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PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza Schmid n. 2-02878 (vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti sezione 9).
SANDRO SCHMID. Il fatto, per l'ampia indignazione riportata dai mass media non solo locali ma nazionali, è già noto, ma lo ricorderò, seppure in estrema sintesi.
testimoniano una intensa attività di gruppi neonazisti, sia di lingua italiana sia di lingua tedesca. Sono già cinque gli episodi noti di intolleranza che, dall'agosto dello scorso anno, hanno visto coinvolti naziskin altoatesini di entrambi i gruppi etnici e skinhead provenienti da altre province e regioni italiane, in particolare del Triveneto.
anche con realtà come quella del comune di Bolzano per dare vita ad iniziative sui temi della pace, della convivenza e della lotta al razzismo. Sarebbe molto significativo e molto importante che le autorità scolastiche locali, di concerto con il ministro della pubblica istruzione, promuovessero un'ampia azione educativa a tutti i livelli.
PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'interno ha facoltà di rispondere.
ANIELLO DI NARDO, Sottosegretario di Stato per l'interno. Signor Presidente, con questa interpellanza urgente si ripropone all'attenzione del Parlamento il gravissimo problema dell'intolleranza dei gruppi neonazisti di lingua italiana e tedesca in provincia di Bolzano, la cui attività si è accentuata dal mese di agosto dello scorso anno.
da Bolzano in direzione sud, ha segnalato al servizio di pronto intervento della questura che un gruppo di giovani aveva provocato e poi aggredito tre cittadini marocchini, sopraggiunti in compagnia di una donna altoatesina. Gli aggressori, che si sono dati alla fuga a bordo di tre autovetture, sono stati poi intercettati lungo la statale Brennero in direzione sud e sono stati inseguiti da alcune pattuglie della squadra voltante, con l'ausilio di personale della questura di Trento.
Presso la procura della Repubblica presso il tribunale di Bolzano è stato iscritto un procedimento in ordine al quale non possono fornirsi ulteriori notizie in considerazione del segreto investigativo.
di skin locali e gruppi di provenienza italiana, questi ultimi non invitati alla manifestazione e dunque sgraditi. Le indagini condotte dalle forze dell'ordine, e tuttora in corso, evidenziano come i gruppuscoli presenti in Alto Adige, conosciuti per poco consistenti e controllati, hanno contatti e collegamenti con altri gruppi meglio organizzati extraprovinciali che potrebbero in effetti in prospettiva creare problemi e turbative di ordine pubblico. I fatti avvenuti in provincia di Bolzano devono intendersi quindi come un fenomeno di portata più generale che ha investito il nord-est del paese e che ha impegnato e impegna tuttora le forze di polizia. Ricordo che a Verona sta giungendo a compimento il processo intentato nel 1996 nei confronti di quarantasei appartenenti al movimento Veneto Fronte skinhead e che numerosi episodi, apparentemente scollegati, verificatisi nella provincia di Vicenza alla fine degli anni novanta, sono al vaglio della magistratura anche in relazione a ipotesi di una natura associativa più generale a cui paiono riconducibili. Il fenomeno è pertanto oggetto costante della massima attenzione investigativa. È noto il collegamento internazionale di tali gruppi con omologhe associazioni europee, sia attraverso l'organizzazione di concerti d'area, che attraverso la rete Internet; sono tutti riconducibili a gruppi neonazisti prevalentemente inglesi e tedeschi, quali Blood and honour, movimento britannico la cui diramazione tedesca è stata recentemente sciolta dalle autorità della Germania. Con tali nazioni, oltre che con l'Austria, è stata proficuamente incrementata ogni possibile forma di collaborazione bilaterale. L'azione di prevenzione e contrasto si articola dunque da tempo in due direttrici: in primo luogo, attraverso un coordinamento degli organi investigativi operanti sul territorio nazionale con frequenti riunioni per assicurare univoche strategie e concordanti rappresentazioni del fenomeno alle diverse autorità giudiziarie; in secondo luogo, attraverso l'intensificazione dei contatti e della cooperazione internazionale tra forze di polizia, sia a livello bilaterale, sia multilaterale, sia nel più ampio contesto dell'Unione europea, dove è stato istituito ad hoc l'osservatorio europeo per il razzismo e la xenofobia.
