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PRESIDENTE. Il relatore, onorevole Parrelli, ha facoltà di replicare.
ENNIO PARRELLI, Relatore. Signor Presidente, sono stato «tirato per la giacca» e quindi ho l'obbligo di fare alcune precisazioni. Suggerisco al collega Cola una battuta molto più efficace: quando si dice «mi rimetto alla corte e chiedo clemenza» significa che il processo è già intervenuto. Viceversa, tra la piccola delinquenza romana c'era l'abitudine di andare al commissariato e, appena entrati, di dire: «dotto', ammetto i fatti, dove devo firmare per favore?». Ti offro questo spunto perché è più divertente, avviene ancora prima del processo e quindi riduce radicalmente...
SERGIO COLA. Quindi parifichi l'esecutivo a un piccolo delinquente romano?
ENNIO PARRELLI, Relatore. Non parifico niente, parifico il tuo discorso e semmai i tuoi colleghi penalisti a questa situazione e ti offro una battuta più spiritosa.
RAFFAELE MAROTTA. Se la dobbiamo cambiare, cambiamola in meglio!
ENNIO PARRELLI, Relatore. Tuttavia, qualche volta ho l'impressione che egli per deformazione professionale - così come accade anche a me - veda tale prospettiva più come magistrato di Cassazione che come legislatore. Noi, infatti, siamo qui proprio per cambiare le leggi (se in meglio o in peggio è un altro discorso). Tuttavia, ho l'impressione - come ho già detto all'onorevole Marotta altre volte - che mantenere lo status quo sia in fondo rispondere alle esigenze del diritto del giudice e che il diritto non sia altro che uno strumento di conservazione sociale; vorrei vedere che non fosse così! L'ingresso di Dio nel mondo, di cui parla Hegel, risponde proprio all'obiettivo di mantenere la pace sociale e ciò avviene attraverso la conservazione degli strumenti esistenti. Vi è poi anche la spinta a rinnovare in maniera corretta e dobbiamo cercare di farlo in questa sede. Vedremo cosa si può fare e valuteremo le critiche che l'onorevole Marotta fa alla proposta di modifica dell'articolo 375 del codice di procedura civile e le altre critiche che egli riferisce come puramente formali.
esecuzioni immobiliari (anche se finalmente siamo riusciti a giungere a termine). Ripeto, siamo rimasti immobilizzati per mesi, tanto che ho scritto una lettera personale all'onorevole Berlusconi e lo ho affrontato con discrezione in questo emiciclo, chiedendogli il motivo del continuo diniego della sede legislativa rispetto ad un provvedimento che di politico non aveva nulla. Proprio l'onorevole Berlusconi, che è un imprenditore, sa benissimo che le imprese del nord ricavano solo il 17 per cento dalle espropriazioni immobiliari. Il mercato in questo modo è stato del tutto vanificato ed è stato necessario effettuare questo intervento che definirei più che vivace, per giungere poi a quel risultato, dopo altri mesi. Abbiamo insomma perso del tempo preziosissimo, perché noi avevamo già compiuto tutto il lavoro. Mi ci tirate per la giacca a dire queste cose! Io in genere sono molto discreto, ma per la verità non posso non reagire quando mi sento dire certe cose dall'amico Cola... Perché poi siamo diventati amici, in quanto è questo il carattere non solo del Parlamento, ma precipuamente di noi avvocati: portiamo questo segno, delle zuffe più vivaci, ma sostanzialmente di amicizia; io mi azzufferei anche con lei, Presidente, per poi chiederle di offrirmi il caffè se sono senza soldi, e lei me lo offrirebbe due volte, magari anche corretto...
SERGIO COLA. Se n'è parlato per molto tempo!
ENNIO PARRELLI, Relatore. Appunto, a parole: «Chiacchiere e tabacchiere 'e legno, o Banco 'e Napule non ne impegna»!
SERGIO COLA. Se ne è parlato sulla stampa...
ENNIO PARRELLI, Relatore. Per fortuna la stampa non è accreditata presso i tribunali della Repubblica, anche se lo è presso questo Parlamento.
SERGIO COLA. La stampa ne ha parlato riportando le dichiarazioni delle istituzioni europee.
