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PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza Paissan n. 2-02859 (vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti sezione 3).
PAOLO GALLETTI. Presidente, da vario tempo mi occupo per conto dei Verdi del problema dell'acqua minerale. Vorrei evidenziare che il costo dell'acqua potabile del rubinetto è di circa una lira al litro, mentre il costo dell'acqua minerale varia da 600 a 2000 lire al litro. Evidentemente chi compra acqua minerale nel nostro paese - e sono tanti perché abbiamo il consumo più alto d'Europa - pensa di bere un'acqua più pura o più salubre di quella del rubinetto. In realtà, purtroppo, già nelle precedenti interpellanze avevo documentato che così non è perché l'attuale normativa, che risale al 1992, permette per legge - ahimè - la presenza nelle acque minerali di sostanze contaminanti ed inquinanti in misura molto superiore alla quantità permessa per le acque potabili. Stiamo parlando di veleni e di inquinanti. Ad esempio, il valore della concentrazione massima ammissibile di arsenico, secondo il decreto del Presidente della Repubblica n. 236 del 1988, per le acque potabili - nel senso che oltre questa concentrazione un'acqua non è potabile - è indicato in 50 microgrammi/litro; per le acque minerali naturali la concentrazione massima ammissibile, al di sotto della quale non vi è l'obbligo di dichiarare sull'etichetta la presenza della sostanza corrispondente, è di 200 microgrammi/litro; quindi, 50 microgrammi/litro di arsenico per l'acqua di rubinetto e 200 microgrammi/litro per l'acqua minerale. La cosa stupefacente è che al di sopra dei 200 microgrammi/litro vi è solo l'obbligo di dichiararlo in etichetta.
Faccio un altro esempio. La mancanza dell'obbligo di scrivere nell'etichetta che l'uso del prodotto è sconsigliato all'infanzia quando nell'acqua minerale vi sia una concentrazione di nitrati superiore a certi limiti (vale a dire a 10 milligrammi/litro, la concentrazione oltre la quale si è dimostrato che per l'infanzia possono esservi pericoli, ossia la cosiddetta sindrome blue-baby) - ricordo che i nitrati possono comunque dare adito alla formazione di precursori cancerogeni - è inaccettabile, perché se un'acqua minerale contiene meno di 10 milligrammi/litro di nitrati viene consigliata per l'infanzia, ma se ne contiene di più non viene sconsigliata (chissà quante mamme comprano indifferentemente un'acqua minerale anziché un'altra senza controllare il limite dei nitrati, sperando che essa sia utile per la salute dei loro bambini).
inquinanti dovrebbero essere assenti e questo - si dice - dovrebbe valere per i fenoli, gli agenti tensioattivi, gli oli minerali idrocarburi, gli idrocarburi aromatici policiclici, i pesticidi e bifenili policlorurati, i composti organoalogenati, e via dicendo; tutti prodotti che fino ad oggi potevano essere presenti nelle acque minerali.
PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la sanità ha facoltà di rispondere.