PRESIDENTE. L'onorevole Schmid ha facoltà di replicare.
SANDRO SCHMID. Signor Presidente, mi dichiaro soddisfatto per la risposta, in particolare per quanto riguarda un paio di aspetti sostanziali della nostra interpellanza: in primo luogo, vengono largamente confermati, ed anzi documentati in maniera puntigliosa, tutti i fatti che abbiamo denunciato e portato all'attenzione del Governo; in secondo luogo, mi sembra che la nostra preoccupazione sia fortemente condivisa anche da parte del Governo. Quest'ultimo ha predisposto, infatti, l'intensificazione di una serie d'iniziative, sia in campo nazionale, attraverso uno stretto coordinamento ed un gruppo di lavoro già operante con il sostegno di esperti, sia, in particolare, come avevamo richiesto, nel campo della collaborazione bilaterale, nonché a livello più articolato con i paesi interessati in ambito europeo. Rispetto alla sfera d'interesse europeo, è particolarmente importante l'osservatorio europeo per la prevenzione della xenofobia, con il quale sarà significativo intervenire per mettere in luce le trame di un'articolazione internazionale di gruppuscoli che s'ispirano ideologicamente all'estrema destra nazista.
PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze urgenti all'ordine del giorno.
L'onorevole Schmid ha facoltà di illustrarla.
Nella notte tra sabato e domenica scorsa, presso l'area di servizio di Laimburg sull'A-22, in Alto Adige, alcuni giovani stranieri sono stati brutalmente aggrediti da un gruppo di naziskin. Un cittadino marocchino è stato accoltellato ed è ora ricoverato in ospedale con gravi ferite. Gli aggressori, residenti in Friuli-Venezia Giulia ed aderenti al movimento politico Fronte veneto skinhead, stavano tornando da un raduno svoltosi in un locale a Prato Isarco; sono poi stati arrestati e denunciati per aggressioni, lesioni gravi ed incitamento all'odio razziale.
Il fatto non solo è di una gravità inaudita in sé ma è ancora più grave in quanto non è un caso isolato, ma l'ultimo di una serie di episodi di violenza razzista in questa terra alpina di confine, nella quale possiamo vantare l'esercizio dell'autonomia come modello di pacifica convivenza etnica, studiato da tanta parte del mondo.
Come stavo dicendo, non si tratta dunque di un episodio isolato perché da circa tre anni si susseguono, in provincia di Bolzano, episodi di varia entità che
Vorrei inoltre ricordare l'episodio di intolleranza avvenuto nel corso della «Altstdtfest», la festa del centro storico di Bressanone, nel corso della quale un giovane ambulante di colore era stato preso di mira da otto naziskin; nonché la testimonianza di un giovane immigrato di colore di venti anni che ha testualmente raccontato: «Mi hanno sputato in faccia e lo hanno fatto con odio e ricoprendomi di insulti, e tutto perché sono di colore».
Ma ricordo anche la brutale maxi rissa del 15 gennaio scorso a Varna, in un grande locale pubblico in cui alcuni centinaia di naziskin tedeschi si sono scontrati con quelli italiani che erano arrivati in quella località. Inoltre, sempre a Varna, il 20 gennaio, un giovane di ventiquattro anni viene picchiato da tre naziskin davanti alla casa «Voitsberg».
