DELMASTRO DELLE VEDOVE. - Al Ministro della difesa, al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
continua l'allarme della comunità internazionale per la situazione in Kosovo con particolare riferimento alle condizioni di sicurezza e di vita della comunità serba;
in particolare desta impressione il dato secondo cui i «morti di pace» sarebbero in numero superiore ai «morti di guerra»;
sembra dunque che i risultati della «guerra umanitaria» non siano quelli previsti dai Paesi europei che hanno partecipato alle operazioni militari;
il quotidiano La Stampa di sabato 17 febbraio 2001, alla pagina 2, riferisce che «nel Kosovo "pacificato" con questo attentato i morti superano quelli provocati dall'intera "pulizia etnica" d'anteguerra», mentre il commento, significativo e angosciante, è il seguente: «La stupefacente notizia d'oggi sta nel fatto che la pace fa più morti della guerra. Forse mai una pace così costosa in termini di vite e d'interventi militari aveva condotto ad un risultato talmente grottesco, soprattutto se commisurato all'intensità, al volume ed al costo degli interventi di "pacificazione"»;
l'interrogativo finale del quotidiano torinese è certamente inquietante: «In quale voce di bilancio e nei bilanci di quali Stati vanno inseriti i costi di mantenimento degli oltre 15 mila soldati dell'Alleanza, destinati a sorvegliare la mattanza ancora non si sa per quanto ?»;
La Stampa ricorda ancora che in Bosnia «non è stata avviata una sola, seria attività produttiva, se si escludono poche iniziative-pilota utili soprattutto come esempi di facciata», mentre «al contrario, tutte le attività collegate ai traffici di droga, di armi e di corpi umani stanno vivendo una fioritura fino a tre anni fa sconosciuta a tutte le polizie europee»;
ora che il Presidente Slobodan Milosevic ha perduto il potere, appare ancor più evidente la sostanziale impotenza delle truppe di pace, mentre i costi, drammaticamente, restano, così come le violenze, le tendenze politiche disgregatrici, il quadro di instabilità e l'assoluta impossibilità di prevedere uno sbocco temporale all'impegno delle potenze europee, mentre d'oltre oceano la nuova amministrazione statunitense sembra vagheggiare una tendenza più o meno esplicita al disimpegno sul fronte europeo -:
se la diagnosi effettuata dal quotidiano La Stampa sia rispondente a verità e, conseguentemente, quali siano le iniziative, da assumere di concerto con gli alleati, per rendere, da una parte, più efficace l'azione delle truppe di pace e, dall'altra, per prefigurare una dimensione temporale sia pure di massima all'impegno militare dell'Alleanza attraverso il trasferimento dei poteri al nuovo regime democratico serbo.
(4-34134)
Pag. 36376
MARENGO. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
il Sacrario dei Caduti d'Oltremare di Bari custodisce i resti di decine di migliaia di soldati italiani caduti nell'adempimento del proprio dovere nell'ultima guerra;
ogni anno lo stesso Sacrario, per la sua importanza e valore storico, è meta del pellegrinaggio di familiari dei caduti nonché di associazioni combattentistiche, di reduci, ed associazioni d'arma;
ciò premesso, non si comprendono le ragioni che impediscono l'accensione permanente della lampada ardente sul tripode, cosa che avviene soltanto nella giornata del 4 novembre come fatto formale e circoscritto -:
se il rispetto di tanti eroi caduti per la difesa dei grandi valori della Patria, non meritano almeno l'accensione permanente della fiamma dell'Onore e quali provvedimenti di propria competenza intenda adottare.
(4-34149)