime del lavoro forzato. Il Governo italiano, infatti, non ha partecipato, a differenza dei Paesi dell'Est europeo, ai negoziati preparatori, avendo già regolato con il Governo della RFG, con l'Accordo bilaterale del 2 giugno 1961, la questione degli indennizzi in favore delle vittime del nazismo. Tale accordo, analogamente a simili accordi conclusi dalla Germania con altri Paesi dell'Europa occidentale, esclude infatti la partecipazione dell'Italia in quanto Stato a ulteriori negoziati sull'argomento, restando tuttavia impregiudicati i diritti dei cittadini italiani al riconoscimento degli indennizzi che potranno essere stabiliti. Il Governo italiano può pertanto influire soltanto sensibilizzando le autorità tedesche in direzione di un'interpretazione della legge che tenga conto della particolare situazione degli IMI rispetto ai prigionieri di guerra che la legge tedesca esclude dal beneficio.
La questione degli ex lavoratori forzati in Germania e dell'eventuale esclusione - che potrebbe derivare da un'interpretazione restrittiva della legge - della categoria degli Internati Militari Italiani (di gran lunga la più numerosa tra i potenziali beneficiari italiani) è stata seguita comunque dal Governo italiano con la massima attenzione già dalla fase preparatoria della legge tedesca, per il doveroso rispetto ed assistenza nei confronti di tale gruppo di nostri connazionali sopravvissuti a trattamenti ingiusti ed inumani, nonché per la rilevanza che il


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tema può assumere nei rapporti bilaterali con la Germania. A tal fine il Ministero degli Affari Esteri si mantiene in stretto contatto con l'OIM, con altri Dicasteri interessati, con le Associazioni di deportati e reduci e con singoli cittadini.
In più occasioni è stata fatta presente alle Autorità tedesche, sia attraverso l'Ambasciata d'Italia a Berlino sia direttamente all'Ambasciata di Germania a Roma, l'acuta sensibilità con cui da parte italiana si segue la questione delle compensazioni ai lavoratori forzati e coatti del III Reich.
Allo scopo di sensibilizzare il Governo tedesco affinché favorisca una decisione della Fondazione «Memoria, Responsabilità e Futuro» che includa gli ex Internati Militari Italiani fra i potenziali beneficiari delle compensazioni, una delegazione interministeriale Esteri-Difesa ha incontrato nel novembre scorso i responsabili del Ministero degli Esteri tedesco ai quali ha illustrato, sulla base di un promemoria storico-giuridico, le ragioni per le quali la situazione particolare degli IMI rende inaccettabile la loro equiparazione ai prigionieri di guerra, che la legge tedesca esclude dal beneficio. È stato in particolare sottolineato che ai militari italiani deportati dopo l'8 settembre 1943 dal comando militare tedesco e successivamente impiegati come lavoratori coatti in campi di concentramento e imprese industriali e agricole non è mai stata applicata la Convenzione di Ginevra del 1929 che regolava il trattamento dei prigionieri di guerra, mentre è incontrovertibile il fatto che essi si trovarono a subire misure punitive e di limitazione della libertà personale nonché a svolgere lavoro forzato, non retribuito, in condizioni inumane.
Da ultimo il Ministero degli Affari Esteri ha dato istruzioni all'Ambasciata a Berlino affinché torni a sensibilizzare le autorità tedesche sull'importanza che da parte italiana si annette ad una soluzione positiva del problema.
Da parte tedesca ci sono state date assicurazioni che la questione sarebbe stata approfondita prima di una decisione definitiva.
Per quanto riguarda infine le richieste di indennizzo, l'OIM ha predisposto un modulo di domanda che ha inviato a ciascun richiedente, che dovrà compilarlo e restituirlo entro l'11 agosto 2001, ovvero dodici mesi dall'entrata in vigore della legge.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Umberto Ranieri.

PAISSAN e LECCESE. - Al Presidente del Consiglio dei ministri e ai Ministri della difesa e degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
la rete europea contro il commercio di armi (Enaat, insieme alle forze democratiche dell'Indonesia e di Timor Est) ha rivolto un appello ai governi europei affinché l'embargo sulla vendita di armi e la cooperazione militare nei confronti dell'Indonesia decretato dalla Ue il 16 settembre 1999 fino alla fine di gennaio sia prolungato. Nel nostro Paese il Centro Internazionale Crocevia ha raccolto l'appello di Enaat, rivolgendo un appello alle forze politiche e parlamentari affinché si attivino a sostegno delle forze democratiche indonesiane;
la decisione di imporre l'embargo è stata certamente un segnale forte di supporto al processo di democratizzazione in questo Paese del Sudest asiatico, anche in considerazione del ruolo centrale svolto qui dalle Forze Armate che hanno propri rappresentanti in tutti gli organi istituzionali. Con la decisione di imporre l'embargo, l'Unione europea ha fatto una scelta chiara in favore dei diritti umani che, questa volta, non sono stati subordinati agli interessi economici;
l'embargo resterà tuttavia in vigore per quattro mesi, fino al prossimo 17 gennaio. La sua breve durata è stata voluta principalmente dalla inflessibile richiesta di Gran Bretagna e Francia che hanno commesse militari in Indonesia con scadenze nel prossimo febbraio;
è certamente auspicabile una politica di incoraggiamento e di sostegno al processo in corso in Indonesia: in questo


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senso, è ancora presto per porre fine all'embargo militare. È auspicabile che questo resti in vigore finché:
a) non ci saranno garanzie di un maggior controllo democratico sulle Forze armate;
b) non verranno sottoscritti accordi circa il divieto di usare armi nelle Molucche, ad Aceh, in Irian Jaya, West Papua a Kalimantann;
c) il governo di Jakarta avrà sotto controllo la presenza militare a Timor Est e le Agenzie delle Nazioni Unite troveranno una piena disponibilità a collaborare da parte del governo di Jakarta per consentire a tutti i deportati di fare ritorno nelle loro case;
d) le autorità militari indonesiane non saranno disposte a cooperare con l'Unhcr in merito ai fatti di Timor Est, durante e dopo lo svolgimento del referendum;
e) non vorrà rivista la cosiddetta «doppia funzione» delle Forze armate in merito al ruolo svolto nelle istituzioni dal punto di vista sociale, culturale religioso e politico;
l'Indonesia continua ad avere nel proprio bilancio una rilevante parte destinata agli armamenti. Nonostante ancora moltissime persone subiscano le conseguenze della crisi economica il governo non ha tra le priorità un programma di sicurezza sociale;
se non ritengano opportuno, in vista della scadenza del 17 gennaio di intraprendere una iniziativa diplomatica affinché l'Unione europea decida di mantenere l'embargo militare, dando così un grande segnale di speranza alle forze politiche e sociali che stanno operando per il cambiamento.
(4-27449)

Risposta. - Il 17 gennaio 2000 l'Unione Europea, per voce della Presidenza portoghese, annunciò che non sarebbe stato esteso ulteriormente l'embargo di quattro mesi in materia militare nei confronti dell'Indonesia. L'embargo alla vendita di armi e alla cooperazione militare era stato deciso nel settembre del 1999 come strumento di pressione per ottenere l'impegno di Jakarta a risolvere, pacificamente e nel più breve tempo possibile, la crisi scoppiata a Timor Est all'indomani del referendum per l'indipendenza.
L'Unione Europea precisò che non intendeva, alla luce degli avvenimenti in altre regioni dell'Indonesia, quali gli scontri etnico-religiosi nelle Molucche, Aceh, Irian Jaya, abbassare la guardia, ribadendo che qualsiasi esportazione di armi all'Indonesia avrebbe dovuto essere regolata dal Codice di Condotta UE del giugno 1998.
Le ragioni per non estendere l'embargo furono le seguenti.
Il cambio di Governo a Jakarta, con l'ascesa al potere del Presidente Wahid nell'ottobre del 1999, aveva dimostrato la forza dello storico processo di democratizzazione e di cambiamento in corso nel paese asiatico, nonché l'impegno nel portare avanti una fitta agenda di riforme politiche, economiche e sociali, pur di fronte ad immani difficoltà, quali il rinnovarsi degli scontri etnici e religiosi e le forti spinte separatiste in diverse regioni dell'Arcipelago, la crisi economica ed il pesante indebitamento estero.
Il nuovo Governo, insediatosi nell'ottobre del 1999, aveva mostrato un atteggiamento cooperativo con la Forza Multinazionale di pace (Interfet) e con la missione delle Nazioni Unite (Untaet) a Timor Est, da una parte rescindendo gli ultimi legami politici ed amministrativi con la regione di Timor Est, e dall'altra collaborando seriamente con l'ONU nel tentativo di ridurre l'attività delle milizie timoresi antiindipendentiste. Altrettanto importante fu la costituzione di una Commissione indipendente di inchiesta sui crimini commessi a Timor Est, che chiamò in causa anche gli alti vertici militari, tra cui l'ex Ministro della Difesa, generale Wiranto. Meno efficace risultò l'impegno, più volte rinnovato da Jakarta, di controllare l'attività delle milizie nei campi profughi a Timor Ovest e di permettere un rapido rientro a Timor Est


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degli oltre centomila rifugiati timoresi che si trovavano a Timor Ovest.
In conclusione, il Governo italiano, riconoscendosi pienamente nella posizione europea, più volte rinnovata, in favore di un'Indonesia forte, unita e democratica, ha ritenuto esistessero le condizioni per un superamento dell'embargo militare. Questo per dare un segnale di incoraggiamento alla nuova dirigenza a Jakarta, e per evitare l'emergere di atteggiamenti nazionalisti e di sentimenti antioccidentali che, in ultima analisi, avrebbero rischiato di compromettere il faticoso cammino in corso verso una compiuta democrazia.
In considerazione dell'imminente scadenza della legislatura, ho ritenuto opportuno rispondere alla Sua interrogazione per gli aspetti di competenza di questo Ministero.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Ugo Intini.