Mi sembra pertanto che sia ben evidente che si sta assistendo - è questa la grande preoccupazione - ad un vero e proprio salto di qualità di queste violenze e a quello che sembra essere un disegno strategico, forse coordinato, come risulta anche da una serie di messaggi intercettati tra questi gruppi, a livello internazionale, e quelli tedeschi e italiani, via Internet. In questa provincia oltre alla presenza storica dei gruppi tedeschi di estrema destra si aggiunge una presenza sempre più insistente e costante di gruppi di skinhead di estrema destra del Triveneto. Certamente spira e si sente il vento di Haider, ma qui si tenta di fare un'operazione politicamente pericolosa perché si prende di mira l'Alto Adige-Südtirol come l'ambito di una nuova frattura etnica in cui i gruppi di estrema destra tedeschi e italiani sono divisi da impostazioni nazionaliste contrapposte, ma si trovano poi uniti nella violenza xenofoba e razzista.
Dicevo che non v'è dubbio che si sente il vento di Haider, ma voglio denunciare che le sue note dichiarazioni di natura xenofoba appaiono acqua di rose rispetto all'affermazione del capogruppo leghista provinciale trentino, Sergio Divina, che oggi sul giornale locale dichiara per la seconda volta: «Insisto: l'aggressione skin è una forma di autodifesa». È un'affermazione barbara perché assolutoria di una violenza alimentata dal peggiore odio razziale; è stata isolata non solo da tutte le forze democratiche dell'Ulivo, ma anche dalle stesse forze del Polo che hanno ritenuto assolutamente gravi ed inaccettabili queste dichiarazioni in un contesto in cui le teste rasate restano in cella perché il GIP ha ritenuto concreto il pericolo di reiterazione del reato e perché in capo a questo gruppo rimane l'imputazione di concorso nelle lesioni personali gravi e la violazione della legge Mancino. Il pubblico ministero non ha escluso la possibilità di contestare il tentato omicidio.
Per questi motivi siamo molto preoccupati e chiediamo al Governo se risultino collegamenti di gruppi neonazisti con organizzazioni di carattere nazionale, quali Forza nuova, o internazionale; se intenda sollecitare gli organi locali preposti alla tutela dell'ordine per una rigorosa applicazione della normativa vigente e, in particolare, della legge Mancino per reprimere le attività di questi gruppi fino al loro scioglimento; chiediamo, inoltre, se esista e, in caso affermativo, se il Governo intenda intensificare - come credo - la collaborazione delle nostre autorità e servizi con quelli dell'Austria e della Germania in particolare per un'azione di prevenzione di queste criminalità.
Come si è detto, non basta un'azione preventiva; chiediamo che anche il Governo nazionale, in collaborazione con tutte le istituzioni territoriali, svolga un'iniziativa per una grande campagna culturale contro l'odio razziale e per una convivenza pacifica. Ciò darà luogo ad un'offensiva culturale rivolta soprattutto ai giovani per isolare completamente queste attività. Chiediamo una collaborazione del Governo con tutte le istituzioni, ma
Gli onorevoli interpellanti fanno riferimento ad una serie di episodi, l'ultimo dei quali in ordine di tempo è avvenuto nella notte del 3 febbraio scorso, che rivelano l'intensificarsi dell'attività di tali gruppi ed auspicano, da parte del Governo e degli organi responsabili, una serie di misure e di iniziative adeguate al fenomeno.
In particolare l'onorevole Schmid chiede: di conoscere se risultino collegamenti di gruppi neonazisti con organizzazioni di carattere nazionale, come Forza nuova, oppure con organizzazioni internazionali che operano in paesi europei di lingua tedesca; un'applicazione puntuale e rigorosa della normativa vigente, in particolare della legge Mancino, per reprimere l'attività di questi gruppi ed assicurare alla giustizia i responsabili degli episodi; di intensificare la collaborazione con le autorità e i servizi di altri paesi, in particolare Austria e Germania, per accertare la possibile esistenza di progetti eversivi e destabilizzanti cui sia riconducibile l'aumento di tali episodi; l'istituzione di un osservatorio interforze presso le autorità di pubblica sicurezza per tenere sotto controllo il fenomeno; infine, di attivare una collaborazione tra tutte le istituzioni, compresi il comune di Bolzano (a livello locale) ed il ministro della pubblica istruzione (a livello centrale), per promuovere la nascita di centri di iniziativa sui temi della convivenza e della lotta al razzismo, nonché un'ampia azione educativa a tutti i livelli.