OMBRETTA FUMAGALLI CARULLI, Sottosegretario di Stato per la sanità. Signor Presidente, in riferimento alle osservazioni formulate dall'onorevole Galletti intendo anzitutto far presente che le acque minerali naturali sono regolamentate in Italia dal decreto legislativo 25 gennaio 1992, n. 105, di recepimento della direttiva 80/777/CEE e dal decreto legislativo 4 agosto 1999, n. 339, di recepimento della direttiva 96/70/CEE. Poiché le richiamate direttive non prevedevano limiti di concentrazione per i parametri chimici, il Ministero della sanità ritenne opportuno, a scopo cautelativo, emanare il decreto ministeriale 12 novembre 1992, n. 542, regolamento recante i criteri di valutazione delle acque minerali naturali, con il quale vennero fissati i limiti di concentrazione per 19 sostanze contaminanti o indesiderabili, individuate da un'apposita commissione a suo tempo istituita nell'ambito del consiglio superiore di sanità, con riferimento anche a normative internazionali allora esistenti. Di conseguenza, l'eventuale superamento di detti limiti comporta automaticamente la non accettabilità dell'acqua e quindi il divieto della sua commercializzazione. Per quanto concerne l'affermazione secondo cui il decreto ministeriale n. 542 del 1992 consenta la presenza di agenti inquinanti e contaminanti in concentrazioni tali che, se fossero riscontrati in eguale misura nell'acqua potabile renderebbero quest'ultima non bevibile, si segnala che la presenza di taluni elementi conferisce all'acqua minerale proprietà caratteristiche e che la procedura di riconoscimento delle singole acque minerali prevede l'acquisizione del preventivo parere del consiglio superiore di sanità o specifica valutazione della presenza di singoli elementi nelle concentrazioni rilevate. Per quanto concerne la procedura di infrazione n. 1999/4849, ex articolo 226 del Trattato (sfruttamento e commercializzazione delle acque minerali naturali), il Ministero della sanità, sentito l'Istituto superiore di sanità, ha trasmesso in data 9 ottobre 2000 alla rappresentanza permanente d'Italia presso l'Unione europea per il successivo inoltro alla commissione una proposta di modifica dell'articolo 6 del decreto ministeriale n. 542 del 1992. In particolare, tale proposta - che se richiesta dagli onorevoli interroganti per ragioni di trasparenza posso ben volentieri loro consegnare - prevede, in primo luogo, l'assenza, al limite di rilevabilità del metodo adottato, delle sostanze inquinanti o contaminanti elencato dal punto 2 al punto 7. In secondo luogo, per il piombo è stato indicato il nuovo limite di 0,01 milligrammi per litro, in linea con il valore previsto dalla nuova direttiva sulle acque potabili, in fase di recepimento. In terzo luogo, per altri parametri - quali l'arsenico, il bario, il boro, il manganese - ci si è attenuti ai valori riportati nel progetto di direttiva europea che dovrà fissare, oltre al tenore massimo di questi elementi, anche le relative avvertenze da riportare sulle etichette.
sei mesi per l'adozione del nuovo limite, ciò per dare la possibilità alle aziende imbottigliatrici di adeguarsi alle nuove disposizioni. Ripeto, però, salvo diverso avviso della Commissione europea: allo stato, infatti, si è in attesa di conoscere, su questa proposta complessiva, le valutazioni della Commissione europea. Per quanto riguarda le eventuali controindicazioni o avvertenze per la presenza di alcuni componenti chimici, da riportare sulle etichette delle acque minerali italiane, allo stato attuale si è ritenuto opportuno restare in attesa delle disposizioni comunitarie, che saranno emanate con la direttiva specifica.
PRESIDENTE. L'onorevole Galletti, cofirmatario dell'interpellanza, ha facoltà di replicare.
PAOLO GALLETTI. Signor Presidente, mi dichiaro insoddisfatto della risposta, in primo luogo perché non esiste una nuova normativa sulle acque minerali del nostro paese ed è ancora vigente quella del 1992, che prevede la presenza nelle acque minerali di inquinanti e sostanze indesiderabili che la renderebbero non potabile se fosse acqua di rubinetto.
preposti in questi anni alla vigilanza sono stati di manica larga e non hanno affrontato il problema con severità, perché vi erano interessi economici colossali, per esempio, nella produzione dei mangimi con farine di carne.
PRESIDENTE. Dovremmo ora passare alle interpellanze rivolte ad altri ministri, ma il Governo latita. Sono obbligato a sospendere la seduta, con rammarico.
RENATO CAMBURSANO. Anche nostro.
PRESIDENTE. La seduta è sospesa.
La seduta, sospesa alle 15,35, è ripresa alle 15,40.
PRESIDENTE. Onorevole Morgando, la Presidenza si rende ben conto degli impegni che hanno gli uomini di Governo; deve peraltro rilevare che non è abituale che la Camera sospenda le proprie sedute per l'assenza del Governo e di ciò non può che rammaricarsi.
L'onorevole Galletti, cofirmatario dell'interpellanza, ha facoltà di illustrarla.