PEZZONI, FRANCESCA IZZO, MARCO FUMAGALLI, BARTOLICH, ABBONDANZIERI e SCHMID. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
nei giorni scorsi un aereo con cui associazioni pacifiste intendevano portare in Iraq aiuti umanitari urgenti, è stato bloccato all'aeroporto di Ciampino poco prima del decollo;
questo fatto ha suscitato reazioni negative in gran parte dell'opinione pubblica, specie nelle associazioni e nel volontariato, impegnate nell'alleviare le sofferenze di una popolazione sottoposta da oltre dieci anni a sanzioni tanto disumane, quanto inefficaci a raggiungere lo scopo dichiarato al momento della loro imposizione;
la necessità e l'urgenza di una modifica dell'atteggiamento italiano sono stati ripetutamente, ed anche recentemente, sottolineate dal Parlamento italiano, con iniziative di vario genere, compresi atti di indirizzo che dovrebbero essere vincolanti nell'attività degli organi esecutivi del nostro paese;
da varie parti, in Italia ed all'estero, si sostiene che sia possibile, senza violare le decisioni dell'Onu, ma attenendosi solo a queste e non a restrittive interpretazioni di parte, espresse da altri soggetti, adottare una condotta che porti, contemporaneamente, ad una piena assunzione di responsabilità, alla salvaguardia delle prerogative sovrane del nostro Paese, ma anche, e soprattutto, alla possibilità di effettuare missioni umanitarie, del cui contenuto sarebbe sufficiente dare notizia preventiva al Comitato per le sanzioni, senza sottostare a diktat non sempre motivati in modo accettabile e, comunque, a lungaggini e pastoie, che, spesso, vanificano le intenzioni dei generosi sforzi umanitari -:
se non intenda assumere un simile atteggiamento, annunciando che il Governo, d'ora in poi, nel rispetto dello spirito della risoluzione 670 del Consiglio di sicurezza Onu, procederà direttamente e sotto la propria responsabilità alle verifiche, dandone semplicemente notizia al Comitato per le sanzioni, ed evitando, quindi, interventi restrittivi dell'ultimo momento.
(4-34352)

Risposta. - La Risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell'Onu n. 670 del 25 settembre 1990 prevede che ogni Stato neghi il permesso di decollare dal proprio territorio ad aerei diretti verso l'Iraq, a meno che il volo non porti un carico costituito esclusivamente da cibo per fini umanitari, autorizzato da parte del Comitato del Consiglio di Sicurezza, o non porti approvvigionamenti a scopo strettamente medico.
Non sembra che si sia instaurata, negli ultimi mesi, una prassi diffusa e conclusiva che consenta di considerare superata la Risoluzione n. 670. Vi è stato, è vero, qualche paese che ha consentito il decollo dal proprio territorio di un numero limitato di voli diretti in Iraq. Si è trattato peraltro di voli che trasportavano quasi esclusivamente un carico «umanitario» (prodotti alimentari, medicine, attrezzature medicali e medici), nonché un numero limitatissimo di passeggeri.
Il Governo italiano ha da tempo stabilito le procedure che devono essere seguite per i


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voli con carattere effettivamente umanitario, ai fini di procedere alla notifica al Comitato Sanzioni. Tali procedure, tuttavia, non possono essere applicate nel caso di voli che abbiano il trasporto di passeggeri o la conclusione di affari quali finalità principali.
Il Governo italiano, che da tempo incoraggia una revisione del sistema sanzionatorio, ritiene di essersi finora conformato non solo al disposto, ma anche allo spirito della Risoluzione n. 670. La ratio della Risoluzione non è quella di impedire l'effettuazione di voli, ma di stabilire una disciplina dei voli stessi, assicurandosi che solo quelli strettamente umanitari raggiungano Baghdad. Tale preoccupazione ispira altresì l'azione del Governo, nel pieno rispetto delle Risoluzioni ONU.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Ugo Intini.

PISAPIA. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
il cittadino italiano Ermanno Chasen, recluso dal 28 ottobre 1999 nel penitenziario di Lugano, è stato nello scorso mese di aprile estradato in Slovenia, dove è attualmente detenuto, per il reato di spaccio di monete false;
per tale reato il signor Chasen è già stato indagato nell'ambito di un procedimento penale in Italia, concluso con decreto di archiviazione del Gip presso il tribunale di Padova in data 29 novembre 1994, non essendo emersi a carico dell'indagato elementi idonei a sostenere l'accusa in giudizio;
secondo quanto riferito dal difensore di Chasen, nella documentazione fatta pervenire dalla Slovenia alle autorità svizzere non vi sarebbero elementi che provino l'effettiva falsità delle monete asseritamente messe in circolazione da Chasen e in relazione alle quali è stato contestato il reato;
le autorità slovene non tengono inoltre conto, ai fini del computo dei termini di carcerazione preventiva, del periodo di sei mesi durante il quale il signor Chasen è stato detenuto in Svizzera -:
quali provvedimenti intenda assumere affinché, anche in considerazione del contrasto tra la decisione della magistratura italiana e di quella slovena, sia assicurato nei confronti del signor Chasen il rispetto dei diritti fondamentali e delle garanzie difensive sancite dalle norme internazionali;
in particolare, quali iniziative intenda assumere affinché sia posto quanto prima termine allo stato di detenzione del signor Chasen, il cui protrarsi contrasta con i principi fondamentali e inderogabili dell'ordinamento giuridico italiano.
(4-29792)

Risposta. - Il Signor Ermanno Chasen, cittadino italiano, era stato estradato nell'aprile 2000 dalla Svizzera alla Slovenia, dove è rimasto in carcere con l'accusa di spaccio di monete false fino al 22 maggio 2000.
Fino a tale data il Consolato Generale di Capodistria, territorialmente competente per il caso, ha prestato al citato connazionale tutta l'assistenza possibile in conformità con la vigente normativa consolare, informando costantemente sia il Ministero degli Esteri che l'Ambasciata d'Italia a Lubiana.
A seguito della scarcerazione del Sig. Chasen per decorrenza dei termini di custodia cautelare, avvenuta il 22 maggio 2000, il Consolato ha ripetutamente contattato il competente Tribunale sloveno, nel tentativo di raccogliere notizie certe in merito allo stato del procedimento penale a carico del connazionale e ai tempi della sua conclusione.
Attualmente, il giudizio a carico del connazionale risulta ancora pendente innanzi al Tribunale sloveno: una prima udienza, fissata per il mese di novembre 2000, era stata poi sospesa e rinviata da parte degli stessi organi giudiziari sloveni.
Il Consolato Generale di Capodistria, in continuo contatto con il Tribunale competente, è quindi tuttora in attesa di una risposta in merito alla fissazione di una data per la definizione del procedimento.


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Va comunque rilevato che la Rappresentanza consolare di Capodistria non è stata più contattata né dal Sig. Chasen né dal suo legale di fiducia successivamente alla scarcerazione del connazionale e di non avere pertanto più alcuna notizia su dove il connazionale si trovi attualmente.
Il Consolato Generale continua a seguire la vicenda con la massima attenzione e fornirà al connazionale tutta l'assistenza possibile, qualora questi o il suo legale dovessero mettersi nuovamente in contatto con la Rappresentanza.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Franco Danieli.

PISCITELLO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
in data 21 dicembre 2000 il dottor Guglielmo Serio, è stato nominato con decreto a firma del presidente della regione siciliana, commissario straordinario del comune di Palermo;
lo stesso dottor Guglielmo Serio, risulta ancora essere alla data odierna, e da circa venti anni, presidente della commissione tributaria provinciale di Palermo e contestualmente presidente della prima sezione della medesima commissione;
per effetto della riforma del contenzioso tributario dalla data del 1 aprile 1996, alle commissioni tributarie è stata data competenza giurisdizionale in materia di tasse ed imposte comunali, e che pertanto risultano pendenti presso la commissione di cui sopra, circa 1500 ricorsi del comune di Palermo e le previsioni e il trend registrato lasciano intravedere lo stesso risultato o presumibilmente un aumento per l'anno 2001;
l'articolo 8 del decreto legislativo 31 dicembre 1992, n. 545, comma 1, lettera b), del contenzioso tributario, così recita: «non possono essere componenti delle commissioni tributarie, finché permangono in attività di servizio o nell'esercizio delle rispettive funzioni, i consiglieri regionali, provinciali, comunali e circoscrizionali e gli amministratori di altri enti che applicano tributi o hanno partecipazione al gettito dei tributi indicati nell'articolo 2 del decreto legislativo 31 dicembre 1992, n. 546»;
l'articolo 12 del decreto legislativo 31 dicembre 1992, n. 545, che disciplina la decadenza dall'incarico, al comma 1, lettera b), prevede perentoriamente la decadenza dei componenti i quali incorrano in uno dei motivi di incompatibilità previsti dal già citato articolo 8;
l'articolo 15 del decreto legislativo 31 dicembre 1992, che disciplina la vigilanza e le sanzioni, al comma 1 prevede che il presidente di ciascuna commissione tributaria regionale, esercita la vigilanza sull'attività delle commissioni tributarie provinciali, aventi sede nella circoscrizione della stessa e su i suoi componenti;
ad oggi, il presidente della commissione tributaria regionale non risulta avere preso nessun provvedimento in merito, né è dato sapere se intenda prenderlo;
per quanto sopra esposto, risulta sin troppo evidente che la carica di commissario straordinario ricoperta dal dottor Serio, è assolutamente incompatibile con quella di presidente e componente di commissione tributaria per ragioni soggettive ed oggettive -:
se il presidente non ritenga di dovere accertare se i fatti sopra esposti corrispondano al vero;
quali provvedimenti intenda assumere per evitare il protrarsi delle inadempienze descritte, gravemente lesive dei diritti costituzionalmente tutelati di cittadini e contribuenti, e non ultimo dell'amministrazione finanziaria.
(4-33542)

Risposta. - Con l'interrogazione cui si risponde la S.V. Onorevole ha evidenziato la situazione di incompatibilità, a far data dal 21 dicembre 2000, tra la carica di Commissario straordinario e quella di Presidente della Commissione Tributaria Provinciale della stessa città ricoperte dal Dott. Guglielmo Serio.


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Al riguardo il Consiglio di Presidenza della Giustizia Tributaria ha comunicato che, con delibera del 23 gennaio 2001, è stata disposta la sospensione del Prof. Guglielmo Serio dall'incarico di Presidente della Commissione Tributaria Provinciale di Palermo, nonché dalla corresponsione dei compensi, a decorrere dal 20 dicembre 2000 e fino alla data di cessazione dell'incompatibilità.
La predetta delibera risulta adottata sulla base di apposita istanza presentata dal Prof. Serio il 10 gennaio 2001, a seguito della propria nomina, in data 20 dicembre 2000, a Commissario Straordinario per la gestione del Comune di Palermo.
Il Ministro delle finanze: Ottaviano Del Turco.