I recenti episodi avvenuti in provincia di Bolzano, ampiamente riportati dalla stampa, che hanno visto protagonisti gruppi di naziskin, hanno riproposto all'attenzione dell'opinione pubblica l'esistenza - mai sottovalutata e costantemente seguita dalle autorità di Governo e dalle forze dell'ordine -, in alcune frange del mondo giovanile locale, di sentimenti di intolleranza razziale ed etnica.
Il fenomeno, esaminato anche nella giornata di ieri dal comitato per l'ordine e la sicurezza pubblica, è seguito da tempo con azioni informative ed una radicale presenza sul territorio; ciò ha consentito il pieno controllo e l'adeguata conoscenza della situazione. È un risultato che è stato possibile conseguire grazie anche alla rigorosa applicazione della normativa vigente (in particolare della legge Mancino) sulla prevenzione e repressione delle manifestazioni di discriminazione razziale.
Tuttavia, prima di compiere un'analisi circostanziata del fenomeno, ritengo opportuno fare un breve accenno ai fatti. Nel tardo pomeriggio del 3 febbraio scorso, a Cornedo all'Isarco, una frazione di Prato Isarco (Bolzano), presso l'albergo Blumauerhof si è svolto un incontro-concerto organizzato da un gruppo di skinhead di Bolzano, gravitante negli ambienti dell'estrema destra di lingua italiana ed espressione del movimento veneto Fronte skinhead. All'incontro hanno partecipato circa 150 persone provenienti dal Triveneto ed un esiguo numero di aderenti skinhead altoatesini di madrelingua tedesca.
Intorno alle 2,30 della notte, terminata la manifestazione, i partecipanti si allontanavano a bordo dei propri mezzi; verso le 3, il gestore del bar dell'area di servizio autostradale Laimburg, a circa 10 chilometri
Degli undici giovani (nove uomini e due donne fra i ventidue e i trentasei anni, di cui sette con precedenti penali), che sono stati fermati a bordo delle tre autovetture, due sono stati accompagnati presso il più vicino ospedale, rispettivamente, per un taglio all'avambraccio destro e per escoriazioni alla testa. Dei tre cittadini marocchini, due hanno riportato ferite da coltello (guaribili, rispettivamente, in ventuno e otto giorni), mentre il terzo connazionale è stato medicato sul posto per alcune escoriazioni sulla fronte.
A seguito delle indagini avviate dalla procura della Repubblica di Bolzano, i responsabili dell'aggressione venivano identificati tra gli appartenenti all'area skinhead del Triveneto che avevano partecipato al concerto che ho ricordato in precedenza. Nove sono stati arrestati, fatta eccezione per le due donne, per il reato di lesioni aggravate da motivi di odio razziale. Sono in corso poi ulteriori accertamenti da parte dell'autorità giudiziaria. Si tratta infatti di elementi in parte già noti all'autorità di polizia: solo tre di loro furono già denunziati per una rissa avvenuta lo scorso anno sempre a Varna; tre sono provenienti da Pordenone, quattro da Udine, uno da Gorizia ed uno da Trieste. L'episodio si inquadra effettivamente in un più vasto quadro di violenza a sfondo razzista ed è imputabile a quelle frange della destra estrema, diversa da quella radicale anche più accesa, che si sono associate in sodalizi violenti che si ispirano a gruppi neonazisti nordeuropei.
