(Sezione 3 - Sostegno all'attività di ricerca sul cancro posta in essere da un privato)
C) Interrogazione:
LO PRESTI e DELMASTRO DELLE VEDOVE. - Al Presidente del Consiglio dei ministri ed ai Ministri della sanità e dell'università e della ricerca scientifica e tecnologica. - Per sapere - premesso che:
il signor Giovanni Puccio, in seguito alla morte della madre per un tumore, ha cominciato uno studio in materia sul quale lavora oramai da più di otto anni nel tentativo di scoprire la causa originale delle patologie tumorali avvalendosi dell'aiuto della documentazione esistente e dei consigli di illustri professori, arrivando a scoprire che l'innesto della malattia dipenderebbe da una degenerazione cellulare determinata da uno squilibrio elettrochimico all'interno dell'organismo indotto da un batterio, non ritenuto patologico, scoperto nel 1844 dentro lo stomaco di un paziente affetto da una malattia gastrica;
dopo essersi rivolto, nel 1993, all'allora Ministro dell'università e della ricerca scientifica e tecnologica Mario Colombo che lo indirizzò all'Istituto di chimica biologica di Palermo, struttura che gli fornì supporto fin dove fu competente ma si rivelò carente di apparecchiature e personale per continuare la ricerca, il signor Puccio portò avanti i suoi esperimenti con l'aiuto di società private quali la «Dionex» e la «Superchrom» fino ad arrivare al punto che gli mancavano due soli esperimenti per dimostrare la validità della sua teoria;
data la necessità di svolgere questi ultimi due esperimenti con l'ausilio delle strutture pubbliche idonee e con l'avallo
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delle istituzioni sanitarie competenti, il signor Puccio si rivolse sia all'Istituto superiore della sanità che al ministero dell'università e della ricerca scientifica e tecnologica, senza ricevere però mai alcun tipo di riscontro;
nell'aprile del 1998, in seguito ad un appello lanciato dalle colonne del Giornale di Sicilia, il signor Puccio è stato contattato dal professor Castagnetta del centro oncologico Maurizio Ascoli di Palermo che gli comunicò di ritenere interessanti i suoi studi e conseguentemente la sua richiesta meritevole di essere seguita, affermazioni che si dimostravano purtroppo solo vuote parole;
nei primi mesi del 1999 il signor Puccio ha lanciato un appello via internet - allegando la documentazione da lui prodotta - al quale ha risposto un ricercatore che opera in un istituto all'estero prospettandogli la possibilità di utilizzare le strutture presso le quali egli lavora per eseguire i due esperimenti finali;
questo stesso professore è, fra l'altro, autore di uno studio che avalla in parte i risultati ottenuti dal signor Puccio già nel 1994;
il 6 maggio 1999 il signor Puccio ha ripresentato la propria documentazione e la sua richiesta di poter eseguire i due ultimi esperimenti presso una struttura pubblica, al professor Palazzo Adriano dell'Istituto di farmacologia di Palermo, al professor Bono dell'Istituto di chimica biologica di Palermo, al professor Palazzotto del centro oncologico Maurizio Ascoli di Palermo ed al professor Criscuoli del ministero dell'università e della ricerca scientifica e tecnologica -:
quali opportune misure il Governo ed i Ministri interrogati intendano assumere al fine di far sì che la richiesta del signor Puccio sia quanto meno esaminata nella sede competente al fine di sottoporre ad un attento vaglio la validità dei suoi esperimenti e la possibilità che gli sia messa a disposizione una struttura per svolgere gli esperimenti mancanti per suffragare la sua teoria;
se i Ministri interrogati non ritengano opportuno disporre delle strutture atte a recepire ed a seguire con la dovuta attenzione tutti gli studi - e non solo quelli sostenuti dalle case farmaceutiche - volti a scoprire l'origine delle patologie tumorali e delle possibili cure innovative nell'interesse della salute pubblica e per assicurare il pieno rispetto dei diritti e della dignità delle migliaia di ammalati.
(3-03912)
(15 giugno 1999).