RAFFAELLI. - Al Ministro dell'ambiente. - Per sapere - premesso che:
il Governo, tramite il ministero dell'ambiente ha stanziato, per mezzo di piani pluriennali di investimento, ingenti finanziamenti volti al risanamento ecologico del Lago di Piediluco, oggi fortemente eutrofizzato, e al completamento delle opere di consolidamento della Cascata delle Marmore, in considerazione dell'elevato valore ambientale e turistico di tali siti -:
quale sia, ad oggi, lo stato di avanzamento dei lavori, sia sul versante del consolidamento della rupe della Cascata delle Marmore, che su quello della realizzazione del sistema di depuratori civili e industriali, sull'asse Nera/Velino, indispensabili a rimuovere l'inquinamento che devasta il Lago di Piediluco e la Cascata medesima;
quali siano gli interventi che intenda porre in essere per accelerare la realizzazione delle opere in questione, decisive al fine di favorire la tutela ecologica e lo sviluppo a fini turistici dell'intero comprensorio ternano, area di declino industriale interessata dai programmi di riequilibrio dell'Unione europea, e per la quale è in corso di avvio il contratto d'area con il Governo centrale.
(4-15125)

Risposta. - Con riferimento all'interrogazione parlamentare relativa alla tutela del lago di Piediluco, si fa presente che nel piano straordinario di collettamento e depurazione predisposto dal Ministero dell'ambiente ai sensi dell'articolo 6 della legge 135/97, sono stati inseriti, su proposta della Regione Lazio e della Regione Umbria, interventi di risanamento che interessano il bacino del lago di Piediluco per complessivi 49,3 miliardi di lire.
1. Con il PTTA 94/96 sono stati finanziati due interventi di depurazione per 10,5 MLD;
2. la copertura finanziaria totale al novembre 2000, secondo la legge 135/97, ammonta a lire 26,835 MLD di cui alla Regione Umbria 5,843 MLD;
3. gli interventi finalizzati sono stati quasi tutti avviati;
4. con decreto ministeriale n. 99 nel programma stralcio sono stati assegnati 5 MLD alla depurazione di Piediluco;
5. è in atto la stipula con la Regione Umbria di un accordo di programma quadro ai sensi dell'articolo 141, comma 4, della legge finanziaria 2000 che considera anche il risanamento dei laghi Piediluco e Trasimeno.
Il Ministro dell'ambiente: Willer Bordon.

ROMANO CARRATELLI. - Al Ministro degli affari esteri con incarico per gli italiani all'estero. - Per sapere - premesso che:
il Presidente dello Stato della Georgia e il suo governo, preoccupati per la situazione venutasi a creare nel Caucaso settentrionale, specificatamente in Cecenia, hanno rilevato, da una parte, che la necessità della lotta al terrorismo, e quindi anche la soluzione del problema ceceno, debba seguire i princìpi di non violazione dell'integrazione territoriale e dei confini della Russia e dall'altra che la popolazione georgiana, a seguito del conflitto ceceno, non può negare il suo dovere umanitario di accoglienza, internazionale riconosciuto, anche ai profughi ceceni, in maggioranza donne, bambini e anziani (è noto che gli aiuti umanitari provenienti dall'Alto Commissariato


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Onu per i profughi, dalla Croce Rossa e dalle altre organizzazioni internazionali non sono sufficienti);
lo Stato della Georgia, secondo quanto pubblicamente dichiarato, ha preso e continuerà a prendere tutte quelle misure precauzionali finalizzate ad escludere la possibilità dell'uso del territorio georgiano sia per il transito di armi che di persone armate nonché, naturalmente, a prevenire eventuali scontri armati sul propio territorio;
le autorità moscovite hanno accusato il governo georgiano perché, a loro dire, favorirebbe l'armamento dei ceceni, offrirebbe loro assistenza finanziaria, permetterebbe a loro esponenti la permanenza sul proprio territorio, nel tentativo di creare, nella comunità internazionale, un'immagine negativa dello Stato georgiano;
il governo georgiano, dopo aver più volte invitato gli osservatori russi a verificare la reale situazione al confine ceceno della frontiera russo-georgiana, ha richiesto all'Osce l'invio di osservatori internazionali suscitando le reazioni del governo di Mosca;
lo Stato della Georgia, che ha da tempo riconosciuto l'integrità della Russia, non intende intervenire negli affari interni russi rispettandone la sovranità;
il governo georgiano ha riconosciuto la necessità della lotta contro il terrorismo e il separatismo aggressivo e ritiene che questa debba essere condotta con metodi pacifici e non con operazioni militari che coinvolgono soprattutto le popolazioni civili;
il governo georgiano, nel rispetto delle norme internazionali sull'accoglienza ai profughi, sta accogliendo i rifugiati ceceni sul proprio territorio, anche nel sospetto che gli stessi siano volutamente spinti verso la Georgia al fine di creare un nuovo focolaio di destabilizzazione;
il Parlamento georgiano, considerando prive di fondamento le accuse di Mosca, ha manifestato il proprio disappunto per le frequenti violazioni dello spazio aereo georgiano da parte dell'aviazione russa ed è fortemente preoccupato per il deterioramento dei rapporti tra Mosca e Tblisi -:
se il Ministro, alla luce dei buoni rapporti intercorrenti tra il nostro Governo e quello della Georgia, sia a conoscenza di quanto sopra esposto e, del caso, se e come intenda intervenire nell'ambito delle organizzazioni europee ed internazionali;
se e come il Ministro intenda intervenire presso le autorità di Mosca affinché vengano a cessare anche le rimostranze nei confronti della Georgia che, nel silenzio della comunità internazionale, sta subendo dall'inizio del conflitto un'azione denigratoria, se non addirittura aggressiva, da parte russa con gravi conseguenze anche per la stabilità interna.
(4-28725)

Risposta. - L'Italia è consapevole dei gravi rischi di estensione del conflitto ceceno agli Stati del Caucaso limitrofi della Russia. Per tale ragione l'Italia ha appoggiato la decisione adottata in ambito OSCE nel dicembre 1999 di condurre operazioni di monitoraggio del confine tra Cecenia e Georgia, attività successivamente prorogata fino all'aprile 2001.
L'Italia condivide inoltre l'iniziativa della Presidenza di turno svedese dell'Unione Europea che mira a rafforzare il ruolo politico dell'Unione stessa nel Caucaso Meridionale, in vista della soluzione dei conflitti regionali tuttora aperti e con l'obiettivo di raggiungere un livello di stabilità interna ed internazionale che consenta di avviare processi decisi ed efficaci di transizione dei Paesi del Caucaso alla democrazia ed al mercato, che l'Unione intende attivamente sostenere.
Nel contesto del rafforzamento del ruolo europeo nel Caucaso Meridionale, si è svolta nel febbraio 2001 una missione della Troika a livello ministeriale nelle tre capitali Baku, Tbilisi e Erevan. L'Unione Europea ha inoltre deciso di includere il tema della stabilità e dello sviluppo nel Caucaso Meridionale nell'agenda dei colloqui bilaterali


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dell'Unione e degli Stati membri con i principali attori della regione, tra i quali Russia, Turchia, Iran e Stati Uniti. Nel corso del recente incontro a Stoccolma (9 marzo 2001) della Troika ministeriale con il Ministro degli Esteri russo Igor Ivanov, questi ha posto l'accento sui positivi sviluppi delle relazioni bilaterali tra Russia ed Armenia e Russia ed Azerbaigian, nonché sulla attuale complessità della situazione bilaterale tra Russia e Georgia, nella quale giocherebbero un ruolo importante - a detta di Ivanov - le obiettive difficoltà che il Governo georgiano affronta per mantenere un pieno ed effettivo controllo nella regione al confine con la Cecenia, la cosiddetta Valle di Pankisi.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Umberto Ranieri.

ROSSETTO. - Al Ministro della pubblica istruzione, al Ministro per i beni e le attività culturali, al Ministro dell'università e della ricerca scientifica e tecnologica. - Per sapere - premesso che:
con un'ordinanza del sindaco di Roma è stata chiusa l'Accademia nazionale di danza, la scuola di balletto classico, unica in Italia per la sua tipologia, dove studiano circa 400 ragazzi;
la chiusura dell'Accademia, di recente trasformatasi in Istituto di alta cultura, era stata sollecitata per motivi igienici lo scorso 22 dicembre dalla Asl Roma A in seguito al sopralluogo effettuato da alcuni tecnici che avevano riscontrato «scadenti condizioni di pulizia dei locali»;
tale situazione di grave incertezza nello svolgimento dei programmi didattici dell'Accademia nazionale di danza, che ha peraltro causato l'interruzione delle lezioni dallo scorso 15 dicembre, sarebbe da ricercare nella mancata erogazione di fondi da parte delle autorità competenti causa il rimpallo di responsabilità tra il ministero della pubblica istruzione e la provincia di Roma;
dal 1 gennaio di quest'anno l'Accademia nazionale di danza dipende direttamente dal ministero dell'università e della ricerca scientifica e tecnologica -:
per quali motivi non si sia pensato di allestire una sede alternativa;
quali provvedimenti intendano adottare affinché presso l'Accademia nazionale di danza sia garantita la ripresa dell'attività didattica con il normale svolgimento delle lezioni.
(4-33365)

Risposta. - In riferimento al su indicato atto di sindacato ispettivo, nel quale si pone in evidenza le problematiche relative all'Accademia Nazionale di Danza, con particolare riguardo allo stato di inagibilità dei locali (che, com'è noto, ha, per un certo periodo, determinato l'interruzione dell'attività didattica), si fa presente quanto segue.
La questione è stata più volte affrontata nel corso di numerose conferenze di servizi, succedutesi dal marzo al novembre 1999, ed ha trovato definitiva soluzione in data 1o gennaio 2001 presso questo Dicastero infatti, titolare della relativa competenza istituzionale ai sensi della legge n. 508 del 21 dicembre 1999 (che conferisce al M.U.R.S.T poteri di indirizzo e coordinamento nei confronti delle Accademie e dei Conservatori), si è pervenuti ad un accordo con la Provincia di Roma che, tenuto conto del fatto che la non agibilità dei locali è stata determinata dalla mancata erogazione dei fondi a carico della Provincia stessa previsti per il funzionamento degli edifici scolastici per il triennio 1998/2000, ha riconosciuto il suo impegno a sanare eventuali e pregresse inadempienze ed ha assicurato l'immediata erogazione di 100 milioni all'Accademia Nazionale di danza e di 50 milioni all'Accademia di Belle Arti di Roma per consentire i lavori più urgenti.
Giova precisare che alla conferenza di servizi del 10 gennaio 2001, hanno preso parte rappresentanti del Ministero della Pubblica Istruzione, dell'Interno, dell'Unione delle Province italiane e della provincia di Roma, oltre che, a fini prettamente


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conoscitivi, esponenti dell'Accademia Nazionale di danza e di Belle arti di Roma interessate.
Il Sottosegretario di Stato per l'università e la ricerca scientifica e tecnologica: Luciano Guerzoni.