Come ricorda l'interpellante, in precedenza si erano verificati altri episodi durante lo svolgimento della tradizionale festa in costume medievale (Altstadtfest) tenutasi a Bressanone il 25 agosto del 2000. Al locale commissariato di pubblica sicurezza perveniva la segnalazione di un diverbio in atto tra giovani skinhead ed un cittadino extracomunitario. Gli agenti di polizia, intervenuti tempestivamente sul posto indicato, non rinvenivano né i richiedenti l'intervento né le presunte persone coinvolte nel diverbio. I successivi controlli, estesi alla zona del centro storico di Bressanone, permettevano comunque di procedere all'identificazione di otto giovani del luogo, già noti quali simpatizzanti dei movimenti skinhead dell'area di lingua tedesca. Presso la procura della Repubblica presso il tribunale di Bolzano non pende per il momento alcun procedimento penale.
Nei giorni successivi il quotidiano Alto Adige nella pagina riservata alla cronaca locale di Bressanone riportava le dichiarazioni di un giovane extracomunitario rimasto anonimo, il quale lamentava di essere stato pesantemente insultato da alcuni giovani skinhead all'interno di una discoteca. Gli accertamenti esperiti dal locale commissariato di pubblica sicurezza non hanno consentito di acquisire elementi di riscontro in merito al contenuto dell'articolo in parola, né risulta presentata alcuna denuncia.
Nel corso poi di un concerto party, svoltosi a Varna il 13 gennaio scorso presso un locale pubblico, personale della polizia di Stato è intervenuto per sedare l'inizio di una rissa tra circa 100 skinhead di madrelingua tedesca (provenienti dall'Alto Adige, dall'Austria e dalla Germania) ed una quarantina di giovani di madrelingua italiana provenienti dalle province del Triveneto e aderenti al movimento veneto Fronteskin. Il contrasto tra i due gruppi sarebbe scaturito dal diniego da parte degli organizzatori di far accedere al locale i giovani italiani. Nell'occasione si è proceduto all'identificazione di quasi tutti i partecipanti alla manifestazione, tredici dei quali sono stati denunciati per rissa aggravata e per violazione della legge 25 giugno 1993, n. 205 (la cosiddetta legge Mancino).
Quanto poi alla presunta aggressione, riportata anche dai quotidiani, subita il 20 gennaio scorso da un giovane di lingua tedesca ad opera di tre naziskin all'uscita da un locale di Varna, le indagini condotte dai carabinieri non hanno permesso di raccogliere elementi di riscontro, tenuto conto che le dichiarazioni rese dalla presunta vittima risultavano prive di precise indicazioni e che la stessa versava in evidente stato di ebbrezza alcolica. Non è escluso che il giovane sia stato allontanato da altri ragazzi, per la maggior parte minorenni, proprio in relazione al suo stato di alterazione psicofisica.
Innanzi alla procura della Repubblica presso il tribunale dei minorenni pende un procedimento penale a carico di due minorenni, identificati per il reato di lesioni personali; mentre presso la procura della Repubblica di Bolzano è stato instaurato per il medesimo fatto un procedimento contro il terzo aggressore, rimasto al momento ignoto. Sono in corso ulteriori accertamenti per individuare l'aggressore rimasto ancora sconosciuto.
Il fenomeno ha un'incidenza locale, nazionale ed internazionale; le manifestazioni si concretizzano prevalentemente nella provincia di Bolzano, perlopiù in raduni giovanili, feste private e concerti rock, ai quali prendono parte gruppi di cosiddette «teste rasate» con caratteristiche (cioè l'abbigliamento, la gestualità e gli slogan) riconducibili all'ideologia neonazista.
Già all'indomani del primo episodio verificatosi nell'ambito di un concerto rock, il commissario del Governo per la provincia di Bolzano invitava il sindaco di Bressanone, unitamente ai sindaci della provincia, a non concedere spazi per manifestazioni musicali che si potessero ricondurre a gruppi d'ispirazione razzista e comunque a segnalare alle autorità di polizia ogni elemento utile per la prevenzione di riunioni o raduni ispirati all'esaltazione di tali ideologie.