ENNIO PARRELLI, Relatore. Insomma, non mi puoi dire che la depenalizzazione non è servita a niente, quando proprio la vostra parte politica - e, bada bene, io non sono iscritto a nessun partito - ufficialmente ha detto che non si deve tener conto delle statistiche, perché se i reati sono diminuiti ciò è dovuto soprattutto alla depenalizzazione che è stata compiuta. Insomma, mettetevi un po' d'accordo: hai ragione tu, che affermi che non è servita a niente, oppure gli altri, che per criticare la statistica relativa alla diminuzione dei reati dicono che il risultato è dovuto in massima parte alla depenalizzazione? È vero che io non sono iscritto a nessun partito e che mi occupo di diritto civile, ma, vivaddio, proprio cretino non sono! Concedo tutto quello che è possibile concedere, fuorché la parte di intelligenza che Dio o natura mi diede e soprattutto l'indipendenza della mia coscienza.
PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il rappresentante del Governo.
MARIANNA LI CALZI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Rinuncio alla replica, signor Presidente.
PRESIDENTE. Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.
Il collega Marotta sa quanto io sia sensibile alle argomentazioni tecniche (ne ho parlato anche nella relazione); prendo atto della risposta garbata che mi ha fornito.
Ti riconfermo quello che ho detto in Commissione e nella relazione; tuttavia, vorrei precisare all'onorevole Marotta che nei suoi discorsi vi è un limite fondamentale: egli è affezionato alla legislazione esistente...
Mi rendo conto che l'antitesi tra forma e sostanza ha una sua importanza, tuttavia essa è assimilabile al detto secondo cui l'abito non fa il monaco: è vero che di primo acchito l'abito ci consente di distinguere un corazziere da un frate, ma è altrettanto vero che con un'indagine più sostanziale si fa altrettanto presto a verificare se si tratta, appunto, di un corazziere o di un frate. Quando rivolgiamo critiche formali, dunque, dobbiamo fare attenzione che nella sostanza esista quel che vogliamo affermare, anche con un minimo sforzo interpretativo; altrimenti, mi chiedo che cosa ci stiano a fare i giudici. Si tratta, ovviamente, di una battuta che voglio fare garbatamente. In ogni caso, dobbiamo cercare di essere più chiari possibile.
Come ho detto in Commissione, vorrei ripetere che ci troviamo di fronte ad un problema politico assai rilevante; non si tratta di una responsabilità politica di questo o quel Governo, perché - come ha giustamente rilevato l'onorevole Cola - la convenzione risale a moltissimi anni fa e, dunque, il ritardo non è addebitabile a questi ultimi Governi: il fatto è che nella classe politica vi è stata una sedimentazione in termini di disaffezione e di disinteresse. Dirò di più: vi è una indifferenza generalizzata nei confronti del processo civile e della giustizia civile. Per quasi due anni ho insistito perché si facesse un grande dibattito sulla giustizia civile e vi si ponesse mano: ebbene, l'intero Parlamento - senza distinzione di parte politica - è rimasto sordo; nessuno può qui assumersi il vanto di aver proposto di mettere al centro dei nostri dibattiti la giustizia civile, se non altro perché interessa 8 milioni di cittadini. Ho tentato invano, poi, però, mi sono - diciamo così - dichiarato prigioniero politico e non ne ho parlato più.
Tuttavia, come ho affermato nella relazione, sono state poste in essere una serie di iniziative, dai GOA ai giudici di pace, all'aumento del numero dei magistrati: mille magistrati rappresentano un numero enorme, vista la proporzione esistente. Sotto tale aspetto, devo dare atto all'onorevole Marotta di essere uno dei pochi magistrati della Corte di cassazione ad essersi sempre battuto per l'aumento del numero dei magistrati. In conclusione, sebbene siano state poste in essere una serie di iniziative, rispetto al processo civile vi è stata una grande indifferenza generalizzata.
Non voglio entrare in polemica, ma siamo rimasti bloccati sul discorso delle
Tornando al tema in discussione, Cola, come si fa a parlare di espulsione per violazione dei diritti dell'uomo? Non è così, ben altre violazioni dei diritti dell'uomo ci sono: pensiamo alla pena di morte, dovremmo espellere paesi di antica civiltà...
Affronteremo questo provvedimento con la serietà dovuta e, io mi auguro, non facendone oggetto di strumentalizzazione politica, perché su questo piano, cari amici - e lo dico in modo particolare a te, Cola, che hai voluto, come è tuo diritto, sottolineare soprattutto il profilo politico -, sebbene io, come ripeto, non sia iscritto a nessun partito, sono però qui a rappresentare una posizione politica e vi assicuro che per quanto mi riguarda troverete pane per i vostri denti.
Colleghi, poiché dovremmo in ogni caso sospendere i nostri lavori tra pochi minuti ed abbiamo concluso la discussione generale e le repliche di un provvedimento importante, proporrei di sospendere ora la seduta.