RUFFINO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
è stata istituita a cura dei Governi italiano e sloveno una commissione mista storico-culturale italo-slovena che, dopo molti anni di lavoro, ha concluso i suoi lavori ed ha consegnato al Ministero degli affari esteri il 25 luglio 2000 un «documento unitario sui rapporti tra Italia e Slovenia negli ultimi due secoli»;
questo documento di grande importanza è da molti mesi a disposizione del Governo senza che sia trasmesso alle Camere nonostante i lavori parlamentari abbiano interessato temi come la tutela della minoranza slovena nel Friuli-Venezia Giulia e i riconoscimenti per i congiunti degli infoibati -:
quali siano le ragioni che hanno indotto il Governo a non pubblicare il documento e comunque a non trasmetterlo alle Camere;
se il Governo non ritenga ora opportuna l'immediata pubblicazione del documento.
(4-34516)

Risposta. - I Governi italiano e sloveno hanno effettivamente ricevuto, nell'estate dello scorso anno, copia del rapporto finale della Commissione bilaterale mista in materia storico culturale, trasmesso dal Gruppo di storici che hanno provveduto alla sua elaborazione. La trasmissione ai due Governi era prevista dallo scambio di lettere tra i due Ministri degli Esteri dell'epoca (la Convenzione venne istituita nel 1994), che, peraltro, non contemplava la pubblicazione di tale documento. Per alcuni mesi la crisi di Governo e le successive elezioni che hanno investito la vita politica a Lubiana hanno impedito di concordare con la controparte slovena i seguiti da assicurare a tale documento.
La questione della pubblicazione è stata sollevata dal Primo Ministro sloveno in occasione di una sua recente visita a Roma il 20 febbraio scorso.
Nelle ultime settimane, ho personalmente concordato con la controparte slovena di favorire la pubblicazione degli esiti del lavoro della Commissione, attraverso iniziative che vedano protagonisti gli stessi studiosi che hanno assolto a questo complesso compito di ricerca ed eventualmente anche altri. Tale soluzione è stata individuata congiuntamente, anche al fine di evitare - attraverso inopportuni «avalli governativi» - di attribuire al documento in questione un ruolo che non può e non deve avere, cioè quello di stabilire una sorta di verità ufficiale delle vicende storiche trattate.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Umberto Ranieri.

SAIA. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere:
quali notizie ha il Governo su quali sono le circostanze, le cause ed i responsabili della morte del giornalista di radio radicale Antonio Russo;
quali passi ha fatto il Governo e intende fare, anche nei confronti delle autorità della Georgia, per fare piena luce sul tragico avvenimento.
(4-32018)

Risposta. - Grazie all'operato del Governo italiano, le autorità georgiane, competenti per le indagini sul decesso di Antonio Russo, sono state immediatamente sensibilizzate al massimo livello sull'importanza e sull'urgenza di chiarire le circostanze della tragica scomparsa del giornalista italiano. Lo svolgimento delle indagini è seguito da vicino dall'Ambasciata a Tbilisi, con la quale le stesse autorità georgiane hanno assicurato di voler mantenere il più stretto


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ed efficace contatto. L'Ambasciatore d'Italia in Georgia Michelangelo Pipan ha avuto nei giorni immediatamente seguenti il ritrovamento di Antonio Russo numerosi incontri con alti rappresentanti georgiani, dal Ministro degli Esteri Menagarishvili al Presidente del Parlamento Zhvania, al Procuratore Generale Babilashvili. Tutti gli interlocutori hanno confermato che il Presidente Shevardnadze ha disposto di condurre con la massima urgenza e con la massima cura le indagini sul decesso di Antonio Russo. Il Presidente ha successivamente rilasciato anche pubbliche dichiarazioni sulla necessità di rapide ed efficaci ricerche sull'accaduto.
Il Procuratore Generale Babilashvili ha inoltre affermato che gli inquirenti georgiani sono interessati a collaborare con le competenti autorità italiane ai fini di ottenere ogni elemento che possa essere utile alle indagini.
In occasione della visita a Roma del Ministro degli Esteri georgiano Irakli Menegarishvili (31 ottobre 2000), il Ministro degli Esteri Dini ha posto l'accento sull'importanza che le circostanze della scomparsa di Antonio Russo siano chiarite totalmente ed in tempi rapidi. Il suo interlocutore ha ribadito l'impegno delle Autorità georgiane affinché sia fatta piena luce sul fatto.
Il 15 gennaio 2001 è stata presentata al Governo georgiano una Nota Verbale con la quale si sono sollecitate notizie in merito alle indagini sul caso di Antonio Russo. La risposta georgiana è stata accompagnata da un commento del Primo Vice Ministro degli Esteri Burduli, il quale ha confermato l'impegno profuso dagli inquirenti per fare luce sul caso Russo, che richiede indagini approfondite e rese particolarmente complesse dalla situazione della Valle di Pankisi, ai confini tra Georgia e Cecenia, sulla quale le autorità centrali esercitano con difficoltà un pieno controllo.
Si riporta qui di seguito, in una traduzione d'ufficio in lingua italiana, un'informativa che la Procura Generale della Georgia ha rimesso all'Ambasciata a seguito della suddetta Nota Verbale:
«Il 16 ottobre 2000, presso la Procura della regione di Gardabani è stato aperto il procedimento penale n. 2100866, secondo quanto previsto dall'articolo 108 del Codice Civile della Georgia, in relazione all'omicidio del cittadino italiano Antonio Russo. Motivazione: il 16 ottobre, verso le ore 15,00, nei pressi di un posto della polizia stradale di Gombori è stato trovato il cadavere di un uomo di circa 35-40 anni. Nello stesso giorno, l'inchiesta è stata avocata dall'ufficio d'inchiesta della Procura Generale della Georgia.
Dalle indagini svolte è emerso che il cadavere è quello del cittadino italiano Antonio Russo. È stato anche reso noto che il predetto era un membro del Partito Italiano Transnazionale Radicale e radiogiornalista di "Radio Radicale" dello stesso partito. Egli era interessato alla questione della Cecenia. Russo era giunto una prima volta in Georgia nel dicembre 1999, trattenendosi fino ad aprile 2000. È nuovamente giunto in Georgia alla fine di luglio 2000. In entrambi i casi di soggiorno in Georgia, Antonio Russo aveva preso in affitto un appartamento di tre stanze, pagando un canone mensile di 300$ americani. [...].
Durante il suo soggiorno in Georgia, il Sig. Russo tramite persone di origine Kisti, conosciute in loco, si sarebbe recato nella Valle di Pankisi, dove aveva contatti con gli abitanti e con profughi ceceni, cercando di contattare persone che lo potessero portare in Cecenia (senza riuscire ad andarvi). Per intervistare i comandanti impegnati in azioni di guerriglia, Russo aveva contatti con agenzie stampa cecene a Tbilisi, da cui Russo riceveva informazioni, video e notizie sugli eventi in Cecenia.
Devono essere esperite ulteriori indagini nella regione di Kakheti, (Valle di Pankisi), considerando la difficoltà a svolgere indagini circostanziate data l'attuale situazione nella regione.
Le indagini relative agli aspetti operativi del caso Russo sono state affidate ai Ministeri degli Affari Interni ed a quello della Sicurezza. Sono state eseguite l'autopsia giudiziaria e la perizia criminale.
Secondo quanto emerso dalla perizia legale, la causa diretta della morte di A. Russo è da attribuirsi a trauma toracico causato da un oggetto pesante, non appuntito, fratture


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multiple dello sterno e delle costole, distruzione del tessuto del polmone destro.
Dall'inchiesta è emerso che sono andati persi oggetti personali del Sig. Russo: macchina fotografica digitale, videocassette, telefono satellitare, computer portatile. Si sta esaminando il circolo delle persone contattate da Russo in Georgia, a Tbilisi e nella Valle di Pankisi, durante la sua prima e seconda venuta in Georgia.
Il caso di Russo è analizzato da un gruppo operativo, composto da esperti della Procura della Georgia, del Ministero della Sicurezza e del Ministero degli Interni.
Al fine di individuare i responsabili dell'omicidio di Russo, si stanno conducendo indagini attive ed operative.
L'inchiesta del caso Russo è oggetto di particolare attenzione da parte della Procura Generale della Georgia».

L'Ambasciatore Pipan ha preso parte il 26 marzo 2001 ad un passo dell'Unione Europea sulla situazione della sicurezza a Tbilisi nei confronti del Segretario del Consiglio Nazionale di Sicurezza, Nugzar Sajaja. Nell'ambito del passo è stata sottolineata l'importanza di rapide ed esaurienti indagini sui crimini commessi e l'Ambasciatore Pipan ha a tale proposito lamentato la mancanza di risultati nelle indagini sull'omicidio del giornalista Antonio Russo. L'interlocutore georgiano ha espresso il rammarico per l'assenza di concreti risultati su tale caso ed ha brevemente illustrato i fattori che concorrono a determinare l'attuale situazione della sicurezza, tra cui la crisi economica, la presenza di rifugiati, aggiungendo che le autorità seguono in diversi casi anche una traccia politica.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Umberto Ranieri.