A seguito di quanto deciso dal comitato per l'ordine e la sicurezza pubblica del 31 agosto 2000 le forze dell'ordine monitoravano costantemente il fenomeno giungendo non solo ad identificare gli esigui e attivi simpatizzanti che risiedono nella provincia di Bolzano (non sono più di un centinaio) ma anche a scoprirne i collegamenti con altri gruppi stranieri e di altre regioni italiane. Sta di fatto che gli autori dell'aggressione avvenuta nella notte fra il 3 e il 4 febbraio scorso presso l'area di servizio Laimburg rientravano da un incontro-concerto a carattere privato, ad inviti, tenutosi a Cornedo all'Isarco, alla presenza di un centinaio di partecipanti, del quale le locali forze dell'ordine non solo erano perfettamente a conoscenza, ma per il quale avevano predisposto accurati servizi di monitoraggio e controllo con circa settanta uomini e pattuglie, per prevenire disordini, ma soprattutto per acquisire preziosi elementi informativi a fini investigativi. Proprio in virtù degli accurati servizi di polizia predisposti, le forze dell'ordine hanno potuto operare il fermo degli autori del fatto e di coloro che li accompagnavano. Le persone - che come ho già detto risultavano aderenti al movimento veneto Fronteskin - stavano appunto rientrando dal raduno privato di Prato all'Isarco.
I fatti che ho riferito, anche se suscitano reazioni e preoccupazioni poiché si verificano in una provincia quale quella di Bolzano, ove i tre quarti della popolazione di lingua tedesca devono essere necessariamente letti ed esaminati in chiave di lettura nazionale ed internazionale. Infatti, non solo i partecipanti all'incontro-concerto di Cornedo all'Isarco, ma anche alcuni autori degli episodi di intolleranza avvenuti a Bressanone in occasione dell'Altstadtfest, sono risultati essere aderenti a gruppi veneti che si rifanno a movimenti di oltre confine, dichiarati illegali nei paesi di origine.
Addirittura, gli episodi di Bressanone sono scaturiti anche da dissidi fra gruppi
Significativo sotto questo profilo è l'incontro dei ministri dell'interno dei paesi dell'arco alpino che si è svolto a Costanza dal 4 al 6 settembre scorso e nel cui ambito ha avuto preminenza l'argomento dell'estremismo di destra, accanto a quelli dell'immigrazione clandestina, dei reati telematici e del riciclaggio.
In questa dichiarazione, che fu una dichiarazione comune dei ministri, a conclusione dell'incontro, largo spazio viene dedicato a tale tipo di minaccia per la preoccupazione suscitata dalla dimensione assunta nei singoli Stati degli atti di violenza con motivazioni razziste e xenofobe, con riferimenti anche alle contaminazioni delle tifoserie violente. Nel medesimo ambito internazionale, al fine di dare concreto seguito all'impegno assunto dai ministri per prevenire e fronteggiare il fenomeno, è già operante un apposito gruppo di esperti coordinato dalla Presidenza del Consiglio.
Mi sembra che la risposta ricevuta sia stata importante, anche se avrei gradito da parte sua, signor sottosegretario, anche un riferimento al versante dell'iniziativa combinata tra Governo nazionale e territorio, finalizzata ad una forte promozione di carattere culturale. Avevamo avanzato, infatti, l'ipotesi di un osservatorio di carattere regionale per giungere ad un concerto con le iniziative nelle scuole e nei comuni per la promozione della cultura della pace e della convivenza, al fine di isolare culturalmente, prima ancora che politicamente o con la repressione, il virus dell'odio e della violenza razziale e xenofoba, che sembra avere preso di mira, non a caso, proprio l'area regionale alpina di confine, storicamente delicata. In ogni modo, considero in qualche modo tutto ciò implicito nelle iniziative del Governo, anche se avrei preferito sentirlo dire in maniera più precisa.