Parliamo del cadmio, un accertato cancerogeno: per l'acqua potabile di rubinetto è prevista una concentrazione massima di 5 microgrammi/litro, per l'acqua minerale di 10 microgrammi/litro, con il solo obbligo di dichiararlo nell'etichetta. Potrei parlare di altre sostanze, ma non lo faccio.
Vorrei ricordare però, in sintesi, che la mancanza dell'obbligo da parte dei produttori di dichiarare nell'etichetta la presenza di sostanze velenose ed inquinanti, anche cancerogene come il cadmio, se non quando queste raggiungano concentrazioni molto più elevate di quelle ammesse per le acque potabili, è una norma assolutamente inaccettabile, sbagliata e pericolosa per la salute pubblica.
Avevo già denunciato tali incongruenze in Parlamento con due precedenti interpellanze - se ricordo bene - nel febbraio e nel giugno scorso; a tali interpellanze avevano risposto i sottosegretari Di Capua e Labate. Ciò che mi lascia molto perplesso è che nella risposta a tali interpellanze non mi è stato riferito che l'Unione europea, più precisamente la Commissione europea, aveva già inviato richieste di chiarimenti, che rappresentavano la premessa per una procedura di infrazione che poi, qualche mese fa, è stata avviata.
Per essere preciso, la prima lettera è stata trasmessa il 24 gennaio 2000, mentre la mia prima interpellanza è del febbraio 2000: ebbene, gli uffici che hanno preparato le risposte non hanno ricordato questo fatto importantissimo, vale a dire che la Commissione europea aveva già chiesto alle autorità italiane di inviare informazioni supplementari per valutare la compatibilità delle misure in questione, ossia della legislazione italiana del 1992 sulle acque minerali, con le disposizioni comunitarie relative all'acqua minerale. Non solo: il 24 marzo 2000 le autorità italiane hanno inviato all'Unione europea una risposta che è stata considerata assolutamente insufficiente perché, sostiene l'Unione europea, «la legislazione italiana autorizza la presenza nell'acqua minerale naturale, a livelli di concentrazione superiori ai limiti di individuazione, di sostanze inquinanti o contaminanti delle quali non dovrebbe poter essere rilevata alcuna traccia in questo tipo di acque. D'altro canto,» - continua la lettera firmata dal commissario David Byrne - «per quanto riguarda l'arsenico, che può essere presente naturalmente nelle acque minerali, il decreto n. 542 del 1992 autorizza una concentrazione di 0,05 milligrammi/litro, ovvero 50 microgrammi/litro, mentre per le acque potabili la direttiva 98/83/CEE del Consiglio, relativa alla qualità delle acque destinate al consumo umano, fissa un limite di 10 microgrammi/litro, cinque volte meno elevato. La stessa osservazione può essere fatta per quanto riguarda il piombo». Ciò significa che noi acquistiamo ad un prezzo dalle 600 alle 2.000 volte superiore a quello dell'acqua di rubinetto acqua minerale nella quale può essere contenuto arsenico e piombo in quantità cinque volte più elevata di quella permessa nelle acque di rubinetto: questo è ciò che dice l'Unione Europea.
Nella risposta che mi è stata data nel maggio 2000 alla seconda interpellanza neanche questo fatto è stato richiamato: ritengo ciò estremamente grave e tale da minare il rapporto di fiducia di un parlamentare, per di più della maggioranza, nei confronti del ministro della sanità e del Governo. Certamente, i funzionari che hanno preparato queste risposte debbono risponderne - credo - in sede politica e anche professionale.
Arriviamo poi alla procedura d'infrazione (n. 1999/4849 ex articolo 226 del trattato) che la Commissione europea ha avviato nei confronti dell'Italia. Anche su questa procedura di infrazione, noi abbiamo risposte da parte degli uffici competenti del nostro Governo, del Ministero della sanità, che sono quanto mai censurabili.
In una prima parte vi è davvero l'ammissione delle errate legislazioni italiane; si riconosce - ahimè finalmente - che nelle acque minerali alcune sostanze
Ma in quella risposta si dicono anche cose preoccupanti. In questo caso, parla l'ufficio legislativo del Ministero della sanità, facendo riferimento al Dipartimento prevenzione del Ministero della sanità.