SBARBATI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'università e della ricerca scientifica e tecnologica, al Ministro della pubblica istruzione. - Per sapere - premesso che:
risulta da varie denunce che nell'Accademia nazionale di danza di Roma per circa 360 allievi sono funzionanti solo due bagni su sette ed eccezionalmente tre; l'Accademia è operante in un edificio dove sono presenti formazioni di muffe, manca l'acqua calda e vi sono alterazioni nel sistema degli scarichi talché da alcune docce sono fuoriuscite acque nere;
alcuni locali sono stati chiusi senza procedere a disinfezione;
i riscaldamenti non funzionano, l'edificio intero non è conforme alle norme sugli incendi e la sicurezza;
qualche soffitto è crollato e non vi sono fondi per la manutenzione ordinaria poiché la provincia non paga più e il ministero della pubblica istruzione non trasferisce i fondi a quello dell'università in quanto il Governo è in ritardo nel rendere operativa la legge n. 508 del 1999 -:
cosa intenda fare il Governo per ovviare a questa situazione incresciosa e drammatica, in cui si trovano così come l'Accademia nazionale di danza molte istituzioni d'alta cultura (Accademie, Conservatori, ISIA) per la mancata applicazione di una legge dello Stato, emanata dopo cinquant'anni di battaglie, che stenta a decollare per questioni che nulla hanno a che vedete con gli interessi dell'arte e degli artisti italiani.
(4-33244)

Risposta. - In riferimento al suindicato atto di sindacato ispettivo, nel quale si pone in evidenza le problematiche relative all'Accademia Nazionale di Danza, con particolare riguardo allo stato di inagibilità dei locali (che, com'è noto, ha, per un certo periodo, determinato l'interruzione dell'attività didattica), si fa presente quanto segue.
La questione è stata più volte affrontata nel corso di numerose conferenze di servizi, succedutesi dal marzo al novembre 1999, ed ha trovato definitiva soluzione in data 1o gennaio 2001 presso questo Dicastero infatti, titolare della relativa competenza istituzionale ai sensi della legge n. 508 del 21 dicembre 1999 (che conferisce al M.U.R.S.T poteri di indirizzo e coordinamento nei confronti delle Accademie e dei Conservatori), si


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è pervenuti ad un accordo con la Provincia di Roma che, tenuto conto del fatto che la non agibilità dei locali è stata determinata dalla mancata erogazione dei fondi a carico della Provincia stessa previsti per il funzionamento degli edifici scolastici per il triennio 1998/2000, ha riconosciuto il suo impegno a sanare eventuali e pregresse inadempienze ed ha assicurato l'immediata erogazione di 100 milioni all'Accademia Nazionale di danza e di 50 milioni all'Accademia di Belle Arti di Roma per consentire i lavori più urgenti.
Giova precisare che alla conferenza di servizi del 10 gennaio 2001, hanno preso parte rappresentanti del Ministero della Pubblica Istruzione, dell'Interno, dell'Unione delle Province italiane e della provincia di Roma, oltre che, a fini prettamente conoscitivi, esponenti dell'Accademia Nazionale di danza e di Belle arti di Roma interessate.
Il Sottosegretario di Stato per l'università e la ricerca scientifica e tecnologica: Luciano Guerzoni.

SCOZZARI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri ed al Ministro dell'ambiente. - Per sapere - premesso che:
in materia di smaltimento di rifiuti urbani nella regione Sicilia la situazione è divenuta insostenibile per quasi tutti i comuni in considerazione del fatto che nell'intero territorio regionale sono pochissime le discariche subcomprensoriali realizzate;
è stato decretato da parte del Presidente del Consiglio dei ministri lo stato di emergenza;
tale decreto risale al 22 gennaio 1999 e che a tutt'oggi molti comuni sono nell'impossibilità di smaltire i rifiuti prodotti nel proprio territorio;
i sindaci dei comuni a seguito del decreto legislativo n. 22 del 1997 sono nell'impossibilità di utilizzare le ordinanze contingibili ed urgenti previste dalla normativa preesistente, essendo trascorsi i diciotto mesi dall'entrata in vigore del predetto decreto legislativo;
molti comuni sono stati autorizzati per la prima volta con ordinanze contingibili ed urgenti del presidente della regione siciliana d'intesa con il ministero dell'ambiente a conferire i propri rifiuti solidi urbani presso discariche provvisorie e per limitatissimi periodi;
trascorsi i termini previsti dalle sopracitate ordinanze sono state fatte richieste di reitera delle ordinanze stesse;
il ministero dell'ambiente ha manifestato forti perplessità nel concedere il proprio accordo all'emissione di ulteriori ordinanze presidenziali per i comuni che erano già stati autorizzati una prima volta;
la mancata realizzazione delle suddette discariche subcomprensoriali previste nel piano regionale di smaltimento dei rifiuti non piò essere addebitato al presidente della regione in carica né agli attuali sindaci -:
se non ritengano opportuno intervenire affinché il Governo proceda con la massima sollecitudine all'esecuzione del decreto che dichiara lo stato di emergenza in Sicilia nominando il commissario straordinario.
(4-22682)

Risposta. - In riferimento alla interrogazione parlamentare, si ritiene utile precisare in premessa che i problemi relativi lo smaltimento dei rifiuti urbani in Sicilia denunciati nell'atto ispettivo indicato sono da tempo all'attenzione dello scrivente Ministero dell'Ambiente.
Infatti, a seguito della nota presentata il 2 dicembre 1998 con la quale il Presidente della regione siciliana rappresentava la grave crisi del settore, è stato dichiarato con DPCM 22 gennaio 1999 lo stato di emergenza fino al 30 giugno 2000, successivamente prorogato, sempre con DPCM fino al 31.12.2001.
Al fine di dotare il Presidente della Regione degli strumenti e dei poteri indispensabili a fronteggiare e superare lo stato di


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emergenza, con ordinanza 31 maggio 1999, n. 2983 «Immediati interventi per fronteggiare la situazione di emergenza determinatasi nel settore dello smaltimento dei rifiuti urbani nella regione siciliana» il Presidente stesso, nominato commissario delegato, ha il compito di redigere il piano di emergenza in conformità ai criteri stabiliti dall'articolo 22 del decreto legislativo 5 febbraio 1997, n. 22, e successive modifiche ed integrazioni. In conformità, poi, alle norme attuative del decreto medesimo in considerazione della necessità di contrastare lo smaltimento abusivo, il commissario delegato ha il compito di limitare lo smaltimento residuale in discarica operando su un numero ridotto di discariche pubbliche adeguatamente attrezzate, gestite e controllate.
Il commissario delegato deve poi stimolare il coinvolgimento nella gestione dei rifiuti dei produttori dei beni e il sistema industriale, realizzare una effettiva raccolta differenziata, anche per gli imballaggi, e attivare impianti di produzione di combustibile.
Con la citata ordinanza sono state altresì attribuite specifiche funzioni ai prefetti delle province tra le quali la vigilanza sulle attività di conferimento dei rifiuti e di gestione delle discariche.
Il Ministro dell'ambiente: Willer Bordon.

STRADELLA. - Al Ministro dell'ambiente. - Per conoscere - premesso che:
nel comune di Cassine, in provincia di Alessandria, nell'area di Gavonata, è prevista una discarica per rifiuti urbani;
il sito interessato è una cava posta sotto sequestro da parte del Gip di Alessandria con decreto n. 5011/96/44;
la giunta provinciale di Alessandria ha deliberato (delibera n. 1389/96), nonostante lo status di cui al paragrafo precedente, un contributo finanziario -:
se non ritenga di promuovere ogni utile intervento presso l'amministrazione provinciale di Alessandria, affinché quest'ultima - in permanenza del sequestro -, riveda la propria decisione di intervento finanziario a favore del Consorzio acquese, ente titolato alla costruzione ed alla gestione della discarica stessa.
(4-06470)

Risposta. - In riferimento all'interrogazione parlamentare, si premette che i vari ricorsi presentati avverso la realizzazione della discarica in località Gavonata di Cassine sono stati respinti in sede giurisdizionale amministrativa e la cava già posta sotto sequestro da parte del GIP di Alessandria è stata dissequestrata.
La verifica del progetto, presentato dal Consorzio Acquese e autorizzato dalla Provincia di Alessandria, è stata effettuata da parte del Tribunale amministrativo regionale del Piemonte, non solo con riguardo alla legittimità ma anche nel merito. Il sito è stato riconosciuto idoneo rispetto al tipo di impianto e di rifiuti allocati nello stesso trattandosi di una discarica residuale per sovvalli e rifiuti non ulteriormente trattabili, in linea con quanto disposto dal decreto legislativo n. 22/97 sulla gestione dei rifiuti.
Il Ministro dell'ambiente: Willer Bordon.

TABORELLI. - Al Ministro dell'università e della ricerca scientifica e tecnologica. - Per sapere - premesso che:
sembra ormai certa la volontà da parte dell'Università dell'Insubria di Varese e Como di inoltrare la richiesta per l'istituzione di una nuova facoltà, il corso di laurea in psicologia che dovrebbe trovare collocazione nell'ateneo di Como;
la scelta di psicologia appare anche a chi scrive una decine più che opportuna, e della stessa opinione sono ormai molti rappresentanti delle istituzioni e delle associazioni comasche;
tra le facoltà umanistiche infatti, psicologia è quella che appare più aperta al mondo del lavoro, offrendo applicazioni in moltissimi ambiti: da quello della psicologia del lavoro (aziende); a quello sociale (consultori, orientamento); a quello educativo


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(scuole, didattica); a quello clinico-sanitario (Asl, ospedali, dipartimenti di salute e igiene mentale); a quello della musicoterapia (connessoni col conservatorio); a quello giuridico (adozioni, affido dei minori) -:
se il Ministro non ritenga che in una realtà economico-sociale come quella comasca, la nascita di una nuova facoltà come il corso di laurea in psicologia non appaia quanto mai importante ed opportuna;
se il Ministro intenderà avallare e per quanto possibile accelerare il processo di nascita della facoltà di psicologia dell'Università dell'Insubria, con sede a Como, corso di laurea di cui il tessuto economico e sociale comasco sente ormai la reale e improrogabile necessità.
(4-33331)

Risposta. - In risposta all'atto di sindacato ispettivo con il quale viene richiesta l'istituzione del corso di laurea in Psicologia presso l'Università dell'Insubria di Varese, si rappresenta quanto segue.
Con nota n. 198 del 23.1 c.a., questo Ministero ha fornito alle Università puntuali indicazioni relative agli obiettivi della programmazione del sistema universitario per il triennio 2001-2003. Nella predetta nota viene segnalato che il Comitato nazionale per la valutazione del sistema universitario sta provvedendo al monitoraggio delle iniziative realizzate nell'ambito dei precedenti piani di sviluppo; dall'esito di tale monitoraggio deriveranno le necessarie indicazioni operative per il futuro. Nell'ambito della programmazione relativa al 2001-03, comunque, non sarà previsto un incremento quantitativo del sistema universitario (istituzione di nuove Università, ovvero di nuove facoltà) fatto salvo il diritto delle Università di istituire nuove Facoltà con proprie risorse.
In relazione a quanto sopra, pertanto, considerate le determinazioni adottate dal Ministero, la istituzione di nuove facoltà o corsi di laurea, per il prossimo triennio, potrà essere attuata a seguito di autonoma decisione degli Atenei, che dovranno provvedere in merito con fondi a carico dei propri bilanci.
Il Sottosegretario di Stato per l'università e la ricerca scientifica e tecnologica: Luciano Guerzoni.

TRANTINO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere:
se abbia espresso rammarico e solidarietà, o se avverta il dovere di farlo, all'ambasciatore ceko in Italia, signora Hana Sevcikova, assediata da manifestanti urlanti insulti, quasi non bastassero le performances di un gruppo di «rivoluzionari» (solo se protetti dalla polizia...), autori di ingenti danni a Praga, con assalti scriteriati a incolpevoli esercizi commerciali dove si lavora e si consuma senza ideologia, giustificati, purtroppo, dalla «ragion sociale» di certi abituali mestatori politici nostrani, oltre al bilancio di sangue della guerriglia: sessanta poliziotti locali feriti, alcuni gravemente (senza che ciò assolva la dura risposta dei tutori dell'ordine).
(4-31775)

Risposta. - Nella tarda mattinata del 2 ottobre 2000, un gruppo di esponenti dei «Centri Sociali» ha organizzato una manifestazione non autorizzata di fronte all'Ambasciata della Repubblica ceca a Roma per protestare contro l'atteggiamento tenuto dal Governo ceco in occasione degli eventi verificatisi a Praga in occasione del Vertice del Fondo Monetario Internazionale nei giorni precedenti. Sono stati issati cartelli con scritte offensive nei riguardi delle autorità ceche e dell'Ambasciatore a Roma.
Sui provvedimenti adottati per gli adempimenti di diritto internazionale volti a garantire la protezione della sede diplomatica ceca, il Cerimoniale Diplomatico della Repubblica ha segnalato di aver immediatamente preso contatto con gli uffici competenti del Ministero dell'Interno e della Questura di Roma, ottenendo assicurazione di una immediata esecuzione delle richieste formulate da questo Ministero. Parimenti, il Cerimoniale ha preso contatto con le Questure di Milano di Napoli per segnalare la possibilità di analoghi eventi presso le Sedi consolari ceche di quelle Città.


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Il Cerimoniale ha altresì segnalato che il Capo del Cerimoniale Diplomatico, Min. Balboni Acqua ha contattato per telefono l'Ambasciatore Sevcikova informandola sugli interventi svolti dal Ministero degli Esteri. L'Ambasciatore ha preso nota delle informazioni ed ha ringraziato per il tempestivo intervento.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Umberto Ranieri.

TREMAGLIA. - Ai Ministri degli affari esteri e dell'interno. - Per sapere - premesso che:
in data 5 febbraio 1999 il ministero dell'interno ha emanato la circolare n. 09900985-15100/366, a firma del direttore generale delle autonomie - enti locali signor Gelati, con cui si dettano disposizioni ai prefetti e commissari di Governo riguardo «l'accertamento del comune competente alla trascrizione degli atti di stato civile dei figli di cittadini italiani nati e residenti all'estero»;
in tale circolare si fa riferimento alle difficoltà registrate dal comune di Roma per la gestione della cosiddetta «anagrafe residuale» degli atti di stato civile concernenti i cittadini inseriti nell'Aire (Anagrafe degli italiani residenti all'estero);
per ovviare a questo preteso inconveniente, la succitata direzione generale del ministero dell'interno «ha ritenuto» che il domicilio richiamato dall'articolo 51 del vigente ordinamento dello stato civile possa essere individuato anche presso un comune nel quale è trascritto l'atto di un ascendente, anche remoto, dell'interessato -:
a) per quali motivi il ministro dell'interno non abbia ritenuto di chiedere su questo argomento il parere del Consiglio generale degli italiani residenti all'estero (CGIE) e del Comitato parlamentare per gli italiani all'estero;
b) perché il ministro dell'interno, al fine di ovviare ad una carenza meramente organizzativa e burocratica del comune di Roma, si sia attribuito autonomamente la facoltà di interpretare una specifica norma della legge sullo stato civile dei cittadini;
c) se si rendano conto del grave disagio che questa nuova disposizione può arrecare alle comunità italiane residenti all'estero in occasione della richiesta di certificazioni o del rinnovo del passaporto;
d) se abbiano attentamente valutato i problemi organizzativi che una circolare siffatta, emanata alla vigilia delle elezioni europee, possa provocare nella trasmissione dei certificati elettorali e, quindi, nella possibilità effettiva di esercitare il diritto di voto;
e) quali immediati provvedimenti intendano attuare per risolvere i problemi sopraenunciati, e se non ritengano opportuno sospendere l'efficacia della circolare almeno fino al termine delle prossime elezioni europee e dopo aver ascoltato il parere del Consiglio generale degli italiani residenti all'estero.
(4-22744)

Risposta. - In merito ai paventati problemi organizzativi nella trasmissione all'estero dei certificati elettorali per le elezioni europee che la Circolare del Ministero dell'Interno emanata il 05.02.1999 avrebbe potuto comportare, ostacolando in tal modo l'esercizio del diritto di voto da parte dei nostri connazionali residenti all'estero, si ritiene che tale preoccupazione fosse da considerarsi in larga misura teorica, atteso che i Comuni chiusero l'inserimento nelle liste elettorali il 3 aprile 1999, poco meno di due mesi dopo l'emanazione della Circolare in parola.
In tale lasso di tempo, il numero dei nominativi iscritti nell'A.I.R.E. di un Comune presso il quale è trascritto l'atto di stato civile di un ascendente anche remoto dell'interessato, anziché nell'«anagrafe residuale» di Roma, come avvenuto fino ad allora, può infatti considerarsi insignificante.
Dal punto di vista dello svolgimento delle elezioni europee, peraltro, l'unico effetto pratico che tale innovazione avrebbe


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potuto esprimere sarebbe consistito nel fatto che l'interessato avrebbe potuto votare in una delle cinque circoscrizioni cui apparteneva il Comune, in luogo della circoscrizione III-Italia centrale, nella quale è compreso il Comune di Roma.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Franco Danieli.

TURRONI. - Al Ministro dell'ambiente. - Per sapere - premesso che:
il decreto legislativo n. 22 del 5 febbraio 1997 prevede che, dal 1 gennaio 2000, potranno essere smaltiti in discarica solo ed esclusivamente i rifiuti inerti e i rifiuti che residuano dalle operazioni di recupero e di riciclaggio;
con delibera consiliare del comune di Cesena (Forli) n. 425 del 15 marzo 1990 è stato approvato il progetto esecutivo che è suddiviso in due lotti di discarica (1 lotto: mc 800.000, 2 lotto mc. 1.200.000) ed impianto di compostaggio annesso, e prevede un costo complessivo di 26.724.000.000 di lire; tenendo conto della sola produzione di rifiuti solidi urbani ed assimilati del bacino di competenza si prevede una discarica di oltre 25 anni;
con delibera di giunta comunale di Cesena (Forli) n. 373 del 28 febbraio 1995 sono stati approvati i progetti esecutivi del 1 e 2 stralcio funzionale inerenti, rispettivamente al 1 stralcio della discarica ed alla realizzazione dell'impianto di compostaggio;
la discarica controllata di prima categoria per rifiuti solidi urbani, rifiuti speciali assimilabili e fanghi derivanti dagli impianti di depurazione delle acque da insediamenti civili a Tessello - Rio della Busca insiste sul Rio della Busca, che costituisce acqua pubblica, e la valle della Busca presenta caratteristiche ambientali di grande pregio, con numerose emergenze ambientali, paesaggistiche, morfologiche e geologiche molto significative;
studi geologici eseguiti dal professor Farabegoli, ordinario di rilevamento geologico presso l'università degli studi di Bologna, hanno messo in evidenza la presenza di un grosso movimento gravitativo (paleofrana) nel sito della Busca, movimento che risulta già in parte riattivato; tale studio mette in evidenza la fondata possibilità che i lavori previsti per la costruzione della discarica di prima categoria inneschino un movimento gravitativo definito;
la suddetta discarica prevede un conferimento di rifiuti per un totale di 2.000.000 metri cubi, mentre, con il conseguimento degli obiettivi del decreto legislativo citato, la discarica controllata della Busca avrebbe una validità di oltre 150 anni -:
se non ritenga di dover chiedere la ridefinizione del progetto approvato, affinché vengano approvate le modifiche necessarie perché, sia in termini volumetrici di rifiuti conferiti, sia in termini temporali, la discarica controllata per rifiuti solidi urbani e rifiuti speciali assemblati della Busca sia rispondente al decreto legislativo n. 22 del 5 febbraio 1997, evitando il sovradimensionamento di un'opera che influisce negativamente su un'area di pregio ambientale e che insiste su un corso d'acqua pubblico, tutelato ai sensi della legge n. 431 del 1985.
(4-13552)

Risposta. - In riferimento all'interrogazione parlamentare si ritiene utile premettere che in base alla legislazione regionale compete alla Provincia, nell'ambito del Piano infraregionale, individuare le aree idonee alla localizzazione degli impianti di smaltimento dei rifiuti solidi urbani, comprese le discariche e approvare i relativi progetti. Il Piano infraregionale è approvato dalla regione che decide contestualmente sulle osservazioni presentate dai soggetti interessati, mentre l'approvazione del progetto effettuata dalla provincia delegata è definitiva.
Nel caso segnalato, si precisa che l'amministrazione provinciale di Forlì-Cesena con delibera della giunta n. 22832/1071 del 12 giugno 1990 ha approvato il progetto della discarica di prima categoria per rifiuti


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solidi urbani e speciali assimilabili da ubicarsi in località «Tessello, Vallata Rio Busca» con le seguenti prescrizioni:
realizzazione di drenaggi superficiali delle acque meteoriche nella vallecola non interessata dalla discarica vera e propria, in cui si trovano i resti di manufatti della miniera, a valle dell'argine di contenimento dei rifiuti;
posizionamento in tale area, in fase di gestione della discarica, di apparecchiatura di controllo per la continua verifica della stabilità.