Vorrei leggere un passo della lettera al Dipartimento prevenzione del Ministero della sanità. Si sa quanto noi Verdi diamo importanza alla prevenzione: tutti i cittadini si aspettano che un Dipartimento della prevenzione abbia tra gli obiettivi da perseguire al primo posto quello della tutela della salute dei cittadini. Ebbene, nella risposta all'Unione europea, si dice: «Per quanto riguarda il bario» - il cui limite massimo ammissibile viene notoriamente abbassato, vale a dire che dai 10 milligrammi litro attuali verrebbe abbassato, in un futuro decreto che non esiste ancora, ad un milligrammo (quindi, da 10 a 1) - è da segnalare - scrivono i funzionari referenti - che dagli atti dell'ufficio risulta che un esiguo numero di acque minerali attualmente in commercio presenta una concentrazione di bario di poco superiore ad un milligrammo per litro, mentre di altre non si conosce il valore effettivo in quanto i laboratori di analisi verificano che i valori parametrici siano inferiori ai limiti previsti dall'articolo 6 che sono di 10 milligrammi litro di bario. «Pertanto, tenuto conto anche delle considerazioni tecniche espresse dall'istituto ed al fine di consentire alle aziende interessate di ricercare eventualmente una diversa captazione dell'acqua minerale e, ove ciò non fosse possibile, evitare un impatto negativo immediato sull'occupazione per la chiusura delle aziende, potrebbe essere inserita nel decreto relativo al nuovo articolo 6 la precisazione che: per le acque già riconosciute, limitatamente al parametro bario, l'entrata in vigore del presente decreto è differita di mesi 6».
Ebbene, questa considerazione me l'aspetterei dal Ministero del lavoro e non dal Dipartimento prevenzione del Ministero della sanità, che si fa impropriamente carico di eventuali problemi occupazionali delle aziende di fronte ad un problema di salute pubblica che è così grave perché - come è scritto nel parere dell'Istituto superiore di sanità - il bario è una sostanza che, quando supera la concentrazione di 7,3 milligrammi per litro (ed oggi è permesso fino a 10 milligrammi per litro), può procurare problemi sulla pressione del sangue e l'incidenza di patologie cardiovascolari!
Signor sottosegretario, mi chiedo come questi funzionari e questi uffici possano, essendo preposti alla tutela della prevenzione della salute, rispondere in tale modo. Mi chiedo se rispondano alla tutela della salute o agli interessi delle aziende dell'acqua minerale!
In conclusione di questa illustrazione della mia interpellanza, chiedo che cosa intenda fare il Governo per rispondere alla procedura d'infrazione comunitaria, per modificare le etichette, in particolare segnalando che la concentrazione di nitrati superiore ad una certa soglia rende quelle acque rischiose per i bambini; come intenda anche, finalmente, eliminare dalle acque minerali quei pericolosi veleni e sostanze cancerogene che oggi sono presenti e rendono legalmente bevibili le acque minerali, con un costo che è da 600 a 2000 volte superiore a quello dell'acqua di rubinetto, ma che invece renderebbero un'acqua di rubinetto fuorilegge, per cui dovremmo vietarla alle persone.
Credo che su questo problema non sia più accettabile il tergiversare. Credo che dobbiamo rispondere immediatamente in queste settimane alla procedura d'infrazione della Commissione europea e predisporre subito un decreto correttivo dell'attuale e scandalosa normativa del 1992 (un'altra stagione politica, che mi auguro non torni più) sulle acque minerali nel nostro paese.