Con deliberazione n. 29162/746 del 1o giugno 1994 la Giunta provinciale ha approvato il progetto esecutivo per la realizzazione del primo stralcio funzionale per una capacità pari a 800.000 mc recependo le prescrizioni del Corpo Forestale dello Stato e del Servizio di igiene pubblica dell'AUSL n. 39 di Cesena.
Con successiva deliberazione n. 4937/105 del 13 febbraio 1996 la Giunta provinciale ha approvato il progetto esecutivo dell'impianto di compostaggio da frazioni organiche preselezionate secondo stralcio annesso alla discarica in argomento con ulteriori prescrizioni della Conferenza provinciale e del citato Servizio di Igiene pubblica della AUSL.
Con deliberazione del Consiglio provinciale n. 21952/103 del giorno 11 luglio 1996 sono state recepite le delibere del Consiglio comunale di Cesena con le quali sono stati definiti i termini per l'esecuzione dei lavori.
I lavori di costruzione della discarica in argomento sono terminati nel marzo 1999 e in data 9 aprile 1999 l'amministrazione provinciale ha rilasciato all'Azienda Municipalizzata di Cesena (A.M.G.A.) l'autorizzazione alla coltivazione della discarica e nel medesimo giorno è iniziata l'attività.
Per completezza di informazione, si intende rassicurare l'On.le Turroni sul fatto che le autorizzazioni rilasciate sono state subordinate ai pareri ed ai nulla-osta del servizio provinciale difesa del suolo e della soprintendenza ai Beni ambientali ed architettonici di Ravenna che non hanno rilevato incompatibilità tra le caratteristiche ambientali della zona oggetto di intervento e il progetto della discarica.
In ordine alle preoccupazioni manifestate dall'interrogante sui possibili problemi idrogeologici, si rappresenta che il comune di Cesena aveva richiesto in merito uno specifico studio ad una Commissione di docenti universitari che ha evidenziato che non sussistono controindicazioni di alcun genere all'insediamento della discarica controllata con annesso impianto di compostaggio nella zona di Tessello Vallata Rio Busca. In particolare, la Commissione ha sostenuto che «non sussistono rischi di frane o cedimenti delle pareti o del fondo della discarica, nonché rischi di spostamenti o deformazioni delle opere idrauliche per il drenaggio delle acque meteoriche e che pertanto il Sito Busca risulta conforme ai requisiti di legge per quanto concerne la stabilità dei suoli».
Sulla base delle proiezioni relative alla produzione di rifiuto, nell'ottica del decreto legislativo n. 22/97 sulla gestione dei rifiuti, tenendo conto della riduzione dei volumi a seguito di raccolta differenziata e dell'aumento di quelli da inviare alla raccolta differenziata la discarica in argomento garantisce la possibilità di smaltimento fino al 2007 ovvero per un periodo di dieci anni, congruo per una corretta gestione tecnica ed economica di un impianto di discarica.
Al riguardo si fa presente che l'articolo 5, comma 6, del su menzionato decreto legislativo n. 22/97 prevede che entro il 1o gennaio 2000 in discarica siano smaltiti soltanto «i rifiuti inerti, i rifiuti individuati da specifiche norme tecniche ed i rifiuti che residuano dalle operazioni di riciclaggio, di recupero e di smaltimento di cui ai punti D2, D8, D9, D10 e D11 di cui all'allegato B». Tale termine, prorogato dalla legge 25 febbraio 2000, n. 33, sarà quello dell'entrata in vigore del provvedimento di recepimento della direttiva 1999/31/CE del Consiglio del 26 aprile 1999, che fisserà modalità, termini e condizioni per lo smaltimento in discarica dei rifiuti, e in ogni caso non andrà oltre il 16 luglio 2001. Questa direttiva prevede termini e condizioni anche per le discariche realizzate e autorizzate prima del termine di recepimento della stessa.


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La discarica rimane in ogni caso il necessario luogo ove conferire i rifiuti che inevitabilmente residuano da qualsivoglia trattamento di valorizzazione e recupero.
Si segnala che l'impianto di Tessello Rio Busca funziona regolarmente e che il Comune di Cesena interpellato in proposito ha confermato che non sono emerse problematiche di alcun genere.
Il Ministro dell'ambiente: Willer Bordon.

TURRONI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri ed ai Ministri degli affari esteri e dell'ambiente. - Per sapere - premesso che:
il 31 gennaio per effetto di abbondanti nevicate che hanno danneggiato una diga, dalla miniera d'oro di Aurul, di cui e comproprietaria la multinazionale australiana «Esmeralda Ltd.», nei pressi di Baia Mare (Romania nord-orientale) ingenti quantitativi di cianuro si sono riversati nei fiumi Lepos e Zamos, affluenti del fiume Tibisco (Tisa in serbo-croato, Tisza in romeno);
il fiume Tibisco dalla Romania attraversa la Serbia, dove confluisce nel Danubio attraverso un sistema di canali;
l'«onda mortale» ha un'estensione di 50 chilometri e viaggia alla velocità di 5-6 chilometri l'ora;
nonostante le autorità rumene avessero definito a suo tempo la situazione «sotto controllo», la macchia, con percentuali di cianuro 700 volte superiori alla norma, ha raggiunto l'Ungheria, causando la morte di tonnellate di pesci, molti uccelli ed altre forme di vita, obbligando le autorità a fermare ogni raccolta delle acque del fiume;
la vice-presidente della commissione europea, Loyola de Palacio, già nei giorni passati ha denunciato la gravità della situazione descrivendo l'accaduto come una «catastrofe europea» e ha invitato i paesi colpiti a chiedere il risarcimento degli ingenti danni economici subiti alla società proprietaria della miniera d'oro;
il disastro danneggia ulteriormente una zona già gravemente compromessa dai danni causati dagli eventi bellici: infatti secondo il rapporto della «balkan task force», inviata subito dopo la fine del conflitto in Serbia e Kosovo dall'agenzia ambientale delle Nazioni Unite, l'Unep, nel Danubio esiste «un inquinamento di tipo acuto» derivante dalla guerra nei Balcani; nel rapporto viene evidenziato che, «le azioni belliche che hanno causato il maggior danno ambientale hanno interessato le industrie petrolchimiche, industrie chimiche di prodotti plastici e di fertilizzanti e centrali elettriche» e che, «gli sversamenti dei composti chimici, accidentali e volontari hanno, in molti casi seriamente contaminato il terreno, la falda acquifera, i sedimenti e i canali di scolo che dai centri industriali confluiscono nel Danubio o nei suoi immissari, causando un inquinamento di tipo acuto che poi è sommato all'inquinamento cronico sviluppatosi precedentemente agli eventi bellici»;
la già difficile situazione del fiume era stata oggetto di attenzione da parte degli organismi internazionali, attraverso il varo prima della Convenzione per la protezione del Danubio (1994) e successivamente del Programma ambientale per il Danubio (1997), mentre il WWF ha lanciato il programma «Danubio Verde» in difesa degli habitat più minacciati;
l'evento interessa circa 60.000 persone di 40 villaggi ungheresi a cui è stato consigliato di non venire a contatto con l'acqua del fiume, ed è stato proibito l'uso dei pozzi situati a meno di 300 metri dalla riva;
la sperata ipotesi di diluizione del cianuro con il trascorrere delle ore non si è verificata e anche in Serbia si sono avuti problemi altrettanto drammatici, costringendo le autorità di Belgrado a prendere provvedimenti analoghi;
secondo alcuni esperti ci vorranno almeno vent'anni per ristabilire l'equilibrio


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ambientale, ma al momento non è stata ancora stabilita una strategia per la bonifica delle zone contaminate;
al momento non è ancora del tutto esclusa l'ipotesi che il cianuro contamini le falde acquifere attorno ai fiumi Tibisco e Danubio, da dove molte città, compresa Belgrado, attingono le risorse di acqua potabile; secondo alcuni esperti i filtri di depurazione in dotazione degli attuali impianti di approvvigionamento idrico dovrebbero essere sufficienti, ma è evidente che non si può fare troppo affidamento sull'efficienza dei filtri di depurazione;
secondo il WWF l'onda di cianuro che si è riversata nel Danubio minaccia una delle più importanti riserve naturali d'Europa: il Delta del Danubio, fra le quattro aree palustri più importanti d'Europa insieme al Delta del Po, alla Camargue in Francia e al Coto Donana in Spagna; per l'associazione ambientalista sono a rischio inoltre migliaia di uccelli appartenenti alle specie più rare come pellicani, spatole, aironi bianchi, cigni e cormorani minori che proprio in questo periodo stanno iniziando a nidificare; complessivamente risultano in pericolo 60 specie di pesci e 300 di uccelli;
con tutta probabilità, secondo gli esperti, in primavera i pesci non si riprodurranno, e ci sarà un buco di due generazioni dovuto agli esemplari uccisi e a quelli che non nasceranno. La fauna del Tibisco è a rischio di totale estinzione, anche perché la flora è distrutta, e i pesci sopravvissuti non potranno cibarsi. Sono in pericolo anche gli animali - in primo luogo gli uccelli - che si cibano dei pesci morti;
anche chi è incaricato di raccogliere i pesci morti dal fiume corre seri pericoli: le squadre non sono dotate di sufficienti protezioni, e c'è il rischio di avvelenamenti;
sempre il WWF aveva già denunciato la pericolosità degli impianti minerari dal punto di vista ambientale e aveva chiesto, in occasione di un altro tragico incidente avvenuto in Spagna, una mappa dettagliata delle miniere a rischio e una legislazione più severa per evitare simili disastri;
secondo il rapporto del WWF esistono siti minerari a rischio in Svezia, Spagna, Portogallo, Gran Bretagna e Italia, paesi nei quali si sono verificati gravi fenomeni di inquinamenti. Non si conoscono poi i metodi di stoccaggio delle sostanze tossiche nelle miniere di Finlandia, Grecia, Austria e Francia. Anche le normative europee sono assolutamente insufficienti di fronte a questa realtà che rischia di mettere in ginocchio i principali corsi d'acqua europei;
il Danubio è il principale fiume dell'Europa, copre 817 mila km2 e attraversa 17 paesi; eventuali danni al suo ecosistema avrebbero gravissime ripercussioni per le ottanta milioni di persone che vivono nel bacino del fiume -:
se il Governo non ritenga necessario ed urgente prendere le seguenti iniziative:
a) inviare personale tecnico qualificato al fine di monitorare la situazione, studiare la gravità del fenomeno e ipotizzare la prima possibile strategia di intervento;
b) prevedere un intervento della protezione civile per dare il necessario aiuto nella gravissima situazione di emergenza in cui si trovano popolazioni, in alcuni casi duramente provate dagli eventi bellici;
c) verificare se e quali situazioni di rischio analoghe siano presenti nel nostro territorio, redigendo una dettagliata mappatura delle zone a rischio e realizzando in tempo programmi di messa in sicurezza delle situazioni di più immediato pericolo;
d) avviare il coordinamento di tutti i ministeri competenti per la predisposizione di adeguati piani di emergenza e per garantire la dotazione degli strumenti necessari per la loro attuazione.
(4-28432)

Risposta. - A seguito del disastro ecologico che ha interessato il bacino del fiume Danubio, l'Italia si è adoperata, con rinnovato impegno, per la promozione di una


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migliore conoscenza del problema ambientale ed una efficace azione di prevenzione dei danni all'ambiente, sia a livello multilaterale che a livello unilaterale.
Sul piano multilaterale è utile sottolineare sia l'attività svolta all'interno dell'Iniziativa Centro Europea (InCE), che il sostegno dato a iniziative promosse dal Programma per l'Ambiente delle Nazioni Unite (UNEP) e dalla Commissione Europea.
Sul piano bilaterale, il Ministero degli Affari Esteri ha promosso un Workshop (Alghero 6-9 luglio 2000) sull'emergenza ambientale del bacino Danubio-Tibisco, che ha riunito esperti nella gestione dell'ambiente e pianificazione del territorio di tutto il bacino del Danubio. Inoltre, nel corso della preparazione del rinnovo del Protocollo di collaborazione scientifica e tecnologica con l'Ungheria è stato dato ampio risalto alla tematica ambientale e al sistema di prevenzione dei disastri ecologici.
Infine, su invito della nostra Ambasciata a Budapest, un gruppo di esperti italiani ha compiuto un sopralluogo nel bacino ed ha inoltrato un rapporto dettagliato, con la proposta di alcuni interventi di carattere tossicologico, all'Istituto Nazionale per le risorse idriche (Vituki), ossia l'Ente ungherese coordinatore ufficiale per le emergenze ambientali.
In considerazione dell'imminente scadenza della legislatura, ho ritenuto opportuno rispondere alla Sua interrogazione per gli aspetti di competenza di questo Ministero.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Ugo Intini.

VELTRI. - Al Ministro degli affari esteri, al Ministro delle comunicazioni. - Per sapere - premesso che:
il 9 giugno 1997 (la Repubblica 16 febbraio 2001 articolo D'Avanzo, Bonini) l'amministratore delegato di Stet-Telecom Tommaso Tommasi di Vigliano ha siglato a Belgrado l'accordo per l'acquisto del 29 per cento di Telecom Serba;
Telecom Italia ha pagato la quota serba 683.972.454 marchi pari a 680 miliardi;
l'11 giugno 16.090.540 marchi pari a sedici miliardi sono stati accreditati sul c/c 6501680000 presso la Banca Pairsbas di Francoforte;
dalle clausole segrete del contratto il conto risulta essere intestato all'advisor del venditore e cioè di Telecom Serba;
il 12 giugno 1.707.006 marchi pari a 1 miliardo e 700 milioni di lire è stato accreditato sul c/c 60949191 presso la Barclays Bank di Londra dalle citate fonti giornalistiche risulta che l'ex Ministro degli esteri inglese Douglas Hurd, assunto dalla Natwest Markets (banca d'affari del Natwest group) abbia fatto da intermediario nella privatizzazione di Telecom Serba;
considerato che di comune accordo le parti contraenti hanno convenuto che il contratto costituisse segreto di Stato e si sono impegnate al mantenimento del segreto -:
per quale ragione il Ministro degli affari esteri italiano abbia favorito un'operazione complessiva del valore di 1.500 miliardi mentre il Governo di Belgrado ed il regime di Milosevic erano sottoposti a gravi sanzioni;
per quali ragioni il contratto sia stato segretato e il Presidente di Telecom Italia è stato tenuto all'oscuro di tutto;
come mai l'advisor del venditore sia stato pagato da Telecom Italia e cioè dal compratore e non come normalmente avviene dal venditore;
come giustifichi il Governo un'operazione come quella di Telecom che si è svalutata del 50 per cento e che oggi vale esattamente la metà;
come valuti il Governo le affermazioni dell'ex Presidente Milosevic e dei suoi collaboratori che chiamano gli italiani «mafiosi» perché chiedono il 3 per cento di tangenti e a quali tangenti fanno riferimento;
se non ritenga il Governo di chiedere una relazione precisa sull'accaduto ai Ministri competenti e all'attuale Presidente di


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Telecom per verificare se l'acquisto di Telecom Serba sia avvenuto nel rispetto della legalità o non siano stati commessi reati valutari e/o di altra natura.
(4-34119)

Risposta. - In relazione all'argomento della presente interrogazione, si rinvia agli elementi forniti dall'On. Ministro nel corso dell'informativa del 28 febbraio 2001, presso l'Aula della Camera dei deputati, sulla vicenda dell'acquisto di una quota di capitale della Telekom Serbia (Informativa allegata in visione presso il Servizio Resoconti).
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Umberto Ranieri.

VENDOLA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro degli affari esteri, al Ministro dell'ambiente. - Per sapere - premesso che:
la stampa internazionale ha dato grande rilievo alle notizie riguardanti i maltrattamenti che gli orsi bruni subiscono nella Repubblica Popolare Cinese;
allevati, per così dire, in circa duecentocinquanta fattorie-lager, circa diecimila orsi bruni all'anno, vengono ristretti in gabbie rettangolari alte poco più di un metro, larghe ottanta centimetri e lunghe due metri: si tratta di celle assai simili a bare;
nell'addome di ciascun orso viene impiantato stabilmente un tubo che serve all'estrazione della bile dalla cistifellea, sostanza impiegata nella produzione di cosmetici, di shampoo, di vini, di afrodisiaci e di svariati medicamenti considerati miracolosi;
il dolore insopportabile dovuto alla ferita aperta e permanente all'addome, ma dovuto anche alla impossibilità di svolgere alcun movimento, spinge gli orsi a gesti di autolesionismo ed a tentativi di suicidio;
l'impossibilità di seguire i propri ritmi naturali, ad esempio relativi al letargo, è una violenza che si aggiunge alle crudeltà suddescritte;
circa la metà degli orsi muoiono a causa di infezioni; più in generale, il decorso delle dolorose malattie non viene accompagnato da alcun intervento di cura;
la scarsissima dieta con cui vengono alimentati viene disturbata dall'impossibilità di avere una normale digestione, a causa sempre del tubo confitto nella pancia;
il Governo cinese sta cercando di agevolare il commercio internazionale della bile dell'orso, in palese violazione della Convenzione di Washington, la quale ha inserito gli orsi bruni nell'elenco delle specie animali in via di estinzione e dunque oggetto di tutela e protezione;
il commercio è naturalmente esteso anche alle preziose zampe dell'orso, rivendute a caro prezzo sul mercato estero (circa 500 dollari al pezzo);
la necessità di dotare i suddescritti allevamenti spinge alla cattura dei cuccioli degli orsi in libertà, mettendo una seria e inquietante ipoteca sul futuro della riproduzione della specie -:
quali iniziative il Governo abbia intenzione di porre in essere per sensibilizzare le autorità della Repubblica Popolare Cinese su un fenomeno che turba l'opinione pubblica mondiale sia per le crudeltà inflitte agli orsi bruni sia per i rischi di estinzione della medesima specie animale.
(4-31720)

Risposta. - È noto che la bile degli orsi rappresenta un ingrediente di base per la produzione di rimedi medicamentosi secondo i dettami della medicina tradizionale cinese. L'attività di estrazione della bile dalla cistifellea degli orsi, attuata nelle cosiddette «fattorie della bile», costituisce una pratica che affonda le radici nell'antica tradizione della medicina cinese.
La produzione cinese di bile di orso si attesterebbe sui settemila chilogrammi annui circa, a fronte di un fabbisogno nazionale di cinquecento. Ciò dimostrerebbe come il mercato di questo prodotto abbia confini che superano l'Asia, estendendosi


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anche alle comunità asiatiche in molti paesi dell'Europa occidentale e del Nord America.
L'attività delle «fattorie della bile», praticata non solo in Cina ma anche in altri paesi asiatici, ed associata sempre con il commercio di parti di orso, ha sollevato un ampio dibattito in sede internazionale. La Comunità internazionale, pur d'accordo sugli argomenti etici, è divisa su come inquadrare questi allevamenti: alcuni infatti ritengono che la commercializzazione della bile proveniente da orsi in cattività possa essere un possibile metodo per frenare il bracconaggio sugli orsi selvatici, altri ritengono che questi allevamenti possano stimolare la domanda e quindi rappresentare un incentivo per il commercio di bile proveniente invece da orsi selvatici.
Nel luglio del 2000 è stato raggiunto un accordo tra l'
Animals Asia Foundation, la China Wildlife Conservation, il Dipartimento delle Foreste cinese ed alcune autorità locali, che prevede la liberazione e la riabilitazione di 500 dei 7000 orsi detenuti nelle fattorie per la produzione della bile.
Lo strumento di intervento utile a sensibilizzare le Autorità cinesi è rappresentato dalla «Convenzione di Washington sulla regolamentazione del commercio internazionale di specie animali in pericolo di estinzione» del 1973 (CITES), che prevede la limitazione all'esportazione di specie animali e vegetali in pericolo di estinzione, condizionando tuttavia tale regime al parere ed all'autorizzazione vincolante delle competenti Autorità scientifiche ed amministrative del paese esportatore.
È d'altra parte notorio che gli orsi destinati agli allevamenti vengono importati in Cina dalle vicine Russia e India, per poi esportare i prodotti derivati, ricadendo, in questo modo, nelle previsioni della Convenzione.
L'Italia segue con attenzione il dibattito sulla questione degli orsi nell'ambito delle conferenze CITES, ed in tali sedi non ha esitato a sostenere l'adozione di Risoluzioni e Decisioni sia sul commercio di parti di orso che sull'utilizzo, da parte della medicina tradizionale asiatica, di molte altre specie animali e vegetali, come ad esempio tigri, tartarughe e rinoceronti.
L'Italia continuerà a manifestare tale attenzione, naturalmente tenendo nella necessaria considerazione le diverse tradizioni e le diversità culturali, che suggeriscono rispetto e moderazione nei confronti dei nostri interlocutori.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Ugo Intini.