In particolare, è stato previsto di abbassare il valore relativo all'arsenico a 0,05 milligrammi per litro, che corrisponde sia al valore contenuto nel predetto progetto di direttiva, sia al valore attualmente in vigore per le acque potabili. Non si è ritenuto di dover fare riferimento con immediatezza ai valori limite della direttiva 98/83/CEE sulle acque potabili, ritenendo ragionevolmente che per la data di entrata in vigore del provvedimento di attuazione (dicembre 2003) possa essere adottata la direttiva specifica per le acque minerali, con fissazione dei limiti per le sostanze in esse presenti. Faccio presente inoltre che il Ministero della sanità (per il parametro bario il cui limite massimo ammissibile viene notevolmente abbassato da 10 milligrammi per litro a un milligrammo per litro) ha ritenuto - salvo diverso avviso della Commissione europea e solo per le acque minerali già in commercio, tenuto conto anche delle considerazioni tecniche espresse dall'Istituto superiore di sanità - di dover procedere ad un differimento di
Si soggiunge, infine, per quanto concerne l'uso pediatrico di un'acqua minerale, che sono attualmente commercializzate acque minerali italiane obbligatoriamente con una concentrazione di nitrati inferiore a 10 milligrammi al litro, che riportano sulle etichette, secondo quanto previsto dalla direttiva 80/777/CEE la dicitura indicata per l'alimentazione dei neonati e/o la dicitura indicata per la preparazione degli alimenti dei neonati. Tali indicazioni vengono attribuite a dette acque con specifico decreto ministeriale, a seguito di parere favorevole del Consiglio superiore di sanità, che valuta tra l'altro lo studio clinico pediatrico sperimentale effettuato su ogni singola acqua minerale.
Non si può sostenere, come hanno scritto gli uffici nella risposta, che alcune di queste sostanze sono caratteristiche dell'acqua minerale, perché la presenza di antiparassitari o policlorobifenili (0,1 milligrammi al litro per componente separato e 0,5 milligrammi al litro in tutto) non è una caratteristica dell'acqua, così come la presenza di idrocarburi aromatici policiclici (0,2 milligrammi al litro), di oli minerali, di composti organoalogenati, di fenoli, di cadmio (che è un cancerogeno, oggi permesso a 0,01 milligrammi al litro), di arsenico (che è un potente veleno, seppur presente in natura), non può costituire la caratteristica di un'acqua.
Credo, quindi, che non ci siamo, che in questi mesi, nonostante le sollecitazioni costruttive che sono venute dai Verdi, non vi sia stata un'assunzione di responsabilità riguardo al problema e che le risposte alla Commissione europea, fino alla procedura d'infrazione, siano state insoddisfacenti ed evasive. Anche le risposte del dipartimento della prevenzione e lo stesso parere dell'Istituto superiore di sanità sono molto reticenti. Rispetto alla questione del bario, è singolare, ripeto, che s'invochi una proroga a fronte della conclamata pericolosità della sostanza nelle concentrazioni oggi presenti. Non è accettabile, quindi, che su un tema così importante vi sia un atteggiamento di questo tipo. Mi rendo conto che si tratta di un affare importante, che interessa aziende quotate in borsa, multinazionali, famiglie che ogni giorni acquistano l'acqua minerale, ma che l'acquistano all'oscuro dei potenziali rischi cui possono andare incontro (rischi che pagano profumatamente).
Anche la questione dei nitrati è singolare: si consigliano acque minerali con una presenza massima di 10 milligrammi al litro di nitrati come adatte ai bambini; fin qui, benissimo, ma non si sconsigliano la gran parte delle acque minerali per i bambini, dove i nitrati sono superiori a 10 milligrammi al litro. È singolare altresì che enti ed istituti che sono istituzionalmente preposti alla prevenzione e alla tutela della salute mettano al primo posto interessi di tipo industriale che non competono loro. Non vorrei che, anche in questo caso, vedessimo un film già visto: quello dei controlli sulle farine animali e sui mangimi, in relazione alla cosiddetta mucca pazza, in cui gli organismi tecnici
Per le acque minerali si tratta di questioni fondamentali che riguardano la salute e che devono essere affrontate con ben altro rigore. Pertanto, non mi posso dichiarare per nulla soddisfatto della risposta e auspico che, senza attendere le direttive europee e quant'altro, rispetto a quanto già conosciamo - pericolosità dell'arsenico, del cadmio, del piombo e dei nitrati - si intervenga con un decreto ministeriale al fine di mettere ordine in questa giungla. Occorre predisporre etichette chiare e fare in modo che l'acqua minerale abbia, quanto meno, le stesse caratteristiche dell'acqua di rubinetto e non che sia meno sicura, meno sana e più cara.